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Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Pisticci Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Evoluz. Agglomerato Urbano Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Sul Campo Itinerario Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico   ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “G. FORTUNATO” Sezione Liceo Classico  P I S T ICCI   “  Un Cicerone tra i banchi” Progetto realizzato con fondi  FSE Basilicata 2007 – 2013 DGR n. 1587 del 10 – 10 – 2008   Rafforzamento e qualificazione dell’Offerta formativa scolastica Azione CG1   DOCENTE REFERENTE  prof.ssa  Laura Capistrano   Titoli di coda
Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Presentazione Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Pisticci Vista Aerea Le Frane Il Progetto “Un Cicerone tra i banchi” realizzato con i fondi FSE 2007-2013 nasce dalla constatazione della scarsa affezione che i giovani  nutrono nei confronti dei luoghi che abitano, tendenza imputabile in parte alla superficiale conoscenza della propria terra. A questa tendenza non sfuggono le nuove generazioni del nostro paese, Pisticci, che negli ultimi venti anni hanno fatto registrare una vera e propria “corsa all’abbandono”: ci si allontana in massa, seguendo una moda collettiva, alla volta delle sedi universitarie o nella speranza di un lavoro proficuo ma non sempre gratificante e inseguendo il miraggio delle grandi città con le relative attrattive, ci si aliena nel loro anonimato, nei loro ritmi frenetici di vita e si finisce col “ritornare a casa” solo per le grandi occasioni  o col considerare il proprio paese come un luogo di villeggiatura.    Al contrario, bisognerebbe vivere il proprio territorio, abituare i giovani a conoscerne ed apprezzarne la storia e le tradizioni; bisognerebbe inculcare nelle nuove generazioni l’amore per la propria terra, il desiderio di difenderla e farla crescere, la volontà di individuare le potenzialità lavorative insite in essa ponendo l’accento su un nuovo volano della economia locale, il turismo.   Il Progetto risponde a questa finalità: far “scoprire” ai giovani  il loro paese, Pisticci, caricandolo di una identità storico-culturale specifica nel contesto del metapontino perché essi possano operare produttivamente nel loro territorio.   Perché il modo di procedere non fosse nozionistico e pedante la metodologia adottata è stata di tipo pratico- operativo: abbiamo fatto appello alla nostra fantasia “inventando” l’esperienza del viaggio virtuale. Ma viaggiare non è solo mettersi per strada. Abbiamo fissato innanzitutto  una meta , il territorio e l’abitato di Pisticci;  una carta stradale  col percorso ben chiaro, ovvero l’itinerario di viaggio con le tappe ben segnate ; poi abbiamo pensato ad  uno zaino con le provviste adatte , ovvero tutte quelle informazioni di storia, di archeologia, di urbanistica che abbiamo appreso sul nostro paese, grazie alle quali siamo in grado di comprendere meglio la realtà presente. Nel momento in cui mettevamo da parte le nostre provviste, scoprivamo presenti nel piccolo del nostro paese molti di quei contenuti di studio che erano stati letti sui libri di storia, di arte, di geografia e che nelle lezioni frontali erano sembrati tanto noiosi ed inutili da memorizzare.  Questo metodo di lavoro, con esperienze sul campo, lavoro di équipe, didattica laboratoriale, alternativo rispetto alla didattica curricolare, ha suscitato entusiasmo in tutti, alunni e docenti ed ha fatto lievitare l’interesse: i ragazzi, come tanti piccoli ricercatori si sono trasformati in veri protagonisti della azione didattica ed hanno “scoperto” rilevanti notizie sul patrimonio paesaggistico, storico-artistico ed antropologico del nostro paese rimanendone affascinati. Abbiamo pensato poi, che le conoscenze acquisite meritavano di essere divulgate. Perciò  abbiamo immaginato di essere tanti “Cicerone” che, tra i banchi della nostra scuola, divenissero, a livello sperimentale, altrettante guide turistiche pronte ad illustrare, in una simulazione di visita guidata, i luoghi più significativi di Pisticci ad un eventuale gruppo di turisti provenienti da una delle strutture alberghiere site in loco.    Ma suvvia… ripercorriamo il nostro viaggio di studio e di avventura, prima con la ricerca, poi con l’azione sul campo…. Il nostro percorso inizia dalla definizione delle coordinate spazio-temporali di Pisticci.     PRESENTAZIONE Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
    Il territorio del Comune di Pisticci è compreso tra il tratto finale del fiume Basento (Cassento) a Nord e il torrente Cavone (Salandrella) a Sud,  e confina con i comuni di Scanzano, Montalbano J.co, Craco, Ferrandina, Bernalda. Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici IL  TERRITORIO  DI  PISTICCI Evoluz. Aglomerato Urbano Presentazione Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
      « ... Bianca sul suo colle argilloso la piccola città silente, sovrana coronatrice del vasto paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone, svetta da vie tortuose e chiare. Il sole indugia in lunghi ozii meridiani fra le ospitali case basse e cuspidate, sullo sfondo delle montagne gibbose orlate di agavi aguzze, di secolari ulivi e di fichi d'india... » CONCETTO VALENTE Pisticci sorge sulle ultime vette del sistema  montuoso lucano che degrada nella piana jonica di Metaponto; il paese si localizza su una collina argillosa e brulla, il  Monte  Finese  a 365 metri sul livello del mare, collina che comprende tre vette:  Serra   Monte Corno  sul lato Est , Serra S.Francesco  al Centro   e  Serra Cipolla  sul lato   Ovest .                Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici PISTICCI Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Itinerario Gastronomico e Folklorico
LE  “VARRE” Provenendo da Est (Strada Statale 106 Jonica-Strada Provinciale Pisticci-S.Basilio) si accede al paese per una via di tornanti che si snodano sui fianchi della collina: è la strada delle  “Varre” , recentemente ammodernata, sede anche di una edicola-cappella dedicata a S.Maria della Neve.           Evoluz. Aglomerato Urbano Presentazione Il Territorio Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
      Dal lato Nord l’abitato è collegato all’arteria stradale principale (Strada Statale 407 Basentana) da una moderna galleria (Galleria S.Rocco) inaugurata nel 2001, che rende scorrevole il tragitto bypassando la serie dei fastidiosi tornanti. Presentazione Il Territorio Le Varre Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici LA  GALLERIA  “ San Rocco ” Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
Il paesaggio brullo e cretoso  è dominato da una vegetazione spontanea di  cespugli di salsuggine (“ a saltusc’n ”) e di fusti di agavi (“  l’ fuot’r ”) e solo a tratti si ravviva grazie ai terrazzamenti di pini marini, acacie (“  l’ caggj ” ) e, in primavera, del finocchio selvatico. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Le Frane Cenni Storici IL  PAESAGGIO  CALANCHIVO  (1 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  E’ il suggestivo e scenografico paesaggio dei  calanchi , una rete di solchi e di valli minuscole che le acque di ruscellamento producono non incanalandosi nel terreno argilloso.   A prima vista il  paesaggio calanchivo  sembra uniforme, avvolto in un silenzio quasi da atmosfera lunare; eppure, ogni calanco è diverso dall’altro: si distinguono i  calanchi a lama di coltello , le  biancane , calanchi ricoperti in estate da una patina bianca, i  calanchi mammellonati , bianchi e tondeggianti, i  fossi calanchivi  posti l’uno accanto all’altro, solcati da sottili crinali. Sembra che qui i giganti abbiano impastato con le loro mani l’argilla per giocarci e incidere solchi profondi lasciando impresse le impronte delle loro dita.   In ogni scorcio il paesaggio calanchivo appare sempre uguale a se stesso, ma ad ogni pioggia, ad ogni temporale il paesaggio cambia perché il terreno impermeabile e poco coerente cede e frana…E tutto non è mai come prima….. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Le Frane Cenni Storici IL  PAESAGGIO  CALANCHIVO  (2 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  La instabilità geologica e i rischi del paesaggio calanchivo sono ben noti a noi Pisticcesi che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la drammaticità degli eventi franosi, alcuni dei quali hanno radicalmente modificato l’impianto urbanistico del paese. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea LE FRANE Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
       Sul territorio di Pisticci le prime tracce di vita risalgono all’età del bronzo ( contrada San Vito, Serre ) e nell’età del  ferro, è attestata la presenza di comunità indigene dedite alla pastorizia. Contemporaneamente, sempre durante l’età del ferro gli indigeni  Enotri diedero origine a vari nuclei abitati tra cui si distinse quello localizzato sulla collina della Incoronata, zona a ridosso del fiume Basento, tra  le attuali località S.Teodoro e la frazione di Marconia. L’arrivo dei Greci (Achei) nell’ VIII sec. a.C., in clima di seconda colonizzazione greca,  determina uno spostamento degli indigeni Enotri: dalla zona dell’Incoronata essi arretrarono verso l’interno raggiungendo la  collina di S. Leonardo  e da qui, probabilmente, la collina di Monte Finese (futura collina di  Pisticci). In questo periodo ebbe inizio la commistione tra l’elemento indigeno e i Greci e ci si comincia ad organizzare in comunità strutturate, concentrate in un unico centro abitato: sulla base dei ritrovamenti archeologici ( Vedi ITINERARIO ARCHEOLOGICO ) pare che sul Monte Finese i nuclei abitati fossero tre e che nel IV sec. a.C. l’abitato fosse molto fiorente e sia stato addirittura circondato da un impianto difensivo. Qualche secolo più tardi (III a.C.) su una delle colline in cui sorgerà il paese, SERRA MONTE CORNO, fu istituito un presidio militare ad opera dei Greci metapontini, mentre il nucleo abitativo vero e proprio si concentrava nella zona Sud-Ovest, sulla collina di SERRA CIPOLLA e, a grandi linee, comprendeva gli attuali rioni della  Terravecchia  e del  Dirupo  posti allora sullo stesso livello. In questo castello fortificato trovarono riparo i Metapontini in occasione della guerra tra Taranto e Roma: schieratisi dalla parte di Taranto, i Metapontini sbandati in seguito alla sconfitta di Pirro (battaglia di Eraclea 278 a.C.) e alla sconfitta di Lucani e Sanniti ad opera del console romano Fabrizio, dovettero essere ben accolti dagli abitanti perciò diedero al territorio nome  Pistoicos   cioè  luogo sicuro  perché allocato su un monte difficilmente raggiungibile e lo definirono  Pisticium fidele  perchè, mentre tutte le altre roccaforti metapontine della zona avevano tradito passando dalla parte dei Romani, solo Pisticci resisteva. I Romani, dopo aver distrutto Metaponto come riferisce Tito Livio, assegnarono ai Metapontini il castello di Pisticci che ben presto attrasse a sé le popolazioni della piana jonica settentrionale devastata dalla guerra, dalla malaria e dalle incursioni piratesche, divenendo un centro abbastanza popoloso. Segue per Pisticci un periodo di abbandono e di degrado imputabile al disinteresse della dominazione romana e bizantina, con la decadenza delle attività artigianali e commerciali e il ritorno all’agricoltura e al latifondismo.  Nel VI-VII sec.d.C. Pisticci rinasce grazie all’arrivo dei monaci Basiliani che crearono sulla collina del MONTE CORNO  un nucleo abitato, il “ Casale ”, luogo in cui si professava il culto per la Vergine Maria.   Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane CENNI  STORICI  (1 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
   Il territorio passò poi  nelle mani dei Normanni che istituirono intorno all’anno Mille il FEUDO DI PISTICCI comprendente il centro abitato e la contrada S.Basilio in prossimità della costa, ove si costruì un castello-fortezza. In ogni feudo normanno risiedeva un conte con funzione di sovrano e feudatario. Tra i feudatari normanni a Pisticci si distinsero i  Maccabeo . Emma, moglie di Rodolfo Maccabeo e sorella del re Ruggiero I donò il monastero di S.Maria del Casale ai Benedettini del monastero di S.Michele Arcangelo di Montescaglioso. A quell’epoca risale la presenza dei Benedettini a Pisticci e verso la metà del XII sec. tutto il territorio di Pisticci apparteneva alla contea di Montescaglioso. Nel  1133  il re Ruggiero II donò all’abate di S.Maria del Casale di Pisticci la chiesa di S.Basilio con l’annesso feudo. Nel 1212 il feudo di Pisticci come altri feudi della Basilicata tra cui il baronato di Montescaglioso passò nelle mani della  famiglia Sanseverino  del Principato di Salerno; successivamente l’Abbazia del Casale e il Feudo di S.Basilio per disposizione del papa Niccolò V passarono sotto la giurisdizione e il dominio dei  Certosini di S.Lorenzo di Padula . Nel 1553 i Sanseverino perdettero il Feudo di Pisticci che fu acquistato da Pietro Antonio Spinelli. Nel 1595 la terra di Pisticci fu comprata da  Don Bernardino De Cardenas , conte dell’Acerra e marchese di Layno, la cui famiglia regnò a Pisticci con onestà e rettitudine fino alla costituzione della Repubblica Partenopea (1799) quando, con la legge di Gioacchino Murat sulla abolizione di feudi per il reame di Napoli, i beni del feudo di Pisticci vennero venduti all’asta e il castello venne acquistato dalla famiglia Rogges. L’Università di Pisticci divenne Decurionato e tale rimase fino alla metà dell’Ottocento. Nella prima metà di questo secolo anche a Pisticci si avverte l’eco dei moti liberali e di una ventata di patriottismo. Con la costituzione del Regno d’Italia le amministrazioni comunali si trasformarono in Municipi: le cariche pubbliche furono ricoperte dalle famiglie Rogges e De Franchi (il primo sindaco di Pisticci fu Nicola De Franchi) per tutta la seconda metà dell’Ottocento. Anche il territorio di Pisticci risentì altresì della piaga del brigantaggio e conobbe in maniera indiretta l’opera delle bande di Nicola Crocco, Ninco Nanco e Nicola Pagnotta. La storia del primo Novecento è ben nota a tutti: il paese è passato attraverso l’esperienza delle due grandi guerre e del Fascismo, ha avuto i suoi piccoli balilla e i suoi morti nell’ARMIR, quindi la ricostruzione.  Pisticci, paese dedito prevalentemente all’agricoltura, nel corso degli anni ’60 ha gradualmente trasformato la sua economia con l’insediamento delle prime fabbriche nella Val Basento e a partire dagli anni ’80 ha fatto registrare un discreto sviluppo turistico con lo sfruttamento della zona costiera di  Marina di Pisticci , ove sorgono i complessi turistico-residenziali del  Club Mediterranèe ,  Villaggio S.Basilio ,  Villaggio Ti.Blu Tivigest ,  Villa degli Argonauti Resort .     Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea CENNI  STORICI  (2 di 2) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  Il nome  PISTICCI  scritto in vari modi (  Pisticcio  –  Pistecjo  –  Pesticci  ) ha due diverse etimologie:     Ø      la prima , attestata dal  “Libro Negro di Pisticci”   lo vuole derivante dal greco πίστις  (=  sicuro/fedele ) e   οίκος (=  luogo ).     Ø      la seconda  è stata avanzata dallo  storico Giuseppe Racioppi:  il nome “Pisticci”  deriverebbe dal francese antico   Pestiz   o dal  basso latino  Pesticius   e significa   “terreno pascolativo ”. Questa etimologia pare alquanto improbabile, considerato il territorio di Pisticci, brullo e argilloso,  poco adatto al pascolo.   La prima etimologia è certo la più attendibile perché supportata dalle testimonianze di storia locale ovvero dalle vicende della battaglia di Eraclea (vedi CENNI STORICI) e trova conferma nella immagine dello STEMMA di Pisticci.  Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane ETIMOLOGIA Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea      Lo stemma di Pisticci, scolpito sul frontone della chiesa rurale di S.Vito in località Accio Soprano, presenta una spiga dorata in un campo azzurro e, alla sinistra la lettera M ( Metapontum ), a destra la lettera P ( Pisticium ). La spiga dorata in campo azzurro era l’iconografia dello stemma di Metaponto; l’affinità, perciò, testimonia che Pisticci era una sub-colonia di Metaponto.     LO  STEMMA di  PISTICCI Itinerario Sul Campo Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea ITINERARIO  ARCHEOLOGICO   La storia archeologica di Pisticci si snoda attraverso le vicende storiche dell’abitato nei secoli IX-IV a.C. Tutto nasce dal  SITO DELL’INCORONATA , località situata sul lato destro del fiume  Basento,  nella zona tra Tinchi e la collina di  S. Leonardo  raggiungibile dalla S.S. 106 Jonica  imboccando la S.P. Destra Basento. In questa zona che un tempo era di confine tra il territorio della  Siritide  e quello di  Metaponto ,   a partire dall’età del ferro (IX sec. a.C.)  si concentrarono numerosi centri indigeni tra cui spiccava, su di un pianoro isolato dalla rilevante posizione strategica, il nucleo dell’Incoronata. Qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce uno dei tanti insediamenti enotri del Metapontino risalente all’età del ferro. Il villaggio con capanne aggregate, abitazioni di forma circolare e necropoli, viveva prevalentemente di agricoltura e di allevamento.  Nell’ VIII sec.a.C., in clima di seconda colonizzazione greca esso fu raggiunto dai coloni greci che si sovrapposero agli indigeni: questi ultimi arretrarono verso l’interno raggiungendo la collina di  S. Leonardo  e da qui probabilmente la collina di Pisticci. Intorno alla metà del VII sec. l’insediamento greco dell’Incoronata fu definitivamente distrutto forse a causa della rivalità tra le colonie di Siris e quelle di Sibari e Metaponto.  Il sito dell’Incoronata, ancora oggi oggetto di studi e scavi archeologici, è di rilevante importanza per la presenza di tombe, fornaci, ceramiche di stampo enotrio e greco.   Nel  CENTRO ABITATO  di Pisticci il percorso archeologico deve tener conto dei numerosi ritrovamenti tombali che gli scavi archeologici condotti nel sottosuolo dell’abitato a partire dalla metà degli anni ‘30 del 1900 hanno portato alla luce. Esse hanno fatto sì che l’abitato della collina di Pisticci risulti diviso in  tre necropoli : la prima localizzata nell’attuale centro ( ex edificio scolastico di via Cantisano, via Di Giulio, via Mario Pagano, corso Margherita); la seconda nella Matina soprana (via XX settembre, via Gramsci, via De Pinedo); la terza nella contrada  Santa Croce , nei pressi di  Santa Maria del Casale .  Considerata l’esistenza delle tre necropoli si può ipotizzare  sulla COLLINA del MONTE FINESE (futura Pisticci) l’esistenza di altrettanti nuclei abitati risalenti all’VIII –VII sec. a.C., in uno dei quali, serra Monte Corno, sarebbe poi sorto nel III sec.a.C. il castello fortificato di Pistoicos per iniziativa dei Greci metapontini. Dai corredi funerari rinvenuti in queste tombe si evince come l’elemento enotrio indigeno e i colonizzatori achei della madrepatria si siano fusi alquanto armonicamente finchè,  a partire dal VI sec. si fa più insistente la presenza dell’elemento greco; in particolare, le tombe del V-IV sec. hanno restituito numerosi vasi di stampo greco (ceramica a figure rosse) che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di più officine di produzione della ceramica nell’abitato di Pisticci in cui sarebbero stati operativi “il  pittore di Pisticci ” ed “ il  pittore di  Amykos ”, probabilmente attici trasferitisi nel Metapontino dopo la fondazione di  Thuri  da parte di Atene. Il contatto tra gli indigeni e il mondo greco della costa è accertato dai frammenti vascolari ritrovati  nella  fornace di via Cammarelle  (prima metà del VII sec. a.C.), una grande fossa di scarico scoperta nel 1943 ed in un  pozzo scavato nell’argilla in via Mario Pagano  rivenuto nel 1980. Ultimamente (2008) durante i lavori di pavimentazione della piazza antistante la Abbazia del Casale, sono venute alla luce delle tombe di età tardo antica (IV secolo a.C.). Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane EVOLUZIONE dell’AGGLOMERATO URBANO  (1 di 5) Cenni Storici Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea EVOLUZIONE  DELL’AGGLOMERATO  URBANO  (2 di 5)   L’ubicazione di Pisticci sulle prime alture prospicienti il Mar Jonio, a contatto con le fertili valli del Basento e del Cavone, suggerisce origini tattiche, difensive ed economiche che vanno ricercate tra le vicende storico-archeologiche del Metapontino.    Pisticci come centro urbano è attestato intorno al III sec. a.C. come sub-colonia di Metaponto. I Greci metapontini, soliti abitare in pianura, avevano costruito sulle colline circostanti dei presidi militari di  rilevante importanza strategica ai fini dell’avvistamento dei nemici ma anche per rifugiarvisi in situazioni di emergenza. Pisticci era originariamente uno di questi castelli fortificati, situato sulla collinetta orientale del Monte Finese, SERRA MONTE CORNO (attuale zona del  Casale ) e faceva parte di questo sistema di luoghi strategici lungo la valle del Basento a protezione della organizzazione produttiva e insediativa. La salubrità e i vantaggi climatici possono aver favorito l’insediamento umano fisso sulle alture del Monte Finese, soprattutto a seguito dell’impaludamanto e della insicurezza della piana di Metaponto in epoca romana e barbarica. Il nucleo abitativo originario si concentrava nella zona Sud-Ovest, sulla collina opposta di SERRA CIPOLLA e, a grandi linee, comprendeva abitazioni situate sugli attuali rioni della  Terravecchia  e del  Dirupo  posti allora sullo stesso livello; esso era nato ad opera degli indigeni Enotri che, stanziati sin dall’età del ferro sulla collina della Incoronata, con l’arrivo dei colonizzatori Achei nell’VIII sec.a.C. (in clima di  Seconda colonizzazione greca ), erano andati progressivamente arretrando prima verso contrada S.Leonardo, poi verso il Monte Finese. Tra Enotri e Greci si era realizzata una discreta osmosi, come testimoniano i ritrovamenti archeologici nella zona di S.Leonardo (Vigna Paolicelli) e nelle tre necropoli di Pisticci ( Vedi ITINERARIO ARCHEOLOGICO ). In  epoca romana  Pisticci venne riorganizzata, alla pari degli altri centri del Metapontino. Il periodo delle invasioni barbariche e delle scorrerie dei Longobardi e degli Svevi favorisce il consolidamento del centro abitato di Pisticci nella zona occidentale. Con i  Normanni  poi fu creato il  FEUDO DI PISTICCI che comprendeva non solo il centro abitato ma anche la località di S. Basilio dove fu costruito il castello fortezza. In quest’epoca l’abitato urbano era dislocato su due colline:  Monte Corno o rione Casalvecchio  (attuale zona della Abbazia del Casale) e  Serra Cipolla  (attuale rione Terravecchia, zona idonea per l’avvistamento di eventuali incursori). Il centro storico si arricchì attorno al 1200 di una  cappella dedicata a S.Maria della Stella , situata in prossimità del castello che divenne il tempio religioso dell’abitato. La zona denominata Terravecchia è quella in cui si sviluppò appunto il primo nucleo residenziale della cittadina concentrato sul castello normanno e sulla chiesetta di S.Maria della Stella; esso era protetto da una cinta muraria  e costituito da edifici interni con impianto “ a vicinato ” o “ a corte ”. Avvenuta presumibilmente la saturazione entro la cinta muraria del castello, gli abitanti si sistemarono ben presto in un insediamento organizzato nella zona contigua oggi chiamata Montebello (attuale Piazza Plebiscito). I due nuclei si ampliarono a loro volta in borghi: il primo verso Nord-Ovest  (oggi  rioni Osannale e Loreto ), il secondo verso Est, presso l’attuale via Di Giulio. Intanto intorno alla collina del Monte Corno opposta all’abitato urbano con l’arrivo dei  monaci Basiliani  e la costruzione dell’Abbazia del Casale, si dislocarono varie abitazioni coloniche con le rispettive famiglie che vi risedettero fino alla fine del ‘600.  Fino ai secoli XV e XVI si può dedurre che Pisticci prosperasse per sane condizioni di vita, godendo di una certa autonomia economica e amministrativa. Nel 1557 i Padri Francescani Osservanti si erano insediati sulla collinetta centrale, SERRA SAN FRANCESCO,  in un bel convento eretto dal 1482 accanto alla chiesa di S.Maria delle Grazie ed a lei dedicato. L’aumento della  popolazione negli anni seguenti orienta la espansione urbana seguendo il crinale, sempre ad oriente verso il convento, con l’aggiunta di altri due quartieri sulle terrazze a meridione, quelli di  borgo Casalnuovo  in Terravecchia e  Croci .   Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  [P1]  Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea La  frana della notte di S. Apollonia (1688)  sconvolse in maniera significativa l’assetto urbanistico del paese originario: il versante Sud-Ovest della Terravecchia ( borgo Casalnuovo ) fu travolto completamente dal movimento franoso che provocò oltre 400 vittime e lo fece sprofondare nel sottostante burrone della Salsa (“ u vaddon da Salse ”); miracolosamente la frana risparmiò sia la  Chiesa Madre , fatta costruire a partire dal 1540 sulla cappella preesistente, sia la periferica  Chiesa di S. Giovanni al Fronte  dedicata a S. Giovanni evangelista (attuale chiesa della Concezione) che i Pisticcesi avevano costruito sul margine sud-Ovest del burrone della Salsa. I feudatari del tempo, i De Cardenas, misero a disposizione parte dei loro possedimenti fuori dall’abitato urbano, in  località Terranova  per alloggiare in case di nuova costruzione  le famiglie sfollate; tuttavia, forse per le esose richieste dei De Cardenas, forse per l’attaccamento dei Pisticcesi alla loro terra, il tentativo risultò fallimentare: pare che delle 200 case iniziate a Terranova solo poche siano state portate a termine e abitate realmente. In breve tempo gli sfollati ritornarono a Pisticci e avviarono la ricostruzione frettolosamente senza ripristinare nelle nuove dimore i tradizionali voltoni in mattoni a copertura, ma coprendo le nuove casette, le “ lammie ”, con semplici canne intrecciate; inoltre, l’originario impianto urbano  “a vicinato”  o “ a corte ” fu sostituito per motivi di sicurezza e di staticità da un impianto  “a schiera” , che prevedeva costruzioni di piccole dimensioni addossate le une alle altre a mo’ di schiera militare.  Dopo aver rafforzato il fronte franoso della Terravecchia con un sistema di contrafforti (attuale Loggia Belvedere in via Nicola Franchi) si costruì in un primo momento sul versante della frana assestata dando origine al  Rione Dirupo  (detto inizialmente  Rione Risorgimento ), poi nella zona  extra moenia  intorno al  Convento Francescano di S.Maria delle Grazie , (ubicato sulla collina centrale SERRA S. FRANCESCO). In questa zona si distinsero le costruzioni di  palazzo Giannantonio  (nei pressi dell’attuale Piazza dei Caduti) e di  Palazzo Laviola  (attuale “Palazzotto” ubicato in via Cavour). In un secondo tempo, in seguito anche al notevole incremento demografico, si edificò intorno alle tredici case che, risalendo dal Dirupo, si affacciavano sul versante Sud-Ovest (ed avrebbero poi costituito il nucleo del  Rione Tredici ) e si continuò nella zona adiacente dell’attuale  Rione Croci  chiamato così perché nel 1752 erano state issate cinque croci in ricordo delle predicazioni missionarie ospitate nel paese. Infine si iniziò l’espansione verso Est ( rione Matina ). Sul finire del secolo XVIII  la regione fu oggetto di scorrerie da parte delle bande di briganti, fattore che contribuì ad accrescere la tendenza all’accentramento della popolazione nel nucleo protetto di Pisticci. Nelle zone di pianura in tale epoca, quale riferimento per i contadini sorgono varie cappelle votive: Santa Maria della Strada, S.Liborio, Sant’Angelo, Santa Maria del Pozzo, lungo la valle e, sulla salita per il paese, Sant’Anna della Rupe, San Pietro, Santa Maria delle Grazie. Dopo il 1815 con l’abolizione del feudalesimo iniziano nuove forme di organizzazione territoriale e amministrativa che culmineranno con la nascita del  Regno d’Italia. Nel  XIX sec . la collina di Serra S.Francesco è andata progressivamente popolandosi: si costruì sui terreni privati coltivati a vigneto dando origine ai  rioni   Marco Scerra  e  Picchione . L’urbanistica di Pisticci ha subito ulteriori trasformazioni nel corso del  XX sec . quando nacquero i  rioni Piro  (sulle terre appartenenti alla famiglia Giannantonio),  Matina  (sui terreni che vanno da Serra S.Francesco in direzione est, verso il Monte Corno) e  Cammarelle  (nell’ex orto Rogges). Con i  movimenti franosi degli anni ‘60-’70 del secolo scorso  la fisionomia dell’abitato urbano è completamente cambiata: in particolare la frana del 1976 ha determinato lo slittamento di buona parte del rione Croci e la popolazione ivi residente è stata trasferita in alloggi popolari nella vicina  frazione di Marconia ; allo stesso modo, molti Pisticcesi, temendo l’iterarsi di eventi franosi analoghi, hanno preferito edificare nella zona pianeggiante di  Marconia  che può meglio soddisfare le rinnovate esigenze residenziali e sociali. Il futuro urbano è Marconia, ma Pisticci resterà capoluogo a tutti gli effetti, testimonianza di millenni di storia, con il suo sviluppo lineare iniziato da Occidente e concluso a Oriente, in una progressione di tempi lunghi, per tante generazioni simili per esigenze, modi di vivere e di produrre. EVOLUZIONE  DELL’AGGLOMERATO  URBANO  (3 di 5) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  [P1]  Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. RIONI  TERRAVECCHIA, OSANNALE, LORETO, DIRUPO  Il cuore dell’abitato originario di Pisticci era il  Rione Terravecchia  che comprendeva sul lato Sud-Ovest il  borgo Casalnuovo . Inglobate nella Terravecchia erano anche le poche vie della  contrada delle Fossate  (attuale  rione Osannale ) e, sul lato Nord-Ovest di Serra Cipolla, il nucleo del  rione Loreto  che  occupava i terreni un tempo proprietà Latronico e De Franchi. Dalla Terravecchia la notte di S.Apollonia del 1688 franò il costone Sud-Ovest di borgo Casalnuovo dando origine al  rione Dirupo . RIONE TREDICI e RIONE CROCI Entrambi si affacciavano anticamente sui calanchi della zona Sud-Est. Il  Rione Tredici  è così denominato dal nucleo originario delle tredici case che lo componevano.  Il  Rione Croci  , antico  Rione Belvedere  perché aveva la veduta sui calanchi, cambiò nome dal 10 Giugno 1752, quando vi furono issate cinque croci portate in processione dalla Chiesa Madre da altrettanti religiosi in occasione della predicazione missionaria voluta dall’arcivescovo Mons. Lanfranchi. Nel 1976 una frana lo distrusse quasi completamente determinando lo spostamento della popolazione nella frazione di Marconia; in seguito sul versante Sud fu costruito un muro di contenimento in cemento armato e, alla sua base, fu riservato spazio per la villa comunale e alcune strutture sportive (Circolo tennis, Calcetto). MUNICIPIO Intorno al Convento dedicato un tempo a S.Maria delle Grazie ed ora a S.Antonio da Padova, ha sede il  Rione Municipio  che prende il suo nome dalla presenza del vecchio palazzo municipale ora sede del Tribunale. In passato questo rione era denominato  Rione S.Francesco  per la presenza del convento francescano da cui  il palazzo municipale è stato ricavato. Nel 1900 il terrapieno adiacente al Convento è stato sterrato per ricavare Piazza Umberto I  ovvero Piazza Municipio principale luogo di accesso a Corso Margherita di Savoia, vero centro di aggregazione sociale del paese. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea EVOLUZIONE  DELL’AGGLOMERATO  URBANO  (4 di 5) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  [P1]  Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea RIONI MARCO SCERRA  e PICCHIONE  (raramente  Montebello ) Fino al ‘700 la zona Nord-Ovest del Convento francescano di S.Maria delle Grazie era un vasto vigneto lottizzato in piccole proprietà private. Il boom edilizio che interessò Pisticci dopo il fallimentare tentativo dei De Cardenas di spostare il paese nella contrada Terranova spinse i cittadini a edificare sui vigneti privati a Nord-Ovest; nacquero così i  rioni Marco Scerra  e  Picchione. Il primo deve il  suo nome al brigante Marco Scerra, proprietario della vigna su cui fu edificato il rione; il  Rione Picchione  ha nome dalla famiglia gentilizia dei Picchioni ed è sede di una chiesetta la  cappella di Picchione. EVOLUZIONE  DELL’AGGLOMERATO  URBANO  (5 di 5) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea ITINERARIO SUL CAMPO   Abbiamo ipotizzato che l’eventuale turista parta dalla costa jonica della  Marina di Pisticci,  zona di recente sviluppo che ospita in circa 8 Km di spiaggia i complessi turistici di  Borgo S. Basilio – Villaggio Ti Blu  –  Villa degli Argonauti . M. Pisticci S. Basilio S. Leonardo Marconia Pisticci Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  [P1]  Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. Dopo aver ammirato le bellezze del paesaggio naturale (una maestosa pineta e la limpidezza delle acque dello Jonio), imbocchiamo dalla Strada Statale 106 Ionica lo svincolo di Bivio Franchi e proseguiamo per la Strada Provinciale Pisticci-mare. Percorso qualche Kilometro, ci   troviamo sulla sinistra nei pressi del   CASTELLO DI S.BASILIO . Titoli di coda
La  Masseria-castello di San Basilio  fu costruita intorno al VII sec dai monaci Basiliani; divenuta poi proprietà dei Normanni, fu da questi donato ai Benedettini dell’ abbazia di  S.Maria del Casale  di Pisticci e nel 1451 divenne proprietà della Certosa di Padula. Nel 1830 l’intera tenuta di  S.Basilio  venne acquistata dai Ferrante di Ruffano che la cedettero ai marchesi Berlingieri, attuali proprietari. Le vicende di tali passaggi di proprietà sono testimoniate dai tre stemmi in pietra sovrastanti l’unico portale di accesso al castello: S.Michele Arcangelo, la graticola di S.Lorenzo, lo stemma araldico dei Berlingieri. Il complesso architettonico del castello ci è pervenuto quasi intatto, con poche aggiunte rispetto all’originale. Esso si sviluppa intorno alla  corte centrale , dove si affacciano gli edifici del refettorio, della cucina, del dormitorio, della biblioteca, della sala capitolare; importante è, nell’angolo Ovest, la  torre di avvistamento del Re Ruggiero  (fine sec. X – prima metà sec. XI) di forma quadrata, alta 18 metri, utilizzata per controllare il litorale dagli eventuali sbarchi dei saraceni; la torre poggia su di un alto basamento in muratura ed era collegata al resto dell’edificio da un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte ad arco in muratura. Nel periodo dei Certosini fu inserita nel lato Est del castello una costruzione rettangolare  (la attuale sala ricevimenti) ed una torre cilindrica. Adiacente al portale di ingresso della corte, nell’angolo tra il perimetro quadrato dell’impianto originario e la facciata di ingresso, sorge la  Cappella  che, costruita nel XVIII sec., sostituì quale sede delle funzioni religiose la chiesetta originaria dell’XI sec. Titoli di coda
Risalendo dalla strada provinciale Pisticci-mare si giunge alla frazione di  MARCONIA . Sorta nel 1938 in località  Bosco Salice , prese il nome di “Villaggio Marconi” per onorare la memoria dello scienziato Guglielmo Marconi morto due anni prima. Marconia fu voluta dal regime fascista con la funzione di colonia confinaria in cui tra il 1939 e il 1943 furono concentrati ben 1600 confinati politici con l’obbligo del lavoro forzato per bonificare la zona circostante e guadagnarla all’agricoltura.  Divenuta frazione di Pisticci nel 1956, è dagli anni ’70 in progressiva espansione edilizia anche a causa degli eventi franosi verificatisi in quegli anni a Pisticci che hanno spinto le amministrazioni comunali del tempo ad allocare la popolazione a Marconia, in case popolari; successivamente, per la mancanza di zone edificabili a Pisticci si è preferito spontaneamente spostarsi su Marconia ed oggi la frazione ospita quasi la metà della popolazione di Pisticci.   Suo centro urbanistico e sociale è  Piazza Elettra , dal nome della figlia di Marconi, ma ricordiamo anche la bella  Chiesa di S.Giovanni Bosco  del 1998 e  Piazza Bologna  con il monumento al confinato politico opera dello scultore napoletano Raffaele Fienca.   Titoli di coda
Oltrepassata Marconia, lungo la strada provinciale sorgono le frazioni del  CENTRO AGRICOLO  e   TINCHI  quest’ultima importante per la ubicazione dell’ Ospedale Civile . Proseguendo sempre sulla strada provinciale Pisticci-Mare si giunge alla contrada S.Leonardo con la cappelletta omonima: da qui il paesaggio verdeggiante e coltivato lascia il posto al paesaggio dei Calanchi. Proseguendo attraverso i caratteristici tornanti delle “Varre”, arriviamo a   PISTICCI . Titoli di coda
Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Pisticci Paesaggio Calanchivo Le Frane ITINERARIO PISTICCI Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Gastronomico E Folklorico Titoli di coda 1 2 4 3 6 5 11 10 7 8 9 12 13 3
All’ingresso del paese sull’altura orientale detta  Collina Serra Monte  Corno , sorge l’  Abbazia   di S. Maria la Santità del Casale , ove era praticato il culto e la devozione per la Madonna della Salute (“ Maria la Sanità ”). Il complesso fu edificato intorno al 1087 per volontà di Emma e Rodolfo Maccabeo sui ruderi di una antica chiesa  greco-bizantina  della comunità dei   Basiliani  e fu affidata dai feudatari normanni ai  Benedettini   di   Taranto. Dopo il saccheggio ad opera di alcune bande di Corsari,  il Casale con l’aggiunta del territorio di Appio e San Basilio fu donato da Emma ai Benedettini di  S.Michele Arcangelo di Montescaglioso  i quali, in virtù di agevolazioni fiscali, incominciarono a bonificare i terreni circostanti. Nel 1451 papa NiccolòV affidò l’amministrazione del Casale e di S.Basilio alla  Cerosa Cistercense di S. Lorenzo di Padula . I  Certosin i officiarono la chiesa fino all’Ottocento, poi l’intero complesso cadde in abbandono: nella chiesa fu allocato il mulino della famiglia Caruso, mentre del monastero rimasero solo ruderi.  Solo negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie all’impegno solerte del sacerdote don Leonardo Selvaggi, rettore del Santuario del Casale, sono iniziati i lavori di recupero del complesso abbaziale, così nel 2000 la chiesa è stata riconsacrata e riaperta al culto, mentre l’antico convento a fianco è in via di ricostruzione.  Titoli di coda
La  Chiesa del Casale , in stile romanico pugliese, presenta una facciata a salienti che rimanda alla divisione interna a tre navate contrassegnate da due file di pilastri sormontati da archi ogivali; il tetto è in legno a capriate, le absidi piatte, in pietra locale, lateralmente si aprono finestre monofore chiuse da splendidi mosaici in vetro. Nell’abside centrale si può ammirare la statua della Madonna col bambino, antica icona bizantina in legno veneziano. Di apprezzabile valore è il portale di stile normanno opera di scultori di scuola francese con figure di acanto spinoso, tigri e aquilotti scolpiti nei tre archi ogivali; esso è sormontato da un pannello bronzeo a forma di mezzaluna raffigurante l’incoronazione della Vergine da parte di Giovanni Paolo II nel Maggio 1991. Sul lato sinistro si eleva la torre campanaria, anch’essa restaurata negli ultimi anni.  Titoli di coda
Scendendo dal Monte Corno si giunge al primo incrocio del paese denominato “ Santa Croce” per la presenza di una cappelletta omonima del primo Novecento  contenente la  Santa Croce di Cristo. Sul lato destro dell’ incrocio si apre via San Donato, extramurale che, confluendo in via Cammarelle, porta ai rioni Cammarelle e Loreto; da Santa Croce  proseguendo dritto da via Vespucci si accede al rione Matine, precisamente alla zona della Matina Nuova o Pisciacchio. Titoli di coda
Il rione Matina ha il suo centro intorno alla  Chiesa di Cristo Re  costruita verso la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.    La Chiesa di Cristo Re a navata unica, è di stile moderno e presenta all’interno un mosaico con Cristo Trionfante.  Realizzata tutta in marmo, ripropone il motivo del mosaico nella facciata esterna. Nella piazzetta antistante la Chiesa che presenta le statue di  S. Pio ,  Madonna  e dell’ Arcangelo   Michele,  è stato ricavato un suggestivo spazio esterno per la celebrazione della Santa Messa nel periodo estivo.  Nei pressi della Chiesa hanno sede la Scuola Media “San Pio da Pietrelcina”, l’Istituto Superiore “G. Fortunato”,  alcuni uffici del Comune di Pisticci, la Caserma dei Carabinieri, il Commissariato di Polizia.   Titoli di coda
Tornando all’ incrocio di Santa Croce imbocchiamo l’ extramurale che porta al rione Dirupo. Titoli di coda
Lungo questa via , passando per la Villa Comunale e il Circolo Tennis sono visibili i  rioni Croci  e  Tredici  che si affacciano sui calanchi della zona Sud-Est. E’ possibile ammirare il muro di contenimento in cemento armato realizzato alla fine degli anni ’70 e, alla sua base, alcune strutture sportive (Circolo tennis, Calcetto, ecc). Titoli di coda
Tra le case diroccate si scorgono ancora i segni della frana del 1976 che distrusse quasi completamente il Croci determinando lo spostamento della popolazione nella frazione di Marconia Titoli di coda
Dal rione Croci, a piedi, si giunge al rione Tredici attraverso varie stradine. Titoli di coda
Proseguendo si giunge in  “Piazza la Salsa” ,  ingresso ad Est del rione Dirupo.   La piazza, che ripropone la struttura architettonica del teatro greco, con l’orchestra, le scene e la cavea, è stata rifatta nel 2005 e ribattezzata  “Piazza Jonny Lombardi”  in memoria del cittadino pisticcese emigrato in Canada.  In seguito a questo  intervento di riqualificazione presenta una pavimentazione in cotto, elementi di arredo urbano tra i quali si distinguono alberi di ulivo piantati a bella posta per non dimenticare la vocazione agricola di Pisticci e la  gradinata nella cavea per i posti a sedere. “ Piazza Jonny Lombardi” è oggi una adeguata cornice ad importanti manifestazioni culturali tra cui il  Dirupo d’oro , occasione di valorizzazione (e di premiazione) degli ingegni lucani distintisi nei vari settori Da “Piazza Jonny Lombardi”  soprattutto di sera  è possibile ammirare il suggestivo e scenografico spettacolo del centro storico del paese, in particolare il  Rione Dirupo . Titoli di coda
Il   Dirupo  per il fascino che emana, è stato inserito dal Ministero dei Beni Ambientali nell’ elenco delle Cento meraviglie di Italia da salvaguardare. Il  Rione Dirupo   costituisce una delle principali attrattive di Pisticci La sua architettura si snoda attraverso bianche casette allineate a schiera, casette che rappresentano il primo stadio di evoluzione di questa particolare tipologia di edilizia contadina: le “ casedde ” o “ lammie ” , costruite con pietre e mattoni legati da malta impastata con sola acqua e terra rossa, avevano nella loro forma originaria un tetto a cuspide ricoperto di tegole color creta; all’interno il soffitto era  costituito da  una trave  fissata al centro dei due muri maestri (“ u celm ”) a cui si appoggiavano canne intrecciate (“ u cannizz ”); col tempo questo tipo di copertura venne sostituita da una tettoia a due spioventi. Le  lammie   presentano una pianta rettangolare e una superficie di circa trenta metri quadri, tre muri in comune con le case adiacenti il fronte con affaccio sulla strada; tutto era rigorosamente tinteggiato in bianco sia per dare uniformità al caseggiato, sia per il basso costo dei materiali.  Titoli di coda
Le  lammie  erano allineate a schiera si sviluppano su doppi filari che di solito si adagiano sui pendii per ottimizzare l’illuminazione e favorire lo scorrimento delle acque piovane.  Titoli di coda
Nello stadio  evolutivo successivo la tipologia della  lammia  si fa più complessa: all’interno della casetta, sul fondo, viene ritagliato spazio per un soppalco destinato a ripostiglio (“ u  tavv’lat’  “) raggiungibile con una scala lignea mobile; in seconda battuta, come si può riscontrare dalle case edificate negli altri rioni di  Pisticci tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento, la  lammia  stessa viene soprelevata  in un primo piano divenendo “ lammia pu supran ”, abitazione su due livelli solitamente promessa in dote alle figlie femmine delle antiche famiglie contadine. Titoli di coda
All’ estremità del Dirupo, raggiungibile attraverso la fitta ed uniforme rete  di stradine regolari ed ordinate sorge la  Chiesa della Concezione . Titoli di coda
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Del primo nucleo della  Chiesa della Concezione  non si conosce con esattezza la data di costruzione. In origine il tempietto era intitolato a  San Giovanni al Fronte , dedicato a San Giovanni Evangelista ed era amministrato dai confratelli della  Confraternita della pietà . Alcune fonti ne datano la costruzione nel 1620; certamente esisteva già nel 1625, anno in cui fu istituita la  Confraternita dell’Immacolata Concezione , attiva a Pisticci fino al XX secolo per celebrare il culto della Madonna Immacolata, protettrice del paese fino alla metà del Seicento. Subito dopo la frana del 1688 la chiesa divenne la sede della confraternita e venne intestata all’Immacolata Concezione. In quello stesso anno ebbe il patronato della magnifica università.  La chiesa presenta la forma a carena di nave in perfetta armonia con la facciata. la pianta è a croce latina, l’altare è barocco e si può ammirare una tela settecentesca della vergine e un soffitto ligneo del Settecento dipinto a tempera. Il soffitto è diviso in due parti: nella prima campeggia la figura dell’Immacolata, nella seconda si può notare San Michele Arcangelo che solleva la spada per uccidere il demonio. Attorno si notano decorazioni di fiori e figure di santi. L’immagine dell’Immacolata presenta analogie nella scena e nella distribuzione dei colori con la tela che si trova nello spazio absidale della Chiesa del Convento di Pisticci realizzata dall’artista napoletano Andrea Vaccaro acquistata nel 1656 come ex voto per lo scampato pericolo dell’epidemia di peste. La statua della Vergine è collocata in una nicchia in cui si nota dipinta l’immagine della conchiglia, tipicamente barocca, simbolo di rinascita e di eternità. La facciata è molto semplice,  il portale d’ingresso richiama lo stile barocco ed è sormontato da due rosoni, mentre a lato si eleva il campanile. Titoli di coda
Dalla chiesa della Concezione è possibile ammirare il panorama del lato Sud-Ovest di Pisticci: i rioni Croci , Tredici  e  Dirupo…. Titoli di coda
… .il tratto finale di Corso Margherita con il muro di sostegno ( u’ muragghion’ ) costruito nel 1774 e la Chiesa di San Rocco; volgendo lo sguardo in alto a sinistra si distinguono i resti del castello medievale da cui scende via Nicola Franchi con le arcate del muro della  Loggia Belvedere , la Chiesa madre con il piazzale antistante. Titoli di coda
Ad occidente si possono ammirare la valle del Cavone (  “ a’ sal’car  ‘), il  massiccio della  Petrolla  ( a’ Petrodd’ ) e la zona di  “ Pagnotta” .  A proposito di quest’ultima zona, il toponimo rimanda ad una antica tradizione legata al brigante Nicola Pagnotta, capobanda nativo di S.Giorgio Lucano ed attivo nel primo Ottocento nel feudo di Policoro. Arrestato per il tradimento della sua amante e giustiziato a Potenza, si narra che il suo cadavere sia stato smembrato e le sue membra interrate nei luoghi in cui aveva commesso le più gravi efferatezze: la testa a Potenza, le braccia a Ferrandina, le gambe a Pisticci in quella contrada denominata appunto “Pagnotta” che oggi ospita lo spettacolo pirotecnico delle festività patronali. Titoli di coda
Attraversando le vie del rione Dirupo si sale in p.zza Plebiscito Titoli di coda
Salendo dall’ extramurale del rione Dirupo si giunge al  Rione Terravecchia , il cuore dell’ abitato originario di Pisticci da cui, la notte di S.Apollonia del 1688 franò l’attuale Rione Dirupo.    Titoli di coda
Il tessuto urbano delle origini, di stampo prettamente medievale, presentava una  struttura “a corte”  con piccoli nuclei di abitazioni affacciantesi su un’area comune detta corte; la corte più importante era inizialmente la piazza antistante la Chiesa perduta della Madonna della Stella, prima parrocchia,  su cui dava l’attuale Castello. Con la costruzione della Chiesa Matrice (Chiesa Madre) nel XIII secolo il fulcro delle attività si spostò più all’interno, nella piazza della Chiesa Madre: qui sorgevano le botteghe artigianali, i palazzi signorili dei Rogges, De Franchi, Santissimo, si svolgevano le fiere e i mercati. Il rione  era circondato da una cinta muraria i cui resti insieme ad  una delle porte di accesso alla città presso Palazzo De Franchi sono visibili ancor oggi in via Mazzini. Titoli di coda
In seguito alla frana del 1688 l’impianto urbano subì una modifica: si passò ad un  sistema di costruzioni “a schiera” ,  con costruzioni di piccole dimensioni addossate le une alle altre a mo’ di schiera militare. Questo nuovo modo di costruire è visibile nella sua versione quasi originale nella architettura del rione Dirupo.   La Terravecchia rimane una delle zone più suggestive di Pisticci: né il tempo né le operazioni di ammodernamento hanno del tutto cancellato il suo impianto medievale. Nel rione si ergono i resti del Castello feudale, la Chiesetta dell’Annunziata, la Torre Bruni, il Palazzo Rogges. Titoli di coda
Il  Castello normanno-svevo   era situato all’estremità sud ovest del rione Terravecchia, in  posizione strategica rilevante da cui si possono ammirare centri abitati come Craco, Stigliano, Ferrandina, Tursi e l’ultimo tratto dell’Appennino lucano con il  Monte Raparo e il Pollino, la valle del fiume Basento. Le prime notizie risalgono all’XI secolo, quando Roberto da Montescaglioso cedette il castello ad Arnaldo, vescovo di Tricarico; divenne poi proprietà delle famiglie Sanseverino, De Sanglo, De Cardenas, Spinelli, Rogges, finchè con la  legge di Mu rat fu venduto all’asta.  Originariamente era formato da un torrione di forma rettangolare con stanze ed ambienti a tutto sesto; sotto la torre vi era una grande cisterna-serbatoio per la raccolta delle acque piovane.  I lavori di ampliamento furono iniziati con la famiglia Sanseverino intorno al 1400  e completati nel 1500 dal feudatario Pietro Antonio Spinelli conte di Seminara. L’interno presentava due atri, il primo chiuso, l’altro scoperto, da cui, scendendo verso le cantine ci si immetteva in un fondo rustico coltivato con alberi da frutta, vigneto, giardino. Nel 1931 la parte centrale del castello, il lato destro e il portone furono demoliti per costruire il serbatoio dell’Acquedotto dell’Agri che avrebbe soddisfatto il fabbisogno idrico del paese.  Titoli di coda
Oggi del castello rimangono i resti della torre geometrica, la scuderia del conte adibita per qualche tempo a frantoio oleario ed alcuni vani. Titoli di coda
Tra le stradine della Terravecchia si può ammirare, in via Fusinato, la  Chiesetta dell’Annunziata , l’edificio più antico di Pisticci, costruito nel 1444 come cappella gentilizia della famiglia De Cardenas; accanto sorgeva un piccolo Ospedale, rifugio per infermi e poveri, opera di un certo Gemmata. Nel Cinquecento al tempio fu aggiunta una torre campanaria rifatta nel Settecento con due campane. La campana di oggi porta la data del 1559. Il tempio è stato restaurato parecchie volte, ma il restauro più consistente fu voluto nel 1816-17 dalla famiglia Viggiani cui era affidata la cura: in questa occasione fu rifatto il tetto, riparata la torre campanaria e abbellito l’altare con il dipinto dalla scuola napoletana, opera del pittore Giovanni Zito. La porta fu rifatta nel 1882, mentre gli ultimi restauri risalgono agli anni Trenta del secolo scorso.   Titoli di coda
Vicino la chiesetta dell’Annunziata sorge il  Palazzo De Franchi , della prima metà del ‘700, il cui portone di accesso, di fattura rinascimentale, si apre in via Mazzini. Titoli di coda
Nei pressi del Palazzo De Franchi, sempre in via Mazzini si conservano i resti di  una delle porte di accesso  alla antica città medievale e della cinta muraria. Titoli di coda
Dal castello si accede in via Nicola Franchi, strada sovrapposta al caratteristico muro ad arcate costruito come opera di consolidamento del rione in seguito alla frana del 1688. Da questo loggiato in muratura un tempo chiamato  Loggia Bellavista  è possibile ammirare l’accattivante spettacolo del Dirupo, con le sue casette bianche, le viuzze  regolari e, alle propaggini, la Chiesa della Concezione. Titoli di coda
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All’estremità di via N.Franchi  si apre  Piazza IX Febbraio   su cui si affaccia la  Chiesa Madre  con i suoi tre portali di ingresso. La  Chiesa madre  era inizialmente dedicata agli apostoli SS. Pietro e Paolo della terra di Pisticci,  successivamente fu chiamata  Chiesa Matrice . I lavori di costruzione furono avviati nel 1542 su sollecitazione  della popolazione che richiedeva un edificio sacro capace di accogliere sempre più fedeli. Questa sorgeva su una preesistente cappella del 1200 in stile romanico pugliese dotata di campanile con bifore, voluta dal feudatario di Pisticci duca Sanseverino, cappella che, a grandi linee, si conserva nell’impianto strutturale della navata sinistra. La pianta è a croce latina e lo stile è romanico-pugliese. Per la sua costruzione ci si rivolse ai mastri muratori di terra lombarda Pietro ed Antonello Laviola i quali, rifugiatisi a Pisticci perché accusati di omicidio, impiegarono molti anni utilizzando materiali di prima scelta provenienti dalla contrada Petrolla e scavarono le fondamenta in profondità . La facciata a salienti in stile romanico-pugliese mette in rilievo la divisione interna in tre navate e presenta un portale su cui è posta una formella decorativa raffigurante una spiga di grano. La  torre campanaria a pianta quadrata presenta la zona inferiore a parete compatta, la parte superiore con due ordini di finestre bifore, sormontata da una sommità cuspidata con una croce di ferro; in essa c’era una grande campana di bronzo del 1472.  Titoli di coda
All’interno le due navate laterali ospitano  varie cappelle ed altari gentilizi,  recentemente smembrati, con i paliotti addossati di legno dorato; gli altari a partire dal 1544 furono gradualmente dotati di  apogei  di ampie proporzioni adibiti a luoghi di sepolture delle rispettive famiglie aristocratiche. Si distingue dagli altri altari di tipo barocco l’altare della cappella del Santissimo Sacramento, opera del maestro di scuola fiorentina Sereno Lonati.  Sempre all’interno della chiesa si possono ammirare  il  pulpito  della metà del XVII sec. con le figure a rilievo dei Santi Pietro e Paolo e dei quattro evangelisti, il  fonte battesimale  ( metà XIX sec.) e  numerose tele  realizzate da ignoti autori lucani e da Tommaso Guerino e Pietro Antonio Ferri. Nella  cripta  è stato realizzato il presepe monumentale di scuola leccese ambientato nei calanchi. Nelle  sacrestie  ci sono pregiati armadi porta arredi policromi con sedili a cassapanca che coprono le pareti; i preziosi armadietti con stemmi gentilizi conservano manoscritti, registri parrocchiali e molti libri del XVI, XVII , XVIII sec. (tra i quali alcune opere del giureconsulto pisticcese Sebastiano Sinisi) questi ultimi ora affidati alla biblioteca comunale di Pisticci ( fondo Chiesa Madre ).  Titoli di coda
Scendendo dalla  Chiesa Madre  si giunge al  Rione Osannale  (antica  contrada delle Fossate )  che comprende solo poche vie ed è inglobato nel Rione Terravecchia. Il rione è tutto incentrato su di una piazzetta che ospita una croce in pietra bianca su di un basamento cilindrico in ricordo delle vittime che la banda del brigante Pagnotta, in  una delle sue scorrerie in territorio lucano, fece durante una irruzione a Pisticci, il 28 Febbraio 1808. Titoli di coda
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Quasi all’uscita del rione Osannale si erge la  Torre Bruni , una piccola torre a forma cilindrica diroccata a metà, di cui non si conosce l’origine ma si sa solo che risale ad un’epoca molto antica, secondo la tradizione addirittura al tempo della potenza di Metaponto. Era situata come posto di blocco all’ingresso del centro abitato che allora corrispondeva all’attuale rione Terravecchia ed era una torre-vedetta da dove si potevano controllare i movimenti che avvenivano nel territorio circostante in un periodo in cui erano molto frequenti gli sbarchi dei pirati e dei corsari turchi. Durante il primo brigantaggio fu utilizzata dalle Guardie nazionali pisticcesi.  Titoli di coda
Nei pressi della torre Bruni si erge il  Palazzo Rogges , proprietà dei  Rogges , famiglia rinomata di Pisticci e dall’importante ruolo civile. Titoli di coda
Scendendo dall’ Osannale e imboccando la via omonima si accede al  Rione Loreto .   Vi si distingue la  Cappella della Madonna di Loreto  (“Madonna del Rito”) che esisteva già nel 1500 come testimonia il  Libro Negro . Essa era costituita da un solo vano con volta a crociera  in quattro spicchi, realizzata con mattoni stretti ricavati dal vicino massiccio della  Petrolla , legati fra di loro da un misto di sabbia gialla reperibile solo nei dintorni di Pisticci. Anticamente l’entrata era ubicata sul lato destro della Chiesa in direzione della discesa della Terravecchia. Nel Febbraio del 1808 la cappella fu profanata dai briganti della banda Pagnotta e nell’Agosto 1860 al suo interno si custodì la bandiera bianca monarchica, in vista di una sommossa popolare contro il Regno d’Italia. Nel 1925 l’incendio sviluppatosi dalle lampade ad olio e dai ceri rimasti accesi distrusse la statua di cartapesta rivestita di stoffa della Vergine, sostituita negli anni ’30 da una statua in gesso di fattura napoletana. Prima di questo incendio un altro aveva distrutto una statua della Madonna Bambina. Attualmente la chiesetta presenta due navate ad arco, un prezioso dipinto di ignoto pittore lucano di scuola napoletana, raffigurante la Madonna tra le nubi circondata da Cherubini, la statua della Madonna col Bambino in carta pesta dei primi del ventesimo secolo, la statua di S. Michele Arcangelo. Particolare attenzione merita nella parte inferiore dell’altare una croce in pietra di stile bizantino portata da Mazara del Vallo dai Greci a Metaponto, quindi a Pisticci intorno al 1500. Titoli di coda
A sud del rione Loreto scendendo per via D’Annunzio ci si immette in una piazzetta di via Giulio Cesare, quindi  nel  Rione Cammarelle .  Titoli di coda
Ritornando verso la Torre Bruni e proseguendo per via B. Buozzi si giunge in  Piazza Plebiscito  o più comunemente  Piazza S. Rocco , la seconda piazza principale del paese, su cui si affacciano la Chiesa del Santo Patrono ( Chiesa S.Rocco ), la  Torre dell’orologio  e l’edificio della Agenzia delle entrate,  ex-Palazzo Durante  ristrutturato secondo i canoni della architettura moderna in seguito ai danni provocati dal terremoto del 1980.  Titoli di coda
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Le vicende di edificazione della  Chiesa di San Rocco  sono particolari. Nella versione architettonica in cui la vediamo oggi fu costruita nel 1930 su proposta di molti cittadini che volevano dotare Pisticci di una Chiesa dedicata al Santo protettore il cui culto fu introdotto a Pisticci  nella seconda metà del Seicento dopo la scampata epidemia di peste.  .  La Chiesa sorge laddove c’era la preesistente  Chiesa di S.Maria del Soccorso  sede della  Confraternita del Pio monte dei morti  dal 1630 ,  chiesa demolita nel 1742 in seguito ai danni riportati per la frana di S.Apollonia. Dopo aver rafforzato l’ultimo tratto di Corso Margherita con un solido muro di sostegno (“ u’ muragghion” ) i cui lavori terminarono nel 1744   furono iniziati i lavori per la costruzione di una nuova chiesa aperta al culto due anni dopo, nel 1776 e dedicata al  Pio monte dei morti   o  Confraternita delle anime purganti : da questo la Chiesa fu detta anche  Chiesa del Purgatorio . Nel 1747 si trasferì dalla Chiesa Madre  la statua di S.Rocco, santo protettore a cui la chiesa fu da quel momento dedicata. Le condizioni statiche della cappella ( nel sottosuolo scorre una vena sotterranea di acqua salata che affiora nel  fosso la Salsa  ) e le accresciute esigenze di culto richiesero nuove opere di fondamenta e  di ampliamento, possibili grazie all’ utilizzo delle case adiacenti all’edificio donate dalla famiglia  Rogges. La Chiesa è composta da un’ampia navata centrale e da due laterali e richiama in un certo senso la struttura della Chiesa romanica. All’esterno le tre arcate sono assorbite dalla navata grande. La struttura, di dimensioni modeste, sfrutta al massimo lo spazio; in ogni campata infatti è presente la simbologia dell’altare. Le pitture delle nove pale che rappresentano la vita di S. Rocco sono opera del pittore Alfredo Cassone, confinato politico a Pisticci. Titoli di coda
Risalendo da corso Margherita, sul  lato destro si apre  u’ muragghion’  che affaccia su piazza la Salsa e le vie di accesso al rione Tredici … Titoli di coda
...con le originarie tredici case che si affacciano su via A.Manzoni Titoli di coda
Sul lato sinistro  di piazza S.Rocco si apre il  Rione Marco Scerra… Titoli di coda
…  e, più sopra, il  Rione Picchione .   Quest’ ultimo è sede di una chiesetta la  Cappella di Picchione.  Prima sconsacrata e poi ricostruita, era inizialmente intitolata a  S.Maria del pozzo,  poi  alla  Visitazione , attualmente è dedicata alla Madonna della Bruna detta dai Pisticcesi  “ Madonna   d’u clumm ”, cioè del “fiorone”, il fico “primitivo” che matura a luglio, mese in cui cadeva la solennità religiosa. Sempre nel rione Picchione, in via Carlo Alberto sorge la  Chiesetta di S.Caterina  restaurata da qualche anno,  in passato proprietà della famiglia Minnaja; vi è stata allocata la antica statua della Madonna di Picchione. Si dice che questa statua, insieme alla statua della Madonna di Loreto, del Casale, della Concezione, delle Grazie erano le “cinque sorelle” perché presentavano nella raffigurazione della Vergine tratti iconografici simili.  Titoli di coda
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Proseguendo per  Corso Margherita  in direzione della Chiesa di San Antonio si incontra  Piazza  S.Antonio Abate   (Piazza S.Antuono), un tempo “zona Pignattari”  perchè ospitava le antiche fornaci . Qui sorge la  cappella di S.Antonio Abate   edificata all’inizio del 1800 e dedicata a S. Antuono che viene festeggiato il 17 gennaio con la benedizione degli animali nella piazzetta omonima.  Al centro della piazza vi è una fontana in  pietra.   Titoli di coda
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Punto di chiusura di Corso Margherita è  Piazza Umberto I   ovvero  Piazza Municipio   prima sede del Municipio, ora del Tribunale. La piazza è dominata dalla  Chiesa di S.Antonio   (ex  Convento di S. Maria delle Grazie ). Titoli di coda
Oggi sede della Parrocchia S. Antonio, la  Chiesa di S.Antonio   risale probabilmente al 1460. Fu fondata insieme al convento adiacente in un’area  extramoenia  d’influenza ellenica dal duca Antonio Francesco Tristano di Sanseverino che la consegnò ai frati minori della famiglia Minoritica-Salernitana lucana.  Il convento pisticcese venne inserito nell’elenco dei dodici monasteri autorizzati a diffondere la Riforma e assunse la denominazione di  Convento di S. Maria delle Grazie . Il convento, circondato da un orto, aveva pianta “a elle” e comprendeva 33 celle tutte disposte al primo piano, mentre le stanze del piano terreno servivano da magazzino, cucina, ripostiglio; gli ambienti si affacciavano su di un chiostro che aveva nel mezzo un pozzo-cisterna. Nel momento della sua soppressione in seguito alla legge Murat l’edificio è stato utilizzato parte per gli uffici dell’amministrazione comunale, parte per l’asilo Bianca Fiora. L’antico chiostro del convento è stato trasformato negli anni ’80 del Novecento in sala udienze consiliari ma conserva ancora al centro il boccaglio geometrico del pozzo preesistente.   La  Chiesa di S.Antonio   presenta un altare in stile barocco dedicato alla  Madonna delle Grazie ; la statua della Madonna col Bambino è in legno. Ha una navata centrale a volta, una navatina laterale a destra con un altare in cui vi è un crocifisso. A sinistra vi è una grande navata certamente costruita posteriormente. Si possono ammirare parecchi altari di cui uno di marmo dedicato a S. Antonio, uno dedicato a S. Giuseppe e uno in stile barocco dedicato a S. Rocco. Sulle colonne della navata centrale sono affrescate figure di santi e sante francescani. Il Campanile fu fatto costruire probabilmente intorno al 1565.  La Chiesa, di irrilevante valore architettonico, presenta all’interno una ricca pinacoteca. Nel 1950 è stato realizzato il battistero in marmo.  Titoli di coda
Nei pressi di Piazza Umberto I  si apre  Piazza dei Caduti  e, affacciato su di essa, il  Palazzo Giannantonio   che attualmente ospita alcuni uffici comunali. Nella piazza sorge anche il  Monumento dei Caduti  realizzato nel 1928 in pietra viva dallo scultore pugliese Francesco Corrente a ricordo dei morti per la patria in quella che prima era piazza del mercato e della fiera.   Titoli di coda
Titoli di coda
Alle spalle del Palazzo Giannantonio si apre il  Rione Piro , mentre scendendo per via Cirillo e via Ariosto si ritorna all’incrocio di  Santa Croce   Titoli di coda
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ITINERARIO GASTRONOMICO   Le tradizioni culinarie di Pisticci risentono delle origini economiche del paese, a vocazione prettamente agricola almeno fino agli anni ’60 del Novecento quando nella Valbasento sorsero i primi impianti industriali e i Pisticcesi cominciarono ad abbandonare i loro campi per lavorare nello stabilimento ENICHEM (Anic) o nelle fabbriche dell’indotto.   A Pisticci l’anno gastronomico era scandito dalle principali fasi del lavoro e della produzione agricola e dagli appuntamenti delle festività religiose: come in un ciclico rituale si vedevano imbandire le tavole usando vivande preparate con gli alimenti agricoli di stagione o con prodotti tipici preparati a bella posta per celebrare una ricorrenza religiosa. Così l’estate era il tempo delle insalate di pomodori e delle “friselle”, delle melanzane, della zucca verde, in autunno c’erano i peperoni essiccati, le patate lesse, le olive, in inverno avevano la priorità i legumi, le rape, il maiale con i suoi derivati; a Natale erano d’obbligo le pettole (pasta del pane fritta a forma di ciambellina) e le cartellate con i “porcellini”, dolci tipici di pasta sfoglia, a Pasqua i taralli, il sugo con l’agnello, le ciambelle. C’erano poi gli immancabili e nutrienti primi piatti a base di pasta fatta in casa (cavatelli, orecchiette, tagliatelle, fusilli, tagliolini) conditi col sugo semplice o di selvaggina o con aglio, olio fritto e peperoncino tritato o accompagnati da legumi o verdura. Non si parlava di carne, alimento raro e della festa. Il tutto era costantemente accompagnato dal pane fatto in casa e cotto di buon mattino nei forni del paese, nelle forme della pagnotta (“ a panedd ”) e della ciambella (“ u tulicchj ”), dai formaggi, spesso di produzione propria, ed era innaffiato da buon vino stagionato nelle botti  (“u mier tuost”)  o spillato in tempi rapidi e perciò a bassa gradazione alcoolica (“ u miscariedd ”).      Abbiamo provato a ripercorrere l’anno gastronomico-tipo del Pisticcese partendo dall’autunno, stagione della vendemmia e della raccolta delle olive… AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Presentazione Itinerario Pisticci  Pisticci Vista Aerea Cenni Storici Titoli di coda Pisticci Itinerario Folklorico
AUTUNNO P’parul crusc:  Peperoni  essiccati fritti  Alij fritt:  Olive  nere fritte   Patan a v’rnile:  Patate lesse condite olio fritto, aglio e peperoncino in polvere   Cialledd d’ baccalà :  Zuppa di cipolle fresche con baccalà   Baccalà fritt  :  Baccalà lessato condito con olio fritto, aglio e peperoncino in  polvere   Mulugnamè, p’parule, p’mmdorè e patanè:  Minestra con   melanzane, peperoni, pomodori e patate P’ parule fritt:  Peperoni fritti  (Peperoni in particolare della specie “cornetti rossi”)   C’cuzza ross p’ l’ uogghj sfritt:  Zucca rossa condita  con l’olio, aglio e peperoncino fritto   Varvaliesc’:  Lumache lesse condite con olio crudo e origano o cucinata  in zuppa con cipolla, olio, pomodoro,origano NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
NATALE Pettl:  Pettole  (Ciambelline fritte in olio di oliva dell’annata.  La pasta,  simile a quella del pane, era ottenuta  con semola di grano duro, purè di patate e lievito.)   Ngàrtagghiat e P’rcidduzz:  Cartellate e porcellini     Panzaruott d cic’r:  Panzerotti di ceci (Panzerotti di pasta frolla ripiena con crema di ceci, cioccolato e zucchero)   Panzaruott pà recott’ :  Panzerotti ripieni con la ricotta    P’zzcannell:  Biscotti con la cannella Crusciett’:  Fichi lasciati essiccare al sole; farciti con mandorle tostate, semi di finocchio e  assemblati a forma di croce AUTUNNO CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
CARNEVALE   Jov e salzizz:  Uova e salame   Salzizz e supp’r’ssat :  Salame e soppressata   Salzizz  jerasse  arr’stut:  Salame grasso arrostito   Suffritte :  Frattaglie, pezzi di carne, polmone, fegato, cuore, etc. cucinanti in agrodolce, con olio, aglio, alloro,  peperoncino (preferibilmente piccante), rosmarino, pepe. Il piatto si accompagna con buon vino.   Calzon pa c’podd:  Calzone con la cipolla Calzon p’ l frittl :  Calzone con sugna e grasso di maiale    Calzon p’ l pass’l :  Calzone con l’uva passa   Fcazz a j’eradizze:   Focaccia arrotolata condita con peperoncino tritato e cotta sulla graticola   Sangunacce’: Sanguedolce (Sangue del maiale fatto bollire con cioccolato, uva sultanina, nocciola, mandorle tostate e tritate, canditi, caffè, vaniglia, cedro, rhum, chiodi di garofano, etc…) AUTUNNO NATALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
INVERNO   Cic’r e tagghiariedd:   Ceci e tagliolini   Fasul e tagghiariedd:   Fagioli e tagliolini   Fasul e f’nucchj:   Zuppa di fagioli cannellini e foglie di finocchio   Rucc’l e rap:   Cavatelli  e rape   Faf e ciuquer:   Fave e cicorie campestri   Pmmdor p l’agghj:   Pomodoro con l’aglio   Jacquasal’:   Zuppa fatta con olio fritto, peperoncino e pane raffermo.  E’ prevista la variante con l’uovo   Pan cuott:   Pane raffermo cotto in acqua, aglio e olio; sul pane si aggiunge  il peperoncino piccante in polvere   Tripp p’ l’ patan :  Trippa con patate   AUTUNNO NATALE CARNEVALE PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda Cupeta:   Dolce – caramella di mandorle e zucchero
PRIMAVERA    J’ugn’l  arrappat :  Fave fresche lesse   Cialledd d’ jugn’l e ciuquer’ :  Zuppa di cipolle, fave fresche e cicorie   Carduniedd / Scaler’ :  Cardi lessati e conditi con olio, prezzemolo, sale, aglio. La variante li prevede gratinati in forno AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PASQUA ESTATE Titoli di coda
PASQUA   Tarall –vaccaredd/palomm:   Taralli   Tarall pu’naspr:   Taralli ricoperti di glassa ottenuta con lo zucchero a velo   bianco dell’uovo   Pup’ :  Dolce di pasta azzima a forma di bambola con l’uovo sulla  pancia e spalmata di tuorlo, zucchero e confettini  “ cann’lin ’”  Si faceva per i bambini   Chilomm’:   Dolce di pasta azzima a forma di colomba sempre con l’uovo al centro e spalmato di tuorlo, zucchero e confettini “ cann’lin ”.  Viene preparata per la domenica delle Palme e per Pasqua     T’licchjj :  Specie di ciambella di pasta lievitata con un foro al centro, condita di zucchero, semi di finocchio, altri aromi e spalmata di tuorlo d’uovo.  Questo dolce veniva regalato alle suocere   Fiascone:   Dolce di pasta azzima, una specie di cuore, di grandi dimensioni, che aveva l’uovo al centro come  la colomba, la pupa, etc... Era un dolce riservato agli adulti   Ciambella :  Dolce di pasta lievitata con zucchero e confettini “cannelin”   Fcazza iasc’m:   Focaccia di pasta azzima con semi di finocchio AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA ESTATE Titoli di coda
Tapparedd n’crosc e nosc:  Pappardelle a forma di rombo condite con olio fritto,  aglio e peperoncino tritato   Sagntedd pu suc d’jariedd’:  Tagliatelle condite con sugo di pollastro ruspante    Sagntedd pu cas r’cott :  Tagliatelle condite con sugo di cipolla, pomodoro fresco, peperone e il cacio ricotta   Rucch’l a quatt ognj’:  Cavatelli conditi con sugo di cipolla, pomodoro fresco, peperone e il cacio ricotta   Maccarun a fierr e:  Fusilli e orecchiette condite con sugo di carne e r’cchietedd     formaggio   C’cuzza logn pa jrattner:  Zucca verde lunga e polpette di pane raffermo e uovo   C’cuzza logn mar’tat :   Zucca verde lunga con carne P’parul  fritt’ e arrestutè:  Peperoni fritti e arrostiti   Mulugnam e patan:  Melanzane e patate Le ciquerè pà nnujje :  Cicorie campestri con una salsiccia fatta di carne del guanciale   Le ciquerè pà ncatarata :  Cicorie campestri condite con le cotiche  (Le cotiche venivano conservate in appositi vasetti di coccio, le “capasè”)    Mulugnam a fungitiedd  :  Melanzane a dadini cotte con olio, aglio e sale  ESTATE … Naturalmente, nonostante tutti i suggerimenti e le accortezze possibili, nella preparazione di ciascuna pietanza occorreva “ u giudizjiè ”  ovvero quella accortezza ed assennatezza che le brave massaie pisticcesi  auguravano alle loro figlie. AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA Titoli di coda Crusciett’:   Fichi lasciati essiccare al sole; farciti con mandorle tostate, semi di finocchio e  assemblati a forma di croce
Prova…. Titoli di coda
Prova…. Titoli di coda ITINERARIO FOLKLORICO  (1 di 2)   17 Gennaio:  Festa di S.Antonio abate Processione in onore del Santo, benedizione degli animali nella omonima piazza con consumazione di vino cotto e caldarroste.   Celebrazioni del Carnevale Balli in maschera  Sfilate di carri allegorici   19 Marzo:  Festa di S.Giuseppe lavoratore Celebrazioni religiose e focare in onore di S.Giuseppe allestite dai giovani in vari punti del paese.   Marzo/Aprile:  Riti della Settimana Santa Visita ai Sacri Cibori e veglia di preghiera nelle principali chiese (sera del giovedì Santo) Processione interparrocchiale  (Venerdì santo)    Ultima domenica di Aprile:  Festa della Madonna del Casale     13 Giugno:  Festa di S.Antonio da Padova Celebrazioni religiose con benedizione del pane da distribuire alla popolazione.     Prima domenica di Luglio:  Festa di Cristo Re e della Madonna di Fatima Seconda domenica di Luglio:  Festa della Madonna delle Grazie (Tinchi) LucaniaFilmFestival:  Rassegna internazionale di cortometraggio Ultima domenica del mese di luglio:  Gara podistica 26 Luglio:  Sagra dell’anguria e festa di Sant’Anna nella frazione di Casinello .
Prova…. Titoli di coda Agosto Pisticcese ( 2 di 2 ) Festività patronali in onore di S.Rocco: 01 Agosto, ore 6,oo:  Sparo di mortaretti  (località Pagnotta) Suono di campane e esibizione della banda per le principali vie del paese. Seconda settimana di Agosto: XI edizione del premio “ Dirupo d’Oro ”.    Assegnazione del premio a personalità lucane distintesi nel mondo  in vari settori professionali 1 – 14 Agosto: “ Lammieinmusica ”, rassegna di musica popolare.   12 Agosto:  Fiera del bestiame ; (mattina)   Fiera dei prodotti tipici   con assaggi di specialità pisticcesi e lucane (sera).   15 Agosto:  Festa dell’Assunta Di sera solenne processione di auto e moto che accompagna la statua piccola di S.Rocco  (S.Rocchicchio)  dalla Chiesa Madre in  direzione della Chiesa del Casale, ove rimarrà fino alla sera del 17 Agosto. 16 Agosto:  Festa di S.Rocco Il culto di S.Rocco, introdotto a Pisticci  nel 1656 in seguito alla pestilenza che colpì l’Italia meridionale preservando il paese, è radicato.  L’intera giornata è occupata dalle celebrazioni liturgiche in onore del Santo e dalla tradizionale processione, molto affollata di  devoti, che dura da mattina a sera. Il suo percorso si snoda lungo quasi tutte le vie del paese addobbate per l’occasione e prevede soste continue della statua, portata a spalla dai “Portatori di S.Rocco”, sugli appositi “tavolini” preparati dai fedeli. La la statua e processione si conclude in tarda serata con sparo di fuochi pirotecnici e l’arrivo in piazza S.Rocco, ove i Portatori compiono tre giri con la depositano all’ingresso della Chiesa omonima per la venerazione.    17 Agosto:  Festa di S.Vito  Processione in onore del santo il cui culto a Pisticci si è diffuso dopo il 1852 quando fu invocato per arrestare  una invasione di cavallette nelle zone rurali limitrofe che stavano devastando il raccolto. In serata  gara di traino in località Santa Croce e sfilata del Carro trionfale di S.Rocco allestito nei pressi della Abbazia del Casale con la statua di S.Rocchicchio e diretto in piazza S.Rocco   Ultima domenica di Agosto:  Festa rurale di S.Leonardo    08 Settembre:  Festa della Madonna di Loreto  Benedizione di mamme e bambini nella Chiesa del Casale.    Prima domenica di Settembre:  Festa della Madonna di Viggiano  (rione Piro) Seconda domenica di Settembre:  Festa della Madonna delle Grazie  (Marconia)    08 Dicembre:  Festa della Immacolata Concezione   
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Un cicerone tra i banchi

  • 1. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Pisticci Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Evoluz. Agglomerato Urbano Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Sul Campo Itinerario Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico   ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “G. FORTUNATO” Sezione Liceo Classico P I S T ICCI   “ Un Cicerone tra i banchi” Progetto realizzato con fondi FSE Basilicata 2007 – 2013 DGR n. 1587 del 10 – 10 – 2008   Rafforzamento e qualificazione dell’Offerta formativa scolastica Azione CG1   DOCENTE REFERENTE prof.ssa Laura Capistrano   Titoli di coda
  • 2. Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Presentazione Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 3. Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Pisticci Vista Aerea Le Frane Il Progetto “Un Cicerone tra i banchi” realizzato con i fondi FSE 2007-2013 nasce dalla constatazione della scarsa affezione che i giovani nutrono nei confronti dei luoghi che abitano, tendenza imputabile in parte alla superficiale conoscenza della propria terra. A questa tendenza non sfuggono le nuove generazioni del nostro paese, Pisticci, che negli ultimi venti anni hanno fatto registrare una vera e propria “corsa all’abbandono”: ci si allontana in massa, seguendo una moda collettiva, alla volta delle sedi universitarie o nella speranza di un lavoro proficuo ma non sempre gratificante e inseguendo il miraggio delle grandi città con le relative attrattive, ci si aliena nel loro anonimato, nei loro ritmi frenetici di vita e si finisce col “ritornare a casa” solo per le grandi occasioni o col considerare il proprio paese come un luogo di villeggiatura.   Al contrario, bisognerebbe vivere il proprio territorio, abituare i giovani a conoscerne ed apprezzarne la storia e le tradizioni; bisognerebbe inculcare nelle nuove generazioni l’amore per la propria terra, il desiderio di difenderla e farla crescere, la volontà di individuare le potenzialità lavorative insite in essa ponendo l’accento su un nuovo volano della economia locale, il turismo.   Il Progetto risponde a questa finalità: far “scoprire” ai giovani il loro paese, Pisticci, caricandolo di una identità storico-culturale specifica nel contesto del metapontino perché essi possano operare produttivamente nel loro territorio.   Perché il modo di procedere non fosse nozionistico e pedante la metodologia adottata è stata di tipo pratico- operativo: abbiamo fatto appello alla nostra fantasia “inventando” l’esperienza del viaggio virtuale. Ma viaggiare non è solo mettersi per strada. Abbiamo fissato innanzitutto una meta , il territorio e l’abitato di Pisticci; una carta stradale col percorso ben chiaro, ovvero l’itinerario di viaggio con le tappe ben segnate ; poi abbiamo pensato ad uno zaino con le provviste adatte , ovvero tutte quelle informazioni di storia, di archeologia, di urbanistica che abbiamo appreso sul nostro paese, grazie alle quali siamo in grado di comprendere meglio la realtà presente. Nel momento in cui mettevamo da parte le nostre provviste, scoprivamo presenti nel piccolo del nostro paese molti di quei contenuti di studio che erano stati letti sui libri di storia, di arte, di geografia e che nelle lezioni frontali erano sembrati tanto noiosi ed inutili da memorizzare. Questo metodo di lavoro, con esperienze sul campo, lavoro di équipe, didattica laboratoriale, alternativo rispetto alla didattica curricolare, ha suscitato entusiasmo in tutti, alunni e docenti ed ha fatto lievitare l’interesse: i ragazzi, come tanti piccoli ricercatori si sono trasformati in veri protagonisti della azione didattica ed hanno “scoperto” rilevanti notizie sul patrimonio paesaggistico, storico-artistico ed antropologico del nostro paese rimanendone affascinati. Abbiamo pensato poi, che le conoscenze acquisite meritavano di essere divulgate. Perciò abbiamo immaginato di essere tanti “Cicerone” che, tra i banchi della nostra scuola, divenissero, a livello sperimentale, altrettante guide turistiche pronte ad illustrare, in una simulazione di visita guidata, i luoghi più significativi di Pisticci ad un eventuale gruppo di turisti provenienti da una delle strutture alberghiere site in loco.   Ma suvvia… ripercorriamo il nostro viaggio di studio e di avventura, prima con la ricerca, poi con l’azione sul campo…. Il nostro percorso inizia dalla definizione delle coordinate spazio-temporali di Pisticci.   PRESENTAZIONE Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 4.   Il territorio del Comune di Pisticci è compreso tra il tratto finale del fiume Basento (Cassento) a Nord e il torrente Cavone (Salandrella) a Sud, e confina con i comuni di Scanzano, Montalbano J.co, Craco, Ferrandina, Bernalda. Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici IL TERRITORIO DI PISTICCI Evoluz. Aglomerato Urbano Presentazione Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 5.       « ... Bianca sul suo colle argilloso la piccola città silente, sovrana coronatrice del vasto paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone, svetta da vie tortuose e chiare. Il sole indugia in lunghi ozii meridiani fra le ospitali case basse e cuspidate, sullo sfondo delle montagne gibbose orlate di agavi aguzze, di secolari ulivi e di fichi d'india... » CONCETTO VALENTE Pisticci sorge sulle ultime vette del sistema montuoso lucano che degrada nella piana jonica di Metaponto; il paese si localizza su una collina argillosa e brulla, il Monte Finese a 365 metri sul livello del mare, collina che comprende tre vette: Serra Monte Corno sul lato Est , Serra S.Francesco al Centro e Serra Cipolla sul lato Ovest .               Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici PISTICCI Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 6. LE “VARRE” Provenendo da Est (Strada Statale 106 Jonica-Strada Provinciale Pisticci-S.Basilio) si accede al paese per una via di tornanti che si snodano sui fianchi della collina: è la strada delle “Varre” , recentemente ammodernata, sede anche di una edicola-cappella dedicata a S.Maria della Neve.           Evoluz. Aglomerato Urbano Presentazione Il Territorio Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 7.       Dal lato Nord l’abitato è collegato all’arteria stradale principale (Strada Statale 407 Basentana) da una moderna galleria (Galleria S.Rocco) inaugurata nel 2001, che rende scorrevole il tragitto bypassando la serie dei fastidiosi tornanti. Presentazione Il Territorio Le Varre Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici LA GALLERIA “ San Rocco ” Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 8. Il paesaggio brullo e cretoso è dominato da una vegetazione spontanea di cespugli di salsuggine (“ a saltusc’n ”) e di fusti di agavi (“ l’ fuot’r ”) e solo a tratti si ravviva grazie ai terrazzamenti di pini marini, acacie (“ l’ caggj ” ) e, in primavera, del finocchio selvatico. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Le Frane Cenni Storici IL PAESAGGIO CALANCHIVO (1 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 9.   E’ il suggestivo e scenografico paesaggio dei calanchi , una rete di solchi e di valli minuscole che le acque di ruscellamento producono non incanalandosi nel terreno argilloso.   A prima vista il paesaggio calanchivo sembra uniforme, avvolto in un silenzio quasi da atmosfera lunare; eppure, ogni calanco è diverso dall’altro: si distinguono i calanchi a lama di coltello , le biancane , calanchi ricoperti in estate da una patina bianca, i calanchi mammellonati , bianchi e tondeggianti, i fossi calanchivi posti l’uno accanto all’altro, solcati da sottili crinali. Sembra che qui i giganti abbiano impastato con le loro mani l’argilla per giocarci e incidere solchi profondi lasciando impresse le impronte delle loro dita.   In ogni scorcio il paesaggio calanchivo appare sempre uguale a se stesso, ma ad ogni pioggia, ad ogni temporale il paesaggio cambia perché il terreno impermeabile e poco coerente cede e frana…E tutto non è mai come prima….. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Le Frane Cenni Storici IL PAESAGGIO CALANCHIVO (2 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 10.   La instabilità geologica e i rischi del paesaggio calanchivo sono ben noti a noi Pisticcesi che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la drammaticità degli eventi franosi, alcuni dei quali hanno radicalmente modificato l’impianto urbanistico del paese. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea LE FRANE Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 11.        Sul territorio di Pisticci le prime tracce di vita risalgono all’età del bronzo ( contrada San Vito, Serre ) e nell’età del ferro, è attestata la presenza di comunità indigene dedite alla pastorizia. Contemporaneamente, sempre durante l’età del ferro gli indigeni Enotri diedero origine a vari nuclei abitati tra cui si distinse quello localizzato sulla collina della Incoronata, zona a ridosso del fiume Basento, tra le attuali località S.Teodoro e la frazione di Marconia. L’arrivo dei Greci (Achei) nell’ VIII sec. a.C., in clima di seconda colonizzazione greca, determina uno spostamento degli indigeni Enotri: dalla zona dell’Incoronata essi arretrarono verso l’interno raggiungendo la collina di S. Leonardo e da qui, probabilmente, la collina di Monte Finese (futura collina di Pisticci). In questo periodo ebbe inizio la commistione tra l’elemento indigeno e i Greci e ci si comincia ad organizzare in comunità strutturate, concentrate in un unico centro abitato: sulla base dei ritrovamenti archeologici ( Vedi ITINERARIO ARCHEOLOGICO ) pare che sul Monte Finese i nuclei abitati fossero tre e che nel IV sec. a.C. l’abitato fosse molto fiorente e sia stato addirittura circondato da un impianto difensivo. Qualche secolo più tardi (III a.C.) su una delle colline in cui sorgerà il paese, SERRA MONTE CORNO, fu istituito un presidio militare ad opera dei Greci metapontini, mentre il nucleo abitativo vero e proprio si concentrava nella zona Sud-Ovest, sulla collina di SERRA CIPOLLA e, a grandi linee, comprendeva gli attuali rioni della Terravecchia e del Dirupo posti allora sullo stesso livello. In questo castello fortificato trovarono riparo i Metapontini in occasione della guerra tra Taranto e Roma: schieratisi dalla parte di Taranto, i Metapontini sbandati in seguito alla sconfitta di Pirro (battaglia di Eraclea 278 a.C.) e alla sconfitta di Lucani e Sanniti ad opera del console romano Fabrizio, dovettero essere ben accolti dagli abitanti perciò diedero al territorio nome Pistoicos cioè luogo sicuro perché allocato su un monte difficilmente raggiungibile e lo definirono Pisticium fidele perchè, mentre tutte le altre roccaforti metapontine della zona avevano tradito passando dalla parte dei Romani, solo Pisticci resisteva. I Romani, dopo aver distrutto Metaponto come riferisce Tito Livio, assegnarono ai Metapontini il castello di Pisticci che ben presto attrasse a sé le popolazioni della piana jonica settentrionale devastata dalla guerra, dalla malaria e dalle incursioni piratesche, divenendo un centro abbastanza popoloso. Segue per Pisticci un periodo di abbandono e di degrado imputabile al disinteresse della dominazione romana e bizantina, con la decadenza delle attività artigianali e commerciali e il ritorno all’agricoltura e al latifondismo. Nel VI-VII sec.d.C. Pisticci rinasce grazie all’arrivo dei monaci Basiliani che crearono sulla collina del MONTE CORNO un nucleo abitato, il “ Casale ”, luogo in cui si professava il culto per la Vergine Maria.   Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane CENNI STORICI (1 di 2) Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 12.    Il territorio passò poi nelle mani dei Normanni che istituirono intorno all’anno Mille il FEUDO DI PISTICCI comprendente il centro abitato e la contrada S.Basilio in prossimità della costa, ove si costruì un castello-fortezza. In ogni feudo normanno risiedeva un conte con funzione di sovrano e feudatario. Tra i feudatari normanni a Pisticci si distinsero i Maccabeo . Emma, moglie di Rodolfo Maccabeo e sorella del re Ruggiero I donò il monastero di S.Maria del Casale ai Benedettini del monastero di S.Michele Arcangelo di Montescaglioso. A quell’epoca risale la presenza dei Benedettini a Pisticci e verso la metà del XII sec. tutto il territorio di Pisticci apparteneva alla contea di Montescaglioso. Nel 1133 il re Ruggiero II donò all’abate di S.Maria del Casale di Pisticci la chiesa di S.Basilio con l’annesso feudo. Nel 1212 il feudo di Pisticci come altri feudi della Basilicata tra cui il baronato di Montescaglioso passò nelle mani della famiglia Sanseverino del Principato di Salerno; successivamente l’Abbazia del Casale e il Feudo di S.Basilio per disposizione del papa Niccolò V passarono sotto la giurisdizione e il dominio dei Certosini di S.Lorenzo di Padula . Nel 1553 i Sanseverino perdettero il Feudo di Pisticci che fu acquistato da Pietro Antonio Spinelli. Nel 1595 la terra di Pisticci fu comprata da Don Bernardino De Cardenas , conte dell’Acerra e marchese di Layno, la cui famiglia regnò a Pisticci con onestà e rettitudine fino alla costituzione della Repubblica Partenopea (1799) quando, con la legge di Gioacchino Murat sulla abolizione di feudi per il reame di Napoli, i beni del feudo di Pisticci vennero venduti all’asta e il castello venne acquistato dalla famiglia Rogges. L’Università di Pisticci divenne Decurionato e tale rimase fino alla metà dell’Ottocento. Nella prima metà di questo secolo anche a Pisticci si avverte l’eco dei moti liberali e di una ventata di patriottismo. Con la costituzione del Regno d’Italia le amministrazioni comunali si trasformarono in Municipi: le cariche pubbliche furono ricoperte dalle famiglie Rogges e De Franchi (il primo sindaco di Pisticci fu Nicola De Franchi) per tutta la seconda metà dell’Ottocento. Anche il territorio di Pisticci risentì altresì della piaga del brigantaggio e conobbe in maniera indiretta l’opera delle bande di Nicola Crocco, Ninco Nanco e Nicola Pagnotta. La storia del primo Novecento è ben nota a tutti: il paese è passato attraverso l’esperienza delle due grandi guerre e del Fascismo, ha avuto i suoi piccoli balilla e i suoi morti nell’ARMIR, quindi la ricostruzione. Pisticci, paese dedito prevalentemente all’agricoltura, nel corso degli anni ’60 ha gradualmente trasformato la sua economia con l’insediamento delle prime fabbriche nella Val Basento e a partire dagli anni ’80 ha fatto registrare un discreto sviluppo turistico con lo sfruttamento della zona costiera di Marina di Pisticci , ove sorgono i complessi turistico-residenziali del Club Mediterranèe , Villaggio S.Basilio , Villaggio Ti.Blu Tivigest , Villa degli Argonauti Resort .     Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea CENNI STORICI (2 di 2) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 13.   Il nome PISTICCI scritto in vari modi ( Pisticcio – Pistecjo – Pesticci ) ha due diverse etimologie:     Ø     la prima , attestata dal “Libro Negro di Pisticci” lo vuole derivante dal greco πίστις (= sicuro/fedele ) e οίκος (= luogo ).     Ø     la seconda è stata avanzata dallo storico Giuseppe Racioppi: il nome “Pisticci” deriverebbe dal francese antico Pestiz o dal basso latino Pesticius e significa “terreno pascolativo ”. Questa etimologia pare alquanto improbabile, considerato il territorio di Pisticci, brullo e argilloso, poco adatto al pascolo.   La prima etimologia è certo la più attendibile perché supportata dalle testimonianze di storia locale ovvero dalle vicende della battaglia di Eraclea (vedi CENNI STORICI) e trova conferma nella immagine dello STEMMA di Pisticci. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane ETIMOLOGIA Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea     Lo stemma di Pisticci, scolpito sul frontone della chiesa rurale di S.Vito in località Accio Soprano, presenta una spiga dorata in un campo azzurro e, alla sinistra la lettera M ( Metapontum ), a destra la lettera P ( Pisticium ). La spiga dorata in campo azzurro era l’iconografia dello stemma di Metaponto; l’affinità, perciò, testimonia che Pisticci era una sub-colonia di Metaponto.     LO STEMMA di PISTICCI Itinerario Sul Campo Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 14. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea ITINERARIO ARCHEOLOGICO   La storia archeologica di Pisticci si snoda attraverso le vicende storiche dell’abitato nei secoli IX-IV a.C. Tutto nasce dal SITO DELL’INCORONATA , località situata sul lato destro del fiume Basento, nella zona tra Tinchi e la collina di S. Leonardo raggiungibile dalla S.S. 106 Jonica imboccando la S.P. Destra Basento. In questa zona che un tempo era di confine tra il territorio della Siritide e quello di Metaponto , a partire dall’età del ferro (IX sec. a.C.) si concentrarono numerosi centri indigeni tra cui spiccava, su di un pianoro isolato dalla rilevante posizione strategica, il nucleo dell’Incoronata. Qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce uno dei tanti insediamenti enotri del Metapontino risalente all’età del ferro. Il villaggio con capanne aggregate, abitazioni di forma circolare e necropoli, viveva prevalentemente di agricoltura e di allevamento. Nell’ VIII sec.a.C., in clima di seconda colonizzazione greca esso fu raggiunto dai coloni greci che si sovrapposero agli indigeni: questi ultimi arretrarono verso l’interno raggiungendo la collina di S. Leonardo e da qui probabilmente la collina di Pisticci. Intorno alla metà del VII sec. l’insediamento greco dell’Incoronata fu definitivamente distrutto forse a causa della rivalità tra le colonie di Siris e quelle di Sibari e Metaponto. Il sito dell’Incoronata, ancora oggi oggetto di studi e scavi archeologici, è di rilevante importanza per la presenza di tombe, fornaci, ceramiche di stampo enotrio e greco.   Nel CENTRO ABITATO di Pisticci il percorso archeologico deve tener conto dei numerosi ritrovamenti tombali che gli scavi archeologici condotti nel sottosuolo dell’abitato a partire dalla metà degli anni ‘30 del 1900 hanno portato alla luce. Esse hanno fatto sì che l’abitato della collina di Pisticci risulti diviso in tre necropoli : la prima localizzata nell’attuale centro ( ex edificio scolastico di via Cantisano, via Di Giulio, via Mario Pagano, corso Margherita); la seconda nella Matina soprana (via XX settembre, via Gramsci, via De Pinedo); la terza nella contrada Santa Croce , nei pressi di Santa Maria del Casale . Considerata l’esistenza delle tre necropoli si può ipotizzare sulla COLLINA del MONTE FINESE (futura Pisticci) l’esistenza di altrettanti nuclei abitati risalenti all’VIII –VII sec. a.C., in uno dei quali, serra Monte Corno, sarebbe poi sorto nel III sec.a.C. il castello fortificato di Pistoicos per iniziativa dei Greci metapontini. Dai corredi funerari rinvenuti in queste tombe si evince come l’elemento enotrio indigeno e i colonizzatori achei della madrepatria si siano fusi alquanto armonicamente finchè, a partire dal VI sec. si fa più insistente la presenza dell’elemento greco; in particolare, le tombe del V-IV sec. hanno restituito numerosi vasi di stampo greco (ceramica a figure rosse) che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di più officine di produzione della ceramica nell’abitato di Pisticci in cui sarebbero stati operativi “il pittore di Pisticci ” ed “ il pittore di Amykos ”, probabilmente attici trasferitisi nel Metapontino dopo la fondazione di Thuri da parte di Atene. Il contatto tra gli indigeni e il mondo greco della costa è accertato dai frammenti vascolari ritrovati nella fornace di via Cammarelle (prima metà del VII sec. a.C.), una grande fossa di scarico scoperta nel 1943 ed in un pozzo scavato nell’argilla in via Mario Pagano rivenuto nel 1980. Ultimamente (2008) durante i lavori di pavimentazione della piazza antistante la Abbazia del Casale, sono venute alla luce delle tombe di età tardo antica (IV secolo a.C.). Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 15.   Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane EVOLUZIONE dell’AGGLOMERATO URBANO (1 di 5) Cenni Storici Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 16. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea EVOLUZIONE DELL’AGGLOMERATO URBANO (2 di 5)   L’ubicazione di Pisticci sulle prime alture prospicienti il Mar Jonio, a contatto con le fertili valli del Basento e del Cavone, suggerisce origini tattiche, difensive ed economiche che vanno ricercate tra le vicende storico-archeologiche del Metapontino.   Pisticci come centro urbano è attestato intorno al III sec. a.C. come sub-colonia di Metaponto. I Greci metapontini, soliti abitare in pianura, avevano costruito sulle colline circostanti dei presidi militari di rilevante importanza strategica ai fini dell’avvistamento dei nemici ma anche per rifugiarvisi in situazioni di emergenza. Pisticci era originariamente uno di questi castelli fortificati, situato sulla collinetta orientale del Monte Finese, SERRA MONTE CORNO (attuale zona del Casale ) e faceva parte di questo sistema di luoghi strategici lungo la valle del Basento a protezione della organizzazione produttiva e insediativa. La salubrità e i vantaggi climatici possono aver favorito l’insediamento umano fisso sulle alture del Monte Finese, soprattutto a seguito dell’impaludamanto e della insicurezza della piana di Metaponto in epoca romana e barbarica. Il nucleo abitativo originario si concentrava nella zona Sud-Ovest, sulla collina opposta di SERRA CIPOLLA e, a grandi linee, comprendeva abitazioni situate sugli attuali rioni della Terravecchia e del Dirupo posti allora sullo stesso livello; esso era nato ad opera degli indigeni Enotri che, stanziati sin dall’età del ferro sulla collina della Incoronata, con l’arrivo dei colonizzatori Achei nell’VIII sec.a.C. (in clima di Seconda colonizzazione greca ), erano andati progressivamente arretrando prima verso contrada S.Leonardo, poi verso il Monte Finese. Tra Enotri e Greci si era realizzata una discreta osmosi, come testimoniano i ritrovamenti archeologici nella zona di S.Leonardo (Vigna Paolicelli) e nelle tre necropoli di Pisticci ( Vedi ITINERARIO ARCHEOLOGICO ). In epoca romana Pisticci venne riorganizzata, alla pari degli altri centri del Metapontino. Il periodo delle invasioni barbariche e delle scorrerie dei Longobardi e degli Svevi favorisce il consolidamento del centro abitato di Pisticci nella zona occidentale. Con i Normanni poi fu creato il FEUDO DI PISTICCI che comprendeva non solo il centro abitato ma anche la località di S. Basilio dove fu costruito il castello fortezza. In quest’epoca l’abitato urbano era dislocato su due colline: Monte Corno o rione Casalvecchio (attuale zona della Abbazia del Casale) e Serra Cipolla (attuale rione Terravecchia, zona idonea per l’avvistamento di eventuali incursori). Il centro storico si arricchì attorno al 1200 di una cappella dedicata a S.Maria della Stella , situata in prossimità del castello che divenne il tempio religioso dell’abitato. La zona denominata Terravecchia è quella in cui si sviluppò appunto il primo nucleo residenziale della cittadina concentrato sul castello normanno e sulla chiesetta di S.Maria della Stella; esso era protetto da una cinta muraria e costituito da edifici interni con impianto “ a vicinato ” o “ a corte ”. Avvenuta presumibilmente la saturazione entro la cinta muraria del castello, gli abitanti si sistemarono ben presto in un insediamento organizzato nella zona contigua oggi chiamata Montebello (attuale Piazza Plebiscito). I due nuclei si ampliarono a loro volta in borghi: il primo verso Nord-Ovest (oggi rioni Osannale e Loreto ), il secondo verso Est, presso l’attuale via Di Giulio. Intanto intorno alla collina del Monte Corno opposta all’abitato urbano con l’arrivo dei monaci Basiliani e la costruzione dell’Abbazia del Casale, si dislocarono varie abitazioni coloniche con le rispettive famiglie che vi risedettero fino alla fine del ‘600. Fino ai secoli XV e XVI si può dedurre che Pisticci prosperasse per sane condizioni di vita, godendo di una certa autonomia economica e amministrativa. Nel 1557 i Padri Francescani Osservanti si erano insediati sulla collinetta centrale, SERRA SAN FRANCESCO, in un bel convento eretto dal 1482 accanto alla chiesa di S.Maria delle Grazie ed a lei dedicato. L’aumento della popolazione negli anni seguenti orienta la espansione urbana seguendo il crinale, sempre ad oriente verso il convento, con l’aggiunta di altri due quartieri sulle terrazze a meridione, quelli di borgo Casalnuovo in Terravecchia e Croci . Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 17.   [P1] Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea La frana della notte di S. Apollonia (1688) sconvolse in maniera significativa l’assetto urbanistico del paese originario: il versante Sud-Ovest della Terravecchia ( borgo Casalnuovo ) fu travolto completamente dal movimento franoso che provocò oltre 400 vittime e lo fece sprofondare nel sottostante burrone della Salsa (“ u vaddon da Salse ”); miracolosamente la frana risparmiò sia la Chiesa Madre , fatta costruire a partire dal 1540 sulla cappella preesistente, sia la periferica Chiesa di S. Giovanni al Fronte dedicata a S. Giovanni evangelista (attuale chiesa della Concezione) che i Pisticcesi avevano costruito sul margine sud-Ovest del burrone della Salsa. I feudatari del tempo, i De Cardenas, misero a disposizione parte dei loro possedimenti fuori dall’abitato urbano, in località Terranova per alloggiare in case di nuova costruzione le famiglie sfollate; tuttavia, forse per le esose richieste dei De Cardenas, forse per l’attaccamento dei Pisticcesi alla loro terra, il tentativo risultò fallimentare: pare che delle 200 case iniziate a Terranova solo poche siano state portate a termine e abitate realmente. In breve tempo gli sfollati ritornarono a Pisticci e avviarono la ricostruzione frettolosamente senza ripristinare nelle nuove dimore i tradizionali voltoni in mattoni a copertura, ma coprendo le nuove casette, le “ lammie ”, con semplici canne intrecciate; inoltre, l’originario impianto urbano “a vicinato” o “ a corte ” fu sostituito per motivi di sicurezza e di staticità da un impianto “a schiera” , che prevedeva costruzioni di piccole dimensioni addossate le une alle altre a mo’ di schiera militare. Dopo aver rafforzato il fronte franoso della Terravecchia con un sistema di contrafforti (attuale Loggia Belvedere in via Nicola Franchi) si costruì in un primo momento sul versante della frana assestata dando origine al Rione Dirupo (detto inizialmente Rione Risorgimento ), poi nella zona extra moenia intorno al Convento Francescano di S.Maria delle Grazie , (ubicato sulla collina centrale SERRA S. FRANCESCO). In questa zona si distinsero le costruzioni di palazzo Giannantonio (nei pressi dell’attuale Piazza dei Caduti) e di Palazzo Laviola (attuale “Palazzotto” ubicato in via Cavour). In un secondo tempo, in seguito anche al notevole incremento demografico, si edificò intorno alle tredici case che, risalendo dal Dirupo, si affacciavano sul versante Sud-Ovest (ed avrebbero poi costituito il nucleo del Rione Tredici ) e si continuò nella zona adiacente dell’attuale Rione Croci chiamato così perché nel 1752 erano state issate cinque croci in ricordo delle predicazioni missionarie ospitate nel paese. Infine si iniziò l’espansione verso Est ( rione Matina ). Sul finire del secolo XVIII la regione fu oggetto di scorrerie da parte delle bande di briganti, fattore che contribuì ad accrescere la tendenza all’accentramento della popolazione nel nucleo protetto di Pisticci. Nelle zone di pianura in tale epoca, quale riferimento per i contadini sorgono varie cappelle votive: Santa Maria della Strada, S.Liborio, Sant’Angelo, Santa Maria del Pozzo, lungo la valle e, sulla salita per il paese, Sant’Anna della Rupe, San Pietro, Santa Maria delle Grazie. Dopo il 1815 con l’abolizione del feudalesimo iniziano nuove forme di organizzazione territoriale e amministrativa che culmineranno con la nascita del Regno d’Italia. Nel XIX sec . la collina di Serra S.Francesco è andata progressivamente popolandosi: si costruì sui terreni privati coltivati a vigneto dando origine ai rioni Marco Scerra e Picchione . L’urbanistica di Pisticci ha subito ulteriori trasformazioni nel corso del XX sec . quando nacquero i rioni Piro (sulle terre appartenenti alla famiglia Giannantonio), Matina (sui terreni che vanno da Serra S.Francesco in direzione est, verso il Monte Corno) e Cammarelle (nell’ex orto Rogges). Con i movimenti franosi degli anni ‘60-’70 del secolo scorso la fisionomia dell’abitato urbano è completamente cambiata: in particolare la frana del 1976 ha determinato lo slittamento di buona parte del rione Croci e la popolazione ivi residente è stata trasferita in alloggi popolari nella vicina frazione di Marconia ; allo stesso modo, molti Pisticcesi, temendo l’iterarsi di eventi franosi analoghi, hanno preferito edificare nella zona pianeggiante di Marconia che può meglio soddisfare le rinnovate esigenze residenziali e sociali. Il futuro urbano è Marconia, ma Pisticci resterà capoluogo a tutti gli effetti, testimonianza di millenni di storia, con il suo sviluppo lineare iniziato da Occidente e concluso a Oriente, in una progressione di tempi lunghi, per tante generazioni simili per esigenze, modi di vivere e di produrre. EVOLUZIONE DELL’AGGLOMERATO URBANO (3 di 5) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 18.   [P1] Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. RIONI TERRAVECCHIA, OSANNALE, LORETO, DIRUPO Il cuore dell’abitato originario di Pisticci era il Rione Terravecchia che comprendeva sul lato Sud-Ovest il borgo Casalnuovo . Inglobate nella Terravecchia erano anche le poche vie della contrada delle Fossate (attuale rione Osannale ) e, sul lato Nord-Ovest di Serra Cipolla, il nucleo del rione Loreto che occupava i terreni un tempo proprietà Latronico e De Franchi. Dalla Terravecchia la notte di S.Apollonia del 1688 franò il costone Sud-Ovest di borgo Casalnuovo dando origine al rione Dirupo . RIONE TREDICI e RIONE CROCI Entrambi si affacciavano anticamente sui calanchi della zona Sud-Est. Il Rione Tredici è così denominato dal nucleo originario delle tredici case che lo componevano. Il Rione Croci , antico Rione Belvedere perché aveva la veduta sui calanchi, cambiò nome dal 10 Giugno 1752, quando vi furono issate cinque croci portate in processione dalla Chiesa Madre da altrettanti religiosi in occasione della predicazione missionaria voluta dall’arcivescovo Mons. Lanfranchi. Nel 1976 una frana lo distrusse quasi completamente determinando lo spostamento della popolazione nella frazione di Marconia; in seguito sul versante Sud fu costruito un muro di contenimento in cemento armato e, alla sua base, fu riservato spazio per la villa comunale e alcune strutture sportive (Circolo tennis, Calcetto). MUNICIPIO Intorno al Convento dedicato un tempo a S.Maria delle Grazie ed ora a S.Antonio da Padova, ha sede il Rione Municipio che prende il suo nome dalla presenza del vecchio palazzo municipale ora sede del Tribunale. In passato questo rione era denominato Rione S.Francesco per la presenza del convento francescano da cui il palazzo municipale è stato ricavato. Nel 1900 il terrapieno adiacente al Convento è stato sterrato per ricavare Piazza Umberto I ovvero Piazza Municipio principale luogo di accesso a Corso Margherita di Savoia, vero centro di aggregazione sociale del paese. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Cenni Storici Pisticci Vista Aerea EVOLUZIONE DELL’AGGLOMERATO URBANO (4 di 5) Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 19.
  • 20.   Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Evoluz. Aglomerato Urbano Cenni Storici Pisticci Vista Aerea ITINERARIO SUL CAMPO Abbiamo ipotizzato che l’eventuale turista parta dalla costa jonica della Marina di Pisticci, zona di recente sviluppo che ospita in circa 8 Km di spiaggia i complessi turistici di Borgo S. Basilio – Villaggio Ti Blu – Villa degli Argonauti . M. Pisticci S. Basilio S. Leonardo Marconia Pisticci Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Pisticci Titoli di coda Pisticci Itinerario Gastronomico e Folklorico
  • 21.   [P1] Nel XXI sec.a.C. gli Enotri in Lucania sono stanziati in due siti principali, Incoronata-S.Teodoro e S.Maria di Anglona-Tursi. Dopo aver ammirato le bellezze del paesaggio naturale (una maestosa pineta e la limpidezza delle acque dello Jonio), imbocchiamo dalla Strada Statale 106 Ionica lo svincolo di Bivio Franchi e proseguiamo per la Strada Provinciale Pisticci-mare. Percorso qualche Kilometro, ci troviamo sulla sinistra nei pressi del CASTELLO DI S.BASILIO . Titoli di coda
  • 22. La Masseria-castello di San Basilio fu costruita intorno al VII sec dai monaci Basiliani; divenuta poi proprietà dei Normanni, fu da questi donato ai Benedettini dell’ abbazia di S.Maria del Casale di Pisticci e nel 1451 divenne proprietà della Certosa di Padula. Nel 1830 l’intera tenuta di S.Basilio venne acquistata dai Ferrante di Ruffano che la cedettero ai marchesi Berlingieri, attuali proprietari. Le vicende di tali passaggi di proprietà sono testimoniate dai tre stemmi in pietra sovrastanti l’unico portale di accesso al castello: S.Michele Arcangelo, la graticola di S.Lorenzo, lo stemma araldico dei Berlingieri. Il complesso architettonico del castello ci è pervenuto quasi intatto, con poche aggiunte rispetto all’originale. Esso si sviluppa intorno alla corte centrale , dove si affacciano gli edifici del refettorio, della cucina, del dormitorio, della biblioteca, della sala capitolare; importante è, nell’angolo Ovest, la torre di avvistamento del Re Ruggiero (fine sec. X – prima metà sec. XI) di forma quadrata, alta 18 metri, utilizzata per controllare il litorale dagli eventuali sbarchi dei saraceni; la torre poggia su di un alto basamento in muratura ed era collegata al resto dell’edificio da un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte ad arco in muratura. Nel periodo dei Certosini fu inserita nel lato Est del castello una costruzione rettangolare (la attuale sala ricevimenti) ed una torre cilindrica. Adiacente al portale di ingresso della corte, nell’angolo tra il perimetro quadrato dell’impianto originario e la facciata di ingresso, sorge la Cappella che, costruita nel XVIII sec., sostituì quale sede delle funzioni religiose la chiesetta originaria dell’XI sec. Titoli di coda
  • 23. Risalendo dalla strada provinciale Pisticci-mare si giunge alla frazione di MARCONIA . Sorta nel 1938 in località Bosco Salice , prese il nome di “Villaggio Marconi” per onorare la memoria dello scienziato Guglielmo Marconi morto due anni prima. Marconia fu voluta dal regime fascista con la funzione di colonia confinaria in cui tra il 1939 e il 1943 furono concentrati ben 1600 confinati politici con l’obbligo del lavoro forzato per bonificare la zona circostante e guadagnarla all’agricoltura. Divenuta frazione di Pisticci nel 1956, è dagli anni ’70 in progressiva espansione edilizia anche a causa degli eventi franosi verificatisi in quegli anni a Pisticci che hanno spinto le amministrazioni comunali del tempo ad allocare la popolazione a Marconia, in case popolari; successivamente, per la mancanza di zone edificabili a Pisticci si è preferito spontaneamente spostarsi su Marconia ed oggi la frazione ospita quasi la metà della popolazione di Pisticci. Suo centro urbanistico e sociale è Piazza Elettra , dal nome della figlia di Marconi, ma ricordiamo anche la bella Chiesa di S.Giovanni Bosco del 1998 e Piazza Bologna con il monumento al confinato politico opera dello scultore napoletano Raffaele Fienca. Titoli di coda
  • 24. Oltrepassata Marconia, lungo la strada provinciale sorgono le frazioni del CENTRO AGRICOLO e TINCHI quest’ultima importante per la ubicazione dell’ Ospedale Civile . Proseguendo sempre sulla strada provinciale Pisticci-Mare si giunge alla contrada S.Leonardo con la cappelletta omonima: da qui il paesaggio verdeggiante e coltivato lascia il posto al paesaggio dei Calanchi. Proseguendo attraverso i caratteristici tornanti delle “Varre”, arriviamo a PISTICCI . Titoli di coda
  • 25. Presentazione Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Pisticci Paesaggio Calanchivo Le Frane ITINERARIO PISTICCI Cenni Storici Evoluz. Aglomerato Urbano Pisticci Vista Aerea Itinerario Sul Campo Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Itinerario Gastronomico E Folklorico Titoli di coda 1 2 4 3 6 5 11 10 7 8 9 12 13 3
  • 26. All’ingresso del paese sull’altura orientale detta Collina Serra Monte Corno , sorge l’ Abbazia di S. Maria la Santità del Casale , ove era praticato il culto e la devozione per la Madonna della Salute (“ Maria la Sanità ”). Il complesso fu edificato intorno al 1087 per volontà di Emma e Rodolfo Maccabeo sui ruderi di una antica chiesa greco-bizantina della comunità dei Basiliani e fu affidata dai feudatari normanni ai Benedettini di Taranto. Dopo il saccheggio ad opera di alcune bande di Corsari, il Casale con l’aggiunta del territorio di Appio e San Basilio fu donato da Emma ai Benedettini di S.Michele Arcangelo di Montescaglioso i quali, in virtù di agevolazioni fiscali, incominciarono a bonificare i terreni circostanti. Nel 1451 papa NiccolòV affidò l’amministrazione del Casale e di S.Basilio alla Cerosa Cistercense di S. Lorenzo di Padula . I Certosin i officiarono la chiesa fino all’Ottocento, poi l’intero complesso cadde in abbandono: nella chiesa fu allocato il mulino della famiglia Caruso, mentre del monastero rimasero solo ruderi. Solo negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie all’impegno solerte del sacerdote don Leonardo Selvaggi, rettore del Santuario del Casale, sono iniziati i lavori di recupero del complesso abbaziale, così nel 2000 la chiesa è stata riconsacrata e riaperta al culto, mentre l’antico convento a fianco è in via di ricostruzione. Titoli di coda
  • 27. La Chiesa del Casale , in stile romanico pugliese, presenta una facciata a salienti che rimanda alla divisione interna a tre navate contrassegnate da due file di pilastri sormontati da archi ogivali; il tetto è in legno a capriate, le absidi piatte, in pietra locale, lateralmente si aprono finestre monofore chiuse da splendidi mosaici in vetro. Nell’abside centrale si può ammirare la statua della Madonna col bambino, antica icona bizantina in legno veneziano. Di apprezzabile valore è il portale di stile normanno opera di scultori di scuola francese con figure di acanto spinoso, tigri e aquilotti scolpiti nei tre archi ogivali; esso è sormontato da un pannello bronzeo a forma di mezzaluna raffigurante l’incoronazione della Vergine da parte di Giovanni Paolo II nel Maggio 1991. Sul lato sinistro si eleva la torre campanaria, anch’essa restaurata negli ultimi anni. Titoli di coda
  • 28. Scendendo dal Monte Corno si giunge al primo incrocio del paese denominato “ Santa Croce” per la presenza di una cappelletta omonima del primo Novecento contenente la Santa Croce di Cristo. Sul lato destro dell’ incrocio si apre via San Donato, extramurale che, confluendo in via Cammarelle, porta ai rioni Cammarelle e Loreto; da Santa Croce proseguendo dritto da via Vespucci si accede al rione Matine, precisamente alla zona della Matina Nuova o Pisciacchio. Titoli di coda
  • 29. Il rione Matina ha il suo centro intorno alla Chiesa di Cristo Re costruita verso la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.   La Chiesa di Cristo Re a navata unica, è di stile moderno e presenta all’interno un mosaico con Cristo Trionfante. Realizzata tutta in marmo, ripropone il motivo del mosaico nella facciata esterna. Nella piazzetta antistante la Chiesa che presenta le statue di S. Pio , Madonna e dell’ Arcangelo Michele, è stato ricavato un suggestivo spazio esterno per la celebrazione della Santa Messa nel periodo estivo. Nei pressi della Chiesa hanno sede la Scuola Media “San Pio da Pietrelcina”, l’Istituto Superiore “G. Fortunato”, alcuni uffici del Comune di Pisticci, la Caserma dei Carabinieri, il Commissariato di Polizia. Titoli di coda
  • 30. Tornando all’ incrocio di Santa Croce imbocchiamo l’ extramurale che porta al rione Dirupo. Titoli di coda
  • 31. Lungo questa via , passando per la Villa Comunale e il Circolo Tennis sono visibili i rioni Croci e Tredici che si affacciano sui calanchi della zona Sud-Est. E’ possibile ammirare il muro di contenimento in cemento armato realizzato alla fine degli anni ’70 e, alla sua base, alcune strutture sportive (Circolo tennis, Calcetto, ecc). Titoli di coda
  • 32. Tra le case diroccate si scorgono ancora i segni della frana del 1976 che distrusse quasi completamente il Croci determinando lo spostamento della popolazione nella frazione di Marconia Titoli di coda
  • 33. Dal rione Croci, a piedi, si giunge al rione Tredici attraverso varie stradine. Titoli di coda
  • 34. Proseguendo si giunge in “Piazza la Salsa” , ingresso ad Est del rione Dirupo.   La piazza, che ripropone la struttura architettonica del teatro greco, con l’orchestra, le scene e la cavea, è stata rifatta nel 2005 e ribattezzata “Piazza Jonny Lombardi” in memoria del cittadino pisticcese emigrato in Canada. In seguito a questo intervento di riqualificazione presenta una pavimentazione in cotto, elementi di arredo urbano tra i quali si distinguono alberi di ulivo piantati a bella posta per non dimenticare la vocazione agricola di Pisticci e la gradinata nella cavea per i posti a sedere. “ Piazza Jonny Lombardi” è oggi una adeguata cornice ad importanti manifestazioni culturali tra cui il Dirupo d’oro , occasione di valorizzazione (e di premiazione) degli ingegni lucani distintisi nei vari settori Da “Piazza Jonny Lombardi” soprattutto di sera è possibile ammirare il suggestivo e scenografico spettacolo del centro storico del paese, in particolare il Rione Dirupo . Titoli di coda
  • 35. Il Dirupo per il fascino che emana, è stato inserito dal Ministero dei Beni Ambientali nell’ elenco delle Cento meraviglie di Italia da salvaguardare. Il Rione Dirupo costituisce una delle principali attrattive di Pisticci La sua architettura si snoda attraverso bianche casette allineate a schiera, casette che rappresentano il primo stadio di evoluzione di questa particolare tipologia di edilizia contadina: le “ casedde ” o “ lammie ” , costruite con pietre e mattoni legati da malta impastata con sola acqua e terra rossa, avevano nella loro forma originaria un tetto a cuspide ricoperto di tegole color creta; all’interno il soffitto era costituito da una trave fissata al centro dei due muri maestri (“ u celm ”) a cui si appoggiavano canne intrecciate (“ u cannizz ”); col tempo questo tipo di copertura venne sostituita da una tettoia a due spioventi. Le lammie presentano una pianta rettangolare e una superficie di circa trenta metri quadri, tre muri in comune con le case adiacenti il fronte con affaccio sulla strada; tutto era rigorosamente tinteggiato in bianco sia per dare uniformità al caseggiato, sia per il basso costo dei materiali. Titoli di coda
  • 36. Le lammie erano allineate a schiera si sviluppano su doppi filari che di solito si adagiano sui pendii per ottimizzare l’illuminazione e favorire lo scorrimento delle acque piovane. Titoli di coda
  • 37. Nello stadio evolutivo successivo la tipologia della lammia si fa più complessa: all’interno della casetta, sul fondo, viene ritagliato spazio per un soppalco destinato a ripostiglio (“ u tavv’lat’ “) raggiungibile con una scala lignea mobile; in seconda battuta, come si può riscontrare dalle case edificate negli altri rioni di Pisticci tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento, la lammia stessa viene soprelevata in un primo piano divenendo “ lammia pu supran ”, abitazione su due livelli solitamente promessa in dote alle figlie femmine delle antiche famiglie contadine. Titoli di coda
  • 38. All’ estremità del Dirupo, raggiungibile attraverso la fitta ed uniforme rete di stradine regolari ed ordinate sorge la Chiesa della Concezione . Titoli di coda
  • 40. Del primo nucleo della Chiesa della Concezione non si conosce con esattezza la data di costruzione. In origine il tempietto era intitolato a San Giovanni al Fronte , dedicato a San Giovanni Evangelista ed era amministrato dai confratelli della Confraternita della pietà . Alcune fonti ne datano la costruzione nel 1620; certamente esisteva già nel 1625, anno in cui fu istituita la Confraternita dell’Immacolata Concezione , attiva a Pisticci fino al XX secolo per celebrare il culto della Madonna Immacolata, protettrice del paese fino alla metà del Seicento. Subito dopo la frana del 1688 la chiesa divenne la sede della confraternita e venne intestata all’Immacolata Concezione. In quello stesso anno ebbe il patronato della magnifica università. La chiesa presenta la forma a carena di nave in perfetta armonia con la facciata. la pianta è a croce latina, l’altare è barocco e si può ammirare una tela settecentesca della vergine e un soffitto ligneo del Settecento dipinto a tempera. Il soffitto è diviso in due parti: nella prima campeggia la figura dell’Immacolata, nella seconda si può notare San Michele Arcangelo che solleva la spada per uccidere il demonio. Attorno si notano decorazioni di fiori e figure di santi. L’immagine dell’Immacolata presenta analogie nella scena e nella distribuzione dei colori con la tela che si trova nello spazio absidale della Chiesa del Convento di Pisticci realizzata dall’artista napoletano Andrea Vaccaro acquistata nel 1656 come ex voto per lo scampato pericolo dell’epidemia di peste. La statua della Vergine è collocata in una nicchia in cui si nota dipinta l’immagine della conchiglia, tipicamente barocca, simbolo di rinascita e di eternità. La facciata è molto semplice, il portale d’ingresso richiama lo stile barocco ed è sormontato da due rosoni, mentre a lato si eleva il campanile. Titoli di coda
  • 41. Dalla chiesa della Concezione è possibile ammirare il panorama del lato Sud-Ovest di Pisticci: i rioni Croci , Tredici e Dirupo…. Titoli di coda
  • 42. … .il tratto finale di Corso Margherita con il muro di sostegno ( u’ muragghion’ ) costruito nel 1774 e la Chiesa di San Rocco; volgendo lo sguardo in alto a sinistra si distinguono i resti del castello medievale da cui scende via Nicola Franchi con le arcate del muro della Loggia Belvedere , la Chiesa madre con il piazzale antistante. Titoli di coda
  • 43. Ad occidente si possono ammirare la valle del Cavone ( “ a’ sal’car ‘), il massiccio della Petrolla ( a’ Petrodd’ ) e la zona di “ Pagnotta” . A proposito di quest’ultima zona, il toponimo rimanda ad una antica tradizione legata al brigante Nicola Pagnotta, capobanda nativo di S.Giorgio Lucano ed attivo nel primo Ottocento nel feudo di Policoro. Arrestato per il tradimento della sua amante e giustiziato a Potenza, si narra che il suo cadavere sia stato smembrato e le sue membra interrate nei luoghi in cui aveva commesso le più gravi efferatezze: la testa a Potenza, le braccia a Ferrandina, le gambe a Pisticci in quella contrada denominata appunto “Pagnotta” che oggi ospita lo spettacolo pirotecnico delle festività patronali. Titoli di coda
  • 44. Attraversando le vie del rione Dirupo si sale in p.zza Plebiscito Titoli di coda
  • 45. Salendo dall’ extramurale del rione Dirupo si giunge al Rione Terravecchia , il cuore dell’ abitato originario di Pisticci da cui, la notte di S.Apollonia del 1688 franò l’attuale Rione Dirupo.   Titoli di coda
  • 46. Il tessuto urbano delle origini, di stampo prettamente medievale, presentava una struttura “a corte” con piccoli nuclei di abitazioni affacciantesi su un’area comune detta corte; la corte più importante era inizialmente la piazza antistante la Chiesa perduta della Madonna della Stella, prima parrocchia, su cui dava l’attuale Castello. Con la costruzione della Chiesa Matrice (Chiesa Madre) nel XIII secolo il fulcro delle attività si spostò più all’interno, nella piazza della Chiesa Madre: qui sorgevano le botteghe artigianali, i palazzi signorili dei Rogges, De Franchi, Santissimo, si svolgevano le fiere e i mercati. Il rione era circondato da una cinta muraria i cui resti insieme ad una delle porte di accesso alla città presso Palazzo De Franchi sono visibili ancor oggi in via Mazzini. Titoli di coda
  • 47. In seguito alla frana del 1688 l’impianto urbano subì una modifica: si passò ad un sistema di costruzioni “a schiera” , con costruzioni di piccole dimensioni addossate le une alle altre a mo’ di schiera militare. Questo nuovo modo di costruire è visibile nella sua versione quasi originale nella architettura del rione Dirupo.   La Terravecchia rimane una delle zone più suggestive di Pisticci: né il tempo né le operazioni di ammodernamento hanno del tutto cancellato il suo impianto medievale. Nel rione si ergono i resti del Castello feudale, la Chiesetta dell’Annunziata, la Torre Bruni, il Palazzo Rogges. Titoli di coda
  • 48. Il Castello normanno-svevo era situato all’estremità sud ovest del rione Terravecchia, in posizione strategica rilevante da cui si possono ammirare centri abitati come Craco, Stigliano, Ferrandina, Tursi e l’ultimo tratto dell’Appennino lucano con il Monte Raparo e il Pollino, la valle del fiume Basento. Le prime notizie risalgono all’XI secolo, quando Roberto da Montescaglioso cedette il castello ad Arnaldo, vescovo di Tricarico; divenne poi proprietà delle famiglie Sanseverino, De Sanglo, De Cardenas, Spinelli, Rogges, finchè con la legge di Mu rat fu venduto all’asta. Originariamente era formato da un torrione di forma rettangolare con stanze ed ambienti a tutto sesto; sotto la torre vi era una grande cisterna-serbatoio per la raccolta delle acque piovane. I lavori di ampliamento furono iniziati con la famiglia Sanseverino intorno al 1400 e completati nel 1500 dal feudatario Pietro Antonio Spinelli conte di Seminara. L’interno presentava due atri, il primo chiuso, l’altro scoperto, da cui, scendendo verso le cantine ci si immetteva in un fondo rustico coltivato con alberi da frutta, vigneto, giardino. Nel 1931 la parte centrale del castello, il lato destro e il portone furono demoliti per costruire il serbatoio dell’Acquedotto dell’Agri che avrebbe soddisfatto il fabbisogno idrico del paese. Titoli di coda
  • 49. Oggi del castello rimangono i resti della torre geometrica, la scuderia del conte adibita per qualche tempo a frantoio oleario ed alcuni vani. Titoli di coda
  • 50. Tra le stradine della Terravecchia si può ammirare, in via Fusinato, la Chiesetta dell’Annunziata , l’edificio più antico di Pisticci, costruito nel 1444 come cappella gentilizia della famiglia De Cardenas; accanto sorgeva un piccolo Ospedale, rifugio per infermi e poveri, opera di un certo Gemmata. Nel Cinquecento al tempio fu aggiunta una torre campanaria rifatta nel Settecento con due campane. La campana di oggi porta la data del 1559. Il tempio è stato restaurato parecchie volte, ma il restauro più consistente fu voluto nel 1816-17 dalla famiglia Viggiani cui era affidata la cura: in questa occasione fu rifatto il tetto, riparata la torre campanaria e abbellito l’altare con il dipinto dalla scuola napoletana, opera del pittore Giovanni Zito. La porta fu rifatta nel 1882, mentre gli ultimi restauri risalgono agli anni Trenta del secolo scorso. Titoli di coda
  • 51. Vicino la chiesetta dell’Annunziata sorge il Palazzo De Franchi , della prima metà del ‘700, il cui portone di accesso, di fattura rinascimentale, si apre in via Mazzini. Titoli di coda
  • 52. Nei pressi del Palazzo De Franchi, sempre in via Mazzini si conservano i resti di una delle porte di accesso alla antica città medievale e della cinta muraria. Titoli di coda
  • 53. Dal castello si accede in via Nicola Franchi, strada sovrapposta al caratteristico muro ad arcate costruito come opera di consolidamento del rione in seguito alla frana del 1688. Da questo loggiato in muratura un tempo chiamato Loggia Bellavista è possibile ammirare l’accattivante spettacolo del Dirupo, con le sue casette bianche, le viuzze regolari e, alle propaggini, la Chiesa della Concezione. Titoli di coda
  • 55. All’estremità di via N.Franchi si apre Piazza IX Febbraio su cui si affaccia la Chiesa Madre con i suoi tre portali di ingresso. La Chiesa madre era inizialmente dedicata agli apostoli SS. Pietro e Paolo della terra di Pisticci, successivamente fu chiamata Chiesa Matrice . I lavori di costruzione furono avviati nel 1542 su sollecitazione della popolazione che richiedeva un edificio sacro capace di accogliere sempre più fedeli. Questa sorgeva su una preesistente cappella del 1200 in stile romanico pugliese dotata di campanile con bifore, voluta dal feudatario di Pisticci duca Sanseverino, cappella che, a grandi linee, si conserva nell’impianto strutturale della navata sinistra. La pianta è a croce latina e lo stile è romanico-pugliese. Per la sua costruzione ci si rivolse ai mastri muratori di terra lombarda Pietro ed Antonello Laviola i quali, rifugiatisi a Pisticci perché accusati di omicidio, impiegarono molti anni utilizzando materiali di prima scelta provenienti dalla contrada Petrolla e scavarono le fondamenta in profondità . La facciata a salienti in stile romanico-pugliese mette in rilievo la divisione interna in tre navate e presenta un portale su cui è posta una formella decorativa raffigurante una spiga di grano. La torre campanaria a pianta quadrata presenta la zona inferiore a parete compatta, la parte superiore con due ordini di finestre bifore, sormontata da una sommità cuspidata con una croce di ferro; in essa c’era una grande campana di bronzo del 1472. Titoli di coda
  • 56. All’interno le due navate laterali ospitano varie cappelle ed altari gentilizi, recentemente smembrati, con i paliotti addossati di legno dorato; gli altari a partire dal 1544 furono gradualmente dotati di apogei di ampie proporzioni adibiti a luoghi di sepolture delle rispettive famiglie aristocratiche. Si distingue dagli altri altari di tipo barocco l’altare della cappella del Santissimo Sacramento, opera del maestro di scuola fiorentina Sereno Lonati. Sempre all’interno della chiesa si possono ammirare il pulpito della metà del XVII sec. con le figure a rilievo dei Santi Pietro e Paolo e dei quattro evangelisti, il fonte battesimale ( metà XIX sec.) e numerose tele realizzate da ignoti autori lucani e da Tommaso Guerino e Pietro Antonio Ferri. Nella cripta è stato realizzato il presepe monumentale di scuola leccese ambientato nei calanchi. Nelle sacrestie ci sono pregiati armadi porta arredi policromi con sedili a cassapanca che coprono le pareti; i preziosi armadietti con stemmi gentilizi conservano manoscritti, registri parrocchiali e molti libri del XVI, XVII , XVIII sec. (tra i quali alcune opere del giureconsulto pisticcese Sebastiano Sinisi) questi ultimi ora affidati alla biblioteca comunale di Pisticci ( fondo Chiesa Madre ). Titoli di coda
  • 57. Scendendo dalla Chiesa Madre si giunge al Rione Osannale (antica contrada delle Fossate ) che comprende solo poche vie ed è inglobato nel Rione Terravecchia. Il rione è tutto incentrato su di una piazzetta che ospita una croce in pietra bianca su di un basamento cilindrico in ricordo delle vittime che la banda del brigante Pagnotta, in una delle sue scorrerie in territorio lucano, fece durante una irruzione a Pisticci, il 28 Febbraio 1808. Titoli di coda
  • 59. Quasi all’uscita del rione Osannale si erge la Torre Bruni , una piccola torre a forma cilindrica diroccata a metà, di cui non si conosce l’origine ma si sa solo che risale ad un’epoca molto antica, secondo la tradizione addirittura al tempo della potenza di Metaponto. Era situata come posto di blocco all’ingresso del centro abitato che allora corrispondeva all’attuale rione Terravecchia ed era una torre-vedetta da dove si potevano controllare i movimenti che avvenivano nel territorio circostante in un periodo in cui erano molto frequenti gli sbarchi dei pirati e dei corsari turchi. Durante il primo brigantaggio fu utilizzata dalle Guardie nazionali pisticcesi. Titoli di coda
  • 60. Nei pressi della torre Bruni si erge il Palazzo Rogges , proprietà dei Rogges , famiglia rinomata di Pisticci e dall’importante ruolo civile. Titoli di coda
  • 61. Scendendo dall’ Osannale e imboccando la via omonima si accede al Rione Loreto .   Vi si distingue la Cappella della Madonna di Loreto (“Madonna del Rito”) che esisteva già nel 1500 come testimonia il Libro Negro . Essa era costituita da un solo vano con volta a crociera in quattro spicchi, realizzata con mattoni stretti ricavati dal vicino massiccio della Petrolla , legati fra di loro da un misto di sabbia gialla reperibile solo nei dintorni di Pisticci. Anticamente l’entrata era ubicata sul lato destro della Chiesa in direzione della discesa della Terravecchia. Nel Febbraio del 1808 la cappella fu profanata dai briganti della banda Pagnotta e nell’Agosto 1860 al suo interno si custodì la bandiera bianca monarchica, in vista di una sommossa popolare contro il Regno d’Italia. Nel 1925 l’incendio sviluppatosi dalle lampade ad olio e dai ceri rimasti accesi distrusse la statua di cartapesta rivestita di stoffa della Vergine, sostituita negli anni ’30 da una statua in gesso di fattura napoletana. Prima di questo incendio un altro aveva distrutto una statua della Madonna Bambina. Attualmente la chiesetta presenta due navate ad arco, un prezioso dipinto di ignoto pittore lucano di scuola napoletana, raffigurante la Madonna tra le nubi circondata da Cherubini, la statua della Madonna col Bambino in carta pesta dei primi del ventesimo secolo, la statua di S. Michele Arcangelo. Particolare attenzione merita nella parte inferiore dell’altare una croce in pietra di stile bizantino portata da Mazara del Vallo dai Greci a Metaponto, quindi a Pisticci intorno al 1500. Titoli di coda
  • 62. A sud del rione Loreto scendendo per via D’Annunzio ci si immette in una piazzetta di via Giulio Cesare, quindi nel Rione Cammarelle . Titoli di coda
  • 63. Ritornando verso la Torre Bruni e proseguendo per via B. Buozzi si giunge in Piazza Plebiscito o più comunemente Piazza S. Rocco , la seconda piazza principale del paese, su cui si affacciano la Chiesa del Santo Patrono ( Chiesa S.Rocco ), la Torre dell’orologio e l’edificio della Agenzia delle entrate, ex-Palazzo Durante ristrutturato secondo i canoni della architettura moderna in seguito ai danni provocati dal terremoto del 1980. Titoli di coda
  • 65. Le vicende di edificazione della Chiesa di San Rocco sono particolari. Nella versione architettonica in cui la vediamo oggi fu costruita nel 1930 su proposta di molti cittadini che volevano dotare Pisticci di una Chiesa dedicata al Santo protettore il cui culto fu introdotto a Pisticci nella seconda metà del Seicento dopo la scampata epidemia di peste. . La Chiesa sorge laddove c’era la preesistente Chiesa di S.Maria del Soccorso sede della Confraternita del Pio monte dei morti dal 1630 , chiesa demolita nel 1742 in seguito ai danni riportati per la frana di S.Apollonia. Dopo aver rafforzato l’ultimo tratto di Corso Margherita con un solido muro di sostegno (“ u’ muragghion” ) i cui lavori terminarono nel 1744 furono iniziati i lavori per la costruzione di una nuova chiesa aperta al culto due anni dopo, nel 1776 e dedicata al Pio monte dei morti o Confraternita delle anime purganti : da questo la Chiesa fu detta anche Chiesa del Purgatorio . Nel 1747 si trasferì dalla Chiesa Madre la statua di S.Rocco, santo protettore a cui la chiesa fu da quel momento dedicata. Le condizioni statiche della cappella ( nel sottosuolo scorre una vena sotterranea di acqua salata che affiora nel fosso la Salsa ) e le accresciute esigenze di culto richiesero nuove opere di fondamenta e di ampliamento, possibili grazie all’ utilizzo delle case adiacenti all’edificio donate dalla famiglia Rogges. La Chiesa è composta da un’ampia navata centrale e da due laterali e richiama in un certo senso la struttura della Chiesa romanica. All’esterno le tre arcate sono assorbite dalla navata grande. La struttura, di dimensioni modeste, sfrutta al massimo lo spazio; in ogni campata infatti è presente la simbologia dell’altare. Le pitture delle nove pale che rappresentano la vita di S. Rocco sono opera del pittore Alfredo Cassone, confinato politico a Pisticci. Titoli di coda
  • 66. Risalendo da corso Margherita, sul lato destro si apre u’ muragghion’ che affaccia su piazza la Salsa e le vie di accesso al rione Tredici … Titoli di coda
  • 67. ...con le originarie tredici case che si affacciano su via A.Manzoni Titoli di coda
  • 68. Sul lato sinistro di piazza S.Rocco si apre il Rione Marco Scerra… Titoli di coda
  • 69. … e, più sopra, il Rione Picchione .   Quest’ ultimo è sede di una chiesetta la Cappella di Picchione. Prima sconsacrata e poi ricostruita, era inizialmente intitolata a S.Maria del pozzo, poi alla Visitazione , attualmente è dedicata alla Madonna della Bruna detta dai Pisticcesi “ Madonna d’u clumm ”, cioè del “fiorone”, il fico “primitivo” che matura a luglio, mese in cui cadeva la solennità religiosa. Sempre nel rione Picchione, in via Carlo Alberto sorge la Chiesetta di S.Caterina restaurata da qualche anno, in passato proprietà della famiglia Minnaja; vi è stata allocata la antica statua della Madonna di Picchione. Si dice che questa statua, insieme alla statua della Madonna di Loreto, del Casale, della Concezione, delle Grazie erano le “cinque sorelle” perché presentavano nella raffigurazione della Vergine tratti iconografici simili. Titoli di coda
  • 71. Proseguendo per Corso Margherita in direzione della Chiesa di San Antonio si incontra Piazza S.Antonio Abate (Piazza S.Antuono), un tempo “zona Pignattari” perchè ospitava le antiche fornaci . Qui sorge la cappella di S.Antonio Abate edificata all’inizio del 1800 e dedicata a S. Antuono che viene festeggiato il 17 gennaio con la benedizione degli animali nella piazzetta omonima. Al centro della piazza vi è una fontana in pietra. Titoli di coda
  • 73. Punto di chiusura di Corso Margherita è Piazza Umberto I ovvero Piazza Municipio prima sede del Municipio, ora del Tribunale. La piazza è dominata dalla Chiesa di S.Antonio (ex Convento di S. Maria delle Grazie ). Titoli di coda
  • 74. Oggi sede della Parrocchia S. Antonio, la Chiesa di S.Antonio risale probabilmente al 1460. Fu fondata insieme al convento adiacente in un’area extramoenia d’influenza ellenica dal duca Antonio Francesco Tristano di Sanseverino che la consegnò ai frati minori della famiglia Minoritica-Salernitana lucana. Il convento pisticcese venne inserito nell’elenco dei dodici monasteri autorizzati a diffondere la Riforma e assunse la denominazione di Convento di S. Maria delle Grazie . Il convento, circondato da un orto, aveva pianta “a elle” e comprendeva 33 celle tutte disposte al primo piano, mentre le stanze del piano terreno servivano da magazzino, cucina, ripostiglio; gli ambienti si affacciavano su di un chiostro che aveva nel mezzo un pozzo-cisterna. Nel momento della sua soppressione in seguito alla legge Murat l’edificio è stato utilizzato parte per gli uffici dell’amministrazione comunale, parte per l’asilo Bianca Fiora. L’antico chiostro del convento è stato trasformato negli anni ’80 del Novecento in sala udienze consiliari ma conserva ancora al centro il boccaglio geometrico del pozzo preesistente.   La Chiesa di S.Antonio presenta un altare in stile barocco dedicato alla Madonna delle Grazie ; la statua della Madonna col Bambino è in legno. Ha una navata centrale a volta, una navatina laterale a destra con un altare in cui vi è un crocifisso. A sinistra vi è una grande navata certamente costruita posteriormente. Si possono ammirare parecchi altari di cui uno di marmo dedicato a S. Antonio, uno dedicato a S. Giuseppe e uno in stile barocco dedicato a S. Rocco. Sulle colonne della navata centrale sono affrescate figure di santi e sante francescani. Il Campanile fu fatto costruire probabilmente intorno al 1565. La Chiesa, di irrilevante valore architettonico, presenta all’interno una ricca pinacoteca. Nel 1950 è stato realizzato il battistero in marmo. Titoli di coda
  • 75. Nei pressi di Piazza Umberto I si apre Piazza dei Caduti e, affacciato su di essa, il Palazzo Giannantonio che attualmente ospita alcuni uffici comunali. Nella piazza sorge anche il Monumento dei Caduti realizzato nel 1928 in pietra viva dallo scultore pugliese Francesco Corrente a ricordo dei morti per la patria in quella che prima era piazza del mercato e della fiera. Titoli di coda
  • 77. Alle spalle del Palazzo Giannantonio si apre il Rione Piro , mentre scendendo per via Cirillo e via Ariosto si ritorna all’incrocio di Santa Croce Titoli di coda
  • 79. ITINERARIO GASTRONOMICO   Le tradizioni culinarie di Pisticci risentono delle origini economiche del paese, a vocazione prettamente agricola almeno fino agli anni ’60 del Novecento quando nella Valbasento sorsero i primi impianti industriali e i Pisticcesi cominciarono ad abbandonare i loro campi per lavorare nello stabilimento ENICHEM (Anic) o nelle fabbriche dell’indotto.   A Pisticci l’anno gastronomico era scandito dalle principali fasi del lavoro e della produzione agricola e dagli appuntamenti delle festività religiose: come in un ciclico rituale si vedevano imbandire le tavole usando vivande preparate con gli alimenti agricoli di stagione o con prodotti tipici preparati a bella posta per celebrare una ricorrenza religiosa. Così l’estate era il tempo delle insalate di pomodori e delle “friselle”, delle melanzane, della zucca verde, in autunno c’erano i peperoni essiccati, le patate lesse, le olive, in inverno avevano la priorità i legumi, le rape, il maiale con i suoi derivati; a Natale erano d’obbligo le pettole (pasta del pane fritta a forma di ciambellina) e le cartellate con i “porcellini”, dolci tipici di pasta sfoglia, a Pasqua i taralli, il sugo con l’agnello, le ciambelle. C’erano poi gli immancabili e nutrienti primi piatti a base di pasta fatta in casa (cavatelli, orecchiette, tagliatelle, fusilli, tagliolini) conditi col sugo semplice o di selvaggina o con aglio, olio fritto e peperoncino tritato o accompagnati da legumi o verdura. Non si parlava di carne, alimento raro e della festa. Il tutto era costantemente accompagnato dal pane fatto in casa e cotto di buon mattino nei forni del paese, nelle forme della pagnotta (“ a panedd ”) e della ciambella (“ u tulicchj ”), dai formaggi, spesso di produzione propria, ed era innaffiato da buon vino stagionato nelle botti (“u mier tuost”) o spillato in tempi rapidi e perciò a bassa gradazione alcoolica (“ u miscariedd ”).     Abbiamo provato a ripercorrere l’anno gastronomico-tipo del Pisticcese partendo dall’autunno, stagione della vendemmia e della raccolta delle olive… AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Il Territorio Le Varre Galleria S. Rocco Paesaggio Calanchivo Le Frane Etimologia Stemma Pisticci Itinerario Archeologico Evoluz. Aglomerato Urbano Itinerario Sul Campo Presentazione Itinerario Pisticci Pisticci Vista Aerea Cenni Storici Titoli di coda Pisticci Itinerario Folklorico
  • 80. AUTUNNO P’parul crusc: Peperoni essiccati fritti Alij fritt: Olive nere fritte   Patan a v’rnile: Patate lesse condite olio fritto, aglio e peperoncino in polvere   Cialledd d’ baccalà : Zuppa di cipolle fresche con baccalà   Baccalà fritt : Baccalà lessato condito con olio fritto, aglio e peperoncino in polvere   Mulugnamè, p’parule, p’mmdorè e patanè: Minestra con melanzane, peperoni, pomodori e patate P’ parule fritt: Peperoni fritti (Peperoni in particolare della specie “cornetti rossi”) C’cuzza ross p’ l’ uogghj sfritt: Zucca rossa condita con l’olio, aglio e peperoncino fritto   Varvaliesc’: Lumache lesse condite con olio crudo e origano o cucinata in zuppa con cipolla, olio, pomodoro,origano NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
  • 81. NATALE Pettl: Pettole (Ciambelline fritte in olio di oliva dell’annata. La pasta, simile a quella del pane, era ottenuta con semola di grano duro, purè di patate e lievito.)   Ngàrtagghiat e P’rcidduzz: Cartellate e porcellini   Panzaruott d cic’r: Panzerotti di ceci (Panzerotti di pasta frolla ripiena con crema di ceci, cioccolato e zucchero)   Panzaruott pà recott’ : Panzerotti ripieni con la ricotta   P’zzcannell: Biscotti con la cannella Crusciett’: Fichi lasciati essiccare al sole; farciti con mandorle tostate, semi di finocchio e assemblati a forma di croce AUTUNNO CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
  • 82. CARNEVALE   Jov e salzizz: Uova e salame   Salzizz e supp’r’ssat : Salame e soppressata   Salzizz jerasse arr’stut: Salame grasso arrostito   Suffritte : Frattaglie, pezzi di carne, polmone, fegato, cuore, etc. cucinanti in agrodolce, con olio, aglio, alloro, peperoncino (preferibilmente piccante), rosmarino, pepe. Il piatto si accompagna con buon vino.   Calzon pa c’podd: Calzone con la cipolla Calzon p’ l frittl : Calzone con sugna e grasso di maiale   Calzon p’ l pass’l : Calzone con l’uva passa   Fcazz a j’eradizze: Focaccia arrotolata condita con peperoncino tritato e cotta sulla graticola   Sangunacce’: Sanguedolce (Sangue del maiale fatto bollire con cioccolato, uva sultanina, nocciola, mandorle tostate e tritate, canditi, caffè, vaniglia, cedro, rhum, chiodi di garofano, etc…) AUTUNNO NATALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda
  • 83. INVERNO   Cic’r e tagghiariedd: Ceci e tagliolini   Fasul e tagghiariedd: Fagioli e tagliolini   Fasul e f’nucchj: Zuppa di fagioli cannellini e foglie di finocchio   Rucc’l e rap: Cavatelli e rape   Faf e ciuquer: Fave e cicorie campestri   Pmmdor p l’agghj: Pomodoro con l’aglio   Jacquasal’: Zuppa fatta con olio fritto, peperoncino e pane raffermo. E’ prevista la variante con l’uovo   Pan cuott: Pane raffermo cotto in acqua, aglio e olio; sul pane si aggiunge il peperoncino piccante in polvere   Tripp p’ l’ patan : Trippa con patate   AUTUNNO NATALE CARNEVALE PRIMAVERA PASQUA ESTATE Titoli di coda Cupeta: Dolce – caramella di mandorle e zucchero
  • 84. PRIMAVERA   J’ugn’l arrappat : Fave fresche lesse   Cialledd d’ jugn’l e ciuquer’ : Zuppa di cipolle, fave fresche e cicorie   Carduniedd / Scaler’ : Cardi lessati e conditi con olio, prezzemolo, sale, aglio. La variante li prevede gratinati in forno AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PASQUA ESTATE Titoli di coda
  • 85. PASQUA   Tarall –vaccaredd/palomm: Taralli   Tarall pu’naspr: Taralli ricoperti di glassa ottenuta con lo zucchero a velo bianco dell’uovo   Pup’ : Dolce di pasta azzima a forma di bambola con l’uovo sulla pancia e spalmata di tuorlo, zucchero e confettini “ cann’lin ’” Si faceva per i bambini   Chilomm’: Dolce di pasta azzima a forma di colomba sempre con l’uovo al centro e spalmato di tuorlo, zucchero e confettini “ cann’lin ”. Viene preparata per la domenica delle Palme e per Pasqua   T’licchjj : Specie di ciambella di pasta lievitata con un foro al centro, condita di zucchero, semi di finocchio, altri aromi e spalmata di tuorlo d’uovo. Questo dolce veniva regalato alle suocere   Fiascone: Dolce di pasta azzima, una specie di cuore, di grandi dimensioni, che aveva l’uovo al centro come la colomba, la pupa, etc... Era un dolce riservato agli adulti   Ciambella : Dolce di pasta lievitata con zucchero e confettini “cannelin”   Fcazza iasc’m: Focaccia di pasta azzima con semi di finocchio AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA ESTATE Titoli di coda
  • 86. Tapparedd n’crosc e nosc: Pappardelle a forma di rombo condite con olio fritto, aglio e peperoncino tritato   Sagntedd pu suc d’jariedd’: Tagliatelle condite con sugo di pollastro ruspante    Sagntedd pu cas r’cott : Tagliatelle condite con sugo di cipolla, pomodoro fresco, peperone e il cacio ricotta   Rucch’l a quatt ognj’: Cavatelli conditi con sugo di cipolla, pomodoro fresco, peperone e il cacio ricotta   Maccarun a fierr e: Fusilli e orecchiette condite con sugo di carne e r’cchietedd formaggio   C’cuzza logn pa jrattner: Zucca verde lunga e polpette di pane raffermo e uovo   C’cuzza logn mar’tat : Zucca verde lunga con carne P’parul fritt’ e arrestutè: Peperoni fritti e arrostiti   Mulugnam e patan: Melanzane e patate Le ciquerè pà nnujje : Cicorie campestri con una salsiccia fatta di carne del guanciale   Le ciquerè pà ncatarata : Cicorie campestri condite con le cotiche (Le cotiche venivano conservate in appositi vasetti di coccio, le “capasè”)   Mulugnam a fungitiedd : Melanzane a dadini cotte con olio, aglio e sale ESTATE … Naturalmente, nonostante tutti i suggerimenti e le accortezze possibili, nella preparazione di ciascuna pietanza occorreva “ u giudizjiè ” ovvero quella accortezza ed assennatezza che le brave massaie pisticcesi auguravano alle loro figlie. AUTUNNO NATALE CARNEVALE INVERNO PRIMAVERA PASQUA Titoli di coda Crusciett’: Fichi lasciati essiccare al sole; farciti con mandorle tostate, semi di finocchio e assemblati a forma di croce
  • 88. Prova…. Titoli di coda ITINERARIO FOLKLORICO (1 di 2)   17 Gennaio: Festa di S.Antonio abate Processione in onore del Santo, benedizione degli animali nella omonima piazza con consumazione di vino cotto e caldarroste.   Celebrazioni del Carnevale Balli in maschera Sfilate di carri allegorici   19 Marzo: Festa di S.Giuseppe lavoratore Celebrazioni religiose e focare in onore di S.Giuseppe allestite dai giovani in vari punti del paese.   Marzo/Aprile: Riti della Settimana Santa Visita ai Sacri Cibori e veglia di preghiera nelle principali chiese (sera del giovedì Santo) Processione interparrocchiale (Venerdì santo)    Ultima domenica di Aprile: Festa della Madonna del Casale     13 Giugno: Festa di S.Antonio da Padova Celebrazioni religiose con benedizione del pane da distribuire alla popolazione.     Prima domenica di Luglio: Festa di Cristo Re e della Madonna di Fatima Seconda domenica di Luglio: Festa della Madonna delle Grazie (Tinchi) LucaniaFilmFestival: Rassegna internazionale di cortometraggio Ultima domenica del mese di luglio: Gara podistica 26 Luglio: Sagra dell’anguria e festa di Sant’Anna nella frazione di Casinello .
  • 89. Prova…. Titoli di coda Agosto Pisticcese ( 2 di 2 ) Festività patronali in onore di S.Rocco: 01 Agosto, ore 6,oo: Sparo di mortaretti (località Pagnotta) Suono di campane e esibizione della banda per le principali vie del paese. Seconda settimana di Agosto: XI edizione del premio “ Dirupo d’Oro ”. Assegnazione del premio a personalità lucane distintesi nel mondo in vari settori professionali 1 – 14 Agosto: “ Lammieinmusica ”, rassegna di musica popolare.   12 Agosto: Fiera del bestiame ; (mattina) Fiera dei prodotti tipici con assaggi di specialità pisticcesi e lucane (sera).   15 Agosto: Festa dell’Assunta Di sera solenne processione di auto e moto che accompagna la statua piccola di S.Rocco (S.Rocchicchio) dalla Chiesa Madre in direzione della Chiesa del Casale, ove rimarrà fino alla sera del 17 Agosto. 16 Agosto: Festa di S.Rocco Il culto di S.Rocco, introdotto a Pisticci nel 1656 in seguito alla pestilenza che colpì l’Italia meridionale preservando il paese, è radicato. L’intera giornata è occupata dalle celebrazioni liturgiche in onore del Santo e dalla tradizionale processione, molto affollata di devoti, che dura da mattina a sera. Il suo percorso si snoda lungo quasi tutte le vie del paese addobbate per l’occasione e prevede soste continue della statua, portata a spalla dai “Portatori di S.Rocco”, sugli appositi “tavolini” preparati dai fedeli. La la statua e processione si conclude in tarda serata con sparo di fuochi pirotecnici e l’arrivo in piazza S.Rocco, ove i Portatori compiono tre giri con la depositano all’ingresso della Chiesa omonima per la venerazione.   17 Agosto: Festa di S.Vito Processione in onore del santo il cui culto a Pisticci si è diffuso dopo il 1852 quando fu invocato per arrestare una invasione di cavallette nelle zone rurali limitrofe che stavano devastando il raccolto. In serata gara di traino in località Santa Croce e sfilata del Carro trionfale di S.Rocco allestito nei pressi della Abbazia del Casale con la statua di S.Rocchicchio e diretto in piazza S.Rocco   Ultima domenica di Agosto: Festa rurale di S.Leonardo   08 Settembre: Festa della Madonna di Loreto Benedizione di mamme e bambini nella Chiesa del Casale.    Prima domenica di Settembre: Festa della Madonna di Viggiano (rione Piro) Seconda domenica di Settembre: Festa della Madonna delle Grazie (Marconia)    08 Dicembre: Festa della Immacolata Concezione  
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