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ISISS L. G.
      AREA DI
  PROGETTO
 2011/2012
CLASSE 3STA
   GRUPPO DI LAVORO «AZZATE»
FINE
L’immagine in grande è un manifesto pubblicitario realizzato da Marcello
Nizzoli che rappresenta l’autostrada dei laghi, la prima autostrada al mondo!
Questa collegava Milano a Varese e Como.
Il suo percorso si sviluppa esclusivamente nel territorio della regione
Lombardia; oggi si compone ufficialmente di tre autostrade: A8, A9 e A26.
«In ogni suo punto la città
offre sorprese alla vista».
VACANZE
                          ORIGINI
ECONOMIA
   INTRODUZIONE
ANAGRAFE
       «Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in
       una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota».
Il pretorio è indubbiamente l’edificio più antico di
Azzate: è particolarmente interessante sia per la
sua struttura attuale, sia per la presenza di pietre di
chiara provenienza romana, forse tratte da opere di
difesa già erette sul crinale dominante del lago e
della Valbossa. Le caratteristiche architettoniche
sono romaniche: un grosso bugnato, listellato ai
lati in enormi conci granitici, muri massicci la cui
funzione va al di là di una semplice casa privata. Si pensa grazie alla sua struttura che
abbia svolto mansioni a carattere pubblico, come vuole una tradizione popolare che lo
chiama appunto PRETORIO, che significa residenza di un corpo di guardie . Al centro
della facciata, sulla parte superiore, troviamo una bifora in cotto, la cui colonna centrale è
stata rimossa e sostituita da sassi e mattoni. A sinistra di questa troviamo una finestra
rettangolare di stile romanico. A fianco del Pretorio troviamo una sala interamente
decorata a graffiti di scuola rinascimentale.
Immersa nel verde dei campi e dei boschi, si può scorgere anche una chiesetta di non grandi pretese
architettoniche, ma che, quanto a popolarità, supera di gran lunga il nobile monastero cluniacense
della sponda opposta, quello di Voltorre: è la Madonnina del lago di Azzate. Gli studi portati a
termine durante recenti lavori di consolidamento inducono a ritenere che in origine, come spesso
accade nel caso di edifici sorti per soddisfare esigenze strettamente locali, si trattava solo di una
piccola cappella eretta con pietre e mattoni che gli esperti daterebbero intorno al XV secolo.
Notizie più sicure si hanno nel Settecento, quando il cosiddetto Catasto Teresiano, nella mappa della
zona di Azzate, registra la presenza dell'edificio sacro, annesso al Prato della Madonna, chiamandolo
Chiesa della Beata Vergine delle Case vecchie. Queste ultime erano, probabilmente, le cascine che
tuttora costellano l'ampio declivio che da Azzate scende verso il lago, cioè le cascine denominate
Novaglia, Prada, Galgino e Cassina. Verso la metà del secolo scorso un cronista locale descrisse la
chiesetta come poco più di un rudere abbandonato, senza proprietario, anche se dotata di un affresco
raffigurante la Natività, per il quale la devozione degli azzatesi non si era mai spenta. Infatti, in tempi di
carestia o nelle stagioni particolarmente inclementi, essi erano soliti recarsi alla chiesetta, portandovi
lampade e altri ex voto.
La fama del luogo sacro e soprattutto di quell'affresco era tale che molti miracoli venivano ritenuti
opera loro, specialmente in occasione di malattie e nubifragi. Il microclima del lago e la sua stessa
posizione nei confronti dei venti avevano spesso favorito in passato tremende sciagure naturali, come
tempeste, gelate eccezionali ed esondazioni, contro le quali i poveri contadini e pescatori non potevano
fare altro che pregare.
I primi restauri tardarono un po' ad arrivare, ma verso la fine dell'Ottocento l'edificio fu salvato dal
crollo ormai imminente: nell'occasione il vecchio corpo della chiesa fu ampliato e venne innalzata
la grande cupola. Il portico aperto sul davanti, sproporzionato rispetto all'intero complesso, doveva
servire anche come rifugio provvisorio, per uomini e animali sorpresi da improvvisi acquazzoni. In
buone o cattive condizioni che fosse, la Madonnina del lago ha sempre attirato ogni sorta di
viandanti, devoti o anche solo curiosi, come scrive un azzatese nel 1857: "La vecchierella fatta
grave sotto il peso degli anni, e lo sventurato contadino (...) e lo storpiato (...) e l'innocente vergine
rapita da' misteri celesti, vi accorrono in folla nei dì festivi (...) né il miscredente tralascia di
visitarla attrattovi dal concorso e dalla brama di vedervi le ninfe boscherecce".
NEL CENTRO STORICO, LA VIA CHE PORTA AL LAGO CAMBIA PENDENZA, SI
FORMA UNA STRETTOIA IN DISCESA E, FRA DUE MURI, SI APRE UN
CANNOCCHIALE PROSPETTICO DI RARA BELLEZZA CHE ANTICIPA IL PANORAMA
PIÙ AMPIO CHE ATTENDE POCO PIÙ IN LÀ. DOPO QUALCHE METRO INFATTI, IL
BALCONE PANORAMICO OFFERTO DALLA NUOVA PIAZZA GHIRINGELLI VEDE
PROTAGONISTI A DESTRA LE PREALPI VARESINE CON IL MASSICCIO DEL CAMPO
DEI FIORI, IL SACRO MONTE, LA MARTICA, IL MONTE MONARCO E I PAESI CHE, AI
SUOI PIEDI, VANNO DALLA CITTÀ DI VARESE FINO A GAVIRATE. A SINISTRA
ECCO LA VAL GRANDE, IL SEMPIONE ED INFINE IL MASSICCIO DEL MONTE ROSA,
GRANDE, MAESTOSO, PERENNEMENTE INNEVATO.
OGNI ORA DEL GIORNO DÀ UNA DIVERSA COLORAZIONE ALLE
ACQUE DEL LAGO, AL CIELO, ALLE MONTAGNE …
… I CAMPI E GLI ALBERI ASSUMONO SFUMATURE DIFFERENTI, MA
È SOPRATTUTTO IL TRAMONTO DEL SOLE, CHE DA DIETRO IL
PROFILO DELLE ALPI, PIANO PIANO, IRRADIA UN VENTAGLIO DI
FASCI LUMINOSI CHE TINGONO DI ROSA LE NUVOLE FINO A POCO
PRIMA BIANCHE E SPUMEGGIANTI ...
…SOLE, CONDIZIONI METEO E STAGIONI CONTRIBUISCONO
ANCH'ESSI A TRASFORMARE IL PAESAGGIO DURANTE
TUTTO L'ANNO, QUASI A VOLER CONTINUAMENTE ATTIRARE
L'ATTENZIONE E SODDISFARE LA CURIOSITÀ DI CHI SI
FERMA A CONTEMPLARLO…
… FINO A LASCIARE ABBAGLIATI.




«Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate si accorciano e le lampade
multicolori si accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh!, viene da
invidiare quelli che ora pensano di aver già vissuto una sera uguale a questa e d’esser stati quella volta felici».
La Darsena è il piccolo porto di Azzate; in passato attività economiche
quali la pesca si svolgevano proprio grazie a questo. Oggi purtroppo è
in disuso perché l’industrializzazione dei territori circostanti ha reso
le acque del lago troppo inquinate. Resta comunque un luogo
magnifico dove trascorrere del tempo immersi nella natura e nei suoi
suoni soprattutto dopo la ristrutturazione dei pontili e la bonifica dei
prati attorno nel 2005 a opera degli «Amici della Darsena» e il comune.
Situato a meno di 200 m dal castello di Azzate questo
lavatoio fu edificato dalla contessa castellani la quale fece
costruire una condotta da una fonte sul colle di San Quirico
che portasse l’acqua direttamente al suo castello; ella fu
anche previdente verso i suoi cittadini creando una condotta
di ritorno che portasse l’acqua qui. La targa sotto illustrata è
dedicata in ringraziamento alla contessa.
Azzate è un antico borgo medievale che, sorgendo dalle acque del Lago di
 Varese (238 m.s.l.m. ) e salendo fino alla cima del colle di San Quirico (413
 m.s.l.m.), copre un’area di 4,72 kmq. La collocazione geografica garantisce
      che il rischio di terremoti sia tra i più bassi di tutta la Lombardia.
L’idrografia è caratterizzata dalla presenza di due corsi d’acqua principali:
      «Roggia Vecchia» che delimita il confine occidentale e la «Roggia
  Valciasca» che delimita il confine orientale; altri corsi d’acqua minori vi
   confluiscono in genere prima di immettersi nel Lago. L’ultima grande
  modifica geologica del territorio in esame si è avuta circa 17.000 anni fa
   quando il ghiacciaio del Verbano si ritirò definitivamente lasciando un
   ambiente morenico. In superficie il suolo è prevalentemente argilloso ;
 questo, insieme agli elementi sopra indicati , fa di Azzate lo spartiacque di
ben tre bacini acquiferi (Bacino di Cimbro-Daverio, verso sud fino alla valle
dell’Arno e verso nord nel Lago). La popolazione conta circa 4500 persone
            con una densità abitativa di quasi 960persone per kmq.
«Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive di un lago con case
tutte verande una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i
parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città:
una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta».
Il lago di Varese ha una superficie
di 14,9 km²; una profondità media
di 10,7 m e massima di 26 m; un
volume d'acqua di 162 milioni di
m³ e un bacino imbrifero di 112
km². A nord-ovest la costa è alta e
le acque profonde; altrove, e
soprattutto a sud-est, la riva è
piatta e il canneto fitto e diffuso.
Il Lago non è balneabile a causa dell’inquinamento delle sue acque
dovuto agli scarti che le industrie vi buttarono negli anni sessanta.
Oggi c’è un miglior controllo in questa materia ma, anche se si è
risolto questo problema, se ne è creato un altro che è l’impianto
fognario che porta i liquami dei paesi attorno al lago ad un unico
depuratore a Bardello; quando piove troppo le acque nere escono dalle
condotte finendo nel lago. La SEL (Stato Ecologico dei Laghi) ha
analizzato i parametri del lago da Biandronno (dati 2009) ottenendo
che la visibilità media è di 1,1m, l’ossigeno disciolto è quasi assente in
profondità (0,7% di saturazione) ma abbastanza elevato in superficie
fino ad un massimo di 90,3% saturazione, vi sono 20,4 ug/l di
clorofilla e concentrazioni di fosforo che vanno da 69 ug/l a 551 ug/l.
L’Università della Birra non è la vanagloriosa vanteria di un gestore di pub che si propone
di insegnare agli altri che cosa sia la spumeggiante bevanda. Tutt’altro! Il locale di
mescita aperto al pubblico, infatti, è successivo all’apertura dell’Università della Birra
intesa come istituto di formazione professionale altamente specializzato e aperto con il
patrocinio della Regione Lombardia.
Correva l’anno 1997. Il 5 maggio cominciò il primo corso di formazione per gestori di
birrerie, tipologia di locale che andava per la maggiore ma purtroppo priva di scuole
specializzate capaci di insegnare il nuovo, affascinante mestiere. Subito giunsero gestori
da ogni parte d’Italia, spesso seguiti dai responsabili di settore della birreria. Vi era una
gran voglia di imparare che cosa fosse la birra, come andava conservata e spillata, quali e
quante fossero le svariatissime tipologie dell’universo birrario. La gestione del banco,
della cantina, della cambusa e della birreria stessa non ebbero più segreti per chi voleva
realmente imparare ad essere un vero, grande professionista della birra.
Naturalmente ci furono le solite malelingue che insinuarono: “Facile fare della teoria, ma
la gestione concreta di un pub è tutta un’altra cosa!”. La risposta fu: “Noi metteremo in
pratica ciò che insegniamo in aula”. Così è stato. L’Università della Birra di sera cambia
pelle e diventa locale aperto al pubblico. I clienti ricevono lo stesso tipo di servizio e di
attenzioni consigliati agli studenti durante le lezioni, gli straordinari e quasi introvabili
prodotti che fanno la felicità di ogni serio conoscitore di birra, gli abbinamenti col cibo
consigliati secondo regole studiate e non secondo l’estro del dilettante, un menù birrario
di base e un menù che ogni mese cambia tema e propone sapori tradizionali o particolari.
Lasciate ogni speranza (di bere mai più qualcosa che non sia birra!), o voi ch’entrate…
Agli inizi della sua storia (stiamo parlando della fine degli anni ‘90), l’Università della Birra non era
una birreria aperta al pubblico, ma un circolo privato di amici animati dalla comune passione per la
spumeggiante bevanda. Si trattava degli “Amici di Gambrinus”.
Oggi, che il locale è finalmente aperto al pubblico ogni sera, il gruppo di birrofili Amici di Gambrinus
continua a vivere come grande comunity, anche on line! Per chi ama la birra e la sua cultura, il nome di
Gambrinus non riesce nuovo. Quando però si tratta di entrare nei dettagli e di saperne di più,
cominciano i punti interrogativi: c’è chi confessa candidamente di non saperne nulla, c’è chi si inventa
storie puntando sulla presunta ignoranza del suo interlocutore e chi infine dà notizie abborracciate
attinte da fonti non si sa quanto attendibili.
Una cosa è chiara: Gambrinus è collegato alla birra così come Bacco lo è al vino. Ha poca importanza
se sia santo protettore, divinità nordica o mitico mastrobirraio. L’importante è che Gambrinus, nelle
varie immagini che lo ritraggono, brandisce sempre in mano un boccale di birra.
Quando si parla di Gambrinus, storia e leggenda si mescolano, creando quell’alone di mistero che rende
la mitica figura non solo interessante, ma anche affascinante.
Un umanista, Johannes Turmais detto Aventinus, narra nei suoi “Annales Bajorum” che Gambrinus
fosse il figlio di Marsus, un re germanico dell’era precristiana noto come un grande tracannatore di
birra. Gambrinus, che tra l’altro la leggenda vuole fondatore del porto fluviale di Amburgo, fu un re
ancor più illuminato di Marsus ma altrettanto strenuo sostenitore di brindisi birrari. Una leggenda recita
che Gambrinus fosse addirittura il birrario della corte di Carlo Magno, quindi fa risalire la sua esistenza
al IX secolo, ma la storia non ne segnala tracce (anche se l’ipotesi che Carlo Magno fosse un
ammiratore della birra è estremamente suggestiva).
Di provata realtà storica è invece il nobile Jan Primus, un cavaliere fiammingo del XIII
secolo il cui nome fu corrotto in Gambrinus. Costui fu non soltanto un brillante uomo
d’armi, ma anche politico d’eccezione se è vero che resse in qualità di presidente onorario
la corporazione dei birrai di Bruxelles per decenni.
Un altro Jan Primus, questa volta vissuto nel XVI secolo, è attestato storicamente con un
ruolo ancora più importante: re del Brabante e delle Fiandre. Egli fu ucciso in un duello da
un cavaliere francese che così lo apostrofò: “Che succede? Combattete in due contro di
me?”. Un tale stratagemma fece abbassare la guardia a Jan Primus, che si voltò per vedere
chi stava combattendo con lui. Il francese ne approfittò per colpirlo alla schiena e
ucciderlo. Mentre Jan Primus moriva, il suo avversario gli mormorò: “So che il vostro
secondo io era la birra che dà forza, bevuta da voi prima di affrontare il cimento. Avutane
paura, ho dovuto colpirvi alle spalle per avere qualche speranza di sopravvivere”. Un
martire laico nel segno della birra.
Un’ultima, incredibile ma non per questo impossibile ipotesi, ci narra delle disavventure
occorse a un supposto nome originario, Gambrivius, trovato in un manoscritto e letto male
da uno stampatore di Anversa, che lo corresse in Gambrinus. Che il nome del dio della
birra sia nato come un errore di stampa?
PIANA DI
VEGONNO
   Oltre alla ciclopedonale del lago in
   Azzate vi è un altro luogo dove tutti
   possono gustare dei profumi, dei colori e
   dei suoni della campagna; questo luogo è
   «l’Anello di Vegonno». Meta per gli
   azzatesi di tutte le età è lungo circa 3 km.
Anche se non si conosce l’anno di fondazione, è
certo che la chiesa è di origine antichissima.
Grazie infatti alla testimonianza di un documento
parrocchiale possiamo confermare questa ipotesi
dato che nel 1224 il rettore di questa chiesa
esercitava tutti i diritti parrocchiali col titolo di
Arciprete. Originariamente la chiesa di santa
Maria Nascente era costituita da una pianta a croce
latina. Altare e coro sono stati aggiunti nel 1600
circa. Le due piccole navate laterali, con copertura
a botte, furono fatte aggiungere attraverso uno
sfondamento delle pareti laterali assieme ai
confessionali intagliati in legno raffiguranti le
figure . Sottostanti il pavimento c’erano i sepolcri
con 24 celle e due porte per accedervi. dicissette
anni dopo, è stato aggiunto il magnifico campanile
assieme alla bussola del portale maggiore. Le
campane che troviamo oggi però sono state
sostituite.
Attualmente l’esterno della facciata, grazie alle aggiunte del 1800, presenta un aspetto a saliente; le decorazioni in cotto
sono neogotiche. Nelle lunette vi sono rilievi raffiguranti S. Lucia e San Apollonia, mentre nelle due nicchie S. Giuseppe
e S. Giovanni con l’aquila. Le tre statue sovrastanti rappresentano le tre virtù teologali : fede, speranza e carità. Nella
prima campata a destra è custodita una preziosa tela raffigurante La vergine con il bambino, Santa Caterina d’Alessandria
ed il senatore conte Egidio Bossi. La terza campata, che corrisponde al braccio della primaria pianta a croce latina, è la
cappella di San Carlo; sull’arco di quest’ultima sono rappresentati i 4 evangelisti . Nella nicchia centrale della cappella,
al posto della statua in pietra di San Carlo, è custodito un prezioso crocefisso in avorio donato dalla contessa alla
parrocchia.




Statue rappresentanti le tre virtù teologiali : Fede, Carità e              Crocifisso in avorio donato dalla
Speranza. La statua della carità, secondo l’insegnamento di                 Contessa Castellani alla parrocchia
San Paolo, sovrasta le altre due.
Nella prima campata a sinistra troviamo un affresco del XVI secolo, staccato dalla parete della chiesa di San Rocco,
raffigurante la nascita della vergine. Sui pilastri centrali possiamo trovare due tavole in legno raffiguranti San Pietro e
San Paolo. Le volte a vela della navata centrale hanno tre medaglioni raffiguranti episodi della bibbia. Una volta saliti
all’altare possiamo notare una copia della tela di Holbein raffigurante il Cristo morto ( viene rappresentato di profilo,
con la faccia rivolta verso l’alto con perizoma e lenzuolo bianco).




Affresco con la scena della Natività           La tela del Cristo Morto:
di Maria Staccato dalla parete della           1) Tela ricoperta di polvere ritrovata arrotolata dietro gli stalli del coro
chiesa di San Rocco e restaurato nel           2) Primo restauro risalente al 1943
1975.                                          3) Il quadro come ci appare oggi, dopo il restauro avvenuto nel 1992
Ai due lati dell’altare troviamo a destra una pietra donata dal Papa alla parrocchia di Azzate, mentre a sinistra troviamo
una pietra di marmo di Candoglia (cima lago Maggiore) del duomo di Milano come gemellaggio con quest’ultimo. Su
questa pietra sono raffigurati San Gervasio e San Protasio. I pavoni, presenti in gran numero sugli affreschi del soffitto
della chiesa, simboleggiano l’immortalità. Ciò è spiegato dal fatto che gli antichi credevano che fosse un animale senza
ossa, ma solamente con la cartilagine. Nel 1964 iniziarono gli scavi sotto al portone principale per l’impianto di
riscaldamento; Gli addetti al lavoro fecero la macabra scoperta di ossa umane risalenti al 1800; queste furono trasportate
alla fossa comune del cimitero di Vegonno utilizzando ben 12 motocarri.




Marmo del duomo di Milano         Pietra donata dal Papa            Resti di ossa umane ritrovate sotto la chiesa
Gestito dai preti e dalle suore di Azzate d’estate arriva a raccogliere fino a 200
ragazzi. La sua struttura principale, comprendente le attuali aule e la cappellina, era
presente già nel 1909 quando fu usata come asilo (la parte delle aule) e come cinema
superotto (la capellina). Nel 1963 avvennero molti mutamenti: con l’arrivo
dell’obbligo dell’istruzione fino alla terza media, lo stato si ritrovò privo di strutture
nel quale effettivamente far insegnare; fu così che si rivolse alla chiesa chiedendole
spazi coperti. Ad Azzate la richiesta venne accolta e lo stato affittò le aule
dell’oratorio. Nello stesso anno viene inaugurata la piscina e, nella stessa struttura dei
suoi spogliatoi, furono allestiti laboratori adibiti a corsi di disegno meccanico.
Sempre nel ‘63 la chiesa di Azzate vendette i territori attorno a via Rampada donati
dalla contessa Castellani in punto di morte; con i soldi ottenuti poté costruire gli
attuali cinema, palestra e sale semi-interrate. Nel 1965 vendendo altri terreni al
patrimonio ecclesiastico si aggiunse anche quello di Villa Mazzocchi. Il nome: «San
Giuseppe» è una conferma del motivo per cui è stato costruito: come Giuseppe educò
Gesù, così gli animatori si impegnano ad educare i bambini.
Per molti secoli la storia di Azzate è legata alle vicende della nobile famiglia Bossi, feudataria
della Val Bossa. I Bossi di Azzate e quelli milanesi sembra avessero la stessa origine. E'
tradizione che al ramo dei Bossi di Azzate appartenessero S. Benigno e Ansperto, arcivescovi
di Milano. Insegna della famiglia era il bue bianco passante in campo rosso. Nel Medioevo
Azzate fece parte del feudo di Varese e, come tipico esempio del borgo medievale, conserva
bei resti d'arte e d'architettura come losanghe bianche e nere e stemmi di casate locali.
Con la vendita dei feudi (1538), Azzate fu smembrato da Varese e assegnato al Senatore
Egidio Bossi. Nel 1717 il marchese Fabrizio Benigno Bossi, feudatario della Val Bodia (che
comprendeva Gazzada, Buguggiate, Brunello, Daverio, Galliate, Crosio e parte di Bodio)
pretese di aver diritto anche ad Azzate, e nello stesso anno ottenne di cambiare il nome di Val
Bodia in Val Bossa per i meriti dei Bossi, antichi signori della zona.
Dopo la dominazione austriaca, sotto la Repubblica Cisalpina Azzate fece parte del
dipartimento del Verbano, con capoluogo Varese, che però, poco dopo, fu assorbito dal
dipartimento dell'Olona e quindi (1801) da quello del Lario, con capoluogo Como.
Nel 1927, ricostituita la provincia di Varese, Azzate ne tornò a far parte.
«Seguendo con esattezza i calcoli degli astronomi, Perinzia fu edificata; genti diverse vennero a popolarla; la prima generazione
dei nati a Perinzia prese a crescere tra le sue mura; e questi alla loro volta raggiunsero l’età di sposarsi e avere figli».
Il primo documento in cui si ha traccia del nome di Azzate, risale al 1025,
nel quale viene indicato “Aciate”.
Nella trasformazione della lingua italiana la “ci” normalmente si muta in
“x”: infatti si trova che Aciate nel XIII sec. è già “Axiate”. Ma la “x”
tende a rafforzarsi in “zz”: così nel XVI sec. Axiate si trasforma in
“Azzà”. Il paese conserverà questo nome fino a quasi tutto l'Ottocento,
quando si muterà definitivamente in “Azzate”.




«Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato».
VILLA BOSSI ZAMPOLLI
Situata nella frazione «Castello», secondo le usanze dell’epoca era costruita
all’esterno del paese così da permettere al signore di esercitare le proprie attività con
più libertà, era la residenza dei signori di Azzate. Le prime fonti storiche riguardo
l’esistenza di questa struttura risalgono al XIV secolo; successivamente furono fatti
talmente tanti interventi dalla famiglia Bossi che è difficile oggi determinare quali
siano le zone più o meno antiche. Le ultime modifiche risalgono comunque all’inizio
del XIX secolo.
La villa, nonostante i continui interventi, resta comunque
costruita attorno un unico asse che coincide con la strada di
ingresso che è perpendicolare alla riva del lago di Varese. I
proprietari sono di Milano e la usano poco; purtroppo ciò
porta all’assenza della manutenzione di cui necessiterebbe.
Dopo aver aggirato il massiccio del Campo dei fiori e salito dal lago di Varese,
Giuseppe Garibaldi arriva al confine di Azzate. Qui Il condottiero nota una villa di
proprietà della famiglia Bossi, e pensando che l’avessero occupata gli austriaci,
decide di deviare la sua avanzata verso Brunello e Gazzada fino ad arrivare a
Morazzone ( questa convinzione del generale era data dal fatto che Daverio, un
paesino confinante con Azzate, aveva preparato una controffensiva all’armata
austriaca). L’esercito garibaldino arrivato stremato, viene colpito alle spalle
dall’esercito avversario che era stato allertato del suo arrivo da una spia
morazzonese. Colpito dal fattore sorpresa, dopo aver combattuto una battaglia
sanguinaria per le vie del paese, giunta la notte decide di procedere con una ritirata
strategica verso la Svizzera. Qui entrò in gioco un nuovo problema: non
conoscevano il territorio e non avevano il tempo necessario per la ricerca di una
guida. Ciò lo portò alla decisione affrettata di rapire il parroco per farsi condurre
lontano dalle linee nemiche.
Dati Coinger su Azzate
 Anno Popolazione Totale prodotto (kg) Pro capite anno (kg) Indifferenziato (kg) Indifferenziato (%) Differenziato (kg) Differenziato (%)
  2002       3861            2053541                 531,87             1104180                53,77            949361              46,23
  2003       3974            1813871                 456,43               975732               53,79            838139              46,21
  2004       4051            2060516                 508,64             1021084                49,55          1039432               50,45
  2005       4121            2137411                 518,66               874485               40,91          1262926               59,09
  2006       4242            2296313                 541,33               879516                38,3          1416797                61,7
  2007       4297            2220102                 516,66              683,126               30,77          1536976               69,23
  2008       4404            2237834                 508,14              631,004                28,2          1606830                71,8
  2009       4473            1875086                  419,2               603065               32,16          1272021               67,84
  2010       4520            1921060                 425,01               606415               31,57          1314645               68,43
  2011       4625            1962238                 424,27              595,152               30,33          1367086               69,67




Raccogliendo e smistando i rifiuti di ben 24 paesi tra cui Azzate la Coinger lavora su un’area di
110,7 kmq. Coinger significa Consorzio Intercomunale Gestione Rifiuti. La struttura di
riferimento è situata sul territorio del comune di Brunello e comprende l’area ecologica
(discarica) e gli uffici; il suo tetto è interamente ricoperto di pannelli fotovoltaici che la rendono
a emissioni zero. Ogni anno pubblica il bilancio dei rifiuti raccolti per singolo paese; i dati su
Azzate raccolti in tabelle mostrano come la raccolta differenziata sia arrivata oltre il 70% e come
il consumo di prodotti è variato negli ultimi 9 anni.
Variazione rifiuti medi per abitante all'anno
                                                       600

                                                       500
Rifiuti medi per abitante (kg)




                                                       400

                                                       300

                                                       200

                                                       100

                                                           0
                                                            2001      2002          2003      2004        2005      2006     2007        2008     2009      2010          2011     2012
                                                                                                                        Anno

                                                      80
                                                                                                        % riciclaggio all'anno
   % rifiuti riciclata (in verde) e non (in giallo)




                                                      70

                                                      60

                                                      50

                                                      40

                                                      30

                                                      20

                                                      10

                                                      0
                                                               2002          2003          2004         2005        2006          2007     2008      2009          2010          2011
                                                                                                                           Anno
• Entro il 31 dicembre, gli enti locali deliberano il bilancio di previsione per
  l’anno successivo; esso deve rispettare i principi di annualità, veridicità,
  attendibilità, pareggio finanziario…
• Il bilancio comunale, o meglio il bilancio di previsione, è lo strumento di
  pianificazione e gestione economica e finanziaria dei comuni italiani. In esso
  vengono dettagliate tutte le entrate e le spese dell'ente divise in parte
  corrente e parte in conto capitale.
• Nel corso di ciascun anno, che viene chiamato esercizio, ci sono passaggi
  precisi che hanno lo scopo di redigere il bilancio di previsione, di verificarlo
  durante l'anno e di consolidarlo, o meglio assestarlo, ad esercizio completato.
• Il bilancio è sempre materia di Consiglio Comunale. I contenuti, la sua
  struttura e il processo di stesura del bilancio sono normati per legge e sono di
  competenza del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF).
LA
 SOLIDARIETA’
È rilevante l’importanza di cooperare per il bene comune; l’amore per il
bene comune viene inteso come impegno per la giustizia,per lo sviluppo,
la liberazione,la pace, la crescita civile, la tolleranza, la lotta
all’emarginazione. È importante, inoltre, richiamare il valore della
carità fraterna( gratuità di una relazione caratterizzata da
comprensione e solidarietà). Una delle colonne portanti della società è il
volontariato perché qui si riafferma la centralità della persona umana,
l’attenzione verso i più deboli e sofferenti, il rispetto degli altri,senso del
servizio e la condivisione della propria esistenza con quella degli altri.
UN AMBIENTE
    PER L’UOMO
L’uomo ha il dovere di prolungare la creazione. Agli arbori il dominio
dell’uomo sulla natura era funzionale alla conservazione della specie,
ma nel corso del tempo la logica dominatrice dell’uomo sull’ambiente
ha finito con il prevalere per se stessa. Nell’ultima metà del secolo
scorso lo sviluppo delle nostre società sembra, per la prima volta, aver
superato le capacità del pianeta di fornirci risorse naturali a sufficienza
ed assorbire ulteriori inquinamenti ed alterazioni.
IL RAZZISMO?
                     Meglio di no

Questo termine indica la teoria che afferma l’esistenza di razze umane
sulla base delle differenze biologiche, giustificando rapporti di dominio e
di violenza. Questa teoria si è sviluppata a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento. Tutto questo fu smentito dalla scienza la falsità della
teoria razzistica, visto che non esistono diverse razze umane. Nella nostra
società il termine razzista è ormai associato alla xenofobia, cioè la paura
verso lo straniero. Questa paura viene sviluppata soprattutto dalla paura
e dall’ignoranza; infatti lo straniero a causa della sua diversità è vissuto
come minaccia e il diverso va fatto sparire.
Questa villa deve il suo nome alle varie famiglie cui è appartenuta le
quali hanno ridipinto le varie sale, secondo la moda del tempo. Proprio
per questo motivo nei punti in cui gli affreschi sono più danneggiati si
intravedono gli strati di pittura sottostanti. Oggi è la struttura che
ospita la sede comunale, ed è l’unica villa storica, in Azzate , aperta al
pubblico.
Si pensa che questa villetta in passato fosse usata come
deposito per le armi e gli attrezzi della caccia; pare inoltre che
nei mesi invernali più freddi la famiglia della villa vi si
trasferisse perché tenere calda la loro principale dimora
sarebbe stato molto più costoso e difficoltoso. Oggi è una casa
privata ma viene comunque curata particolarmente nei
dettagli per mantener vive nella memoria le sue funzioni
originali.
Questa    villa come molte altre in Azzate, fu
un’abitazione della famiglia Bossi; passò poi ai
Benizzi e dal 1844 per eredità ai castellani.
L’ultima proprietaria della villa fu la contessa
Castellani che donò la proprietà alla parrocchia
comprata poi dal comune, divenendo oggi la sede
comunale. Probabilmente quest’edificio è stato
costruito sopra le casi forti della famiglia Bossi.
Della villa sono state ritrovate solamente le pareti e
le pitture, dell’interno non abbiamo più traccia; lo
storico Azzatese Giancarlo Vettore ha cercato di
capire la corrispondenza tra i locali contemporanei
del comune e quelli degli antichi locali appartenenti
ai membri delle famiglie che hanno abitato questa
villa. Un piccolo parco introduce l’entrata alla villa
che compare come un corpo di fabbrica ad L. Sulla
facciata si notano medaglioni raffiguranti i
personaggi della famiglia Bossi. Il portico, con una
copertura a volta, presenta archi a sesto ribassato,
qui appaiono le prime pitture settecentesche.
Un saggio, eseguito sotto la parete del portico,
ha portato alla luce alcune scritte gotiche. Ciò
ci permette di collocare parte dell’edificio al
XV secolo. Un andito (corridoio),
corrispondente alla campata settentrionale del
portico, collega il cortile ad occidente con il
parco ad oriente. Uno scalone, longitudinale al
portico, porta al piano nobile; qui su questo
scalone possiamo notare decorazioni alle
pareti ed al soffitto, con una balaustra in
marmo rosso simile a quelli in stile barocco
presenti in altre ville del territorio. Tutte le
sale del piano nobile hanno un’armoniosa
decorazione e architettura. La sala da
pranzo(ora ufficio anagrafe), presenta un
soffitto a cassettoni, di fattura raffinata, opera
della scuola varesina dell’artista Magatti.
Fasce ad affresco coronano il locale con alcuni
rifacimento ottocenteschi.
La sala del segretario comunale era invece
nell’antichità probabilmente una stanza da letto,
qui troviamo affrescate due finestre con lo scopo
di ampliamento dello spazio, a queste si
aggiungono vari dipinti di poemi cavallereschi.
L’ufficio del sindaco stanza più piccola risalente
al 1800 , presenta vari dipinti in cui vengono
rappresentati Sant’ Antonio, la Madonna con il
bambino e l’evangelista Marco. Vicino alle
stanze utilizzate oggigiorno dal Consorzio
sanitario, troviamo la cappella privata della
famiglia Bossi , con il soffitto a botte sostenuto
da quattro colonne; qui era conservato fino 1969
uno stupendo crocefisso in avorio donato alla
parrocchia dalla contessa. Vicino a quest’ultima
troviamo una sala a chiocciola che porta alla
torretta della villa costruita agli inizi del 900.
Questa torretta è stata costruita perché gli
abitanti della villa volevano avere una visione
dei monti e del lago di Varese, e ciò non gli era
permesso data la numerosa presenza di edifici
nelle vicinanze
La sala da ballo, ora sede del consiglio comunale, presenta un magnifico affresco sul soffitto, raffigurante il cielo che
sembra voglia sfondare e ampliare l’edificio; in fondo al salone troviamo un monumentale camino in pietra molera; di
fianco a questo troviamo due diverse versioni del gonfalone del comune: Quello di sinistra è quello ufficiale: vi spicca un
castello attorniato da un cipresso e tre spighe di frumento che stanno a significare le antiche glorie dei Bossi ed il
carattere essenzialmente agricolo dell'economia del paese. In quello di destra, opera del valente pittore azzatese Giuseppe
Triacca, sono raffigurate altre
caratteristiche di Azzate: la cosiddetta Torre sul Colle di San Quirico; il bue che compare nello stemma dei Bossi (va
sottolineato che gli Azzatesi sono detti "I boo da 'Za"); la palma e la corona del martirio che si riferisce probabilmente a
San Benigno o a San Lorenzo; la facciata della chiesa parrocchiale di Santa Maria.
Area di progetto             Ufficio segreteria e relazioni con il              «Varese e provincia»
            Classe 3STA                              pubblico
      ISISS Ludovico Geymonat                                                             «Le leggende del lago»
          Gruppo «Azzate»                         Ufficio Ragioneria
                                                                                    Tesi di laurea con argomentazione
                                                                                           l’economia di Azzate
            Ballerio Simone            Ufficio cultura, sport, tempo libero e
                                                     biblioteca                        Ricerche delle scuole azzatesi
           Boccalatte Matteo
                                                     Ufficio tecnico                            Il Cronicus
           Colombo Alberto
                                                    Ufficio anagrafe                          Sito dell’ARPA               Questa è la presentazione
            Damiani Silvia                                                                                                 ridotta; la ricerca ha
                                                  Segretario comunale               Informazioni dello storico Azzatese    coinvolto molti più temi,
             Galbiati Alice                                                                                                ma è risultata troppo
                                              Il Sindaco Gianni dell’Acqua           Lettera del sindaco di Morazzone      difficile da caricare in
             Hamzè Shadi                                                                      Matteo Bianchi               rete; la versione completa
                                                il Sig. Giancarlo Vettore                 all’onorevole La Russa           della ricerca è disponibile
            Premazzi Luca                                                             riguardante Giuseppe Garibaldi       su DVD.
                                         Il personale dell’Università della Birra
          Salvalajo Tommaso                                                         Atti di nascita , morte e matrimonio
                                             Don Angelo, parroco di Azzate
                                                                                      Cartografia software comunale
Si ringrazia per la disponibilità offerta:   Personale degli uffici Coinger
                                                                                    Le frasi guida sono tratte dal libro
                                                     Fonti utilizzate:                  di Italo Calvino: «Le Città
  il personale del comune di Azzate:                                                             Invisibili»
                                             Sito web del comune di Azzate
                                                                                        Tutti i diritti sono riservati
                                             Libri della biblioteca comunale:

                                             «vicende storico ecclesiastiche»              Azzate, maggio 2012

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Comune di Azzate (VA)

  • 1. ISISS L. G. AREA DI PROGETTO 2011/2012 CLASSE 3STA GRUPPO DI LAVORO «AZZATE»
  • 3. L’immagine in grande è un manifesto pubblicitario realizzato da Marcello Nizzoli che rappresenta l’autostrada dei laghi, la prima autostrada al mondo! Questa collegava Milano a Varese e Como. Il suo percorso si sviluppa esclusivamente nel territorio della regione Lombardia; oggi si compone ufficialmente di tre autostrade: A8, A9 e A26.
  • 4.
  • 5.
  • 6. «In ogni suo punto la città offre sorprese alla vista».
  • 7. VACANZE ORIGINI ECONOMIA INTRODUZIONE ANAGRAFE «Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota».
  • 8.
  • 9.
  • 10.
  • 11.
  • 12.
  • 13.
  • 14.
  • 15.
  • 16.
  • 17.
  • 18. Il pretorio è indubbiamente l’edificio più antico di Azzate: è particolarmente interessante sia per la sua struttura attuale, sia per la presenza di pietre di chiara provenienza romana, forse tratte da opere di difesa già erette sul crinale dominante del lago e della Valbossa. Le caratteristiche architettoniche sono romaniche: un grosso bugnato, listellato ai lati in enormi conci granitici, muri massicci la cui funzione va al di là di una semplice casa privata. Si pensa grazie alla sua struttura che abbia svolto mansioni a carattere pubblico, come vuole una tradizione popolare che lo chiama appunto PRETORIO, che significa residenza di un corpo di guardie . Al centro della facciata, sulla parte superiore, troviamo una bifora in cotto, la cui colonna centrale è stata rimossa e sostituita da sassi e mattoni. A sinistra di questa troviamo una finestra rettangolare di stile romanico. A fianco del Pretorio troviamo una sala interamente decorata a graffiti di scuola rinascimentale.
  • 19. Immersa nel verde dei campi e dei boschi, si può scorgere anche una chiesetta di non grandi pretese architettoniche, ma che, quanto a popolarità, supera di gran lunga il nobile monastero cluniacense della sponda opposta, quello di Voltorre: è la Madonnina del lago di Azzate. Gli studi portati a termine durante recenti lavori di consolidamento inducono a ritenere che in origine, come spesso accade nel caso di edifici sorti per soddisfare esigenze strettamente locali, si trattava solo di una piccola cappella eretta con pietre e mattoni che gli esperti daterebbero intorno al XV secolo. Notizie più sicure si hanno nel Settecento, quando il cosiddetto Catasto Teresiano, nella mappa della zona di Azzate, registra la presenza dell'edificio sacro, annesso al Prato della Madonna, chiamandolo Chiesa della Beata Vergine delle Case vecchie. Queste ultime erano, probabilmente, le cascine che tuttora costellano l'ampio declivio che da Azzate scende verso il lago, cioè le cascine denominate Novaglia, Prada, Galgino e Cassina. Verso la metà del secolo scorso un cronista locale descrisse la chiesetta come poco più di un rudere abbandonato, senza proprietario, anche se dotata di un affresco raffigurante la Natività, per il quale la devozione degli azzatesi non si era mai spenta. Infatti, in tempi di carestia o nelle stagioni particolarmente inclementi, essi erano soliti recarsi alla chiesetta, portandovi lampade e altri ex voto. La fama del luogo sacro e soprattutto di quell'affresco era tale che molti miracoli venivano ritenuti opera loro, specialmente in occasione di malattie e nubifragi. Il microclima del lago e la sua stessa posizione nei confronti dei venti avevano spesso favorito in passato tremende sciagure naturali, come tempeste, gelate eccezionali ed esondazioni, contro le quali i poveri contadini e pescatori non potevano fare altro che pregare.
  • 20. I primi restauri tardarono un po' ad arrivare, ma verso la fine dell'Ottocento l'edificio fu salvato dal crollo ormai imminente: nell'occasione il vecchio corpo della chiesa fu ampliato e venne innalzata la grande cupola. Il portico aperto sul davanti, sproporzionato rispetto all'intero complesso, doveva servire anche come rifugio provvisorio, per uomini e animali sorpresi da improvvisi acquazzoni. In buone o cattive condizioni che fosse, la Madonnina del lago ha sempre attirato ogni sorta di viandanti, devoti o anche solo curiosi, come scrive un azzatese nel 1857: "La vecchierella fatta grave sotto il peso degli anni, e lo sventurato contadino (...) e lo storpiato (...) e l'innocente vergine rapita da' misteri celesti, vi accorrono in folla nei dì festivi (...) né il miscredente tralascia di visitarla attrattovi dal concorso e dalla brama di vedervi le ninfe boscherecce".
  • 21. NEL CENTRO STORICO, LA VIA CHE PORTA AL LAGO CAMBIA PENDENZA, SI FORMA UNA STRETTOIA IN DISCESA E, FRA DUE MURI, SI APRE UN CANNOCCHIALE PROSPETTICO DI RARA BELLEZZA CHE ANTICIPA IL PANORAMA PIÙ AMPIO CHE ATTENDE POCO PIÙ IN LÀ. DOPO QUALCHE METRO INFATTI, IL BALCONE PANORAMICO OFFERTO DALLA NUOVA PIAZZA GHIRINGELLI VEDE PROTAGONISTI A DESTRA LE PREALPI VARESINE CON IL MASSICCIO DEL CAMPO DEI FIORI, IL SACRO MONTE, LA MARTICA, IL MONTE MONARCO E I PAESI CHE, AI SUOI PIEDI, VANNO DALLA CITTÀ DI VARESE FINO A GAVIRATE. A SINISTRA ECCO LA VAL GRANDE, IL SEMPIONE ED INFINE IL MASSICCIO DEL MONTE ROSA, GRANDE, MAESTOSO, PERENNEMENTE INNEVATO.
  • 22. OGNI ORA DEL GIORNO DÀ UNA DIVERSA COLORAZIONE ALLE ACQUE DEL LAGO, AL CIELO, ALLE MONTAGNE …
  • 23. … I CAMPI E GLI ALBERI ASSUMONO SFUMATURE DIFFERENTI, MA È SOPRATTUTTO IL TRAMONTO DEL SOLE, CHE DA DIETRO IL PROFILO DELLE ALPI, PIANO PIANO, IRRADIA UN VENTAGLIO DI FASCI LUMINOSI CHE TINGONO DI ROSA LE NUVOLE FINO A POCO PRIMA BIANCHE E SPUMEGGIANTI ...
  • 24. …SOLE, CONDIZIONI METEO E STAGIONI CONTRIBUISCONO ANCH'ESSI A TRASFORMARE IL PAESAGGIO DURANTE TUTTO L'ANNO, QUASI A VOLER CONTINUAMENTE ATTIRARE L'ATTENZIONE E SODDISFARE LA CURIOSITÀ DI CHI SI FERMA A CONTEMPLARLO…
  • 25. … FINO A LASCIARE ABBAGLIATI. «Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate si accorciano e le lampade multicolori si accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh!, viene da invidiare quelli che ora pensano di aver già vissuto una sera uguale a questa e d’esser stati quella volta felici».
  • 26.
  • 27. La Darsena è il piccolo porto di Azzate; in passato attività economiche quali la pesca si svolgevano proprio grazie a questo. Oggi purtroppo è in disuso perché l’industrializzazione dei territori circostanti ha reso le acque del lago troppo inquinate. Resta comunque un luogo magnifico dove trascorrere del tempo immersi nella natura e nei suoi suoni soprattutto dopo la ristrutturazione dei pontili e la bonifica dei prati attorno nel 2005 a opera degli «Amici della Darsena» e il comune.
  • 28. Situato a meno di 200 m dal castello di Azzate questo lavatoio fu edificato dalla contessa castellani la quale fece costruire una condotta da una fonte sul colle di San Quirico che portasse l’acqua direttamente al suo castello; ella fu anche previdente verso i suoi cittadini creando una condotta di ritorno che portasse l’acqua qui. La targa sotto illustrata è dedicata in ringraziamento alla contessa.
  • 29. Azzate è un antico borgo medievale che, sorgendo dalle acque del Lago di Varese (238 m.s.l.m. ) e salendo fino alla cima del colle di San Quirico (413 m.s.l.m.), copre un’area di 4,72 kmq. La collocazione geografica garantisce che il rischio di terremoti sia tra i più bassi di tutta la Lombardia. L’idrografia è caratterizzata dalla presenza di due corsi d’acqua principali: «Roggia Vecchia» che delimita il confine occidentale e la «Roggia Valciasca» che delimita il confine orientale; altri corsi d’acqua minori vi confluiscono in genere prima di immettersi nel Lago. L’ultima grande modifica geologica del territorio in esame si è avuta circa 17.000 anni fa quando il ghiacciaio del Verbano si ritirò definitivamente lasciando un ambiente morenico. In superficie il suolo è prevalentemente argilloso ; questo, insieme agli elementi sopra indicati , fa di Azzate lo spartiacque di ben tre bacini acquiferi (Bacino di Cimbro-Daverio, verso sud fino alla valle dell’Arno e verso nord nel Lago). La popolazione conta circa 4500 persone con una densità abitativa di quasi 960persone per kmq.
  • 30. «Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive di un lago con case tutte verande una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta».
  • 31. Il lago di Varese ha una superficie di 14,9 km²; una profondità media di 10,7 m e massima di 26 m; un volume d'acqua di 162 milioni di m³ e un bacino imbrifero di 112 km². A nord-ovest la costa è alta e le acque profonde; altrove, e soprattutto a sud-est, la riva è piatta e il canneto fitto e diffuso.
  • 32. Il Lago non è balneabile a causa dell’inquinamento delle sue acque dovuto agli scarti che le industrie vi buttarono negli anni sessanta. Oggi c’è un miglior controllo in questa materia ma, anche se si è risolto questo problema, se ne è creato un altro che è l’impianto fognario che porta i liquami dei paesi attorno al lago ad un unico depuratore a Bardello; quando piove troppo le acque nere escono dalle condotte finendo nel lago. La SEL (Stato Ecologico dei Laghi) ha analizzato i parametri del lago da Biandronno (dati 2009) ottenendo che la visibilità media è di 1,1m, l’ossigeno disciolto è quasi assente in profondità (0,7% di saturazione) ma abbastanza elevato in superficie fino ad un massimo di 90,3% saturazione, vi sono 20,4 ug/l di clorofilla e concentrazioni di fosforo che vanno da 69 ug/l a 551 ug/l.
  • 33.
  • 34. L’Università della Birra non è la vanagloriosa vanteria di un gestore di pub che si propone di insegnare agli altri che cosa sia la spumeggiante bevanda. Tutt’altro! Il locale di mescita aperto al pubblico, infatti, è successivo all’apertura dell’Università della Birra intesa come istituto di formazione professionale altamente specializzato e aperto con il patrocinio della Regione Lombardia. Correva l’anno 1997. Il 5 maggio cominciò il primo corso di formazione per gestori di birrerie, tipologia di locale che andava per la maggiore ma purtroppo priva di scuole specializzate capaci di insegnare il nuovo, affascinante mestiere. Subito giunsero gestori da ogni parte d’Italia, spesso seguiti dai responsabili di settore della birreria. Vi era una gran voglia di imparare che cosa fosse la birra, come andava conservata e spillata, quali e quante fossero le svariatissime tipologie dell’universo birrario. La gestione del banco, della cantina, della cambusa e della birreria stessa non ebbero più segreti per chi voleva realmente imparare ad essere un vero, grande professionista della birra. Naturalmente ci furono le solite malelingue che insinuarono: “Facile fare della teoria, ma la gestione concreta di un pub è tutta un’altra cosa!”. La risposta fu: “Noi metteremo in pratica ciò che insegniamo in aula”. Così è stato. L’Università della Birra di sera cambia pelle e diventa locale aperto al pubblico. I clienti ricevono lo stesso tipo di servizio e di attenzioni consigliati agli studenti durante le lezioni, gli straordinari e quasi introvabili prodotti che fanno la felicità di ogni serio conoscitore di birra, gli abbinamenti col cibo consigliati secondo regole studiate e non secondo l’estro del dilettante, un menù birrario di base e un menù che ogni mese cambia tema e propone sapori tradizionali o particolari. Lasciate ogni speranza (di bere mai più qualcosa che non sia birra!), o voi ch’entrate…
  • 35. Agli inizi della sua storia (stiamo parlando della fine degli anni ‘90), l’Università della Birra non era una birreria aperta al pubblico, ma un circolo privato di amici animati dalla comune passione per la spumeggiante bevanda. Si trattava degli “Amici di Gambrinus”. Oggi, che il locale è finalmente aperto al pubblico ogni sera, il gruppo di birrofili Amici di Gambrinus continua a vivere come grande comunity, anche on line! Per chi ama la birra e la sua cultura, il nome di Gambrinus non riesce nuovo. Quando però si tratta di entrare nei dettagli e di saperne di più, cominciano i punti interrogativi: c’è chi confessa candidamente di non saperne nulla, c’è chi si inventa storie puntando sulla presunta ignoranza del suo interlocutore e chi infine dà notizie abborracciate attinte da fonti non si sa quanto attendibili. Una cosa è chiara: Gambrinus è collegato alla birra così come Bacco lo è al vino. Ha poca importanza se sia santo protettore, divinità nordica o mitico mastrobirraio. L’importante è che Gambrinus, nelle varie immagini che lo ritraggono, brandisce sempre in mano un boccale di birra. Quando si parla di Gambrinus, storia e leggenda si mescolano, creando quell’alone di mistero che rende la mitica figura non solo interessante, ma anche affascinante. Un umanista, Johannes Turmais detto Aventinus, narra nei suoi “Annales Bajorum” che Gambrinus fosse il figlio di Marsus, un re germanico dell’era precristiana noto come un grande tracannatore di birra. Gambrinus, che tra l’altro la leggenda vuole fondatore del porto fluviale di Amburgo, fu un re ancor più illuminato di Marsus ma altrettanto strenuo sostenitore di brindisi birrari. Una leggenda recita che Gambrinus fosse addirittura il birrario della corte di Carlo Magno, quindi fa risalire la sua esistenza al IX secolo, ma la storia non ne segnala tracce (anche se l’ipotesi che Carlo Magno fosse un ammiratore della birra è estremamente suggestiva).
  • 36. Di provata realtà storica è invece il nobile Jan Primus, un cavaliere fiammingo del XIII secolo il cui nome fu corrotto in Gambrinus. Costui fu non soltanto un brillante uomo d’armi, ma anche politico d’eccezione se è vero che resse in qualità di presidente onorario la corporazione dei birrai di Bruxelles per decenni. Un altro Jan Primus, questa volta vissuto nel XVI secolo, è attestato storicamente con un ruolo ancora più importante: re del Brabante e delle Fiandre. Egli fu ucciso in un duello da un cavaliere francese che così lo apostrofò: “Che succede? Combattete in due contro di me?”. Un tale stratagemma fece abbassare la guardia a Jan Primus, che si voltò per vedere chi stava combattendo con lui. Il francese ne approfittò per colpirlo alla schiena e ucciderlo. Mentre Jan Primus moriva, il suo avversario gli mormorò: “So che il vostro secondo io era la birra che dà forza, bevuta da voi prima di affrontare il cimento. Avutane paura, ho dovuto colpirvi alle spalle per avere qualche speranza di sopravvivere”. Un martire laico nel segno della birra. Un’ultima, incredibile ma non per questo impossibile ipotesi, ci narra delle disavventure occorse a un supposto nome originario, Gambrivius, trovato in un manoscritto e letto male da uno stampatore di Anversa, che lo corresse in Gambrinus. Che il nome del dio della birra sia nato come un errore di stampa?
  • 37. PIANA DI VEGONNO Oltre alla ciclopedonale del lago in Azzate vi è un altro luogo dove tutti possono gustare dei profumi, dei colori e dei suoni della campagna; questo luogo è «l’Anello di Vegonno». Meta per gli azzatesi di tutte le età è lungo circa 3 km.
  • 38. Anche se non si conosce l’anno di fondazione, è certo che la chiesa è di origine antichissima. Grazie infatti alla testimonianza di un documento parrocchiale possiamo confermare questa ipotesi dato che nel 1224 il rettore di questa chiesa esercitava tutti i diritti parrocchiali col titolo di Arciprete. Originariamente la chiesa di santa Maria Nascente era costituita da una pianta a croce latina. Altare e coro sono stati aggiunti nel 1600 circa. Le due piccole navate laterali, con copertura a botte, furono fatte aggiungere attraverso uno sfondamento delle pareti laterali assieme ai confessionali intagliati in legno raffiguranti le figure . Sottostanti il pavimento c’erano i sepolcri con 24 celle e due porte per accedervi. dicissette anni dopo, è stato aggiunto il magnifico campanile assieme alla bussola del portale maggiore. Le campane che troviamo oggi però sono state sostituite.
  • 39. Attualmente l’esterno della facciata, grazie alle aggiunte del 1800, presenta un aspetto a saliente; le decorazioni in cotto sono neogotiche. Nelle lunette vi sono rilievi raffiguranti S. Lucia e San Apollonia, mentre nelle due nicchie S. Giuseppe e S. Giovanni con l’aquila. Le tre statue sovrastanti rappresentano le tre virtù teologali : fede, speranza e carità. Nella prima campata a destra è custodita una preziosa tela raffigurante La vergine con il bambino, Santa Caterina d’Alessandria ed il senatore conte Egidio Bossi. La terza campata, che corrisponde al braccio della primaria pianta a croce latina, è la cappella di San Carlo; sull’arco di quest’ultima sono rappresentati i 4 evangelisti . Nella nicchia centrale della cappella, al posto della statua in pietra di San Carlo, è custodito un prezioso crocefisso in avorio donato dalla contessa alla parrocchia. Statue rappresentanti le tre virtù teologiali : Fede, Carità e Crocifisso in avorio donato dalla Speranza. La statua della carità, secondo l’insegnamento di Contessa Castellani alla parrocchia San Paolo, sovrasta le altre due.
  • 40. Nella prima campata a sinistra troviamo un affresco del XVI secolo, staccato dalla parete della chiesa di San Rocco, raffigurante la nascita della vergine. Sui pilastri centrali possiamo trovare due tavole in legno raffiguranti San Pietro e San Paolo. Le volte a vela della navata centrale hanno tre medaglioni raffiguranti episodi della bibbia. Una volta saliti all’altare possiamo notare una copia della tela di Holbein raffigurante il Cristo morto ( viene rappresentato di profilo, con la faccia rivolta verso l’alto con perizoma e lenzuolo bianco). Affresco con la scena della Natività La tela del Cristo Morto: di Maria Staccato dalla parete della 1) Tela ricoperta di polvere ritrovata arrotolata dietro gli stalli del coro chiesa di San Rocco e restaurato nel 2) Primo restauro risalente al 1943 1975. 3) Il quadro come ci appare oggi, dopo il restauro avvenuto nel 1992
  • 41. Ai due lati dell’altare troviamo a destra una pietra donata dal Papa alla parrocchia di Azzate, mentre a sinistra troviamo una pietra di marmo di Candoglia (cima lago Maggiore) del duomo di Milano come gemellaggio con quest’ultimo. Su questa pietra sono raffigurati San Gervasio e San Protasio. I pavoni, presenti in gran numero sugli affreschi del soffitto della chiesa, simboleggiano l’immortalità. Ciò è spiegato dal fatto che gli antichi credevano che fosse un animale senza ossa, ma solamente con la cartilagine. Nel 1964 iniziarono gli scavi sotto al portone principale per l’impianto di riscaldamento; Gli addetti al lavoro fecero la macabra scoperta di ossa umane risalenti al 1800; queste furono trasportate alla fossa comune del cimitero di Vegonno utilizzando ben 12 motocarri. Marmo del duomo di Milano Pietra donata dal Papa Resti di ossa umane ritrovate sotto la chiesa
  • 42. Gestito dai preti e dalle suore di Azzate d’estate arriva a raccogliere fino a 200 ragazzi. La sua struttura principale, comprendente le attuali aule e la cappellina, era presente già nel 1909 quando fu usata come asilo (la parte delle aule) e come cinema superotto (la capellina). Nel 1963 avvennero molti mutamenti: con l’arrivo dell’obbligo dell’istruzione fino alla terza media, lo stato si ritrovò privo di strutture nel quale effettivamente far insegnare; fu così che si rivolse alla chiesa chiedendole spazi coperti. Ad Azzate la richiesta venne accolta e lo stato affittò le aule dell’oratorio. Nello stesso anno viene inaugurata la piscina e, nella stessa struttura dei suoi spogliatoi, furono allestiti laboratori adibiti a corsi di disegno meccanico. Sempre nel ‘63 la chiesa di Azzate vendette i territori attorno a via Rampada donati dalla contessa Castellani in punto di morte; con i soldi ottenuti poté costruire gli attuali cinema, palestra e sale semi-interrate. Nel 1965 vendendo altri terreni al patrimonio ecclesiastico si aggiunse anche quello di Villa Mazzocchi. Il nome: «San Giuseppe» è una conferma del motivo per cui è stato costruito: come Giuseppe educò Gesù, così gli animatori si impegnano ad educare i bambini.
  • 43. Per molti secoli la storia di Azzate è legata alle vicende della nobile famiglia Bossi, feudataria della Val Bossa. I Bossi di Azzate e quelli milanesi sembra avessero la stessa origine. E' tradizione che al ramo dei Bossi di Azzate appartenessero S. Benigno e Ansperto, arcivescovi di Milano. Insegna della famiglia era il bue bianco passante in campo rosso. Nel Medioevo Azzate fece parte del feudo di Varese e, come tipico esempio del borgo medievale, conserva bei resti d'arte e d'architettura come losanghe bianche e nere e stemmi di casate locali. Con la vendita dei feudi (1538), Azzate fu smembrato da Varese e assegnato al Senatore Egidio Bossi. Nel 1717 il marchese Fabrizio Benigno Bossi, feudatario della Val Bodia (che comprendeva Gazzada, Buguggiate, Brunello, Daverio, Galliate, Crosio e parte di Bodio) pretese di aver diritto anche ad Azzate, e nello stesso anno ottenne di cambiare il nome di Val Bodia in Val Bossa per i meriti dei Bossi, antichi signori della zona. Dopo la dominazione austriaca, sotto la Repubblica Cisalpina Azzate fece parte del dipartimento del Verbano, con capoluogo Varese, che però, poco dopo, fu assorbito dal dipartimento dell'Olona e quindi (1801) da quello del Lario, con capoluogo Como. Nel 1927, ricostituita la provincia di Varese, Azzate ne tornò a far parte. «Seguendo con esattezza i calcoli degli astronomi, Perinzia fu edificata; genti diverse vennero a popolarla; la prima generazione dei nati a Perinzia prese a crescere tra le sue mura; e questi alla loro volta raggiunsero l’età di sposarsi e avere figli».
  • 44. Il primo documento in cui si ha traccia del nome di Azzate, risale al 1025, nel quale viene indicato “Aciate”. Nella trasformazione della lingua italiana la “ci” normalmente si muta in “x”: infatti si trova che Aciate nel XIII sec. è già “Axiate”. Ma la “x” tende a rafforzarsi in “zz”: così nel XVI sec. Axiate si trasforma in “Azzà”. Il paese conserverà questo nome fino a quasi tutto l'Ottocento, quando si muterà definitivamente in “Azzate”. «Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato».
  • 45. VILLA BOSSI ZAMPOLLI Situata nella frazione «Castello», secondo le usanze dell’epoca era costruita all’esterno del paese così da permettere al signore di esercitare le proprie attività con più libertà, era la residenza dei signori di Azzate. Le prime fonti storiche riguardo l’esistenza di questa struttura risalgono al XIV secolo; successivamente furono fatti talmente tanti interventi dalla famiglia Bossi che è difficile oggi determinare quali siano le zone più o meno antiche. Le ultime modifiche risalgono comunque all’inizio del XIX secolo.
  • 46. La villa, nonostante i continui interventi, resta comunque costruita attorno un unico asse che coincide con la strada di ingresso che è perpendicolare alla riva del lago di Varese. I proprietari sono di Milano e la usano poco; purtroppo ciò porta all’assenza della manutenzione di cui necessiterebbe.
  • 47. Dopo aver aggirato il massiccio del Campo dei fiori e salito dal lago di Varese, Giuseppe Garibaldi arriva al confine di Azzate. Qui Il condottiero nota una villa di proprietà della famiglia Bossi, e pensando che l’avessero occupata gli austriaci, decide di deviare la sua avanzata verso Brunello e Gazzada fino ad arrivare a Morazzone ( questa convinzione del generale era data dal fatto che Daverio, un paesino confinante con Azzate, aveva preparato una controffensiva all’armata austriaca). L’esercito garibaldino arrivato stremato, viene colpito alle spalle dall’esercito avversario che era stato allertato del suo arrivo da una spia morazzonese. Colpito dal fattore sorpresa, dopo aver combattuto una battaglia sanguinaria per le vie del paese, giunta la notte decide di procedere con una ritirata strategica verso la Svizzera. Qui entrò in gioco un nuovo problema: non conoscevano il territorio e non avevano il tempo necessario per la ricerca di una guida. Ciò lo portò alla decisione affrettata di rapire il parroco per farsi condurre lontano dalle linee nemiche.
  • 48. Dati Coinger su Azzate Anno Popolazione Totale prodotto (kg) Pro capite anno (kg) Indifferenziato (kg) Indifferenziato (%) Differenziato (kg) Differenziato (%) 2002 3861 2053541 531,87 1104180 53,77 949361 46,23 2003 3974 1813871 456,43 975732 53,79 838139 46,21 2004 4051 2060516 508,64 1021084 49,55 1039432 50,45 2005 4121 2137411 518,66 874485 40,91 1262926 59,09 2006 4242 2296313 541,33 879516 38,3 1416797 61,7 2007 4297 2220102 516,66 683,126 30,77 1536976 69,23 2008 4404 2237834 508,14 631,004 28,2 1606830 71,8 2009 4473 1875086 419,2 603065 32,16 1272021 67,84 2010 4520 1921060 425,01 606415 31,57 1314645 68,43 2011 4625 1962238 424,27 595,152 30,33 1367086 69,67 Raccogliendo e smistando i rifiuti di ben 24 paesi tra cui Azzate la Coinger lavora su un’area di 110,7 kmq. Coinger significa Consorzio Intercomunale Gestione Rifiuti. La struttura di riferimento è situata sul territorio del comune di Brunello e comprende l’area ecologica (discarica) e gli uffici; il suo tetto è interamente ricoperto di pannelli fotovoltaici che la rendono a emissioni zero. Ogni anno pubblica il bilancio dei rifiuti raccolti per singolo paese; i dati su Azzate raccolti in tabelle mostrano come la raccolta differenziata sia arrivata oltre il 70% e come il consumo di prodotti è variato negli ultimi 9 anni.
  • 49. Variazione rifiuti medi per abitante all'anno 600 500 Rifiuti medi per abitante (kg) 400 300 200 100 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Anno 80 % riciclaggio all'anno % rifiuti riciclata (in verde) e non (in giallo) 70 60 50 40 30 20 10 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Anno
  • 50. • Entro il 31 dicembre, gli enti locali deliberano il bilancio di previsione per l’anno successivo; esso deve rispettare i principi di annualità, veridicità, attendibilità, pareggio finanziario… • Il bilancio comunale, o meglio il bilancio di previsione, è lo strumento di pianificazione e gestione economica e finanziaria dei comuni italiani. In esso vengono dettagliate tutte le entrate e le spese dell'ente divise in parte corrente e parte in conto capitale. • Nel corso di ciascun anno, che viene chiamato esercizio, ci sono passaggi precisi che hanno lo scopo di redigere il bilancio di previsione, di verificarlo durante l'anno e di consolidarlo, o meglio assestarlo, ad esercizio completato. • Il bilancio è sempre materia di Consiglio Comunale. I contenuti, la sua struttura e il processo di stesura del bilancio sono normati per legge e sono di competenza del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF).
  • 51.
  • 52.
  • 53. LA SOLIDARIETA’ È rilevante l’importanza di cooperare per il bene comune; l’amore per il bene comune viene inteso come impegno per la giustizia,per lo sviluppo, la liberazione,la pace, la crescita civile, la tolleranza, la lotta all’emarginazione. È importante, inoltre, richiamare il valore della carità fraterna( gratuità di una relazione caratterizzata da comprensione e solidarietà). Una delle colonne portanti della società è il volontariato perché qui si riafferma la centralità della persona umana, l’attenzione verso i più deboli e sofferenti, il rispetto degli altri,senso del servizio e la condivisione della propria esistenza con quella degli altri.
  • 54. UN AMBIENTE PER L’UOMO L’uomo ha il dovere di prolungare la creazione. Agli arbori il dominio dell’uomo sulla natura era funzionale alla conservazione della specie, ma nel corso del tempo la logica dominatrice dell’uomo sull’ambiente ha finito con il prevalere per se stessa. Nell’ultima metà del secolo scorso lo sviluppo delle nostre società sembra, per la prima volta, aver superato le capacità del pianeta di fornirci risorse naturali a sufficienza ed assorbire ulteriori inquinamenti ed alterazioni.
  • 55. IL RAZZISMO? Meglio di no Questo termine indica la teoria che afferma l’esistenza di razze umane sulla base delle differenze biologiche, giustificando rapporti di dominio e di violenza. Questa teoria si è sviluppata a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Tutto questo fu smentito dalla scienza la falsità della teoria razzistica, visto che non esistono diverse razze umane. Nella nostra società il termine razzista è ormai associato alla xenofobia, cioè la paura verso lo straniero. Questa paura viene sviluppata soprattutto dalla paura e dall’ignoranza; infatti lo straniero a causa della sua diversità è vissuto come minaccia e il diverso va fatto sparire.
  • 56. Questa villa deve il suo nome alle varie famiglie cui è appartenuta le quali hanno ridipinto le varie sale, secondo la moda del tempo. Proprio per questo motivo nei punti in cui gli affreschi sono più danneggiati si intravedono gli strati di pittura sottostanti. Oggi è la struttura che ospita la sede comunale, ed è l’unica villa storica, in Azzate , aperta al pubblico.
  • 57. Si pensa che questa villetta in passato fosse usata come deposito per le armi e gli attrezzi della caccia; pare inoltre che nei mesi invernali più freddi la famiglia della villa vi si trasferisse perché tenere calda la loro principale dimora sarebbe stato molto più costoso e difficoltoso. Oggi è una casa privata ma viene comunque curata particolarmente nei dettagli per mantener vive nella memoria le sue funzioni originali.
  • 58. Questa villa come molte altre in Azzate, fu un’abitazione della famiglia Bossi; passò poi ai Benizzi e dal 1844 per eredità ai castellani. L’ultima proprietaria della villa fu la contessa Castellani che donò la proprietà alla parrocchia comprata poi dal comune, divenendo oggi la sede comunale. Probabilmente quest’edificio è stato costruito sopra le casi forti della famiglia Bossi. Della villa sono state ritrovate solamente le pareti e le pitture, dell’interno non abbiamo più traccia; lo storico Azzatese Giancarlo Vettore ha cercato di capire la corrispondenza tra i locali contemporanei del comune e quelli degli antichi locali appartenenti ai membri delle famiglie che hanno abitato questa villa. Un piccolo parco introduce l’entrata alla villa che compare come un corpo di fabbrica ad L. Sulla facciata si notano medaglioni raffiguranti i personaggi della famiglia Bossi. Il portico, con una copertura a volta, presenta archi a sesto ribassato, qui appaiono le prime pitture settecentesche.
  • 59. Un saggio, eseguito sotto la parete del portico, ha portato alla luce alcune scritte gotiche. Ciò ci permette di collocare parte dell’edificio al XV secolo. Un andito (corridoio), corrispondente alla campata settentrionale del portico, collega il cortile ad occidente con il parco ad oriente. Uno scalone, longitudinale al portico, porta al piano nobile; qui su questo scalone possiamo notare decorazioni alle pareti ed al soffitto, con una balaustra in marmo rosso simile a quelli in stile barocco presenti in altre ville del territorio. Tutte le sale del piano nobile hanno un’armoniosa decorazione e architettura. La sala da pranzo(ora ufficio anagrafe), presenta un soffitto a cassettoni, di fattura raffinata, opera della scuola varesina dell’artista Magatti. Fasce ad affresco coronano il locale con alcuni rifacimento ottocenteschi.
  • 60. La sala del segretario comunale era invece nell’antichità probabilmente una stanza da letto, qui troviamo affrescate due finestre con lo scopo di ampliamento dello spazio, a queste si aggiungono vari dipinti di poemi cavallereschi. L’ufficio del sindaco stanza più piccola risalente al 1800 , presenta vari dipinti in cui vengono rappresentati Sant’ Antonio, la Madonna con il bambino e l’evangelista Marco. Vicino alle stanze utilizzate oggigiorno dal Consorzio sanitario, troviamo la cappella privata della famiglia Bossi , con il soffitto a botte sostenuto da quattro colonne; qui era conservato fino 1969 uno stupendo crocefisso in avorio donato alla parrocchia dalla contessa. Vicino a quest’ultima troviamo una sala a chiocciola che porta alla torretta della villa costruita agli inizi del 900. Questa torretta è stata costruita perché gli abitanti della villa volevano avere una visione dei monti e del lago di Varese, e ciò non gli era permesso data la numerosa presenza di edifici nelle vicinanze
  • 61. La sala da ballo, ora sede del consiglio comunale, presenta un magnifico affresco sul soffitto, raffigurante il cielo che sembra voglia sfondare e ampliare l’edificio; in fondo al salone troviamo un monumentale camino in pietra molera; di fianco a questo troviamo due diverse versioni del gonfalone del comune: Quello di sinistra è quello ufficiale: vi spicca un castello attorniato da un cipresso e tre spighe di frumento che stanno a significare le antiche glorie dei Bossi ed il carattere essenzialmente agricolo dell'economia del paese. In quello di destra, opera del valente pittore azzatese Giuseppe Triacca, sono raffigurate altre caratteristiche di Azzate: la cosiddetta Torre sul Colle di San Quirico; il bue che compare nello stemma dei Bossi (va sottolineato che gli Azzatesi sono detti "I boo da 'Za"); la palma e la corona del martirio che si riferisce probabilmente a San Benigno o a San Lorenzo; la facciata della chiesa parrocchiale di Santa Maria.
  • 62. Area di progetto Ufficio segreteria e relazioni con il «Varese e provincia» Classe 3STA pubblico ISISS Ludovico Geymonat «Le leggende del lago» Gruppo «Azzate» Ufficio Ragioneria Tesi di laurea con argomentazione l’economia di Azzate Ballerio Simone Ufficio cultura, sport, tempo libero e biblioteca Ricerche delle scuole azzatesi Boccalatte Matteo Ufficio tecnico Il Cronicus Colombo Alberto Ufficio anagrafe Sito dell’ARPA Questa è la presentazione Damiani Silvia ridotta; la ricerca ha Segretario comunale Informazioni dello storico Azzatese coinvolto molti più temi, Galbiati Alice ma è risultata troppo Il Sindaco Gianni dell’Acqua Lettera del sindaco di Morazzone difficile da caricare in Hamzè Shadi Matteo Bianchi rete; la versione completa il Sig. Giancarlo Vettore all’onorevole La Russa della ricerca è disponibile Premazzi Luca riguardante Giuseppe Garibaldi su DVD. Il personale dell’Università della Birra Salvalajo Tommaso Atti di nascita , morte e matrimonio Don Angelo, parroco di Azzate Cartografia software comunale Si ringrazia per la disponibilità offerta: Personale degli uffici Coinger Le frasi guida sono tratte dal libro Fonti utilizzate: di Italo Calvino: «Le Città il personale del comune di Azzate: Invisibili» Sito web del comune di Azzate Tutti i diritti sono riservati Libri della biblioteca comunale: «vicende storico ecclesiastiche» Azzate, maggio 2012