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Psicologia dell’apprendimento
ANNO ACCADEMICO 2008/2009
Corso di Laurea in Scienze e Tecniche
Psicologiche
NUOVO ORDINAMENTO (III anno)
MEMORIA E APPRENDIMENTO
L. Francesca Scalas, PhD
 La memoria ha un ruolo chiave nell’ambito dei
processi di apprendimento. Infatti solo quando
una conoscenza, o competenza in generale,
viene padroneggiata dal soggetto e viene
manifestata nel tempo abbiamo un vero
apprendimento.
 Ciò significa che l’apprendimento ha luogo
quando un’informazione passa in maniera
stabile (permanente) nel sistema di memoria.
 Tre aspetti fondamentali connessi con la
memoria sono i processi di:
 codifica,
 ritenzione o immagazzinamento,
 recupero.
Codifica
 La codifica si riferisce al modo in cui
l’informazione viene immagazzinata nel
sistema, es. forma visiva o semantica o in una
forma multidimensionale.
 Il codice si riferisce all’insieme di regole che
noi utilizziamo per trasformare le informazioni
provenienti dall’ambiente circostante in modo
che possano essere conservate nella memoria.
Ritenzione
 La ritenzione si riferisce a come viene
conservata l’informazione, la strategia più
comune per ritenere l’informazione è quella
della reiterazione o ripetizione
dell’informazione.
Recupero
 Il recupero si riferisce al modo in cui
l’informazione viene estratta dal sistema.
Il recupero può avvenire attraverso:
 Riconoscimento
 Rievocazione
 La teoria dei due processi
Riconoscimento
 Il riconoscimento del materiale appreso è
generalmente più semplice della rievocazione,
in quanto il soggetto deve semplicemente
stabilire se si tratta di materiale presentato in
precedenza oppure no.
Rievocazione
 La rievocazione può essere seriale, libera o guidata.
1. La rievocazione seriale è la più complessa, perché il
soggetto deve recuperare le informazioni
nell’ordine in cui le ha apprese;
2. la rievocazione libera è un po’ più semplice perché
non vi sono vincoli al recupero.
3. Infine, la rievocazione guidata è la più semplice in
quanto vengono forniti dei suggerimenti.
L’oblio
 Prima ipotesi è quella secondo cui esso è
causato dal tempo,
 tanto più è ampio l’intervallo tra l’apprendimento
e la rievocazione, e tanto più facile sarà
dimenticarsi.
 In realtà, però, non è sempre così.
 Accade, in situazioni particolari, di ricordarsi
perfettamente un evento anche se è accaduto
molto tempo prima, o di dimenticarsi
qualcosa avvenuto solo pochi istanti prima
(es. durante le presentazioni).
 Diversi fattori possono influenzare l’oblio.
Tra questi:
1. l’attenzione che poniamo durante
l’apprendimento;
2. la codifica dell’evento;
3. cosa accade durante la ritenzione;
4. la situazione in cui si tenta il recupero.
 E’ evidente che se non si presta attenzione
durante la presentazione dello stimolo, l’evento
non viene memorizzato e, dunque, non può
essere recuperato.
 Una distrazione immediatamente successiva
alla presentazione dello stimolo può impedirne
il ricordo.
 Invece, le distrazioni che possono verificarsi
durante la fase di recupero hanno un effetto
solo temporaneo,
 in contesto di maggiore tranquillità sarà
possibile recuperare le informazioni.
 Oblio e ricordo sono influenzati anche dalle
emozioni.
 Esiste un legame molto particolare tra emozioni
e memoria.
 Spesso le esperienze più intense emotivamente
tendono a restare vivide nella memoria, come se
si fissassero in una fotografia.
 Ma in condizioni particolari, può avvenire
esattamente il contrario, per cui esperienze,
pensieri, idee dolorose o troppo pesanti da
affrontare, possono essere rimosse.
 Bower ha proposto una teoria basata sulla nozione di
contesto emotivo.
 Secondo Bower lo stato emotivo provato mentre si
viveva una certa esperienza può aiutare nel suo
ricordo successivo.
 Cioè, se lo stato d’animo al momento della
rievocazione è simile a quello provato al momento
dell’immagazzinamento, il ricordo sarà più facile
(state-dependency).
 Altri autori, invece, hanno rilevato un altro
effetto che viene definito state-congruency.
 In questo caso se una persona è felice, tende a
ricordare eventi felici, mentre se è triste tende
a ricordare cose tristi.
 L’argomento è molto interessante, ma ancora
molto controverso, anche se c’è accordo sul
cosiddetto ottimismo mnestico.
 Cioè, sul fatto che col tempo i ricordi vengono
modificati in senso positivo, si eliminano o
modificano gradualmente gli aspetti negativi.
Primi studi sulla memoria umana
 I primi studi, propriamente psicologici, sulla
memoria umana sono stati condotti da
Ebbinghaus alla fine dell’ottocento.
 Ebbinghaus riteneva che per studiare in modo
scientifico la memoria bisognasse utilizzare del
materiale neutro che non avesse alcun
significato per i soggetti sottoposti agli
esperimenti.
 Per questo, ideò una serie di sillabe senza
senso (es. DEK, MOR) che i soggetti
dovevano memorizzare e sulle quali venivano
testate le capacità di rievocazione,
riconoscimento e riapprendimento da parte
dei soggetti sperimentali.
 Il numero delle sillabe ricordate veniva
considerato un indicatore delle capacità
mnestiche del soggetto.
Importanza del significato
 Ebbinghaus aveva proposto un metodo in cui
la memoria veniva valutata in una condizione
asettica,
 ben presto ci si rese conto che la memoria
normalmente opera in contesti più complessi
e dotati di significato.
 Bartlett (1932), in particolare, ha sottolineato
che il significato del materiale da apprendere
ha una notevole influenza sulla rievocazione
(e in generale sul recupero).
 es. La guerra degli spettri: storia breve ma
complessa su una leggenda degli indiani d’america.
 Nell’esperimento un soggetto doveva leggere per due
volte la storia e, dopo 30 minuti, provare a
rievocarla per iscritto.
 La sua versione della storia passava ad un altro
soggetto che doveva usare lo stesso procedimento, e
così via.
 Alla decima riproduzione, la storia si presentava
molto semplificata e con parecchi punti di
divergenza rispetto all’originale.
 I ragazzi occidentali, non erano in grado di
memorizzare alcuni particolari tipici dei
costumi indiani e tendevano a razionalizzarli
e a modificarli secondo le loro conoscenze.
 Ciò che appariva inusuale veniva trasformato
in qualcosa di più familiare; secondo la
terminologia di Bartlett, in qualcosa di
consono agli schemi del soggetto.
Bartlett e il concetto di schema
 A Bartlett, si deve la concezione di schema
divenuta famosa in ambito cognitivo.
 Secondo Bartlett la memoria non può essere
costituita semplicemente da tracce mnestiche
perché queste hanno un carattere di rigidità, la
nostra memoria, invece, è flessibile.
 Lo schema è definito come una
organizzazione di conoscenze che guida il
comportamento:
 una sorta di modello che può adattarsi alle
circostanze ambientali.
 L’ipotesi degli schemi di memoria spiega il
fatto che molti dei nostri ricordi passati
tendono a modificarsi nella direzione di
schemi familiari e routinari, proprio come
hanno fatto i soggetti della guerra degli
spettri.
Carattere ricostruttivo della memoria
 Per la sua stretta connessione con il significato,
la memoria spesso opera in maniera
ricostruttiva,
 abbiamo la tendenza a colmare ciò che non
ricordiamo, sulla base delle nostre conoscenze
generali del mondo e della plausibilità e
coerenza che possiamo dare ai ricordi (vedi gli
script di Schank e Abelson e gli esperimenti
della Loftus).
Teorie dei magazzini di memoria
 Attorno agli anni cinquanta, l’interesse per la
memoria è andato crescendo nel mondo
accademico.
 I risultati delle molte ricerche nel settore
hanno evidenziato che la memoria non poteva
essere più considerata come un sistema
unitario.
 Venne fuori, invece, un modello costituito da
più sistemi interconnessi tra loro e ognuno
caratterizzato da specifiche proprietà.
 Atkinson e Shiffrin cercarono di unificare le
nuove conoscenze in un unico modello
multimodale.
 Secondo questo modello l’informazione
sensoriale viene conservata per un breve
periodo di tempo in un registro sensoriale,
 viene focalizzata attraverso i processi attentivi,
 quindi viene parzialmente codificata e passa
nella MBT, dove può essere mantenuta attiva e
conservata attraverso il processo della
reiterazione.
 In entrambi i sistemi di memoria
l’informazione può essere perduta per
decadimento o interferenza.
 Quindi, se è il caso, grazie alla reiterazione,
viene passata nella MLT e ricodificata.
 Alcuni ipotizzano che nella MLT la ritenzione
dell’informazione sia permanente, sebbene il
processo di recupero non sia sempre
immediato.
Memoria sensoriale MBT MLT
Attenzione Reiterazione
Memoria sensoriale
 Il registro o memoria sensoriale implica l’esistenza di
diversi registri deputati al processamento delle
informazioni provenienti dai vari sensi.
 I primi studi sull’argomento riguardano la cosiddetta
memoria iconica scoperta da Sperling.
 Successivamente si è ipotizzata una memoria ecoica
(Neisser).
 Entrambe farebbero parte del registro
sensoriale.
 Si tratta di sistemi di memoria ad elevata
capacità e rapido decadimento.
 Tali sistemi implicano la codifica
dell’informazione sensoriale in una forma simile
all’originale, l’informazione viene ritenuta per
un periodo limitato di tempo.
 Immaginate una sorta di polaroid al contrario,
per cui il sistema scatta una foto che all’inizio è
chiara e nitida, ma svanisce nel giro di pochi
secondi.
Memoria a breve termine
 Dal registro sensoriale, l’informazione viene
focalizzata attraverso i processi attentivi, e, se non
intervengono interferenze, passa nella MBT.
 Si tratta di un sistema di memoria in cui
l’informazione viene elaborata e codificata.
 Tale sistema ha una capacità limitata, infatti può
contenere un massimo di 7 + o - 2 elementi o
raggruppamenti di informazioni - chunks (Miller,
1956).
La memoria di lavoro
 La teoria originale di Atkinson e Shiffrin
prevede un magazzino unico per la MBT,
 ma studi successivi effettuati da Warrington e
Shallice (1972) hanno mostrato che il
magazzino a breve termine non è unitario.
 A questo proposito Baddeley ha proposto di
sostituire il concetto di MBT con quello, più
articolato da lui proposto, di memoria di
lavoro.
 Baddeley parla della memoria di lavoro come
di un sistema gerarchico deputato al
mantenimento e all’elaborazione temporanea
delle informazioni durante l’esecuzione di vari
compiti cognitivi.
 L’autore ha ipotizzato tre componenti del
sistema.
1. Una componente articolatorio-fonologica
(circuito articolatorio-fonologico),
2. Una componente visuo-spaziale (taccuino
visuo-spaziale),
3. Un esecutore centrale.
 La componente articolatorio-fonologica è
deputata al mantenimento e all’elaborazione di
informazioni verbali.
 E’ importante nei compiti di comprensione
linguistica e nel fare i calcoli a mente.
 Baddeley ha distinto tra un magazzino
fonologico passivo, connesso con la percezione
del linguaggio, e un processo articolatorio,
connesso con la produzione del linguaggio.
 La componente visuo-spaziale è deputata al
mantenimento e all’elaborazione
dell’informazione visiva e spaziale. E’
importante nella lettura, nella formazione di
immagini mentali e nella pianificazione motoria.
 L’esecutore centrale è una sorta di controllore
che pianifica le operazioni da svolgere e
monitora quelle svolte. E’ una sorta di sistema
attentivo che coordina i due sottosistemi
(articolatorio e visuo-spaziale).
Memoria a lungo termine
 Dalla MBT l’informazione passa nella memoria a
lungo termine e qui può essere immagazzinata.
 La memoria a lungo termine, secondo molti, può
ritenere un numero molto elevato di informazioni, ma
i processi di recupero di tali informazioni non sono
sempre semplici e immediati (oblio dipendente dalla
traccia, oblio dipendente dal segnale).
Modelli basati sui livelli della
elaborazione
 Secondo Craik e Lockhart (1972) lo studio della
memoria è più proficuo se ci si focalizza sui
processi mnestici, cioè sui meccanismi che
permettono di ricordare le informazioni,
 è noto che la memorizzazione di elementi tra loro
slegati (es. elenco di numeri) è più difficile della
memorizzazione di elementi posti in relazione
reciproca tra loro (es. una frase).
 Gli autori parlano di una codifica, o
elaborazione, superficiale delle informazioni
(basata sulle caratteristiche fisiche dello stimolo)
e di una codifica, o elaborazione, profonda
(basata sul significato).
 Tanto più è profonda la codifica tanto migliore
sarà il ricordo.
 I processi attentivi e percettivi, operanti al
momento dell’apprendimento, hanno un ruolo
fondamentale nel determinare il tipo di
informazione che verrà memorizzata.
 Craik e Lockhart, distinguono tra una
reiterazione di mantenimento (es. ripetere le
cifre di un numero di telefono che vogliamo
memorizzare) e una reiterazione elaborativa o
integrativa (es. associare i numeri da
memorizzare a qualche evento dotato di
significato);
 371929: 37 temperatura corporea, 1929 crollo
della borsa di Wall Street).
 Il primo tipo di reiterazione prevede una
codifica superficiale e in genere ha efficacia
limitata, nel senso che mantiene l’informazione
in memoria per il tempo necessario a
raggiungere il telefono.
 Mentre il secondo tipo di reiterazione prevede
una codifica profonda, legata a dei significati
che dovrebbe portare ad una memorizzazione
a lungo termine.
I sistemi di memoria a lungo termine
 Alcuni ritengono che vi siano diversi sistemi di
memoria a lungo termine.
 In particolare Tulving distingue tra:
1. memoria episodica
2. memoria semantica
 le memorie episodica e semantica costituiscono
quella che alcuni chiamano memoria
dichiarativa (es. Cohen e Squire, 1980).
Successivamente viene aggiunto il sistema della:
3. memoria procedurale
 Tulving ritiene che i tre sistemi siano implicati
nell’elaborazione di differenti tipi di
informazioni e che, comunque, siano in qualche
modo connessi gli uni agli altri.
 La memoria episodica si riferisce
all’immagazzinamento e recupero di eventi e
episodi esperiti personalmente che possono
essere datati temporalmente e localizzati
spazialmente.
 La memoria semantica si riferisce
all’immagazzinamento e utilizzo di conoscenze che
riguardano le parole, i concetti e le loro proprietà e
relazioni reciproche.
 Riguarda conoscenze di carattere generale non
associate a esperienze personali,
 è una sorta di memoria enciclopedica (es. Parigi
capitale della Francia), indipendente dal momento e
dallo spazio in cui è stata appresa l’informazione.
 La rete semantica gerarchica di Collins e Quillian
(1969) e la teoria della propagazione dell’attivazione.
Collins e Quillian
 La memoria semantica è organizzata secondo dei nodi
associativi di natura gerarchica (es. animale, uccello,
canarino).
 Ad ogni nodo sono associate caratteristiche specifiche.
I nodi più in alto nella gerarchia presentano
caratteristiche più generali (che per economicità non
vengono ripetute nei nodi inferiori).
 La memoria procedurale è il sistema che
soggiace alle esecuzioni che richiedono
destrezza, riguarda il saper fare (es. andare in
bicicletta).
 E’ qualcosa che si apprende in genere
lentamente e con l’esercizio.
 All’interno della conoscenza procedurale
collochiamo anche gli script, o copioni. Si
tratta di un insieme di conoscenze relative a
circostanze particolari es. andare al
ristorante.
 Secondo Tulving a ciascuno dei tre sistemi di
memoria è associata una diversa forma di
coscienza.
 Il sistema procedurale è anoetico, cioè privo di
consapevolezza (vi è consapevolezza solo del qui
e ora).
 La memoria semantica è noetica, prevede cioè
un certo grado di consapevolezza.
 La memoria episodica è autonoetica, in quanto
implica la consapevolezza di sé.
 Più in generale alcuni autori parlano di
memoria esplicita e memoria implicita
 La memoria procedurale può essere
considerata una forma di memoria tacita o
implicita,
 mentre la memoria semantica e quella
episodica costituiscono la memoria esplicita.
 La memoria implicita ha luogo quando
l’informazione che è stata codificata nel
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(Schacter).

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  • 1. Psicologia dell’apprendimento ANNO ACCADEMICO 2008/2009 Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche NUOVO ORDINAMENTO (III anno) MEMORIA E APPRENDIMENTO L. Francesca Scalas, PhD
  • 2.  La memoria ha un ruolo chiave nell’ambito dei processi di apprendimento. Infatti solo quando una conoscenza, o competenza in generale, viene padroneggiata dal soggetto e viene manifestata nel tempo abbiamo un vero apprendimento.  Ciò significa che l’apprendimento ha luogo quando un’informazione passa in maniera stabile (permanente) nel sistema di memoria.
  • 3.  Tre aspetti fondamentali connessi con la memoria sono i processi di:  codifica,  ritenzione o immagazzinamento,  recupero.
  • 4. Codifica  La codifica si riferisce al modo in cui l’informazione viene immagazzinata nel sistema, es. forma visiva o semantica o in una forma multidimensionale.  Il codice si riferisce all’insieme di regole che noi utilizziamo per trasformare le informazioni provenienti dall’ambiente circostante in modo che possano essere conservate nella memoria.
  • 5. Ritenzione  La ritenzione si riferisce a come viene conservata l’informazione, la strategia più comune per ritenere l’informazione è quella della reiterazione o ripetizione dell’informazione.
  • 6. Recupero  Il recupero si riferisce al modo in cui l’informazione viene estratta dal sistema. Il recupero può avvenire attraverso:  Riconoscimento  Rievocazione  La teoria dei due processi
  • 7. Riconoscimento  Il riconoscimento del materiale appreso è generalmente più semplice della rievocazione, in quanto il soggetto deve semplicemente stabilire se si tratta di materiale presentato in precedenza oppure no.
  • 8. Rievocazione  La rievocazione può essere seriale, libera o guidata. 1. La rievocazione seriale è la più complessa, perché il soggetto deve recuperare le informazioni nell’ordine in cui le ha apprese; 2. la rievocazione libera è un po’ più semplice perché non vi sono vincoli al recupero. 3. Infine, la rievocazione guidata è la più semplice in quanto vengono forniti dei suggerimenti.
  • 9. L’oblio  Prima ipotesi è quella secondo cui esso è causato dal tempo,  tanto più è ampio l’intervallo tra l’apprendimento e la rievocazione, e tanto più facile sarà dimenticarsi.  In realtà, però, non è sempre così.  Accade, in situazioni particolari, di ricordarsi perfettamente un evento anche se è accaduto molto tempo prima, o di dimenticarsi qualcosa avvenuto solo pochi istanti prima (es. durante le presentazioni).
  • 10.  Diversi fattori possono influenzare l’oblio. Tra questi: 1. l’attenzione che poniamo durante l’apprendimento; 2. la codifica dell’evento; 3. cosa accade durante la ritenzione; 4. la situazione in cui si tenta il recupero.
  • 11.  E’ evidente che se non si presta attenzione durante la presentazione dello stimolo, l’evento non viene memorizzato e, dunque, non può essere recuperato.  Una distrazione immediatamente successiva alla presentazione dello stimolo può impedirne il ricordo.  Invece, le distrazioni che possono verificarsi durante la fase di recupero hanno un effetto solo temporaneo,  in contesto di maggiore tranquillità sarà possibile recuperare le informazioni.
  • 12.  Oblio e ricordo sono influenzati anche dalle emozioni.  Esiste un legame molto particolare tra emozioni e memoria.  Spesso le esperienze più intense emotivamente tendono a restare vivide nella memoria, come se si fissassero in una fotografia.  Ma in condizioni particolari, può avvenire esattamente il contrario, per cui esperienze, pensieri, idee dolorose o troppo pesanti da affrontare, possono essere rimosse.
  • 13.  Bower ha proposto una teoria basata sulla nozione di contesto emotivo.  Secondo Bower lo stato emotivo provato mentre si viveva una certa esperienza può aiutare nel suo ricordo successivo.  Cioè, se lo stato d’animo al momento della rievocazione è simile a quello provato al momento dell’immagazzinamento, il ricordo sarà più facile (state-dependency).
  • 14.  Altri autori, invece, hanno rilevato un altro effetto che viene definito state-congruency.  In questo caso se una persona è felice, tende a ricordare eventi felici, mentre se è triste tende a ricordare cose tristi.
  • 15.  L’argomento è molto interessante, ma ancora molto controverso, anche se c’è accordo sul cosiddetto ottimismo mnestico.  Cioè, sul fatto che col tempo i ricordi vengono modificati in senso positivo, si eliminano o modificano gradualmente gli aspetti negativi.
  • 16. Primi studi sulla memoria umana  I primi studi, propriamente psicologici, sulla memoria umana sono stati condotti da Ebbinghaus alla fine dell’ottocento.  Ebbinghaus riteneva che per studiare in modo scientifico la memoria bisognasse utilizzare del materiale neutro che non avesse alcun significato per i soggetti sottoposti agli esperimenti.
  • 17.  Per questo, ideò una serie di sillabe senza senso (es. DEK, MOR) che i soggetti dovevano memorizzare e sulle quali venivano testate le capacità di rievocazione, riconoscimento e riapprendimento da parte dei soggetti sperimentali.  Il numero delle sillabe ricordate veniva considerato un indicatore delle capacità mnestiche del soggetto.
  • 18. Importanza del significato  Ebbinghaus aveva proposto un metodo in cui la memoria veniva valutata in una condizione asettica,  ben presto ci si rese conto che la memoria normalmente opera in contesti più complessi e dotati di significato.  Bartlett (1932), in particolare, ha sottolineato che il significato del materiale da apprendere ha una notevole influenza sulla rievocazione (e in generale sul recupero).
  • 19.  es. La guerra degli spettri: storia breve ma complessa su una leggenda degli indiani d’america.  Nell’esperimento un soggetto doveva leggere per due volte la storia e, dopo 30 minuti, provare a rievocarla per iscritto.  La sua versione della storia passava ad un altro soggetto che doveva usare lo stesso procedimento, e così via.  Alla decima riproduzione, la storia si presentava molto semplificata e con parecchi punti di divergenza rispetto all’originale.
  • 20.  I ragazzi occidentali, non erano in grado di memorizzare alcuni particolari tipici dei costumi indiani e tendevano a razionalizzarli e a modificarli secondo le loro conoscenze.  Ciò che appariva inusuale veniva trasformato in qualcosa di più familiare; secondo la terminologia di Bartlett, in qualcosa di consono agli schemi del soggetto.
  • 21. Bartlett e il concetto di schema  A Bartlett, si deve la concezione di schema divenuta famosa in ambito cognitivo.  Secondo Bartlett la memoria non può essere costituita semplicemente da tracce mnestiche perché queste hanno un carattere di rigidità, la nostra memoria, invece, è flessibile.
  • 22.  Lo schema è definito come una organizzazione di conoscenze che guida il comportamento:  una sorta di modello che può adattarsi alle circostanze ambientali.  L’ipotesi degli schemi di memoria spiega il fatto che molti dei nostri ricordi passati tendono a modificarsi nella direzione di schemi familiari e routinari, proprio come hanno fatto i soggetti della guerra degli spettri.
  • 23. Carattere ricostruttivo della memoria  Per la sua stretta connessione con il significato, la memoria spesso opera in maniera ricostruttiva,  abbiamo la tendenza a colmare ciò che non ricordiamo, sulla base delle nostre conoscenze generali del mondo e della plausibilità e coerenza che possiamo dare ai ricordi (vedi gli script di Schank e Abelson e gli esperimenti della Loftus).
  • 24. Teorie dei magazzini di memoria  Attorno agli anni cinquanta, l’interesse per la memoria è andato crescendo nel mondo accademico.  I risultati delle molte ricerche nel settore hanno evidenziato che la memoria non poteva essere più considerata come un sistema unitario.
  • 25.  Venne fuori, invece, un modello costituito da più sistemi interconnessi tra loro e ognuno caratterizzato da specifiche proprietà.  Atkinson e Shiffrin cercarono di unificare le nuove conoscenze in un unico modello multimodale.
  • 26.  Secondo questo modello l’informazione sensoriale viene conservata per un breve periodo di tempo in un registro sensoriale,  viene focalizzata attraverso i processi attentivi,  quindi viene parzialmente codificata e passa nella MBT, dove può essere mantenuta attiva e conservata attraverso il processo della reiterazione.  In entrambi i sistemi di memoria l’informazione può essere perduta per decadimento o interferenza.
  • 27.  Quindi, se è il caso, grazie alla reiterazione, viene passata nella MLT e ricodificata.  Alcuni ipotizzano che nella MLT la ritenzione dell’informazione sia permanente, sebbene il processo di recupero non sia sempre immediato.
  • 28. Memoria sensoriale MBT MLT Attenzione Reiterazione
  • 29. Memoria sensoriale  Il registro o memoria sensoriale implica l’esistenza di diversi registri deputati al processamento delle informazioni provenienti dai vari sensi.  I primi studi sull’argomento riguardano la cosiddetta memoria iconica scoperta da Sperling.  Successivamente si è ipotizzata una memoria ecoica (Neisser).
  • 30.  Entrambe farebbero parte del registro sensoriale.  Si tratta di sistemi di memoria ad elevata capacità e rapido decadimento.  Tali sistemi implicano la codifica dell’informazione sensoriale in una forma simile all’originale, l’informazione viene ritenuta per un periodo limitato di tempo.  Immaginate una sorta di polaroid al contrario, per cui il sistema scatta una foto che all’inizio è chiara e nitida, ma svanisce nel giro di pochi secondi.
  • 31. Memoria a breve termine  Dal registro sensoriale, l’informazione viene focalizzata attraverso i processi attentivi, e, se non intervengono interferenze, passa nella MBT.  Si tratta di un sistema di memoria in cui l’informazione viene elaborata e codificata.  Tale sistema ha una capacità limitata, infatti può contenere un massimo di 7 + o - 2 elementi o raggruppamenti di informazioni - chunks (Miller, 1956).
  • 32. La memoria di lavoro  La teoria originale di Atkinson e Shiffrin prevede un magazzino unico per la MBT,  ma studi successivi effettuati da Warrington e Shallice (1972) hanno mostrato che il magazzino a breve termine non è unitario.
  • 33.  A questo proposito Baddeley ha proposto di sostituire il concetto di MBT con quello, più articolato da lui proposto, di memoria di lavoro.  Baddeley parla della memoria di lavoro come di un sistema gerarchico deputato al mantenimento e all’elaborazione temporanea delle informazioni durante l’esecuzione di vari compiti cognitivi.
  • 34.  L’autore ha ipotizzato tre componenti del sistema. 1. Una componente articolatorio-fonologica (circuito articolatorio-fonologico), 2. Una componente visuo-spaziale (taccuino visuo-spaziale), 3. Un esecutore centrale.
  • 35.  La componente articolatorio-fonologica è deputata al mantenimento e all’elaborazione di informazioni verbali.  E’ importante nei compiti di comprensione linguistica e nel fare i calcoli a mente.  Baddeley ha distinto tra un magazzino fonologico passivo, connesso con la percezione del linguaggio, e un processo articolatorio, connesso con la produzione del linguaggio.
  • 36.  La componente visuo-spaziale è deputata al mantenimento e all’elaborazione dell’informazione visiva e spaziale. E’ importante nella lettura, nella formazione di immagini mentali e nella pianificazione motoria.  L’esecutore centrale è una sorta di controllore che pianifica le operazioni da svolgere e monitora quelle svolte. E’ una sorta di sistema attentivo che coordina i due sottosistemi (articolatorio e visuo-spaziale).
  • 37. Memoria a lungo termine  Dalla MBT l’informazione passa nella memoria a lungo termine e qui può essere immagazzinata.  La memoria a lungo termine, secondo molti, può ritenere un numero molto elevato di informazioni, ma i processi di recupero di tali informazioni non sono sempre semplici e immediati (oblio dipendente dalla traccia, oblio dipendente dal segnale).
  • 38. Modelli basati sui livelli della elaborazione  Secondo Craik e Lockhart (1972) lo studio della memoria è più proficuo se ci si focalizza sui processi mnestici, cioè sui meccanismi che permettono di ricordare le informazioni,  è noto che la memorizzazione di elementi tra loro slegati (es. elenco di numeri) è più difficile della memorizzazione di elementi posti in relazione reciproca tra loro (es. una frase).
  • 39.  Gli autori parlano di una codifica, o elaborazione, superficiale delle informazioni (basata sulle caratteristiche fisiche dello stimolo) e di una codifica, o elaborazione, profonda (basata sul significato).  Tanto più è profonda la codifica tanto migliore sarà il ricordo.  I processi attentivi e percettivi, operanti al momento dell’apprendimento, hanno un ruolo fondamentale nel determinare il tipo di informazione che verrà memorizzata.
  • 40.  Craik e Lockhart, distinguono tra una reiterazione di mantenimento (es. ripetere le cifre di un numero di telefono che vogliamo memorizzare) e una reiterazione elaborativa o integrativa (es. associare i numeri da memorizzare a qualche evento dotato di significato);  371929: 37 temperatura corporea, 1929 crollo della borsa di Wall Street).
  • 41.  Il primo tipo di reiterazione prevede una codifica superficiale e in genere ha efficacia limitata, nel senso che mantiene l’informazione in memoria per il tempo necessario a raggiungere il telefono.  Mentre il secondo tipo di reiterazione prevede una codifica profonda, legata a dei significati che dovrebbe portare ad una memorizzazione a lungo termine.
  • 42. I sistemi di memoria a lungo termine  Alcuni ritengono che vi siano diversi sistemi di memoria a lungo termine.  In particolare Tulving distingue tra: 1. memoria episodica 2. memoria semantica  le memorie episodica e semantica costituiscono quella che alcuni chiamano memoria dichiarativa (es. Cohen e Squire, 1980). Successivamente viene aggiunto il sistema della: 3. memoria procedurale
  • 43.  Tulving ritiene che i tre sistemi siano implicati nell’elaborazione di differenti tipi di informazioni e che, comunque, siano in qualche modo connessi gli uni agli altri.
  • 44.  La memoria episodica si riferisce all’immagazzinamento e recupero di eventi e episodi esperiti personalmente che possono essere datati temporalmente e localizzati spazialmente.
  • 45.  La memoria semantica si riferisce all’immagazzinamento e utilizzo di conoscenze che riguardano le parole, i concetti e le loro proprietà e relazioni reciproche.  Riguarda conoscenze di carattere generale non associate a esperienze personali,  è una sorta di memoria enciclopedica (es. Parigi capitale della Francia), indipendente dal momento e dallo spazio in cui è stata appresa l’informazione.  La rete semantica gerarchica di Collins e Quillian (1969) e la teoria della propagazione dell’attivazione.
  • 46. Collins e Quillian  La memoria semantica è organizzata secondo dei nodi associativi di natura gerarchica (es. animale, uccello, canarino).  Ad ogni nodo sono associate caratteristiche specifiche. I nodi più in alto nella gerarchia presentano caratteristiche più generali (che per economicità non vengono ripetute nei nodi inferiori).
  • 47.
  • 48.  La memoria procedurale è il sistema che soggiace alle esecuzioni che richiedono destrezza, riguarda il saper fare (es. andare in bicicletta).  E’ qualcosa che si apprende in genere lentamente e con l’esercizio.  All’interno della conoscenza procedurale collochiamo anche gli script, o copioni. Si tratta di un insieme di conoscenze relative a circostanze particolari es. andare al ristorante.
  • 49.  Secondo Tulving a ciascuno dei tre sistemi di memoria è associata una diversa forma di coscienza.  Il sistema procedurale è anoetico, cioè privo di consapevolezza (vi è consapevolezza solo del qui e ora).  La memoria semantica è noetica, prevede cioè un certo grado di consapevolezza.  La memoria episodica è autonoetica, in quanto implica la consapevolezza di sé.
  • 50.  Più in generale alcuni autori parlano di memoria esplicita e memoria implicita  La memoria procedurale può essere considerata una forma di memoria tacita o implicita,  mentre la memoria semantica e quella episodica costituiscono la memoria esplicita.
  • 51.  La memoria implicita ha luogo quando l’informazione che è stata codificata nel contesto di un particolare episodio, viene in seguito espressa o utilizzata senza che ci sia un ricordo cosciente o deliberato dell’evento (Schacter).