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Foglio d’informazione della Parrocchia S. Maria Assunta di Cerreto d’Esi - Anno 4 • N. 2 - FEBBRAIO 2014

Dove eravamo rimasti!

Cari amici di Cerreto,
con queste parole qualche anno
fa Enzo Tortora ricominciava la
trasmissione Portobello, che i
più ricorderanno magari con una
certa nostalgia. Mi permetto di
citare questa frase, dello scomparso presentatore della Rai, per
ridare alle stampe questo foglio
d’informazione della nostra
Parrocchia. “Li Sapùu” era nato
appena sono arrivato a Cerreto
da nuovo Arciprete Parroco ma
poi per tante vicissitudini s’è
bloccato. Grazie all’impegno di
alcuni nostri parrocchiani riprende questa pubblicazione mensile
sulle attività della nostra comunità cristiana, ma anche delle cose
che ci sono a Cerreto. Un modo
per far conoscere il nostro passato alle nuove generazioni e per
presentare il futuro alle anziane
generazioni di cerretesi.
Più siamo a scrivere e maggiore
sarà la bellezza e il servizio di que-

sto bollettino parrocchiale. Con
questo scopo porrò all’interno
delle nostre chiese una cassettina
dove potrete imbucare le lettere
da pubblicare, pensieri, poesie,
preghiere … quello che il vostro
cuore vi dice di comunicare a tutti
i nostri paesani. Apriremo un profilo Facebook per chi usa internet
per comunicarci le proprie idee.
“Li Sapùu” non è del prete, ma di
tutti voi cerretesi. La Parrocchia
ha l’onere di impostarlo, pubblicarlo e portarvelo ma questo
foglio è il vostro modo di dirvi
le cose, perché si sappia che c’è
questa o quella attività.
Per una maggiore efficienza
nella distribuzione del foglio, che
uscirà di regola la prima domenica di ogni mese, avrei bisogno
di volontari che lo portino nelle
cassette della posta delle varie
vie. Già ho alcuni nominativi ma
anche qui vale la regola che più
siamo e meglio si può svolgere un
eccellente servizio.

Girando sul Web mi sono
imbattuto in questo
aforisma che voglio
presentarvi:

RICOMINCIARE
Se sei stanco e la strada ti sembra lunga, se ti accorgi che hai
sbagliato strada, ... Non lasciarti
portare dai giorni e dai tempi,
Ricomincia.

Se la vita ti sembra troppo assurda, se sei deluso da troppe cose e
da troppe persone ... Non cercare
di capire il perché, Ricomincia.
Se hai provato ad amare ed
essere utile, se hai conosciuto
la povertà dei tuoi limiti, ... Non
lasciar là un impegno assolto a
metà, Ricomincia.
Se gli altri ti guardano con
rimprovero, se sono delusi di te,
irritati, ... Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.
Perché l’albero germoglia di
nuovo dimenticando l’inverno, Il
ramo fiorisce senza domandare
perché, e l’uccello fa il suo nido
senza pensare all’autunno, perché la vita è speranza e sempre
ricomincia ...
Cari amici “Ricominciamo” e
che dirvi se non buona lettura
affinché questo rinnovato giornalino parrocchiale possa aiutarci
ancor di più a uscire, incontrarci
e condividere la nostra umanità
soprattutto in questo momento
di crisi economica e culturale.
Auguro a tutti di trarre vantaggio
umano e spirituale dalla lettura di
queste pagine perché possiamo
volerci ancor di più bene gli uni gli
altri come Gesù ci ha insegnato. 	
					
		Don Gabriele
STORIE DI NAZZARENO
Gesù Cristu e
la Sammaritana
‘Na ‘orda Gesù Cristu ‘rriò me ‘n
postu che stacia vicinu a Sicar, in
miezzu a lu desertu. Era miezzusciornu e Issu cò J’appostuli comenzaa a avé fame. ‘Mo se troaa
vicinu a ‘n puzzu.
Gesù disse a j’appostuli: “E que
ve tengo pè vellezza? Giae ‘n po’ a
precurà quarghiccosa da magnà”.
Quiji gette da la città e mancu
Gesù proò a mettesse a sedé, che
ecco ‘na femmena ‘rriò da lu puzzu e comenzò a tirà su l’acqua.
Fece Cristu: “No me daristi ‘n po’
d’acqua, che me se sta a seccà lu
cannucciu”.
La femmena: “Te putristi pure
precurà ‘na callarella, se ne troa
tante a venne! Pui mò che te
guardo vé, m’accorgio che si Giudeo, io cò la gentaccia cumu che
te non ce parlo pe’ daèro!”
J’arrispose Cristu: “‘Mò que
c’entra quistu che dici? Te chiedo
‘n vicchieru d’acqua, mica la luna!
Pui sci sapissi chi so io!”
La femmena: “ Lo saperai tu chi
si, ma de sicuru non me pari lu
Patreternu!”
Cristu: “Cocca, ‘sta ‘orda te stai
sbajennu tantu!”
La femmena: “Sci te cridi lu
Patreternu , que te costa a tirà su
l’acqua senza callarella?! Lu puzzu
ene funnu, ma cò ‘n miraculu te
putria riuscì, scinnò que Patreternu si”?
Cristu: “Ma l’acqua che te posso
dà io è spiciale, è acqua viva! Cò

questa tu non senterai più la sete,
cuscì non te toccarà venì ‘gni
giorno da lu puzzu!”
La femmena: “Sienti ‘n po’ core
mia, prima me voli fa’ crede che si
lu Patreternu, pui me voli fa’ crede che c’hai la fabbrica dell’acqua
minerale. Non sarà che lu sole de
miezzusciornu t’allucchiu?”
Cristu: “Curi ‘n po’, va a chiamà
marititu!”
La femmena: “Io non so’ spusaa!”
Cristu: “E t’hai rasciò! Ce ni avui
cinque, antru che unu sulu! E mò
stai accompagnaa cò unu che non
è manco marititu! Vidi sci c’hai coraggiu de dimme che non è vero!
‘Mo ce cridi che so’ lu Messia?”
La femmena: “Oh ‘n corbo! E c’i
‘zzeccau sun tuttu! Ma allora si
per daero lu Fiju de Dio! Ma però
m’hai da spiegà ‘na feccenna: perchè vui Giudei giae dicenno che

nui Sammaritani de relisciò non
ce capiscimo coelle?”
Cristu:“ Foste sulu vui me ‘ccontenteria! Tocca mettece tanta
pasciò pé pregà ir Signore! Issu no
sta a guardà cumu se fa, ma sci lo
fai de core. Sci preghi vemmè, vivi
mejo e non te sienti più cò la pena
addossu pè i peccati che i fattu.
Lu Patreternu ce vole vè cumu ‘n
padre e no cumu che se fosse ‘na
guardia che te fa la cuntravinziò!
Bisogna che ne sete persuasi,
scinnò que so’ venuu a fa su sta
Tera?”
La femmena: “Quantu parli vè
Cristu mia, ma io non ce capiscio
coelle! Mo vò a chiamà quiji de lu
paese mia, no tutti, ma quiji ch’ha
studiau, de sicuru isci ce capiscerà
più meju de me!”
Cari lettori

,

dopo una lunga pausa torna
il nostro giornalino parrocchiale, un spazio in cui poter
parlare, discutere e approfondire aspetti che riguardano la
nostra comunità. La redazione infatti non è chiusa ad un
ristretto gruppo di persone ma
aperta ad ogni forma di collaborazione che ciascuno di voi
vorrà dare. Oltre alle cassette
delle lettere “Li sapuu??? Allora
diccelo!!!” che troverete nelle
chiese di Cerreto è stato attivato un indirizzo di posta elettronica a cui potrete inviare
le vostre richieste, domande
o contributi. Conoscete una
ricetta tradizionale o un’antica
usanza paesana? Avete l’animo
sensibile del poeta e volete
condividere con gli altri i vostri
versi? Siete curiosi di cono-

scere un particolare aspetto
della Vita Cristiana? Volete
approfondire la conoscenza del
vostro Santo a cui siete tanto
devoti? Siete appassionati di
sudoku e cruciverba in grado di
ideare giochi ed enigmi? Volete
recensire un libro e suggerirne
la lettura? Volete inviare un
augurio speciale ai vostri cari?
Insomma scriveteci e insieme contribuiremo a rendere
sempre più ricco e stimolante
il nostro giornalino. Per essere
al passo con i tempi apriremo
anche una pagina “Facebook”
con la quale si potrà rendere
più interattiva la partecipazione di tutti. In ogni numero
ci sarà spazio per la Parola di
Dio, reintrerpretata in dialetto
cerretese; per le tradizioni del
nostro paese ma anche per i
temi attuali. Non mancheranno, infine, gli appuntamenti

della nostra parrocchia. Con la
speranza che sfogliando queste
pagine possiate passare qualche bel momento ci auguriamo
di riuscire a contagiarvi, trasmettendovi l’entusiasmo per
voler contribuire ad arricchire
le pagine di questa storia.
Buona lettura!			
	

La Redazione

Il nostro indirizzo e-mail è:
lisapuu14@gmail.com

“VALE PIÙ UN PADRE DI CENTOMILA PEDAGOGHI”
	 Se chiedessimo a San Gaspare quale sia l’arma per combattere la crisi in cui ci troviamo
oggi , di certo risponderebbe la famiglia e l’educazione. In uno dei suoi scritti egli benedice quelle famiglie in cui non ci sia altro che di piacere a Dio e di veder crescere in grazia e
sapienza i propri figli. In queste famiglie certamente regneranno la pace, la concordia, e il
santo timor di Dio. Infelici invece sono coloro che, trascurata la fede, l’umanità’ e l’amore
pensano tutt’altro fuorché ad educare i figli. A questi bisogna mostrare che dalla buona
educazione dipende in gran parte la salvezza dei figli e anche la loro.
	 Dopo il Battesimo, Cristo stesso presenta i figli ai genitori dicendo: Prendete questo
bambino ed allevatelo per me. Vi do la cosa più’ cara che io abbia al mondo: coltivatela.
I genitori sono dunque luogotenenti di Dio verso i loro figli e hanno la responsabilita’ di
renderli degni del Cielo.
	 Da piccolo facilmente si apprende il bene perché l’età della giovinezza è come una
pietra da lavorare disposta a ricevere ogni vizio o ogni virtù. Diventa difficile apprendere
tutto ciò una volta cresciuti. Da qui il suo invito “Educate i figli dicendo loro: Ricordati di
Dio tutti i giorni della tua vita, non commettere il male e non omettere il bene. Guarda
con occhi compassionevoli i poveri e Dio guarderà te con occhio compassionevole. Se sarai ricco dona al povero. Fuggi le cattive compagnie e consigliati con le persone da bene”.
Se queste istruzioni si udissero in tutte le famiglie cristiane, come cambierebbe la faccia
del cristianesimo!”
												Patrizia
Perchè andare in Chiesa?
	 Nel mondo frenetico incontro al quale andiamo ogni
mattina, ogni persona si trova costantemente a dover
scegliere la propria strada, e per come siamo messi
con i fondi per la viabilità, è naturale che il cammino
quotidiano risulti essere piuttosto dissestato. Così, non
possiamo fare altro che concentrarci, ora più che mai,
su necessità di tipo materiale: problemi di lavoro, di
denaro, di competizione verso chiunque attraversi la nostra strada. Il genere umano ha
costruito nel tempo una società fondata sull’apparire e sull’individualità, che conduce a
dimenticare quasi del tutto ciò che di più bello abbiamo e portiamo dentro. E’ solo quando arriva il buio del dolore o dell’amarezza che l’anima, fatta di spirito e di coscienza che
spesso ignoriamo, riemerge bussando alla nostra porta. In quel momento, ci ricordiamo
che la gioia non viene solo da una vincita alla lotteria, ma anche dal semplice contatto con
gli altri, anche solo grazie a un sorriso. Ma chi per primo dovrebbe saziarci al banchetto
dell’anima è quel ‘prossimo’ che ogni tanto i buoni cattolici dovrebbero andare a trovare, del quale spesso ci si ricorda solo se è migliore del ‘precedente’: il prossimo-prete. Il
punto è: perché andare alla messa? In fondo, la persona comune è quella che arriva al fine
settimana stanca morta per aver lavorato almeno 5 giorni senza sosta e non ha alcuna
intenzione di fare qualcosa di diverso dallo sdraiarsi sul divano e appisolarsi davanti alla
tv. La sola idea di dedicare un’ora intera a pregare, cantare e ascoltare la solenne predica
di un sacerdote, a tale soggetto farebbe venire un peso sullo stomaco così gravoso da
incollargli istantaneamente le gambe al divano. Scientificamente, sindrome da stress. Al
ragazzo, gravato di lezioni, studio e ballo da discoteca non stop, fischierebbero tanto le
orecchie da farlo correre a prendere le cuffiette e ad alzare il volume per non sentire il
fischio stesso. Cosa dire dell’anziano? Beh, venite in chiesa e lo vedrete. Ma qualcuno c’è
ancora, oltra ai nostri nonni, che partecipa alle funzioni. Chi glielo fa fare? Magari ci guadagna il Paradiso, andando a trovare il prete che è solo, quindi bisognoso di cure. Oppure
ci va per farsi una bella passeggiata all’aria aperta, sempre che lo smog non superi l’ossigeno disponibile nell’aria. O ancora, per sfoggiare il vestito nuovo o la collana costata un
capitale. Forse lo fa per scaldare il banco ed evitare alle donne delle pulizie di spolverarlo
di nuovo, per riscaldare l’aria alla vecchia maniera, come si faceva con l’asinello e il bue,
per risparmiare sul riscaldamento, o ancora, per far sentire a chi si siede davanti quanto
canti bene. Oppure per dimostrare che, dopo decine di anni di astinenza, si ricorda ancora
le preghiere. Magari ci va semplicemente per tradizione, o per fare un favore ai genitori, o
per dare l’esempio ai figli, o ancora perché quel giorno si commemora un parente defunto. Oppure perché sono stati invitati (ma mica da Gesù!) da un parente che fa battesimo,
cresima e comunione tutte insieme e, per risparmiare, visto che ci sta, si sposa pure.
In realtà molti vanno a messa per incontrare Gesù, in quanto possiedono il dono della
fede e il cuore aperto alla speranza. Però è vero anche che molte persone hanno perso
davvero il senso della partecipazione alla vita cattolica. Per molti, partecipare alle funzioni è una imposizione, per ragioni di tempo, pigrizia o perché davvero non c’è più motivo
di credere in qualcuno. Eppure, qualcosa di bello deve pur esserci. Chiudete gli occhi, aprite le orecchie e lasciatevi guidare dal cuore.
											Beatrice

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L'i sapuuu - febbraio 2014

  • 1. Foglio d’informazione della Parrocchia S. Maria Assunta di Cerreto d’Esi - Anno 4 • N. 2 - FEBBRAIO 2014 Dove eravamo rimasti! Cari amici di Cerreto, con queste parole qualche anno fa Enzo Tortora ricominciava la trasmissione Portobello, che i più ricorderanno magari con una certa nostalgia. Mi permetto di citare questa frase, dello scomparso presentatore della Rai, per ridare alle stampe questo foglio d’informazione della nostra Parrocchia. “Li Sapùu” era nato appena sono arrivato a Cerreto da nuovo Arciprete Parroco ma poi per tante vicissitudini s’è bloccato. Grazie all’impegno di alcuni nostri parrocchiani riprende questa pubblicazione mensile sulle attività della nostra comunità cristiana, ma anche delle cose che ci sono a Cerreto. Un modo per far conoscere il nostro passato alle nuove generazioni e per presentare il futuro alle anziane generazioni di cerretesi. Più siamo a scrivere e maggiore sarà la bellezza e il servizio di que- sto bollettino parrocchiale. Con questo scopo porrò all’interno delle nostre chiese una cassettina dove potrete imbucare le lettere da pubblicare, pensieri, poesie, preghiere … quello che il vostro cuore vi dice di comunicare a tutti i nostri paesani. Apriremo un profilo Facebook per chi usa internet per comunicarci le proprie idee. “Li Sapùu” non è del prete, ma di tutti voi cerretesi. La Parrocchia ha l’onere di impostarlo, pubblicarlo e portarvelo ma questo foglio è il vostro modo di dirvi le cose, perché si sappia che c’è questa o quella attività. Per una maggiore efficienza nella distribuzione del foglio, che uscirà di regola la prima domenica di ogni mese, avrei bisogno di volontari che lo portino nelle cassette della posta delle varie vie. Già ho alcuni nominativi ma anche qui vale la regola che più siamo e meglio si può svolgere un eccellente servizio. Girando sul Web mi sono imbattuto in questo aforisma che voglio presentarvi: RICOMINCIARE Se sei stanco e la strada ti sembra lunga, se ti accorgi che hai sbagliato strada, ... Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia. Se la vita ti sembra troppo assurda, se sei deluso da troppe cose e da troppe persone ... Non cercare di capire il perché, Ricomincia. Se hai provato ad amare ed essere utile, se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti, ... Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia. Se gli altri ti guardano con rimprovero, se sono delusi di te, irritati, ... Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia. Perché l’albero germoglia di nuovo dimenticando l’inverno, Il ramo fiorisce senza domandare perché, e l’uccello fa il suo nido senza pensare all’autunno, perché la vita è speranza e sempre ricomincia ... Cari amici “Ricominciamo” e che dirvi se non buona lettura affinché questo rinnovato giornalino parrocchiale possa aiutarci ancor di più a uscire, incontrarci e condividere la nostra umanità soprattutto in questo momento di crisi economica e culturale. Auguro a tutti di trarre vantaggio umano e spirituale dalla lettura di queste pagine perché possiamo volerci ancor di più bene gli uni gli altri come Gesù ci ha insegnato. Don Gabriele
  • 2. STORIE DI NAZZARENO Gesù Cristu e la Sammaritana ‘Na ‘orda Gesù Cristu ‘rriò me ‘n postu che stacia vicinu a Sicar, in miezzu a lu desertu. Era miezzusciornu e Issu cò J’appostuli comenzaa a avé fame. ‘Mo se troaa vicinu a ‘n puzzu. Gesù disse a j’appostuli: “E que ve tengo pè vellezza? Giae ‘n po’ a precurà quarghiccosa da magnà”. Quiji gette da la città e mancu Gesù proò a mettesse a sedé, che ecco ‘na femmena ‘rriò da lu puzzu e comenzò a tirà su l’acqua. Fece Cristu: “No me daristi ‘n po’ d’acqua, che me se sta a seccà lu cannucciu”. La femmena: “Te putristi pure precurà ‘na callarella, se ne troa tante a venne! Pui mò che te guardo vé, m’accorgio che si Giudeo, io cò la gentaccia cumu che te non ce parlo pe’ daèro!” J’arrispose Cristu: “‘Mò que c’entra quistu che dici? Te chiedo ‘n vicchieru d’acqua, mica la luna! Pui sci sapissi chi so io!” La femmena: “ Lo saperai tu chi si, ma de sicuru non me pari lu Patreternu!” Cristu: “Cocca, ‘sta ‘orda te stai sbajennu tantu!” La femmena: “Sci te cridi lu Patreternu , que te costa a tirà su l’acqua senza callarella?! Lu puzzu ene funnu, ma cò ‘n miraculu te putria riuscì, scinnò que Patreternu si”? Cristu: “Ma l’acqua che te posso dà io è spiciale, è acqua viva! Cò questa tu non senterai più la sete, cuscì non te toccarà venì ‘gni giorno da lu puzzu!” La femmena: “Sienti ‘n po’ core mia, prima me voli fa’ crede che si lu Patreternu, pui me voli fa’ crede che c’hai la fabbrica dell’acqua minerale. Non sarà che lu sole de miezzusciornu t’allucchiu?” Cristu: “Curi ‘n po’, va a chiamà marititu!” La femmena: “Io non so’ spusaa!” Cristu: “E t’hai rasciò! Ce ni avui cinque, antru che unu sulu! E mò stai accompagnaa cò unu che non è manco marititu! Vidi sci c’hai coraggiu de dimme che non è vero! ‘Mo ce cridi che so’ lu Messia?” La femmena: “Oh ‘n corbo! E c’i ‘zzeccau sun tuttu! Ma allora si per daero lu Fiju de Dio! Ma però m’hai da spiegà ‘na feccenna: perchè vui Giudei giae dicenno che nui Sammaritani de relisciò non ce capiscimo coelle?” Cristu:“ Foste sulu vui me ‘ccontenteria! Tocca mettece tanta pasciò pé pregà ir Signore! Issu no sta a guardà cumu se fa, ma sci lo fai de core. Sci preghi vemmè, vivi mejo e non te sienti più cò la pena addossu pè i peccati che i fattu. Lu Patreternu ce vole vè cumu ‘n padre e no cumu che se fosse ‘na guardia che te fa la cuntravinziò! Bisogna che ne sete persuasi, scinnò que so’ venuu a fa su sta Tera?” La femmena: “Quantu parli vè Cristu mia, ma io non ce capiscio coelle! Mo vò a chiamà quiji de lu paese mia, no tutti, ma quiji ch’ha studiau, de sicuru isci ce capiscerà più meju de me!”
  • 3. Cari lettori , dopo una lunga pausa torna il nostro giornalino parrocchiale, un spazio in cui poter parlare, discutere e approfondire aspetti che riguardano la nostra comunità. La redazione infatti non è chiusa ad un ristretto gruppo di persone ma aperta ad ogni forma di collaborazione che ciascuno di voi vorrà dare. Oltre alle cassette delle lettere “Li sapuu??? Allora diccelo!!!” che troverete nelle chiese di Cerreto è stato attivato un indirizzo di posta elettronica a cui potrete inviare le vostre richieste, domande o contributi. Conoscete una ricetta tradizionale o un’antica usanza paesana? Avete l’animo sensibile del poeta e volete condividere con gli altri i vostri versi? Siete curiosi di cono- scere un particolare aspetto della Vita Cristiana? Volete approfondire la conoscenza del vostro Santo a cui siete tanto devoti? Siete appassionati di sudoku e cruciverba in grado di ideare giochi ed enigmi? Volete recensire un libro e suggerirne la lettura? Volete inviare un augurio speciale ai vostri cari? Insomma scriveteci e insieme contribuiremo a rendere sempre più ricco e stimolante il nostro giornalino. Per essere al passo con i tempi apriremo anche una pagina “Facebook” con la quale si potrà rendere più interattiva la partecipazione di tutti. In ogni numero ci sarà spazio per la Parola di Dio, reintrerpretata in dialetto cerretese; per le tradizioni del nostro paese ma anche per i temi attuali. Non mancheranno, infine, gli appuntamenti della nostra parrocchia. Con la speranza che sfogliando queste pagine possiate passare qualche bel momento ci auguriamo di riuscire a contagiarvi, trasmettendovi l’entusiasmo per voler contribuire ad arricchire le pagine di questa storia. Buona lettura! La Redazione Il nostro indirizzo e-mail è: lisapuu14@gmail.com “VALE PIÙ UN PADRE DI CENTOMILA PEDAGOGHI” Se chiedessimo a San Gaspare quale sia l’arma per combattere la crisi in cui ci troviamo oggi , di certo risponderebbe la famiglia e l’educazione. In uno dei suoi scritti egli benedice quelle famiglie in cui non ci sia altro che di piacere a Dio e di veder crescere in grazia e sapienza i propri figli. In queste famiglie certamente regneranno la pace, la concordia, e il santo timor di Dio. Infelici invece sono coloro che, trascurata la fede, l’umanità’ e l’amore pensano tutt’altro fuorché ad educare i figli. A questi bisogna mostrare che dalla buona educazione dipende in gran parte la salvezza dei figli e anche la loro. Dopo il Battesimo, Cristo stesso presenta i figli ai genitori dicendo: Prendete questo bambino ed allevatelo per me. Vi do la cosa più’ cara che io abbia al mondo: coltivatela. I genitori sono dunque luogotenenti di Dio verso i loro figli e hanno la responsabilita’ di renderli degni del Cielo. Da piccolo facilmente si apprende il bene perché l’età della giovinezza è come una pietra da lavorare disposta a ricevere ogni vizio o ogni virtù. Diventa difficile apprendere tutto ciò una volta cresciuti. Da qui il suo invito “Educate i figli dicendo loro: Ricordati di Dio tutti i giorni della tua vita, non commettere il male e non omettere il bene. Guarda con occhi compassionevoli i poveri e Dio guarderà te con occhio compassionevole. Se sarai ricco dona al povero. Fuggi le cattive compagnie e consigliati con le persone da bene”. Se queste istruzioni si udissero in tutte le famiglie cristiane, come cambierebbe la faccia del cristianesimo!” Patrizia
  • 4. Perchè andare in Chiesa? Nel mondo frenetico incontro al quale andiamo ogni mattina, ogni persona si trova costantemente a dover scegliere la propria strada, e per come siamo messi con i fondi per la viabilità, è naturale che il cammino quotidiano risulti essere piuttosto dissestato. Così, non possiamo fare altro che concentrarci, ora più che mai, su necessità di tipo materiale: problemi di lavoro, di denaro, di competizione verso chiunque attraversi la nostra strada. Il genere umano ha costruito nel tempo una società fondata sull’apparire e sull’individualità, che conduce a dimenticare quasi del tutto ciò che di più bello abbiamo e portiamo dentro. E’ solo quando arriva il buio del dolore o dell’amarezza che l’anima, fatta di spirito e di coscienza che spesso ignoriamo, riemerge bussando alla nostra porta. In quel momento, ci ricordiamo che la gioia non viene solo da una vincita alla lotteria, ma anche dal semplice contatto con gli altri, anche solo grazie a un sorriso. Ma chi per primo dovrebbe saziarci al banchetto dell’anima è quel ‘prossimo’ che ogni tanto i buoni cattolici dovrebbero andare a trovare, del quale spesso ci si ricorda solo se è migliore del ‘precedente’: il prossimo-prete. Il punto è: perché andare alla messa? In fondo, la persona comune è quella che arriva al fine settimana stanca morta per aver lavorato almeno 5 giorni senza sosta e non ha alcuna intenzione di fare qualcosa di diverso dallo sdraiarsi sul divano e appisolarsi davanti alla tv. La sola idea di dedicare un’ora intera a pregare, cantare e ascoltare la solenne predica di un sacerdote, a tale soggetto farebbe venire un peso sullo stomaco così gravoso da incollargli istantaneamente le gambe al divano. Scientificamente, sindrome da stress. Al ragazzo, gravato di lezioni, studio e ballo da discoteca non stop, fischierebbero tanto le orecchie da farlo correre a prendere le cuffiette e ad alzare il volume per non sentire il fischio stesso. Cosa dire dell’anziano? Beh, venite in chiesa e lo vedrete. Ma qualcuno c’è ancora, oltra ai nostri nonni, che partecipa alle funzioni. Chi glielo fa fare? Magari ci guadagna il Paradiso, andando a trovare il prete che è solo, quindi bisognoso di cure. Oppure ci va per farsi una bella passeggiata all’aria aperta, sempre che lo smog non superi l’ossigeno disponibile nell’aria. O ancora, per sfoggiare il vestito nuovo o la collana costata un capitale. Forse lo fa per scaldare il banco ed evitare alle donne delle pulizie di spolverarlo di nuovo, per riscaldare l’aria alla vecchia maniera, come si faceva con l’asinello e il bue, per risparmiare sul riscaldamento, o ancora, per far sentire a chi si siede davanti quanto canti bene. Oppure per dimostrare che, dopo decine di anni di astinenza, si ricorda ancora le preghiere. Magari ci va semplicemente per tradizione, o per fare un favore ai genitori, o per dare l’esempio ai figli, o ancora perché quel giorno si commemora un parente defunto. Oppure perché sono stati invitati (ma mica da Gesù!) da un parente che fa battesimo, cresima e comunione tutte insieme e, per risparmiare, visto che ci sta, si sposa pure. In realtà molti vanno a messa per incontrare Gesù, in quanto possiedono il dono della fede e il cuore aperto alla speranza. Però è vero anche che molte persone hanno perso davvero il senso della partecipazione alla vita cattolica. Per molti, partecipare alle funzioni è una imposizione, per ragioni di tempo, pigrizia o perché davvero non c’è più motivo di credere in qualcuno. Eppure, qualcosa di bello deve pur esserci. Chiudete gli occhi, aprite le orecchie e lasciatevi guidare dal cuore. Beatrice