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LLLLAAAAVVVVOOOORRRROOOO DDDDIIII RRRREEEETTTTEEEE 
Coooossssttttrrrruuuuzzzziiiioooonnnneeee ddddiiii ssssoooocccciiiiaaaalllliiiittttaaaa’ eeee ccccoooonnnnsssseeeennnnssssoooo aaaallllllll’iiiinnnntttteeeerrrrnnnnoooo eeeedddd 
aaaallllllll’eeeesssstttteeeerrrrnnnnoooo ddddeeeellll SSSSeeeerrrrvvvviiiizzzziiiioooo ccccoooonnnn iiii ggggiiiioooovvvvaaaannnniiii 
Lavoro di rete: quale lavoro? E quali reti? 
I processi di creazione del valore legati alla 
comunicazione interna ed esterna, necessari e 
funzionali al lavoro di rete 
Il lavoro e la rete 
di Giovanni Campagnoli 
Monza, 16 settembre 08
ALCUNI “PRE” DA CONVIDERE NEL LAVORO CON I 
GIOVANI: 
1.c’è bisogno di leggere da vicino la realtà, di comprendere, senza farsi “bloccare 
dalle pratiche” 
2. abitare i tempi, comunicare e stare bene nei processi (non solo “per dovere” 
quindi) sono tre elementi da considerare nel lavoro sociale con adolescenti e 
giovani 
3. ogni territorio può essere un interessante laboratorio di sperimentazione, al fine 
anche del suo sviluppo, partendo proprio dall’investire sulle giovani generazioni: 
per questo si ipotizza una comunità in cui si possano costruire alleanze 
educative, al fine di progettare interventi che mirino allo sviluppo di competenze, 
attraverso processi relazionali legate ad esperienze dirette 
4. avviare processi educativi con adolescenti, partendo anche dalla concretezza 
delle loro domande, facendo si che “l’educazione non formale” diventi “il modo di 
stare degli operatori” 
5. Rispetto alle “reti locali” è importante crearne tra adulti e giovani, sapendo che 
è necessario per i primi uscire dalle sicurezze del pragmatismo per abitare 
realmente luoghi di scambio (ad es. i Tavoli di progettazione comune), mentre 
rispetto ai secondi, va assunto che “entrare e uscire” dalle situazioni, è 
generalmente la modalità di stare degli adolescenti oggi.
Il lavoro di rete. 
1.Tutti sottolineano l’importanza del lavoro di 
rete, ma poi pochi lo praticano. 
Le criticita’ stanno proprio nei due termini 
LAVORO e RETE . Quindi la prima domanda è: 
Come si lavora? 
“If you don’t networking, you don’t working!”
LAVORO: si tratta infatti di un lavoro vero e proprio, che non è 
accessorio, che non significa “invitare” gli altri, che non coincide con un po’ 
di comunicazione occasionale… Vi è invece la necessità di prevedere un 
monte ore ad hoc (non residuale, a progetto/evento, o casuale,), con una 
specifica intenzionalità ed obiettivi (ad es. fondamentale il lavoro di 
comunicazione, le p.r., il ruolo dell’informalità e dell’informazione). 
Alcuni esempi rispetto ad alcuni vissuti comuni e “frasi ricorrenti” correlati 
alle Reti*: 
non sono stato informato, non mi dicono mai niente, nessuno sa cosa fanno, 
non vogliono confrontarsi con altri, lo fanno per interesse, convocano 
quando hanno bisogno, non si capisce perché ci convocano, non sono 
chiari né la conduzione, né il percorso, se il Comune convoca bisogna 
andare, ecc ecc… 
* Tutti questi vissuti emozionali (così espressi) rimandano al “blocco” delle reti, cioè non ci si 
vita reciprocamente, non si capisce il perché delle cose e le reciproche attese (nascono 
fantasmi). Il lavoro è quello di partire anche dall’esplicitare gli scontati e poi state sul senso del 
fare rete (creare legami sociali tra attori diversi per costruire città con un maggior numero di 
luoghi educativi). Importante è il lavoro di comunicazione.
LAVORO: 
1. Obiettivi: creare sinergie, sviluppare legami di fiducia e capitale sociale 
locale, condividere fatiche e risorse, generare opportunità, essere informati 
ed informare, dare valore al proprio lavoro, difenderlo, generare consenso, 
confrontarsi ed arricchirsi, mettersi in discussione, rielaborare, ecc ecc. va 
fatto anche perché ci si occupa di beni pubblici e devono quindi per 
definizione essere più possibile resi pubblici. Ma anche – quindi – beni 
comuni, da far conoscere alla gente comune! 
2. L’oggetto specifico del lavoro, riguarda quindi incontri personali, 
informazione e comunicazione, organizzazione di eventi (formali ed 
informali), visite al proprio Servizio, comunicati stampa (oggetti quindi mirati 
ad hoc per ciascun interlocutore). Ma anche la reciprocità, quindi visitare i 
Servizi, partecipare agli incontri degli altri interlocutori, ai loro eventi, 
rispondere alle comunicazioni tempestivamente, ecc 
3. Sono necessarie competenze relazionali orizzontali, capacità di gestione di 
PR, conoscenza del settore e comprensione delle logiche dei partner 
4. È un lavoro che richiede un investimento di tempo (questa è la moneta 
necessaria all’investimento sul “bene relazioni”) e che deve essere 
compreso in un monte ore. Va quindi valutato in un medio periodo rispetto 
ai risultati raggiunti, sulla base degli obiettivi previsti al Punto 1.
LA RETE 
1. Individuare tutte le relazioni esistenti oggi e quelle possibili che 
possono interessare al ns Servizio 
2. Rappresentarsi reti orizzontali e non unidirezionali (dal centro – 
noi! - alla periferia – gli altri -…). Oggi la miglior rappresentazione di 
una rete (soprattutto di giovani) è Facebook! 
3. reti interne* ed esterne** (in particolare ricercando partecipazione e 
coinvolgimento) 
4. creatività ed innovazione nelle scelte rispetto a strategie, metodi e 
strumenti per stare nelle reti, sapendo che gli interlocutori sono molti e 
vanno gestiti anche “equilibri relazionali” 
5. Nonostante spesso la rete è chiamata “legami deboli”, questa diventa 
una scelta strategica che genera valore (ad es: attraverso max 6 
contatti è è possibile arrivare a conoscere chiunque nel mondo!) 
*: Da ricordarsi anche le reti interne: non va dato per scontato che Servizi, Enti, organizzazioni al loro interno abbiano un 
sistema di rete interne che funziona efficacemente… 
**: La Rete comprende anche le “tribù”/target di giovani o i “ggggiovani” in generale? Come ci muoviamo? In ogni caso le reti 
sociale hanno tantissimi attori, che si muovono con logiche molto diverse tra loro: il termine “complessità” è quello da 
tenere presente quanto si intraprende un percorso di rete locale.
Il “non detto” delle Reti che condiziona (e blocca) l’agire dei 
partecipanti: 
- molti operatori hanno il “sottopensiero” secondo cui, in realtà, le reti non 
funzionano molto… 
- oppure finiscono in accordi cartacei vuoti (accordi di programma, 
protocolli di intesa) 
- si fanno e vengono attivate solo per prendere soldi (e quindi è una 
progettazione più just in time che reale) 
- dipendono molto dalle persone (non è semplice accordarsi, richiede 
tempo e condivisione) 
spesso chi le coordina non ha competenze per condurre una 
riunione ed un gruppo di lavoro e quindi non possono funzionare… 
- si partecipa perché non si può starne fuori (è un rito, un dovere…)
Le reti che funzionano 
Come “funzionano” le reti locali che funzionano. Quali elementi: 
- le persone si conoscono bene e da tanto; 
- il clima relazionale è buono; 
- c’è reciprocità e buon livello di intesa e di fiducia; 
- obiettivi dei singoli e del gruppo chiari, conosciuti e condivisi; 
- buona capacità di conduzione e di coordinamento; 
- capacità e voglia di lavorare anche sugli scontati e sui “non detti” visti prima; 
- reti di persone e virtuali; 
- voglia e piacere di trovarsi (e ri-vedersi) anche solo per aggiornarsi. 
Come nascono (o ci sono sempre state)? 
- teoria dei “legami deboli” 
- teoria del capitale sociale 
- informalità e impegno che produce progettualità, servizi, ecc
Lavoro della giornata di seminario: 
• Progettare il lavoro e le reti per la creazione di capitale 
sociale per i servizi con i giovani 
• Come rivolgersi alle reti giovanili per il loro 
coinvolgimento 
• La creazione di valore nei processi di comunicazione: 
individuazione dei punti di forza e delle criticità (se la 
comunicazione è un processo di creazione -e non distruzione- di 
valore per il Servizio, va evidenziata questa componente…) 
• Strumenti di comunicazione attualmente in uso nei Servizi 
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  • 2. ALCUNI “PRE” DA CONVIDERE NEL LAVORO CON I GIOVANI: 1.c’è bisogno di leggere da vicino la realtà, di comprendere, senza farsi “bloccare dalle pratiche” 2. abitare i tempi, comunicare e stare bene nei processi (non solo “per dovere” quindi) sono tre elementi da considerare nel lavoro sociale con adolescenti e giovani 3. ogni territorio può essere un interessante laboratorio di sperimentazione, al fine anche del suo sviluppo, partendo proprio dall’investire sulle giovani generazioni: per questo si ipotizza una comunità in cui si possano costruire alleanze educative, al fine di progettare interventi che mirino allo sviluppo di competenze, attraverso processi relazionali legate ad esperienze dirette 4. avviare processi educativi con adolescenti, partendo anche dalla concretezza delle loro domande, facendo si che “l’educazione non formale” diventi “il modo di stare degli operatori” 5. Rispetto alle “reti locali” è importante crearne tra adulti e giovani, sapendo che è necessario per i primi uscire dalle sicurezze del pragmatismo per abitare realmente luoghi di scambio (ad es. i Tavoli di progettazione comune), mentre rispetto ai secondi, va assunto che “entrare e uscire” dalle situazioni, è generalmente la modalità di stare degli adolescenti oggi.
  • 3. Il lavoro di rete. 1.Tutti sottolineano l’importanza del lavoro di rete, ma poi pochi lo praticano. Le criticita’ stanno proprio nei due termini LAVORO e RETE . Quindi la prima domanda è: Come si lavora? “If you don’t networking, you don’t working!”
  • 4. LAVORO: si tratta infatti di un lavoro vero e proprio, che non è accessorio, che non significa “invitare” gli altri, che non coincide con un po’ di comunicazione occasionale… Vi è invece la necessità di prevedere un monte ore ad hoc (non residuale, a progetto/evento, o casuale,), con una specifica intenzionalità ed obiettivi (ad es. fondamentale il lavoro di comunicazione, le p.r., il ruolo dell’informalità e dell’informazione). Alcuni esempi rispetto ad alcuni vissuti comuni e “frasi ricorrenti” correlati alle Reti*: non sono stato informato, non mi dicono mai niente, nessuno sa cosa fanno, non vogliono confrontarsi con altri, lo fanno per interesse, convocano quando hanno bisogno, non si capisce perché ci convocano, non sono chiari né la conduzione, né il percorso, se il Comune convoca bisogna andare, ecc ecc… * Tutti questi vissuti emozionali (così espressi) rimandano al “blocco” delle reti, cioè non ci si vita reciprocamente, non si capisce il perché delle cose e le reciproche attese (nascono fantasmi). Il lavoro è quello di partire anche dall’esplicitare gli scontati e poi state sul senso del fare rete (creare legami sociali tra attori diversi per costruire città con un maggior numero di luoghi educativi). Importante è il lavoro di comunicazione.
  • 5. LAVORO: 1. Obiettivi: creare sinergie, sviluppare legami di fiducia e capitale sociale locale, condividere fatiche e risorse, generare opportunità, essere informati ed informare, dare valore al proprio lavoro, difenderlo, generare consenso, confrontarsi ed arricchirsi, mettersi in discussione, rielaborare, ecc ecc. va fatto anche perché ci si occupa di beni pubblici e devono quindi per definizione essere più possibile resi pubblici. Ma anche – quindi – beni comuni, da far conoscere alla gente comune! 2. L’oggetto specifico del lavoro, riguarda quindi incontri personali, informazione e comunicazione, organizzazione di eventi (formali ed informali), visite al proprio Servizio, comunicati stampa (oggetti quindi mirati ad hoc per ciascun interlocutore). Ma anche la reciprocità, quindi visitare i Servizi, partecipare agli incontri degli altri interlocutori, ai loro eventi, rispondere alle comunicazioni tempestivamente, ecc 3. Sono necessarie competenze relazionali orizzontali, capacità di gestione di PR, conoscenza del settore e comprensione delle logiche dei partner 4. È un lavoro che richiede un investimento di tempo (questa è la moneta necessaria all’investimento sul “bene relazioni”) e che deve essere compreso in un monte ore. Va quindi valutato in un medio periodo rispetto ai risultati raggiunti, sulla base degli obiettivi previsti al Punto 1.
  • 6. LA RETE 1. Individuare tutte le relazioni esistenti oggi e quelle possibili che possono interessare al ns Servizio 2. Rappresentarsi reti orizzontali e non unidirezionali (dal centro – noi! - alla periferia – gli altri -…). Oggi la miglior rappresentazione di una rete (soprattutto di giovani) è Facebook! 3. reti interne* ed esterne** (in particolare ricercando partecipazione e coinvolgimento) 4. creatività ed innovazione nelle scelte rispetto a strategie, metodi e strumenti per stare nelle reti, sapendo che gli interlocutori sono molti e vanno gestiti anche “equilibri relazionali” 5. Nonostante spesso la rete è chiamata “legami deboli”, questa diventa una scelta strategica che genera valore (ad es: attraverso max 6 contatti è è possibile arrivare a conoscere chiunque nel mondo!) *: Da ricordarsi anche le reti interne: non va dato per scontato che Servizi, Enti, organizzazioni al loro interno abbiano un sistema di rete interne che funziona efficacemente… **: La Rete comprende anche le “tribù”/target di giovani o i “ggggiovani” in generale? Come ci muoviamo? In ogni caso le reti sociale hanno tantissimi attori, che si muovono con logiche molto diverse tra loro: il termine “complessità” è quello da tenere presente quanto si intraprende un percorso di rete locale.
  • 7. Il “non detto” delle Reti che condiziona (e blocca) l’agire dei partecipanti: - molti operatori hanno il “sottopensiero” secondo cui, in realtà, le reti non funzionano molto… - oppure finiscono in accordi cartacei vuoti (accordi di programma, protocolli di intesa) - si fanno e vengono attivate solo per prendere soldi (e quindi è una progettazione più just in time che reale) - dipendono molto dalle persone (non è semplice accordarsi, richiede tempo e condivisione) spesso chi le coordina non ha competenze per condurre una riunione ed un gruppo di lavoro e quindi non possono funzionare… - si partecipa perché non si può starne fuori (è un rito, un dovere…)
  • 8. Le reti che funzionano Come “funzionano” le reti locali che funzionano. Quali elementi: - le persone si conoscono bene e da tanto; - il clima relazionale è buono; - c’è reciprocità e buon livello di intesa e di fiducia; - obiettivi dei singoli e del gruppo chiari, conosciuti e condivisi; - buona capacità di conduzione e di coordinamento; - capacità e voglia di lavorare anche sugli scontati e sui “non detti” visti prima; - reti di persone e virtuali; - voglia e piacere di trovarsi (e ri-vedersi) anche solo per aggiornarsi. Come nascono (o ci sono sempre state)? - teoria dei “legami deboli” - teoria del capitale sociale - informalità e impegno che produce progettualità, servizi, ecc
  • 9. Lavoro della giornata di seminario: • Progettare il lavoro e le reti per la creazione di capitale sociale per i servizi con i giovani • Come rivolgersi alle reti giovanili per il loro coinvolgimento • La creazione di valore nei processi di comunicazione: individuazione dei punti di forza e delle criticità (se la comunicazione è un processo di creazione -e non distruzione- di valore per il Servizio, va evidenziata questa componente…) • Strumenti di comunicazione attualmente in uso nei Servizi ed analisi. Presentazione di prodotti e casi. • Comparazione dei mezzi di comunicazione nelle comunità locali ed analisi costi/benefici.