5. Uno strumento al servizio
degli amici turisti
D
a sempre ho sentito un profondo attaccamen-
to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche
che offre. La mia città, Teramo, senza essere
una grande metropoli, ha però una posizione davvero
invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo
si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da
bellissime colline. Siamo in una posizione strategica.
Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma-
rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’
nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo
a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ra-
gione.Dunque, la passione e l’amore che ho nei con-
fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre.
Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la
difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico
e ambientale.Questa Guida,perciò,vuole essere una
illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno
strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper-
ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.
Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche
locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter-
re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii,
vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte
merita la ricchissima tradizione della cucina che
vanta piatti davvero prelibati.
Per concludere, un grazie va a tutti gli inserzio-
nisti che, nonostante il difficile momento, hanno
contribuito con il loro preziosissimo sostegno,
permettendo la realizzazione del progetto con
sensibilità e lungimiranza.
La Guida
Patrizia Manente
3
6. Teramo
Città fra antico
e moderno
S
u uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva-
to, alla confluenza del torrente Vezzola con
il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica In-
teramnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta
Interamnia), capoluogo della provincia aprutina
di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto-
4
Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel
quartiere della Cona (resti di un villaggio neoli-
tico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del
bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di
origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sa-
rebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata
dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un
municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni
vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta
nel periodo delle invasioni barbariche, nelVI secolo
mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII
secolo si trasformò inTeramum.Annessa al Ducato
longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai
Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia.
7. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra
il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale
Guido II con la nuova cattedrale di stile gotico-
romanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di
Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani,
più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai
francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si
ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Fer-
dinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse
trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava
a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria.
In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sas-
so d’Italia e l’Adriatico.Tra i personaggi illustri: An-
tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe
Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli
(1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis
Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre
Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore
della Carboneria teramana; Gennaro Della Mo-
nica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-
1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888),
poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo
Taraschi, costruttore di auto da corsa.
monumenti
N
umerosi i monumenti ed i palazzi antichi.
Tra le chiese: la romanico-gotica Catte-
drale di S. Maria Assunta e S. Berar-
do (vescovo e patrono diTeramo e diocesi), inizia-
ta nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335
(Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam-
5
Statua S. Michele Arcangelo di Crocetti
Parco Fluviale
8. panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di
Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso
ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru-
tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky
in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto
dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e
XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu-
lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS.
Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio
(S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in
epoca barocca e annessa un tempo ad un conven-
to francescano, ospita opere settecentesche diVin-
cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso
(proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di
Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vi-
tale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappel-
6
La Chiesa barocca S.S.Annunziata
9.
10. la del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore,
è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupo-
la (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca-
terina (privata) è meta di devozione durante il
triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe-
deli si recano a girare la ruota dentata della titolare
(simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per
l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di
S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della
Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona,
accorpato ad un convento francescano, con artistica
statua lignea dellaVergine con il Bambino di Silve-
stro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da
Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’ar-
te in chiesa e nell’intero complesso e cupola affre-
scata da Cesare Mariani. La Chiesa della Ma-
donna del Carmine ospita una statua in stucco
dellaVergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro
Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del
1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli
tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E
ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele)
nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An-
nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quoti-
diana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispira-
ta alla romana S.Pantaleo.Al suo interno si segnalano:
l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella
del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.)
simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maio-
lica castellana (Madonna con il Bambino e Anime
Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacre-
stia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di
8
Antica Cattedrale S.Anna
11. culto è caro ai teramani perché custodisce le prege-
voli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata por-
tate in processione nel pomeriggio del Venerdì San-
to. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già
nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un
tempo annessa ad un ospedale e ad una confrater-
nita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di
Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e
dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica
è S. Domenico, annessa ad un ex convento dome-
nicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta
nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di
varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi
settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo
chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal
1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad un
convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La
Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), prece-
duta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata
nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’
Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le
chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato
di Maria; di S. Berardo; della Madonna della
Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512,
9
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presso il cimitero, con statua seicentesca della Ver-
gine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo
Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani;
Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli);
Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa
Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egi-
dio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo
rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa
Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico
(con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo
Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti,
Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo:
Villa Blandina e il suggestivo falso borgo me-
dioevale attorno al Castello Della Monica.An-
cora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la
Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la
medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina;
Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Gio-
vanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana
dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci
(XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo”
(“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino tera-
mano che in passato era utilizzato per proteste
contro i governanti ed il malcostume); Casa del
Mutilato (ex chiesa della Madonna della Miseri-
cordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Co-
munale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro
Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeo-
logici di Torre Bruciata e della Madonna delle
Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necro-
poli di Ponte Messato. Il Museo Civico Arche-
ologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e
Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni
10
Borgo medioevale - Castello Della Monica
13.
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Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio
Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerul-
li”. InVia Porta Carrese sono stati rinvenuti nume-
rosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abi-
tazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei
Mille,sotto un’abitazione privata,sono stati riporta-
ti alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.);
12
tra questi, un mosaico con il volto di Bacco incoro-
nato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli
(Giardini Carino Gambacorta) il Monumento
ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera
bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la sta-
tua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola
Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in sta-
Portici Savini
(a sinistra Palazzo Castelli)
15. 13
to di abbandono,custodisce un altare ligneo barocco
del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele
seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky
(quella centrale del 1630), rappresentanti Scene del-
la Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana,
presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della
Scienza; comprende il Museo della Fisica e
dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale
di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e
un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo
sono esposte opere dell’artista teramano Italo Ro-
domonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e
ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’u-
niverso. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è
nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe
Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre
Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche
istituzioni scolastiche della città (in precedenza costi-
tuivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una
certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dan-
te. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere
di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del
Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva.
Fonte della Noce
Corso De Michetti (a sinistra Portale Chiesa S.Antonio)
16. le sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte
dell’Italia centrale) come protettore universale contro
i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse
parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza
Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante
S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città.
Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina
Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribi-
Santuario Madonna delle Grazie
14
17. Chiostro Santuario Madonna delle Grazie
Affresco “Cristo vendemmiatore”
(Santuario Madonna delle Grazie)
Affresco di C. Mariani
(Santuario Madonna delle Grazie)
del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare
culto dalla famiglia che lo aveva apposto.La Casa dei
Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia lo-
cale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio
diTeramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), cu-
stodisce testimonianze del suo glorioso passato me-
dioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche
di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi
per la cosiddetta Lapide delle“male lingue”(bassorilie-
18. vo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si
fronteggiano con le lingue trapassate da un grande
compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo
parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferi-
mento ad un episodio relativo ai nemici del casato e
serve come monito per chiunque.
Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
16
20. Magia della
Tavola
di Patrizia Manente
18
Il brodetto
alla giuliese
Lu vrudattë giuliesë
Pietanza a base di pesce tipica della zona di Giulianova ed
esaltante l’unicità del prelibato pesce dell’Adriatico. Nasce
dalla tradizione marinara dove si usavano i pesci più poveri,
una magia che si rinnova, un piatto misto di profumi e sa-
pori che, grazie alle varietà di pesce, diventa gustosissimo.
Ingredienti per 6 persone
4 kg di pesce misto: triglie, pesce prete, scorfano, coda di rospo
spinarolo (palombo), seppie, scampetti, pesce ragno (comune-
mente detto “ragnolo”), testone, pannocchie, razza, 200 gr. di
olio e.v.o., pomodoro a pezzetti, prezzemolo, aglio, cipolla, pepe-
roncino, sale q.b. e qualche listarella di peperone (1/2 peperone
rosso). Si usa spesso accompagnare con delle bruschette.
Preparazione:
In una teglia piuttosto larga versare l’olio,tutti sapori e le listarel-
le di peperone. Si aggiungono le seppie tagliate e successivamen-
te il pomodoro ed il prezzemolo.
Quando il sugo arriverà a metà cottura, aggiungere i pesci da
taglio più duri, i crostacei interi e la razza.
Poco prima che abbia termine la cottura del tutto, aggiungere
le triglie.
Consiglio del cuoco:
Si raccomanda che l’olio
sia purissimo, che il
pomodoro sia di
qualità e di non esa-
gerare nella quanti-
tà di peperone.
È consigliabile
servire il brodetto
in ciotole di coccio.
T
utta da scoprire la cucina tradizionale diTeramo,
giustamente considerata la “Capitale della
gastronomia abruzzese” per la varietà e
ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta.
Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici
locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere po-
che decine di chilometri per trovarsi alle prese con un
fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto
classico e famoso dei “maccheroni alla chitar-
ra”. Piatto-emblema della cucina teramana di
una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egit-
to negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e
seduce i palati più esigenti.
Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati
gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente
la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo
di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle
ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle
rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio).
Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in
brodo”, come delle più robuste pappardelle al
sugo di papera. Né sono da meno i secondi piat-
ti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla
callara, il coniglio alla cacciatora, le mazza-
relle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il
baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il
tacchino alla canzanese, la galantina, il for-
maggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i
dolci con la pizza dolce tradizionale,i bocconotti,
i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche
specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la
croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’of-
ferta generosa di salumi d’ogni genere con salsic-
ce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una
dispensa ben fornita non possono mancare formaggi
e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle
colline teramane, olio extravergine di oliva, miele mille-
fiori, d’acacia, castagno e via degustando.
Fra piatti rinomati
e specialità teramane
La ricetta e la preparazione
del piatto sono state realizzate
dallo “Chef per passione”
Marco Lucchetti
21. Il piatto è stato
preparato
da mia madre
Adele
Di Franco,
esperta in
cucina teramana.
Le crespelle
in brodo
Li scrippellë ‘mbussë
Ingredienti per 6 persone
Per le crespelle: 8 uova, 8 cucchiai rasi di farina, 3 bicchieri
d’acqua, un pezzettino di lardo di maiale oppure olio e.v.o. im-
bevuto in un tovagliolo, formaggio grattugiato, noce moscata.
Per il brodo: mezzo chilo di vitello e mezzo chilo di gallina,
metà cipolla, metà gambo di sedano, una carota, un pezzetto
di stecca di cannella, una crosta di parmigiano, un ciuf-
fetto di prezzemolo, due pomodorini, un pizzico di sale.
Il brodo dovrà bollire lentamente per circa 3 ore.
Alla fine andrà schiumato e filtrato.
Preparazione:
Mescolare insieme le uova, la farina e l’acqua e, per
evitare che si formino dei grumi, passare il tutto in un
colino. La pastella deve risultare abbastanza liquida e
perfettamente amalgamata.
Riscaldare una padella direttamente sulla fiamma del
fuoco ed ungerla internamente con il pezzetto di lardo
di maiale.
Prendere un mestolo di impasto precedentemente
19
preparato e versarlo
nella padella arroventata. Stendere
uniformemente il liquido creando
uno strato molto sottile; dopo aver
smosso la pentola e, la crespella
si staccherà dalla padella, occorre
rigirarla, e continuare così fino a
cottura ultimata (poco meno di un
minuto).
Riempire ogni singola crespella con
formaggio (parmigiano o pecorino)
e noce moscata grattugiati, poi ar-
rotolarla su se stessa.
Predisporne quattro o cinque in
ogni piatto fondo e alla fine ver-
sarvi due mestoli di brodo bollente.
Servire con un’ultima spolverata di
formaggio.
22. Alba
Adriatica
Spiaggia d’argento
20
C
ittadina moderna e dinamica, è una delle loca-
lità adriatiche della costa teramana conosciuta
come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad
un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’am-
pio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia
d’Argento”. È attraversata dal Corridoio Verde Adria-
tico, pista ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto
d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003 più volte
Bandiera Blu d’Europa,ospita spesso importanti eventi
culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo
cinquantenario come comune autonomo. Molto pra-
ticata la pesca costiera. Il toponimo significherebbe
“altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Di-
versi ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio
circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le prime
Pista ciclabile Bambinopoli
23. dimore signorili:le ville,Gialluca, Tonelli, Ranal-
li, Ricci e Crescenzi.Tra il 1920 ed il 1930 furono
inaugurati i viali dellaVittoria e Margherita. Con Regio
Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato primo par-
roco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti.
La nuova chiesa fu eretta negli anniTrenta e nel 1937
fu resa autonoma dalla “Marina”. Con Decreto Mini-
steriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu trasfe-
rita aTortoreto Stazione. Con Decreto del Prefetto di
Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Ranzati venne
nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956
la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba
Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente
della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia).
Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan
Palazzese (1962-1989).
monumenti
D
a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza
nelle vicinanze del Parco Giochi di Bam-
binopoli. In contrada Basciani la Chieset-
21
24. ta di S. Vincenzo Ferreri,
fatta costruire dai Guidobaldi di
Nereto. La semplice facciata pre-
senta timpano, lunetta e campa-
nile a vela. Il portale è affiancato
da due piccole finestre. La località
è detta “Casasanta” (in dialetto
Casò) perché si ritiene che qui
abbia sostato la S. Casa prima
di giungere a Loreto. Il Lungo-
mare Marconi, di circa 2,5 km,
ricco di palme e pioppi,è luogo di
svago e passeggiate. Un ponte
di legno sulla foce del Vibrata
collega Alba alla vicina Villa Rosa
di Martinsicuro. Inoltre: il Pa-
lazzo Comunale degli anni
Venti, sito in Piazza IV Novembre
dove sorgono il Monumen-
to ai Caduti della Grande
Guerra e la Chiesa par-
rocchiale della patrona S.
Eufemia.AVilla Fiore la Chie-
sa di S. Maria. La Chiesa
dell’Immacolata, in contrada
Basciani, conserva un bell’organo
di 2.600 canne della ditta Bevilac-
qua di Torre de’ Nolfi. Ed anco-
ra: Villa Ranalli (detta “la
Favorita”); Villa Gianluca
Palma; Villa Chiarugi; Villa
Zannoni; Villa Moscarini e
la massiccia Torre del Vibra-
ta (1547). Villa Flaiani, cir-
condata da un parco, ospita la Bi-
blioteca Comunale ed è diventata
centro culturale polivalente di
primo piano. In contrada Basciani,
Via del Vecchio Forte, così
nominata perché forse condu-
ceva alla fortezza di Civitella del
Tronto.
25.
26. S
i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-
lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline
erose da fenomeni millenari, come una serie di
picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.
Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore
Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome
all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della
Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno-
cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e
l’autonomia comunale.
monumenti
L
a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte-
ressante complesso della romanica Cattedrale
di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-
schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-
re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con
annessi Museo Capitolare,campanile di Antonio da
Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV
sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co-
munale con annesso Archivio-Museo “Anto-
nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie
e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S.
Francesco;la rinascimentale Casa Paolini.Palaz-
zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica
di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa-
lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S.
Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e
Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario
di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel-
vedere con sculture contemporanee; il Complesso
Conventuale di S. Chiara (con annesso convento
delle Clarisse) iniziato nel 1260;il portale trecente-
sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento
Domenicano con la Chiesa di S. Domenico
(S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti
di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella
della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar-
cheologico Civico Capitolare “De Galatiis-
De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et-
nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per
conservare le acque filtranti;la Fonte Canale;antiche
Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma-
donna delle Grazie; il Museo Didattico degli
Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci-
mentali; il Parco Comunale (su un precedente
convento dei Cappuccini).
Cattedrale di Santa Maria Assunta
Affresco di Andrea De Litio
Atri
Scrigno di tesori
e Città Ducale
24
27.
28. C
himble, in dialetto. Insediamenti piceni a
Campovalano: tombe circolari a cappuccina.
Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono
un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento
di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano.
Nel 1538 fu data in dote da CarloV di Spagna alla fi-
glia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.Nel
1600 con bolla di papa ClementeVIII, ricevette il titolo
di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Orto-
na, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa
Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa.
Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi
illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore;
Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pitto-
re; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nico-
la Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo
Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
monumenti
C
ase Porticate; Palazzo Farnese; Col-
legiata di S. Maria in Platea (affreschi
di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo
settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio);
Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat-
tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan
Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo
da Campli). Convento celestino di S. Onofrio
(affreschi quattrocenteschi nel refettorio);Madonna
della Misericordia; S. Francesco con affreschi
trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e
Casa del Medico. Convento francescano
di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac-
co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala
Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire
inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale
Scala Santa
Campli
Città dei Farnese
e della Scala Santa
26
29. d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle
Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia-
como da Campli);S. Pietro e Necropoli picena
a Campovalano.A Nocella, Torre dei Melatino e
Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San-
tuario della SS. Trinità a Morge; Convento
dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.
Cripta della Collegiata S. Maria in Platea
Collegiata S. Maria in Platea
27
30. F
orse di origine pre-romana, situata su una colli-
na tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e
bellissimo panorama su parte della provincia te-
ramana. Nel XII secolo fu feudo del baroneTrasmon-
do (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso
appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia
di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Ca-
strum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi
i borghi divennero possedimento degli Acquaviva,
duchi di Atri.
monumenti
C
onserva ancora l’aspetto di piccolo borgo
fortificato (mura del XV sec. con mastio
pentagonale), anticamente diviso in due zone
Castelbasso
Castellalto
Castellalto
Castrum Vetus
Trasmondi
28
distinte. Si accede da una porta d’ingresso cin-
quecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio
circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S.
Giovanni Evangelista conserva un bel portale
rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del
santo. Fuori le mura, in posizione isolata, la cinque-
centesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele
del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa
ad un convento francescano. Nella frazione di Villa
Torre un edificio sormontato da torretta mer-
lata. A Castelnuovo Vomano, presso la riva del
fiume, si incontra un antico mulino del 1849, recen-
temente restaurato. Una visita merita anche l’abitato
di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita rasse-
gne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea.
Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici
vicoli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed An-
drea risale al 1338 (portale in pietra e ricco inter-
Particolari Chiesa S. Giovanni Evangelista
31. no barocco). Inoltre: la Porta della Marina; Casa
Costantini (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S.
Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di affreschi
e portale rinascimentale). Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)
29
Antico Mulino a pietra Di Giovannantonio
32. “C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto),
uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa-
mosi i maestri ceramisti che servirono le più
importanti famiglie principesche romane e i sovrani del
Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina ab-
bazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte
ceramica agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e
di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara.
Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le
personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta,
filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Borromeo; Fe-
lice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei
musei romani delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia;
Fedele Cappelletti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina
(1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ce-
ramista; Carlantonio Grue (1655-1723), ceramista; Fran-
cesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio
Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monogra-
fia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue
(XVII-XVIII sec.), ceramista; Orazio Pompei, ceramista.
monumenti
I
l Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento
Francescano di S. Maria di Costantinopoli
(chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche ma-
ioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Ab-
bazia benedettina di S. Salvatore; Istituto
Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta inter-
nazionale di Ceramica d’Arte moderna; Pre-
sepe Monumentale in ceramica (1965-1975).
Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale
seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvato-
re; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina
(XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647)
e croce processionale argentea di scuola sulmonese.
“Cona” della Madonna delle Lacrime (1541)
con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio.
Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo An-
toniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta
“Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto
ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).
Volta maiolicata (Chiesa San Donato)
Castelli
Patria
dei ceramisti
30
“Cona” di San Donato
Ceramiche Castelli
(proprietà privata Fondazione Tercas)
33. C
onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo
borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno
del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della
Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di
origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo
longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la
annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta
in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti-
bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel
“Mandatum de Riparacione Castrorum Impe-
rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
monumenti
P
asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze”
del medioevale e rinascimentale centro storico, si sco-
prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio,
Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e
resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo
(antico protettore del paese), di origini duecentesche e un
tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco
nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Pa-
lazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a
bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco
(inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edifi-
cata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il
XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella.
Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo
Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre
con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un
pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di
S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o
delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche.
Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco
Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine
XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria
Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali.
La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio
spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per-
corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi
piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del
Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia-
como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi-
ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche.
In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti
Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la
via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli
Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il
Santuario della Madonna dei Lumi con annesso
convento francescano (1466) è così denominato per le
varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo
attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba-
zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita:
la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con
grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle
Scalelle, S. Marco e Salomone).
Santuario S. Maria dei Lumi
Civitella
del Tronto
Dove abita la storia
Fortezza
31
34. S
orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da
parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui
resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re-
perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne).
Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus
Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una
lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui
fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio.
Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe-
vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale
dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio
il senso di un’emozione
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“
”
tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S.
Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di
scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela
con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione
del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio-
so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia-
no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi,
Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa-
lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat-
terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte
vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana;
in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui-
ta probabilmente su un sito romano.
Colonnella
Antica Signora
32
35. S
orge sui Monti della Laga, nell’alta valle del
fiume Vomano. Il territorio è ricco di boschi e
bellezze naturalistiche.Di origine medioevale era
situata un tempo nell’attuale località Fonte S. Salva-
tore. Il nome deriverebbe da “crognale” (“cornio-
lo”), albero una volta molto diffuso nella zona. I Pre-
tuzi, popolo italico, si stabilirono in questi luoghi
tra IV e III sec. a. C., come testimoniato da reperti ar-
cheologici. Fece parte dello Stato di Roseto con vari
paesi dei dintorni. Ottenne il comune nel 1813. Una
delle sue frazioni, Senarica, fu trasformata in repub-
blica autonoma fino al periodo napoleonico per la
sua fedeltà ai sovrani di Napoli e intrattenne rapporti
diplomatici e militari conVenezia.A Crognaleto nac-
que don Michelangelo Forti (XIX sec.), letterato e
patriota risorgimentale. Si produce un ottimo peco-
rino di montagna.
monumenti
N
umerose sono le frazioni con possibilità di escur-
sioni. La Chiesa della Madonna della Tibia,
meta di pellegrinaggio in agosto, fu costruita
per grazia ricevuta da un certo Bernardo Paolini di
Amatrice dove anticamente esisteva un villaggio di epo-
ca romana, poi abbandonato:Tibbia. L’edificio sacro risale
al XVII secolo conserva una bella statua lignea dellaVergi-
Madonna della Tibia a Crognaleto
ne e un altare barocco dipinto. Nell’abitato di Crognaleto
la Chiesa di S. Caterina. Interessante il piccolo borgo
di Cervaro con diversi edifici rinascimentali in pietra, la
Chiesa di S. Andrea (soffitto ligneo settecentesco) e
un mulino lungo il torrente Zincano. A Cesacastina la
Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (altare ligneo settecen-
tesco, calice d’argento quattrocentesco di Bartolomeo da
Teramo e croce processionale argentea). A Frattoli: la
Chiesa di S. Giovanni Battista, con portichetto e in-
terno barocco.A Nerito, sede municipale, produzione di
oggetti in ferro battuto e castagneti. A Piano Vomano:
la Chiesa del Carmelo, quella barocca di S. Nicola e
la grande quercia “Cerqua Mazzucche” (in dialetto),
plurisecolare. A Colle del Vento scavi archeologici di
varie epoche e la “Muraglia dei Paladini”, di origine
leggendaria.Piano Roseto,antico covo di briganti.Pog-
gio Umbricchio ospita palazzi in pietra rinascimentali,la
Chiesa di S. Michele Arcangelo e quella cinquecen-
tesca di S. Maria Lauretana (altari barocchi, soffitto
ligneo a cassettoni del XVII secolo e fonte battesimale
ricavato da pietra miliare). Si consigliano visite alle frazioni
di Paladini,Tottea,Alvi,S. Giorgio e Senarica,ricca
di storia.
Chiesa San Giovanni Battista di Frattoli (Crognaleto)
Particolare soffitto ligneo (Chiesa San Giovanni Battista)
33
Crognaleto
Nell’alta valle
del Vomano
36. C
ittadina rivierasca con forte vocazione com-
merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in
dialetto) è una delle località balneari più co-
nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in
due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in
collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il
Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato
nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico,
come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le
origini risalirebbero ai Romani,che nel III sec.a.C.fon-
darono la colonia Castrum Novum (o Castrum
Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale
per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche
provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese il
nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flavia-
no), in onore del santo patrono.
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è
tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali
abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del Quattro-
cento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso,
opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a
Giulianova Alta:la Chiesa di S. Antonio del 1566,con
affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci
bassorilievi,due grandi tele seicentesche,acquasantiera ro-
manica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bar-
tolomeis. La Chiesa della Madonna della Mi-
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Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi”
tra cultura e turismo
34
Porto
37. sericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII
secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna,
con altare barocco. E ancora: in Piazza della Li-
bertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incante-
vole panorama sul Lido e sull’Adriatico;Palazzo De
Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello;
l’ottocentesca Cappella gentilizia De Barto-
lomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gip-
soteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese, ed il
Monumento a re Vittorio Emanuele II, di
Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso
Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica
“V. Bindi”, con interessanti opere della scuola na-
poletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX
secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga,
con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti del-
le fortificazioni cinquecentesche, volute da
Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi origi-
nari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede
del Museo Archeologico, con reperti romani e
35
38. la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con
testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la
Biblioteca del Centro Culturale “S. Fran-
cesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contempo-
ranea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal
frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983;la Casa
“Maria Immacolata”, con eleganti merli otto-
centeschi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni
del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti;
il Monastero del Volto Santo, già dimora gen-
tilizia con giardino.Ancora: l’ex Palazzo Ducale e
la bella Villa della Montagnola, storica dimora
degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con bel-
vedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo
Viale dello Splendore sorgono due eleganti villini li-
berty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con
ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slan-
ciata torretta; Villa ex De Santis (1923-1928). A
poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa col-
lina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello
Splendore, protettrice di Giulianova, importante e
frequentato luogo di culto mariano. L’origine è legata
all’apparizione della Vergine (22 aprile 1557), avvol-
ta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna
Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa in
suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura
ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la
bella chiesa, con la venerata statua della Madonna
con il Bambino inserita in una raggiera dorata, anti-
che tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni
mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo,
dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pe-
ricle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa,
con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli
(Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e
Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Can-
dido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte
dello Splendore) con opere di arte contempo-
ranea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce
sormontata dalla statua della Vergine ed
il bel Portico del Rosario della Scuola del
Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che por-
ta al mare il Monumento a Gaetano Braga.
A Giulianova Lido: la Chiesa della Natività di
Santuario di Maria SS. dello Splendore
36
39. Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia
del Borgo Marina; la moderna Chiesa di S. Pie-
tro Apostolo (1974); il Parco della Rimem-
branza (giardini pubblici); l’elegante Villino
Paris-Costantini, in stile liberty (1904), con am-
pio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il
Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere terama-
no Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come
sala convegni e mostre espositive.Ancora: il Lungo-
mare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo;
l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mus-
solini” (1936-1937); il Museo della Marineria,
presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del
torrente Salinello, con ponte in legno che unisce
Giulianova da Tortoreto; la Torre del Salinello
del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corri-
doio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre
20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli
Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud e molo
Nord;il primo ospita una serie di trabocchi (casu-
pole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto“li
caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare
(SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel
portale con 18 rappresentazioni allegoriche, scene
simboliche, animali, statua della Madonna con
il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna
immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata
da S. Gabriele dell’Addolorata prima di es-
sere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso
d’Italia nel 1858.
37
40. 38
Mosciano
S. Angelo
Musiano, borgo delle torri
e del mobile
S
orge su una collina panoramica nella vallata del
fiume Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897
dai Benedettini, che vi eressero un’abbazia
dedicata a S. Michele Arcangelo, oggi parroc-
chiale, attorno alla quale si costituì l’antico nucleo
della cittadina. Nel marzo dello stesso anno i messi
imperiali Leuderico e Gisone stabilirono che i
beni di “Musiano” spettassero al vescovo di Tera-
mo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa Niccolò II
confermò all’abate Desiderio di Montecassino il
possesso del monastero dei SS. Sette Fratel-
li (Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale).
Nel 1318 il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni
ottenne dal re Roberto d’Angiò la conferma
Municipio e Chiesa SS. Rosario
41. 39
del feudo di Montone (frazione). Il 6 maggio 1393
venne acquistata insieme al restante distretto di
Teramo da Antonio Acquaviva conte di S. Flaviano
(Giulianova) e Montorio alVomano. Nel 1397 frate
Matteo di Angelo di Morro (d’Oro), preposito
della chiesa di S. Michele, fece erigere il campanile
(Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si ar-
rese dopo 37 giorni di assedio al conte di Carrara
Viceré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne sac-
cheggiata da Francesco Sforza. Nel novembre del
1461 fu occupata e sottratta da Matteo da Ca-
pua Viceré d’Abruzzo a Giosia Acquaviva.
Tra il 1611 ed il 1614 vennero istituite a Montone
le confraternite del SS. Sacramento e del
SS. Rosario ed eretti un convento dei Celestini
e una prepositura. Nel 1649 il cenobio celestino,
in quanto grancia, venne accorpato al monastero
giuliese di S. Maria dello Splendore (santuario),
elevato a Priorato. Nel 1694 la parrocchiale di S.
Giacomo di Montone, tolta ai Celestini, appar-
tenne alla basilica romana di S. Giovanni in Late-
rano. Nel 1736 Troiano Acquaviva, cardinale
e ministro del re, venne nominato abate com-
mendatario perpetuo dell’abbazia di “S. Angelo
in Musiano” (parrocchiale). Nel 1750 subentrò
Pasquale Acquaviva. Durante il Rinascimento l’a-
bitato si estese anche fuori le mura; nel Risorgi-
mento fu importante sede di patrioti impegnati
nella causa dell’Unità d’Italia.Tra le varie persona-
lità locali: Don Gaetano Cardelli (1880-1948);
Domenico Del Zoppo, garibaldino; Francesco
Patella (1880-1964), pittore; Aurelio Saliceti
Convento SS. Sette Fratelli
42. 40
(1804-1862), nato a Ripattoni (all’epoca nel co-
mune di Mosciano), e Francesco Savini. La ban-
da musicale, tra le più antiche d’Abruzzo, venne
fondata nel 1815. Conosciuta per i suoi mobilifici;
fu denominata la “Cantù” d’Abruzzo.
monumentiConserva tratti del tessuto urbano medioevale:
restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei
pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del
SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita
con Regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853
e il 1876. L’interno conserva affreschi dell’artista
locale Francesco Patella, altare maggiore in finto
stile rinascimentale e statua lignea della Vergine.
La Parrocchiale di S. Michele Arcangelo è
affiancata dalla merlata e slanciataTorre Acquaviva
trasformata in campanile.Al suo interno: pitture di
Francesco Patella. Nelle nicchie sopra il portale e
nella lunetta il Patella dipinse i SS. Michele Arcan-
gelo (patrono del paese), Rita da Cascia, Francesco
d’Assisi, Gabriele dell’Addolorata,Teresa del Bam-
bin Gesù e l’Immacolata. La neoclassica Chiesa
dell’Addolorata, situata lungo una discesa, nelle
vicinanze di Piazza Saliceti, fu iniziata nel 1828 su
autorizzazione di re Ferdinando I di Borbone.Ospi-
ta due tele del teramano Gennaro Della Monica;
negli anni 1888-1889 venne decorata da Filippo
Fiorentino e Salvatore Giorgi. Del 1894 l’affresco
absidale di Prospero Piatti raffigurante l’Adorazio-
ne della Croce.Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e
Villa Savini (in campagna), entrambe con ampio
parco. Inoltre: il Cinema Teatro Acquaviva, il
Belvedere e l’Osservatorio Astronomico
di Colle Leone con gli interessanti Museo di
Scienze Naturali e Planetario di Scienze
della Terra. In località Convento il Santuario
di S. Maria del Casale (SS. Sette Fratel-
li) con annesso convento francescano. L’interno
della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna
in gloria con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e
Sette Figli Martiri) e quattro altari barocchi ricchi
di stucchi e sculture di angeli. In una nicchia sopra
l’altare maggiore il venerato e antico simulacro
ligneo della Madonna degli Angeli, protettrice di
Mosciano. Nel chiostro affreschi narranti la Vita di
S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di Montone, le
torri medioevali e le Chiese della Madonna
Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate
(con ex convento dei Celestini), che custodi-
sce il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo
di Bartolomeo da Montone.
43. PODERE
FRANCESCORISPETTA INNOVA RACCOGLI
vendita al dettaglio e all’ingrosso
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44. I
mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo-
mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi
del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche
della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione
estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre
vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi
in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal-
neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal
Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30
km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab-
bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha
avuto un notevole incremento demografico, specialmente
nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima
pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S.
Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu
d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire
all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume-
rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la
frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi
documenti medioevali, in relazione con il monastero be-
nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero
della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente
morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni
Scorci di Montepagano
Roseto
Da Montepagano
a Rosburgo
42
45. di chierici che si occupavano della cura delle anime e del
culto divino, con patrimonio comune e senza prebende)
possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito-
si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget-
to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto
di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto-
stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu
redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio
Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed
il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti
di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no-
taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne
assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una
lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della
SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da
qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con-
trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”.
Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro
Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò
il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose-
ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori),
facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof.
Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu
inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata
la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che
43
46. mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento
di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica-
zione di numerose ville e case.Il 12 luglio 1886 il Romualdi
morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta-
dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere
Giammichele Thaulero fece convocare con urgen-
za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen-
da.Finalmente,il 14 ottobre dello stesso anno,considerato
il notevole incremento della popolazione della borgata
marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo-
nimo in“Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio
1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il
turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca-
li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a
disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì
a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e
tra le più frequentate dell’Adriatico,ricca di luoghi di svago
e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico.
Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del
barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,
per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del
Vomano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920
ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado-
glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni
Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì
la sede municipale da Montepagano alla frazione di
Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con
delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera-
mista Giuseppe Di Blasio.Con Regio Decreto del re
Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor-
gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”,
trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon-
tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro-
seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano),
sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono
su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati
turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065
l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il
vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il
toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons
Paganus”).
monumenti
Di origini recenti,la cittadina non ha monumenti di rilievo.
Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota.
La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patro-
na di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente
venne dedicata a S. FilomenaV. M. L’interno, a navata
unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una
pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera
degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da af-
47. freschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di
nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di
Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si tro-
va la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata
nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione
della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovan-
ni Battista Piamarta, è internamente decorata dai
mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte
meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio
(torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato,
di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cap-
pella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso;
possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via
Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco
Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civi-
ca, Regionale dello Spettacolo, Dialettologi-
ca e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita
nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri arti-
sti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed
eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di
Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora
signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile
sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im-
bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello
scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare,
abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap-
prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150
posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da
una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione
sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di
pesca d’altura del Campionato Italiano.Montepagano,
su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci
sull’Adriatico e dintorni.Ricca di storia,conserva l’aspetto
di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman-
gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S.
Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse-
duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in
piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con
orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi-
cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico
lombardo,molto simile ad altre torri costruite nel XV se-
colo inAbruzzo dal Maestro Antonio da Lodi.Co-
munemente detto “Torre di Sisto V” per via della
suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo
del paese,rimaneggiato nella parte superiore nel periodo
barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag-
giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli
Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par-
rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito
ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della
Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che
vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione
45
Pasquale Celommi (Collezione Privata Pescara)
48. dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen-
ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela
raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che
portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del
SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo
dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co-
struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta
nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una
tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674)
rappresentante la Madonna con il Bambino ed
i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo.
Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi-
de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso
dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi
orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo
dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le
statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti;
in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto
del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio
Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo-
no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S.
Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un
organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel-
la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e
49. dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota-
gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto
e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”.
È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV se-
colo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da
Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stem-
ma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro
Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e
datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Mise-
ricordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della
parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della
santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-
getto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo
e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspi-
dato con un’unica campana. Si presenta a navata unica,
con una cappella laterale dove sono esposte le statue
47
50. dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decora-
ta e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio,
consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entram-
bi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro
Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la
S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice
(XIX sec.).È sede della Confraternita del SS.Sacramento,
composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fonda-
ta subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563).
Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa
solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle
processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori
le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in
tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera-
tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico
della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce
interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una
raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali
delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una
tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recente-
mente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e
Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da
folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è
divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel
retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dal-
le donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda
Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836,
composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante
la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per
piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo rag-
giunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani
diplomati nei conservatori abruzzesi.
53. P
osta al centro dellaValle Siciliana, su un promon-
torio tra due torrenti che sfociano nel fiume
Mavone, di origini incerte,Tossicia (Tussecie, in
dialetto) risalirebbe al IX secolo, fondata da Tosia,
barone di Ornano (oggi frazione di Colledara).Alcuni
storici invece, fanno derivare il nome dal latino “tus-
sicum” (veleno), per la presenza, in tempi antichi, di
numerosi serpenti nella zona. Scavi archeologici han-
no testimoniato la presenza dell’uomo fin dall’epoca
neolitica. Documenti del XII secolo la citano con il
nome di “Tusciciam”, feudo di Odorisio da Collepie-
tro (frazione di Mosciano Sant’Angelo), successiva-
mente ai Conti di Pagliara e poi agli Orsini. Dal 1526
al 1806, con Isola del Gran Sasso d’Italia, Castelli e
tutta la vallata, divenne possedimento e capitale dei
Marchesi Alarçon y Mendoza, acquistando fama, po-
tenza commerciale e politica. Un’importante rievo-
cazione storica in costume rievoca ogni estate i fasti
della loro signoria. Dopo l’Unità d’Italia il territorio
fu teatro sanguinoso di bande armate di briganti. E’
patria di: Nemesio Ricci (1798-1853), archeologo e
di Giorgio Vincenzo Pigliacelli (1751-1799), pa-
triota. Importante la banda musicale, rinata nel 1991.
monumenti
La cittadina offre testimonianze dell’antico e glorio-
so passato. La Chiesa di S. Antonio Abate, del
1471, è nota per il suo bel portale tardogotico in pie-
tra di Andrea Lombardo; al suo interno, tela (1595) di
Rico da Montereale e Crocifisso spagnolo. La Chiesa
parrocchiale della Madonna Assunta (S. Sin-
forosa) del 1438 presenta una navata cinquecente-
sca, aggiunta in seguito e due piccoli portali di Nicola
da Penne (XV sec.); l’interno ospita varie opere d’ar-
te barocca, un tabernacolo marmoreo rinascimentale,
statua della santa patrona, quattrocentesca Madonna
della Divina Provvidenza, statua lignea distesa (forse
originariamente parte di un presepe) e la Madonna
delle Grazie in terracotta dipinta e dorata (XV sec.). Il
Palazzo Marchesale, antica residenza dei Mendoza,
ospita il Municipio ed il Museo delle Tecniche e
delle Tradizioni Artigiane, che racconta la storia
delle popolazioni locali. In periferia: la piccola Cona
di S. Teresa (Madonna della Neve) rinascimentale e
i ruderi del convento di S. Francesco (XVI sec.)
ed il moderno Centro
Turistico Polivalen-
te. Interessanti anche
le frazioni di Chiarino,
per le botteghe dei ma-
estri ramai e rievocazio-
ne estiva sul brigantag-
gio; Azzinano, “paese
dipinto”, noto per i
murales naif; Colle-
donico, per la Chiesa
di S. Michele Arcan-
gelo.
51
Tossicia
Capitale della Valle
Siciliana
Chiesa S.Antonio Abate
Murales di Azzinano
54. secolo ci furono i primi insediamenti nella zona
costiera con la costruzione della ferrovia (1863).
Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi-
luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu
d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e
mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De
Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-
tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della
Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore,
il più grande epigrammista del’900, secondo il giu-
I
l paese si articola in due zone distinte tra loro:
una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor-
go medioevale fortificato, con tre quartieri
(Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al-
tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare.
Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di
capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor-
rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i
Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe-
riodo romano il territorio era compreso nell’a-
ger Palmensis (dal nome della città di Palma,
importante centro piceno). In collina sorgeva
Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser-
vium e di Salinum. I superstiti della devasta-
zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum,
fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor-
toreto venne donata dall’imperatore Ludovico
II a Bertario abate di Montecassino, citata
in un documento col nome di “Turturitus”. L’at-
tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello
stemma comunale), zona un tempo ricca di bo-
schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel
1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
52
Tortoreto
Il mare
e la collina
Villaggio Salinello
55. dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto
Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e
poeta; Alberto Capanna, direttore generale
della Finsider e poi presidente.
monumenti
T
ortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor-
go medioevale incastellato, con strette
viuzze, passaggi e panorami. La seicen-
tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad
un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro
in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era
custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi-
gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata
dal 2007 nella sua sede antica splendidamente
restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic-
CHALET, Lungomare Sirena Nord, 7
Tortoreto Lido
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Tortoreto Lido
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...a pranzo
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53
colo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi la
Torre dell’Orologio, in origine antico ma-
stio difensivo e porta di Terravecchia. La Cap-
pella della Madonna della Misericor-
dia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348,
un tempo annessa ad un ospedale conserva il
prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passio-
ne di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da
Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pin-
toricchio; nell’abside Crocifissione con veduta
cinquecentesca del paese. A poca distanza la
Chiesa del patrono S. Nicola di Bari,
ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vin-
cenzo Paci, statua argentea della Madonna della
Neve del 1925, cappella del santo protettore
del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio
panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madon-
56. na del Carmine; la porta urbana set-
tentrionale; la cinta muraria; il settecente-
sco Palazzo Comunale (De Fabritiis);
la Fortezza, in mattoni, con una bella torre
cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo por-
ticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’av-
vallamento che separava originariamente i tre
quartieri antichi. Nel territorio c’erano nume-
rose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali
costruite a secco con paglia e fango. Lungo la
strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in lo-
calità “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di
una villa rustica romana con pavimento
musivo e vasche per il deposito dell’olio o del
mosto. Scendendo dal paese verso nord l’O-
asi Naturalistica delle Fonti del Va-
scello, in località “Fontanelle” (zona ricca di
polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A
Cavatassi un interessante Museo dell’Arte
Contadina. Al Lido: Museo della Cultu-
ra Marinara, la moderna Chiesa parroc-
chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al
Lungomare Sirena il Corridoio Verde
“Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km,
che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli
Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e
dorata, priva di scogli.
54
Torre dell’Orologio (Foto Manuel Menzietti)
58. I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di
Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Ri-
eti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si esten-
de su un territorio prevalentemente montuoso, tra
il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei
Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco
offre ai visitatori la possibilità di interessanti escur-
sioni, immersi nella bellezza della natura e dell’arte:
cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine.
Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito
dall’omonimo Ente parco con sede ad As-
sergi, nell’Aquilano.Tra le numerose specie di flora
e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle,
cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio
d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appennini-
co, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del
Teramano che ne fanno parte sono: Arsita, Cam-
pli, Castelli, Civitella del Tronto, Corti-
no, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del
Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano,
Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torri-
cella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.
Parco Nazionale
Del Gran Sasso e
Monti della Laga
56