1. ETICA E SOSTENIBILITÀ
NELLE DECISIONI
AZIENDALI
IL CASO
SARA PIRANI
Anno accademico 2021/2022
Laurea Magistrale in Direzione Aziendale
2. Sommario
1. MOTIVAZIONI DELLA SCELTA DELL’AZIENDA 3
2. PIR.SA.FA. 4
3. LA NASCITA DELLA PLASTICA ED IL SUO CAMMINO 5
4. RICONOSCIMENTI DELLA PIR.SA.FA. IN INNOVAZIONE
PROCESSI PER L’AMBIENTE 8
5. AZIONI QUOTIDIANE DELLA PIRSAFA PER LA
SOSTENIBILITÀ 11
6. CONCLUSIONI 14
7. FONTI 15
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3. MOTIVAZIONI DELLA SCELTA DELL’AZIENDA
Ho deciso di analizzare il caso di questa particolare azienda in quanto, l’ambito della
sostenibilità e dell’etica è spesso associata in antitesi alla plastica. Nel mondo
odierno, in cui la lotta per un mondo più pulito sta diventando sempre più
importante e consapevole, e in cui soprattutto i giovani hanno a cuore questo
argomento, penso sia giusto far sì che tutti vengano a conoscenza del reale impatto
che la plastica ha sull’ambiente se trattata nel giusto modo, sperando di far intuire
che “far di tutta l’erba un fascio”, è un ragionamento semplicistico, che può causare
più danni alla Terra di quanti non ne abbiamo causati già.
L’obiettivo di questo documento è evidenziare come anche un’azienda che produce
plastica, con i giusti accorgimenti e un reale interesse verso l’ambiente, è in grado di
essere sostenibile al 100%, dando esempio in maniera emblematica, che è tutta
questione di volontà, consapevolezza e comportamento etico.
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4. PIR.SA.FA.
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La PIR.SA.FA. è una azienda abruzzese che produce e commercializza accessori per
camiceria, abbigliamento e pelletteria in plastica, e si occupa anche dello
stampaggio, della lavorazione e della tranciatura di altre materie plastiche e pvc.
Il loro core business è caratterizzato
dalla produzione di segnataglie,
sigilli/ microsigilli, clips, accessori per
camiceria (quali girocolli e farfalline,
stecchine, grucce).
La competenza e la professionalità
nel settore dello stampaggio materie
plastiche permettono all’azienda di
proporre soluzioni flessibili e adatte
ad ogni esigenza di produzione,
offrendo stampaggio di pezzi di
differente calibratura e fattura.
5. Ultimamente, infatti, hanno deciso di diversificare la loro offerta, entrando anche
nel mercato alimentare, attraverso la produzione di stecchi di plastica per gelati,
palette per caffè/ cappuccino.
La vision dell’azienda si presenta come:
“La creazione del vero Made in Italy, nel rispetto dell’ambiente.”
Partendo dal presupposto che tutti i loro prodotti hanno vita breve, destinati in
poco tempo a diventare rifiuti, l’obiettivo che la PIR.SA FA. vuole raggiungere è
continuare ad utilizzare la plastica tradizionale di prima scelta e certificata per
alimenti, per la produzione di accessori di alta qualità attraverso un continuo
miglioramento nell’impatto ambientale che queste lavorazioni comportano,
tendendo a ridurlo il più possibile. Con questo approccio e con questi sistemi
produttivi ad impatto quasi zero, i loro articoli diventano “rifiuti di qualità”.
LA NASCITA DELLA PLASTICA ED IL SUO CAMMINO
La storia della plastica comincia grazie all’inglese Alexander Parkes, tra il 1861 e il
1862 il quale, isola e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza
Parkesine (più nota poi come Xylonite).
Il secolo della plastica inizia però nel ‘900, in cui trova anche una rigorosa base
teorica.
Negli anni ’30, il petrolio diviene la “materia prima” da cui partire per la produzione
e migliorano le tecniche di lavorazione, a cominciare da quelle di stampaggio.
Nel 1941 brevettano il polietilene tereftalato (PET), mentre il Polipropilene sarà
prodotto industrialmente dal 1957 col marchio “Moplen”, rivoluzionando le case di
tutto il mondo ma entrando soprattutto nella mitologia italiana del “boom
economico”.
Gli anni ’60 vedono il definitivo affermarsi della plastica come insostituibile
strumento della vita quotidiana e come “nuova frontiera” anche nel campo
della moda, del design e dell’arte.
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6. I decenni successivi sono quelli dei così detti “tecnopolimeri”, resistenti alla
sterilizzazione e con una perfetta trasparenza: è in questi anni che nascono le prime
idee per impianti di riciclo della plastica, sotto la spinta delle proteste di persone, in
particolare al di là dell’oceano Atlantico. Sono infatti gli Stati Uniti a realizzare il
primo centro di riciclo, il “Plastic waste recycling mill” di Conshohocken, in
Pennsylvania, nel 1972.
La svolta è storica: la plastica si può trasformare riducendola a granulo base da
impiegare in nuove lavorazioni plastiche. I primi studi sui detriti di rifiuti plastici e sul
loro l’impatto sull’ambiente risalgono agli anni Sessanta.
Ma riciclare non basta. Tra il 1980 e il 1990, l’eccessivo utilizzo di plastica diventa
un problema globale. Se ne produce troppa, troppo in fretta, e troppo poca viene
riciclata: buttare un rifiuto in natura, in quegli anni, è la norma.
È facile comprendere come, a causa della sua storia, la plastica sia associata ad
inquinamento, materiale nocivo e da evitare. Per fortuna però, tutto ciò appartiene al
passato!
La plastica di oggi è una plastica presente in minor quantità, con un approccio meno
consumistico. Pensare alla sostituzione della plastica nella vita dell’uomo con altre
tipologie di plastiche (come quella compostabile), o con altri materiali come
carta/legno, sarebbe un grande sbaglio, in quanto da più analisi emergono i grandi
limiti di questi materiali: lo studio di Life Cycle Assessment (LCA)1 eseguito in
conformità alle norme ISO 14044 e 14040, e sottoposto a critical-review da SGS
Italia S.p.A. ha prodotto risultati sorprendenti: l’impatto ambientale del ciclo di vita
della plastica (polipropilene (PP) e polistirene (PS)), è mediamente inferiore a quello
delle plastiche compostabili in acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa. Ne
consegue che oggi manca un fondamentale presupposto scientifico, legato
all’analisi dell’impatto ambientale complessivo, per colpevolizzare o addirittura
bandire accessori in plastica che rappresentano un’opzione sostenibile al pari, e in
molti casi migliore, di altre soluzioni.
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1 https://www.ilip.it/news/life-cycle-assessment-lca-comparativo-di-stoviglie-per-uso-alimentare/
7. Negli ultimi anni è nata la tendenza ad associare la parola “plastica” a qualcosa di
negativo, di inquinante, al contrario del prefisso “bio”, associato a qualcosa di
estremamente positivo e salutare: non sempre è così anzi, a volte la relazione può
risultare addirittura invertita.
Questa verità però, fa fatica ad emergere se contrastata da campagne pubblicitarie
di massa presenti ormai ovunque, drasticamente semplificatrici di un concetto in
realtà molto complesso.
Il problema non è la plastica in sé, ma l’utilizzo che ne facciamo e la gestione non
buona dei rifiuti. Possiamo affermare che in molti casi l’utilizzo di essa non è
realmente necessario. Ci sono invece delle applicazioni (ad esempio i dispositivi
medici, nel campo alimentare, nelle emergenze, nella grande ristorazione collettiva,
nei grandi eventi pubblici) in cui questa materiale è non solo fondamentale, ma
indispensabile e impareggiabile per prezzo, praticità, igiene e riciclabilità.
Dopo questo excursus, necessario al fine di far emergere in cosa reputo questa
azienda etica e sostenibile, possiamo passare nel core dell’elaborato.
Dal punto di vista di un produttore di accessori in plastica, essere consapevole di
queste informazioni, e assecondare la domanda del mercato spinta da grandi azioni
di marketing che portano ad una domanda sempre maggiore di materiali alternativi
(sebbene maggior inquinanti), sarebbe eticamente sbagliato.
La PIR.SA.FA., esponendosi come professionista nella lavorazione della plastica dal
’58, è sempre stata promotrice di questa verità, cercando di portare avanti e dare
voce alla qualità del materiale, e soprattutto alla sua riciclabilità.
A questo proposito, ha sempre cercato di migliorare le azioni quotidiane, i processi
produttivi, e tutto ciò che era possibile fare, al fine di arrivare ad avere un impatto
ambientale vicino allo zero.
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8. RICONOSCIMENTI DELLA PIR.SA.FA. IN
INNOVAZIONE PROCESSI PER L’AMBIENTE
A testimonianza di ciò, è possibile citare diversi riconoscimenti ottenuti dal CONAI
(Consorzio Nazionale Imballaggi), un Consorzio privato che costituisce la risposta
delle imprese private ad un problema di interesse collettivo, quale quello
ambientale, nel rispetto di indirizzi ed obiettivi fissati dal sistema politico. Il Sistema
CONAI garantisce il rispetto del principio della responsabilità estesa del produttore,
ripartendo tra produttori e utilizzatori il Contributo Ambientale CONAI (CAC).
In particolare, nel 2016, 2017 e 2018, l’azienda è stata premiata,
conseguentemente alla partecipazione al “Bando CONAI per la prevenzione –
Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi”, al quale potevano
partecipare tutte le aziende consorziate che hanno rivisto il proprio packaging in
ottica di innovazione e sostenibilità ambientale, agendo su almeno una delle
seguenti leve: riutilizzo, risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica,
facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materie provenienti da riciclo,
semplificazione del sistema imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.
Oltre a migliorare l’impatto ambientale per quanto riguarda il packaging, l’azienda è
riuscita, nel corso degli anni, a migliorare anche la fase produttiva, investendo in
sostenibilità. Per esempio:
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• nel 2014 l’azienda ha innovato il processo di produzione delle segnataglie in
plastica per grucce, con la sostituzione della pressa ad iniezione e dello stampo
a 96 cavità con una pressa elettrica e stampo a 168 cavità. Con il nuovo
sistema si attesta un risparmio energetico del 77% e una riduzione degli scarti
pari al 58%. Le nuove segnataglie pesano il 22% in meno e occupano un minor
volume; di conseguenza anche la logistica è stata migliorata, con un aumento
di colli per pallet del 33%. L’analisi dell’intervento evidenzia una riduzione
delle emissioni di gas serra (GWP) e dei consumi di risorse (GER e H2O) lungo
l’intero ciclo di vita ed in particolare nella fase di estrazione e lavorazione delle
materie prime, nella produzione dell’imballaggio e nel trasporto in uscita dello
9. stabilimento.
• nel 2016 è avvenuta la modifica del micro-sigillo in plastica, alleggerito del 3,8%.
Il processo produttivo dei micro-sigilli è stato innovato, attraverso il passaggio da
uno stampo a 6 impronte a uno a 12, che ha generato la riduzione del consumo di
energia elettrica del 17,5%. Inoltre, è stato possibile incrementare il carico di
prodotto su pallet standard del 14%. Lo studio LCA semplificato conferma che
l’alleggerimento dell’imballaggio, l’ottimizzazione della logistica e la riduzione dei
consumi energetici portano ad una riduzione dell’impatto ambientale del sistema
imballaggio su tutti gli indicatori LCA considerati.
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(ECO TOOL CONAI 2014, SEGNATAGLIE)
(ECO TOOL CONAI 2016, MICRO-SIGILLO)
10. • Sempre nel 2016, un ulteriore intervento ha riguardato il processo produttivo
della segnataglia, riferito alla sostituzione della macchina a inchiostro utilizzata
per la stampa, con una a caldo che permette di produrre il 118% di prodotto in
più all’ora con conseguente risparmio di energia elettrica del 96%. L’introduzione
di una macchina con una diversa tecnologia di stampa rispetto a quella
precedentemente impiegata consente una produzione oraria maggiore,
abbattendo i consumi relativi a tale processo. Questo intervento ha un effetto
benefico su GWP, GER e H2O nella fase relativa ai consumi di processo.
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(ECO TOOL CONAI 2016, SEGNATAGLIA)
Grazie agli investimenti attuati per il miglioramento dei processi, l’azienda, oltre ad
ottenere un beneficio ambientale, ha ottenuto un vantaggio competitivo seguendo
una leadership di costo, che gli ha permesso di produrre una maggiore quantità di
prodotti, dimezzando i tempi produttivi, con meno consumi di energia elettrica e
materia prima, minor produzione di scarti di lavorazione (notevole riduzione del peso
delle materozze2 o assenza delle stesse negli stampi con il concepimento “a camera
calda”) e di conseguenza con minor impatto ambientale: processi superiori, come in
questo caso, sono sicuramente fonte di economie di costo.
2 contenitore che permette l'afflusso del materiale fuso e la fuoriuscita delle scorie durante la colata nella forma.
11. AZIONI QUOTIDIANE DELLA PIRSAFA PER LA
SOSTENIBILITÀ
Oltre che nei processi produttivi, l’etica della
PIR.SA.FA. è visibile anche nella logica di
creazione dei prodotti stessi, per cui tutti
devono avere più di un utilizzo, come ad
esempio lo stecco per gelati in plastica. Esso è
fabbricato sia con riguardo alla sua principale
funzionalità, sia al suo fine-vita,
sponsorizzandolo anche per altri impieghi dopo
l’utilizzo come: paletta per caffè, spatola per
cera a caldo, hobbistica varia o semplicemente
per essere riciclato e diventare una materia
prima di seconda scelta certificata per alimenti.
Un altro esempio è la creazione della paletta
per caffè, concepita con una forma anatomica
alleggerita, in modo da utilizzare minor materia
prima possibile. Inoltre, le buste nelle quali le
palette sono imballate, sono saldate
elettricamente, per evitare l’utilizzo di colla.
È stato concepito anche un packaging
alternativo apposito per questo prodotto,
dedicato per lo più alla vendita per
bar/ristoranti, costituito da una confezione di
cartone che elimina completamente il processo
industriale dell’incartamento singolo della
paletta, e allo stesso tempo assicura l’igiene
grazie all’estrazione dall’alto; ovviamente esso
contiene anche le indicazioni per la raccolta
differenziata.
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12. È bene citare anche la clip brevettata e prodotta totalmente in plastica (3°
immagine pag.11), in alternativa alla tradizionale clip di acciaio o ottone/ferro. La
plastica, anche in questo caso, si rivela formidabile in quanto garantisce la totale
assenza di Nichel e quindi nessun effetto nocivo per la salute (allergie da contatto al
nichel, ecc.) ed impossibilità di creare ruggine e quindi macchiare gli indumenti,
causando danni! Ovviamente sul sito dell’azienda è possibile notare come la clip
venga sponsorizzata anche come fermacarte (anche oggetto di brevetto), al fine di
dare seconda vita.
A questo proposito, vorrei soffermarmi brevemente sul decreto legislativo n. 116
del 2020 (in vigore dal 1° luglio 2022), il quale ha introdotto l’obbligo di
etichettatura ambientale per gli imballaggi. Molti dei prodotti PIR.SA.FA.
(segnataglie, sigilli, microsigilli…), che rappresentano il loro core business, sono
ritenuti «imballaggi»; di conseguenza, l’azienda è tenuta ad adempiere agli obblighi
del decreto, indicando al cliente il materiale specifico di cui è composto il prodotto,
per consentirne lo smaltimento nella giusta maniera.
L’azienda ha deciso di fornire l’etichettatura ambientale, a tutti gli articoli da loro
prodotti, anche per quelli che non rientrano dell’ambito di applicazione del decreto
(per esempio gruccia pieghevole per camicie, stecchi per gelato, palette per caffè);
azione non così scontata, in quanto necessita di una revisione approfondita e
modifiche di tutti i packaging, creazione di nuovi, modifica delle schede tecniche
correlate, e non solo.
La moralità dell’azienda è infine visibile nei gesti quotidiani, al fine di raggiungere un
obiettivo di minimizzazione o quasi annullamento di rifiuti all’interno dell’azienda.
Questo obiettivo si concretizza nei seguenti modi:
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1. investendo in nuove tipologie di stampi per fornire un immediato contributo
ecologico, già esposto precedentemente, in modo da non produrre scarti di
produzione, o comunque in dimensioni assai ridotte;
2. recuperando i propri scarti interni di plastica, pur essendo attualmente quasi
inesistenti, attraverso un mulino con cui la plastica viene rimacinata e
riutilizzata per produrre nuovi articoli;
13. 3. facendo scelte a km zero, ovvero acquistando i prodotti nel loro territorio
(comune, provincia, regione, fuori regione e Italia), creando valore condiviso, ed
allontanarsi per cercare partner solo nel caso in cui la ricerca non porti a
risultati positivi in termini di qualità lavorativa e di servizi;
4. utilizzando lo stampo in acciaio, trattato per evitare l’uso di oli, additivi e
lubrificanti: non c’è nulla da pulire e non si producono rifiuti speciali pericolosi;
5. attraverso la sostituzione dell'80% delle presse ad iniezione idraulica, con
presse elettriche a risparmio energetico;
6. attraverso il riciclo gli imballi che arrivano con le merci riutilizzandoli per le
nuove spedizioni in partenza;
7. imballando i loro prodotti principali in sacchi di plastica senza etichette di
spedizione, trascrivendo i dati con un pennarello in modo da smaltire l’imballo
totalmente nella plastica, senza dover perdere tempo a staccare l’etichetta di
carta;
8. investendo su attrezzature e macchinari che producono il doppio ed il triplo
dei precedenti, risparmiando così un’ulteriore quantità di energia elettrica. Il
riscaldamento interno nelle zone produttive è fornito dal recupero del calore
degli impianti frigoriferi;
9. prossimamente investiranno nella realizzazione di un impianto fotovoltaico
che fornirà energia elettrica all’impianto di produzione della segnataglia!
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Ad oggi la domanda si è spostata molto sull’utilizzo di plastiche riciclate
internamente, possibile grazie al recupero di scarti interni di produzione.
Per la PIR.SA.FA. non è possibile soddisfare totalmente questa richiesta, che occupa
una parte non indifferente della domanda, in quanto (come spiegato al punto 1), la
loro produzione di scarti è stata ridotta dell’80% già da 20 anni!
Paradossalmente, per stare «avanti», ad oggi si trovano «indietro» , impossibilitati
nel servire la maggior parte di queste richieste. Ma in un contesto simile, non
sarebbe più opportuno non produrre scarti, piuttosto che produrli per poi rimacinarli
e riciclarli?
14. 14
CONCLUSIONI
Il presente elaborato si è proposto l’obiettivo di analizzare come l’etica e la
sostenibilità di un’azienda possano fare la differenza a prescindere dal loro
business, eliminando gli alibi e cercando di spezzare i pregiudizi e i luoghi comuni
presenti oggi più che mai sull’argomento sostenibilità.
La PIR.SA.FA. ha scelto di non concentrarsi sui ritorni a breve termine, ma ha
preferito investire (soprattutto in macchinari), al fine di costruire qualcosa di più
duraturo, come il benessere ambientale, per le generazioni di oggi e di domani.
Questa azienda è l’esempio di come, facendo del proprio meglio, si può realmente
diminuire l’impatto ambientale, favorendo e facilitando il riciclo pur lavorando un
materiale come la plastica che ad oggi, a causa dei pregiudizi, è etichettata come
“nemica della natura”.
Molte di queste azioni hanno ovviamente un costo in termini di investimento, chi
maggiore, chi minore, ma sicuramente non paragonabile al prezzo che si
pagherebbe (e che in parte abbiamo già iniziato a pagare), se si continuasse a
perseguire obiettivi individuali, non curandosi della responsabilità che ognuno di noi
ha verso la società, gli altri e anche se stessi.