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SIMPOSIO 12
PROBLEMI CLINICI NELLA
CLASSIFICAZIONE
DIAGNOSTICA DELLA D.I.:
IL TEMA DEI PROFILI
COGNITIVI
TITOLO Intervento UNA CRITICA ALL’ETICHETTA DIAGNOSTICA DISABILITÀ
INTELLETTIVA
AUTORI
Margherita Orsolini
ENTE DI
APPARTENENZA
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
Sapienza Università di Roma
Via dei Marsi 78
00185 Roma
Indirizzo E-mail
Margherita.orsolini@uniroma1.it
Testo della relazione
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
La prima parte della relazione discute criticamente il concetto di funzione intellettiva
unitaria che sottende la misurazione psicometrica del QI. Considerando evidenze
che provengono da studi di psicologia cognitiva, neuropsicologia e biologia si
argomenta che una generalizzata compromissione dell’apprendimento è alla base di
un deficitario QI. Questa compromissione può essere generata da: i) deficit
dell’attenzione, delle funzioni esecutive e della memoria di lavoro; ii) atipico
sviluppo di alcune strutture neurobiologiche (in particolare, i dendriti) implicate
nell’apprendimento.
Funzioni e strutture neurobiologiche centrali per l’apprendimento possono tuttavia
essere modificate, come suggeriscono sia alcuni studi sui trattamenti sia gli effetti
dell’arricchimento ambientale osservati nei modelli animali del ritardo mentale.
Nella seconda parte della relazione si considera tre casi in cui un trattamento delle
funzioni esecutive e della memoria di lavoro ha prodotto un innalzamento
clinicamente significativo dell’abilità di formare concetti o del QI, misurato
attraverso le Matrici di Raven.
Almeno 3 riferimenti
Bibliografici
Carroll, J. B. (1993). Human cognitive abilities: A survey of factor-analytic studies.
Cambridge, England: University of Cambridge Press.
Collette, F. & Van der Linden, M. (2002) Brain imaging of the central executive
component of working memory. Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 26,105–25.
Cornoldi, C. (2007) L’intelligenza. Bologna: Il Mulino.
Cornoldi, C. (2011) Le basi cognitive dell’intelligenza. Giornale Italiano di Psicologia
2, 267-290.
Culham, J. C. & Kanwisher, N. G. (2001) Neuroimaging of cognitive functions in huma
parietal cortex. Current Opinion in Neurobiology, 11,157–63.
Di Nuovo S. (2000) Attenzione e concentrazione (cd-rom). Trento: Erickson.
Di Nuovo, S. e Buono, S. (2010) Strumenti psicodiagnostici per il ritardo mentale.
L'assessment psicologico nella disabilità intellettiva. Milano: Franco Angeli.
Dierssen, M., Benavides-Piccione, R., Martínez-Cué, C., Estivill, X., et al. (2003)
Alterations of neocortical pyramidal cell phenotype in the Ts65Dn mouse model of Dow
syndrome: effects of environmental enrichment. Cerebral Cortex, 13(7), 758-64.
Gardner, H. (1983). Frames of mind: The theory of multiple intelligences. New York:
Basic Books.
Gustafsson, J.-E. (1984). A unifying model for the structure of intellectual abilities.
Intelligence, 8, 179-203.
Hamid Reza Naghavi, H. R. & Nyberg, L. (2007) Integrative action in the fronto-parieta
network: A cure for a scattered mind. Behavioral and Brain Sciences, 30, 161–162.
Irwin, S.A., Galvez, R. & Greenough, W.T. (2000) Dendritic Spine Structural Anomalie
in Fragile-X Mental Retardation Syndrome. Cerebral Cortex, 10, 1038-1044.
Jamie O. Edgin, J. O., Pennington, B. F. & Mervis, C. B. (2010) Neuropsychological
components of intellectual disability: the contributions of immediate, working, and
associative memory.j of Intellectual Disability Research, 54 (4), 406-417.
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Down syndrome: A consequence of problems in rehearsal? Journal of Child Psycholog
and Psychiatry, 40, 233-44.
Jung, R.E. & Haier, R.J. (2007) The Parieto-Frontal Integration Theory (P-FIT) of
intelligence: Converging neuroimaging evidence. Behavioral and Brain Sciences, 30,
135–187.
Kaufmann, W.E. & Moser H.W. (2000) Dendritic anomalies in disorders associated wi
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O.S. Organizzazioni Speciali).
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Lanfranchi S., Cornoldi C., Vianello R. (2004) Ritardo mentale per cause genetiche:
carenze specifiche nella memoria di lavoro. Giornale Italiano delle Disabilità, 3, 28-46
Mäehler C., Schuchardt K. (2009) Working memory functioning in children with learni
disabilities: does intelligence make a difference? Journal of Intellectual Disability
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Neisser , U., Boodoo, G., Bouchard, Jr.,T.J., Boykin, A. W., Brody, N. et al. (1996)
Intelligence: Knowns and Unknowns. American Psychologist, 2, 77-101.
Palladino P. (2005) Uno strumento per esaminare la memoria di lavoro verbale In
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129-49.
Raven, J.C. (2008) Raven’s Coloured Progressive Matrices. San Antonio, TX: Harcour
Assessment (ediz. ital. A cura di Belacchi, C., Scalisi, T.G., Cannoni, E. & Cornoldi, C.
Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali)
Reed, T. E., & Jensen, A. R. (1993). Choice reaction time and visual pathway conductio
velocity both correlate with intelligence but appear not to correlate with each other:
Implications for information processing. Intelligence, 17, 191-203.
Restivo, L., Ferrari, F., Passino, E., Sgobio, C., et al. (2005) Enriched environment
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Rodrigues A. C. T. & Banzato C. E. M. (2009) A logical-pragmatic perspective on
validity. Dialogues in Philosophy, Mental and Neuro Sciences, 2(2): 40-44.
Sannio Fancello G., Vio C., Cianchetti C. (2006) tol – Torre di Londra (Test di
valutazione delle funzioni esecutive). Trento: Erickson.
Schneider A., Hagerman R. J., Hessl D. (2009) Fragile x syndrome: From
genes to cognition. Developmental Disabilities Research Reviews, 15, 333-42.
Schuchardt K., Gebhardt M., Mäehler C. (2010) Working memory functions in children
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Research, 54 (4), 346-53.
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Sternberg, R. J. (1985). Beyond IQ: A triarchic theory of human intelligence.
Thurstone, L. L. (1938). Primary mental abilities. Chicago: University of Chicago Pres
Van Der Molen, M. J., Van Luit, J. E. H., Van Der Molen, M. W., Klugkist, I. &
Jongmans, M. J. (2010). Effectiveness of a computerized working memory training
in adolescents with mild to borderline intellectual disabilities. Journal of Intellectual
Disability Research, 54 (5), 433–447.
Vianello, R. (2004). Ritardo mentale: molteplicità di forme. Aspetti cognitivi,
comportamentali e motivazionali. In R. Vianello, M. Mariotti e M. Serra (a cura di).
Ritardo mentale e autismo. Studi, ricerche e proposte operative (pp. 39-48). Bergamo:
Edizioni Junior.
Vicari S., Bellucci S., Carlesimo G. A. (2006) Evidence from two genetic syndromes fo
the independence of spatial and visual working memory. Developmental Medicine and
Child Neurology, 48 (2), 126-31.
Wechsler, D. (1991) WISC-III: Wechsler intelligence scale for children. New York, The
Psychological Corporation (trad. It. Arturo Orsini e Laura Picone, Firenze:
Organizzazioni Speciali, 2006).
TITOLO Intervento
/ Poster /
Comunicazione
Prendersi cura del pensiero: strategie d’intervento nella Disabilità Intellettiva
(corso precongressuale n.2)
AUTORI
(es. P. Rossi etc. )
Margherita Orsolini, Sergio Melogno, Chiara Toma
ENTE DI
APPARTENENZA
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
Sapienza Università di Roma
Via dei Marsi 78
00185 Roma
Indirizzo E-mail
Margherita.orsolini@uniroma1.it
Testo della relazione
(o ABSTRACT di
Almeno 10 righe in
Times New Roman
all’ 11)
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
La realizzazione di interventi con bambini che hanno storie di sviluppo complesse
ha bisogno di alcune condizioni:
• Attività costruite per stimolare funzioni cognitive specifiche
• Un contesto che promuova la modificabilità cognitiva del bambino sia con
esercizi sistematici sia attraverso modalità comunicative che motivano
l’apprendimento intenzionale e l’uso di strategie
• Una relazione affettiva e modalità d’interazione operatore-bambino che
facilitino coinvolgimento emotivo, consapevolezza delle proprie e delle
altrui emozioni, fiducia nella possibilità di affrontare compiti complessi e
talvolta faticosi.
Nel corso ci familiarizzeremo con:
valutazione dell’attenzione, inibizione e switching attentivo, memoria di
lavoro
una “ginnastica” di esercizi e giochi che allenano l’attenzione, l’inibizione,
il switching attentivo, la memoria di lavoro verbale
modalità di interazione e comunicazione che promuovono la
consapevolezza cognitiva ed emotiva potenziando il discorso narrativo e le
abilità sociali
Almeno 3 riferimenti
Bibliografici
Orsolini M. (2011). I fondamenti teorici degli interventi. In M. Orsolini (a
cura di) Quando imparare è più difficile: dalla valutazione all'intervento.
Roma: Carocci
Orsolini, M., Toma, C. & De Nigris, B. (2009) Treating Arithmetical Text
Problem Solving in a Child with Intellectual Disability: An Observative
Study. The Open Rehabilitation Journal, 2, 58-72.
Ruggerini, C., Dalla Vecchia, A. & Vezzosi, F. (2008) Prendersi cura della disabilità
intellettiva. Trento: Erikson.
TITOLO Intervento FUNZIONI COGNITIVE SPECIFICHE E QI NEI DISTURBI DELLO
SVILUPPO INTELLETTIVO
AUTORI
N. Varrucciu1-3
, D. Scuticchio1-3
, A. Bianco1-3
, F. D’Agostino1
, C. Corezzi1
e M.O.
Bertelli1-2-3
ENTE DI
APPARTENENZA
1. CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze, Firenze
2. WPA-SPID (World Psychiatric Association-Section Psychiatry of Intellectual
Disability)
3. SIRM (Società Italiana per lo Studio del Ritardo Mentale)
Indirizzo E-mail
nvarrucciu@crea-amg.org
info@crea-amg.org
Testo della relazione
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
Introduzione: recenti evidenze neuropsicologiche, genetiche e anatomo-funzionali
stanno minando il primato dei modelli monocomponenziali d’intelligenza e dei
relativi strumenti di misurazione del Quoziente Intellettivo (QI). La problematica ha
particolare rilevanza nel Ritardo Mentale (RM), che sembra rappresentare un
raggruppamento di quadri sindromici estremamente variabili, accomunati da
compromissioni cognitive precoci più o meno estese. Tale eterogeneità, che
coinvolge anche i profili adattivi, ha indotto il gruppo di lavoro dell’ OMS per la
revisione dell’ICD-10 a proporre la nuova definizione di ‘Disturbi dello Sviluppo
Intellettivo’ (DSI). Questo cambiamento di prospettiva ha importanti conseguenze
anche in ambito clinico, dove valori di QI unici occultano la specificità delle
disfunzioni cognitive, giustificano qualsiasi sintomo fisico e inducono a credere che
gli interventi terapeutici siano sempre di limitata efficacia. Lo scopo del presente
lavoro è confrontare, attraverso una revisione della letteratura, gli indicatori d’utilità
del modello d’intelligenza su cui si basano gli attuali strumenti di misurazione del
Quoziente Intellettivo con quelli di singole funzioni cognitive.
Metodi: è stata effettuata una mappatura sistematica della letteratura internazionale
con i seguenti quesiti di riferimento: “il QI è una misura efficace dell’intelligenza?”,
“la riduzione del QI è un criterio utile alla diagnosi ed alla tipizzazione dei DSI?” e
“le misure delle funzioni cognitive specifiche rappresentano un riferimento più utile
del QI per diagnosticare e tipizzare i DSI?”.
Risultati: il modello d’intelligenza del QI sembra avere un’utilità limitata, sia
rispetto alla sotto-tipizzazione diagnostica, sia alla vulnerabilità psichiatrica, sia ai
risultati prevalenti delle indagini neuro-bio-psicologiche, che alle abilità individuali.
Uno stesso punteggio di QI può corrispondere a profili cognitivi molto diversi.
Inoltre limiti funzionali e problemi comportamentali associati ai DSI correlano
maggiormente con la compromissione di funzioni cognitive specifiche che con la
riduzione del QI.
Conclusioni: il modello d’intelligenza su cui si basa il QI sembra avere un’utilità
limitata, sia clinica che riabilitativa. L’indagine delle funzioni cognitive specifiche
potrebbe offrire nuove opportunità alla ricerca del settore e dovrebbe essere integrata
nelle batterie di valutazione standardizzate per i DSI.
Almeno 3 riferimenti
Bibliografici
Johnson W, Jung RE, Colom R, Haier RJ (2008). Cognitive abilities independent of
IQ correlate with regional brain structure. Intelligence, 36, 18-28.
Salvador-Carulla L, Reed GM, Vaez-Azizi LM, Cooper SA, Martinez-Leal R,
Bertelli M, et al. (2011). Intellectual developmental disorders: towards a new name,
definition and framework for "mental retardation/intellectual disability" in ICD-11,
10(3), 175-80.
Friedman N.P., Miyake A., Corley R.P., Young S.E., Defries J.C., Hewitt J.K.
(2006). Not all executive functions are related to intelligence. Psychological
Science. 17:172-9.
TITOLO Intervento DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO E
QUOZIENTE INTELLETTIVO
AUTORI D. Scuticchio, M. Rossi, A. Bianco e M. Bertelli
ENTE DI
APPARTENENZA
CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze
Indirizzo E-mail
dscuticchio@crea-amg.org
Testo della relazione
Introduzione
Metodologia
Risultati
Conclusioni
Introduzione: i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) si
caratterizzano per la “specificità” del deficit in uno o più
domini di sviluppo cognitivo o di apprendimento (lettura,
scrittura e calcolo). La loro diagnosi prevede che il livello
intellettivo globale sia nella norma. Nella pratica clinica però si
riscontrano profili e confini di disfunzionamento non facili da
definire: in alcuni casi un Quoziente Intellettivo (QI) borderline
o lieve concomita con deficit significativi in abilità specifiche.
Nel presente lavoro è stata effettuata una mappatura sistematica
della letteratura internazionale per individuare i fattori che
rendono tale relazione estremamente complessa.
Metodi: La ricerca della letteratura è stata condotta inserendo le
parole chiave ‘specific learning disability/ies’ o ‘dyslexia’ o
‘reading disorder’ o ‘dyscalculia’ o ‘dysgraphia’ (+ ‘adult’), ed
‘intelligence’ o ‘intelligence quotient’ o ‘IQ’ (+ ‘borderline’) o
‘intellectual/ developmental/ learning disability/ies’ o ‘mental
retardation’ (+ ‘mild’) su tutti i principali motori di ricerca.
Risultati: gli studi sull’argomento forniscono interpretazioni
differenti in merito alla relazione tra DSA e QI borderline. La
maggioranza degli autori supporta l’ipotesi della comorbilità.
Un numero crescente di evidenze individua l’attuale
inadeguatezza della definizione d’intelligenza e della sua
valutazione, soprattutto se riferita ai punteggi per la diagnosi di
DSA.
Conclusioni: sarebbe necessaria una concreta messa in
discussione della validità del QI quale indice dell’intelligenza.
Anche gli strumenti di valutazione specifici andrebbero
riformulati al fine di restituire una corretta stima del
funzionamento cognitivo e della relazione tra deficit globale e
deficit in aree di apprendimento specifiche.
Almeno 3 riferimenti
Bibliografici
- Laasonen, M., Leppämäki, S., Tani, P., & Hokkanen, L.
(2009). Adult Dyslexia and Attention Deficit Disorder in
Finland--Project DyAdd: WAIS-III Cognitive Profiles. J Learn
Disabil., 2 (6): 511-27.
- Bonifacci, P., & Snowling, M.J. (2008). Speed of processing
and reading disability: a cross-linguistic investigation of
dyslexia and borderline intellectual functioning. Cognition, 107
(3): 999-1017.
- Swanson, H.L., Sachse-Lee, C.A. (2001). Ssubgroup analysis
of working memory in children with reading disabilities:
domain-general or domain-specific deficiency? J Learn
Disabil., 34 (3): 249-63.
PROFILO COGNITIVO E ABILITÀ SCOLASTICHE IN SOGGETTI CON
FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE E DISTURBO SPECIFICO DI
APPRENDIMENTO: IMPLICAZIONI CLINICHE E PSICOPEDAGOGICHE
Autori
L Bassani*, O Daolio*, S Manzotti**, C Ruggerini**
Ente
* Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, Università di Modena e Reggio Emilia;
** Cooperativa Sociale Arcobaleno, Reggio Emilia
E-mail
lorenzo.bassani@live.it; omar.daolio@alice.it
Abstract
Da una popolazione di 1920 soggetti afferiti ad un Servizio di Neuropsichiatria Infantile dal
Gennaio 1991 al Dicembre 2009 sono stati estratti 406 soggetti valutati in modo completo per
difficoltà scolastiche; tra questi 59 soggetti (età media pari a 10,6 anni, range=6,7-16,9 anni,
DS=2,3) presentavano un QI Totale alla Scala Wechsler inferiore a 85.
Risultati: 1. disomogeneità dei profili cognitivi: una parte dei soggetti ha profili cognitivi altamente
disomogenei; in queste situazioni gli indici molari di Efficienza Intellettiva sono poco significativi
del funzionamento intellettivo generale; scotomizzare questo dato può significare formulare
diagnosi improprie; 2. co-occorrenza di difficoltà scolastiche; una parte dei soggetti ha difficoltà
nella lettura, scrittura o calcolo. Va sottolineato che i livelli di inefficienza intellettiva potrebbero
escludere una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento ma, allo stesso tempo, che Aiuti
Abilitativi adeguati potrebbero migliorare di molto le loro possibilità di apprendere i contenuti dei
curricula scolastici.
LA DISABILITÀ
INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI
NEURODIVERSITÀ?
G. L. Mansi, A. Ballerini, M. Molteni
GENOVA 26-10-2012
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Disabilità Intellettiva LieveDisabilità Intellettiva Lieve
Funzionamento Cognitivo Borderline
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Da quale esperienza partiamo
• lavoro clinico con l’età evolutiva e con l’età adulta
• lavoro con genitori con disabilità intellettiva
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Che cosa vogliamo maggiormente
comprendere
come funziona la mente in una condizione di D.I.• come funziona la mente in una condizione di D.I.
• quale consapevolezza di sé ha la persona che vive questa
condizione
• quale ricaduta sulla esperienza quotidiana
• quale rischio psicopatologico
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
E’ possibile conoscere la vita mentale,
anche negli aspetti di vita intrapsichica, dianche negli aspetti di vita intrapsichica, di
soggetti con D.I. lieve o con Funzionamento
cognitivo limite?
Conoscenza indiziaria
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Conoscenza indiziaria
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Quali strumenti ci permettono di allargare le
nostre conoscenze sulla soggettività in questanostre conoscenze sulla soggettività in questa
area della DI?
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
• Psicopatologia soggettiva
• Empatia• Empatia
• Studi sulla metacognizione
• Neurodiversità
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
Neurodiversità
lo sviluppo neurologico atipico (neurodivergentelo sviluppo neurologico atipico (neurodivergente
dalla norma) è una differenza normale e situata
con continuità nello spettro della naturale
varianza umana
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
MARAMARA
LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE
È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ?
CONCLUSIONI
• Scomposizione della D.I.• Scomposizione della D.I.
• Scarsa consapevolezza del proprio stato
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Simposio 12

  • 1. SIMPOSIO 12 PROBLEMI CLINICI NELLA CLASSIFICAZIONE DIAGNOSTICA DELLA D.I.: IL TEMA DEI PROFILI COGNITIVI
  • 2. TITOLO Intervento UNA CRITICA ALL’ETICHETTA DIAGNOSTICA DISABILITÀ INTELLETTIVA AUTORI Margherita Orsolini ENTE DI APPARTENENZA Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione Sapienza Università di Roma Via dei Marsi 78 00185 Roma Indirizzo E-mail Margherita.orsolini@uniroma1.it Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni La prima parte della relazione discute criticamente il concetto di funzione intellettiva unitaria che sottende la misurazione psicometrica del QI. Considerando evidenze che provengono da studi di psicologia cognitiva, neuropsicologia e biologia si argomenta che una generalizzata compromissione dell’apprendimento è alla base di un deficitario QI. Questa compromissione può essere generata da: i) deficit dell’attenzione, delle funzioni esecutive e della memoria di lavoro; ii) atipico sviluppo di alcune strutture neurobiologiche (in particolare, i dendriti) implicate nell’apprendimento. Funzioni e strutture neurobiologiche centrali per l’apprendimento possono tuttavia essere modificate, come suggeriscono sia alcuni studi sui trattamenti sia gli effetti dell’arricchimento ambientale osservati nei modelli animali del ritardo mentale. Nella seconda parte della relazione si considera tre casi in cui un trattamento delle funzioni esecutive e della memoria di lavoro ha prodotto un innalzamento clinicamente significativo dell’abilità di formare concetti o del QI, misurato attraverso le Matrici di Raven.
  • 3. Almeno 3 riferimenti Bibliografici Carroll, J. B. (1993). Human cognitive abilities: A survey of factor-analytic studies. Cambridge, England: University of Cambridge Press. Collette, F. & Van der Linden, M. (2002) Brain imaging of the central executive component of working memory. Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 26,105–25. Cornoldi, C. (2007) L’intelligenza. Bologna: Il Mulino. Cornoldi, C. (2011) Le basi cognitive dell’intelligenza. Giornale Italiano di Psicologia 2, 267-290. Culham, J. C. & Kanwisher, N. G. (2001) Neuroimaging of cognitive functions in huma parietal cortex. Current Opinion in Neurobiology, 11,157–63. Di Nuovo S. (2000) Attenzione e concentrazione (cd-rom). Trento: Erickson. Di Nuovo, S. e Buono, S. (2010) Strumenti psicodiagnostici per il ritardo mentale. L'assessment psicologico nella disabilità intellettiva. Milano: Franco Angeli. Dierssen, M., Benavides-Piccione, R., Martínez-Cué, C., Estivill, X., et al. (2003) Alterations of neocortical pyramidal cell phenotype in the Ts65Dn mouse model of Dow syndrome: effects of environmental enrichment. Cerebral Cortex, 13(7), 758-64. Gardner, H. (1983). Frames of mind: The theory of multiple intelligences. New York: Basic Books. Gustafsson, J.-E. (1984). A unifying model for the structure of intellectual abilities. Intelligence, 8, 179-203. Hamid Reza Naghavi, H. R. & Nyberg, L. (2007) Integrative action in the fronto-parieta network: A cure for a scattered mind. Behavioral and Brain Sciences, 30, 161–162. Irwin, S.A., Galvez, R. & Greenough, W.T. (2000) Dendritic Spine Structural Anomalie in Fragile-X Mental Retardation Syndrome. Cerebral Cortex, 10, 1038-1044. Jamie O. Edgin, J. O., Pennington, B. F. & Mervis, C. B. (2010) Neuropsychological components of intellectual disability: the contributions of immediate, working, and associative memory.j of Intellectual Disability Research, 54 (4), 406-417. Jarrold C., Baddeley A. D., Hewes A. K. (2000) Verbal short-term memory deficits in Down syndrome: A consequence of problems in rehearsal? Journal of Child Psycholog and Psychiatry, 40, 233-44. Jung, R.E. & Haier, R.J. (2007) The Parieto-Frontal Integration Theory (P-FIT) of intelligence: Converging neuroimaging evidence. Behavioral and Brain Sciences, 30, 135–187. Kaufmann, W.E. & Moser H.W. (2000) Dendritic anomalies in disorders associated wi mental retardation. Cerebral Cortex, 10, 981–991. Korkman, M., Kirk, U. e Kemp, S. (2011). NEPSY-II. A Developmental Neuropsychology Assessment (ed. it. a cura di C. Urgesi e F. Fabbro. Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali). Lanfranchi S., Carretti B., Spanò G., Cornoldi C. (2009) A specific deficit in visuospati simultaneous working memory in Down syndrome. Journal of Intellectual Disability Research, 53 (5), 474-83.
  • 4. Lanfranchi S., Cornoldi C., Vianello R. (2004) Ritardo mentale per cause genetiche: carenze specifiche nella memoria di lavoro. Giornale Italiano delle Disabilità, 3, 28-46 Mäehler C., Schuchardt K. (2009) Working memory functioning in children with learni disabilities: does intelligence make a difference? Journal of Intellectual Disability Research, 53 (1), 3-10. Neisser , U., Boodoo, G., Bouchard, Jr.,T.J., Boykin, A. W., Brody, N. et al. (1996) Intelligence: Knowns and Unknowns. American Psychologist, 2, 77-101. Palladino P. (2005) Uno strumento per esaminare la memoria di lavoro verbale In bambini di scuola elementare: taratura e validità. Psicologia Clinica Dello Sviluppo, 1, 129-49. Raven, J.C. (2008) Raven’s Coloured Progressive Matrices. San Antonio, TX: Harcour Assessment (ediz. ital. A cura di Belacchi, C., Scalisi, T.G., Cannoni, E. & Cornoldi, C. Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali) Reed, T. E., & Jensen, A. R. (1993). Choice reaction time and visual pathway conductio velocity both correlate with intelligence but appear not to correlate with each other: Implications for information processing. Intelligence, 17, 191-203. Restivo, L., Ferrari, F., Passino, E., Sgobio, C., et al. (2005) Enriched environment promotes behavioral and morphological recovery in a mouse model for the fragile X syndrome. Proceedings of the National Academy of Science U. S. A., August 9;102(32), 11557-62. Rodrigues A. C. T. & Banzato C. E. M. (2009) A logical-pragmatic perspective on validity. Dialogues in Philosophy, Mental and Neuro Sciences, 2(2): 40-44. Sannio Fancello G., Vio C., Cianchetti C. (2006) tol – Torre di Londra (Test di valutazione delle funzioni esecutive). Trento: Erickson. Schneider A., Hagerman R. J., Hessl D. (2009) Fragile x syndrome: From genes to cognition. Developmental Disabilities Research Reviews, 15, 333-42. Schuchardt K., Gebhardt M., Mäehler C. (2010) Working memory functions in children with different degrees of intellectual disability. Journal of Intellectual Disability Research, 54 (4), 346-53. Spearman, C. (1927). The abilities of man. New York: Macmillan. Sternberg, R. J. (1985). Beyond IQ: A triarchic theory of human intelligence. Thurstone, L. L. (1938). Primary mental abilities. Chicago: University of Chicago Pres Van Der Molen, M. J., Van Luit, J. E. H., Van Der Molen, M. W., Klugkist, I. & Jongmans, M. J. (2010). Effectiveness of a computerized working memory training in adolescents with mild to borderline intellectual disabilities. Journal of Intellectual Disability Research, 54 (5), 433–447. Vianello, R. (2004). Ritardo mentale: molteplicità di forme. Aspetti cognitivi,
  • 5. comportamentali e motivazionali. In R. Vianello, M. Mariotti e M. Serra (a cura di). Ritardo mentale e autismo. Studi, ricerche e proposte operative (pp. 39-48). Bergamo: Edizioni Junior. Vicari S., Bellucci S., Carlesimo G. A. (2006) Evidence from two genetic syndromes fo the independence of spatial and visual working memory. Developmental Medicine and Child Neurology, 48 (2), 126-31. Wechsler, D. (1991) WISC-III: Wechsler intelligence scale for children. New York, The Psychological Corporation (trad. It. Arturo Orsini e Laura Picone, Firenze: Organizzazioni Speciali, 2006).
  • 6. TITOLO Intervento / Poster / Comunicazione Prendersi cura del pensiero: strategie d’intervento nella Disabilità Intellettiva (corso precongressuale n.2) AUTORI (es. P. Rossi etc. ) Margherita Orsolini, Sergio Melogno, Chiara Toma ENTE DI APPARTENENZA Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione Sapienza Università di Roma Via dei Marsi 78 00185 Roma Indirizzo E-mail Margherita.orsolini@uniroma1.it Testo della relazione (o ABSTRACT di Almeno 10 righe in Times New Roman all’ 11) Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni La realizzazione di interventi con bambini che hanno storie di sviluppo complesse ha bisogno di alcune condizioni: • Attività costruite per stimolare funzioni cognitive specifiche • Un contesto che promuova la modificabilità cognitiva del bambino sia con esercizi sistematici sia attraverso modalità comunicative che motivano l’apprendimento intenzionale e l’uso di strategie • Una relazione affettiva e modalità d’interazione operatore-bambino che facilitino coinvolgimento emotivo, consapevolezza delle proprie e delle altrui emozioni, fiducia nella possibilità di affrontare compiti complessi e talvolta faticosi. Nel corso ci familiarizzeremo con: valutazione dell’attenzione, inibizione e switching attentivo, memoria di lavoro una “ginnastica” di esercizi e giochi che allenano l’attenzione, l’inibizione, il switching attentivo, la memoria di lavoro verbale modalità di interazione e comunicazione che promuovono la consapevolezza cognitiva ed emotiva potenziando il discorso narrativo e le abilità sociali Almeno 3 riferimenti Bibliografici Orsolini M. (2011). I fondamenti teorici degli interventi. In M. Orsolini (a cura di) Quando imparare è più difficile: dalla valutazione all'intervento. Roma: Carocci Orsolini, M., Toma, C. & De Nigris, B. (2009) Treating Arithmetical Text Problem Solving in a Child with Intellectual Disability: An Observative
  • 7. Study. The Open Rehabilitation Journal, 2, 58-72. Ruggerini, C., Dalla Vecchia, A. & Vezzosi, F. (2008) Prendersi cura della disabilità intellettiva. Trento: Erikson.
  • 8. TITOLO Intervento FUNZIONI COGNITIVE SPECIFICHE E QI NEI DISTURBI DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO AUTORI N. Varrucciu1-3 , D. Scuticchio1-3 , A. Bianco1-3 , F. D’Agostino1 , C. Corezzi1 e M.O. Bertelli1-2-3 ENTE DI APPARTENENZA 1. CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze, Firenze 2. WPA-SPID (World Psychiatric Association-Section Psychiatry of Intellectual Disability) 3. SIRM (Società Italiana per lo Studio del Ritardo Mentale) Indirizzo E-mail nvarrucciu@crea-amg.org info@crea-amg.org Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni Introduzione: recenti evidenze neuropsicologiche, genetiche e anatomo-funzionali stanno minando il primato dei modelli monocomponenziali d’intelligenza e dei relativi strumenti di misurazione del Quoziente Intellettivo (QI). La problematica ha particolare rilevanza nel Ritardo Mentale (RM), che sembra rappresentare un raggruppamento di quadri sindromici estremamente variabili, accomunati da compromissioni cognitive precoci più o meno estese. Tale eterogeneità, che coinvolge anche i profili adattivi, ha indotto il gruppo di lavoro dell’ OMS per la revisione dell’ICD-10 a proporre la nuova definizione di ‘Disturbi dello Sviluppo Intellettivo’ (DSI). Questo cambiamento di prospettiva ha importanti conseguenze anche in ambito clinico, dove valori di QI unici occultano la specificità delle disfunzioni cognitive, giustificano qualsiasi sintomo fisico e inducono a credere che gli interventi terapeutici siano sempre di limitata efficacia. Lo scopo del presente lavoro è confrontare, attraverso una revisione della letteratura, gli indicatori d’utilità del modello d’intelligenza su cui si basano gli attuali strumenti di misurazione del Quoziente Intellettivo con quelli di singole funzioni cognitive. Metodi: è stata effettuata una mappatura sistematica della letteratura internazionale con i seguenti quesiti di riferimento: “il QI è una misura efficace dell’intelligenza?”, “la riduzione del QI è un criterio utile alla diagnosi ed alla tipizzazione dei DSI?” e “le misure delle funzioni cognitive specifiche rappresentano un riferimento più utile del QI per diagnosticare e tipizzare i DSI?”. Risultati: il modello d’intelligenza del QI sembra avere un’utilità limitata, sia rispetto alla sotto-tipizzazione diagnostica, sia alla vulnerabilità psichiatrica, sia ai risultati prevalenti delle indagini neuro-bio-psicologiche, che alle abilità individuali. Uno stesso punteggio di QI può corrispondere a profili cognitivi molto diversi. Inoltre limiti funzionali e problemi comportamentali associati ai DSI correlano maggiormente con la compromissione di funzioni cognitive specifiche che con la riduzione del QI. Conclusioni: il modello d’intelligenza su cui si basa il QI sembra avere un’utilità limitata, sia clinica che riabilitativa. L’indagine delle funzioni cognitive specifiche potrebbe offrire nuove opportunità alla ricerca del settore e dovrebbe essere integrata nelle batterie di valutazione standardizzate per i DSI.
  • 9. Almeno 3 riferimenti Bibliografici Johnson W, Jung RE, Colom R, Haier RJ (2008). Cognitive abilities independent of IQ correlate with regional brain structure. Intelligence, 36, 18-28. Salvador-Carulla L, Reed GM, Vaez-Azizi LM, Cooper SA, Martinez-Leal R, Bertelli M, et al. (2011). Intellectual developmental disorders: towards a new name, definition and framework for "mental retardation/intellectual disability" in ICD-11, 10(3), 175-80. Friedman N.P., Miyake A., Corley R.P., Young S.E., Defries J.C., Hewitt J.K. (2006). Not all executive functions are related to intelligence. Psychological Science. 17:172-9.
  • 10. TITOLO Intervento DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO E QUOZIENTE INTELLETTIVO AUTORI D. Scuticchio, M. Rossi, A. Bianco e M. Bertelli ENTE DI APPARTENENZA CREA (Centro di Ricerca ed Evoluzione AMG), Misericordia di Firenze Indirizzo E-mail dscuticchio@crea-amg.org Testo della relazione Introduzione Metodologia Risultati Conclusioni Introduzione: i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) si caratterizzano per la “specificità” del deficit in uno o più domini di sviluppo cognitivo o di apprendimento (lettura, scrittura e calcolo). La loro diagnosi prevede che il livello intellettivo globale sia nella norma. Nella pratica clinica però si riscontrano profili e confini di disfunzionamento non facili da definire: in alcuni casi un Quoziente Intellettivo (QI) borderline o lieve concomita con deficit significativi in abilità specifiche. Nel presente lavoro è stata effettuata una mappatura sistematica della letteratura internazionale per individuare i fattori che rendono tale relazione estremamente complessa. Metodi: La ricerca della letteratura è stata condotta inserendo le parole chiave ‘specific learning disability/ies’ o ‘dyslexia’ o ‘reading disorder’ o ‘dyscalculia’ o ‘dysgraphia’ (+ ‘adult’), ed ‘intelligence’ o ‘intelligence quotient’ o ‘IQ’ (+ ‘borderline’) o ‘intellectual/ developmental/ learning disability/ies’ o ‘mental retardation’ (+ ‘mild’) su tutti i principali motori di ricerca. Risultati: gli studi sull’argomento forniscono interpretazioni differenti in merito alla relazione tra DSA e QI borderline. La maggioranza degli autori supporta l’ipotesi della comorbilità. Un numero crescente di evidenze individua l’attuale inadeguatezza della definizione d’intelligenza e della sua valutazione, soprattutto se riferita ai punteggi per la diagnosi di DSA. Conclusioni: sarebbe necessaria una concreta messa in discussione della validità del QI quale indice dell’intelligenza. Anche gli strumenti di valutazione specifici andrebbero riformulati al fine di restituire una corretta stima del funzionamento cognitivo e della relazione tra deficit globale e deficit in aree di apprendimento specifiche.
  • 11. Almeno 3 riferimenti Bibliografici - Laasonen, M., Leppämäki, S., Tani, P., & Hokkanen, L. (2009). Adult Dyslexia and Attention Deficit Disorder in Finland--Project DyAdd: WAIS-III Cognitive Profiles. J Learn Disabil., 2 (6): 511-27. - Bonifacci, P., & Snowling, M.J. (2008). Speed of processing and reading disability: a cross-linguistic investigation of dyslexia and borderline intellectual functioning. Cognition, 107 (3): 999-1017. - Swanson, H.L., Sachse-Lee, C.A. (2001). Ssubgroup analysis of working memory in children with reading disabilities: domain-general or domain-specific deficiency? J Learn Disabil., 34 (3): 249-63.
  • 12. PROFILO COGNITIVO E ABILITÀ SCOLASTICHE IN SOGGETTI CON FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE E DISTURBO SPECIFICO DI APPRENDIMENTO: IMPLICAZIONI CLINICHE E PSICOPEDAGOGICHE Autori L Bassani*, O Daolio*, S Manzotti**, C Ruggerini** Ente * Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, Università di Modena e Reggio Emilia; ** Cooperativa Sociale Arcobaleno, Reggio Emilia E-mail lorenzo.bassani@live.it; omar.daolio@alice.it Abstract Da una popolazione di 1920 soggetti afferiti ad un Servizio di Neuropsichiatria Infantile dal Gennaio 1991 al Dicembre 2009 sono stati estratti 406 soggetti valutati in modo completo per difficoltà scolastiche; tra questi 59 soggetti (età media pari a 10,6 anni, range=6,7-16,9 anni, DS=2,3) presentavano un QI Totale alla Scala Wechsler inferiore a 85. Risultati: 1. disomogeneità dei profili cognitivi: una parte dei soggetti ha profili cognitivi altamente disomogenei; in queste situazioni gli indici molari di Efficienza Intellettiva sono poco significativi del funzionamento intellettivo generale; scotomizzare questo dato può significare formulare diagnosi improprie; 2. co-occorrenza di difficoltà scolastiche; una parte dei soggetti ha difficoltà nella lettura, scrittura o calcolo. Va sottolineato che i livelli di inefficienza intellettiva potrebbero escludere una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento ma, allo stesso tempo, che Aiuti Abilitativi adeguati potrebbero migliorare di molto le loro possibilità di apprendere i contenuti dei curricula scolastici.
  • 13. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? G. L. Mansi, A. Ballerini, M. Molteni GENOVA 26-10-2012
  • 14. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Disabilità Intellettiva LieveDisabilità Intellettiva Lieve Funzionamento Cognitivo Borderline
  • 15. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Da quale esperienza partiamo • lavoro clinico con l’età evolutiva e con l’età adulta • lavoro con genitori con disabilità intellettiva
  • 16. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Che cosa vogliamo maggiormente comprendere come funziona la mente in una condizione di D.I.• come funziona la mente in una condizione di D.I. • quale consapevolezza di sé ha la persona che vive questa condizione • quale ricaduta sulla esperienza quotidiana • quale rischio psicopatologico
  • 17. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? E’ possibile conoscere la vita mentale, anche negli aspetti di vita intrapsichica, dianche negli aspetti di vita intrapsichica, di soggetti con D.I. lieve o con Funzionamento cognitivo limite?
  • 18. Conoscenza indiziaria LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Conoscenza indiziaria
  • 19. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Quali strumenti ci permettono di allargare le nostre conoscenze sulla soggettività in questanostre conoscenze sulla soggettività in questa area della DI?
  • 20. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? • Psicopatologia soggettiva • Empatia• Empatia • Studi sulla metacognizione • Neurodiversità
  • 21. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? Neurodiversità lo sviluppo neurologico atipico (neurodivergentelo sviluppo neurologico atipico (neurodivergente dalla norma) è una differenza normale e situata con continuità nello spettro della naturale varianza umana
  • 22. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? MARAMARA
  • 23. LA DISABILITÀ INTELLETTIVA LIEVE È UNA FORMA DI NEURODIVERSITÀ? CONCLUSIONI • Scomposizione della D.I.• Scomposizione della D.I. • Scarsa consapevolezza del proprio stato • D.I. lieve ≠ D.I. grave • Particolari metodologie di conoscenza