2. 2
La ricerca kantiana si inquadra:
• nella mentalità razionalistica
• nella critica dell’illuminismo
3. 3
Il motto di Kant: “ saper aude”
“ abbi il coraggio della tua intelligenza “
l’autore sostiene che in tutti i campi, dalla scienza alla politica debba prevalere
la ragione perché siano debellate la superstizione, il fanatismo e l’intolleranza.
Kant, erede della tradizione empirica, crede che la ragione non sia infinita,
ma anzi debba assumersi il compito di stabilire possibilità e limiti del proprio
impiego.
4. 4
Egli esprime il suo progetto filosofico, in un celebre saggio intitolato:
“ Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica “.
In questo saggio mostra come,lasciata a se stessa e priva del terreno sicuro
dell’esperienza, la ragione persegua i più bizzarri e stravaganti percorsi.
E’ la prima intuizione della necessità di superare
la tradizione metafisica razionalistica
di Leibniz e di Wolff
5. 5
E’ il risveglio dal suo sonno
dogmatico ( metafisico)
A tal proposito scrive una dissertazione dal titolo :
“ La forma e i principi del mondo sensibile e intellegibile ”
Tale dissertazione costituisce una tappa significativa
verso “la fase critica” della sua riflessione
6. 6
A 57 anni di età scrive: “La critica della ragion pura “
…. “ E’ il libro più importante che sia stato scritto in Europa “
( A.Schopenhauer)
7. 7
Da dove muove i primi passi la ricerca kantiana ?
Dalla constatazione che la metafisica, a differenza della scienza, è un
campo di battaglia di opinioni differenti.
Tra le opinioni differenti è bene ricordare :
• l’opposizione tra razionalismo ed empirismo
8. 8
I razionalisti, a partire da Cartesio, avevano posto
il fondamento di tutta la conoscenza
umana nella coscienza
Per gli empiristi, tutto il nostro sapere deriva dai sensi.
9. 9
Locke, massimo esponente di questo ultimo indirizzo di
pensiero, aveva infatti affermato:
“Quod est in intellectu prius fuerit in sensu”
(Nell’intelletto vi è tutto quello che prima sarà nei sensi)
…e Hume era giunto ad un esito scettico:
“le impressioni sensoriali non ci assicurano una
conoscenza certa né necessaria”.
10. 10
In breve: il razionalismo era dogmatico in quanto dava
per scontata la certezza delle nostre conoscenze,
senza curarsi però dell’ esperienza.
… mentre l’empirismo sfociava nello scetticismo:
perché incapace di determinare le condizioni
necessarie e universali del conoscere
11. 11
Di quali giudizi si servono i Razionalisti ?
dei giudizi analitici a priori
Di quali giudizi si servono gli Empiristi ?
dei giudizi sintetici a posteriori
12. 12
Per superare tale difficoltà Kant immagina di demandare la questione
al tribunale della ragione per risolvere la controversia tra:
• dogmatismo
• scetticismo
Ci sarà un verdetto impietoso per entrambi a causa
della loro unilateralità !
13. 13
La ragione, nel corso del suo autoesame, respingerà :
• sia la tesi dell’ empirismo ( secondo cui non esiste altro fondamento
della conoscenza se non l’esperienza sensibile che non ha i caratteri
della universalità e della necessarietà ) ;
• sia la tesi del razionalismo (secondo cui è possibile una conoscenza
“a priori” cioè che va oltre i limiti dell’esperienza).
Anticipando le conclusioni di kant egli affermerà:
la possibilità di una “ conoscenza rigorosamente
universale e necessaria” ottenibile però sempre e
soltanto nell’ambito della esperienza possibile.
14. 14
Qualora si volesse cogliere l’incondizionato e l’assoluto
si farebbe come quella colomba che per essere più leggera e libera vuole fare
a meno dell’aria.
Ma senza aria cade e perisce.
Accadrebbe la stessa cosa alla ragione
se volesse fare a meno dell’esperienza.
15. 15
E’ un destino della ragione umana
vuol spaziare oltre i suoi confini e costruire grandi castelli !
… ma alla fine è utile domandarsi,
ma essi avranno solide e valide fondamenta ?
E’ giunto il momento, sostiene Kant, di porre i giusti limiti
all’invadenza della ragione
16. 16
Solo l’esperienza rappresenta tali limiti.
In che modo ?
Circoscrivendo il campo al cui interno
la nostra mente può applicare i propri concetti.
… ogni nostra conoscenza nasce dall’esperienza, che stimola i nostri
sensi e muove l’attività dell’intelletto… il tutto in una sintesi di esperienza
e concetti
17. 17
Kant parla con orgoglio della soluzione prospettata dal proprio sistema
definito criticismo.
“Criticare”, nel linguaggio kantiano, conformemente alla etimologia greca,
significa infatti :
• giudicare
• distinguere
• valutare
• soppesare
E’ una impresa che richiede un cambiamento:
• sia di metodo
• che di prospettiva
18. 18
Kant dice:
…. la matematica e la fisica hanno imboccato la strada giusta.
Sono ciò che sono, per effetto di una rivoluzione attuata tutta di
un colpo.
Riguardo ad esse basta domandarsi come siano possibili.
… per la metafisica il discorso è diverso in quanto essa non ha
ancora trovato il metodo corretto.
Ecco la domanda:
Come ritrovare anche per la metafisica quel cammino sicuro e
spedito che, agli occhi del filosofo, caratterizza le scienze ?
19. 19
Ecco la risposta di Kant:
…. Si prenda, ad esempio, la fisica e si veda in che cosa consiste il suo
metodo, recentemente rivoluzionato da Copernico, Galileo, Bacone e Newton.
Si ci accorge che questi studiosi non si limitano a rappresentare la natura in
modo passivo, ma la interrogano costringendola a rispondere alle proprie
domande cariche di ipotesi e di intuizioni;
… tale deve essere il metodo da adottare in metafisica.
20. 20
Come nel caso della matematica e della fisica, bisogna adottare una
“ rivoluzione copernicana ” anche per la metafisica:
• far dipendere l’oggetto dal soggetto conoscente.
Cosa vuol significare tale assunto ?
Assumere l’ipotesi che possiamo conoscere con certezza le cose solo
in quanto esse si presentano ad un soggetto che non è puro ricettore,
ma attivo organizzatore dell’esperienza.
E’ da tener presente che il soggetto e le sue facoltà intellettive
condizionano il modo in cui gli oggetti vengono compresi. Il rapporto
soggetto-oggetto concorre attivamente alla costituzione
dell’esperienza conoscitiva
21. 21
Si sono create le premesse per un nuovo modo
di affrontare i problemi della conoscenza.
Da ora in poi il processo conoscitivo parte
dall’esperienza sensibile.
23. 23
Le cose del mondo sono fuori
di noi, per coglierle occorre
la nostra percezione.
Il modo con cui esse sono colte
dipende dalla predisposizione
del nostro intelletto.
Cioè dalle condizioni
innate “ a priori”
Tali forme ”a priori”
non appartengono
al singolo individuo
ma alla stessa
natura umana
24. 24
In che cosa dunque consiste “ la rivoluzione copernicana”
operata da Kant ?
E’ un nuovo rapporto che si viene a configurare nel processo conoscitivo
dove il soggetto gioca un ruolo attivo e propositivo.
Si compie in tal modo il progetto della modernità già intuito da Bacone
il quale aveva detto che l’uomo è il signore della natura e più precisamente
… la sovranità dell’uomo sta nelle scienze.
25. 25
Tale progetto viene a precisarsi e a determinarsi in modo più chiaro
poichè Kant specifica :
… è l’uomo a dettare le sue leggi alla natura,
ordinando e classificando i fenomeni grazie
alle forme della propria sensibilità e
del proprio intelletto.
26. 26
La riflessione kantiana
riguarda quasi tutto
il territorio
della filosofia
spaziando dal
problema
della conoscenza
(gnoseologia)
a quello del
comportamento
morale e sociale
(etica e politica)
a quello del
bello
(estetica)
In ciascuno di questi campi Kant ha dato risposte epocali che
hanno segnato una importante “ svolta culturale “.
27. 27
Le tre critiche :
LA CRITICA DELLA RAGION PURA
ovvero il problema della conoscenza;
LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA
ovvero il problema morale;
LA CRITICA DEL GIUDIZIO
ovvero il problema estetico
28. 28
Il problema della conoscenza
LA CRITICA DELLA RAGION PURA
La prima delle tre critiche kantiane contiene nel titolo il riferimento
“alla ragion pura”.
Kant giudica necessario sottoporre a un’analisi critica
(che ne valuti cioè la possibilità e i limiti) la “ ragione
in quanto tale ”, ossia “ a priori ” prima ancora di
ogni esperienza (tale è il significato di “ragion pura)
29. 29
Ecco l’interrogativo di fondo che Kant si pone di risolvere nella prima critica:
Che cosa posso conoscere ?
Per prima cosa è necessario interrogarci su come siano costruiti
“ i giudizi della matematica e della fisica ”
ossia del sapere scientifico
30. 30
Il sapere scientifico
è certo
e sicuro
una volta capito
ciò
potremmo confrontarlo
con quello
della metafisica
coglierne
la differenza
e capire dove
si annida
l’errore
della metafisica
32. 32
La matematica
e
la fisica
Ecco la risposta di Kant :
si avvalgono di
giudizi sintetici
a priori
Le proposizioni
della scienza
sono dette
giudizi
perché costituite
da un
soggetto + predicato
33. 33
Tutto il sapere si
costruisce
in questo modo
aggiungendo un
predicato
a un soggetto
(giudizi)
subito
e
poi
di conseguenza i giudizi sono la trama essenziale del conoscere
34. 34
A questo punto il problema è :
• ricercare una forma di giudizio in grado di collegare
concetti ed esperienza
Quali sono allora i giudizi offerti dalla tradizione logica che
Kant ha a disposizione ? :
• i giudizi analitici
• i giudizi sintetici
35. 35
I giudizi analitici
hanno
il predicato
compreso
nel soggetto
sono
giudizi
rigorosi
ma
“a priori”
nel senso che
il loro contenuto
non deriva
dall’esperienza
sono dotati dei
caratteri
dell’universalità
e della necessità
ma sono privi
di novità
il predicato
non aggiunge
nulla di nuovo
al concetto
del soggetto
36. 36
I giudizi sintetici
il predicato
offre
un contenuto
informativo nuovo
sono
giudizi
che dipendono
direttamente
dall’esperienza
non sono dotati
dei
caratteri
dell’universalità
e della necessità
estendono
la
conoscenzaessi sono
“a posteriori”
37. 37
Sia i giudizi analitici “a priori “ che
i giudizi sintetici “a posteriori “
sono entrambi unilaterali
e
di conseguenza
non validi dal punto di vista scientifico
38. 38
Ecco che Kant ipotizza un terzo tipo di giudizio:
i giudizi sintetici a priori
Tali giudizi :
• sono possibili
• hanno il rigore matematico (necessità e universalità)
• derivano dall’esperienza
• estendono la conoscenza
39. 39
La domanda che ora Kanti si pone è :
“ come sono possibili i giudizi i giudizi sintetici a priori ?”
Questo interrogativo Kant lo definisce “trascendentale”
…. chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi in generale,
non tanto di oggetti, quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti
nella misura in cui questo deve essere possibile “ a priori “ (Kant)
40. 40
Kant, ed è evidente, non tende in alcun modo ad ampliare il sapere scientifico né
è interessato a studiare gli oggetti della scienza o della matematica o della fisica,
ma
conoscere come funziona il sapere scientifico
quali sono le sue condizioni di possibilità a priori,
e quindi procedere a una sua legittimazione trascendentale
42. 42
Quali sono le facoltà conoscitive dell’uomo?
la sensibilità
Kant ne individua due
l’intelletto
e
43. 43
La sensibilità è trattata da Kant nell’ Estetica trascendentale
non teoria del bello o del gusto
Estetica ma teoria che attiene ai principi della conoscenza
aίsthesis in greco significa appunto “sensibilità”
44. 44
Quali sono le caratteristiche della sensibilità ?
La sensibilità ha una duplice fisionomia :
passiva
quando riceve dall’esperienza esteriore
i dati percettivi
attiva
quando organizza il materiale che riceve
dall’esterno attraverso due forme a priori:
lo spazio e il tempo
45. 45
Che cosa sono lo spazio e il tempo ?
• sono le forme a priori della conoscenza sensibile
• non derivano dall’esperienza
• ma sono le condizioni in virtù delle quali è possibile
la conoscenza degli oggetti.
46. 46
Lo spazio
è una rappresentazione necessaria a priori
sta a
fondamento
di tutte
le intuizioni
delle cose esterne
Senza la forma a priori dello spazio non è
possibile alcuna rappresentazione
è la condizione
possibile dei
fenomeni
è la forma del senso esterno
fonda la geometria
47. 47
Il tempo è una condizione a priori di ogni fenomeno generale
è il fondamento
su cui
si basa
l’aritmetica
la nostra coscienza
è la forma
del senso
interno
perché solo in virtù di esso possiamo intuire il
concetto di numero
48. 48
Colte le forme dello spazio e del tempo ne consegue che nella
nostra conoscenza sensibile il materiale empirico deve apparirci
o sotto la forma dello spazio o sotto la forma del tempo.
Sia le rappresentazioni esterne che quelle interne ci
sono date come fenomeni.
Il fenomeno è ciò che appare
gli oggetti sono “ fenomeni”
ossia nostre rappresentazioni delle cose in sé
49. 49
Kant stabilisce una distinzione tra le cose come sono in sé
(che non possiamo conoscere) e le cose come rappresentazioni.
La rappresentazione delle
cose è il fenomeno
ossia l’apparire delle cose a noi
(alla nostra soggettività umana)
La cosa in sé
è pensabile
ma non
conoscibile
il pensabile è il noumeno
(ossia la realtà pensabile)
50. 50
La cosa in sé
non è conoscibile
perchè ammetterla ?
perché allora non sbarazzarsene ?
(come faranno poi gli idealisti dopo Kant)
La cosa in sé sta lì a segnalare il limite invalicabile della scienza:
fuori ed indipendente dall’intelletto
51. 51
Tale limite ci segnala
che la nostra rappresentazione
non si identifica con la realtà assoluta
né la può mai esaurire
52. 52
Nell’Analitica trascendentale Kant passa a studiare le caratteristiche dell’intelletto
Se la sensibilità ci trasmette una molteplicità di sensazioni:
• ottiche
• acustiche
• sensoriali in genere
collegate tra loro grazie allo spazio e il tempo (le due forme a priori della
sensibilità )
Come avviene la sintesi di ciò che percepiamo ?
attraverso il concetto
53. 53
Che cosa è dunque il concetto ?
È ciò che produce sintesi e determinatezza dando unità all’oggetto
Ecco perché Kant dice che senza l’intelletto
(cioè senza il concetto intellettuale),
nessun oggetto potrebbe essere pensato
Senza l’intelletto non c’è null’altro
che il disordine
delle sensazioni
54. 54
Ed ancora:
l’intelletto non è a contatto diretto con la realtà, può
agire solo sul materiale che gli viene dato dalla sensibilità
ecco perché la
sensibilità e l’intelletto
costituiscono una coppia
necessaria e indissociabile
55. 55
Ma quali sono le funzioni dell’intelletto ?
Le categorie o concetti puri
sono le funzioni di cui l’intelletto
si serve per ordinare e unificare
i fenomeni
sotto una comune
rappresentazione
56. 56
Già Aristotele aveva individuato dieci categorie:
• sostanza
• qualità
• quantità
• relazione
• luogo
• tempo
• agire
• patire
• avere
• giacere ( nel senso di essere in situazione)
57. 57
Kant ritiene che Aristotele abbia proceduto affrettatamente, inserendo
nella sua tavola categoriale anche “ dei modi della sensibilità pura “,
come ad esempio tempo :
• tempo
• luogo
• situazione
Sempre convinto della difettosità della tavola aristotelica, Kant procede
a fondare siffatte categorie sulla tavola dei giudizi
58. 58
In altri termini:
pensare non è altro che giudicare, ossia attribuire un predicato a un
soggetto, per determinare le categorie basta riferirsi alla tavola dei
giudizi.
Infatti:
quanti sono i modi di giudicare (ossia di pensare), tante saranno le
tipologie o schemi delle categorie.
59. 59
Alla tavola dei giudizi corrisponderà, pertanto, la tavola delle categorie,
come nello schema seguente:
Tavola dei giudizi
quantità
singolari
sarticolari
universali
qualità
affermativi
negativi
infiniti
relazione
categorici
ipotetici
disgiuntivi
modalità
problematici
assertori
apodittici
Tavola delle categorie
quantità
unità
pluralità
totalità
qualità
realtà
negazione
relazione
Inerenza e sussistenza
(sostanza e accidente)
causalità e dipendenza
(causa ed effetto)
comunanza
(azione reciproca tra
agente e paziente)
modalità
possibilità – impossibilità
esistenza – insistenza
necessità - contigenza
60. 60
il quadro delle categorie ci offre tutto il repertorio possibile
dei concetti puri
di cui si serve
l’intelletto
nella sua attività conoscitiva
61. 61
Chiarite le funzioni della sensibilità e dell’intelletto con tutte le loro
rispettive attività, Kant si pone ora
il problema gnoseologico fondamentale
Trovare il principio di unificazione della conoscenza
il principio che sovrintende ogni passaggio
tale principio è identificato nell’ IO PENSO
62. 62
L’ultimo tassello della teoria Kantiana della conoscenza
è dunque l’IO PENSO
ossia
la suprema funzione di unificazione del sapere
63. 63
con l’IO PENSO Kant indica
l’attività sintetizzatrice fondamentale
della coscienza umana (oggi diremmo mente)
in virtù della quale le molteplici rappresentazioni
che ci sono date nell’intuizione sensibile
e i concetti costruiti dall’intelletto
sono ricondotti a unità
e nel contempo sono fondati scientificamente
66. 66
La tentazione della ragione umana
andare oltre l’esperienza
oltre l’esperienza
vi è
il campo incerto
della metafisica
67. 67
La ragione non si accontenta del suo limite
vuole concepire
un
ambizioso progetto
68. 68
raccogliere i dati del
senso interno
e unificarli sotto l’idea
di anima
Ecco l’ambizioso progetto:
anima=
totalità dei
dati interiori
69. 69
raccogliere i dati del
senso esterno
e unificarli sotto l’idea
di mondo
l’idea del
mondo
=
totalità dei
fenomeni esterni
70. 70
unificare i dati del
senso esterno
e
del senso interno
sotto l’idea
di DIO
ossia la
totalità assoluta
71. 71
Le tre idee
ANIMA MONDO DIO
COSTITUISCONO
LA PARTE ESSENZIALE
DELLA
METAFISICA TRADIZIONALE
72. 72
Come l’uomo giudica queste idee ?
non può dire
che sono
vere
non può dire
che sono
false
non le può
conoscere
73. 73
però l’uomo sarà tentato
di
“ pensare ”
che esista
un Dio
che esista
un’anima
immortale
ma pensare non equivale a conoscere
74. 74
Dio – Anima – Mondo sono dunque le idee della ragione
Esse sono forme “ a priori ”
mediante le quali
la ragione
L’ ASSOLUTO
e
L’INCONDIZIONATO
(la metafisica)
cerca di cogliere
75. 75
Può la ragione umana “ conoscere la metafisica “ ? NO
ANIMA – MONDO – DIO
(intesi metafisicamente)
non sono oggetto di esperienza
Queste tre idee create dalla ragione sono false
76. 76
Kant critica la metafisica dell’anima o psicologia razionale
sostenendo che essa è fondata su
paralogismi
ossia
su falsi
ragionamenti
dunque
“l’io penso” dei
razionalisti
(inteso come semplice attività pensante)
non può in alcun modo identificarsi con l’anima
intesa come sostanza semplice, libera,
immortale che costituisce il substrato
di tutti i fenomeni interni
77. 77
Kant critica la metafisica del “mondo” o cosmogonia razionale
sostenendo che essa cada in contraddizioni
insolubili
quando pretende di
conoscere il mondo,
inteso,
metafisicamente,
come totalità
78. 78
Intorno al mondo, considerato nella sua totalità, sono possibili :
• affermazioni opposte (tesi e antitesi).
Tesi
e
Antitesi
dette appunto
ANTINOMIE
sono quattro
Il mondo è limitato nel tempo e nello spazio (tesi)
Il mondo non ha alcun limite, e quindi è infinito nel tempo e nello spazio (antitesi)
Il mondo consta di parti semplici e quindi non è divisibile all’infinito (tesi)
Il mondo non è costituito di parti semplici e quindi è divisibile all’infinito (antitesi)
Nel mondo c’è libertà (tesi)
Nel mondo non c’è libertà (antitesi)
Il mondo deriva da un ENTE NECESSARIO (tesi)
Il mondo non deriva da alcun ENTE NECESSARIO (antitesi)
79. 79
Kant sostiene:
Le antinomie contengono affermazioni opposte:
ognuna di per se stessa
è
plausibile
allora la pretesa della ragione
di conoscere
a priori
la totalità dei fenomeni esterni
senza che possa esservi un contenuto su cui la
forma “ a priori “ si applichi è assurda
80. 80
In qual modo Kant critica l’esistenza di DIO ( teologia razionale )?
Kant esamina tre dimostrazioni dell’esistenza di DIO formulate
dalla teologia razionale :
• l’argomento ontologico
• l’argomento cosmologico
• l’argomento teleologico o fisico teologico
81. 81
L’argomento ontologico:
affermato da Sant’Anselmo e dal Razionalismo
non ha alcuna validità
dal concetto di DIO non si
può dedurre la sua esistenza
dalla deduzione
si estrae
il pensabile
ma non il
conoscibile
82. 82
L’argomento cosmologico:
affermato dalla
Scolastica non ha fondamento
scientifico
non si può dedurre
l’esistenza di un
ENTE NECESSARIO
dall’esistenza di
un MONDO
perché il principio
di causa (DIO)
e di effetto (MONDO)
su cui fonda tale
affermazione
è una categoria
la categoria è una forma a priori
ha validità solo
nei limiti dell’esperienza
in questo caso
l’esperienza non è
possibile:
DIO non è
oggetto di sensazione
83. 83
L’argomento teleologico o fisico
teologico:
affermato dalla
Scolastica
e
dal Razionalismo
va rifiutato
l’ordine e la regolarità
dei fenomeni
della natura
che sembrano tendere
verso un fine ultimo
tutt’al più potrebbero
provare l’esistenza
di un ORDINATORE
della materiama non un DIO CREATORE
però affermare
l’esistenza di un
ENTE creatore
o di un ordinatore
presupponendo
l’ordine
dell’universo
occorre applicare
la categoria
di causa ad un
contenuto che
l’intuizione sensibile
non può offrire
84. 84
Conclusione
la metafisica è inconoscibile
ma non
inesistente
le idee della ragione
non potendosi applicarsi
ad alcun contenuto
sono
forme
vuote
e quindi non
costituiscono
un giudizio
e non ci fanno conoscere
la metafisica
svolgono
nello stesso campo
del conoscere
una funzione regolativa
85. 85
ossia
rappresentano
una regola
che spinge
la mente umana
a coordinare
le conoscenze
dell’intelletto
per superare
il
frammentarismo
delle
conoscenze
fenomeniche
nel quadro
di una
esperienza
sempre
più completa
86. 86
Le idee della ragione
corrispondono al bisogno
ineliminabile che l’uomo
ha della metafisica
e dimostrano indirettamente
che:
ANIMA - MONDO – DIO
non possono
essere semplici fantasmi