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Coordinamento n° 3
Scuola dell’infanzia
Casa del Bambino
Anno Scolastico 2009-2010
Comune di Ferrara
a cura di
Chiara Pertili e Angela Polato
“Quando le mie mani cominciano a creare qualcosa,
non c’è modo di arrestarle.
Pablo Picasso
Una breve premessa
C’è un percorso evolutivo nei segni e nei colori che i
bambini usano per raccontare non solo le cose, ma
anche le persone che li circondano.
Via via la figurazione si fa più completa senza
abbandonare però la dimensione dell’invenzione: è
un mondo un po’ visto davvero e un po’
immaginato quello che i bambini disegnano.
E quando raccontano di sé, quando si soffermano
“allo specchio” che fa il loro primo ritratto quasi
vero? Può cominciare un appassionante gioco di
scoperta del proprio volto, dei tratti che lo fanno ad
un tempo comune a quello dei compagni ma
anche molto diverse.
È di se stessi che cominciano a parlare i segni,
qualche volta imparentati con una primitiva
caricatura. Si “caricano” quei connotati che
sembrano appartenerci di più e le immagini prima
costruite con gli occhi e poi con i tratti e i colori
assumono somiglianze sempre più inequivocabili.
L’esperienza che presentiamo parla un po’ di tutto
questo: di una identità che ha preso forma nella
profonda costruzione dell’io, così definita da poter
essere “giocata e raccontata”, di adulti che l’hanno
accompagnata e sostenuta, di bambini che hanno
esplorato e, sorprendentemente, maneggiato tante
forme di racconto.
Piero Sacchetto
“Il mio naso è come un triangolo perché c’è un coso dritto,
poi ci sono le narici con dentro le caccole. Sotto le mie orecchie
c’è un cicciolino e i miei capelli sono dritti. Dentro la testa c’è
anche il mio cervello con le idee.
Io ho usato la carta e ho fatto il cervello con le
idee colorate, con l’azzurro, un po’ di oro e altri
colori. Mi sono divertito molto a fare il mio
fiocchetto.
“Sono bello, sono un
ragazzino, i miei occhi
sono felici perché ridono.
Ho costruito il mio ritratto con la creta, l’ho
sbattuta tanto sul tavolo per fare una palla che
ho incastrato nel rotolo di cartone. Ho messo i
sassolini attorno al tubo perché era troppo
pesante e cadeva invece con i sassolini attorno al
tubo non cadeva giù. Il naso e gli occhi cadevano
sempre e ho dovuto incollarli.
“Il mio viso è rosso e
sudato, con le gocce
quando gioco a rugby.
Io mentre copiavo la mia immagine
allo specchio la realizzavo più bene.
Prima guardavo poi chiudendo gli
occhi immaginavo come fosse la mia
scultura. Ho usato il legno, i chiodi, i
pennelli, lo smalto per tenere il colore.
Ho imparato ad usare il martello e i
chiodi ma soprattutto a realizzare dei
disegni costruendo con il legno
creativamente.
“Sulla mia bocca ho un
taglio che mi fa male. Io ho
la faccia diversa da quella
della Francesca perché lei
non ha uguali a me i capelli,
i miei sono molto lunghi,
dritti ma la frangia è troppo
nell’occhio.
Mi è piaciuto dipingere la carta
velina sul palloncino e incollare i
miei capelli così dritti e neri.
Ho messo sui capelli un bel fiocco e
un velo rosa come le principesse.
“La mia faccia è
tonda e gli occhi sono
tondi e piccoli.
L’ho costruito con la colla e la carta e
ho messo i capelli. Poi ho messo il
vestito con il velo, poi le perline e poi i
fiori.
È tanto bello.
“È rotonda la mia faccia dritta e
quando si gira è storta.
Ho piegato il filo di ferro verde fino a
che diventi la mia faccia. Così ho
imparato che se il mio papà mi vuole
far fare qualcosa posso usare anche le
pinze come ho fatto con l’Angela.
“Mi sento addormentato. Sembra
un po’ arrabbiata la mia faccia, io
voglio i capelli lunghi.
Io ho usato il pongo marrone e ho
fatto i riccioli con una matita e un
ricciolo che poi lo arrotolavo. Ho
attaccato i cocci che avevamo trovato
in cortile. Era bello fare il mio
ritratto.
“Io ho una faccia
che sorride sempre e
la cosa che mi piace
di più sono gli occhi.
Io ho usato la carta e ho
imparato ad attaccare i
brillantini con la colla. Mi è
piaciuto lavorare con tutte queste
cose.
“Quando mi guardo mi scappa da ridere
perché vedo nella bocca il mio dentino un po’
fuori.
Mi è piaciuto tanto quando abbiamo smartellato,
con il papà non lo faccio perché lui dice che ha
paura che io mi smartelli un dito, però a scuola
non mi è successo. E’ stato difficile dipingere la
base perché il colore tendeva ad andare di qua e di
là. Io vorrei piantare i chiodi tutti i giorni.
“Abbiamo aiutato David, io gli davo i
pezzi di carta per fare la testa e lui li
incollava.
“Invece io lo aiutavo a mettere un altro
strato di colla, lui era contento perché ci
vuole bene.
“Dadi!
“La mia faccia è sorridente, felice; sono un
po’ rossiccia nelle guance e ho le labbra
rosse.
Io ho usato la velina
incollata sul palloncino
per fare la mia faccia.
Io non l’avevo mai
usato così il palloncino,
lo usavo solo per le
feste.
“La mia faccia nello
specchio mi sembra
diversa da questa perché
questo è un disegno e
quella è vera. Le mie
sopracciglia sono le mie
preferite perché sono
molto nere.
Ho fissato la catena legandoci un filo
tutto bianco. Con il martello ho
piantato per la prima volta i chiodi e
mi è piaciuto. Ho fatto un po’ fatica a
far stare i capelli incollati sul fil di
ferro. In questo lavoro ho imparato a
far l’artista perché ho fatto tutte le
arti che a me piacciono.
“In mezzo agli occhi ho una cicatrice che mi ha
fatto il figlio dello squalo in Marocco sotto
l’acqua, quando ero con mio cugino. Sopra la
bocca ho un solco che è della mia faccia.
Per fare il mio ritratto c’erano
tante cose da scegliere. Ho
scelto la carta verde e ho
voluto la cravatta che mi piace
perché la mette mio papà. Mi
piaceva stare chiuso nello
spazio e i miei amici intanto
giocavano e venivano a vedere
cosa facevo.
“Io ho un bel ciuffo che va sempre
sugli occhi.
L’ho fatto con la creta, per fare la faccia
l’ho schiacciata e ho fatto fatica, per fare la
codina ho usato lo schiaccia-aglio che non
avevo mai usato. La cosa che mi è piaciuta
di più è che Chiara mi ha fatto cucire con
l’ago e ho cucito da sola il mio fazzoletto di
stoffa e i bottoni, uno azzurro e uno
arancione, i colori preferiti dalla mia
mamma e dal mio papà.
“Io ho una faccia tonda con gli occhi un
po’ tondi e ho tanti capelli corti.
Ho fatto con i legni e per attaccare i legni
ho usato i chiodi e il martello e la colla per
attaccare gli occhi. Mi è piaciuto tanto
usare il martello perché ero già capace,
perché il mio papà mi fa piantare i chiodi.
“Ho gli occhi castani e ho
i capelli che non ha
nessuno perché ho un
ciuffo, quello davanti,
castano e quello dietro
dorato e allora lo chiamo
castano-dorato.
Mi è piaciuto stare da solo a lavorare con
Chiara, ho fatto fatica a martellare il
chiodo per tenere ferma la base di fil di
ferro alla tavoletta. E’ bello lavorare il fil
di ferro, tutto mi ha divertito. Abbiamo
fatto la bocca e ho voluto mettere nella
bocca un frutto.
“Io ho la faccia
contenta e mi piacciono
tanto gli occhi che sono
di un bel colore chiaro.
Per costruire la mia faccia ho incollato
la carta velina sul palloncino. Mi è
piaciuto molto fare la maglia con i
brillantini e il fiocco con il nastro per il
ciuffo.
“Mi sono fatto con la bocca che ride
perché Luigi ha fatto una cosa che mi fa
ridere.
Mi piaceva fare la mia faccia da solo con Chiara
perché è saltato fuori un bel gioco.
La cosa più difficile era tenere ferma la palla
mentre la dipingevo.
“Io sono con i capelli lunghi un po’ scuri. Le
orecchie mi piacciono molto perché posso sentire
i suoni e i rumori.
Con carta piegata, bottoni e stoffa ho fatto
la mia faccia.
Nell’orecchio ho messo i suoni che sento.
“Sorrido sempre perché i miei amici mi fanno ridere. Mi
piacciono i miei capelli perché posso mettere sempre il
mollettone.
Con il fil di ferro ho fatto la faccia e ho messo prima gli occhi. È stato difficile mettere il
naso, le altre parti no. Non sono riuscita a mettere le orecchie perché le mollettine che
volevo usare l’Angela non è riuscita a togliere il ponte ed erano troppo grandi come
orecchie e così non le ho messe. Mi è piaciuto di più fare la mollettina con le perline e il
fiore che non si mangia.
Ho preso un mattone e attorno una cosa tipo
pongo e gli occhi erano nel mattone dove ho
infilato due conchigliette con sopra il nero, mi
sono tanto piaciute le conchigliette che le ho
incollate nella stoffa.
“Nella mia faccia c’è un neo nella guancia e uno sopra
la bocca, le mie guance sono poco poco ciccione.
Io ho fatto quello con la carta e non
con il palloncino. Con dei pezzi neri
che ho tagliato ho fatto le sopracciglia,
ho fatto gli occhi con un tondo
marrone e un puntino nero. Invece la
bocca l’ho fatta con un pezzetto in
mezzo che sembra il dente, l’ho fatta
con un pezzo di cartoncino che
sembra proprio le labbra. Ho scoperto
che la testa se la incollo su un cartone
sta in piedi.
“Io ho gli occhi neri e
marroni, il naso nei
buchini nero e poi ho le
labbra rosse e la mia
faccia è tutta rosa.
“I miei capelli sono neri neri.
Mi è piaciuto costruire perché si pitturava,
ci ho messo tanto tempo perché dovevamo
fare tanto e aspettare di asciugare i pezzi.
Ho imparato a creare, cioè fare delle cose
belle.
“Io ho la bocca che ride
sempre perché gioco
sempre.
La mia faccia è tonda e la
mia pelle molto bianca.
Ho gonfiato un palloncino, l’ho
prima dipinto e poi coperto con
la carta.
Ho fatto fatica a martellare il
ferro per fare il naso e per
piegarlo ma con il martello sono
riuscito.
Per le orecchie ho fatto meglio
perché ho usato due bottoni.
“Mi sento bella
perché la mia faccia
è bella.
Ho dipinto con il pennello la mia
faccia. Sul tavolo dei bottoni ho
trovato degli orecchini che ho
incollato per fare gli occhi. Ho
dipinto la mia acconciatura e ho
tenuto stretta la treccina mentre
Chiara la faceva. Ho messo i pon-
pon, il mio vestito e la mia collana.
Carta, metallo, legno, creta, polistirolo, cartapesta, stoffa, sassi, conchiglie, perle: si usa
tutto.
Con la collaborazione
del Centro di Documentazione
Raccontinfanzia
Materiale ad esclusivo uso didattico.
Si diffida da diverso utilizzo: vietata la riproduzione.

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Giochiamo a costruirci

  • 1. Coordinamento n° 3 Scuola dell’infanzia Casa del Bambino Anno Scolastico 2009-2010 Comune di Ferrara a cura di Chiara Pertili e Angela Polato
  • 2. “Quando le mie mani cominciano a creare qualcosa, non c’è modo di arrestarle. Pablo Picasso
  • 3. Una breve premessa C’è un percorso evolutivo nei segni e nei colori che i bambini usano per raccontare non solo le cose, ma anche le persone che li circondano. Via via la figurazione si fa più completa senza abbandonare però la dimensione dell’invenzione: è un mondo un po’ visto davvero e un po’ immaginato quello che i bambini disegnano. E quando raccontano di sé, quando si soffermano “allo specchio” che fa il loro primo ritratto quasi vero? Può cominciare un appassionante gioco di scoperta del proprio volto, dei tratti che lo fanno ad un tempo comune a quello dei compagni ma anche molto diverse.
  • 4. È di se stessi che cominciano a parlare i segni, qualche volta imparentati con una primitiva caricatura. Si “caricano” quei connotati che sembrano appartenerci di più e le immagini prima costruite con gli occhi e poi con i tratti e i colori assumono somiglianze sempre più inequivocabili. L’esperienza che presentiamo parla un po’ di tutto questo: di una identità che ha preso forma nella profonda costruzione dell’io, così definita da poter essere “giocata e raccontata”, di adulti che l’hanno accompagnata e sostenuta, di bambini che hanno esplorato e, sorprendentemente, maneggiato tante forme di racconto. Piero Sacchetto
  • 5. “Il mio naso è come un triangolo perché c’è un coso dritto, poi ci sono le narici con dentro le caccole. Sotto le mie orecchie c’è un cicciolino e i miei capelli sono dritti. Dentro la testa c’è anche il mio cervello con le idee. Io ho usato la carta e ho fatto il cervello con le idee colorate, con l’azzurro, un po’ di oro e altri colori. Mi sono divertito molto a fare il mio fiocchetto.
  • 6. “Sono bello, sono un ragazzino, i miei occhi sono felici perché ridono. Ho costruito il mio ritratto con la creta, l’ho sbattuta tanto sul tavolo per fare una palla che ho incastrato nel rotolo di cartone. Ho messo i sassolini attorno al tubo perché era troppo pesante e cadeva invece con i sassolini attorno al tubo non cadeva giù. Il naso e gli occhi cadevano sempre e ho dovuto incollarli.
  • 7. “Il mio viso è rosso e sudato, con le gocce quando gioco a rugby. Io mentre copiavo la mia immagine allo specchio la realizzavo più bene. Prima guardavo poi chiudendo gli occhi immaginavo come fosse la mia scultura. Ho usato il legno, i chiodi, i pennelli, lo smalto per tenere il colore. Ho imparato ad usare il martello e i chiodi ma soprattutto a realizzare dei disegni costruendo con il legno creativamente.
  • 8. “Sulla mia bocca ho un taglio che mi fa male. Io ho la faccia diversa da quella della Francesca perché lei non ha uguali a me i capelli, i miei sono molto lunghi, dritti ma la frangia è troppo nell’occhio. Mi è piaciuto dipingere la carta velina sul palloncino e incollare i miei capelli così dritti e neri. Ho messo sui capelli un bel fiocco e un velo rosa come le principesse.
  • 9. “La mia faccia è tonda e gli occhi sono tondi e piccoli. L’ho costruito con la colla e la carta e ho messo i capelli. Poi ho messo il vestito con il velo, poi le perline e poi i fiori. È tanto bello.
  • 10. “È rotonda la mia faccia dritta e quando si gira è storta. Ho piegato il filo di ferro verde fino a che diventi la mia faccia. Così ho imparato che se il mio papà mi vuole far fare qualcosa posso usare anche le pinze come ho fatto con l’Angela.
  • 11. “Mi sento addormentato. Sembra un po’ arrabbiata la mia faccia, io voglio i capelli lunghi. Io ho usato il pongo marrone e ho fatto i riccioli con una matita e un ricciolo che poi lo arrotolavo. Ho attaccato i cocci che avevamo trovato in cortile. Era bello fare il mio ritratto.
  • 12. “Io ho una faccia che sorride sempre e la cosa che mi piace di più sono gli occhi. Io ho usato la carta e ho imparato ad attaccare i brillantini con la colla. Mi è piaciuto lavorare con tutte queste cose.
  • 13. “Quando mi guardo mi scappa da ridere perché vedo nella bocca il mio dentino un po’ fuori. Mi è piaciuto tanto quando abbiamo smartellato, con il papà non lo faccio perché lui dice che ha paura che io mi smartelli un dito, però a scuola non mi è successo. E’ stato difficile dipingere la base perché il colore tendeva ad andare di qua e di là. Io vorrei piantare i chiodi tutti i giorni.
  • 14. “Abbiamo aiutato David, io gli davo i pezzi di carta per fare la testa e lui li incollava. “Invece io lo aiutavo a mettere un altro strato di colla, lui era contento perché ci vuole bene. “Dadi!
  • 15. “La mia faccia è sorridente, felice; sono un po’ rossiccia nelle guance e ho le labbra rosse. Io ho usato la velina incollata sul palloncino per fare la mia faccia. Io non l’avevo mai usato così il palloncino, lo usavo solo per le feste.
  • 16. “La mia faccia nello specchio mi sembra diversa da questa perché questo è un disegno e quella è vera. Le mie sopracciglia sono le mie preferite perché sono molto nere. Ho fissato la catena legandoci un filo tutto bianco. Con il martello ho piantato per la prima volta i chiodi e mi è piaciuto. Ho fatto un po’ fatica a far stare i capelli incollati sul fil di ferro. In questo lavoro ho imparato a far l’artista perché ho fatto tutte le arti che a me piacciono.
  • 17. “In mezzo agli occhi ho una cicatrice che mi ha fatto il figlio dello squalo in Marocco sotto l’acqua, quando ero con mio cugino. Sopra la bocca ho un solco che è della mia faccia. Per fare il mio ritratto c’erano tante cose da scegliere. Ho scelto la carta verde e ho voluto la cravatta che mi piace perché la mette mio papà. Mi piaceva stare chiuso nello spazio e i miei amici intanto giocavano e venivano a vedere cosa facevo.
  • 18. “Io ho un bel ciuffo che va sempre sugli occhi. L’ho fatto con la creta, per fare la faccia l’ho schiacciata e ho fatto fatica, per fare la codina ho usato lo schiaccia-aglio che non avevo mai usato. La cosa che mi è piaciuta di più è che Chiara mi ha fatto cucire con l’ago e ho cucito da sola il mio fazzoletto di stoffa e i bottoni, uno azzurro e uno arancione, i colori preferiti dalla mia mamma e dal mio papà.
  • 19. “Io ho una faccia tonda con gli occhi un po’ tondi e ho tanti capelli corti. Ho fatto con i legni e per attaccare i legni ho usato i chiodi e il martello e la colla per attaccare gli occhi. Mi è piaciuto tanto usare il martello perché ero già capace, perché il mio papà mi fa piantare i chiodi.
  • 20. “Ho gli occhi castani e ho i capelli che non ha nessuno perché ho un ciuffo, quello davanti, castano e quello dietro dorato e allora lo chiamo castano-dorato. Mi è piaciuto stare da solo a lavorare con Chiara, ho fatto fatica a martellare il chiodo per tenere ferma la base di fil di ferro alla tavoletta. E’ bello lavorare il fil di ferro, tutto mi ha divertito. Abbiamo fatto la bocca e ho voluto mettere nella bocca un frutto.
  • 21. “Io ho la faccia contenta e mi piacciono tanto gli occhi che sono di un bel colore chiaro. Per costruire la mia faccia ho incollato la carta velina sul palloncino. Mi è piaciuto molto fare la maglia con i brillantini e il fiocco con il nastro per il ciuffo.
  • 22. “Mi sono fatto con la bocca che ride perché Luigi ha fatto una cosa che mi fa ridere. Mi piaceva fare la mia faccia da solo con Chiara perché è saltato fuori un bel gioco. La cosa più difficile era tenere ferma la palla mentre la dipingevo.
  • 23. “Io sono con i capelli lunghi un po’ scuri. Le orecchie mi piacciono molto perché posso sentire i suoni e i rumori. Con carta piegata, bottoni e stoffa ho fatto la mia faccia. Nell’orecchio ho messo i suoni che sento.
  • 24. “Sorrido sempre perché i miei amici mi fanno ridere. Mi piacciono i miei capelli perché posso mettere sempre il mollettone. Con il fil di ferro ho fatto la faccia e ho messo prima gli occhi. È stato difficile mettere il naso, le altre parti no. Non sono riuscita a mettere le orecchie perché le mollettine che volevo usare l’Angela non è riuscita a togliere il ponte ed erano troppo grandi come orecchie e così non le ho messe. Mi è piaciuto di più fare la mollettina con le perline e il fiore che non si mangia.
  • 25. Ho preso un mattone e attorno una cosa tipo pongo e gli occhi erano nel mattone dove ho infilato due conchigliette con sopra il nero, mi sono tanto piaciute le conchigliette che le ho incollate nella stoffa. “Nella mia faccia c’è un neo nella guancia e uno sopra la bocca, le mie guance sono poco poco ciccione.
  • 26. Io ho fatto quello con la carta e non con il palloncino. Con dei pezzi neri che ho tagliato ho fatto le sopracciglia, ho fatto gli occhi con un tondo marrone e un puntino nero. Invece la bocca l’ho fatta con un pezzetto in mezzo che sembra il dente, l’ho fatta con un pezzo di cartoncino che sembra proprio le labbra. Ho scoperto che la testa se la incollo su un cartone sta in piedi. “Io ho gli occhi neri e marroni, il naso nei buchini nero e poi ho le labbra rosse e la mia faccia è tutta rosa.
  • 27. “I miei capelli sono neri neri. Mi è piaciuto costruire perché si pitturava, ci ho messo tanto tempo perché dovevamo fare tanto e aspettare di asciugare i pezzi. Ho imparato a creare, cioè fare delle cose belle.
  • 28. “Io ho la bocca che ride sempre perché gioco sempre. La mia faccia è tonda e la mia pelle molto bianca. Ho gonfiato un palloncino, l’ho prima dipinto e poi coperto con la carta. Ho fatto fatica a martellare il ferro per fare il naso e per piegarlo ma con il martello sono riuscito. Per le orecchie ho fatto meglio perché ho usato due bottoni.
  • 29. “Mi sento bella perché la mia faccia è bella. Ho dipinto con il pennello la mia faccia. Sul tavolo dei bottoni ho trovato degli orecchini che ho incollato per fare gli occhi. Ho dipinto la mia acconciatura e ho tenuto stretta la treccina mentre Chiara la faceva. Ho messo i pon- pon, il mio vestito e la mia collana.
  • 30. Carta, metallo, legno, creta, polistirolo, cartapesta, stoffa, sassi, conchiglie, perle: si usa tutto.
  • 31. Con la collaborazione del Centro di Documentazione Raccontinfanzia Materiale ad esclusivo uso didattico. Si diffida da diverso utilizzo: vietata la riproduzione.