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"Oggi gran parte del centro abitato di Pomarico (MT) si sviluppa su un pianoro che
poggia su fianchi franosi investiti, senza soluzione di continuità, da scoscendimenti e
scorrimenti che rendono precarie le condizioni dei luoghi perimetrali dell'abitato già
martoriati in passato dal 1557 in poi, da non meno di venti avvenimenti franosi più
significativi". Il Prof. Michele Lupo, geologo e ingegnere, innamorato della sua terra
e del suo lavoro, già nel luglio 1998 e nel febbraio del 1999, a fronte di una rigorosa
analisi storica e di riscontri tecnici e scientifici, segnalava il pericolo frane incombente
su abitazioni e cittadini, e forniva la soluzione, allora innovativa e oggi attuale, volta
alla “politica di riuso del Centro Storico, accompagnata da verifiche e risoluzioni di
diverse ma note problematiche infrastrutturali, una seria politica precauzionale di
consolidamento delle pareti perimetrali dell'abitato e di opere di sistemazione idraulico-
forestale dei versanti, privilegiando la razionalità nell'uso dei luoghi e del territorio con
il concorso di tutti attraverso un più profondo convincimento e riconoscimento a livello
di comunità”. Pomarico, la sua storia, i suoi beni culturali e paesaggistici, le sue
tradizioni, meritano attenzione, ed è risaputo a tutti che nessun centro urbano, piccolo
o grande che sia, ha capacità di autoregolarsi. La messa in sicurezza, il recupero e la
manutenzione di Pomarico e del suo territorio devono essere altresì accompagnate da
misure per la promozione di un sistema di turismo dolce e per la promozione delle
produzioni agroalimentari locali a filiera corta: è esattamente “la politica del riuso” e
il “richiamo alla comunità” che l’innovativo Prof. Michele Lupo proponeva ventuno
anni fa, con i suoi occhi “sempre di un fanciullo che scopre nelle cose le somiglianze e
le relazioni più ingegnose, che si impiccioliscono per poter vedere e si ingrandiscono
per poter ammirare, giungendo, immediatamente, al cuore delle cose e ai palpiti di ogni
singolo aspetto della vita.”
Dott. Gianfranco V. Pandiscia.
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La stretta correlazione tra sistemazione idrogeologica
dei luoghi perimetrali ed il riuso dei Centri Storici
lng. g,eol. Michele Lupo
::, ta rivitaTizzazione dei Centri Storici non può
,l prescindere da interventi di ristrutturazione che
riqualifichino i locali esistenti, modellandoli in
vista delle funzionalità della vita di oggi: non si può
certamente pretendere di richiamare 1a gente ad occupa-
re strutture edilizie, che erano state concepite secondo
modelli di vita dettati da esigenze molto diffèrenti da
quelle attuali, senza prima averli adeguati alle necessità
delle famiglie odierne.
Certo, nel passato a noi più prossimo, vi sono stati
momenti senz'altro più favorevoli per il rilancio di una
politica del recupero dei centri storici dei nostri paesi.
Molti Comuni della Provincia di Matera, infatti, sfrut-
tando i benefici legislativi hanno ridato vigore al loro
Centro Storico, incentivando in esso la ripresa di attività
attrattive che offiissero ai più anziam ricordi dei luoghi
del loro passato e ai giovani spunti e riflessioni per la
riscoperta di valori per loro nuovi.
Avviare, ai nostri giorni, una politica di riuso del
Centro Storico presenta senz'altro qualche difficoltà in
più rispetto a ieri: questo, però, non deve scoraggiarci
nell'attivare e nel porre in essere una politica di avvici-
namento a questi luoghi del passato ricchi di storia, che,
riportando la nostra mente agli usi ed alle consuetudini
di un tempo, ci restituiscano un patrimonio cuiturale che,
senz'altro per noi, risulterà di elevato livello formativo.
Occorre, pertanto, trovare dei
poli di attrazione e contempora-
neamente strutturare in modo
opportuno i nostri centri, se desi-
deriamo che essi calamitino le
attenzioni della nostra gente. Bi-
sogna che essi diventino 1a-
boratori permanenti di informa-
zione culturale offrendo occasio-
ni di ospitalità e d'incontro ad
associazioni e gruppi, che, con 1o
svolgimento delle loro attività,
producano i giusti stimoli di ri-
chiamo verso questi luoghi.
L'integrazione, pertanto, del
B mpoRnezroNE & TECNICA N. 7/98
La terra dì Pomarico subisce una serie di dominazioni, che si susseguono
nel tempo, a partire da quella dei Normanni (1043-1198), a quella dei
Sanseverino (1200-1234), degli Svevi (1234-1265), degli Angioint (1265-
1449), sino a quella degli Aragonesi durata a tutto il 1483, quando si fecero
sentire, in queste zone, gli effetti del matrimonio dinastico avvenuto nel1479
tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. 11 nostro territorio fu, allora,
incorporato nella provincia di Basilicata del Regno di Napoli, subendo la
dominazione spagnola, per così dire unificata, sino al 1713. In tale anno
succede queila austriaca che si protrae sino al 1735, quando intervengono i
Borboni, gli ultimi a dominare prima della unificazione nazionale.
Centro Storico nel tessuto sociale è subordinata ad un
suo più qualificato ruolo, che si potrà conseguire attra-
verso f individuazione e la determinazione di idonee
destinazioni d'uso di alcuni immobili.
Passando ora alla parte concreta della mia esposizio-
ne, voglio ripercorrere le tappe delle principali vicissi-
tudini che hanno segnato in epoca storica lo sviluppo
urbanistico del mio Paese. Premetto che, nello specifico,
per una questione di mera praticità -sia pure accompa-
gnata da una nota di affetto che mi deriva dall'essere
originario del luogo- farò riferimento esclusivo all'abi-
tato di Pomarico, ma va da sé che la comune costituzione
dei terreni rende estensibile, per analogia, ad altri
Comuni (come Ferrandina, Craco, ecc.) le singole osser-
vazioni che andremo a esporrel come anche f intero
complesso delle problematiche che inerisce alla difesa
del territorio. I riferimenti dei vari eventi sono frutto di
dati desunti dalla letteratura esistente, nonché da studi e
ricerche effettuati dallo scrivente.
L'edificazione dell'attuale Pomarico risale al IX
secolo dopo Cristo. Notizie storiche certe si hanno, però,
solo a partire dall'XI secolo, corrispondente all'inizio
della dominazione normanna.
euari cippi cronorogici ibndamentari ricorderemo:
circa la questione dell'in-
cremento demografico, esiste un
- ll lT 43, come data in cui viene re-istituito il catasto onciario, il quale documento databile al 166. , dal
durante Ia dominazione aragonese era stato sostituito dalle esazioni per
gabelle, e, durante quella austriaca, dal sistema tondiario;
quale risuÌta che la popolazione
di Pomarico era a quell'epoca
- il 1806, anno in cui sotto il regno napolenoico di Gioacchino Murat, il
2 agosto veniva sancita |abolizione dera feudalità.
composta da2226 abitanti' In atti
notarili anteriori al 1600, inoltre,
Ai fini di una ricostruzione del disegno urbanistico di Pomarico, tra ,.,-_- .-- _:
queste due date va inclusa quella del 165g, anno in cui si colloca la Rel urii
appare già esistente la odierna
)ne Ptazza Vittorio Veneto, quella
dello Spera, che permette di definìre i rapporti tra le varie entità strutturali ^L^ -^_^ ,^ ,-
urbanistiche.
che' per le persone di una certa
età passa per essere lapiazzaper
antonomasia. tanto è vero che
I1 nucleo abitativo originario si è sviluppato, come
era nella consuetudine di quel periodo, per ragioni so-
prattutto di difesa dalf invasore, nella parte più alta della
collina, situata a circa 455 m s.l.m.. denominata La
Piana e delimitata da muri perimetrali i cui resti si
possono parzialmente riconoscere ancora oggi. Progres-
sivamente i vari rioni si sono espansi, in relazione alla
crescita demografica, sino ad assumere la configurazio-
ne a noi oggi nota.
L'agglomerato urbano si forma intorno al castello
ed è delimitato da due importanti strutture: la Prtrta
Nuoya a Nord e la Porta Vec'chia ad Ovest. situatx
accanto al Palazzo De Cicco. Sino al 1600 1'abitato è
concentrato ne La Piana, dove, oltre al Castello, vi erano
la chiesa di S. Margherita (attuale chiesa della SS.
Addolorata - foto 1) ed altre due chiese crollate. Si ha
notizia anche della presenza del carcere criminale,
dell'Ospedale e di case pa).azziate delle famiglie più
facoltose di Pomarico. ll termineprulazz.iato allude a una
casa che aveva la struttura e l'imponenza di un palazzo,
essendo, del resto, un edifìcio nobiliare.
loto I -, /rie.so 55. Addoloratu
non occorre alcun altra indicazione onomastica per
designarla. Tra il 1600 e fino al 1800 l'espansione tocca
le zone di Pesco di Nembo, Salnetro, San Giovanni
Evangelista, Casale dei Greci e Parete Rotto. Nel 1802
la popolazione di Pomarico era di 4500 abitanti.
L'evento franoso a Pomarico non costituisce una
novità dei giorni nostri. Andando a ritroso negli anni si
può constatare che i fènomeni d'instabilità, favoriti sia
dalla morfblogia dei luoghi che dalla costituzione
litologica dei terreni affìoranti, hanno minacciato il
paese sin dai primi insediamenti. Infatti, i terreni costi-
tuenti la dorsale sulla quale si è sviluppato f insediamen-
to urbano, appartenenti al ciclo sedimentario della
struttura tettonica della Fossa Bradanica. sono facilmen-
te erodibili. In fig.1 è riportata la successione lito-
stratigrafica rappresentativa del rilievo di Pomarico,
riferita alle quote sul livello del mare. Le argille, che si
rinvengono sino a circa 400 m s.l.m., hanno un grado di
plasticità classificato da medio ad alto (Genevois et altri)
Fig. I - Colonna strotigralica rappresentativa del.-
la collina di Pomarico in corri.spondenia d.elLct chie-
sa clella SS. Addolorata.
m s.l.m. 455-
400-
sabbie
300-
argille
200-
10(F
INFORMAZIONE & TECNICA N. 7/98 9
e sono sormontate da sabbie, a luoghi limose, da incoe-
renti a debolmente cementate.
La collina trbanizzata ha, pertanto, sempre manife-
stato fragilità dei suoi versanti per effetto della sua
costituzione litologica e dell'azione erosiva svolta dai
due corsi d'acqua principali noti come Fosso Pezzillo
(lato SW) e Canale Santa Croce (lato NE). La prominen-
za collinare presenta dei fianchi asimmetrici sia per la
disposizione degli strati (a reggipoggio nel settore sud-
occidentale, a franapoggio sul versante opposto), sia per
il differente potere erosivo dei corsi d'acqua suddetti: il
Fosso Pezzillo presenta, infatti, un profilo longitudinale
più acclive rispetto al Canale Santa Croce. Questi fattori
hanno determinato una evoluzione morfologica differen-
te sia per intensità che per velocità dei processi erosivi.
I fianchi del rilievo collinare sono interessati da una
serie di movimenti gravitazionali (frane), prevalente-
mente del tipo scorrimento complesso (roto-traslazioni).
I relativi cigli di distacco lambiscono gran parte del
perimetro dell'abitato. In alcuni casi si tratta di fenomeni
attualmente quiescenti, in altri di fenomeni in fase
evolutiva e retrogressiva.
Possiamo offrire una sequenza cronologica dei feno-
meni più significativi, abbastanza nutrita, pur senza aver
la prelesa di presentarla come esaustiva:
oo sprofondamento e crollo della casa palaz.ziata dei signori
De Caniis. anno 1557:
co crollo della chiesa di San Pietro in contrada Serrone, che
non lasciò traccia di muri (1595);
oc sprofondamento, nel 1650, del vecchio Ospedale, dietro la
chiesa di S. Margherita e di molte altre case, tanto da darsi
a tal rione il nome di "Contrada delle case cadute";
oo .frana del l3 maggio 1718 alla "Contrada del Tempttne"
(odierno San Rocco) con il seppellimento di tre operai:
oo frana in località Fontanelle nel I 748, documentata da fonti
sro ric he, va rie ri artivozi on i :
oo Jrana di Pesco di Nembo nel I 816, - lunghezza palmi I 50
e profondità palmi 30 -;
oo frana in contrada Salsa che aniva a minacciare persino il
Convento, lB ottobre lB57;
oo un terribile terremoto si abbattè sulla Basilicata il 16
dicembre 1857. A Pomarico si dispersero le acque della
fontana "Donnarosa" e crollarono alcune case;
oo frana alla contrada Tamarici, (contrada non ben
individuabile, pereffetto tlelle variazioni della topo-
nomastica), che avvenne nel mese di gennaio del 1860;
to .frana in Contrada Parete Rotto (1890), che sprofondò
'l
0 rNroBltazroNE & TECNICA N. 7/98
p e rde ndo la p r imitiv a c o nfi g ur az,i on e mo rfo I o gi c a ;
oc Jiana, nel 1920, che interessò la z.ona di S. Maria degli Ulivi;
oo .frana in corso Vittorio Emanuele (19-17), dove crollarono
molte case;
oo Jiana (1946) che coinyolse I'area tra z,ona Le Tempe e la
Piana Pacilio:
oo frana, nel 1950, a valle della Casa Comunale di corso
Garibaldi, ed a hreve distanza dall'abitato.
oo frana, nel mese di novembre del 1959, che interessò un
tratto di corso Vittorio Emanuele, provocando il crollo
delle case situate sul lato destro muovendosi da corso
Gttribaldi:
oo frana deL gerutaio 1997 in località Le Tempe con crollo del
muro e della strada sovrastante.
Si hanno poi notizie sicure di altre frane delle quali però
non è possibile dare una collocazione temporale precisa:
oo la.frana che distrusse tutto il rione di S. Giovanni Evan-
gelista. Le proporTioni del.fenomeno ed i danni arrecati
alle abitazioni.furono ingenti dato che tale.frana distrusse
compl.etamente la contrada anzidetta e gran parte della
contrada limitrofa detta Salnetro ;
oo lo sprofondamento in via Leopardi "antica contrada Fos-
sati" sotto la casa palazz,iata dell'avv. De Cicco Michele;
oo la frana in contrada Salnetro (attuale Fontanelle);
oo frana che asportò la via che daLla Piazza Vittorio Veneto
attuale conduce al Convento.
Da una analisi dellalocalizzazione dei vari movi-
menti succedutisi nel tempo -come si può rilevare dalla
lettura topologico-cartografica dei dati riportati
nell'elencazione appena esposta-, ne deriva che i fianchi
del colle di Pomarico sono stati investiti, senza soluzioni
di continuità, da scoscendimenti e scorrimenti, i cui
prodotti, rappresentati dagli accumuli dei corpi coinvol-
ti, rendono precarie le condizioni dei luoghi perimetrali.
Oggi gran parte del centro abitato si sviluppa su questi
luoghi già martoriati in passato, come risulta dallafoto
2, dalla quale si può cogliere l'assetto e l'aspetto
sconnesso dei terreni costituenti Ia scarpata di frana del
movimento del gennaio 1997.
Da studi effettuati si è rilevato che, sia nel rione
Pesco di Nerqbo che nel rione Fontanelle, le abitazioni
che si affacciano sulla corona di frana sono interessate
da lesioni disposte concentricamente rispetto all'antica
nicchia di distacco. Tali fratture di trazione testimoniano
il carattere retrogressivo del fenomeno. Nella parte
superiore del fosso sono state costruite delle briglie,
in l.ocalità "Le Tempe" - Pontarico
dall'ultima delle quali si dipartiva, con finalità di
protezione del tctlweg del fosso stesso, una platea in
calcestruzzo pervasa da elementi parallelepipedi che
smorzavano 1'energia dell'acqua fluente. Tale platea ha
perso la sua funzione per fenomeni di sifonamento e
scalzamento ed allo stato attuale viene minacciata Ia
stabilità della briglia di monte, il cui terreno di fbndazio-
ne è stato già parzialmente asportato, compromettendo,
altresì, ia struttura muraria sovrastante (foto 3-4).
La realizzazione di opere di difesa porta ad apprez-
zabili benefici solo se accompagnata da un'azione di
controllo e di manutenzione periodica, che permetta di
salvaguardarne l'integrità fisica. L'incuria e 1o stato di
abbandono ne infìciano, invece, nel tempo, I'efficacia
creando le premesse per ulteriori dissesti. Lo sviluppo di
fenomenologie erosive portano all'instaurarsi di condi-
zioni precarie per 1'area, con conseguenze che possono
lasciare segni indelebili e ferite aperte nella vita di un
centro abitato.
Mi sembra opportuno richiamare l'attenzione sui
fattori che inf-iciano 1a stabilità dei versanti. Nello
schema seguente (fig. 2) sono sintetizzati i risultati di
studi ed analisi, fatti dal CNR - Gruppo Nazionale per la
Difesa dalle Catastroti Idrogeologiche, sulle cause che
detern.rinano condizioni di instabilità dei pendii dei
centri abitati.
foto I
Joto 3
IocaLitòt
',... .:..: .:.. . .-.,,:..,,,:w.;r..::
: 4t ... :r::..:.....:.).:::..a..t... :...r..t.....:)1w.. -,
):U,, t l tL'a,:,rira:,,,,.::.:.::r:.:r.,...... . :'.ry ...,r,r:':',,' ..
- 4: opere di regimaz,ione, minacciata
"Pd.rr'rr rl i Nernl,r"' - Purtturit t.t
Rintozione del sostegno naturale
Sovracca rich i
Stress transitori
Scalzamento al piede
Spinta laterale
Condizioni iniziali
Caratteristiche
del materiale
Contposizione
Tessitu ra
StrLtttura
Ceontetria del versante Softening
Terntoc I asti snto
Crioclastismo
Alteraz i on i m i neralogi che
Dissoltrzione del cemento
Fig. 2 - Raltpresentaz.ione schentotica. dei.ftLttori che deternti-
ttarto i tr stalti I i tà dri t c rsattt i.
Della maggior parte dei fattori instabilizzanti, che
determinano un aumento delle fbrze di taglio, si può
avere, per così dire, il controllo, in quanto essi sono
riconducibili alf intervento antropico. Non ben definibiti
risultano, invece, i fattori che producono diminuzione
della resistenza al taglio del materiale. dipendenti dalle
sue peculiarità intrinseche e dal suo deterioramento nel
,
.y@u, -... ..: .:
,,.t: ',..:.4.:ir.':.
....t..rt. . . ....a.: .4..:t),r): :
.
foto 3
Cause che determinano i movimenti franosi di versante
Fattori che contribuiscono ad
aumentare le forze di taglio
Fattori che determinano una diminuzione
della resistenza al taglio del materiale
al.la hase. in
INFORMAZIONE & TECNICA N.1198 1"1
tempo, in relazione, soprattutto, all'attività degli agenti
esogeni.
Altro fènomeno largamente diffiso nei Centri Storici
è costituito da grotte e camminamenti sotterranei. rap-
presentanti vere e proprie discontinuità nel sottosuolo,
che hanno soddisfatto alcune esigenze dell'uomo dei
tempi passati. Se si riflette sulla disposizione concentri-
ca o a spirale delle strutture edilizie e stradali di un tem-
po, si intuisce come possono, su livelli differenti, deter-
minarsi interferenze tra i vari elementi, con implicazioni
tecniche dai connotati difficilmente leggibili, se non vi
è una accurata conoscenza dei luoghi. Immaginiamo, ad
esempio, di intervenire, in pieno Centro Storico, su una
casa o su una strada impostata per un tratto su una
discontinuità ignota, producendo dei sovraccarichi. Si
avranno delle variazioni nello stato tensionale che
potrebbero, in relazione anche all'entità delle variazioni
prodotte, indurre situazioni di dissesto. Tra l'altro, ieri
r mezzt, di trasporto erano i carri, i calessi ele carrozze,
oggi vi sono veicoli che, per quanto piccoli, inducono
.r/ress transitori senz'altro maggiori; inoltre, l'intensità
del traffico è notevolmente incrementata. Pertanto,
ritengo che preliminare, a qualsiasi operazione di
ristrutturazione, in vista di una politica di riuso dei nostri
vecchi centri, sia un capillare censimento tecnico, da
parte dei Comuni, di tutti gli elementi che li compongo-
no. Avremo in tal modo tra le mani un documento ben
strutturato e di agevole lettura, che fungerà da guida
fondamentale lungo il percorso del giusto sentiero.
Altre insidie per i nostri Centri provengono dallo
stato di efficienza delle reti idriche e fognanti ivi
presenti. I1 più delle volte esse sono vetuste ed affette da
perdite, che provocano delle sostanziali alterazioni fisi-
che e chimiche dei terreni con conseguente decadimento
delle loro caratteristiche geotecniche. Se è utopistico
pensare ad un radicale riiacimento di tali infiastrutture
(non già perché alla necessità di un tale progetto
manchino le .t'bndamenta della rogione, ma perché
sarebbe carente il concreto supporto finanziario), tutta-
via sembra razionale ed opportuno attuare, man mano
che se ne ravvisa l'opportunità, correlata a disfunzioni
accertate, un piano di risanamento che sost:ituisca le
tubazioni delle condotte poggiandole, nei tratti di inter-
vento, su basamenti impermeabili, costituiti, ad esem-
pio, da cunette o cunicoli in cemento armato. In ta1
modo, si saranno gettate le basi per ridurre le deleterie
infiltrazioni nel terreno e per rigenerare una rete che
diventi di più facile controllo e di più efficiente gestione.
I1 quadro delle tematiche di ristrutturazione dei nostri
1 2 rNronuazroNE & TECNICA N. 7i98
Centri non si esaurisce certamente con i temi qui
accennati, ma essi sono certamente sufficienti a renderne
la complessità di intervento.
Da quanto sinora esposto appare chiaro che la
politica di riuso de1 Centro Storico deve viaggiare in
paralle1o alla verifica e risoluzione di una serie di
problematiche infiastrutturali e deve essere accompa-
gnata da una seria politica di consolidamento delle pareti
perimetrali dell'abitato e di sistemazione idrogeologica
dei versanti. Necessitano, quindi, interventi non riparatori
di eventi già innescati e consumati, ma interventi
precauzionali guidati da un filo logico di sistemazione
organica idraulico-forestale e da oculati consolidamenti,
ma occorre soprattutto privilegiare la razionalità nel-
l'uso dei luoghi e del territorio.
Al raggiungimento di questi obiettivi arriveremo in
tempi brevi solo se ci sarà il concorso di tutti attraverso
un più profondo convincimento e riconoscinrento, a
livello di comunità, delie tematiche di difèsa del patri-
monio storico-territoriale-ambientale. ma soprattutto
deve esserci un doveroso rispetto delle norme territoriali
che esalti gli aspetti deontologici e professionali dei
politici e dei tecnici.
CANUTI P., DRAMIS F., ESU F.: Le condizioni di
instabilità dei pendii nei Centri Abifatl. Consiglio Nazio-
nale delle Ricerche. Pubblicazione n. 544.
CENOVOIS R., PRESTININZI A., VALENTINI C.: Carat-
teristiche e correlazioni geotecniche dei depositi argillosi
bradanici a{fioranti a NE clella Fossa.Ceologia Applicata
e ldrogeologica - Vol XlX, Bari, 1984.
LUPO M.: Complessità dei rapporti uomo-territorio.
Scuola Oggi Anno lN.3 - Marzo 1990. IEM Editrice
Matera.
PASQUALE D.: Cenni cronostorici di Pomarico.
Ed. C. Liantonio - Matera, 1940, (Ristampa anastatica,
Aprile 1980).
VARUOLO P.: Pomarico Cronaca di tre secoli (1 641-
1945). Ed. Il Meridionale ltaliano 1979.
La frana di Pomarico del 25 gennaio 2019

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La frana di Pomarico del 25 gennaio 2019

  • 1. "Oggi gran parte del centro abitato di Pomarico (MT) si sviluppa su un pianoro che poggia su fianchi franosi investiti, senza soluzione di continuità, da scoscendimenti e scorrimenti che rendono precarie le condizioni dei luoghi perimetrali dell'abitato già martoriati in passato dal 1557 in poi, da non meno di venti avvenimenti franosi più significativi". Il Prof. Michele Lupo, geologo e ingegnere, innamorato della sua terra e del suo lavoro, già nel luglio 1998 e nel febbraio del 1999, a fronte di una rigorosa analisi storica e di riscontri tecnici e scientifici, segnalava il pericolo frane incombente su abitazioni e cittadini, e forniva la soluzione, allora innovativa e oggi attuale, volta alla “politica di riuso del Centro Storico, accompagnata da verifiche e risoluzioni di diverse ma note problematiche infrastrutturali, una seria politica precauzionale di consolidamento delle pareti perimetrali dell'abitato e di opere di sistemazione idraulico- forestale dei versanti, privilegiando la razionalità nell'uso dei luoghi e del territorio con il concorso di tutti attraverso un più profondo convincimento e riconoscimento a livello di comunità”. Pomarico, la sua storia, i suoi beni culturali e paesaggistici, le sue tradizioni, meritano attenzione, ed è risaputo a tutti che nessun centro urbano, piccolo o grande che sia, ha capacità di autoregolarsi. La messa in sicurezza, il recupero e la manutenzione di Pomarico e del suo territorio devono essere altresì accompagnate da misure per la promozione di un sistema di turismo dolce e per la promozione delle produzioni agroalimentari locali a filiera corta: è esattamente “la politica del riuso” e il “richiamo alla comunità” che l’innovativo Prof. Michele Lupo proponeva ventuno anni fa, con i suoi occhi “sempre di un fanciullo che scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose, che si impiccioliscono per poter vedere e si ingrandiscono per poter ammirare, giungendo, immediatamente, al cuore delle cose e ai palpiti di ogni singolo aspetto della vita.” Dott. Gianfranco V. Pandiscia.
  • 2. AffiIONE' INGEGNERI DHL!_41fi RIFiIUTI, LA NUOVA C ,,:.:a.), §§- NLjffi%/ffi p*§J.T. DIO E"FCI ANhTI PI '1. . d}h!d* 7/gE
  • 3. La stretta correlazione tra sistemazione idrogeologica dei luoghi perimetrali ed il riuso dei Centri Storici lng. g,eol. Michele Lupo ::, ta rivitaTizzazione dei Centri Storici non può ,l prescindere da interventi di ristrutturazione che riqualifichino i locali esistenti, modellandoli in vista delle funzionalità della vita di oggi: non si può certamente pretendere di richiamare 1a gente ad occupa- re strutture edilizie, che erano state concepite secondo modelli di vita dettati da esigenze molto diffèrenti da quelle attuali, senza prima averli adeguati alle necessità delle famiglie odierne. Certo, nel passato a noi più prossimo, vi sono stati momenti senz'altro più favorevoli per il rilancio di una politica del recupero dei centri storici dei nostri paesi. Molti Comuni della Provincia di Matera, infatti, sfrut- tando i benefici legislativi hanno ridato vigore al loro Centro Storico, incentivando in esso la ripresa di attività attrattive che offiissero ai più anziam ricordi dei luoghi del loro passato e ai giovani spunti e riflessioni per la riscoperta di valori per loro nuovi. Avviare, ai nostri giorni, una politica di riuso del Centro Storico presenta senz'altro qualche difficoltà in più rispetto a ieri: questo, però, non deve scoraggiarci nell'attivare e nel porre in essere una politica di avvici- namento a questi luoghi del passato ricchi di storia, che, riportando la nostra mente agli usi ed alle consuetudini di un tempo, ci restituiscano un patrimonio cuiturale che, senz'altro per noi, risulterà di elevato livello formativo. Occorre, pertanto, trovare dei poli di attrazione e contempora- neamente strutturare in modo opportuno i nostri centri, se desi- deriamo che essi calamitino le attenzioni della nostra gente. Bi- sogna che essi diventino 1a- boratori permanenti di informa- zione culturale offrendo occasio- ni di ospitalità e d'incontro ad associazioni e gruppi, che, con 1o svolgimento delle loro attività, producano i giusti stimoli di ri- chiamo verso questi luoghi. L'integrazione, pertanto, del B mpoRnezroNE & TECNICA N. 7/98 La terra dì Pomarico subisce una serie di dominazioni, che si susseguono nel tempo, a partire da quella dei Normanni (1043-1198), a quella dei Sanseverino (1200-1234), degli Svevi (1234-1265), degli Angioint (1265- 1449), sino a quella degli Aragonesi durata a tutto il 1483, quando si fecero sentire, in queste zone, gli effetti del matrimonio dinastico avvenuto nel1479 tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. 11 nostro territorio fu, allora, incorporato nella provincia di Basilicata del Regno di Napoli, subendo la dominazione spagnola, per così dire unificata, sino al 1713. In tale anno succede queila austriaca che si protrae sino al 1735, quando intervengono i Borboni, gli ultimi a dominare prima della unificazione nazionale. Centro Storico nel tessuto sociale è subordinata ad un suo più qualificato ruolo, che si potrà conseguire attra- verso f individuazione e la determinazione di idonee destinazioni d'uso di alcuni immobili. Passando ora alla parte concreta della mia esposizio- ne, voglio ripercorrere le tappe delle principali vicissi- tudini che hanno segnato in epoca storica lo sviluppo urbanistico del mio Paese. Premetto che, nello specifico, per una questione di mera praticità -sia pure accompa- gnata da una nota di affetto che mi deriva dall'essere originario del luogo- farò riferimento esclusivo all'abi- tato di Pomarico, ma va da sé che la comune costituzione dei terreni rende estensibile, per analogia, ad altri Comuni (come Ferrandina, Craco, ecc.) le singole osser- vazioni che andremo a esporrel come anche f intero complesso delle problematiche che inerisce alla difesa del territorio. I riferimenti dei vari eventi sono frutto di dati desunti dalla letteratura esistente, nonché da studi e ricerche effettuati dallo scrivente. L'edificazione dell'attuale Pomarico risale al IX secolo dopo Cristo. Notizie storiche certe si hanno, però, solo a partire dall'XI secolo, corrispondente all'inizio della dominazione normanna.
  • 4. euari cippi cronorogici ibndamentari ricorderemo: circa la questione dell'in- cremento demografico, esiste un - ll lT 43, come data in cui viene re-istituito il catasto onciario, il quale documento databile al 166. , dal durante Ia dominazione aragonese era stato sostituito dalle esazioni per gabelle, e, durante quella austriaca, dal sistema tondiario; quale risuÌta che la popolazione di Pomarico era a quell'epoca - il 1806, anno in cui sotto il regno napolenoico di Gioacchino Murat, il 2 agosto veniva sancita |abolizione dera feudalità. composta da2226 abitanti' In atti notarili anteriori al 1600, inoltre, Ai fini di una ricostruzione del disegno urbanistico di Pomarico, tra ,.,-_- .-- _: queste due date va inclusa quella del 165g, anno in cui si colloca la Rel urii appare già esistente la odierna )ne Ptazza Vittorio Veneto, quella dello Spera, che permette di definìre i rapporti tra le varie entità strutturali ^L^ -^_^ ,^ ,- urbanistiche. che' per le persone di una certa età passa per essere lapiazzaper antonomasia. tanto è vero che I1 nucleo abitativo originario si è sviluppato, come era nella consuetudine di quel periodo, per ragioni so- prattutto di difesa dalf invasore, nella parte più alta della collina, situata a circa 455 m s.l.m.. denominata La Piana e delimitata da muri perimetrali i cui resti si possono parzialmente riconoscere ancora oggi. Progres- sivamente i vari rioni si sono espansi, in relazione alla crescita demografica, sino ad assumere la configurazio- ne a noi oggi nota. L'agglomerato urbano si forma intorno al castello ed è delimitato da due importanti strutture: la Prtrta Nuoya a Nord e la Porta Vec'chia ad Ovest. situatx accanto al Palazzo De Cicco. Sino al 1600 1'abitato è concentrato ne La Piana, dove, oltre al Castello, vi erano la chiesa di S. Margherita (attuale chiesa della SS. Addolorata - foto 1) ed altre due chiese crollate. Si ha notizia anche della presenza del carcere criminale, dell'Ospedale e di case pa).azziate delle famiglie più facoltose di Pomarico. ll termineprulazz.iato allude a una casa che aveva la struttura e l'imponenza di un palazzo, essendo, del resto, un edifìcio nobiliare. loto I -, /rie.so 55. Addoloratu non occorre alcun altra indicazione onomastica per designarla. Tra il 1600 e fino al 1800 l'espansione tocca le zone di Pesco di Nembo, Salnetro, San Giovanni Evangelista, Casale dei Greci e Parete Rotto. Nel 1802 la popolazione di Pomarico era di 4500 abitanti. L'evento franoso a Pomarico non costituisce una novità dei giorni nostri. Andando a ritroso negli anni si può constatare che i fènomeni d'instabilità, favoriti sia dalla morfblogia dei luoghi che dalla costituzione litologica dei terreni affìoranti, hanno minacciato il paese sin dai primi insediamenti. Infatti, i terreni costi- tuenti la dorsale sulla quale si è sviluppato f insediamen- to urbano, appartenenti al ciclo sedimentario della struttura tettonica della Fossa Bradanica. sono facilmen- te erodibili. In fig.1 è riportata la successione lito- stratigrafica rappresentativa del rilievo di Pomarico, riferita alle quote sul livello del mare. Le argille, che si rinvengono sino a circa 400 m s.l.m., hanno un grado di plasticità classificato da medio ad alto (Genevois et altri) Fig. I - Colonna strotigralica rappresentativa del.- la collina di Pomarico in corri.spondenia d.elLct chie- sa clella SS. Addolorata. m s.l.m. 455- 400- sabbie 300- argille 200- 10(F INFORMAZIONE & TECNICA N. 7/98 9
  • 5. e sono sormontate da sabbie, a luoghi limose, da incoe- renti a debolmente cementate. La collina trbanizzata ha, pertanto, sempre manife- stato fragilità dei suoi versanti per effetto della sua costituzione litologica e dell'azione erosiva svolta dai due corsi d'acqua principali noti come Fosso Pezzillo (lato SW) e Canale Santa Croce (lato NE). La prominen- za collinare presenta dei fianchi asimmetrici sia per la disposizione degli strati (a reggipoggio nel settore sud- occidentale, a franapoggio sul versante opposto), sia per il differente potere erosivo dei corsi d'acqua suddetti: il Fosso Pezzillo presenta, infatti, un profilo longitudinale più acclive rispetto al Canale Santa Croce. Questi fattori hanno determinato una evoluzione morfologica differen- te sia per intensità che per velocità dei processi erosivi. I fianchi del rilievo collinare sono interessati da una serie di movimenti gravitazionali (frane), prevalente- mente del tipo scorrimento complesso (roto-traslazioni). I relativi cigli di distacco lambiscono gran parte del perimetro dell'abitato. In alcuni casi si tratta di fenomeni attualmente quiescenti, in altri di fenomeni in fase evolutiva e retrogressiva. Possiamo offrire una sequenza cronologica dei feno- meni più significativi, abbastanza nutrita, pur senza aver la prelesa di presentarla come esaustiva: oo sprofondamento e crollo della casa palaz.ziata dei signori De Caniis. anno 1557: co crollo della chiesa di San Pietro in contrada Serrone, che non lasciò traccia di muri (1595); oc sprofondamento, nel 1650, del vecchio Ospedale, dietro la chiesa di S. Margherita e di molte altre case, tanto da darsi a tal rione il nome di "Contrada delle case cadute"; oo .frana del l3 maggio 1718 alla "Contrada del Tempttne" (odierno San Rocco) con il seppellimento di tre operai: oo frana in località Fontanelle nel I 748, documentata da fonti sro ric he, va rie ri artivozi on i : oo Jrana di Pesco di Nembo nel I 816, - lunghezza palmi I 50 e profondità palmi 30 -; oo frana in contrada Salsa che aniva a minacciare persino il Convento, lB ottobre lB57; oo un terribile terremoto si abbattè sulla Basilicata il 16 dicembre 1857. A Pomarico si dispersero le acque della fontana "Donnarosa" e crollarono alcune case; oo frana alla contrada Tamarici, (contrada non ben individuabile, pereffetto tlelle variazioni della topo- nomastica), che avvenne nel mese di gennaio del 1860; to .frana in Contrada Parete Rotto (1890), che sprofondò 'l 0 rNroBltazroNE & TECNICA N. 7/98 p e rde ndo la p r imitiv a c o nfi g ur az,i on e mo rfo I o gi c a ; oc Jiana, nel 1920, che interessò la z.ona di S. Maria degli Ulivi; oo .frana in corso Vittorio Emanuele (19-17), dove crollarono molte case; oo Jiana (1946) che coinyolse I'area tra z,ona Le Tempe e la Piana Pacilio: oo frana, nel 1950, a valle della Casa Comunale di corso Garibaldi, ed a hreve distanza dall'abitato. oo frana, nel mese di novembre del 1959, che interessò un tratto di corso Vittorio Emanuele, provocando il crollo delle case situate sul lato destro muovendosi da corso Gttribaldi: oo frana deL gerutaio 1997 in località Le Tempe con crollo del muro e della strada sovrastante. Si hanno poi notizie sicure di altre frane delle quali però non è possibile dare una collocazione temporale precisa: oo la.frana che distrusse tutto il rione di S. Giovanni Evan- gelista. Le proporTioni del.fenomeno ed i danni arrecati alle abitazioni.furono ingenti dato che tale.frana distrusse compl.etamente la contrada anzidetta e gran parte della contrada limitrofa detta Salnetro ; oo lo sprofondamento in via Leopardi "antica contrada Fos- sati" sotto la casa palazz,iata dell'avv. De Cicco Michele; oo la frana in contrada Salnetro (attuale Fontanelle); oo frana che asportò la via che daLla Piazza Vittorio Veneto attuale conduce al Convento. Da una analisi dellalocalizzazione dei vari movi- menti succedutisi nel tempo -come si può rilevare dalla lettura topologico-cartografica dei dati riportati nell'elencazione appena esposta-, ne deriva che i fianchi del colle di Pomarico sono stati investiti, senza soluzioni di continuità, da scoscendimenti e scorrimenti, i cui prodotti, rappresentati dagli accumuli dei corpi coinvol- ti, rendono precarie le condizioni dei luoghi perimetrali. Oggi gran parte del centro abitato si sviluppa su questi luoghi già martoriati in passato, come risulta dallafoto 2, dalla quale si può cogliere l'assetto e l'aspetto sconnesso dei terreni costituenti Ia scarpata di frana del movimento del gennaio 1997. Da studi effettuati si è rilevato che, sia nel rione Pesco di Nerqbo che nel rione Fontanelle, le abitazioni che si affacciano sulla corona di frana sono interessate da lesioni disposte concentricamente rispetto all'antica nicchia di distacco. Tali fratture di trazione testimoniano il carattere retrogressivo del fenomeno. Nella parte superiore del fosso sono state costruite delle briglie,
  • 6. in l.ocalità "Le Tempe" - Pontarico dall'ultima delle quali si dipartiva, con finalità di protezione del tctlweg del fosso stesso, una platea in calcestruzzo pervasa da elementi parallelepipedi che smorzavano 1'energia dell'acqua fluente. Tale platea ha perso la sua funzione per fenomeni di sifonamento e scalzamento ed allo stato attuale viene minacciata Ia stabilità della briglia di monte, il cui terreno di fbndazio- ne è stato già parzialmente asportato, compromettendo, altresì, ia struttura muraria sovrastante (foto 3-4). La realizzazione di opere di difesa porta ad apprez- zabili benefici solo se accompagnata da un'azione di controllo e di manutenzione periodica, che permetta di salvaguardarne l'integrità fisica. L'incuria e 1o stato di abbandono ne infìciano, invece, nel tempo, I'efficacia creando le premesse per ulteriori dissesti. Lo sviluppo di fenomenologie erosive portano all'instaurarsi di condi- zioni precarie per 1'area, con conseguenze che possono lasciare segni indelebili e ferite aperte nella vita di un centro abitato. Mi sembra opportuno richiamare l'attenzione sui fattori che inf-iciano 1a stabilità dei versanti. Nello schema seguente (fig. 2) sono sintetizzati i risultati di studi ed analisi, fatti dal CNR - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastroti Idrogeologiche, sulle cause che detern.rinano condizioni di instabilità dei pendii dei centri abitati. foto I Joto 3 IocaLitòt ',... .:..: .:.. . .-.,,:..,,,:w.;r..:: : 4t ... :r::..:.....:.).:::..a..t... :...r..t.....:)1w.. -, ):U,, t l tL'a,:,rira:,,,,.::.:.::r:.:r.,...... . :'.ry ...,r,r:':',,' .. - 4: opere di regimaz,ione, minacciata "Pd.rr'rr rl i Nernl,r"' - Purtturit t.t Rintozione del sostegno naturale Sovracca rich i Stress transitori Scalzamento al piede Spinta laterale Condizioni iniziali Caratteristiche del materiale Contposizione Tessitu ra StrLtttura Ceontetria del versante Softening Terntoc I asti snto Crioclastismo Alteraz i on i m i neralogi che Dissoltrzione del cemento Fig. 2 - Raltpresentaz.ione schentotica. dei.ftLttori che deternti- ttarto i tr stalti I i tà dri t c rsattt i. Della maggior parte dei fattori instabilizzanti, che determinano un aumento delle fbrze di taglio, si può avere, per così dire, il controllo, in quanto essi sono riconducibili alf intervento antropico. Non ben definibiti risultano, invece, i fattori che producono diminuzione della resistenza al taglio del materiale. dipendenti dalle sue peculiarità intrinseche e dal suo deterioramento nel , .y@u, -... ..: .: ,,.t: ',..:.4.:ir.':. ....t..rt. . . ....a.: .4..:t),r): : . foto 3 Cause che determinano i movimenti franosi di versante Fattori che contribuiscono ad aumentare le forze di taglio Fattori che determinano una diminuzione della resistenza al taglio del materiale al.la hase. in INFORMAZIONE & TECNICA N.1198 1"1
  • 7. tempo, in relazione, soprattutto, all'attività degli agenti esogeni. Altro fènomeno largamente diffiso nei Centri Storici è costituito da grotte e camminamenti sotterranei. rap- presentanti vere e proprie discontinuità nel sottosuolo, che hanno soddisfatto alcune esigenze dell'uomo dei tempi passati. Se si riflette sulla disposizione concentri- ca o a spirale delle strutture edilizie e stradali di un tem- po, si intuisce come possono, su livelli differenti, deter- minarsi interferenze tra i vari elementi, con implicazioni tecniche dai connotati difficilmente leggibili, se non vi è una accurata conoscenza dei luoghi. Immaginiamo, ad esempio, di intervenire, in pieno Centro Storico, su una casa o su una strada impostata per un tratto su una discontinuità ignota, producendo dei sovraccarichi. Si avranno delle variazioni nello stato tensionale che potrebbero, in relazione anche all'entità delle variazioni prodotte, indurre situazioni di dissesto. Tra l'altro, ieri r mezzt, di trasporto erano i carri, i calessi ele carrozze, oggi vi sono veicoli che, per quanto piccoli, inducono .r/ress transitori senz'altro maggiori; inoltre, l'intensità del traffico è notevolmente incrementata. Pertanto, ritengo che preliminare, a qualsiasi operazione di ristrutturazione, in vista di una politica di riuso dei nostri vecchi centri, sia un capillare censimento tecnico, da parte dei Comuni, di tutti gli elementi che li compongo- no. Avremo in tal modo tra le mani un documento ben strutturato e di agevole lettura, che fungerà da guida fondamentale lungo il percorso del giusto sentiero. Altre insidie per i nostri Centri provengono dallo stato di efficienza delle reti idriche e fognanti ivi presenti. I1 più delle volte esse sono vetuste ed affette da perdite, che provocano delle sostanziali alterazioni fisi- che e chimiche dei terreni con conseguente decadimento delle loro caratteristiche geotecniche. Se è utopistico pensare ad un radicale riiacimento di tali infiastrutture (non già perché alla necessità di un tale progetto manchino le .t'bndamenta della rogione, ma perché sarebbe carente il concreto supporto finanziario), tutta- via sembra razionale ed opportuno attuare, man mano che se ne ravvisa l'opportunità, correlata a disfunzioni accertate, un piano di risanamento che sost:ituisca le tubazioni delle condotte poggiandole, nei tratti di inter- vento, su basamenti impermeabili, costituiti, ad esem- pio, da cunette o cunicoli in cemento armato. In ta1 modo, si saranno gettate le basi per ridurre le deleterie infiltrazioni nel terreno e per rigenerare una rete che diventi di più facile controllo e di più efficiente gestione. I1 quadro delle tematiche di ristrutturazione dei nostri 1 2 rNronuazroNE & TECNICA N. 7i98 Centri non si esaurisce certamente con i temi qui accennati, ma essi sono certamente sufficienti a renderne la complessità di intervento. Da quanto sinora esposto appare chiaro che la politica di riuso de1 Centro Storico deve viaggiare in paralle1o alla verifica e risoluzione di una serie di problematiche infiastrutturali e deve essere accompa- gnata da una seria politica di consolidamento delle pareti perimetrali dell'abitato e di sistemazione idrogeologica dei versanti. Necessitano, quindi, interventi non riparatori di eventi già innescati e consumati, ma interventi precauzionali guidati da un filo logico di sistemazione organica idraulico-forestale e da oculati consolidamenti, ma occorre soprattutto privilegiare la razionalità nel- l'uso dei luoghi e del territorio. Al raggiungimento di questi obiettivi arriveremo in tempi brevi solo se ci sarà il concorso di tutti attraverso un più profondo convincimento e riconoscinrento, a livello di comunità, delie tematiche di difèsa del patri- monio storico-territoriale-ambientale. ma soprattutto deve esserci un doveroso rispetto delle norme territoriali che esalti gli aspetti deontologici e professionali dei politici e dei tecnici. CANUTI P., DRAMIS F., ESU F.: Le condizioni di instabilità dei pendii nei Centri Abifatl. Consiglio Nazio- nale delle Ricerche. Pubblicazione n. 544. CENOVOIS R., PRESTININZI A., VALENTINI C.: Carat- teristiche e correlazioni geotecniche dei depositi argillosi bradanici a{fioranti a NE clella Fossa.Ceologia Applicata e ldrogeologica - Vol XlX, Bari, 1984. LUPO M.: Complessità dei rapporti uomo-territorio. Scuola Oggi Anno lN.3 - Marzo 1990. IEM Editrice Matera. PASQUALE D.: Cenni cronostorici di Pomarico. Ed. C. Liantonio - Matera, 1940, (Ristampa anastatica, Aprile 1980). VARUOLO P.: Pomarico Cronaca di tre secoli (1 641- 1945). Ed. Il Meridionale ltaliano 1979.