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Io penso che tu
pensi…
La Teoria della Mente
e il suo sviluppo
La mia mente funziona come la pellicola di un film. Ecco perché sono
bravissimo a ricordare le cose, come le conversazioni che ho trascritto
nel libro, cosa indossano le persone o il loro profumo, perché la mia
testa possiede una sorta di memoria olfattiva che funziona come una
colonna sonora.
Quando mi si chiede di ricordare qualcosa io non faccio altro che
premere il tasto Riavvolgere e Andare avanti veloce e Pausa come
un videoregistratore, o meglio un DVD perché non ho bisogno di
riavvolgere tutto il nastro per trovare il ricordo di qualcosa avvenuto
tanto tempo prima. E inoltre non ci sono pulsanti, perché è tutto nella
mia testa.
Se qualcuno mi dice: - Christopher, raccontami com'era tua madre, - io
sono in grado di Riavvolgere un'enorme quantità di scene differenti e
raccontare esattamente com'era in ognuna di esse. Per esempio potrei
tornare indietro al 4 luglio 1992 quando avevo 9 anni. Era sabato,
eravamo partiti per la Cornovaglia e quel pomeriggio stavamo sdraiati
sulla spiaggia, in un posto chiamato Polperro.
Mia madre indossava un paio di pantaloncini corti di jeans e il pezzo
di sopra di un bikini azzurro e fumava sigarette Consulate che
odoravano di menta. Non nuotava. Stava prendendo il sole stesa su
un asciugamano a strisce rosse e viola e leggeva un libro di
Georgette Heyer intitolato The Masqueraders. Dopo essersi
abbronzata un po', si tuffò in acqua e: - Cazzo se è fredda, - esclamò.
Mi disse di entrare in acqua, ma a me non piace nuotare perché non
mi piace togliermi i vestiti. Allora lei mi suggerì di arrotolarmi i
pantaloni e fare qualche passo, e io obbedii. Rimasi li in piedi dentro
l'acqua, immobile. Mia madre disse: - Guarda. Si sta bene -. Fece un
tuffo all'indietro e sparì e io in quel momento pensai che uno squalo
l'avesse divorata e cominciai a gridare. Allora lei riemerse dall'acqua
e mi si avvicinò tenendo la mano destra sollevata e le dita aperte a
ventaglio. - Avanti, Christopher, toccami la mano. Avanti. Smettila di
urlare. Toccami la mano. Ascoltami, Christopher. Puoi farcela -. E
dopo un po' smisi di urlare e tesi la mano sinistra aperta a ventaglio e
le nostre dita e i nostri pollici si sfiorarono. Mia madre disse: - È tutto
a posto, Christopher. Va tutto bene. Non ci sono squali in
Cornovaglia, - e allora mi sentii meglio.
Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, p.92
Un giorno tornai a casa da scuola e non trovai nessuno […]
Un’ora e mezzo dopo arrivò mio padre. Andai da lui e lo trovai
seduto in cucina, lo sguardo fisso sulla finestra che dava sul
retro. “Penso che non vedrai più tua madre per un po’” disse.
Pronunciò queste parole senza guardarmi. Continuava a
tenere gli occhi fissi sulla finestra.
Di solito le persone mi guardano quando parlano con me. So
che stiamo tentando di intuire quello che mi passa per la testa,
ma sono io invece che non riesco a capire cosa stanno
pensando. E’ come stare in una stanza con un vetro
specchiato, uguale a quelli che si vedono nei film di spionaggio.
Invece mi piaceva, il fatto che mio padre mi parlasse senza
guardarmi.

Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, pp.30-31
La comprensione dei
contenuti mentali dell’altro
 Esiste

una capacità mentale intuitiva relativa alla
comprensione degli stati mentali dell’altro
 Guardare gli altri  canale visivo per entrare in
contatto con la mente dell’altro
 Esistono differenze individuali dovute a diversi
fattori e che si collocano lungo un continuum

Lastra di
vetro

Vetro
specchiato
Le funzioni della teoria
della mente
 Essenzialmente

di tipo sociale  dare un
senso ai comportamenti e alle interazioni
sociali, compiere ipotesi e previsioni
 Funzione

comunicativa  comunicazione
competente ed adeguata: andare oltre il
significato letterale della frase e cogliere
l’intento comunicativo dell’altro  aspetti
pragmatici del linguaggio
Funzione

adattiva: dando senso a ciò
che dicono e fanno gli altri, il
comportamento diventa prevedibile 
condotte più flessibili e appropriate alla
situazione
Funzione protettiva: situazioni di
disagio, percorsi evolutivi critici 
separare lo stato mentale del caregiver
dal proprio stato mentale  capacità di
differenziare il Sè
Approcci teorici alla ToM




Psicologia, anni ’70: svolta contestualista  da
cognizione intraindividuale a cognizione situata,
distribuita o condivisa nei contesti.
Contesto: non solo ciò che sta intorno ma parte
integrante di noi e del nostro modo di costruire la realtà.
Approcci alla ToM
Concezioni sociocontestuali di
stampo
vygotskiano e
bruneriano:

Concezioni
intraindividual
i di stampo
piagetiano:

Theory-theory
Modulare

Simulazione

Forme di Vita
Narrazione
Interazionismo
La theory-theory
(Perner, Wellman, Gopnik)

 Teoria

della Mente = teoria scientifica
 I concetti infantili degli stati mentali sono principi
teorici astratti e non osservabili che vengono
usati per interpretare i comportamenti.
 La teoria può essere falsificata o ampliata
dall’esperienza
 Per alcuni la costruzione della teoria parte
comunque dall’esperienza diretta (Wellman), per
altri esiste una logica del tutto-o-nulla: fino a 4
anni – quando si sviluppa la
metarappresentazione – non vi è una vera e
propria teoria (Perner)
L’approccio modulare
(Fodor, Leslie, Baron-Cohen)

 La

teoria è innata ed emerge con la
maturazione di moduli geneticamente
determinati
 Il bambino possiede i concetti adulti fin
dall’inizio: ciò che cambia è la loro
capacità di utilizzarli
 Leslie

 3 moduli: ToBy (3-4 mesi); ToMM
(8mesi- 2 anni); SP (4-5 anni)
 Baron-Cohen  4 moduli: ID & EED (primi 9
mesi); SAM (9-18 mesi); ToMM (3-4 anni)
La simulazione
(Harris, Johnson)

 Il

bambino comprende gli stati mentali attraverso
processi di simulazione
 Parte dalla conoscenza dei propri stati mentali e
generalizza i nessi fra situazioni-stati mentaliazioni agli altri
 I concetti hanno origine dall’esperienza diretta
che i bambini fanno dei propri stati mentali  no
costruzione dei concetti come principi teorici
 Johnson  importanza del linguaggio dei
genitori: “Non sapeva che tu lo volessi”
Le prospettive socioculturali
(Dunn, Bruner, Hobson, Olson)

 Raccolgono
 Forme

l’eredità di Vygotsky

di vita (Dunn)  processi di socializzzazione:
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 Narrazione (Bruner)  esperienza di acculturazione:
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vengono attribuiti anche agli altri  gli altri hanno
esperienze simili alle mie
 Interazionismo (Hobson)  peso determinante dei
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Lo sviluppo della ToM
 Precursori

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 Comprensione

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 Esempio
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 Andre: “Sì, penso che Luca è cattivo”
Triade desiderio – credenza –
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COMPITO

 Vera

DI VERA CREDENZA

credenza: perché basato su un dato
di realtà
Compito di vera credenza

Viene narrata la storia di un personaggio che
desidera giocare con il proprio gattino.. Ma il gatto
non si trova in casa: può essere sia in cucina che in
giardino
Compito di vera credenza

Si informa il bambino che il protagonista crede che
sia in giardino. Quindi gli viene chiesto dove il
personaggio cercherà il gattino.
Compito di vera credenza
 Per

superare la prova il bambino deve
usare congiuntamente:
 Informazione

sul desiderio di X
 Informazione sulla credenza di X
Falsa credenza di I ordine
A

4 anni:

 Comprensione

della mente come sistema
rappresentazionale
 Comprensione dell’esistenza di rappresentazioni
mentali
 Si struttura il pensiero ricorsivo di I ordine
 Come


si manifesta?:

Battistelli (1995): “Io penso che tu pensi X”

 Comprensione

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Compito di falsa credenza
 Il

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COMPITO DI FALSA CREDENZA

 Il

bambino deve essere capace di attribuire ad un
altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà
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dell’altro come diverso dal proprio

 Due

compiti:

 Wimmer,

Perner (1983): Spostamento inatteso
 Perner, Leekman, Wimmer (1987): Scatola Ingannevole
Spostamento inatteso




Al bambino viene raccontata una storia i cui
protagonisti sono un bambino, di nome Maxi, e la
sua mamma.
Lo sperimentatore mette in scena una precisa
sequenza di azioni:
1.

2.

3.
4.
5.

Maxi, in presenza della madre, ripone un pezzo di
cioccolata in un determinato armadio della cucina e in
seguito si allontana per giocare
Durante la sua assenza la mamma, per cucinare, prende
il cioccolato dall’armadio dove era stato riposto e lascia
la parte rimanente in un altro armadietto
Poi la madre si allontana dalla scena
A questo punto Maxi ritorna in cucina
Non ha assistito allo spostamento (inatteso) della
cioccolata e quindi ignora la nuova collocazione
Spostamento inatteso

Maxi dove cercherà la cioccolata?
Spostamento
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Anne di Frith (1989)
Scatola ingannevole
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Leekman, Wimmer (1987):

chiedono se il fallimento nel compito di
falsa credenza sia dovuto alla difficoltà del
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l’aspettativa implicita del protagonista (un
oggetto rimane laddove è stato collocato)
 Gli autori decidono di rendere esplicita tale
aspettativa all’interno della narrazione
 I bambini di 3 anni falliscono ancora
Scatola ingannevole


Perner, Leekman, Wimmer (1987):
1.

2.
3.
4.
5.
6.
7.

Il bambino, insieme ad un amico, viene condotto in una stanza
con la promessa che il ricercatore mostrerà loro il contenuto di
una scatola
All’amico, però, viene anche detto di aspettare il suo turno fuori
dalla porta
All’interno della stanza viene mostrata al bambino una scatola di
Smarties
Si chiede al bambino che cosa pensa che ci sia nella scatola
Il bambino risponde Smarties
A questo punto gli si mostra che in realtà si sbaglia e che la
scatola contiene una matita
Entra il suo amico a cui verrà mostrata la scatola: il bambino
deve dire cosa si aspetta che l’amico pensi ci sia nella scatola:
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dentro?”
Scatola ingannevole
 Prerequisiti

al superamento del compito di
falsa credenza (I ordine):
 Sapersi

decentrare dalla propria conoscenza
 Saper rappresentare la credenza (falsa)
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A

6-7 anni:

 Il

bambino accede ad un pensiero ricorsivo
più complesso: meta-rappresentazione
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 Perner, Wimmer (1985): costruiscono un
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COMPITO

DI FALSA CREDENZA DI II ORDINE
Compito di John e Mary
1.
2.
3.

4.

Al bambino si racconta la storia di J. E
M. che giocano insieme nel parco
Lì vedono un carretto dei gelati
Mentre M. va a casa a prendere il
denaro per comprare il gelato J. vede il
carretto spostarsi verso la chiesa
Anche M., però, viene a conoscenza,
all’insaputa di J. che il gelataio si è
spostato
Compito di John e Mary
Compito di falsa credenza
di II ordine di Perner,
Wimmer (1985),
rappresentazione grafica
di M. Lavazza
Compito di John e Mary
A

questo punto si chiede al bambino:

 “Dove

pensa John che Mary sia andata a comprare il
gelato?”
 Per rispondere in modo corretto il bambino deve
tenere in considerazione che John non sa che Mary è
a conoscenza del fatto che il carrettino si è spostato
 Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo di
tipo triadico

La prova viene superata intorno ai 6-7 anni
Riflessioni sulla metodologia
Il paradigma sperimentale della falsa credenza valuta
veramente le abilità mentalistiche del bambino?
 Distinzione tra competence (possesso di un’abilità) e
performance (prestazione in un compito:


Distinzione implicito-esplicito: elaborazione di un compito
che dimostri il possesso della falsa credenza a livello
implicito (Clements e Perner, 1994; Battacchi et al., 1998)
 Aspetti linguistici: scarsi risultati di bambini di tre anni dovuti
non a mancanza di competenza ma a difficoltà dovute al
compito  linguaggio complesso che richiede inferenze
(Siegal, 1994). Uso di bambole ed oggetti, coinvolgimento
diretto del bambino




La performance è un fattore necessario, ma non
sufficiente per dimostrare l’acquisizione della teoria
della mente
Esempi di test per
valutare la ToM
La gente mi confonde.
Per due ragioni, fondamentalmente.
La prima è che la gente parla molto senza usare le parole. Siobhan dice
che se si solleva un sopracciglio, questo gesto può significare molte
cose differenti. Può voler dire: «Voglio fare sesso con te», ma può
anche essere inteso come: «Hai appena detto una cosa veramente
stupida».
Siobhan dice anche che se chiudi la bocca e respiri forte col naso
significa che sei rilassato, oppure che ti stai annoiando, o che sei
arrabbiato, e che tutto dipende da quanta aria esce dalle narici e quanto
respiri velocemente e quale forma assume la bocca quando lo fai e in
che modo stai seduto e che cosa hai appena finito di dire e centinaia di
altri piccoli indizi troppo complicati per poter essere elaborati in pochi
secondi.
La seconda ragione è che la gente spesso parla usando delle metafore.
Ecco alcuni esempi di metafore
Ho riso a crepapelle.
Avevano uno scheletro nell'armadio.
Toccare il cielo con un dito.
Avere un diavolo per capello.
Gli è andata la luna di traverso.
Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, p.21
"Il mio non sarà un libro divertente. Non sono capace di raccontare le
barzellette o fare giochi di parole perché non li capisco. Eccone uno,
per esempio. Uno di quelli che racconta mio padre.
Aveva la faccia un po' tirata, ma solo perché aveva chiuso le tende.
So perché dovrebbe far ridere. Gliel'ho chiesto. È perché il verbo
tirare in questa frase ha due significati diversi: 1) essere tesi, esausti,
2) tirare le tende, e il significato 1 si riferisce solo all'espressione del
viso, il 2 soltanto alle tende.
Se cerco di ri-raccontarmi questo gioco di parole mentalmente,
cercando di pensare ai due diversi significati del verbo, per me è come
ascoltare due differenti brani musicali allo stesso tempo; mi sento a
disagio e fuori posto come quando mi arriva quel rumore indistinto di
cui parlavo prima. È come se due persone diverse mi parlassero tutte
insieme contemporaneamente di due argomenti diversi. Ed ecco
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Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003.

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Lezione18teoria della mente

  • 1. Io penso che tu pensi… La Teoria della Mente e il suo sviluppo
  • 2. La mia mente funziona come la pellicola di un film. Ecco perché sono bravissimo a ricordare le cose, come le conversazioni che ho trascritto nel libro, cosa indossano le persone o il loro profumo, perché la mia testa possiede una sorta di memoria olfattiva che funziona come una colonna sonora. Quando mi si chiede di ricordare qualcosa io non faccio altro che premere il tasto Riavvolgere e Andare avanti veloce e Pausa come un videoregistratore, o meglio un DVD perché non ho bisogno di riavvolgere tutto il nastro per trovare il ricordo di qualcosa avvenuto tanto tempo prima. E inoltre non ci sono pulsanti, perché è tutto nella mia testa. Se qualcuno mi dice: - Christopher, raccontami com'era tua madre, - io sono in grado di Riavvolgere un'enorme quantità di scene differenti e raccontare esattamente com'era in ognuna di esse. Per esempio potrei tornare indietro al 4 luglio 1992 quando avevo 9 anni. Era sabato, eravamo partiti per la Cornovaglia e quel pomeriggio stavamo sdraiati sulla spiaggia, in un posto chiamato Polperro.
  • 3. Mia madre indossava un paio di pantaloncini corti di jeans e il pezzo di sopra di un bikini azzurro e fumava sigarette Consulate che odoravano di menta. Non nuotava. Stava prendendo il sole stesa su un asciugamano a strisce rosse e viola e leggeva un libro di Georgette Heyer intitolato The Masqueraders. Dopo essersi abbronzata un po', si tuffò in acqua e: - Cazzo se è fredda, - esclamò. Mi disse di entrare in acqua, ma a me non piace nuotare perché non mi piace togliermi i vestiti. Allora lei mi suggerì di arrotolarmi i pantaloni e fare qualche passo, e io obbedii. Rimasi li in piedi dentro l'acqua, immobile. Mia madre disse: - Guarda. Si sta bene -. Fece un tuffo all'indietro e sparì e io in quel momento pensai che uno squalo l'avesse divorata e cominciai a gridare. Allora lei riemerse dall'acqua e mi si avvicinò tenendo la mano destra sollevata e le dita aperte a ventaglio. - Avanti, Christopher, toccami la mano. Avanti. Smettila di urlare. Toccami la mano. Ascoltami, Christopher. Puoi farcela -. E dopo un po' smisi di urlare e tesi la mano sinistra aperta a ventaglio e le nostre dita e i nostri pollici si sfiorarono. Mia madre disse: - È tutto a posto, Christopher. Va tutto bene. Non ci sono squali in Cornovaglia, - e allora mi sentii meglio. Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, p.92
  • 4. Un giorno tornai a casa da scuola e non trovai nessuno […] Un’ora e mezzo dopo arrivò mio padre. Andai da lui e lo trovai seduto in cucina, lo sguardo fisso sulla finestra che dava sul retro. “Penso che non vedrai più tua madre per un po’” disse. Pronunciò queste parole senza guardarmi. Continuava a tenere gli occhi fissi sulla finestra. Di solito le persone mi guardano quando parlano con me. So che stiamo tentando di intuire quello che mi passa per la testa, ma sono io invece che non riesco a capire cosa stanno pensando. E’ come stare in una stanza con un vetro specchiato, uguale a quelli che si vedono nei film di spionaggio. Invece mi piaceva, il fatto che mio padre mi parlasse senza guardarmi. Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, pp.30-31
  • 5. La comprensione dei contenuti mentali dell’altro  Esiste una capacità mentale intuitiva relativa alla comprensione degli stati mentali dell’altro  Guardare gli altri  canale visivo per entrare in contatto con la mente dell’altro  Esistono differenze individuali dovute a diversi fattori e che si collocano lungo un continuum Lastra di vetro Vetro specchiato
  • 6. Le funzioni della teoria della mente  Essenzialmente di tipo sociale  dare un senso ai comportamenti e alle interazioni sociali, compiere ipotesi e previsioni  Funzione comunicativa  comunicazione competente ed adeguata: andare oltre il significato letterale della frase e cogliere l’intento comunicativo dell’altro  aspetti pragmatici del linguaggio
  • 7. Funzione adattiva: dando senso a ciò che dicono e fanno gli altri, il comportamento diventa prevedibile  condotte più flessibili e appropriate alla situazione Funzione protettiva: situazioni di disagio, percorsi evolutivi critici  separare lo stato mentale del caregiver dal proprio stato mentale  capacità di differenziare il Sè
  • 8. Approcci teorici alla ToM   Psicologia, anni ’70: svolta contestualista  da cognizione intraindividuale a cognizione situata, distribuita o condivisa nei contesti. Contesto: non solo ciò che sta intorno ma parte integrante di noi e del nostro modo di costruire la realtà. Approcci alla ToM Concezioni sociocontestuali di stampo vygotskiano e bruneriano: Concezioni intraindividual i di stampo piagetiano: Theory-theory Modulare Simulazione Forme di Vita Narrazione Interazionismo
  • 9. La theory-theory (Perner, Wellman, Gopnik)  Teoria della Mente = teoria scientifica  I concetti infantili degli stati mentali sono principi teorici astratti e non osservabili che vengono usati per interpretare i comportamenti.  La teoria può essere falsificata o ampliata dall’esperienza  Per alcuni la costruzione della teoria parte comunque dall’esperienza diretta (Wellman), per altri esiste una logica del tutto-o-nulla: fino a 4 anni – quando si sviluppa la metarappresentazione – non vi è una vera e propria teoria (Perner)
  • 10. L’approccio modulare (Fodor, Leslie, Baron-Cohen)  La teoria è innata ed emerge con la maturazione di moduli geneticamente determinati  Il bambino possiede i concetti adulti fin dall’inizio: ciò che cambia è la loro capacità di utilizzarli  Leslie  3 moduli: ToBy (3-4 mesi); ToMM (8mesi- 2 anni); SP (4-5 anni)  Baron-Cohen  4 moduli: ID & EED (primi 9 mesi); SAM (9-18 mesi); ToMM (3-4 anni)
  • 11. La simulazione (Harris, Johnson)  Il bambino comprende gli stati mentali attraverso processi di simulazione  Parte dalla conoscenza dei propri stati mentali e generalizza i nessi fra situazioni-stati mentaliazioni agli altri  I concetti hanno origine dall’esperienza diretta che i bambini fanno dei propri stati mentali  no costruzione dei concetti come principi teorici  Johnson  importanza del linguaggio dei genitori: “Non sapeva che tu lo volessi”
  • 12. Le prospettive socioculturali (Dunn, Bruner, Hobson, Olson)  Raccolgono  Forme l’eredità di Vygotsky di vita (Dunn)  processi di socializzzazione: gruppo pari, fratelli, famiglia  Narrazione (Bruner)  esperienza di acculturazione: creazione di script e format; interpretazione dei genitori: esperienza propria costruita con termini che vengono attribuiti anche agli altri  gli altri hanno esperienze simili alle mie  Interazionismo (Hobson)  peso determinante dei contesti affettivamente connotati
  • 13. Lo sviluppo della ToM  Precursori della ToM: intenzione comunicativa dichiarativa (il gesto dell’indicare); gioco simbolico; comprensione della percezione visiva 2 anni  psicologia del desiderio  3 anni  psicologia del desiderio/credenza  4 anni  falsa credenza di primo ordine  6-7 anni  falsa credenza di secondo ordine
  • 14. Psicologia del desiderio A 2 anni:  Uso di termini linguistici per descrivere desideri ed emozioni (sé-altro)  Comprensione della mente basata sui desideri  Comprensione del ruolo dei desideri sul comportamento
  • 15. Psicologia del desiderio  Esempio  Giulia di dialogo: (2;6): “Mamma,. Voglio il gelato”  Mamma: “No, prima devi finire di mangiare quello che hai nel piatto”  Giulia: “Ma io lo voglio, adesso vado a prenderlo”
  • 16. Psicologia del desiderio/credenza A 3 anni:  Comprensione delle vere credenze (riferite ad un dato di realtà)  Discorsi riferiti alle credenze  Ruolo delle credenze nelle interazioni personali (confronti; conflitti; liti; etc.)
  • 17. Psicologia del desiderio/credenza  Esempio  Mamma: di dialogo: “Andrea, hai fatto male a Luca! Perché l’hai fatto?”  Andrea (3;5): “Perché Luca è cattivo, voleva rompere il mio trenino”  Mamma: “Pensi che Luca l’abbia fatto apposta?”  Andre: “Sì, penso che Luca è cattivo”
  • 18. Triade desiderio – credenza – azione Sé Realizza un’azione allo scopo di soddisfare un desiderio o sulla base di una credenza: Bambino compie Y perché crede/desidera K Altro Prevede l’azione di un soggetto (altro) sulla base di una credenza/desiderio: X farà Y perché crede/desidera K
  • 19. Compito di vera credenza  Wellman (1991):  Costruisce una prova per valutare la capacità del bambino di prevedere l’azione di un soggetto X tenendo in considerazione i suoi desideri/credenze: COMPITO  Vera DI VERA CREDENZA credenza: perché basato su un dato di realtà
  • 20. Compito di vera credenza Viene narrata la storia di un personaggio che desidera giocare con il proprio gattino.. Ma il gatto non si trova in casa: può essere sia in cucina che in giardino
  • 21. Compito di vera credenza Si informa il bambino che il protagonista crede che sia in giardino. Quindi gli viene chiesto dove il personaggio cercherà il gattino.
  • 22. Compito di vera credenza  Per superare la prova il bambino deve usare congiuntamente:  Informazione sul desiderio di X  Informazione sulla credenza di X
  • 23. Falsa credenza di I ordine A 4 anni:  Comprensione della mente come sistema rappresentazionale  Comprensione dell’esistenza di rappresentazioni mentali  Si struttura il pensiero ricorsivo di I ordine  Come  si manifesta?: Battistelli (1995): “Io penso che tu pensi X”  Comprensione che l’azione di una persona può derivare da una credenza che può non corrispondere con il dato di realtà
  • 24. Compito di falsa credenza  Il test che valuta tale competenza è il: COMPITO DI FALSA CREDENZA  Il bambino deve essere capace di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio  Due compiti:  Wimmer, Perner (1983): Spostamento inatteso  Perner, Leekman, Wimmer (1987): Scatola Ingannevole
  • 25. Spostamento inatteso   Al bambino viene raccontata una storia i cui protagonisti sono un bambino, di nome Maxi, e la sua mamma. Lo sperimentatore mette in scena una precisa sequenza di azioni: 1. 2. 3. 4. 5. Maxi, in presenza della madre, ripone un pezzo di cioccolata in un determinato armadio della cucina e in seguito si allontana per giocare Durante la sua assenza la mamma, per cucinare, prende il cioccolato dall’armadio dove era stato riposto e lascia la parte rimanente in un altro armadietto Poi la madre si allontana dalla scena A questo punto Maxi ritorna in cucina Non ha assistito allo spostamento (inatteso) della cioccolata e quindi ignora la nuova collocazione
  • 26. Spostamento inatteso Maxi dove cercherà la cioccolata?
  • 27. Spostamento inatteso Compito di Sally e Anne di Frith (1989)
  • 28. Scatola ingannevole  Perner,  Si Leekman, Wimmer (1987): chiedono se il fallimento nel compito di falsa credenza sia dovuto alla difficoltà del soggetto testato di tenere in considerazione l’aspettativa implicita del protagonista (un oggetto rimane laddove è stato collocato)  Gli autori decidono di rendere esplicita tale aspettativa all’interno della narrazione  I bambini di 3 anni falliscono ancora
  • 29. Scatola ingannevole  Perner, Leekman, Wimmer (1987): 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Il bambino, insieme ad un amico, viene condotto in una stanza con la promessa che il ricercatore mostrerà loro il contenuto di una scatola All’amico, però, viene anche detto di aspettare il suo turno fuori dalla porta All’interno della stanza viene mostrata al bambino una scatola di Smarties Si chiede al bambino che cosa pensa che ci sia nella scatola Il bambino risponde Smarties A questo punto gli si mostra che in realtà si sbaglia e che la scatola contiene una matita Entra il suo amico a cui verrà mostrata la scatola: il bambino deve dire cosa si aspetta che l’amico pensi ci sia nella scatola: “Secondo te cosa penserà (nome dell’amico) che ci sia qui dentro?”
  • 30. Scatola ingannevole  Prerequisiti al superamento del compito di falsa credenza (I ordine):  Sapersi decentrare dalla propria conoscenza  Saper rappresentare la credenza (falsa)
  • 31. Falsa credenza di II ordine A 6-7 anni:  Il bambino accede ad un pensiero ricorsivo più complesso: meta-rappresentazione  “Io penso che tu pensi che X pensi Y”  Perner, Wimmer (1985): costruiscono un compito che permette di valutare questo pensiero COMPITO DI FALSA CREDENZA DI II ORDINE
  • 32. Compito di John e Mary 1. 2. 3. 4. Al bambino si racconta la storia di J. E M. che giocano insieme nel parco Lì vedono un carretto dei gelati Mentre M. va a casa a prendere il denaro per comprare il gelato J. vede il carretto spostarsi verso la chiesa Anche M., però, viene a conoscenza, all’insaputa di J. che il gelataio si è spostato
  • 33. Compito di John e Mary Compito di falsa credenza di II ordine di Perner, Wimmer (1985), rappresentazione grafica di M. Lavazza
  • 34. Compito di John e Mary A questo punto si chiede al bambino:  “Dove pensa John che Mary sia andata a comprare il gelato?”  Per rispondere in modo corretto il bambino deve tenere in considerazione che John non sa che Mary è a conoscenza del fatto che il carrettino si è spostato  Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo di tipo triadico La prova viene superata intorno ai 6-7 anni
  • 35. Riflessioni sulla metodologia Il paradigma sperimentale della falsa credenza valuta veramente le abilità mentalistiche del bambino?  Distinzione tra competence (possesso di un’abilità) e performance (prestazione in un compito:  Distinzione implicito-esplicito: elaborazione di un compito che dimostri il possesso della falsa credenza a livello implicito (Clements e Perner, 1994; Battacchi et al., 1998)  Aspetti linguistici: scarsi risultati di bambini di tre anni dovuti non a mancanza di competenza ma a difficoltà dovute al compito  linguaggio complesso che richiede inferenze (Siegal, 1994). Uso di bambole ed oggetti, coinvolgimento diretto del bambino   La performance è un fattore necessario, ma non sufficiente per dimostrare l’acquisizione della teoria della mente
  • 36. Esempi di test per valutare la ToM
  • 37. La gente mi confonde. Per due ragioni, fondamentalmente. La prima è che la gente parla molto senza usare le parole. Siobhan dice che se si solleva un sopracciglio, questo gesto può significare molte cose differenti. Può voler dire: «Voglio fare sesso con te», ma può anche essere inteso come: «Hai appena detto una cosa veramente stupida». Siobhan dice anche che se chiudi la bocca e respiri forte col naso significa che sei rilassato, oppure che ti stai annoiando, o che sei arrabbiato, e che tutto dipende da quanta aria esce dalle narici e quanto respiri velocemente e quale forma assume la bocca quando lo fai e in che modo stai seduto e che cosa hai appena finito di dire e centinaia di altri piccoli indizi troppo complicati per poter essere elaborati in pochi secondi. La seconda ragione è che la gente spesso parla usando delle metafore. Ecco alcuni esempi di metafore Ho riso a crepapelle. Avevano uno scheletro nell'armadio. Toccare il cielo con un dito. Avere un diavolo per capello. Gli è andata la luna di traverso. Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003, p.21
  • 38. "Il mio non sarà un libro divertente. Non sono capace di raccontare le barzellette o fare giochi di parole perché non li capisco. Eccone uno, per esempio. Uno di quelli che racconta mio padre. Aveva la faccia un po' tirata, ma solo perché aveva chiuso le tende. So perché dovrebbe far ridere. Gliel'ho chiesto. È perché il verbo tirare in questa frase ha due significati diversi: 1) essere tesi, esausti, 2) tirare le tende, e il significato 1 si riferisce solo all'espressione del viso, il 2 soltanto alle tende. Se cerco di ri-raccontarmi questo gioco di parole mentalmente, cercando di pensare ai due diversi significati del verbo, per me è come ascoltare due differenti brani musicali allo stesso tempo; mi sento a disagio e fuori posto come quando mi arriva quel rumore indistinto di cui parlavo prima. È come se due persone diverse mi parlassero tutte insieme contemporaneamente di due argomenti diversi. Ed ecco perché in questo libro non ci saranno giochi di parole". Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, 2003.