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Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA
© Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019
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Il dono della diversità
nell’educazione inclusiva
Giovanni Savia
Laureato in Pedagogia e Scienze filosofiche, docente specializzato di sostegno e curricolare abilitato ambito linguistico-
letterario in servizio presso la scuola secondaria di Ramacca. Dottore di Ricerca in Educazione - Attenzione alla diversità
e inclusione educativa – presso Università Complutense di Madrid. Docente a contratto e Tutor coordinatore nei corsi di
specializzazione per le attività di sostegno, nonché Cultore della materia in didattica e pedagogia speciale presso il Di-
partimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania.
Pedagogista in numerosi progetti riguardanti l’inclusione sociale di soggetti con disabilità presso Enti pubblici e privati.
Formatore accreditato per il Servizio Civile Nazionale e relatore in vari seminari di sensibilizzazione e diffusione pratiche
di inclusione educativa e sociale.
A partire da un’interpretazione antropologica del dono come base dei le-
gami sociali, l’articolo affonda la riflessione nella relazione dell’agire edu-
cativo come riconoscimento reciproco e crescita dell’altro.
Spontaneo e invisibile, sempre presente nell’incontro interpersonale, il do-
no offre una prospettiva particolare all’educazione che si propone di valo-
rizzare la diversità umana in chiave inclusiva.
Introduzione
Da sempre il dono ha caratterizzato la so-
cialità degli uomini, come incontro e ricono-
scimento della pluralità che abita lo stesso
mondo. Quella pluralità che, secondo Han-
nah Arendt (1958), “è il presupposto
dell’azione umana perché noi siamo tutti
uguali, cioè umani, ma in modo tale che
nessuno è mai identico ad alcun altro che
visse, vive o vivrà” (p. 639).
Per tentare una definizione esaustiva del
dono e del suo valore si deve ricorrere ad una
molteplicità di prospettive: antropologi- ca,
filosofica, sociologica, etica e, non ultima,
quella pedagogica che in questo articolo ci
preme, in particolar modo, evidenziare, in
quanto penetra la sfera dell’essere umano
nella sua interazione sociale più profonda e
nella sua crescita complessivamente unita-
ria.
Il “luogo” del dono è quella relazione di
apertura che “riconosce l’altro nello stesso
tempo come simile a sé e differente da sé:
simile a sé per la sua umanità, differente da
sé per la sua singolarità personale e/o cultu-
rale” (Morin, 2015, p. 50-51). Legati da un
rapporto di somiglianza e di prossimità,
partecipi di uno stesso destino umano: l’altro
è il destino ultimo dell’io, il richiamo della
sua massima responsabilità. Non è suf-
ficiente riconoscere all’altro la sua identità in
rapporto all’io o affermarne la comune ori-
gine o la sua correlatività. È necessario di-
Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA
© Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019
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sporre sempre l’io e l’altro sullo stesso pia-
no, come due realtà plurali che si richiama-
no a vicenda e costituiscono l’espressione
privilegiata dell’umano nel mondo, dove il
dono, diventa il terzo paradigma (Caillé, 1998)
che legittima, in ogni azione, la con- nessione
del tessuto sociale.
Mauss, nel suo intramontabile Saggio sul
dono, individua tre caratteristiche (dare, rice-
vere e ricambiare) che configurano
quell’intreccio circolare di relazioni innesca-
te dal donare. Non si tratta solamente dello
scambio di qualcosa, neppure se arricchito
dei suoi significati simbolici: nello scambio-
incontro sono coinvolti anche lo spirito di
colui che dona e di colui che riceve, secondo
un intreccio che finisce per riflettersi sulle
comunità di appartenenza (Santone, 2016).
Caillé (1998) chiarisce che il dono, nella
sua logica di interazione e di rete, costruisce
e rinforza le relazioni sociali, rappresenta il
legame fondamentale tra le persone, vincola
gli individui in un processo di riconosci-
mento reciproco e di fiducia, che può essere
allo stesso tempo obbligato e libero, interes-
sato e disinteressato, che acquista valore per
la coesione sociale e che ha valore indipen-
dentemente da ogni discussione sugli aspet-
ti utilitaristici e di realizzazione personale
(Renna, 2016).
Il dono della diversità nell’educazione
Il riconoscimento della reciproca similari-
tà e diversità, la responsabilità etica che ne
scaturisce, invitano a guardare alla condi-
zione umana come una dimensione plurale,
da coltivare attraverso l’educazione. In par-
ticolare, l’accoglienza della diversità, come
valore aggiunto costitutivo dell’umanità
stessa, come ricchezza di ognuno nel tutto,
rappresenta un fondamentale che coniuga
l’atto dell’educare con quello del dono. La
riscoperta per il dono, in ambito pedagogico,
per la ricchezza che la diversità fa emergere
nei legami sociali, mostra che l’interesse in-
dividuale non costituisce l’unica spinta dei
comportamenti umani. Anzi, si consolida
l’idea che la piena identità nasce e si svilup-
pa dall’essere in relazione con il mondo e con
gli altri, dei quali la dimensione di alte- rità è
più preziosa della somiglianza con se stessi.
In definitiva, “il dono della diversità, è una
sfida di sempre, di certo la più signifi- cativa
della contemporaneità in cui siamo immersi”
(Gabrielli, 2013, p. 35).
La valenza del dono, come riconoscimen-
to plurale e base della qualità delle relazioni
umane, diventa chiave di accesso e di esplo-
razione del terreno della normale diversità,
non più vissuta dietro le quinte, ma presen-
te, a pieno titolo, nel palcoscenico umano e
considerata come struttura portante del si-
stema educativo e sociale che attraversa il
progetto di vita di tutti.
Derrida (1996), con la sua lucida analisi,
porta all’estremo più profondo il concetto di
dono, fino al paradosso della sua impossibi-
lità, ma nello stesso tempo apre una nuova
interpretazione al dono autentico, puro,
spontaneo e necessario che si propaga nel
gesto invisibile del non ritorno, del nulla in
cambio. Un’interpretazione molto interes-
sante nella prospettiva dell’educazione in-
clusiva, possibile solo in una visione di rico-
noscimento implicito del valore dell’altro,
senza alcun obbligo di reciprocità. Chi opera
con passione nel mondo dell’educazione,
accoglie incondizionatamente per abbraccia-
re, senza indugi, la ricchezza che scaturisce
dall’incontro.
In questa prospettiva, l’inclusione educa-
tiva pone al centro le differenze nelle sue
molteplici manifestazioni esistenziali (disa-
URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919
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bilità, svantaggi, marginalità etc.), valoriz-
zandole ed utilizzandole nelle attività e nelle
interazioni quotidiane, per crescere come
singoli e come comunità. È necessaria, per
questo, la piena consapevolezza che dentro
l’atto donativo dell’educare si delinea una
struttura plurale di ascolto, di stimolo e di
tensione verso una ricerca di senso pedago-
gico profondo che si giustifica nell’aver cura
di sé e dell’altro.
La cura educativa nell’atto del dono si so-
stiene sempre sullo stare faccia a faccia nel
dialogo, determinando una posizione che
esige ascolto, accettazione e scambio senza
troppe gerarchie e potenziando al massimo i
suggerimenti taciti che nutrono la formazio-
ne.
Così il dono è tornato oggi e con forza al centro
dell’educare. In forma de-retoricizzata,
analitica, critica e reso funzionale all’atto
educativo riletto nella sua complessità, che resta
prioritaria e centrale nel fare educazione
(Cambi, 2017, p.12).
Il dono educativo, in particolare nei pro-
cessi inclusivi, attiva elementi generativi di
umanità condivisa che non tratta categorie
(disabili, dsa, bes), ma persone che abitano il
nostro stesso mondo e che necessitano, come
tutti, di interventi personalizzati finalizzati a
dare spessore alle potenzialità di ogni singo-
la unicità.
Nel dono invisibile della reciproca uma-
nità troviamo la chiave dell’educazione che
include incondizionatamente, mostrando
come “il mondo è molto ampio se si parte dal
singolo individuo. Non è poi così ampio se si
rappresenta la vita dell’individuo come una
struttura simbolica che lo può anche
abbracciare tutto” (Canevaro, 2015, p. 28), un
mondo che si può condividere solo rico-
noscendo uno sfondo comune che appartie-
ne a tutti.
Cambi (2017), riprendendo l’azione di
Don Milani (grande esempio di qualità do-
nativa e formativa), definisce il focus
dell’educazione come “stare-nel-donare sia
come logica operativa sia come etica comu-
nitaria e perfino come metodo di azione nel-
la relazione educativa e nello stesso spazio-
classe” (p.13).
Tra le conseguenze di questa visione pe-
dagogica vi è la formazione dei docenti
sull’atto del donare entro lo spazio della di-
dattica, da scoprire, tutelare e promuovere.
Ne è condizione, l’assunzione di una postu-
ra riflessiva sul proprio agire comunicativo,
le sue dimensioni linguistiche, emotive e re-
lazionali.
Donare nell’educazione inclusiva
Nell’incontro educativo si ottiene sempre
qualcosa in più di quello che si è, qualcosa
che non si può comprare o controllare ma che
ci riempie continuamente di significato.
Fabbri (2009) afferma che, nella relazione
educativa, il più alto dono è quello che col-
ma le distanze, riempiendole di appartenen-
za. Il concetto è ben rappresentato anche da
d’Alonzo (2014, p. 12): “ogni uomo ha biso-
gno di essere congiunto alla terraferma
dell’umanità per poter sviluppare appieno le
sue potenzialità, ha necessità di unirsi agli
altri”.
Il dono diventa più credibile quando di-
venta dono di libertà spontanea, che consen-
tire all’altro di ricevere ciò di cui ha mag-
giormente bisogno, per aprirsi e riconoscersi
nell’esistenza e in quel processo di dare e ri-
cevere dove si cresce insieme.
Nel dono si scopre una delle dimensioni
più importanti della relazione educativa,
URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919
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non certo l’unica, ed esso risulta tanto più
prezioso, quanto più si diviene consapevoli
proprio della sua relativa unicità.
Il soggetto che dona, anche inconsape-
volmente, per il suo stesso esser affamato di
certezze, di essenze e differenze, si nutre di
sguardi plurali e molteplici, che nella cura
del rapporto educativo plasma, dipinge e
crea quella sostanza impregnante di umani-
tà che tutti noi cerchiamo nella complessità
dell’atto educativo.
L’umanità sottovoce, nel donare, genera
l’essenziale che ci serve, l’amore che ci uni-
sce. In ogni pensiero, in ogni azione, in ogni
gesto messo in campo nell’atto educativo, da
qualsiasi docente, c’è sempre qualcosa che
travalica la neutralità formale del contratto e
si realizza spontaneamente nel dono rela-
zionale. L’educazione autentica, che prende
forma nell’aver cura di sé e degli altri, che
testimonia la volontà di esserci senza riser-
ve, nella passione si disseta, e si completa
solo nella sostanza del donare che attraversa
ogni singola parola del gesto educativo.
Educazione, dono e inclusione sono stret-
tamente connessi, vivono e si sviluppano in
simbiosi, come parte integrante della stessa
matrice esistenziale e nella diversità indivi-
sibile si accettano, si rispettano e si ricono-
scono.
Una società civile, evoluta e democratica,
perde qualcosa nella misura in cui non rac-
coglie la sfida del farsi carico e del prendersi
cura anche delle persone con disabilità, co-
me soggetti in grado di partecipare alla vita
collettiva, ordinariamente come gli altri, in
quanto ognuno è un individuo come gli altri
e ha diritto a un’eguale possibilità di svi-
luppo delle proprie potenzialità, siano esse
considerate discutibilmente di portata varia-
bile rispetto a un’ipotetica condizione di
normalità.
In questa visione, la diversità è un dono
che obbliga la società a ritrovare sé stessa
come collettività accogliente e che crea le-
gami tra le persone, che ci costringe a inter-
rogarci sulla nostra condizione e la nostra
società, in quanto, come sostiene Dewey
(1897) nel Il mio credo pedagogico “l’individuo
che deve essere educato è un individuo so-
ciale e la società e un’unione organica di in-
dividui” (p. 53). Il concetto di uguaglianza è
indiscutibilmente senza riserve e corre sullo
stesso passo della dignità. Comprendere il
dono dell’incontro e quindi riconoscere la
nostra responsabilità verso la cura degli al-
tri, diventa indispensabile se vogliamo con-
tinuare a rispettare in noi stessi la nostra
stessa umanità.
In questo complesso rapporto interper-
sonale, nessuno può essere così pieno di sé da
non aver bisogno di ricevere qualcosa da altri
e viceversa, nessuno può essere così vuoto di
sé da non riuscire a dare agli altri. Quindi, il
dare e il ricevere, propri del dona- re che
nell’educare convive, si inseguono
nell’umano di ogni soggetto in termini di
condivisione esistenziale. Chi educa dona
sempre e comunque una parte di sé. Chi si
relaziona, attraverso un rapporto pedagogi-
co autentico, attua in sé un cambiamento
esistenziale e contribuisce all’attuazione di
una trasformazione e di una crescita con e
nell’altro, nella forma fondante ed espressi-
va della sua umanità che appartiene a en-
trambi. Quindi, in educazione sussiste uno
scambio sostanziale di reciprocità, in termini
formativi, che avviene spontaneamente, poi-
ché il rapporto educativo non ha carattere
meccanico, lineare, preordinato, obbligato
(Kaiser, 2017). La possibilità del dono in
educazione non può essere compresa se non
nella relazione, nel riconoscimento della di-
versità dell’altro, “ogni relazione umana,
URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919
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nella sua essenza più profonda e libera, vive
di spontaneità, autenticità, creatività, e
quindi è alimentata dalla gratuità, perché
l’interesse egoitario si affievolisce
nell’intento di incontrare e conoscere l’altro”
(Kaiser, p. 32).
Riprendendo il concetto estremo del do-
no puro di Derrida, nella prospettiva inclu-
siva di ogni diversità, possiamo condividere
il pensiero che educare è un atto di dona-
zione profonda, incondizionata, trasparente
e invisibile che si giustifica, ogni giorno, nel
tempo presente dell’incontro relazionale tra
docente e discente, qualsiasi discente pre-
sente nell’ambiente formativo, come unico
incontro educativo possibile, che cresce qua-
litativamente nella comprensione
dell’unicità che caratterizza ognuno di noi.
L’autenticità dell’esperienza educativa
inclusiva, così come il vero donare, non ha
alcun bisogno e non deve farsi riconoscere da
chi lo riceve e da chi lo propone, in quan- to
la sua essenzialità si conserva proprio
nell’atto del tempo invisibile che attraversa
l’incontro stesso e che sfugge a qualsiasi cal-
colo o identificazione precisa, ma va vissuta
come momento unico della relazione uma-
na, in grado di generare quell’insostituibile
senso di appartenenza, reciprocità, ricono-
scenza e coesione di soggetti legati dentro.
Riferimenti bibliografici
Arendt, Hannah (1958). Vita activa. Milano: Bompiani/Giunti. Edizione Kindle 2017.
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dell’educazione.
Gabrielli Gabriele (2013). La diversità come dono e sfida educativa. Edizione digitale. Milano: FrancoAngeli
Caillé A. e Godbout J.T., (1992). Lo spirito del dono. Tr. it. 1993. Torino: Bollati Boringhieri.
Godbout J.T. (1992). Il linguaggio del dono. Torino: Bollati Boringhieri
Grasselli Pierluigi e Montesi Cristina (2008). L'interpretazione dello spirito del dono. Milano: FrancoAngeli
Fistetti Francesco e Ugo M. Olivieri (2016). Verso una società conviviale. Una discussione con Alain Caillé sul Manifesto
convivialista. Pisa: ETS
Mauss M. (1924). Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Edizione digitale 2016. Torino:
Einaudihttp://classiques.uqac.ca/classiques/mauss_marcel/socio_et_anthropo/2_essai_sur_le_don/essai_sur_le_don.pdf
[28/4/2019]
URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919
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Pititto Rocco (2016). Con l’altro e per l’altro. Una filosofia del dono e della condivisione. Editore: Studium
Santone Laura (2016). Introduzione. Il postulato del dono, in Laura Santone (a cura di), Il dono come paradigma linguistico-
culturale, mediAzioni 20. http://mediazioni.sitlec.unibo.it.
Renna Zonno Alberto (2016). Misericordia: riconoscimento e amore nel paradosso del dono. Idomeneo (2016), n. 22, 17-28.
http://siba-ese.unisalento.it [28/4/2019].
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(2004), pp. 177-180.
Kaiser Anna (2017). Per una pedagogia del dono. Studi sulla Formazione: 20, 27-34, 2017-1
Salottolo Delio (2016). L’immagine dell’uomo in Durkheim e Mauss. Antropologie, S&F_n. 16_2016.
http://www.scienzaefilosofia.com/wpcontent/uploads/2018/03/res710045_10-N-SALOTTOLO-1.pdf [30/4/2019]
Parolari Enrico (2006). Debito buono e debito cattivo. La psicologia del dono. Tredimensioni 3(2006) 31-45
Vladimir Nabokov (1937). Il dono. Biblioteca Adelphi
Zanardo Susy (2007). Il legame del dono. Roma: Vita e Pensiero
Zanardo Susy (2013). Nelle trame del dono. Forme di vita e legami sociali. Roma: EDB.
Sitografia
http://www.filosofico.net/mauss.htm [30/6/2019]
http://www.accaparlante.it/la-comprensione-antropologica-delle-disabilit%C3%A0-e-lazione-educativa [30/6/2019]

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Il dono della diversità

  • 1. Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 127 Il dono della diversità nell’educazione inclusiva Giovanni Savia Laureato in Pedagogia e Scienze filosofiche, docente specializzato di sostegno e curricolare abilitato ambito linguistico- letterario in servizio presso la scuola secondaria di Ramacca. Dottore di Ricerca in Educazione - Attenzione alla diversità e inclusione educativa – presso Università Complutense di Madrid. Docente a contratto e Tutor coordinatore nei corsi di specializzazione per le attività di sostegno, nonché Cultore della materia in didattica e pedagogia speciale presso il Di- partimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania. Pedagogista in numerosi progetti riguardanti l’inclusione sociale di soggetti con disabilità presso Enti pubblici e privati. Formatore accreditato per il Servizio Civile Nazionale e relatore in vari seminari di sensibilizzazione e diffusione pratiche di inclusione educativa e sociale. A partire da un’interpretazione antropologica del dono come base dei le- gami sociali, l’articolo affonda la riflessione nella relazione dell’agire edu- cativo come riconoscimento reciproco e crescita dell’altro. Spontaneo e invisibile, sempre presente nell’incontro interpersonale, il do- no offre una prospettiva particolare all’educazione che si propone di valo- rizzare la diversità umana in chiave inclusiva. Introduzione Da sempre il dono ha caratterizzato la so- cialità degli uomini, come incontro e ricono- scimento della pluralità che abita lo stesso mondo. Quella pluralità che, secondo Han- nah Arendt (1958), “è il presupposto dell’azione umana perché noi siamo tutti uguali, cioè umani, ma in modo tale che nessuno è mai identico ad alcun altro che visse, vive o vivrà” (p. 639). Per tentare una definizione esaustiva del dono e del suo valore si deve ricorrere ad una molteplicità di prospettive: antropologi- ca, filosofica, sociologica, etica e, non ultima, quella pedagogica che in questo articolo ci preme, in particolar modo, evidenziare, in quanto penetra la sfera dell’essere umano nella sua interazione sociale più profonda e nella sua crescita complessivamente unita- ria. Il “luogo” del dono è quella relazione di apertura che “riconosce l’altro nello stesso tempo come simile a sé e differente da sé: simile a sé per la sua umanità, differente da sé per la sua singolarità personale e/o cultu- rale” (Morin, 2015, p. 50-51). Legati da un rapporto di somiglianza e di prossimità, partecipi di uno stesso destino umano: l’altro è il destino ultimo dell’io, il richiamo della sua massima responsabilità. Non è suf- ficiente riconoscere all’altro la sua identità in rapporto all’io o affermarne la comune ori- gine o la sua correlatività. È necessario di-
  • 2. Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 127 sporre sempre l’io e l’altro sullo stesso pia- no, come due realtà plurali che si richiama- no a vicenda e costituiscono l’espressione privilegiata dell’umano nel mondo, dove il dono, diventa il terzo paradigma (Caillé, 1998) che legittima, in ogni azione, la con- nessione del tessuto sociale. Mauss, nel suo intramontabile Saggio sul dono, individua tre caratteristiche (dare, rice- vere e ricambiare) che configurano quell’intreccio circolare di relazioni innesca- te dal donare. Non si tratta solamente dello scambio di qualcosa, neppure se arricchito dei suoi significati simbolici: nello scambio- incontro sono coinvolti anche lo spirito di colui che dona e di colui che riceve, secondo un intreccio che finisce per riflettersi sulle comunità di appartenenza (Santone, 2016). Caillé (1998) chiarisce che il dono, nella sua logica di interazione e di rete, costruisce e rinforza le relazioni sociali, rappresenta il legame fondamentale tra le persone, vincola gli individui in un processo di riconosci- mento reciproco e di fiducia, che può essere allo stesso tempo obbligato e libero, interes- sato e disinteressato, che acquista valore per la coesione sociale e che ha valore indipen- dentemente da ogni discussione sugli aspet- ti utilitaristici e di realizzazione personale (Renna, 2016). Il dono della diversità nell’educazione Il riconoscimento della reciproca similari- tà e diversità, la responsabilità etica che ne scaturisce, invitano a guardare alla condi- zione umana come una dimensione plurale, da coltivare attraverso l’educazione. In par- ticolare, l’accoglienza della diversità, come valore aggiunto costitutivo dell’umanità stessa, come ricchezza di ognuno nel tutto, rappresenta un fondamentale che coniuga l’atto dell’educare con quello del dono. La riscoperta per il dono, in ambito pedagogico, per la ricchezza che la diversità fa emergere nei legami sociali, mostra che l’interesse in- dividuale non costituisce l’unica spinta dei comportamenti umani. Anzi, si consolida l’idea che la piena identità nasce e si svilup- pa dall’essere in relazione con il mondo e con gli altri, dei quali la dimensione di alte- rità è più preziosa della somiglianza con se stessi. In definitiva, “il dono della diversità, è una sfida di sempre, di certo la più signifi- cativa della contemporaneità in cui siamo immersi” (Gabrielli, 2013, p. 35). La valenza del dono, come riconoscimen- to plurale e base della qualità delle relazioni umane, diventa chiave di accesso e di esplo- razione del terreno della normale diversità, non più vissuta dietro le quinte, ma presen- te, a pieno titolo, nel palcoscenico umano e considerata come struttura portante del si- stema educativo e sociale che attraversa il progetto di vita di tutti. Derrida (1996), con la sua lucida analisi, porta all’estremo più profondo il concetto di dono, fino al paradosso della sua impossibi- lità, ma nello stesso tempo apre una nuova interpretazione al dono autentico, puro, spontaneo e necessario che si propaga nel gesto invisibile del non ritorno, del nulla in cambio. Un’interpretazione molto interes- sante nella prospettiva dell’educazione in- clusiva, possibile solo in una visione di rico- noscimento implicito del valore dell’altro, senza alcun obbligo di reciprocità. Chi opera con passione nel mondo dell’educazione, accoglie incondizionatamente per abbraccia- re, senza indugi, la ricchezza che scaturisce dall’incontro. In questa prospettiva, l’inclusione educa- tiva pone al centro le differenze nelle sue molteplici manifestazioni esistenziali (disa-
  • 3. URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919 © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 112299 bilità, svantaggi, marginalità etc.), valoriz- zandole ed utilizzandole nelle attività e nelle interazioni quotidiane, per crescere come singoli e come comunità. È necessaria, per questo, la piena consapevolezza che dentro l’atto donativo dell’educare si delinea una struttura plurale di ascolto, di stimolo e di tensione verso una ricerca di senso pedago- gico profondo che si giustifica nell’aver cura di sé e dell’altro. La cura educativa nell’atto del dono si so- stiene sempre sullo stare faccia a faccia nel dialogo, determinando una posizione che esige ascolto, accettazione e scambio senza troppe gerarchie e potenziando al massimo i suggerimenti taciti che nutrono la formazio- ne. Così il dono è tornato oggi e con forza al centro dell’educare. In forma de-retoricizzata, analitica, critica e reso funzionale all’atto educativo riletto nella sua complessità, che resta prioritaria e centrale nel fare educazione (Cambi, 2017, p.12). Il dono educativo, in particolare nei pro- cessi inclusivi, attiva elementi generativi di umanità condivisa che non tratta categorie (disabili, dsa, bes), ma persone che abitano il nostro stesso mondo e che necessitano, come tutti, di interventi personalizzati finalizzati a dare spessore alle potenzialità di ogni singo- la unicità. Nel dono invisibile della reciproca uma- nità troviamo la chiave dell’educazione che include incondizionatamente, mostrando come “il mondo è molto ampio se si parte dal singolo individuo. Non è poi così ampio se si rappresenta la vita dell’individuo come una struttura simbolica che lo può anche abbracciare tutto” (Canevaro, 2015, p. 28), un mondo che si può condividere solo rico- noscendo uno sfondo comune che appartie- ne a tutti. Cambi (2017), riprendendo l’azione di Don Milani (grande esempio di qualità do- nativa e formativa), definisce il focus dell’educazione come “stare-nel-donare sia come logica operativa sia come etica comu- nitaria e perfino come metodo di azione nel- la relazione educativa e nello stesso spazio- classe” (p.13). Tra le conseguenze di questa visione pe- dagogica vi è la formazione dei docenti sull’atto del donare entro lo spazio della di- dattica, da scoprire, tutelare e promuovere. Ne è condizione, l’assunzione di una postu- ra riflessiva sul proprio agire comunicativo, le sue dimensioni linguistiche, emotive e re- lazionali. Donare nell’educazione inclusiva Nell’incontro educativo si ottiene sempre qualcosa in più di quello che si è, qualcosa che non si può comprare o controllare ma che ci riempie continuamente di significato. Fabbri (2009) afferma che, nella relazione educativa, il più alto dono è quello che col- ma le distanze, riempiendole di appartenen- za. Il concetto è ben rappresentato anche da d’Alonzo (2014, p. 12): “ogni uomo ha biso- gno di essere congiunto alla terraferma dell’umanità per poter sviluppare appieno le sue potenzialità, ha necessità di unirsi agli altri”. Il dono diventa più credibile quando di- venta dono di libertà spontanea, che consen- tire all’altro di ricevere ciò di cui ha mag- giormente bisogno, per aprirsi e riconoscersi nell’esistenza e in quel processo di dare e ri- cevere dove si cresce insieme. Nel dono si scopre una delle dimensioni più importanti della relazione educativa,
  • 4. URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919 © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 112299 non certo l’unica, ed esso risulta tanto più prezioso, quanto più si diviene consapevoli proprio della sua relativa unicità. Il soggetto che dona, anche inconsape- volmente, per il suo stesso esser affamato di certezze, di essenze e differenze, si nutre di sguardi plurali e molteplici, che nella cura del rapporto educativo plasma, dipinge e crea quella sostanza impregnante di umani- tà che tutti noi cerchiamo nella complessità dell’atto educativo. L’umanità sottovoce, nel donare, genera l’essenziale che ci serve, l’amore che ci uni- sce. In ogni pensiero, in ogni azione, in ogni gesto messo in campo nell’atto educativo, da qualsiasi docente, c’è sempre qualcosa che travalica la neutralità formale del contratto e si realizza spontaneamente nel dono rela- zionale. L’educazione autentica, che prende forma nell’aver cura di sé e degli altri, che testimonia la volontà di esserci senza riser- ve, nella passione si disseta, e si completa solo nella sostanza del donare che attraversa ogni singola parola del gesto educativo. Educazione, dono e inclusione sono stret- tamente connessi, vivono e si sviluppano in simbiosi, come parte integrante della stessa matrice esistenziale e nella diversità indivi- sibile si accettano, si rispettano e si ricono- scono. Una società civile, evoluta e democratica, perde qualcosa nella misura in cui non rac- coglie la sfida del farsi carico e del prendersi cura anche delle persone con disabilità, co- me soggetti in grado di partecipare alla vita collettiva, ordinariamente come gli altri, in quanto ognuno è un individuo come gli altri e ha diritto a un’eguale possibilità di svi- luppo delle proprie potenzialità, siano esse considerate discutibilmente di portata varia- bile rispetto a un’ipotetica condizione di normalità. In questa visione, la diversità è un dono che obbliga la società a ritrovare sé stessa come collettività accogliente e che crea le- gami tra le persone, che ci costringe a inter- rogarci sulla nostra condizione e la nostra società, in quanto, come sostiene Dewey (1897) nel Il mio credo pedagogico “l’individuo che deve essere educato è un individuo so- ciale e la società e un’unione organica di in- dividui” (p. 53). Il concetto di uguaglianza è indiscutibilmente senza riserve e corre sullo stesso passo della dignità. Comprendere il dono dell’incontro e quindi riconoscere la nostra responsabilità verso la cura degli al- tri, diventa indispensabile se vogliamo con- tinuare a rispettare in noi stessi la nostra stessa umanità. In questo complesso rapporto interper- sonale, nessuno può essere così pieno di sé da non aver bisogno di ricevere qualcosa da altri e viceversa, nessuno può essere così vuoto di sé da non riuscire a dare agli altri. Quindi, il dare e il ricevere, propri del dona- re che nell’educare convive, si inseguono nell’umano di ogni soggetto in termini di condivisione esistenziale. Chi educa dona sempre e comunque una parte di sé. Chi si relaziona, attraverso un rapporto pedagogi- co autentico, attua in sé un cambiamento esistenziale e contribuisce all’attuazione di una trasformazione e di una crescita con e nell’altro, nella forma fondante ed espressi- va della sua umanità che appartiene a en- trambi. Quindi, in educazione sussiste uno scambio sostanziale di reciprocità, in termini formativi, che avviene spontaneamente, poi- ché il rapporto educativo non ha carattere meccanico, lineare, preordinato, obbligato (Kaiser, 2017). La possibilità del dono in educazione non può essere compresa se non nella relazione, nel riconoscimento della di- versità dell’altro, “ogni relazione umana,
  • 5. URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919 © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 113311 nella sua essenza più profonda e libera, vive di spontaneità, autenticità, creatività, e quindi è alimentata dalla gratuità, perché l’interesse egoitario si affievolisce nell’intento di incontrare e conoscere l’altro” (Kaiser, p. 32). Riprendendo il concetto estremo del do- no puro di Derrida, nella prospettiva inclu- siva di ogni diversità, possiamo condividere il pensiero che educare è un atto di dona- zione profonda, incondizionata, trasparente e invisibile che si giustifica, ogni giorno, nel tempo presente dell’incontro relazionale tra docente e discente, qualsiasi discente pre- sente nell’ambiente formativo, come unico incontro educativo possibile, che cresce qua- litativamente nella comprensione dell’unicità che caratterizza ognuno di noi. L’autenticità dell’esperienza educativa inclusiva, così come il vero donare, non ha alcun bisogno e non deve farsi riconoscere da chi lo riceve e da chi lo propone, in quan- to la sua essenzialità si conserva proprio nell’atto del tempo invisibile che attraversa l’incontro stesso e che sfugge a qualsiasi cal- colo o identificazione precisa, ma va vissuta come momento unico della relazione uma- na, in grado di generare quell’insostituibile senso di appartenenza, reciprocità, ricono- scenza e coesione di soggetti legati dentro. Riferimenti bibliografici Arendt, Hannah (1958). Vita activa. Milano: Bompiani/Giunti. Edizione Kindle 2017. Caillé, Alain (1998). Il terzo paradigma: antropologia filosofica del dono. Trad. it. A cura di Cinato A. Torino: Bollati Boringhieri. Bertin G. M., Contini M. (2004). Educazione alla progettualità esistenziale. Roma: Armando. Cambi Franco (2017. Del dono... in educazione. Studi sulla Formazione: 20, 9-13, 2017-1. Cambi Franco (2012). Il dono nella relazione educativa e nella formazione di sé. Tre noterelle. Studi sulla formazione, 1-2012, pag. 241-242. Canevaro A. (2015). Nascere fragili. Bologna: Edizioni dehoniane. D’Alonzo L. (2014). Disabilità, obiettivo libertà. Brescia: Editrice La scuola Dewey J. (1897). Il mio credo pedagogico. In Dewey. Pedagogia, scuola e democrazia, a cura di Mariuzzo A. (2016). Brescia: ELS La Scuola. Derrida J. (1996). Donare il tempo. La moneta falsa. Milano: Raffaello cortina. Di Ludovico Stefano (2011). Il dono come nuovo paradigma sociale secondo il MAUSS. https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=38607 [28/5/2019]. Fabbri Maurizio (2012). Il transfert. Il dono, la cura. Giochi di proiezione nell'esperienza educativa. Milano: FrancoAngeli. Fabbri Maurizio (2009). La pedagogia del dono fra cura e complessità. Ricerche di Pedagogia e Didattica (2009), 4, 2 - Filosofia dell’educazione. Gabrielli Gabriele (2013). La diversità come dono e sfida educativa. Edizione digitale. Milano: FrancoAngeli Caillé A. e Godbout J.T., (1992). Lo spirito del dono. Tr. it. 1993. Torino: Bollati Boringhieri. Godbout J.T. (1992). Il linguaggio del dono. Torino: Bollati Boringhieri Grasselli Pierluigi e Montesi Cristina (2008). L'interpretazione dello spirito del dono. Milano: FrancoAngeli Fistetti Francesco e Ugo M. Olivieri (2016). Verso una società conviviale. Una discussione con Alain Caillé sul Manifesto convivialista. Pisa: ETS Mauss M. (1924). Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Edizione digitale 2016. Torino: Einaudihttp://classiques.uqac.ca/classiques/mauss_marcel/socio_et_anthropo/2_essai_sur_le_don/essai_sur_le_don.pdf [28/4/2019]
  • 6. URL: https://www.educare.it/j/temi/pedagogia-e-psicologia/monografie/3919 © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 19, n. 12 – Dicembre 2019 113311 Pititto Rocco (2016). Con l’altro e per l’altro. Una filosofia del dono e della condivisione. Editore: Studium Santone Laura (2016). Introduzione. Il postulato del dono, in Laura Santone (a cura di), Il dono come paradigma linguistico- culturale, mediAzioni 20. http://mediazioni.sitlec.unibo.it. Renna Zonno Alberto (2016). Misericordia: riconoscimento e amore nel paradosso del dono. Idomeneo (2016), n. 22, 17-28. http://siba-ese.unisalento.it [28/4/2019]. Ricoeur P. (2004). Il riconoscimento, il dono. Identità, relazione e agape nel percorso di Paul Ricoeur, in «Regno; attualità», 6 (2004), pp. 177-180. Kaiser Anna (2017). Per una pedagogia del dono. Studi sulla Formazione: 20, 27-34, 2017-1 Salottolo Delio (2016). L’immagine dell’uomo in Durkheim e Mauss. Antropologie, S&F_n. 16_2016. http://www.scienzaefilosofia.com/wpcontent/uploads/2018/03/res710045_10-N-SALOTTOLO-1.pdf [30/4/2019] Parolari Enrico (2006). Debito buono e debito cattivo. La psicologia del dono. Tredimensioni 3(2006) 31-45 Vladimir Nabokov (1937). Il dono. Biblioteca Adelphi Zanardo Susy (2007). Il legame del dono. Roma: Vita e Pensiero Zanardo Susy (2013). Nelle trame del dono. Forme di vita e legami sociali. Roma: EDB. Sitografia http://www.filosofico.net/mauss.htm [30/6/2019] http://www.accaparlante.it/la-comprensione-antropologica-delle-disabilit%C3%A0-e-lazione-educativa [30/6/2019]