1. PRINCIPI E TECNICHE DI BASE DELL’ANALISI
APPLICATA DEL COMPORTAMENTO
(ABA)
Adria, 24 Febbraio 2010
Gildo Turolla
Mirka Aliprandi
2. DEFINIZIONE DI ABA
Analisi del comportamento applicata: applicazione di principi
scientifici o leggi del comportamento per migliorare
comportamenti socialmente significativi.
POSSIBILI APPLICAZIONI
•Autismo
•Disturbi del sonno
•Ristrettezze alimentari
•Dipendenze
3. APPLICAZIONE ALL’AUTISMO
•L’autismo viene visto come un problema di natura fisiologica, la
cui manifestazione è aperta al cambiamento
•I comportamenti autistici (eccessivi o in deficit) vengono
analizzati attraverso l’osservazione diretta e vengono quantificati
oggettivamente
•Le abilità sono suddivise in piccole unità d’insegnamento
•Ogni unità d’insegnamento comprende la manipolazione diretta di
antecedenti e conseguenze
•L’intervento è strutturato secondo le necessità del soggetto e
parte dalla sua motivazione
•Si insegna allo studente COME imparare e formare interazioni
sociali positive (IMPARARE AD IMPARARE: guardare,
ascoltare, imitare, eseguire istruzioni, discriminare, ecc…)
•Occorre rendere l’apprendimento motivante
4. PREVENZIONE E INTERVENTO PRECOCE
•L’intervento precoce e intensivo porta all’acquisizione a al
recupero di abilità (comunicazione, sociale, autonomia personale,
ragionamento astratto, abilità accademiche)
•Il punto di partenza è sempre il soggetto che abbiamo di fronte, la
sua motivazione ed il suo ambiente naturale, per arrivare alla
generalizzazione.
5. OSSERVARE E DESCRIVERE IL COMPORTAMENTO
ANTECEDENTE-------------COMPORTAMENTO------------------CONSEGUENZA
6.
7. ANTECEDENTE: stimolo che evoca un comportamento, che in passato ha portato
all’ottenimento di quella conseguenza (MOTIVAZIONE)
Il comportamento ha 2 caratteristiche:
TOPOGRAFIA : forma che il comportamento assume
FUNZIONE: relazione che esiste tra comportamento e conseguenze ambientali
L’importante è capire qual è la funzione del comportamento, per poterlo manipolare.
Esistono 2 tipi di conseguenze:
RINFORZATORI: incrementano la frequenza del comportamento
PUNIZIONI: riducono la frequenza del comportamento
SCHEMA DI CONTINGENZA
DEPRIVAZIONE ALTERAZIONE DELLA MOTIVAZIONE
COMPORTAMENTO RINFORZATORE
8. LA GESTIONE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA
CHE COS’E’ UN COMPORTAMENTO PROBLEMA
Un comportamento distruttivo e/o pericoloso per
L’individuo
Gli altri
L’ambiente
O che ostacoli l’apprendimento e l’interazione sociale
FATTORI A RISCHIO PER LO SVILUPPO DI C-P
Livello di funzionamento adattivo (“meno cose il soggetto è in
grado di fare e maggiore è il rischio che si sviluppino c-p”)
Limitata abilità comunicativa
Difficoltà di apprendimento (QI)
Autismo
9. IL C-P E’ APPRESO
Nella maggior parte dei casi, il c-p non fa parte della patologia, ma
è una conseguenza dei deficit dovuti alla patologia, plasmato
inavvertitamente dall’ambiente circostante e quindi sensibile al
cambiamento.
FORME PREVALENTI
•Aggressività
•Autolesionismo
•Danno/distruzione ambiente
•Urla, imprecazioni
•Stereotipie
10. PREMESSE DI BASE
•Quello che le persone fanno ha una spiegazione/un senso
•La meta è legittima
•Il mezzo è problematico
1.Il primo passo è capire la funzione del c-p (vedi scheda Analisi
funzionale descrittiva)
2.Il secondo passo è capire perché quel comportamento ha quella
funzione
3.Il terzo passo è intervenire in base ai punti di cui sopra
11. LE FUNZIONI DEL C-P
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA RINFORZO POSITIVO
Ottenimento di oggetti o attività
Richiesta di attenzione
Più faccio così e prima ottengo quello che voglio; la prossima volta che
voglio quella cosa o attenzione, mi comporterò nello stesso modo
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA RINFORZO NEGATIVO
Fuga durante un compito
Evitamento di un compito
Facendo così, riesco ad eliminare questa cosa, quindi ogni volta che mi si
presenterà una situazione simile, mi comporterò in questo modo
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA RINFOZO AUTOMATICO
Il comportamento stesso produce il proprio rinforzo
Comportamenti manifestati per mantenere una situazione fisiologica che
produce rinforzo intrinseco
Faccio questo perché mi piace, non perché provoco una reazione negli altri
13. INTERVENTI PER C-P MANTENUTI DA ATTENZIONE
1.VALUTAZIONE DEL RISCHIO: è importante salvaguardare
prima gli altri, poi l’ambiente, infine il soggetto che manifesta c-p.
2.PROCEDURE PRO-ATTIVE
3.PROCEDURE REATTIVE
14. STRATEGIE PRO-ATTIVE
Consistono nella manipolazione degli eventi antecedenti e
conseguenti per insegnare all’individuo un comportamento
sostitutivo e socialmente accettabile.
•TRAINING ALLA COMUNICAZIONE FUNZIONALE:
insegnare la richiesta socialmente appropriata
•RINFORZO NON CONTINGENTE: ha due componenti:
oConsegna del rinforzatore ad uno schema predeterminato (ad es.
dare attenzione ad intervalli regolari, prevenendo la richiesta
inappropriata)
oNon consegna del rinforzatore se viene manifestato il c-p
(estinzione)
15. STRATEGIE REATTIVE
Consistono nel manipolare le conseguenze per gestire il
c-p quando si manifesta e minimizzare la possibilità di
rinforzarlo ulteriormente (non dargli ciò che vuole), fino
a raggiungere l’estinzione del c-p.
ESTINZIONE: consiste nella non consegna del rinforzatore che mantiene il
comportamento, non appena viene emesso il c-p (es. “fai così, ma non ottieni il
rinforzatore”). Attenzione allo scoppio di estinzione: il comportamento
incrementerà notevolmente prima di calare
16. ACCETTAZIONE DEL NO
1.Selezionare rinforzatori target (oggetti/attività che piacciono di
più) e rinforzatori alternativi
2.A schema variabile (es. una volta ogni tre), dopo la richiesta dire
“No, ma puoi avere______” e mostrare alternativa
3.Se lo studente accetta l’alternativa, consegnare il rinforzatore
target
4.Se lo studente emette c-p, togliere l’alternativa ed allontanarsi
(“quello che vuoi, non è disponibile”)
17. IMPARARE AD ASPETTARE
• Lo studente fa la richiesta
• Il rinforzatore viene presentato e contate a mente o mostrando il
passaggio del tempo con le dita 5 secondi
• Se lo studente aspetta, consegnare
• Se non aspetta ed emette c-p, eliminare il rinforzatore. Non dire
nulla.
• Una volta terminato il c-p, riprendere l’intervento
• Gradualmente incrementare l’intervallo di attesa
18. ACCETTARE TRANSIZIONI
•Consegnare allo studente l’attività preferita
•Dopo un tot di tempo (es.3 minuti), dare l’avviso della
transizione: “conto fino a 5, poi andiamo a fare_______”
•Contare fino a 5 e poi offrire un rinforzatore tangibile, se lo
studente abbandona l’attività e si dirige verso quella nuova (meno
preferita)
•Se non l’abbandona, eliminare entrambe le attività. Non appena lo
studente si calma, offrire l’attività di transizione
•Gradualmente passare ad attività sempre meno preferite
19. INTERVENTI PER C-P MANTENUTI DA FUGA O
EVITAMENTO
(RINFORZO NEGATIVO)
PREMESSE DI BASE
1.Quando si dà un’istruzione al soggetto, bisogna portarla a
termine nonostante la manifestazione di c-p
2.È importante attuare strategie che evitino la fuga, poiché
dobbiamo far capire al soggetto che è più gratificante rispondere
alla richiesta piuttosto che non farlo
20. CONSIGLI UTILI PER EVITARE LA FUGA/EVITAMENTO DAL
COMPITO:
1.Iniziare con la valutazione delle preferenze
2.Il soggetto fa la richiesta che vi permette di individuare il rinforzatore per cui
lavorerà
3.Iniziare con istruzioni facili, per poi aumentare il grado di complessità
(bilanciare la motivazione e il grado di difficoltà dell’istruzione per mantenere
alto il livello di successo)
4.Non mostrare il rinforzatore durante l’evitamento/fuga
5.Mantenere costante l’istruzione
6.Se la risposta è vocale e lo studente non accetta l’aiuto, passate ad una
risposta della stessa difficoltà che può essere suggerita o guidata
7.Continuare finché lo studente non risponde da solo
8.Ritornare all’istruzione originale che aveva evitato
9.Terminare con richieste di aiuto/pausa o pairing
21. STRATEGIE PROATTIVE
•Pairing (in caso di grave c-p di fuga)
•Ridurre lo sforzo
•Richieste di aiuto o pausa
•Incrementare le scelte forzate
STRATEGIE REATTIVE
•Rimozione immediata del privilegio
•Mantenimento dell’istruzione attuale (ciò che vuole evitare)
•Ritorno al pairing dopo aver ripreso il controllo sull’istruzione
22. INTERVENTI PER C-P MANTENUTI RINFORZO
AUTOMATICO
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE
“AUTOSTIMOLAZIONI”
•Ricordate che la decisione di modificare un comportamento deve
essere dettata dall’impatto che questo ha sull’individuo, gli altri e
l’ambiente
•È bene valutare il reale pericolo (valutare la funzione) di
comportamenti stereotipati (sfarfallare, dondolarsi) con funzione
di rinforzo automatico
•Il rinforzo automatico è difficile da eliminare, perché il rinforzo
intrinseco e non socialmente mediato; però si può insegnare al
soggetto ad autocontrollarsi rendendo il rinforzo automatico
autopunitivo
23. STRATEGIE PROATTIVE
1.Risposta alternativa con stesso valore sensoriale
2.Accesso al comportamento dopo aver svolto alcuni compiti
3.Rinforzo differenziato di un altro comportamento
4.Insegnamento di attività ludiche/indipendenti (limitare i tempi
morti)
STRATEGIE REATTIVE
1.Ridirezionamento ad un’altra risposta
2.Blocco della risposta (trasformare il comportamento in evento
avversivo)
24. COME APPLICARE I PRINICIPI ABA
PER INSEGNARE ABILITA’ ADATTIVE
VALUTARE I CANALI DI APPRENDIMENTO
•Vede/copia (imitazione)
•Vede/dice (denominazione)
•Ascolta/dice (intraverbale)
•Ascolta/dice (ecoico)
•Ascolta/fa (recettivo)
•Vede/fa (abbinamenti)
•Vuole/dice (richiesta)
25. ANALISI DELCOMPITO
1.Scomporre in obiettivi semplici un compito/attività/obiettivo
complesso
2.Rinforzare individualmente ogni obiettivo per raggiungere
l’esecuzione dell’intera sequenza o obiettivo complesso
3.Determinare la tecnica più appropriata in base all’obiettivo finale
26. CONTROLLARE I RINFORZATORI
•Fate una lista di tutti i potenziali rinforzatori (oggetti, giochi,
attività, cibo…)
•Fate in modo di controllare l’accesso ai rinforzatori, che dovranno
essere visibili ma non direttamente accessibili e che richiedano
un’interazione
PAIRING
•La consegna del rinforzatore è associata alla presenza dell’adulto
(l’altro deve diventare rinforzante per il soggetto autistico, perché
“è più divertente che stare da solo”)
•In questa fase potete iniziare a lavorare sul contatto oculare
27. CONTATTO OCULARE ED ORIENTAMENTO
DELL’ATTENZIONE
•Condizionamento sguardo dell’adulto: quando lo studente viene
da voi per ricevere qualcosa, portate il rinforzatore vicino ai vostri
occhi e consegnatelo non appena lo studente alza lo sguardo.
Attenzione a non dire MAI “guardami”!
•Orientamento dello sguardo: lo studente segue con lo sguardo lo
spostamento del punto rosso ed indica dove si ferma
•
ATTENZIONE CONGIUNTA RISPONDENTE
•I segnali del volto dell’altra persona devono diventare rinforzatori
condizionati: sorriso, cenno con la testa = approvazione =
raggiungimento del rinforzatore
•Il soggetto deve imparare a monitorare lo sguardo dell’altro
28. INSEGNARE LA COMUNICAZIONE
E LA COLLABORAZIONE
INSEGNAMENTO INTENSIVO DELLE RICHIESTE
•Scegliere un sistema di comunicazione per il soggetto
•Nel caso in cui il soggetto sia in grado di imitare localmente
(ecoico) parole, si potrà procedere con le richieste vocali;
•altrimenti si dovrà considerare la CAA da inserire in un
programma di comunicazione totale
29. COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA
(CAA)
Insieme di simboli ed apparecchiature per la compensazione
parziale o totale, temporanea o permanente, di gravi difficoltà
nell’emissione del linguaggio parlato.
DUE FORMA DI CAA
•PECS
•SEGNI
QUALE SISTEMA SCEGLIERE
Considerare:
•Le priorità evolutive/di apprendimento del soggetto
•Le abilità di partenza
•L’età
•Le preferenze della famiglia
•L’ambiente e le persone con cui interagisce
30. PREMESSE DI BASE
Tutto deve passare attraverso la richiesta (iniziare dalla più
semplice per poi aumentare progressivamente il grado di
difficoltà)
Noi insegniamo comportamenti socialmente significativi:
comunicazione (indipendente e spontanea) e collaborazione
L’importante è generalizzare la richiesta ad altri oggetti/eventi
Obiettivo: “staccare” il soggetto dai rinforzatori immediati
(cibo/oggetto) per portarlo al piacere di chiedere per fare
un’attività finalizzata all’apprendimento
31. INSEGNARE LE RICHIESTE VOCALI (solo con soggetti
ecoici)
•Il soggetto mostra interesse per l’oggetto (da utilizzare come
rinforzo)
•Prompt ecoico (l’adulto pronuncia il nome
dell’oggetto)Richiesta (il soggetto ripete)Riceve l’oggetto
(l’adulto consegna subito l’oggetto e ripete la parola mentre
consegna)
•Due modi per sfumare il prompt:
Per tempo (ritardo l’aiuto ecoico)
Per transfer (no prompt ecoicorichiestaconsegna)
•Dire la parola almeno 3 volte: al prompt, alla richiesta, alla
consegna
32. COME AMPLIARE IL REPERTORIO DI RICHIESTE
•Manipolare lo stato di deprivazione e la motivazione
•Una volta che il soggetto ha acquisito dalle10 alle 20 richieste di
oggetti/cibi, si può iniziare a concatenare alla richiesta acquisita,
richieste di eventi collegati, necessari per il raggiungimento del
rinforzatore finale
33. RITARDO DI CONSEGNA: ACQUISIRE IL CONTROLLO
SULL’ISTRUZIONE (COLLABORAZIONE)
•Solo quando lo studente ha acquisito dalle 3 alle 5 richieste oppure anche
prima, purché si abbia il controllo dei rinforzatori
•Sequenza:
Studente: “patatina”
Adulto: mostra la patatina (rinforzatore disponibile) e dice “fai questo”
Studente: imita l’azione
Adulto: consegna la patatina
•Selezionate istruzioni semplici e possibilmente legate al rinforzatore
(motivazione)
Organizzate centinaia di opportunità di richieste al giorno e decine di
opportunità per acquisire il controllo sull’istruzione
ERRORE!
Mancato ritardo di consegnanon si crea la disponibilità
all’apprendimentofuga
ricominciare dal pairing
34. STRUTTURA DEL PROGRAMMA EDUCATIVO
Insegnamento strutturato
↓
Generalizzazione
↓
Training in Ambiente Naturale
35. TRAINING IN AMBIENTE NATURALE (NET)
Situazione d’insegnamento non strutturata (ma pianificata) in cui
l’adulto sfrutta la motivazione dello studente per determinati
rinforzatori, per implementare i vari obiettivi del curriculum e
generalizzare le risposte acquisite. È il soggetto che sceglie gli
stimoli che l’adulto deve manipolare per creare la motivazione.
Sfrutterete la motivazione dello studente per “lavorare” in maniera
naturale su tutte le informazioni già acquisite. In questo modo,
programmi separati di generalizzazione diventano superflui.
OBIETTIVO FINALE: portare il soggetto a parlare usando come
rinforzatore il parlare dell’altro.
36. INSEGNAMENTO STRUTTURATO (DTT)
•PAIRING TAVOLINO: associazione tavolo-consegna gratuita di
rinforzatori
•Insegnamento strutturato intensivo
•Alternanza tra NET e DTT
PROCEDURE PER UN INSEGNAMENTO
STRUTTUTRATOEFFICACE
•Identificazione del rinforzatore attraverso la richiesta
•Ruotare le attività/compiti, evitare di lavorare a blocchi
•Usare l’apprendimento senza errori
•Ruotare risposte semplici con difficili
•Incrementare gradualmente la difficoltà di risposta, iniziando con
quelle semplici, utilizzando uno schema di rinforzo variabile
•Usare la più breve pausa possibile tra una prova e l’altra, evitare
tempi morti
37.
38. TECNICHE DI BASE
LA PROVA DISTINTA:
Presentazione formale di opportunità di apprendimento
sotto forma di una sequenza di prove distinte.
Istruzione Risposta Rinforzatore immediato (cibo)
39. COMPONENTI DELLA PROVA DISTINTA
ISTRUZIONE:
Siate sempre chiari
Accertatevi che la situazione d’insegnamento sia ottimale
(soggetto seduto, attento)
Date l’istruzione una volta sola
RISPOSTA:
Stabilite uno standard di accettazione comune
Senza risposte aggiunte o ambigue
Entro 1-2 secondi
RINFORZATORE (cibo):
Segue immediatamente la risposta
Facilmente consumabile
Variatelo per evitare sazietà
40. RICORDATE!
Quello che rinforzate, lo avrete la prossima volta
Obiettivo: portare il soggetto alla sequenza di prove
senza rinforzo continuo (IstruzioneRisposta)
41. PROMPT: SUGGERIMENTO, AIUTO
•Importante per evitare la fuga
•Stimolo antecedente che induce una persona ad emettere
un comportamento che altrimenti non emetterebbe
•Va sfumato affinché la risposta diventi indipendente
(FADING/SFUMATURA: diminuzione/riduzione
graduale nel livello di aiuto per evocare la risposta target)
43. APPRENDIMENTO SENZA ERRORI
•Strategia di istruzione specifica per produrre solo
risposte corrette senza la manifestazione di risposte errate
o che mantiene gli errori al minimo
•Aumentare gradualmente il tempo di presentazione del
prompt.
Test con ritardo:
•istruzione+prompt immediatorisposta
correttarinforzatore
•istruzione+prompt con ritardo di 2”risposta
correttarinforzatore
44. MIX AND VARY
•Tecnica durante la quale vengono proposti tutti gli obiettivi
d’apprendimento “mischiati” tra di loro, mantenendo un’alta
percentuale di risposte acquisite rispetto a risposte nuove o in
acquisizione (es. 80% già acquisite e 20% in acquisizione)
•Serve ad evitare che il soggetto anticipi e risponda per programmi
•È importante la velocità nell’insegnamento per evitare i tempi
morti e la fuga. Per questo potete utilizzare dei cartellini colorati
per le varie istruzioni (un’istruzione per cartellino):
esempio:
Cartellino rosa per IMITAZIONI (“tocca testa”)
Cartellino giallo per ECOICO (dì “palla”)
Cartellino azzurro per RECETTIVO SENZA OGGETTO (“batti
le mani”)
Cartellino verde per INTRAVERBALE (“come fa la pecora?”)
45. INSEGNAMENTO ALLA DISCRIMINAZIONE
DISCRIMINAZIONE SEMPLICE:
in presenza della foto del gatto, il soggetto dice “gatto”
DISCRIMINAZIONE CONDIZIONALE:
le proprietà discriminative delle figure dipendono da quello che
dice l’insegnante.
In presenza di gatto-gallina-cane (distrattori), il soggetto
selezionerà gatto se l’insegnante ha chiesto di indicare gatto.
47. TECNICHE PER L’ACQUISIZIONE
•ROTAZIONE A BLOCCHI: lo stimolo verbale da selezionare
viene presentato in una serie di prove consecutive, durante le quali
si cambia la posizione dello stimolo visivo, sfumando il prompt
sul cambio di posizione, finché lo studente è in grado di
selezionare lo stimolo richiesto dall’insegnante.
•UTILIZZARE DISTRATTORI: altre risposte acquisite della
stessa categoria, target successivi o neutrali da aggiungere in
numero sempre maggiore tra la prima prova del target e l’ultima.
48. PRIME ABILITA’ NELL’INSEGNAMENTO
STRUTTURATO
•ABBINAMENTI: associazione di figure ed oggetti identici
(oggetti, colori, forme) e non identici (rappresentazioni diverse
dello stesso oggetto)
•IMITAZIONE MOTORIA: imitazione di movimenti con
oggetti ed azioni
•RECETTIVO SEMPLICE: esecuzione di istruzioni verbali
49. ABILITA’ NON VERBALI DI BASE PER ACQUISIRE
ILCONTROLLO SULL’ISTRUZIONE
•IMITAZIONE MOTORIA:
lo studente richiede
l’adulto presenta il modello+dice “fai così”
lo studente imita l’azione
lo studente riceve quello che ha richiesto
•RECETTIVO SEMPLICE
lo studente richiede “succo”
l’adulto dice “prendi il bicchiere”
lo studente consegna il bicchiere
lo studente riceve quello che ha richiesto
50. ECOICO: IMITAZIONE VOCALE (per soggetti vocali)
Tendenza a dire “acqua” dopo che qualcuno ha detto “acqua”
INSEGNAMENTO AGLI ECOICI
1.individuare i suoni che il soggetto è in grado di produrre su
modello (suoni sotto controllo)
2.combinare i suoni seguendo la sequenza evolutiva
3.se possibile individuare parole che siano funzionali per il
soggetto
51. PRASSI:
1.SHAPING (MODELLAGGIO): si utilizza per portare sotto
controllo i movimenti interni, per cui non possibile utilizzare il
prompt. Ad es. per portare sotto controllo i suoni si utilizza il
GIOCO VOCALE: vengono rinforzate in modo differenziato le
approssimazioni successive al target finale.
2.MODELLO-INSIEME-DA SOLO
•lavorate con stimolo non verbale (visivo) presente
•“mamma” mentre mostrate la foto (MODELLO)
•“insieme: ma-ma, ma-ma, ma-ma”
•Andate avanti finché lo studente non inizia a dire la parola
INSIEME a voi
•Quando lo studente prende il via, smettete di dire la parola e se lo
studente produce l’approssimazione DA SOLO, immediatamente
rinforzate
•Altrimenti tornate all’approssimazione precedente e rinforzate
quella
52. SEQUENZA DI SUONI
Motorio orale: aprire bocca, tirare fuori la lingua, bacio
vocali pure: a, i, u, o, e
combinazioni vocali: ai, ua, oi, eo
consonanti semplici: p, b, m, t, d, n, h
sillabe ripetitive: mama, papa
CV: ma, da, bi, pi
VCV: amo, oca
Sillabe ripetitive con cambio vocale: pipa, pupa, mimo
Bisillabiche semplici assimilazione bilabiale: puma
Bisillabiche semplici assimilazione alveolare: doni, poni
Polissillabiche: patata, matita
53. TACT: DENOMINAZIONE O ETICHETTAMENTO
•Commentare un evento presente. Denominare, etichettare
•Rinforzo sociale (approvazione verbale o non verbale da parte
dell’ascoltatore)
Es.
A-“bel tempo, vero?”
B-“vero, proprio bello!”
A-“che cosa c’è nel tuo panino?”
B-“mozzarella e pomodoro”
A- “anche nel mio!”
54. TACT VOCALI
•Con foto o oggetti davanti: tutor dice “cane”seleziona
cane e ripete “cane”
•Tutor solleva l’oggetto/foto e chiede “che cos’è?”
senza che il tutor ripeta, studente risponde “cane”
•Per rendere la risposta indipendente:
Inserite distruttori (es.imitazione motoria)
Ritardo di 2” per far emergere la denominazione
55. SEQUENZA RIASSUNTIVA DI TACTS
(DENOMINAZIONE)
•Oggetti/figure comuni
•Azioni/verbi
•Commenti, reciprocazioni
•Combinazioni nome-nome
•Combinazioni nome-verbo
•Aggettivi
•Combinazioni nome-aggettivo
•Descrizioni (eventi: “cosa succede?”; oggetti: “parlami del…”):
non aiutare lo studente con domande. Si possono utilizzare i
gettoni: “dimmi 2 cose della palla” “è rotonda, è un gioco”
ricompensa: 2 gettoni
•Rispondere a domande su un evento presente
•Avverbi
•Pronomi personali
56. RECETTIVO PER FUNZIONE/CLASSE/ATTRIBUTO
(RFCA)
Il soggetto esegue un’azione su un oggetto che non viene
denominato direttamente, ma descritto.
Es. Passare l’acqua su stimolo verbale: “dammi qualcosa da bere”
SEQUENZA RIASSUNTIVA RFCA
•Selezione di oggetti/figure per funzione (es. “con cosa cucini?”
pentola)
•Selezione di oggetti/figure per attributo
•Selezione di oggetti/figure per classe
•Selezione su negazione (es. “dammi una cosa che non serve per
cucinare”pettine)
•Selezione del non appartenente (es. “dammi una cosa che non
c’entra con…”)PRIMI PROGRAMMI DI LOGICA: “perché
non c’entra?”
57. INTRAVERBALE
•Parlare di cose che non sono presenti:
Sequenze: “uno, due, tre,…” “quattro”
Rispondere a domande: “cos’hai fatto oggi?” “…”
•Il rinforzo è sociale, condizionato e generalizzato
58. TRANSFER
Tutor: “Con cosa tagli?”
↓
Studente prende il coltello (oggetto)
Tutor: “Con cosa tagli?” (mostrando la figura)
↓
Studente: “coltello”
Tutor: “Con cosa tagli?”(togliendo la figura)
↓
Studente: “coltello”
(se dopo 2” non lo dice, rifate vedere l’oggetto)
59. SEQUENZA RIASSUNTIVA INTRAVERBALI
•Completare filastrocche/canzoncine
•Completare frasi semplici
•Intraverbale per funzione e viceversa (“che cos’è?” forchetta,
“cosa fai con la forchetta?” mangio,”con cosa mangi?”
forchetta)
•Intraverbale per attributo
•Intraverbale per classe/categoria e viceversa (“che cos’è?”
elefante, “l’elefante è un animale”, “che cos’è?” elefante,
“l’elefante è un…” animale, “metti elefante con animali”,
“dimmi un animale”)
•Storie intraverbali (costruisco una storia con il supporto visivo e
poi lo sfumo): passaggio fondamentale per la conversazione
•Rispondere a domande su un evento passato
60. GIOCO
•Il giocare in sé deve essere rinforzante.
•Giochi causa/effetto
•Puzzles e forme
•Gioco imitativo simbolico (gioco parallelo)
•Gioco indipendente
•Videogiochi
•Gioco a turno: memory, forza4
61. GIOCO IMITATIVO SIMBOLICO
Il gioco simbolico richiede necessariamente l’uso della
denominazione. Non insistere se il soggetto è fuori età e non ama
il gioco simbolico.
62. SEQUENZA
1.Si fanno le stesse azioni insieme (GIOCO IMITATIVO IN
PARALLELO + NARRAZIONE)
2.“Fallo tu”: il soggetto riproduce la stessa sequenza di azioni con
aggiunte o modifiche (GIOCO IMITATIVO DILAZIONATO)
3.“Ora gioca tu” (GIOCO SIMBOLICO NARRATIVO
INDIPENDENTE)
Il giorno dopo si propone senza gioco imitativo.
63. GIOCO INDIPENDENTE
Per aumentare i momenti ludici indipendenti bisogna avvalersi di
schemi visivi (agenda visiva), perché non sempre è possibile dare
attenzioni al soggetto. Occorre aumentare le abilità di
aurointrattenimento, tenendo presente che le attività ludiche
indipendenti devono essere costruttive. Durante la sequenza delle
attività ludiche, si può insegnare al soggetto l’utilizzo di un timer e
a ricevere il rinforzo solo ad attività conclusa. È importante
distinguere i materiali destinati alle attività di curriculum e i
materiali destinati alle attività per il tempo libero.
64. GIOCO A TURNO
•Si insegnano le regole del gioco
•Si consegna il rinforzo quando il soggetto aspetta il turno