3. Nell’Italia del primo Cinquecento le idee di Erasmo
circolarono ampiamente, sentite come alternativa
all’insieme di dogmi e istituzioni in cui la religione
cattolica sembrava essersi bloccata.
Oltre alle idee erasmiane, vi furono altre iniziative
dal basso per avviare una riforma della Chiesa
Ad esempio gli “Oratori del divino amore”, in cui si
riunivano persone impegnate nella preghiera e nelle
Gasparo Contarini, opere di carità.
patrizio veneziano, fu Questi gruppi di laici e ecclesiastici, e alcuni vescovi
diplomatico, quindi zelanti mettevano in discussione l’eccessiva
cardinale e vescovo di
Belluno, in prima mondanità della Chiesa e la pratiche esteriori di
linea tra i riformatori culto e devozione
ecclesiastici, e Essi chiedevano con forza che la religione
interlocutore di
Melantone a
recuperasse la purezza e la semplicità del primo
Ratisbona cristianesimo e che fosse imperniata sulla fede e
sull’amore per Dio e il prossimo
4. I “riformatori” non potevano sperare di attuare un
vero progetto di rinnovamento senza coinvolgere
direttamente il papato, e facendo in modo che esso
assumesse la guida del movimento.
Solo la riforma luterana e le sue conseguenze
spinsero finalmente il papato a occuparsi dell’azione
riformatrice dentro la Chiesa, soprattutto con Paolo
III, eletto nel 1534
Egli scelse come cardinali alcuni esponenti delle
Papa Paolo III, correnti riformatrici e si disse disposto a convocare
della famiglia un Concilio ecumenico
Farnese, 1534-1549 Inoltre nominò una commissione per discutere i
mali della Chiesa e proporre rimedi
La commissione produsse un documento, Consilium
de emendanda Ecclesia (progetto di riforma della
Chiesa), che però non fu applicato
5. Nuove congregazioni e ordini nacquero nel periodo post-
riforma, avendo come caratteristica la scelta della vita
attiva
I cappuccini erano un dei francescani, nato intorno al
1528: essi accentuavano della regola francescana l’aspetto
dell’assistenza morale e materiale ai poveri. Si
staccarono dai francescani all’inizio del ‘600 avendo già più
di 500 case.
Girolamo Miani fondatore Nel 1524 sorsero i teatini, fondati da s.Gaetano di Thiene e
dei somaschi
G.P. Carafa (poi ispiratore dell’Inquisizione)
Negli anni Trenta fu la volta dei barnabiti (chierici regolari
di s.Paolo), che presero nome dalla chiesa di S. Barnaba a
Milano
e dei somaschi, così chiamati dal centro di Somasca, nel
territorio di Bergamo
Barnabiti e somaschi intendevano formare il clero,
evangelizzare le plebi, assistere malati e orfani, ma
soprattutto dedicarsi all’insegnamento, che divenne il vero
centro della loro attività
Angela Merici fondò Infine nel 1535 la bresciana Angela Merici fondò la
le suore orsoline congregazione delle suore orsoline
6. L’ordine più importante fu fondato dallo
spagnolo Ignazio di Loyola, un hidalgo che
dopo una grave ferita ricevuta nel 1521
durante un assedio, trascorse un lungo periodo
leggendo numerose vite di santi e decise di
convertirsi a una vita di penitenza e preghiera
Egli prima visse da eremita in un monastero
catalano, poi soggiornò in Palestina, infine
studiò nelle università spagnole e a Parigi
A Parigi nel 1534, Ignazio e alcuni suoi
Ignazio di Loyola compagni pronunciarono i voti di povertà e
castità e si impegnarono di fronte a Dio a
consacrare la propria esistenza per la
liberazione della Terra Santa, e, se ciò non
fosse stato possibile, a servire la Chiesa e il
papa
7. A partire dal 1535 Ignazio e i suoi seguaci
rimasero in Italia, tra Venezia, dove più volte
cercarono di raggiungere Gerusalemme, e Roma
A Roma l’ordine di Ignazio, la Compagnia di
Gesù riuscì a far approvare la sua regola dal
papa Paolo III, 1540.
I gesuiti aggiunsero ai voti di povertà, castità e
obbedienza, propri di ogni ordine, anche
l’impegno solenne di essere fedeli alle
direttive del papa, costituendo la sua milizia
scelta
8. Coloro che intendevano entrare nell’ordine gesuita
dovevano seguire un lungo processo di formazione e
sperimentare la propria vocazione anche attraverso gli
“esercizi spirituali” stabiliti da Ignazio stesso
Un gesuita doveva avere doti di disciplina, energia,
tenacia e abnegazione assolute per diventare un vero
“soldato di Cristo”
I gesuiti diventarono uno degli ordini più ricchi e
potenti sia in Europa, sia nell’America spagnola
Fondarono case professe e collegi.
Nei collegi, sostenuti economicamente da benefattori
ricchi, venivano educati i giovani aristocratici e ricchi
La formazione delle classi dirigenti diventò una delle
missioni dei gesuiti, che spesso erano presenti nelle
corti come confessori e consiglieri dei sovrani
I gesuiti costruirono un proprio programma di studi,
imperniato sulla conoscenza del latino e delle opere
classiche, sull’emulazione tra studenti e sul rispetto
di una disciplina rigida.
Tale programma fu chiamato Ratio studiorum
9. Tre avvenimenti durante il pontificato di
Paolo III indicarono l’inizio dell’età della
Controriforma
I. l’approvazione della regola della
Compagnia di Gesù, 1540
II. il fallimento della Dieta di Ratisbona come
ultima possibilità di conciliazione tra riformati
e cattolici, 1541
III. la costituzione della Congregazione del
Sant’Uffizio o dell’Inquisizione, 1542
10. Il tribunale dell’Inquisizione era stato istituito nel XII
secolo, ma fu riorganizzato nel 1542
Esso fu posto sotto il controllo di una struttura
centralizzata, la Congregazione dei cardinali del
Sant’Uffizio, detta anche Inquisizione romana
Essi erano commissari e inquisitori generali per lottare
contro l’eresia in tutta la cristianità.
A capo della congregazione vi era il papa
Essa è composta di una rete di tribunali che dovevano
reprimere le eresie e controllare le coscienze e i
comportamenti in tutta Italia, a parte Sicilia e
Sardegna (di competenza dell’Inquisizione spagnola)
11. L’Inquisizione romana combatteva le eresie, ma
controllava da vicino anche i cattolici che avevano
operato per cercare una mediazione con i riformati
Erano sospetti anche coloro che cercavano una via
alla salvezza di tipo più personale e meno legato
alle cerimonie alle pratiche tradizionali di culto,in
quanto queste persone erano considerate non in linea
con la posizione ufficiale della Chiesa
Anche Ignazio di Loyola fu ritenuto sospetto, prima
che l’Ordine gesuita diventasse uno dei più potenti
della Chiesa
12. L’Inquisizione raccoglieva anche le denunce anonime
e conduceva le sue indagini nel più completo silenzio
L’imputato non conosceva, dopo essere stato
fermato, né le imputazioni contro di lui, né chi lo
aveva denunciato
Il tribunale aveva ufficialmente lo scopo il pentimento
dell’eretico e l’abiura delle sue convinzioni sbagliate
L’inchiesta si svolgeva attraverso torture psicologiche
e, talvolta,fisiche nei confronti dell’accusato
Se l’eretico che aveva abiurato fosse stato
nuovamente fermato e fosse stato riconosciuto
colpevole di eresia, era affidato al tribunale secolare
per essere condannato a morte
13.
14. Come integrazione all’azione dell’Inquisizione
fu anche compilato, dal 1559, per volontà di
papa Paolo IV l’Indice dei libri proibiti
Era un elenco di opere a stampa che non
dovevano essere diffuse sia nei centri di
insegnamento, sia in generale nel mercato
Papa Paolo IV
librario
Anche il solo possesso di questi libri era vietato
ai fedeli, perché indicava l’inclinazione
ereticale del cristiano che aveva l’opera con sé
Fu creata anche una apposita Congregazione
dell’Indice, che aveva il compito di rinnovare
periodicamente l’elenco
L’Indice fu abolito da papa Paolo VI nel 1965.
15.
16. Il concilio è la riunione straordinaria di
tutti i vescovi
Esso nella chiesa cristiana delle origini
era la massima autorità ecclesiastica
I concili persero importanza quando si
impose l’autorità assoluta del papa
I papi li convocarono tra il Medioevo e la
prima Età moderna solo quando era
necessario discutere di questioni
Il concilio di Ferrara,1438/39 teologiche particolarmente
significative
Nel corso del 1400 si erano diffuse dentro
la Chiesa le dottrine conciliariste,
secondo le quali l’autorità del concilio,
in quanto espressione dei vescovi, era
superiore a quella del papa
17. L’idea che le questioni fondamentali della Chiesa non
potessero essere discusse e risolte se non con la
partecipazione di tutti i vescovi si rafforzò quando la
Riforma determinò la divisione della cristianità
L’imperatore Carlo V insistette sulla necessità di
convocare un concilio per tornare all’unità della
Chiesa, ma i papi Leone X e Clemente VII rifiutarono
questa ipotesi,temendo che la loro autorità fosse
messa in discussione
Anche gli ambienti della curia romana erano
contrari al concilio perché i loro ruoli e privilegi
sarebbero stati messi in discussione
18. Le pressioni di Carlo V spinsero infine il papa Paolo III a
convocare il concilio, prima a Mantova, senza esito,
quindi a Trento, dove si aprì nel 1545.
Trento era stata scelta come sede per tre motivi
I. era una città italiana, geograficamente, ma era parte
di un territorio che apparteneva al Sacro romano
impero
II.era capitale di un principato a guida del quale c’era
un principe vescovo
III. Trento era vicina a territori di lingua e cultura
tedesca, dove la Riforma era assai diffusa.La scelta di
questa sede era un segnale di apertura verso gli
ambienti riformati più aperti al dialogo con i cattolici.
20. Carlo V e Paolo III ebbero prospettive diverse
sul Concilio di Trento
Carlo V e molti vescovi e cardinali tedeschi
consideravano il concilio come l’occasione per
trovare un compromesso con i riformati, grazie
al quale l’autorità dell’imperatore in Germania
sarebbe stata rafforzata
Paolo III, e insieme a lui vescovi e cardinali più
legati agli interessi della Curia romana,
vedevano il Concilio come la sede per
ripristinare l’autorità della Chiesa e cominciare
la lotta contro tutte le eresie
21. Vi erano anche prelati e intellettuali che
speravano nel Concilio come la via per
affrontare i problemi di corruzione spirituale e
politica della Chiesa,in modo da avviare una
riforma di essa che avrebbe ripristinato l’unità
dei cristiani
In realtà il Concilio fu molto condizionato dalla
situazione politica e diplomatica internazionale,
e si svolse tra lunghe interruzioni, in tre fasi:
1545-47; 1551-52; 1562-63, per una durata di soli
quattro anni effettivi
22. L’apertura del Concilio a Trento
All’apertura del Concilio
erano presenti solo quattro
cardinali, di cui tre legati
papali (cioè incaricati di
sorvegliare i lavori), quattro
arcivescovi e ventuno
vescovi, e qualche decina di
teologi (che non avevano
diritto di votare i documenti
elaborati dal concilio) e i
generali degli ordini regolari.
La maggioranza dei presenti
era italiana.
I vescovi cattolici erano in
complesso circa cinquecento
nel mondo in quel momento.
23. La prima fase del Concilio fu caratterizzata dallo
scontro tra papa e imperatore, che avrebbe
voluto trattare prima le questioni di disciplina
del clero, in modo da raggiungere un
compromesso religioso con i principi protestanti
Il papa voleva invece trattare subito le
questioni teologiche, e riuscì a farlo perché i
lavori del concilio erano diretti da suoi
incaricati, che orientavano le discussioni
secondo la volontà del pontefice
24. Il concilio si occupò in questa prima sessione di
peccato originale,
fede,
Sacre Scritture e loro interpretazione,
giustificazione e
sacramenti,
e approvò i decreti su questi argomenti cioè tutti quelli su
cui si era imperniata la Riforma luterana.
Su questi temi il Concilio ribadì la posizione della
Chiesa,senza sostanziali mutamenti
Inoltre Paolo III volle far approvare il trasferimento del
concilio in una sua città, Bologna per controllarlo,ma con
questa decisione si aprì un conflitto tra il pontefice e Carlo
V, che portò alla sospensione dei lavori.
25. La seconda fase del concilio si svolse
negli anni 1551-1552, quando era papa
Giulio III, che invitò i rappresentanti
riformati, ma ottenendo però un netto
rifiuto
In questa sessione del concilio si
Papa Giulio III discusse della questione
dell’eucarestia
Il concilio fu di nuovo interrotto a
causa della guerra in cui Carlo V si
scontrò con Enrico II, re di Francia, e la
Lega di Smalcalda, alleati
26. L’ultima fase del concilio durò circa due anni,
gennaio 1562-dicembre 1563,quando era papa
Giulio IV
La discussione si concentrò soprattutto sulla
questione dell’obbligo per i vescovi di risiedere
nella diocesi di appartenenza
I vescovi francesi e spagnoli affermarono che
l’obbligo di residenza fosse “diritto
divino”,mentre i vescovi italiani sostennero che il
papa aveva la facoltà di concedere deroghe e
dispense ai vescovi su questo obbligo
27. La questione della residenza dei vescovi implicava una
visione diversa tra prelati italiani e non italiani a proposito
dell’autorità dei vescovi e del papa
I vescovi italiani, in maggioranza, non volevano rinunciare
ai loro privilegi, per dedicarsi con maggiore attenzione alla
cura delle anime
I privilegi erano: la possibilità di accumulare benefici e
entrate e di avere brillanti carriere sia nella politica, sia
nella curia
Il papa, a sua volta, temeva che i vescovi grazie all’obbligo
di residenza avrebbero rafforzato il loro ruolo dentro le
proprie diocesi, perché questo ruolo sarebbe derivato
direttamente da Dio, e non sarebbe più stato legato alla
supremazia papale sulla Chiesa
28. Il Concilio riaffermò che la Chiesa e il clero avevano un
ruolo insostituibile perché erano gli unici che avessero la
facoltà di leggere e interpretare la parola di Dio
nell’unica versione universalmente valida, quella in
lingua latina (la cosiddetta Vulgata)
La salvezza era possibile grazie alle opere di bene,
amministrate e garantite dalla Chiesa terrena e dai santi
I sacramenti erano tutti validi, in particolare la
riconciliazione (confessione), l’eucaristia (intesa come
transustanziazione, presenza reale di Cristo) e l’ordine
La verginità di Maria fu ribadita
Il Purgatorio esisteva
Il culto dei santi e delle loro reliquie era valido
La Chiesa poteva ridurre le pene ultraterrene attraverso
le indulgenze
29. Il Concilio istituì i seminari, cioè appositi luoghi di
formazione collettiva dei futuri sacerdoti
Ribadì che i benefici non potevano essere cumulati
Affermò che i vescovi dovevano risiedere nella
propria diocesi, visitarla tutta ogni due anni e poi
mandare a Roma un rapporto sulla situazione di essa
Impose ai parroci regole per un culto decoroso e
perché curassero attentamente l’insegnamento
religioso ai fedeli
Riaffermò che i sacerdoti erano tenuti al celibato
ecclesiastico e a indossare sempre l’abito talare
30. Le regole stabilite a Trento non furono applicate
immediatamente nelle diverse nazioni fuori d’Italia,
perché riaffermavano una forte volontà di controllo
papale sulle diverse Chiese
I sovrani della Spagna, del Portogallo e soprattutto
della Francia pubblicarono i documenti di Trento con
l’indicazione esplicita che le prerogative regie sulle
rispettive Chiese non erano modificate
In Francia i decreti di Trento furono riconosciuti
ufficialmente dal sovrano solo nel secolo successivo, il
1600