2. La progressiva estensione territoriale del Brandeburgo-Prussia
http://www.portalestoria.net/GERMANIA%20BRANDENBURG.htm
3. Il ducato di Brandeburgo-Prussia
• Il Ducato di Brandeburgo aveva ottenuto dalla Guerra dei trent’anni un deciso
ampliamento territoriale
• Due erano le questioni aperte di un principato in espansione politica e militare
Il ducato di Brandeburgo-
Prussia era formato da due
territori distanti l’uno
dall’altro
I diversi possedimenti del
ducato erano diversi tra loro:
ognuno aveva dei «ceti», che
decidevano le proprie imposte in
base al voto e amministravano i
propri territori senza considerare
gli interessi del proprio duca
4. L’azione politica del «Grande elettore»
• Federico Guglielmo, detto «il Grande elettore», che
guidò il Brandeburgo-Prussia per circa 50 anni, 1640-
1688, fu il primo duca a ottenere una concessione
importante da parte dei suoi territori:
un piccolo esercito permanente.
• Il costo per questa «conquista» fu che Federico Guglielmo
dovette concedere ai nobili che controllavano la
«Dieta» del Brandeburgo di mantenere i loro privilegi e
di rafforzare il controllo sui contadini
• L’esercito permanente fu importante per due motivi
• 1. con esso il ducato partecipò alla guerra del Nord tra
Danimarca, Svezia e Polonia, ottenendo il pieno
possesso della Prussia, che fino al 1660 era un territorio
vassallo del re di Polonia
• 2. usando l’esercito il Grande elettore poté riscuotere
con la forza nuove tasse che riuscì a imporre anche
senza l’autorizzazione dei «ceti», dopo la pace che
terminò la «guerra del nord»
• Le tasse riguardavano le città: erano «accise» sulla birra e
su altri generi di largo consumo (carne, sale, alcuni
tessuti)
FriederichWilhelm ,
“ilGrande elettore”
5. Il B-P tra Junker e esercito
• Le tasse sui terreni agricoli erano riscosse nelle campagne dagli Junker, cioè
i grandi proprietari terrieri di origine nobile
• Queste tasse erano completamente pagate dai contadini, visto che gli
Junker godevano dell’esenzione e avevano un’autorità quasi totale sui
lavoratori agricoli
• Il nuovo esercito permanente fu un’opportunità di affermazione sociale
per la nobiltà terriera, da cui provenivano gli ufficiali. Inoltre spesso anche i
funzionari statali di grado più elevato erano Junker
• L’esercito era sostenuto non solo dalle tasse, ma anche dai guadagni del
duca, che in Brandeburgo controllava circa 1/3 delle terre
• Alla morte di Federico Guglielmo l’esercito prussiano, che aveva partecipato
con successo alla guerra contro la Francia e la Svezia negli anni Settanta, era
composto da 30.000 uomini
• Gli affari militari erano diventati tanto importanti per il B-P, che fu creato per
essi un apposito «Commissariato generale per la guerra»: questo dimostra
che l’esercito era ormai l’organo più importante per il governo prussiano
6. Federico I, il primo re di Prussia, e il «re sergente»
• Federico I ottenne come principale successo del suo
regno l’elevazione del suo titolo da duca a “re” nel
1701 e creò una corte piuttosto sfarzosa
• Suo figlio Federico Guglielmo I, il “re sergente”,
potenziò l’esercito, raddoppiandone gli effettivi –
da 40000 a 80000 – e introdusse la coscrizione
obbligatoria: il territorio della B-P fu diviso in
distretti militari, ognuno dei quali doveva fornire
soldati per un reggimento
• La disciplina dell’esercito, gestita da ufficiali di
provenienza Junker, era ferrea, ma soprattutto
questa disciplina ferrea non si limitava solo
all’ambiente militare, ma si estendeva anche
all’amministrazione civile e alla società prussiana
nel suo complesso.
• L’esercito era sostenuto economicamente dal denaro
ricavato dal demanio regio, nonché da due altre tasse:
«contribuzione», tassa che gravava soprattutto sui
contadini; e «accisa», un’imposta sui consumi
soprattutto dei cittadini.
• Federico Guglielmo I governò in modo assolutistico
contando su un potente apparato burocratico e
militare. Morì nel 1740
• Lasciò al suo erede, il figlio Federico II, il governo di un
paese che aveva dei punti fermi importanti: un
esercito potente – un’amministrazione efficiente – un
tesoro della corona piuttosto cospicuo
7. La Russia da Ivan «ilTerribile» a Pietro «il Grande»
8. La Russia dei Romanov
• La Russia nel Seicento era un territorio molto vasto,
che giungeva fino all’Oceano Pacifico, ma con un
bassissimo numero di abitanti rispetto al territorio:
15 milioni di persone.
• La dinastia regnante era la famiglia Romanov, dal
1613
• A partire dallo zar Michele l’»assemblea del popolo», il
parlamento dei nobili, fu convocato di rado, perché la
strategia politica dello zar era assolutistica:
l’aristocrazia aveva obblighi di servizio
estremamente vincolanti compensati dal dominio
altrettanto assoluto che i nobili esercitavano sui
contadini. Questi ultimi, a loro volta, erano
totalmente sottomessi non solo ai nobili, ma anche
a ogni altra autorità superiore: il clero ortodosso, ma
anche lo Stato che aveva al suo servizio migliaia di
contadini tenuti in un regime di semi-schiavitù.
• Il sistema di potere russo si reggeva sullo stretto
intreccio tra politica – lo zar – e religione cristiana-
ortodossa
• Il paese rimase in gran parte estraneo alle conquiste
intellettuali e ai progressi tecnici e scientifici
dell’Europa occidentale tra Cinquecento e Seicento.
Stemma araldico
della dinastia Romanov
9. Conquiste territoriali e una successione difficile
• Alla metà del Seicento, durante il regno dello zar Alessio (figlio e
successore di Michele), la Russia acquisì la Siberia, il territorio di
Smolensk e l’Ucraina: questi due ultimi territori furono l’effetto di
un conflitto contro la Polonia
• La seconda metà del Seicento fu segnata per la Russia da diversi
problemi: un’epidemia di peste, una forte inflazione e uno scisma
religioso, che portò alla persecuzione di centinaia di migliaia di russi
da parte del governo zarista.
• Alla morte di Alessio, tre figli, due del primo matrimonio, deboli
fisicamente e mentalmente e uno del secondo, Pietro, si
disputarono il trono.
• Pietro, unico erede «sano» fu costretto a rinunciare al trono grazie
a una sorta di colpo di stato militare progettato dalla sorellastra
Sofia, che spinse sul trono il fratello Ivan per assumere in realtà lei il
potere, esercitato per sette anni con il suo favorito principe Golycin.
• Solo nel 1689 Pietro diventò zar, al compimento della maggiore
età, e riuscì a estromettere Sofia e Ivan
10. Il «tirocinio» di Pietro il Grande
• In realtà durante gli anni Novanta Pietro si concentrò
soprattutto sulla sua formazione personale: apprese i
rudimenti della navigazione, coltivò amicizie con
intellettuali stranieri e viaggiò per due anni, 1697-98,
tra Olanda, Inghilterra, Germania e Austria, per
formarsi sulle tecniche relative alla produzione e all’uso
di navi e armi, accompagnato da tecnici e personale della
corte.
• Mentre era in Austria gli pervenne la notizia di una rivolta
militare in Russia guidata dal corpo di guardia al suo
servizio. Lo zar tornò in Russia e massacrò i rivoltosi,
alcuni dei quali in prima persona a mani nude.
• Violento e barbarico (fece torturare e uccidere suo figlio
Alessio nel 1718), Pietro prese a modello la cultura
occidentale soprattutto per gli aspetti tecnico-pratici,
in quanto la sua aspirazione fu di trasformare la Russia,
sulla base di quanto aveva appreso nel suo viaggio in
Occidente, in una grande potenza militare
11. Interventismo di Pietro il Grande.
Inizio della «grande guerra del nord»
• Pietro portò moltissime innovazioni nel costume e nella mentalità,
anche se spesso queste furono imposte con la violenza
• Ai nobili e agli uomini di corte fu imposto di tagliarsi la barba e di
vestire alla tedesca
• Le cerimonie religiose tradizionali furono tralasciate
• Molti giovani aristocratici furono mandati all’estero per acculturarsi
nei paesi occidentali più evoluti
• Tecnici provenienti da Olanda, stati tedeschi e stati italiani furono
assunti per curare le costruzioni navali, le manifatture e
l’organizzazione dell’esercito
• L’obiettivo di Pietro era procurare alla Russia uno sbocco sul mar
Baltico, controllato dagli svedesi: Arcangelo, unico porto russo su
quel mare era bloccato per buona parte dell’anno dal ghiaccio
• La guerra del 1700 in cui Russia, Danimarca e Polonia, alleate tra
loro, combatterono contro la Svezia si concluse con la sconfitta
dolorosa dei Russi. Si trattò della prima fase della cosiddetta
«Grande guerra del nord».
• Il sovrano svedese Carlo XII costrinse la Polonia, il cui trono era elettivo
e non ereditario, a accettare un re filosvedese: Stanislao Leszcynski, nel
1704.
12. Dalla fondazione di Pietroburgo all’invasione svedese
• Pietro non arretrò dai suoi progetti espansionistici e
nel 1703 avviò la costruzione di una nuova capitale
posta all’estremità orientale del Baltico, in una
zona appositamente conquistata dallo zar alla foce
del fiume Neva: la città fu chiamata Pietroburgo.
• Nel 1707 Il sovrano svedese Carlo XII, intervenuto
militarmente in Polonia a aiutare il «suo» re
Leszcinsky contro una rivolta, decise di tentare
anche un’invasione della Russia. Questo pose fine
alla prima fase della «grande guerra del nord».
• Mentre si avviava verso Mosca, i russi
indietreggiarono attuando la tattica della «terra
bruciata»: si ritiravano dalle città e dai campi,
spesso dando fuoco a questi ultimi per impedire
all’esercito avversario di rifornirsi di cibo.
• L’esercito svedese fu bloccato anche e soprattutto
dal terribile inverno russo del 1708-1709 e fu
costretto a andare verso Sud in cerca di cibo e aiuto
da parte degli ucraini e dei tatari dellaCrimea.
• Tuttavia a Poltava, nell’estate del 1709, l’esercito
russo, superiore in uomini e mezzi, circondò e
sconfisse duramente le truppe di Carlo XII, che
cercò rifugio presso gli ottomani, che convinse a
attaccare la Russia, ma con risultati modesti.
13. La Russia giunge al Baltico
In rosso la
vecchia capitale,
Mosca,
nell’interno,e la
nuova capitale,
Pietroburgo,
presso il Baltico.
14. La fine della «grande guerra del nord», il
rafforzamento dell’esercito
• Il re svedese riuscì a tornare nella sua terra solo nel 1715, mentre alcuni
suoi domini erano sotto attacco da parte di russi e prussiani. Morì nel
1718 in Norvegia mentre combatteva contro i danesi.
• Nel 1721 la pace di Nystadt pose fine alla «grande guerra del nord» e
al predominio della Svezia sul mar Baltico.
• Pietro il Grande ottenne il possesso definitivo di Livonia, Estonia,
Ingria e Carelia.
• Rafforzato dagli esiti della guerra, Pietro accentuò la sua politica
riformatrice della Russia.
• Introdusse l’obbligo del servizio militare per tutta la popolazione: le
comunità rurali dovevano fornire un soldato per ogni gruppo di villaggi,
così nel 1720 l’esercito russo si componeva di circa 330.000 effettivi
• Per rifornire l’esercito e la marina militare di armi e equipaggiamento,
Pietro fece costruire imprese statali siderurgiche, metallurgiche,
tessili e navali, oppure sostenne economicamente e protesse
imprese private degli stessi settori
• Per sostenere le spese ingenti di carattere direttamente o
indirettamente militare, furono rafforzate le imposte dirette che
presero la forma della «capitazione».
15. Le riforme di Pietro il Grande
Le riforme di Pietro il Grande
• Creazione di un Senato, nominato dallo zar: questo tolse potere di
consiglio e veto alla nobiltà, in precedenza rappresentata nella Duma
(assemblea) dei Boiari
• Formazione di nove dicasteri (sorta di ministeri) ognuno dei quali si
occupava di una funzione diversa
• Abolizione del patriarca (capo supremo) della chiesa di Mosca; i beni
della Chiesa ortodossa furono assorbiti dalla corona; i monasteri
furono tenuti sotto stretto controllo regio. Tutto questo per superare
l’ostilità della Chiesa russa ai progetti di modernizzazione e
occidentalizzazione di Pietro
• Creazione della “Tabella dei ranghi”: ogni grado dell’esercito
corrispondeva a un grado dell’amministrazione, in modo da
coinvolgere la nobiltà, che occupava i più alti gradi militari, anche
nella pubblica amministrazione:essa era così sottoposta fortemente
al controllo regio. La nobiltà divenne una classe di funzionari statali e
ufficiali regi che dovevano rimanere lontani dalle loro proprietà e
passavano da una carica militare a un ufficio regio e viceversa.
• Istituzione di un sistema di istruzione elementare più diffuso e
efficiente di quello esistente
• Introduzione dei numeri arabi e del calendario giuliano
16. La politica degli Asburgo d’Austria
• Gli Asburgo d’Austria erano usciti malamente sconfitti dalla
guerra dei trent’anni, tuttavia in quegli stessi anni consolidarono
il loro potere nei ducati austriaci e in Boemia: sottomisero i ceti,
favorirono un ricambio nella nobiltà in modo da avere un controllo
più stretto su di essa; imposero con l’aiuto dei gesuiti una
cattolicizzazione forzata dei propri domini, la cui popolazione aveva
aderito alla Riforma
• La religione cattolica, spesso caratterizzata da manifestazioni
molto intense di pietà (processioni, messe solenni, pellegrinaggi) fu
il vero collante di territori diversi tra loro
• Gli Asburgo costituirono anche un esercito permanente molto ben
armato e addestrato
• L’unica zona poco controllabile all’interno dei domini asburgici
era l’Ungheria: il territorio ungherese era in parte preponderante
controllato dagli ottomani, ma anche l’Ungheria «imperiale», zona
che apparteneva direttamente agli Asburgo, manteneva privilegi a
cui la nobiltà non intendeva rinunciare
17. Leopoldo I: l’Ungheria e il pericolo ottomano
• Il ruolo di essere «confine» europeo contro la minaccia
ottomana fu il principale problema degli Asburgo
• L’imperatore Leopoldo I, che governò per quasi tutta la
seconda metà del Seicento (1658-1705), fu in prima linea
contro gli ottomani
• Già nel 1664 le truppe ottomane punirono la regione della
Transilvania (allora nell’Ungheria ottomana, oggi in
Romania), di grande importanza strategica per la zona dei
Carpazi, perché si erano ribellata contro il dominio della
«Sublime Porta», sostenuta da Leopoldo
• Nello stesso anno l’esercito austriaco guidato dall’italiano
Montecuccoli sconfisse l’esercito ottomano, considerato
quasi imbattibile: fu una vittoria importante (ricordata come
«vittoria di San Gottardo») perché gli ottomani erano a
meno di 100 km daVienna
• Leopoldo volle approfittare del grande effetto
propagandistico di questa vittoria per sottomettere la
nobiltà ungherese, soprattutto perseguitando
l’aristocrazia protestante, ma suscitò una violenta
ribellione guidata da ImreTokoly
• La rivolta capeggiata da Tokoly costrinse Leopoldo a
rinunciare ai suoi propositi, ma soprattutto il leader
ungherese chiese aiuto al grande nemico ottomano perché
intervenisse contro gli Asburgo d’Austria
L’imperatore Leopoldo I
ImreTokoly
18. Dalla vittoria del Kahlenberg alla pace di Carlowitz
• Nel 1683 gli ottomani giunsero davvero alle porte di
Vienna, assediando la capitale degli Asburgo. Il papa
Innocenzo XI fece appello affinché l’Europa cristiana aiutasse
la cristianità in pericolo
• L’unico a venire in aiuto degli Asburgo fu il re di Polonia
Jan Sobieski, che guidò la sua cavalleria fino alla capitale
degliAsburgo.
• L’unione tra esercito asburghese e cavalleria polacca portò
alla vittoria decisiva del Kahlenberg: l’assedio di Vienna fu
interrotto dagli ottomani che si ritirarono precipitosamente
per difficoltà logistiche e numeriche
• Negli anni successivi gli Asburgo riconquistarono tutta la
pianura ungherese e la Transilvania grazie alle capacità
militari dell’italiano Eugenio di Savoia, che guidava l’esercito
austriaco. L’ultima e più importante vittoria la ottenne
contro gli ottomani nel 1697.
• Intanto i Veneziani riuscirono a allontanare gli ottomani
dal Peloponneso (anche distruggendo il Partenone di Atene
con una bomba, in quanto gli ottomani lo avevano
trasformato in un deposito d’armi)
• Nel 1699 fu raggiunta la pace di Carlowitz: gli Asburgo
ottennero ufficialmente il dominio di tutta l’Ungheria e la
Transilvania;Venezia ebbe il controllo del Peloponneso.
La vittoria del Kahlenberg:
in primo piano la cavalleria
polacca guidata da
Jan Sobieski