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LisidevsDe Amicitia
Liside
« L'orgoglio è stoltezza, l'umiltà è saviezza » «Dunque, amico, chi è sapiente in amore non loda l'amato prima di averlo conquistato, poiché teme il futuro e come andrà a finire. Nel contempo i belli, quando qualcuno li loda e li esalta, si colmano di superbia e di orgoglio. […] Bisogna parlare all'amato, umiliandolo e sminuendolo e non, come fai tu, insuperbendolo e blandendolo »
Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l'acquisto dell'amicizia. (Epicuro)
La sapienza è all’originedell’amicizia «Dunque è così, caro Liside: le cose in cui siamo saggi tutti ce le affidano, Elleni e barbari, uomini e donne, e in esse faremo ciò che vogliamo e nessuno deliberatamente ce lo impedirà, ma in esse saremo liberi, comanderemo sugli altri, saranno cose nostre e quindi ne trarremo vantaggi. Invece le cose nelle quali non saremo abili nessuno ce le affiderà per farne quel che ci pare, ma tutti ce lo impediranno per quanto possono, non solo gli estranei ma anche nostro padre, nostra madre e coloro che ci sono ancora più vicini, e in esse dipenderemo dagli altri e ci saranno estranee, poiché non ne trarremo guadagno alcuno. Dunque allora saremo amici di qualcuno e qualcuno ci amerà in relazione a ciò in cui non potremo essere di utilità alcuna?» «No di certo», rispose. «Dunque ora né tuo padre ama te, né un altro amerà chi è inutile. Se dunque diventi sapiente, ragazzo, tutti ti saranno amici e intimi - perché sarai utile e buono - altrimenti nessun altro, nemmeno tuo padre, tua madre e i parenti ti saranno amici»
Amiciziareciproca vs. amicizia non reciproca          «[…] E dimmi: quando uno ama un altro, chi dei due diventa amico dell'altro, chi ama di colui che è amato o chi è amato di colui che ama? O non c'è alcuna differenza?» «A me pare che non ci sia nessuna differenza», rispose. «Come dici? Dunque se uno solo ama l'altro, diventano entrambi amici uno dell'altro?», chiesi io. «Io la penso così», rispose. «E allora? Non è possibile che chi ama non venga ricambiato da colui che egli ama?» «è possibile». «E allora? è dunque possibile che chi ama sia odiato? Talvolta, ad esempio, gli innamorati credono di subire questo dai loro amati: infatti, pur amando quanto di più non potrebbero, alcuni credono di non essere ricambiati, altri addirittura di essere odiati. Non ti sembra che sia vero?» «è del tutto vero», rispose. «Dunque in questo caso uno ama e l'altro è amato?», chiesi. «Sì». «Chi dei due quindi è amico dell'altro? Chi ama di colui che è amato, sia nel caso in cui sia ricambiato sia in quello in cui sia odiato, o chi è amato di colui che ama? O in tal caso nessuno dei due è amico dell'altro, dato che entrambi non si amano a vicenda?» «Sembra proprio così». «Dunque ciò che pensiamo ora è diverso da quanto pensavamo in precedenza: allora pensavamo che se uno dei due prova amore, entrambi sono amici, ora invece pensiamo che nessuno dei due sia amico dell'altro, se non sono entrambi a provare amore». «è probabile», disse. «Dunque per chi ama non c'è amicizia se non è ricambiato». «No, pare». […] «Allora, a quanto pare, ciò che è amato è amico di ciò che lo ama, Menesseno, sia nel caso in cui ami sia in quello in cui odi;  […] dunque ne consegue da questo ragionamento che amico non è chi ama ma chi è amato». «Sembra». «è dunque nemico chi è odiato e non chi odia». «Così pare». «Quindi molti sono amati dai nemici e odiati dagli amici e sono amici dei nemici e nemici degli amici, se amico è ciò che è amato e non ciò che ama. Eppure, caro amico, è del tutto privo di logica, anzi credo che sia impossibile essere nemico dell'amico e amico del nemico». «Mi sembra che tu dica la verità, Socrate», disse. «Dunque se questo è impossibile, ciò che ama sarebbe amico di ciò che è amato». «Così sembra», disse. «E quindi ciò che odia sarebbe nemico di ciò che è odiato;  […] pertanto, spesso si è amici di coloro che non lo sono e spesso addirittura di coloro che sono nemici, quando si ama senza essere ricambiati o quando si ama chi invece nutre odio, e spesso si è nemici di coloro che non lo sono o addirittura di coloro che sono amici, quando si odia chi a sua volta non odia o addirittura nutre amore»
 Che cosa è un amico? Un altro me stesso.  (Zenone)
 “Il dio conduce sempre il simile verso il simile” «Il simile, in quanto simile, è amico del simile, e come tale è utile all'altro che è tale? O meglio: una qualunque cosa simile quale utilità o quale danno comporta a una qualunque cosa a essa simile che anche questa non possa comportare a se stessa? O cosa potrebbe subire che non possa subire anche per opera propria? Cose simili come potrebbero amarsi reciprocamente, se non ricevono alcun vantaggio l'una dall'altra? è possibile?» «Non lo è». «E ciò che non è amato, come può essere amico?» «In nessun modo». «Allora il simile non è amico del simile e il buono, in quanto buono, non in quanto simile, sarebbe amico del buono?» «Forse». «E allora? Il buono in quanto buono non sarebbe sufficiente in quanto tale a se stesso?» «Sì». «E chi è autosufficiente, nella misura della propria autosufficienza, non ha bisogno di nulla [...] E chi non ha bisogno di nulla, a nulla aspira [...] E colui che non desidera nulla, neppure ama [...]E chi non ama non è un amico [...] Dunque i buoni come saranno fin da principio amici dei buoni, se quando sono lontani non si desiderano a vicenda - infatti anche quando sono separati sono autosufficienti - e quando sono vicini non hanno un'utilità reciproca? Quale stratagemma potrebbe farli apprezzare vicendevolmente?» «Nessuno», rispose.«E non potrebbero essere amici se non si apprezzano a vicenda».
 L'opposizione è vera amicizia (William Blake)  «[...] le cose più simili sono piene di invidia, rivalità e ostilità reciproca, mentre quelle più dissimili sono le più propense all'amicizia: infatti il povero è costretto a essere amico del ricco, il debole del forte per averne aiuto, il malato del medico e chiunque non sa cerca e ama chi sa [...] il simile è assai lontano dall'essere amico del simile, anzi sarebbe proprio il contrario, dal momento che l'opposto è amico soprattutto del suo opposto, poiché ogni cosa desidera il suo contrario, non il simile. Il secco desidera l'umido, il freddo il caldo, l'amaro il dolce, l'acuto l'ottuso, il vuoto il pieno, il pieno il vuoto e così via, secondo il medesimo rapporto. Il contrario infatti è nutrimento per il contrario, mentre il simile non trae vantaggio alcuno dal simile» […]        «E dunque, diranno (gli antilogici), ciò che è nemico è amico di ciò che è amico o amico di ciò che è nemico?» «Né l'una né l'altra cosa» rispose. «Ciò che è giusto di ciò che è ingiusto, ciò che è saggio di ciò che è intemperante, ciò che è buono di ciò che è cattivo?» «Non credo che le cose stiano così». Io dissi: «E tuttavia se una cosa è amica di un'altra in base alla contrarietà, è necessario che anche queste cose siano amiche. Dunque né il simile è amico del simile né il contrario è amico del contrario».
La causa e il fine dell’amicizia « [...] amico del bello e del buono è ciò che non è né buono nè cattivo. A me sembra che ci siano come tre categorie: il buono, il cattivo e ciò che non è né buono né cattivo. [...] E che né il buono sia amico del buono né il cattivo del cattivo nè il buono del cattivo, come neppure il ragionamento precedente consente. Resta allora che, se una cosa è amica di un'altra, ciò che non è né buono né cattivo sia amico o del buono o di ciò che è tale quale esso è, cioè né buono né cattivo, perché una cosa non potrebbe essere amica del cattivo, né il simile del simile. [...] Dunque ciò che è tale e quale ad esso non sarà amico né del buono né del cattivo. Quindi ne risulta che solo al buono è amico unicamente ciò che non è né buono né cattivo. [...] Se vogliamo considerare il corpo sano, esso non ha affatto bisogno della medicina né di un aiuto, infatti è autosufficiente, sicché nessuno, quando sta bene, è amico del medico, considerata la sua buona salute. Invece il malato, credo, lo è a causa della malattia. Dunque la malattia è un male, mentre la medicina è cosa utile e buona. E il corpo in quanto corpo non è né buono né cattivo. Il corpo è costretto dalla malattia ad accettare e amare la medicina. Quindi ciò che non è né cattivo né buono diviene amico del buono per la presenza di un male?» «A quanto pare». «Ma è chiaro che ciò avviene prima che esso diventi cattivo a causa del male che ha, perché una volta diventato cattivo non potrebbe desiderare ancora il bene ed esserne amico, dato che dicevamo che è impossibile che il cattivo sia amico del buono». «Infatti è impossibile». [...]«E dunque ciò che non è né cattivo né buono, quando è presente un male, talvolta non è ancora cattivo, ma lo è quando ormai è diventato tale. Dunque, quando pur essendo presente un male, esso non è ancora cattivo, questa presenza gli fa desiderare il bene, quando invece lo rende cattivo, lo priva anche del desiderio e dell'amore per il bene. Infatti non è più né cattivo né buono, ma cattivo, e il cattivo non è amico del buono, dicevamo». «No, infatti». [...] «Dunque ciò che non è né cattivo né buono, a causa di ciò che è cattivo e nemico, è amico del bene in vista di ciò che è buono e amico. Dunque ciò che è amico è amico in vista di ciò che è amico e a causa di ciò che è nemico»
La presenza del male original’amicizia      «Quindi allora il bene è amato a causa del male, e le cose stanno così: se delle tre categorie che enumeravamo poco fa, cioè il buono, il cattivo e ciò che non è né buono né cattivo ne fossero conservate due, mentre il male si togliesse di mezzo e non si attaccasse a nulla, né al corpo, né all'anima né alle altre cose che diciamo non essere in sé né cattive né buone, allora il bene non ci sarebbe per niente utile ma sarebbe diventato inutile? Se infatti nulla ci potesse più danneggiare, non avremmo bisogno di alcun aiuto e così diventerebbe chiaro che accoglievamo e amavamo il bene a causa del male, pensando che il bene fosse un rimedio al male e il male una malattia: ma se non c'è la malattia, non c'è nemmeno bisogno di una medicina. Dunque il bene è così per sua natura e a causa del male esso è amato da noi, che siamo a metà tra il male e il bene, mentre esso per se stesso non ha alcuna utilità?» «Sembra che sia così», rispose.
Per primo si sviluppò il Desiderio, che fu il primo germe del Pensiero.  (Rig Veda Samhita)
Desiderio, la causadell’Amicizia     «Dunque se i mali spariscono, ci saranno i desideri che non sono né buoni nè cattivi». «Sembra». «è dunque possibile che chi desidera e ama non sia amico di chi desidera e ama?» «Non mi sembra». «Dunque, a quanto pare, ci saranno alcune cose amiche, anche se i mali spariscono. E se il male fosse causa dell'amicizia, sparito questo, una cosa non potrebbe certo essere amica di un'altra: infatti, venuta meno la causa, sarebbe impossibile che esistesse ancora ciò di cui questa era la causa». [...] «Dunque realmente, come dicevamo poco fa, il desiderio è causa dell'amicizia, e ciò che desidera è amico di ciò che è desiderato, quando lo desidera. [...] Tuttavia, ciò che desidera, desidera ciò di cui è privo, e quindi ciò che è mancante è amico dì ciò che manca?» «Così credo». «Ed è privo di ciò che gli è stato eventualmente sottratto». «E come no?» «Allora, a quanto pare, l'amore, l'amicizia e il desiderio lo sono di ciò che è proprio, come sembra, Menesseno e Liside». Assentirono. «Se voi dunque siete amici uno dell'altro, per natura siete in un certo qual modo affini l'uno all'altro. E se pertanto uno desidera o ama l'altro, ragazzi miei, non potrebbe mai desiderarlo né amarlo né essergli amico, se non fosse affine all'oggetto del suo amore o nell'anima o in qualche altra attitudine dell'anima o nei comportamenti o nell'aspetto», dissi io.
Che cos’è l’amicizia, dunque? Aporia = dal greco ἀπορία       (passaggio impraticabile, strada senza uscita), nella filosofia greca antica indicava l'impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che per quanto opposte sembravano entrambe apparentemente valide      «Dunque cosa ricaveremo ancora dalla discussione? O è evidente che non ricaveremo nulla? Dunque vi prego, come fanno gli esperti nei tribunali, di riflettere su tutto ciò che si è detto. Se infatti né gli amati né gli amanti, né i simili né i dissimili, né i buoni, né gli affini, né tutte le altre condizioni che abbiamo enumerato - io infatti non me le ricordo, dato il loro gran numero - se nulla di ciò è amico, non so più cosa dire».
L'amicizia è una cosa strana: non si può stabilire da che cosa nasce, ma quando c'è la si sente.  (Nancy Hartwell)
De Amicitia
      FANNIO: [...] Ma, dal momento che hai fatto menzione dell’amicizia e siamo liberi da ogni occupazione, mi farai cosa molto gradita – e spero anche a Scevola – se, allo stesso modo in cui sei solito fare circa le altre cose su cui è richiesto il tuo parere, così vorrai discutere sull’amicizia: cosa ne pensi, quale credi sia la sua natura, che consigli dai.        [...]        LELIO: In verità non mi dispiacerebbe, se avessi fiducia in me stesso: infatti l’argomento è bellissimo e, come ha detto Fannio, siamo liberi da ogni impegno. Ma chi sono io? Che capacità ho? È questa un’abitudine dei dotti, e precisamente di quelli Greci, che venga ad essi sottoposto un argomento sul quale improvvisare discutendo. [...] Quanto a me, posso solo consigliarvi di anteporre l’amicizia a tutti gli umani sentimenti; nulla è infatti tanto consono alla natura, tanto adatto sia nella buona che nella cattiva sorte.
C.E. dell’amicizia      […] L’amicizia non vi può essere che tra i buoni. […] Coloro i quali si comportano in modo tale e in modo tale vivono, che si constati la loro lealtà, la loro integrità, il loro sentimento dell’equità, la loro generosità, né sia in essi cupidigia alcuna, alcuna sfrenatezza di passioni e temerarietà, e abbiano gran fermezza di carattere, costoro sì pensiamo che sian da chiamare buoni […]poiché seguono, per quanto gli uomini possono, la natura, che è la miglior guida a vivere bene.
Quale valore è più importante?      Alcuni le antepongono la ricchezza, altri la buona salute, altri la potenza, altri gli onori, molti anche i piaceri. Questa ultima cosa è propria delle bestie, le altre poi sono passeggere e incerte, poiché non tanto dipendono dal nostro senno, quanto dal capriccio della fortuna. Quelli poi che pongono il bene supremo nella virtù, fanno sì benissimo, però questa virtù stessa genera e mantiene l’amicizia, né l’amicizia senza la virtù in alcun modo può esservi.
L'amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce.  (Francesco Bacone)
     L’amicizia tiene uniti in sé moltissimi beni: dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo è esclusa, non è mai intempestiva, non è mai molesta. […] L’amicizia fa più splendida la buona fortuna e più lieve l’avversa, condividendola e facendola così anche propria. […] Ci fa splendere innanzi la buona speranza sull’avvenire e non lascia che l’anima s’indebolisca e si prostri.
Il dualismo di Empedocle     Raccontano che un filosofo d’Agrigento rivelò in versi greci che tutte le cose le quali nella natura e nell’universo intero sono immote o si muovono, tutte le compone l’amicizia, le dissipa la discordia.
L'amicizia è sempre una dolce responsabilità, ma non è mai un'opportunità (KahlilGibran )
 Va innanzitutto considerato se l’amicizia sia desiderata a causa della (nostra) debolezza e del bisogno, in modo che, dando e ricevendo favori, ciascuno riceva dagli altri e a sua volta ricambi ciò che da se stesso non può fare; o, sia pure questo proprio dell’amicizia, la causa è un’altra, più intima, più bella e più veramente naturale. L’amore infatti, da cui prende nome l’amicizia, è la prima spinta a volersi bene. Infatti spesso si ottengono vantaggi anche da parte di coloro che vengono ossequiati con finta amicizia e riveriti per opportunità del momento, mentre nell’amicizia nulla è finto, nulla simulato: tutto quel che vi è, è genuino e spontaneo. […] Se alcuni poi credono che essa (l’amicizia) derivi dalla debolezza, in modo che vi sia qualcuno attraverso il quale ottenere ciò di cui ognuno è privo, davvero attribuiscono, per così dire una nascita umile e molto poco nobile all’amicizia, che vogliono nata dalla miseria e dal bisogno. Se fosse così, quanto uno meno avesse stima di se stesso, tanto più sarebbe adatto all’amicizia. E invece la cosa è assai diversa. Infatti, quanto più uno confida in se stesso e quanto più è dotato di virtù e di saggezza, in modo da non aver bisogno di nessuno e da pensare di avere in se stesso ogni risorsa, tanto più è bravo nel cercare e nel coltivare le amicizie. […] Se l’utilità unisse le amicizie, mutata che fosse, anche le scioglierebbe; ma poiché la natura non si può mutare, per questo le vere amicizie durano eterne.  
Un amico al potere è un amico perso (Henry Adams)       Allora ascoltate, ottimi amici, le cose che molto spesso venivano dibattute circa l’amicizia tra me e Scipione. Benché egli affermasse che senza dubbio niente è più difficile del conservare un’amicizia fino all’ultimo giorno della vita. Infatti o spesso succede che non importa la stessa cosa, oppure che non si abbiano le stesse idee circa lo Stato; diceva anche che spesso mutano i costumi degli uomini, a volte a causa di avvenimenti sfavorevoli. Altre per l'aumentare del peso dell'età. […] E in realtà si può vedere questo, che coloro che in precedenza sono stati di carattere trattabile vengono cambiati dal comando, dal potere, dalla prosperità, da essi vengono disprezzate le vecchie amicizie, e sono portati verso nuove. 
Prima legge dell’amicizia      Si sancisca dunque questa legge nell'amicizia, che non chiediamo noi cose turpi né le facciamo se pregati, […] che agli amici chiediamo cose oneste, che per causa degli amici facciamo cose oneste senza neppure aspettare di esserne richiesti, vi sia sempre sollecitudine, non vi sia esitazione, anzi osiamo dare un consiglio apertamente. Moltissimo valga nell'amicizia l'autorità degli amici che ci incitano al bene ed essa sia utilizzata per ammonire non solo apertamente, ma anche severamente, se la circostanza lo richiederà, e si ubbidisca a tale autorità. 
L’ossequio partorisce amici, la verità odio      Gli amici li si devono ammonire e rimproverare, e ammonizione e rimprovero si devono accogliere amichevolmente, quando son fatti con animo benevolo. […] Infesta è la verità se da lei nasce odio, che è veleno dell’amicizia; ma la compiacenza ossequiosa è molto più infesta, poiché lascia andare l’amico alla rovina, essendo indulgente verso i suoi difetti. […] Catone soleva dire “Rendono a certuni miglior servizio aspri nemici, di quegli amici che han l’aria d’esser dolci: quelli spesso dicono il vero, questi mai.” […] Bisogna, quindi dolersi della colpa (non del rimprovero), godere della correzione.
Ragion d'essere dell'amicizia sono il bisogno reciproco e il mutuo aiuto. (Matteo Ricci)
     Nulla è infatti più piacevole della ricompensa dell'affetto, nulla più piacevole dello scambio reciproco di attenzioni e favori. […] Non c'è nulla che alletti e attragga a sé nessuna cosa quanto all'amicizia la somiglianza, si concederà che è vero che i buoni amano i buoni e li attirano a sé come se fossero uniti per parentela e per natura. Niente è infatti più bramoso e più desideroso dei suoi simili quanto la natura. […] Per i buoni tra i buoni v’è un necessario volersi bene, e questa è la fonte dell’amicizia costituita dalla natura.
Limiti dell’affetto Esistono tre opinioni  sui limiti dell’affetto (Lelio vi è in disaccordo): Bisogna provare lo stesso affetto per l’amico quanto quello che si ha per se stessi (ma le cose che noi non faremmo mai per noi, le faremmo per i nostri amici) Bisogna provare per l’amico tanto affetto quanto egli ne prova per noi (ma la vera amicizia non bada a non dare più di quanto non abbia ricevuto) Bisogna stimare l’amico quanto si stima se stessi (un amico vero fa di tutto per sollevare l’anima prostrata dell’amico e condurla a speranze e pensieri migliori)
I limiti dell’amicizia secondo Lelio      Quando i costumi degli amici siano stati corretti, allora vi sia tra essi comunione di ogni cosa, di decisioni, di volontà, senza eccezione alcuna; in modo anche che, se per un caso capitasse che siano da sostenere propositi degli amici non troppo giusti, nei quali sia in gioco la loro vita o il loro buon nome, ci si debba scostare dalla via, purché non ne derivi un grande disonore.
Una nuova conoscenza è un esperimento, un nuovo amico è un rischio. (EzraPound)      Capre e pecore, quante uno ne abbia, lo può dire; quanti amici abbia, non lo può dire; nel procurarsi quelle si mette impegno, nello scegliere gli amici si è negligenti e non si hanno, per così dire, segni ed indizi dai quali giudicare coloro che sono idonei all’amicizia. Si devono perciò scegliere uomini decisi e costanti, genere del quale vi è grande penuria. E certamente è arduo giudicare uno se non è messo alla prova, e bisogna poi sperimentare nella stessa amicizia.
      Spesso alcuni si vedono quanto siano leggeri quando si tratti di poco denaro; altri, invece, che non ha potuto smuovere una piccola somma, si riconoscono davanti ad una somma cospicua. E se anche se ne saranno trovati alcuni che ritengano vergognoso preferire la moneta all’amicizia, dove troveremo quelli che non antepongano all’amicizia onori, cariche politiche, comandi militari, pubblici poteri, ricchezze, così che, quando siano presentate da una parte queste cose e dall’altra il diritto dell’amicizia, non preferiscano di gran lunga quelle? Infatti debole è la natura per disprezzare il potere, che se anche abbiano conseguito mettendo da parte l’amicizia, pensano che ciò sarà coperto da un’ombra, perché l’amicizia è stata trascurata non senza una valida ragione. E così è molto difficile ritrovare una vera amicizia in quelli che vivono tra le cariche e la politica.
L’amico certo nella incerta sorte si discerne (Quinto Ennio)
Fides Base, poi, della stabilità e della costanza, che cerchiamo nell'amicizia, è la fiducia;. nulla, infatti, che sia infido, è stabile.
Si decide in fretta di essere amici, ma l'amicizia è un frutto che matura lentamente (Aristotele)       Non devono sussistere sazietà delle amicizie, come delle altre cose: quanto più è vecchia, come quei vini che sopportano l'invecchiamento, tanto più deve essere dolce, ed è vero ciò che si dice, che si devono mangiare molti moggi di sale assieme, perché sia soddisfatto il dovere dell'amicizia.  Le novità, poi, se portano una speranza, non sono certo da ripudiare, tuttavia l'anzianità deve essere mantenuta al suo posto. Grandissima è infatti la forza dell'anzianità e della consuetudine. […] E non solo in questo, ma anche in quelle cose che sono inanimate, prevale la consuetudine, poiché traiamo diletto dagli stessi luoghi, per quanto impervi e selvaggi, nei quali abbiamo dimorato più a lungo. 
Ma la cosa più importante nell'amicizia è l'essere allo stesso livello di chi ci è inferiore, […] in modo che, se hanno conseguito qualche eccellenza di virtù, di ingegno, di fortuna, ne facciano partecipi i loro (amici) e la condividano con i più vicini, sì che, se sono nati da umili genitori, se hanno parenti di animo o di fortuna troppo debole, aumentino le fortune di essi e siano per essi ad onore e dignità. Infatti il frutto dell'ingegno e della virtù e di ogni superiorità allora si coglie massimo, quando viene condiviso con chi ci è più vicino. 
Prima di contrarre amicizia, bisogna osservare; dopo averla contratta, bisogna fidarsi. (Matteo Ricci)
Bisogna scegliere quando si è giudicato, non giudicare quando si è scelto      Si deve decidere sull’amicizia quando il carattere è formato e l’età matura; […] diversità di caratteri mena con sé diversità di gusti , e la dissomiglianza di questi scioglie le amicizie. […]  Lo sregolato affetto, come spesso accade, non deve impedire agli amici di fare cose grandemente utili: […] spesso capitano cose importanti per le quali ci si deve allontanare dagli amici; […] in ogni circostanza si deve considerare e che cosa tu possa chiedere a un amico e che cosa tu sia disposto a concedere. […] Ma i più degli uomini non riconoscono buona alcuna cosa umana se non è fruttuosa, e per amici, come se fossero animali, scelgono soprattutto quelli dai quali possano sperar di ricavare frutto grandissimo.
     La sola fra le cose umane intorno alla cui necessità sono tutti unanimemente d’accordo, è l’amicizia; […] molte altre cose che a taluni sembrano ammirevoli, moltissimi vi sono che non le stimano un bel niente; sull’amicizia invece tutti fino all’ultimo la pensano allo stesso modo, […] e cioè che senza amicizia, la vita non è vita. […] Così  la natura non ama che vi sia cosa solitaria , e sempre s’appoggia  per così dire a un qualche sostegno; e gli amici più cari sono il più dolce dei sostegni.
Realizzato da GrigoroiuAndreea III Hs

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Liside

  • 3. « L'orgoglio è stoltezza, l'umiltà è saviezza » «Dunque, amico, chi è sapiente in amore non loda l'amato prima di averlo conquistato, poiché teme il futuro e come andrà a finire. Nel contempo i belli, quando qualcuno li loda e li esalta, si colmano di superbia e di orgoglio. […] Bisogna parlare all'amato, umiliandolo e sminuendolo e non, come fai tu, insuperbendolo e blandendolo »
  • 4. Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l'acquisto dell'amicizia. (Epicuro)
  • 5. La sapienza è all’originedell’amicizia «Dunque è così, caro Liside: le cose in cui siamo saggi tutti ce le affidano, Elleni e barbari, uomini e donne, e in esse faremo ciò che vogliamo e nessuno deliberatamente ce lo impedirà, ma in esse saremo liberi, comanderemo sugli altri, saranno cose nostre e quindi ne trarremo vantaggi. Invece le cose nelle quali non saremo abili nessuno ce le affiderà per farne quel che ci pare, ma tutti ce lo impediranno per quanto possono, non solo gli estranei ma anche nostro padre, nostra madre e coloro che ci sono ancora più vicini, e in esse dipenderemo dagli altri e ci saranno estranee, poiché non ne trarremo guadagno alcuno. Dunque allora saremo amici di qualcuno e qualcuno ci amerà in relazione a ciò in cui non potremo essere di utilità alcuna?» «No di certo», rispose. «Dunque ora né tuo padre ama te, né un altro amerà chi è inutile. Se dunque diventi sapiente, ragazzo, tutti ti saranno amici e intimi - perché sarai utile e buono - altrimenti nessun altro, nemmeno tuo padre, tua madre e i parenti ti saranno amici»
  • 6. Amiciziareciproca vs. amicizia non reciproca   «[…] E dimmi: quando uno ama un altro, chi dei due diventa amico dell'altro, chi ama di colui che è amato o chi è amato di colui che ama? O non c'è alcuna differenza?» «A me pare che non ci sia nessuna differenza», rispose. «Come dici? Dunque se uno solo ama l'altro, diventano entrambi amici uno dell'altro?», chiesi io. «Io la penso così», rispose. «E allora? Non è possibile che chi ama non venga ricambiato da colui che egli ama?» «è possibile». «E allora? è dunque possibile che chi ama sia odiato? Talvolta, ad esempio, gli innamorati credono di subire questo dai loro amati: infatti, pur amando quanto di più non potrebbero, alcuni credono di non essere ricambiati, altri addirittura di essere odiati. Non ti sembra che sia vero?» «è del tutto vero», rispose. «Dunque in questo caso uno ama e l'altro è amato?», chiesi. «Sì». «Chi dei due quindi è amico dell'altro? Chi ama di colui che è amato, sia nel caso in cui sia ricambiato sia in quello in cui sia odiato, o chi è amato di colui che ama? O in tal caso nessuno dei due è amico dell'altro, dato che entrambi non si amano a vicenda?» «Sembra proprio così». «Dunque ciò che pensiamo ora è diverso da quanto pensavamo in precedenza: allora pensavamo che se uno dei due prova amore, entrambi sono amici, ora invece pensiamo che nessuno dei due sia amico dell'altro, se non sono entrambi a provare amore». «è probabile», disse. «Dunque per chi ama non c'è amicizia se non è ricambiato». «No, pare». […] «Allora, a quanto pare, ciò che è amato è amico di ciò che lo ama, Menesseno, sia nel caso in cui ami sia in quello in cui odi; […] dunque ne consegue da questo ragionamento che amico non è chi ama ma chi è amato». «Sembra». «è dunque nemico chi è odiato e non chi odia». «Così pare». «Quindi molti sono amati dai nemici e odiati dagli amici e sono amici dei nemici e nemici degli amici, se amico è ciò che è amato e non ciò che ama. Eppure, caro amico, è del tutto privo di logica, anzi credo che sia impossibile essere nemico dell'amico e amico del nemico». «Mi sembra che tu dica la verità, Socrate», disse. «Dunque se questo è impossibile, ciò che ama sarebbe amico di ciò che è amato». «Così sembra», disse. «E quindi ciò che odia sarebbe nemico di ciò che è odiato; […] pertanto, spesso si è amici di coloro che non lo sono e spesso addirittura di coloro che sono nemici, quando si ama senza essere ricambiati o quando si ama chi invece nutre odio, e spesso si è nemici di coloro che non lo sono o addirittura di coloro che sono amici, quando si odia chi a sua volta non odia o addirittura nutre amore»
  • 7. Che cosa è un amico? Un altro me stesso.  (Zenone)
  • 8. “Il dio conduce sempre il simile verso il simile” «Il simile, in quanto simile, è amico del simile, e come tale è utile all'altro che è tale? O meglio: una qualunque cosa simile quale utilità o quale danno comporta a una qualunque cosa a essa simile che anche questa non possa comportare a se stessa? O cosa potrebbe subire che non possa subire anche per opera propria? Cose simili come potrebbero amarsi reciprocamente, se non ricevono alcun vantaggio l'una dall'altra? è possibile?» «Non lo è». «E ciò che non è amato, come può essere amico?» «In nessun modo». «Allora il simile non è amico del simile e il buono, in quanto buono, non in quanto simile, sarebbe amico del buono?» «Forse». «E allora? Il buono in quanto buono non sarebbe sufficiente in quanto tale a se stesso?» «Sì». «E chi è autosufficiente, nella misura della propria autosufficienza, non ha bisogno di nulla [...] E chi non ha bisogno di nulla, a nulla aspira [...] E colui che non desidera nulla, neppure ama [...]E chi non ama non è un amico [...] Dunque i buoni come saranno fin da principio amici dei buoni, se quando sono lontani non si desiderano a vicenda - infatti anche quando sono separati sono autosufficienti - e quando sono vicini non hanno un'utilità reciproca? Quale stratagemma potrebbe farli apprezzare vicendevolmente?» «Nessuno», rispose.«E non potrebbero essere amici se non si apprezzano a vicenda».
  • 9. L'opposizione è vera amicizia (William Blake) «[...] le cose più simili sono piene di invidia, rivalità e ostilità reciproca, mentre quelle più dissimili sono le più propense all'amicizia: infatti il povero è costretto a essere amico del ricco, il debole del forte per averne aiuto, il malato del medico e chiunque non sa cerca e ama chi sa [...] il simile è assai lontano dall'essere amico del simile, anzi sarebbe proprio il contrario, dal momento che l'opposto è amico soprattutto del suo opposto, poiché ogni cosa desidera il suo contrario, non il simile. Il secco desidera l'umido, il freddo il caldo, l'amaro il dolce, l'acuto l'ottuso, il vuoto il pieno, il pieno il vuoto e così via, secondo il medesimo rapporto. Il contrario infatti è nutrimento per il contrario, mentre il simile non trae vantaggio alcuno dal simile» […] «E dunque, diranno (gli antilogici), ciò che è nemico è amico di ciò che è amico o amico di ciò che è nemico?» «Né l'una né l'altra cosa» rispose. «Ciò che è giusto di ciò che è ingiusto, ciò che è saggio di ciò che è intemperante, ciò che è buono di ciò che è cattivo?» «Non credo che le cose stiano così». Io dissi: «E tuttavia se una cosa è amica di un'altra in base alla contrarietà, è necessario che anche queste cose siano amiche. Dunque né il simile è amico del simile né il contrario è amico del contrario».
  • 10. La causa e il fine dell’amicizia « [...] amico del bello e del buono è ciò che non è né buono nè cattivo. A me sembra che ci siano come tre categorie: il buono, il cattivo e ciò che non è né buono né cattivo. [...] E che né il buono sia amico del buono né il cattivo del cattivo nè il buono del cattivo, come neppure il ragionamento precedente consente. Resta allora che, se una cosa è amica di un'altra, ciò che non è né buono né cattivo sia amico o del buono o di ciò che è tale quale esso è, cioè né buono né cattivo, perché una cosa non potrebbe essere amica del cattivo, né il simile del simile. [...] Dunque ciò che è tale e quale ad esso non sarà amico né del buono né del cattivo. Quindi ne risulta che solo al buono è amico unicamente ciò che non è né buono né cattivo. [...] Se vogliamo considerare il corpo sano, esso non ha affatto bisogno della medicina né di un aiuto, infatti è autosufficiente, sicché nessuno, quando sta bene, è amico del medico, considerata la sua buona salute. Invece il malato, credo, lo è a causa della malattia. Dunque la malattia è un male, mentre la medicina è cosa utile e buona. E il corpo in quanto corpo non è né buono né cattivo. Il corpo è costretto dalla malattia ad accettare e amare la medicina. Quindi ciò che non è né cattivo né buono diviene amico del buono per la presenza di un male?» «A quanto pare». «Ma è chiaro che ciò avviene prima che esso diventi cattivo a causa del male che ha, perché una volta diventato cattivo non potrebbe desiderare ancora il bene ed esserne amico, dato che dicevamo che è impossibile che il cattivo sia amico del buono». «Infatti è impossibile». [...]«E dunque ciò che non è né cattivo né buono, quando è presente un male, talvolta non è ancora cattivo, ma lo è quando ormai è diventato tale. Dunque, quando pur essendo presente un male, esso non è ancora cattivo, questa presenza gli fa desiderare il bene, quando invece lo rende cattivo, lo priva anche del desiderio e dell'amore per il bene. Infatti non è più né cattivo né buono, ma cattivo, e il cattivo non è amico del buono, dicevamo». «No, infatti». [...] «Dunque ciò che non è né cattivo né buono, a causa di ciò che è cattivo e nemico, è amico del bene in vista di ciò che è buono e amico. Dunque ciò che è amico è amico in vista di ciò che è amico e a causa di ciò che è nemico»
  • 11. La presenza del male original’amicizia «Quindi allora il bene è amato a causa del male, e le cose stanno così: se delle tre categorie che enumeravamo poco fa, cioè il buono, il cattivo e ciò che non è né buono né cattivo ne fossero conservate due, mentre il male si togliesse di mezzo e non si attaccasse a nulla, né al corpo, né all'anima né alle altre cose che diciamo non essere in sé né cattive né buone, allora il bene non ci sarebbe per niente utile ma sarebbe diventato inutile? Se infatti nulla ci potesse più danneggiare, non avremmo bisogno di alcun aiuto e così diventerebbe chiaro che accoglievamo e amavamo il bene a causa del male, pensando che il bene fosse un rimedio al male e il male una malattia: ma se non c'è la malattia, non c'è nemmeno bisogno di una medicina. Dunque il bene è così per sua natura e a causa del male esso è amato da noi, che siamo a metà tra il male e il bene, mentre esso per se stesso non ha alcuna utilità?» «Sembra che sia così», rispose.
  • 12. Per primo si sviluppò il Desiderio, che fu il primo germe del Pensiero. (Rig Veda Samhita)
  • 13. Desiderio, la causadell’Amicizia «Dunque se i mali spariscono, ci saranno i desideri che non sono né buoni nè cattivi». «Sembra». «è dunque possibile che chi desidera e ama non sia amico di chi desidera e ama?» «Non mi sembra». «Dunque, a quanto pare, ci saranno alcune cose amiche, anche se i mali spariscono. E se il male fosse causa dell'amicizia, sparito questo, una cosa non potrebbe certo essere amica di un'altra: infatti, venuta meno la causa, sarebbe impossibile che esistesse ancora ciò di cui questa era la causa». [...] «Dunque realmente, come dicevamo poco fa, il desiderio è causa dell'amicizia, e ciò che desidera è amico di ciò che è desiderato, quando lo desidera. [...] Tuttavia, ciò che desidera, desidera ciò di cui è privo, e quindi ciò che è mancante è amico dì ciò che manca?» «Così credo». «Ed è privo di ciò che gli è stato eventualmente sottratto». «E come no?» «Allora, a quanto pare, l'amore, l'amicizia e il desiderio lo sono di ciò che è proprio, come sembra, Menesseno e Liside». Assentirono. «Se voi dunque siete amici uno dell'altro, per natura siete in un certo qual modo affini l'uno all'altro. E se pertanto uno desidera o ama l'altro, ragazzi miei, non potrebbe mai desiderarlo né amarlo né essergli amico, se non fosse affine all'oggetto del suo amore o nell'anima o in qualche altra attitudine dell'anima o nei comportamenti o nell'aspetto», dissi io.
  • 14. Che cos’è l’amicizia, dunque? Aporia = dal greco ἀπορία  (passaggio impraticabile, strada senza uscita), nella filosofia greca antica indicava l'impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che per quanto opposte sembravano entrambe apparentemente valide «Dunque cosa ricaveremo ancora dalla discussione? O è evidente che non ricaveremo nulla? Dunque vi prego, come fanno gli esperti nei tribunali, di riflettere su tutto ciò che si è detto. Se infatti né gli amati né gli amanti, né i simili né i dissimili, né i buoni, né gli affini, né tutte le altre condizioni che abbiamo enumerato - io infatti non me le ricordo, dato il loro gran numero - se nulla di ciò è amico, non so più cosa dire».
  • 15. L'amicizia è una cosa strana: non si può stabilire da che cosa nasce, ma quando c'è la si sente. (Nancy Hartwell)
  • 17. FANNIO: [...] Ma, dal momento che hai fatto menzione dell’amicizia e siamo liberi da ogni occupazione, mi farai cosa molto gradita – e spero anche a Scevola – se, allo stesso modo in cui sei solito fare circa le altre cose su cui è richiesto il tuo parere, così vorrai discutere sull’amicizia: cosa ne pensi, quale credi sia la sua natura, che consigli dai. [...] LELIO: In verità non mi dispiacerebbe, se avessi fiducia in me stesso: infatti l’argomento è bellissimo e, come ha detto Fannio, siamo liberi da ogni impegno. Ma chi sono io? Che capacità ho? È questa un’abitudine dei dotti, e precisamente di quelli Greci, che venga ad essi sottoposto un argomento sul quale improvvisare discutendo. [...] Quanto a me, posso solo consigliarvi di anteporre l’amicizia a tutti gli umani sentimenti; nulla è infatti tanto consono alla natura, tanto adatto sia nella buona che nella cattiva sorte.
  • 18. C.E. dell’amicizia […] L’amicizia non vi può essere che tra i buoni. […] Coloro i quali si comportano in modo tale e in modo tale vivono, che si constati la loro lealtà, la loro integrità, il loro sentimento dell’equità, la loro generosità, né sia in essi cupidigia alcuna, alcuna sfrenatezza di passioni e temerarietà, e abbiano gran fermezza di carattere, costoro sì pensiamo che sian da chiamare buoni […]poiché seguono, per quanto gli uomini possono, la natura, che è la miglior guida a vivere bene.
  • 19. Quale valore è più importante? Alcuni le antepongono la ricchezza, altri la buona salute, altri la potenza, altri gli onori, molti anche i piaceri. Questa ultima cosa è propria delle bestie, le altre poi sono passeggere e incerte, poiché non tanto dipendono dal nostro senno, quanto dal capriccio della fortuna. Quelli poi che pongono il bene supremo nella virtù, fanno sì benissimo, però questa virtù stessa genera e mantiene l’amicizia, né l’amicizia senza la virtù in alcun modo può esservi.
  • 20. L'amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce. (Francesco Bacone)
  • 21. L’amicizia tiene uniti in sé moltissimi beni: dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo è esclusa, non è mai intempestiva, non è mai molesta. […] L’amicizia fa più splendida la buona fortuna e più lieve l’avversa, condividendola e facendola così anche propria. […] Ci fa splendere innanzi la buona speranza sull’avvenire e non lascia che l’anima s’indebolisca e si prostri.
  • 22. Il dualismo di Empedocle Raccontano che un filosofo d’Agrigento rivelò in versi greci che tutte le cose le quali nella natura e nell’universo intero sono immote o si muovono, tutte le compone l’amicizia, le dissipa la discordia.
  • 23. L'amicizia è sempre una dolce responsabilità, ma non è mai un'opportunità (KahlilGibran )
  • 24. Va innanzitutto considerato se l’amicizia sia desiderata a causa della (nostra) debolezza e del bisogno, in modo che, dando e ricevendo favori, ciascuno riceva dagli altri e a sua volta ricambi ciò che da se stesso non può fare; o, sia pure questo proprio dell’amicizia, la causa è un’altra, più intima, più bella e più veramente naturale. L’amore infatti, da cui prende nome l’amicizia, è la prima spinta a volersi bene. Infatti spesso si ottengono vantaggi anche da parte di coloro che vengono ossequiati con finta amicizia e riveriti per opportunità del momento, mentre nell’amicizia nulla è finto, nulla simulato: tutto quel che vi è, è genuino e spontaneo. […] Se alcuni poi credono che essa (l’amicizia) derivi dalla debolezza, in modo che vi sia qualcuno attraverso il quale ottenere ciò di cui ognuno è privo, davvero attribuiscono, per così dire una nascita umile e molto poco nobile all’amicizia, che vogliono nata dalla miseria e dal bisogno. Se fosse così, quanto uno meno avesse stima di se stesso, tanto più sarebbe adatto all’amicizia. E invece la cosa è assai diversa. Infatti, quanto più uno confida in se stesso e quanto più è dotato di virtù e di saggezza, in modo da non aver bisogno di nessuno e da pensare di avere in se stesso ogni risorsa, tanto più è bravo nel cercare e nel coltivare le amicizie. […] Se l’utilità unisse le amicizie, mutata che fosse, anche le scioglierebbe; ma poiché la natura non si può mutare, per questo le vere amicizie durano eterne.  
  • 25. Un amico al potere è un amico perso (Henry Adams) Allora ascoltate, ottimi amici, le cose che molto spesso venivano dibattute circa l’amicizia tra me e Scipione. Benché egli affermasse che senza dubbio niente è più difficile del conservare un’amicizia fino all’ultimo giorno della vita. Infatti o spesso succede che non importa la stessa cosa, oppure che non si abbiano le stesse idee circa lo Stato; diceva anche che spesso mutano i costumi degli uomini, a volte a causa di avvenimenti sfavorevoli. Altre per l'aumentare del peso dell'età. […] E in realtà si può vedere questo, che coloro che in precedenza sono stati di carattere trattabile vengono cambiati dal comando, dal potere, dalla prosperità, da essi vengono disprezzate le vecchie amicizie, e sono portati verso nuove. 
  • 26. Prima legge dell’amicizia Si sancisca dunque questa legge nell'amicizia, che non chiediamo noi cose turpi né le facciamo se pregati, […] che agli amici chiediamo cose oneste, che per causa degli amici facciamo cose oneste senza neppure aspettare di esserne richiesti, vi sia sempre sollecitudine, non vi sia esitazione, anzi osiamo dare un consiglio apertamente. Moltissimo valga nell'amicizia l'autorità degli amici che ci incitano al bene ed essa sia utilizzata per ammonire non solo apertamente, ma anche severamente, se la circostanza lo richiederà, e si ubbidisca a tale autorità. 
  • 27. L’ossequio partorisce amici, la verità odio Gli amici li si devono ammonire e rimproverare, e ammonizione e rimprovero si devono accogliere amichevolmente, quando son fatti con animo benevolo. […] Infesta è la verità se da lei nasce odio, che è veleno dell’amicizia; ma la compiacenza ossequiosa è molto più infesta, poiché lascia andare l’amico alla rovina, essendo indulgente verso i suoi difetti. […] Catone soleva dire “Rendono a certuni miglior servizio aspri nemici, di quegli amici che han l’aria d’esser dolci: quelli spesso dicono il vero, questi mai.” […] Bisogna, quindi dolersi della colpa (non del rimprovero), godere della correzione.
  • 28. Ragion d'essere dell'amicizia sono il bisogno reciproco e il mutuo aiuto. (Matteo Ricci)
  • 29. Nulla è infatti più piacevole della ricompensa dell'affetto, nulla più piacevole dello scambio reciproco di attenzioni e favori. […] Non c'è nulla che alletti e attragga a sé nessuna cosa quanto all'amicizia la somiglianza, si concederà che è vero che i buoni amano i buoni e li attirano a sé come se fossero uniti per parentela e per natura. Niente è infatti più bramoso e più desideroso dei suoi simili quanto la natura. […] Per i buoni tra i buoni v’è un necessario volersi bene, e questa è la fonte dell’amicizia costituita dalla natura.
  • 30. Limiti dell’affetto Esistono tre opinioni sui limiti dell’affetto (Lelio vi è in disaccordo): Bisogna provare lo stesso affetto per l’amico quanto quello che si ha per se stessi (ma le cose che noi non faremmo mai per noi, le faremmo per i nostri amici) Bisogna provare per l’amico tanto affetto quanto egli ne prova per noi (ma la vera amicizia non bada a non dare più di quanto non abbia ricevuto) Bisogna stimare l’amico quanto si stima se stessi (un amico vero fa di tutto per sollevare l’anima prostrata dell’amico e condurla a speranze e pensieri migliori)
  • 31. I limiti dell’amicizia secondo Lelio  Quando i costumi degli amici siano stati corretti, allora vi sia tra essi comunione di ogni cosa, di decisioni, di volontà, senza eccezione alcuna; in modo anche che, se per un caso capitasse che siano da sostenere propositi degli amici non troppo giusti, nei quali sia in gioco la loro vita o il loro buon nome, ci si debba scostare dalla via, purché non ne derivi un grande disonore.
  • 32. Una nuova conoscenza è un esperimento, un nuovo amico è un rischio. (EzraPound) Capre e pecore, quante uno ne abbia, lo può dire; quanti amici abbia, non lo può dire; nel procurarsi quelle si mette impegno, nello scegliere gli amici si è negligenti e non si hanno, per così dire, segni ed indizi dai quali giudicare coloro che sono idonei all’amicizia. Si devono perciò scegliere uomini decisi e costanti, genere del quale vi è grande penuria. E certamente è arduo giudicare uno se non è messo alla prova, e bisogna poi sperimentare nella stessa amicizia.
  • 33. Spesso alcuni si vedono quanto siano leggeri quando si tratti di poco denaro; altri, invece, che non ha potuto smuovere una piccola somma, si riconoscono davanti ad una somma cospicua. E se anche se ne saranno trovati alcuni che ritengano vergognoso preferire la moneta all’amicizia, dove troveremo quelli che non antepongano all’amicizia onori, cariche politiche, comandi militari, pubblici poteri, ricchezze, così che, quando siano presentate da una parte queste cose e dall’altra il diritto dell’amicizia, non preferiscano di gran lunga quelle? Infatti debole è la natura per disprezzare il potere, che se anche abbiano conseguito mettendo da parte l’amicizia, pensano che ciò sarà coperto da un’ombra, perché l’amicizia è stata trascurata non senza una valida ragione. E così è molto difficile ritrovare una vera amicizia in quelli che vivono tra le cariche e la politica.
  • 34. L’amico certo nella incerta sorte si discerne (Quinto Ennio)
  • 35. Fides Base, poi, della stabilità e della costanza, che cerchiamo nell'amicizia, è la fiducia;. nulla, infatti, che sia infido, è stabile.
  • 36. Si decide in fretta di essere amici, ma l'amicizia è un frutto che matura lentamente (Aristotele) Non devono sussistere sazietà delle amicizie, come delle altre cose: quanto più è vecchia, come quei vini che sopportano l'invecchiamento, tanto più deve essere dolce, ed è vero ciò che si dice, che si devono mangiare molti moggi di sale assieme, perché sia soddisfatto il dovere dell'amicizia.  Le novità, poi, se portano una speranza, non sono certo da ripudiare, tuttavia l'anzianità deve essere mantenuta al suo posto. Grandissima è infatti la forza dell'anzianità e della consuetudine. […] E non solo in questo, ma anche in quelle cose che sono inanimate, prevale la consuetudine, poiché traiamo diletto dagli stessi luoghi, per quanto impervi e selvaggi, nei quali abbiamo dimorato più a lungo. 
  • 37. Ma la cosa più importante nell'amicizia è l'essere allo stesso livello di chi ci è inferiore, […] in modo che, se hanno conseguito qualche eccellenza di virtù, di ingegno, di fortuna, ne facciano partecipi i loro (amici) e la condividano con i più vicini, sì che, se sono nati da umili genitori, se hanno parenti di animo o di fortuna troppo debole, aumentino le fortune di essi e siano per essi ad onore e dignità. Infatti il frutto dell'ingegno e della virtù e di ogni superiorità allora si coglie massimo, quando viene condiviso con chi ci è più vicino. 
  • 38. Prima di contrarre amicizia, bisogna osservare; dopo averla contratta, bisogna fidarsi. (Matteo Ricci)
  • 39. Bisogna scegliere quando si è giudicato, non giudicare quando si è scelto Si deve decidere sull’amicizia quando il carattere è formato e l’età matura; […] diversità di caratteri mena con sé diversità di gusti , e la dissomiglianza di questi scioglie le amicizie. […] Lo sregolato affetto, come spesso accade, non deve impedire agli amici di fare cose grandemente utili: […] spesso capitano cose importanti per le quali ci si deve allontanare dagli amici; […] in ogni circostanza si deve considerare e che cosa tu possa chiedere a un amico e che cosa tu sia disposto a concedere. […] Ma i più degli uomini non riconoscono buona alcuna cosa umana se non è fruttuosa, e per amici, come se fossero animali, scelgono soprattutto quelli dai quali possano sperar di ricavare frutto grandissimo.
  • 40. La sola fra le cose umane intorno alla cui necessità sono tutti unanimemente d’accordo, è l’amicizia; […] molte altre cose che a taluni sembrano ammirevoli, moltissimi vi sono che non le stimano un bel niente; sull’amicizia invece tutti fino all’ultimo la pensano allo stesso modo, […] e cioè che senza amicizia, la vita non è vita. […] Così la natura non ama che vi sia cosa solitaria , e sempre s’appoggia per così dire a un qualche sostegno; e gli amici più cari sono il più dolce dei sostegni.