5. Uno strumento al servizio
degli amici turisti
D
a sempre ho sentito un profondo attaccamen-
to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche
che offre. La mia città, Teramo, senza essere
una grande metropoli, ha però una posizione davvero
invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo
si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da
bellissime colline. Siamo in una posizione strategica.
Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma-
rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’
nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo
a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ra-
gione.Dunque, la passione e l’amore che ho nei con-
fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre.
Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la
difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico
e ambientale.Questa Guida,perciò,vuole essere una
illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno
strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper-
ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.
Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche
locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter-
re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii,
vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte
merita la ricchissima tradizione della cucina che
vanta piatti davvero prelibati.
Per concludere, un grazie a tutti gli inserzionisti
che, nonostante il difficile momento, hanno contribui-
to con il loro preziosissimo sostegno, permetten-
do la realizzazione del progetto con sensibilità e
lungimiranza. E un invito a tutti coloro che sfo-
glieranno la guida: osservatela con il cuore, pri-
ma ancora che con gli occhi. Tanta bellezza, che
è attorno a voi, vi appartiene. è anche vostra.
La Guida
Patrizia Manente
3
Accoppiamento “Amata Phegea”
6. S
u uno sperone argilloso-calcareo sopraelevato,
alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume
Tordino, sorge Teramo (l’antica Interam-
nes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta Interamnia),
capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abi-
tanti. Abitata fin dalla preistoria come testimoniato da-
gli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di
un villaggio neolitico); i primi insediamenti risalirebbero
all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popola-
Teramo
Città fra antico
e moderno
4
Largo Antonio Tancredi
7. zione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”,
sarebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata
dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un muni-
cipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu
trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo
delle invasioni barbariche, nel VI secolo mutò il nome
da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si tra-
sformò in Teramum. Annessa al Ducato longobardo di
Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in
seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle
truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il
1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con
la nuova cattedrale di stile gotico-romanico con abside.
Tra il 1438 ed il 1443 feudo di Francesco Sforza che
redisse gli StatutiTeramani, più tardi al regno di Napoli.
Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la
repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat,
ritornando al re Ferdinando I di Borbone. Il 15
ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Ema-
nuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri
e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada
tra il Gran Sasso d’Italia e l’Adriatico.Tra i personaggi il-
lustri: Antonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giu-
seppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo
Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De
Filippis Delfico (1825-1895), caricaturista; Mel-
chiorre Delfico, storico, letterato, pedagogista, fon-
datore della Carboneria teramana; Gennaro Della
Monica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-
1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), po-
etessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Tara-
schi, costruttore di auto da corsa.
5
8. monumenti
N
umerosi i monumenti ed i palazzi antichi.Tra
le chiese: la romanico-gotica Cattedrale di
S. Maria Assunta e S. Berardo (ve-
scovo e patrono di Teramo e diocesi), iniziata nel
1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Ja-
cobello del Fiore del XV sec., campanile di An-
tonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da
Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-
quattrocentesco, statua di S. Maria Aprutina del XIV
secolo e tele di Sebastiano Majewsky in sacrestia). S.
Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica catte-
drale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in car-
6
Palazzo Castelli
Ponte Vittorio Emanuele
10. tapesta leccese della titolare, simulacro di S.Vito, una
Madonna del Latte tra le SS.Apollonia e Lucia dipinta
nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta
nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un
tempo ad un convento francescano, ospita opere set-
tecentesche diVincenzo Baldati, una tela della Madon-
na del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa
sconsacrata) di Gennaro Della Monica ed un organo
(1862) di Vitale De Luca di Notaresco (restaurato).
8
Ponte a catena
11. La cappella del santo titolare, posta dietro l’altare
maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele
e cupola (Gloria di S.Antonio). La Chiesetta di S.
Caterina (privata) è meta di devozione durante il
triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fedeli si
recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo
del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per
trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esi-
stente già nel 1372. Il Santuario della Madon-
9
Palazzo VescovileVia Vittorio Veneto
Piazza S.Agostino
13. ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del
Carmine, una maiolica castellana (Madonna con il
Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’in-
gresso della sacrestia e le cappelle Palma e di S. Rita.
Questo luogo di culto è caro ai teramani perché cu-
TERAMO
C.so Cerulli, 62/64
Tel. 0861 240730
GIULIANOVA LIDO
Via N. Sauro, 106
Tel. 085 8006353
11
Cesare Mariani. La Chiesa della Madonna del
Carmine ospita una statua in stucco della Vergine
attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosafatti, un
coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascola-
no Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-
XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E ancora: la piccola S.
Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfi-
teatro. La barocca SS. Annunziata (sede dell’A-
dorazione Eucaristica quotidiana) è un vero scrigno di
tesori; la facciata è ispirata alla romana S. Pantaleo. Al
suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco
dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso
na delle Grazie, dedicato alla compatrona, accor-
pato ad un convento francescano, con artistica statua
lignea della Vergine con il Bambino di Silvestro
de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firen-
ze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’arte in
chiesa e nell’intero complesso e cupola affrescata da
Arco Porta Reale (Porta Madonna)
Casina antica del Dazio
14. stodisce le pregevoli statue del Cristo Morto e
dell’Addolorata portate in processione nel pomerig-
gio del Venerdì Santo. La Chiesa dello Spirito
Santo, esistente già nel 1277, con portale degli asco-
lani Giosafatti; era un tempo annessa ad un ospedale
e ad una confraternita gemellata con quella di S. Spiri-
to in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei
carcerati e dei condannati a morte. L’unica grande
chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex
Fonte della Noce
12
convento domenicano, in parte adibito ad Archivio di
Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti
affreschi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con
stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e
piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esi-
stente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente
ad un convento agostiniano (ora Archivio di Stato).
La Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto),
preceduta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata
15. 1313
Santuario Madonna delle Grazie
Chiostro Santuario Madonna delle Grazie
Affresco di C. Mariani
(Santuario Madonna delle Grazie)
16. 14
scovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa
Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli);
Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci;
Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa
Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del
periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cin-
goli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale
nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’
Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le chiese:
del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di
Maria; di S. Berardo; della Madonna della
Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512,
presso il cimitero, con statua seicentesca dellaVergine.
Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Ve-
Interno Chiesa di Santo Spirito
17. Psichiatrico (con la cappella di S. Antonio
Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale);
Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo li-
berty e del XIX secolo:Villa Blandina e il suggesti-
vo falso borgo medioevale attorno al Castello
Della Monica.Ancora: il bel Parco Fluviale che
circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugu-
rata nel 1883; la medioevale Fonte della Noce;
Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il
Chiostro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G.
Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pom-
15
Piazza Martiri della Libertà
19. petti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua ro-
mana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto,
sorta di Pasquino teramano che in passato era utiliz-
zato per proteste contro i governanti ed il malcostu-
me); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna
della Misericordia), del 1348; Casina del Dazio;
Villa Comunale. Inoltre: l’Anfiteatro Roma-
no; il Teatro Romano; la “Domus del Leo-
ne”. I siti archeologici di Torre Bruciata e
della Madonna delle Grazie; la Domus di
Vico delle Ninfe; la Necropoli di Ponte
Messato. Il Museo Civico Archeologico
“Francesco Savini”; il Museo Civico e Pina-
coteca Civica; il Museo delle Tradizioni
Popolari (contradaVilla Pavone); l’Osservatorio
Astronomico di Collurania “Vincenzo Ce-
rulli”. In Via Porta Carrese sono stati rinvenuti nu-
merosi intonaci dipinti appartenenti forse a due
abitazioni di epoca romana. Nella vicina Via
17
Corso De Michetti (a sinistra Portale Chiesa S.Antonio)
Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
21. 19
dei Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati ripor-
tati alla luce resti di una domus romana (I sec. a.
C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco inco-
ronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli
(Giardini Carino Gambacorta) il Monu-
mento ai Caduti di tutte le guerre (1960-
1968), opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al
centro la statua del Giovane Cavaliere della Pace. La
piccola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.),
oggi in stato di abbandono,custodisce un altare ligneo
barocco del teramano Domenico Aviotto, abbellito
da tele seicentesche del polacco Sebastiano Majew-
sky (quella centrale del 1630), rappresentanti Scene
della Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammara-
na, presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco del-
la Scienza; comprende il Museo della Fisica e
dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istitu-
to Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazio-
nale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scien-
tifica e un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel
museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo
Rodomonti; possibilità di percorsi guidati per bambini
Palazzo Melatino
22. 20
e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri
dell’universo. Casa Bonolis (più volte rimaneggia-
ta) è nota per aver dato i natali al pittore locale Giu-
seppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Mel-
chiorre Delfico” e il Liceo Classico sono le
più antiche istituzioni scolastiche della città (in prece-
denza costituivano il Real Collegio); l’edificio mostra
ancora una certa imponenza, dominando l’antistante
Piazza Dante. Sulla parete di una vecchia abitazione
del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della
Piazzetta del Sole, si trova una nicchia (poco cono-
sciuta) votiva. Ospita una piccola tempera ottocente-
sca raffigurante S. Emidio, l’unica immagine del santo
esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e
patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal
1703 (anno di un terribile sisma che distrusse L’Aqui-
la e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come
protettore universale contro i terremoti. La devozio-
ne è molto diffusa in diverse parti del mondo. In pas-
sato in agosto, nella ricorrenza del santo (il 5 del
mese), era celebrato con particolare culto dalla fami-
glia che lo aveva apposto. La Casa dei Melatino
Borgo medioevale - Castello della Monica
24. 22
(XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi
sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo
(Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), custodisce
testimonianze del suo glorioso passato medioevale
con ricche e preziose collezioni di maioliche di Ca-
stelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la
cosiddetta Lapide delle“male lingue” (bassorilievo del
XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fron-
teggiano con le lingue trapassate da un grande com-
passo.Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo par-
lare agi mesura” (Misura le parole). Fa
riferimento ad un episodio relativo ai nemici del casa-
to e serve come monito per chiunque.
La Chiesa barocca S.S.Annunziata
26. Agnello “cace e ove’’
(con formaggio e uova)
L’agnello ‘’cace e ove’’ è un secondo piatto teramano e
abruzzese dalle origini antiche, e per tradizione gustato nel
periodo pasquale, infatti porta con sé i simboli della festività.
E’ decisamente un piatto rustico, il cui gusto deciso e selva-
tico dell’agnello viene spento dalle profumate erbette aro-
matiche. La caratteristica di questo piatto è senza dubbio la
gustosa cremina a base di uova e pecorino, rigorosamente
abruzzese DOC, che avvolge i teneri bocconcini d’agnello.
Ingredienti per 6 persone:
Spalla d’agnello (tagliati a pezzetti) circa kg.1,5, uova n.4,
pecorino circa gr.150, un rametto di rosmarino, aglio, vino
bianco, olio evo, pepe nero, succo di limone.
Preparazione:
In una padella fare rosolare gli spicchi d’aglio nell’olio; quando
saranno dorati unire i bocconcini di carne, aggiungere il vino,
rosmarino, pepe e sale q.b. Coprire e far cuocere a fuoco bas-
so,fin quando la carne sarà ben cotta e tenera.A parte sbatte-
re le uova con il pecorino,il pepe e il succo di limone.Termina-
ta la cottura dell’agnello, versare le uova e lasciare addensare
mescolando velocemente. Si deve formare una gustosa salsa
cremosa, che è la particolarità di questo piatto.
Il piatto è stato preparato da mia madre
Adele Di Franco,
esperta in cucina teramana
(foto di Patrizia Manente)
T
utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo,
giustamente considerata la “Capitale della
gastronomia abruzzese” per la varietà e
ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta.
Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici lo-
cali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche
decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fu-
mante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto
classico e famoso dei “maccheroni alla chitar-
ra”. Piatto-emblema della cucina teramana di
una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto
negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e
seduce i palati più esigenti.Tra le classiche specialità lo-
cali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che
rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai
cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli
dolci di ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun
a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte
del primo maggio). Per non dire delle famose e deli-
cate “scrippelle in brodo”, come delle più robu-
ste pappardelle al sugo di papera. Né sono da
meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai buongustai:
la pecora alla callara,il coniglio alla cacciato-
ra,le mazzarelle,i peperoni ripieni,la ‘ndocca
‘ndocca,il baccalà,la squisita porchetta,gli arro-
sticini,il tacchino alla canzanese,la galantina,
il formaggio fritto.Senza,naturalmente,dimenticare
i dolci con la pizza dolce tradizionale,i bocconotti,
i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche
specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la
croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’offerta
generosa di salumi d’ogni genere con salsicce, ven-
tricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa
ben fornita non possono mancare formaggi e pecorini
dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline tera-
mane, olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia,
castagno e via degustando.
Fra piatti rinomati
e specialità teramane
Magia della
Tavola
di Patrizia Manente
27. I maccheroni
alla chitarra
Li maccarune a la chetarre
Ingredienti per 6 persone:
per l’impasto: 600 gr. di farina, 6 uova fresche, un pizzico
di sale.
per il ragù: 300 gr. di carne di vitello, 200 gr. di costatella di
maiale, 300 gr. di agnello, due litri di salsa di pomodoro, una
cipolla, tre chiodi di garofano, olio evo, vino bianco e sale.
Preparazione:
Predisporre la farina a fontana e, dopo aver aggiunto le uova,
intriderla ed impastarla fino al momento in cui non si amal-
gama perfettamente e raggiunge una certa consistenza.Ado-
perare il matterello in modo da ottenere una sfoglia circolare
molto larga ed abbastanza sottile che successivamente verrà
divisa in rettangoli lunghi circa cm. 60 e larghi cm. 20. Questi,
uno alla volta, devono essere posti in senso verticale sulle
corde della chitarra e spinti col matterello verso il basso, così
da ottenere i maccheroni. Indispensabile come condimento
un ottimo ragù. Per prepararlo: mettere a cuocere in una
padella i pezzi di carne con una cipolla, due o tre chiodi di
garofano, un pò di vino bianco e sale q.b.. Appena rosolata
la carne aggiungere la salsa di pomodoro. Lasciar cuocere il
sugo a fuoco lento per due ore circa,ricordando che le brave
massaie di una volta lo lasciavano al fuoco per l’intera matti-
nata della domenica;il tempo minimo di cottura per un buon
ragù è di due ore e mezza.Versare il sugo sui maccheroni ben
scolati. Servire immediatamente ed aggiungere di nuovo su
ogni piatto due cucchiai di sugo ed abbondante pecorino o
parmigiano. In questo caso il piatto prende il nome tradizio-
nale di “maccarune bumbardite’’.
IL CONSIGLIO DELLA CUOCA
Per rendere più prelibato e invitante il piatto di maccheroni,
si possono aggiungere delle polpettine: prendere 300 gr. di
carne macinata, un tuorlo d’uovo, un cucchiaio di parmigiano,
noce moscata, un pizzico di sale ed amalgamare il tutto.
Ungersi le mani con olio d’oliva e dividere l’impasto in tante
pallottine piccole come piselli; queste devono cuocere in un
tegamino con un po’d’olio evo.Appena cotte (dopo 5 minuti
circa) aggiungere un pò di ragù già pronto e messo apposi-
tamente da parte. Lasciarle amalgamare bene e aggiungerle
come ultimo condimento su ogni piatto da servire.
La ricetta e la preparazione del piatto sono state realizzate
dalla “Chef per passione” Sara Romani
di recente ha partecipato come finalista a “La Prova del Cuoco”
(foto di Sonia Romani)
25
28. 26
Alba
Adriatica
Spiaggia d’argento
C
ittadina moderna e dinamica, è una delle lo-
calità adriatiche della costa teramana cono-
sciuta come “le Sette Sorelle”, in riferi-
mento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza
dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita
“Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal CorridoioVer-
de Adriatico, pista ciclabile di circa 20 km che congiun-
ge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003
più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso impor-
tanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il
suo primo cinquantenario come comune autonomo.
Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo signifi-
cherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeu-
ropea). Diversi ritrovamenti archeologici neolitici nel
territorio circostante.Agli inizi del XX secolo sorsero
le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli,
Ranalli, Ricci e Crescenzi.Tra il 1920 ed il 1930
furono inaugurati i viali dellaVittoria e Margherita.Con
Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato pri-
mo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe
Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e
nel 1937 fu resa autonoma dalla“Marina”.Con Decre-
to Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu
trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Pre-
fetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Ranzati
venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio
1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di
Alba Adriatica,ufficializzato con Decreto del Presiden-
te della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia).
Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan
Palazzese (1962-1989).
monumenti
D
a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piaz-
za nelle vicinanze del Parco Giochi di
Bambinopoli. In contrada Basciani la
Bambinopoli Pista ciclabile
29. Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta co-
struire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata
presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il por-
tale è affiancato da due piccole finestre. La località è
detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene
che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a
Loreto. Il Lungomare Marconi, di circa 2,5 km,
ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeg-
giate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata
collega Alba alla vicinaVilla Rosa di Martinsicuro. Inol-
tre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in
Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento
ai Caduti della Grande Guerra e la Chie-
sa parrocchiale della patrona S. Eufemia.
A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa
dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva
un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua
diTorre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta
“la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa
Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e
la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa
Flaiani, circondata da un parco, ospita la Biblioteca
Comunale ed è diventata centro culturale polivalente
di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vec-
chio Forte, così nominata perché forse conduceva
alla fortezza di Civitella delTronto.
27
30. 28
S
i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-
lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline
erose da fenomeni millenari, come una serie di
picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.
Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore
Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome
all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della
Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno-
cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e
l’autonomia comunale.
monumenti
L
a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte-
ressante complesso della romanica Cattedrale
di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-
schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-
re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con
annessi Museo Capitolare,campanile di Antonio da
Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV
sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co-
munale con annesso Archivio-Museo “Anto-
nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie
e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S.
Francesco;la rinascimentale Casa Paolini.Palaz-
zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica
di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa-
lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S.
Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e
Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario
di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel-
vedere con sculture contemporanee; il Complesso
Conventuale di S. Chiara (con annesso convento
delle Clarisse) iniziato nel 1260;il portale trecente-
sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento
Domenicano con la Chiesa di S. Domenico
(S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti
di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella
della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar-
cheologico Civico Capitolare “De Galatiis-
Atri
Scrigno di tesori
e Città Ducale
Teatro Comunale
Affreschi e Chiostro Cattedrale di Santa Maria Assunta
31. Affreschi Cattedrale di Santa Maria Assunta
De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et-
nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per
conservare le acque filtranti;la Fonte Canale;antiche
Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma-
donna delle Grazie; il Museo Didattico degli
Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci-
mentali; il Parco Comunale (su un precedente
convento dei Cappuccini).
32. 30
C
himble, in dialetto. Insediamenti piceni a
Campovalano: tombe circolari a cappuccina.
Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono
un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento
di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano.
Nel 1538 fu data in dote da CarloV di Spagna alla fi-
glia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.Nel
1600 con bolla di papa ClementeVIII, ricevette il titolo
di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Orto-
na, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa
Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa.
Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi
illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore;
Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pitto-
re; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nico-
la Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo
Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
monumenti
C
ase Porticate; Palazzo Farnese; Col-
legiata di S. Maria in Platea (affreschi
di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo
settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio);
Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat-
Campli
Città dei Farnese e
della Scala Santa
Cripta della Collegiata S. Maria in Platea
Campagna di Campovalano
33. tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan
Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo
da Campli). Convento celestino di S. Onofrio
(affreschi quattrocenteschi nel refettorio);Madonna
della Misericordia; S. Francesco con affreschi
trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e
Casa del Medico. Convento francescano
di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac-
co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala
Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire
Scala Santa
31
34. La Città di Campli è custode di tante tradizioni,
quella della Porchetta è una delle più antiche.
Nella città Farnese questo cibo è stato
presente sulle tavole di principi, vescovi, nobili
e popolo.La sua prelibatezza già si esaltava nei
banchetti aristocratici e nelle piazze, durante
le numerose fiere e il mercato settimanale
domenicale istituiti già nel Duecento.
La porchetta di Campli, quindi, fa parte
del “paesaggio” cittadino e la sagra ad essa
dedicata, la più antica d’Abruzzo, è ancora
oggi l’appuntamento di fine agosto più atteso
e gradito nell’intera provincia.
da N. Farina, Porchetta Italica di Campli.
32
35. 33
inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale
d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle
Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia-
como da Campli);S. Pietro e Necropoli picena
a Campovalano.A Nocella, Torre dei Melatino e
Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San-
tuario della SS. Trinità a Morge; Convento
dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.
Chiesa e particolari di San Pietro Apostolo a Campovalano
36. 34
F
orse di origine pre-romana, situata su una colli-
na tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio
e bellissimo panorama su parte della provin-
cia teramana. Nel XII secolo fu feudo del barone
Trasmondo (Castrum Vetus Trasmondi);
Castelbasso appartenne invece ai Benedettini
dell’abbazia di S. Clemente a Casauria (da
cui il nome Castrum Vetus Munaciscum).
Nel 1481 entrambi i borghi divennero possedimen-
to degli Acquaviva, duchi di Atri.
Castellalto
Castellalto
Castrum Vetus
Trasmondi
monumenti
C
onserva ancora l’aspetto di piccolo borgo
fortificato (mura del XV sec. con mastio
pentagonale),anticamente diviso in due zone
Antico Mulino a pietra Di Giovannantonio
37. distinte. Si accede da una porta d’ingresso cin-
quecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio
circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S.
Giovanni Evangelista conserva un bel portale
rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del
santo. Fuori le mura, in posizione isolata, la cinquecen-
tesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele
del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa
ad un convento francescano. Nella frazione di Villa
Torre un edificio sormontato da torretta mer-
lata.A Castelnuovo Vomano, presso la riva del
fiume, si incontra un antico mulino del 1849, re-
centemente restaurato. Una visita merita anche l’abi-
tato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita
rassegne di musica ed esposizioni d’arte contempo-
ranea. Presenta un aspetto circolare con stretti carat-
Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)
Particolari Chiesa S. Giovanni Evangelista
Castelbasso
teristici vicoli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro
ed Andrea risale al 1338 (portale in pietra e ricco
interno barocco). Inoltre: la Porta della Marina;
Casa Costantini (XVI sec.) e la chiesa parrocchia-
le di S. Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di
affreschi e portale rinascimentale).
35
38. “C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto),
uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa-
mosi i maestri ceramisti che servirono le più
importanti famiglie principesche romane e i sovrani del
Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia
di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte cerami-
ca agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla.
Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del
marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le personalità:
Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e let-
terato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei
(1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani
delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia; Fedele Cappel-
letti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822),
ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Car-
lantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio
Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.),
archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica
castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), cerami-
sta; Orazio Pompei, ceramista.
monumenti
I
l Museo delle Ceramiche, nell’ex Conven-
to Francescano di S. Maria di Costantino-
poli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; an-
tiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti
dell’Abbazia benedettina di S. Salvatore;
Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta
internazionale di Ceramica d’Arte moder-
na; Presepe Monumentale in ceramica (1965-
1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con
portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S.
Salvatore; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria
Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio
Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sul-
monese. “Cona” della Madonna delle Lacrime
(1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea
De Litio.Casa Natale di Orazio Pompei e Palaz-
zo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato
detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”:
soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).
Volta maiolicata (Chiesa San Donato)
Castelli
Patria
dei ceramisti
36
“Cona” di San Donato
Ceramiche Castelli
(proprietà privata Fondazione Tercas)
36
Particolare Chiesa di San Rosso
39. C
onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo
borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno
del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della
Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di
origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo
longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la
annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta
in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti-
bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel
“Mandatum de Riparacione Castrorum Impe-
rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
monumenti
P
asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze”
del medioevale e rinascimentale centro storico, si sco-
prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio,
Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e
resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo
(antico protettore del paese), di origini duecentesche e un
tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco
nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Pa-
lazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a
bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco
(inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edifi-
cata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il
XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella.
Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo
Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre
con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un
pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di
S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o
delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche.
Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco
Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine
XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria
Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali.
La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio
spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per-
corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi
piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del
Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia-
como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi-
ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche.
In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti
Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la
via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli
Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il
Santuario della Madonna dei Lumi con annesso
convento francescano (1466) è così denominato per le
varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo
attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba-
zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita:
la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con
grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle
Scalelle, S. Marco e Salomone).
Chiostro e affresco del Santuario S. Maria dei Lumi
Civitella del Tronto
Dove abita la storia
40. S
orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da
parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui
resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re-
perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne).
Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus
Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una
lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui
fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio.
Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe-
vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale
dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio
tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S.
Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di
scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela
con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione
del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio-
so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia-
no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi,
Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa-
lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat-
terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte
vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana;
in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui-
ta probabilmente su un sito romano.
Colonnella
Antica Signora
38
41. mento), una stauroteca (reliquiario della S. Cro-
ce) del XIII secolo e una bella statua lignea policroma
della Vergine. Si segnalano anche: l’antico borgo di
Villa Salsa, con chiesa di S. Rocco e i ruderi del
vecchio mulino;la chiesa rurale di S. Vincenzo,in
contrada Villa Ruzzi, e il cosiddetto “quercione”,
quercia ultracentenaria, in contrada Carnevali. In fra-
zione Ronzano: la chiesa di S. Maria degli Angeli
(statua lignea della Vergine e portale con mosaico).
P
osta nel versante meridionale della vallata del
Vomano (Valle Siciliana), in vista del massiccio
del Gran Sasso, è circondata da campi coltivati
e vigneti. Testimonianze antiche risalgono alla prei-
storia, l’aspetto attuale è medioevale. Nel XII secolo
era nota come Castellum Castanee (in seguito
Castrum Castanee); nel 1100 era feudo dei fra-
telli Trasmondo e Berardo. Passò poi, nel 1270
a Berterajmo de Pugecto, divenendo successi-
vamente possesso dei Pagliara, degli Orsini e dei
Mendoza. Nel XIX secolo fu spesso saccheggiata dai
briganti locali.
monumenti
I
l paese offre incantevoli panorami sull’Appennino
e sulle colline circostanti; il centro storico conserva
ancora l’aspetto di piccolo borgo anticamente difeso
da mura. Da visitare: i numerosi edifici in pietra (di
epoche diverse); il suggestivo belvedere; la chiesa
parrocchiale del patrono S. Pietro Martire (porta-
le in pietra scolpita con lunetta). Nell’omonima frazio-
ne: uno dei gioielli dell’architettura romanica abruzzese
l’Abbazia di S. Maria di Ronzano (XII sec.). La
chiesa era un tempo annessa ad uno scomparso ceno-
bio benedettino. L’edificio mostra chiari influssi d’arte
pugliese; l’interno, a tre navate, conserva interessanti
affreschi duecenteschi (Nuovo e Vecchio Testa-
39
Castel
Castagna
Castrum Castanee
Abbazia S. Maria di Ronzano
42. 40
C
ittadina rivierasca con forte vocazione com-
merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in
dialetto) è una delle località balneari più co-
nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in
due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in
collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il
Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato
nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico,
come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le
origini risalirebbero ai Romani,che nel III sec.a.C.fon-
darono la colonia Castrum Novum (o Castrum
Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale
per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche
provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese il
nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flavia-
no), in onore del santo patrono.
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478)
è tra i più importanti ed interessanti edifici rinasci-
mentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del
Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi”
tra cultura e turismo
43. Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino e
Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Cro-
cetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. An-
tonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà
(XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele
seicentesche, acquasantiera romanica e lapide tombale
di un nobile della famiglia De Bartolomeis. La Chiesa
della Madonna della Misericordia, forse quat-
trocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è
la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora:
in Piazza della Libertà il Belvedere, luogo di
ritrovo per l’incantevole panorama sul Lido e sull’Adria-
tico;Palazzo De Bartolomeis del 1876;Palazzo
Montebello; l’ottocentesca Cappella gentilizia
De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”,
piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’artista giulie-
se, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele
II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Cor-
so Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica
“V. Bindi”, con interessanti opere della scuola napo-
letana dell’Ottocento ed arredamento del XIX secolo;
la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi
del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortifica-
zioni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio
d’Acquaviva; degli otto baluardi originari resta Tor-
rione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Ar-
cheologico, con reperti romani e la Casa Museo
di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del
pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del
Centro Culturale “S. Francesco” e la Pina-
Porto
44. coteca (opere d’arte contemporanea) annesse alla
Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuccino
Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Im-
macolata”, con eleganti merli ottocenteschi e ampio
giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885, con affre-
schi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monastero del
Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino. An-
cora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della
Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa
Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispi-
rate al XVI secolo. LungoViale dello Splendore sorgono
due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano
(1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni florea-
li, elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis
(1923-1928).A poca distanza dal Paese, su un’amena e
silenziosa collina, l’interessante Santuario di Maria
SS. dello Splendore, protettrice di Giulianova, im-
portante e frequentato luogo di culto mariano. L’origine
è legata all’apparizione della Vergine (22 aprile 1557),
avvolta da una gran luce, su un ulivo, all’umile tagliale-
gna Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa
in suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura
ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la
bella chiesa, con la venerata statua della Madonna
con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche
tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici,
una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista
marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini,
le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici,
le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e
Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcan-
gelo,la Biblioteca “Padre Candido Donatelli”,
il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con
opere di arte contemporanea. Nell’ampio piazzale anti-
stante, un’alta croce sormontata dalla statua
della Vergine ed il bel Portico del Rosario
della Scuola del Mosaico di Ravenna. Lungo
la strada che porta al mare il Monumento a Ga-
etano Braga. A Giulianova Lido: la Chiesa della
Natività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica
parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chiesa di
S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Ri-
membranza (giardini pubblici); l’elegante Vil-
lino Paris-Costantini, in stile liberty (1904), con
Chiesa di S. Maria a Mare (SS.Annunziata) con particolare del magnifico portale
42
45. ampio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il
Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere teramano
Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala
convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungoma-
re Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex
Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini”
(1936-1937); il Museo della Marineria, presso la
sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Sali-
nello, con ponte in legno che unisce Giulianova da
Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il
Lido è attraversato dal “Corridoio Verde Adria-
tico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Por-
to d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso
in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una
serie di trabocchi (casupole in legno adibite alla pe-
sca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa
di S. Maria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli
X-XI: facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni
allegoriche, scene simboliche, animali, statua della
Madonna con il Bambino e due piccoli leoni;
all’interno: moderna immagine della Vergine e la pic-
cola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Ad-
dolorata prima di essere trasferito al convento di
Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.
Mosaici Santuario di Maria SS. dello Splendore
46. Isola del
Gran Sasso
Paese dei Motti
44
I
n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi
Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Paglia-
ra, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 Carlo V di
Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon.
Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di bri-
gantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome.Tra le perso-
nalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vesco-
vo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni
Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesau-
ri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284).
monumenti
S
oprannominata “Paese dei Motti”: diversi
architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da vi-
sitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale
Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi
sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quat-
trocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S.
Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio;
resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del
Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di
S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De
Angelis; ruderi della Chiesa di S.Antonio. Nei dintorni:
Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi
cinquecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella e
S. Valentino.A Casale S. Nicola, Eremo di S. Ni-
cola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chie-
sa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di
S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di
Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.);
S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino
Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di
S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del
mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo
e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio
coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo
degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate
e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14
campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele;Via
Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basi-
lica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo
“Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea.
Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran
Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.
47. Mosciano
S. Angelo
Musiano, borgo delle
torri e del mobile
S
orge su una collina panoramica nella vallata del fiume
Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Bene-
dettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a S.
Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno alla
quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nel marzo
dello stesso anno i messi imperiali Leuderico e Gi-
sone stabilirono che i beni di “Musiano” spettassero al
vescovo di Teramo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa
Niccolò II confermò all’abate Desiderio di Montecassi-
no il possesso del monastero dei SS. Sette Fratelli
(Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale). Nel 1318
il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni ottenne dal re
Roberto d’Angiò la conferma del feudo di Montone
(frazione). Il 6 maggio 1393 venne acquistata insieme al
restante distretto di Teramo da Antonio Acquaviva con-
te di S. Flaviano (Giulianova) e Montorio al Vomano. Nel
1397 frate Matteo di Angelo di Morro (d’Oro),
preposito della chiesa di S. Michele, fece erigere il cam-
panile (Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si
arrese dopo 37 giorni di assedio al conte di CarraraVice-
ré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne saccheggiata da Convento SS. Sette Fratelli
45
48. 46
Francesco Sforza. Nel novembre del 1461 fu occupata e
sottratta da Matteo da Capua Viceré d’Abruzzo
a Giosia Acquaviva. Tra il 1611 ed il 1614 vennero
istituite a Montone le confraternite del SS. Sacra-
mento e del SS. Rosario ed eretti un convento dei
Celestini e una prepositura. Nel 1649 il cenobio celestino,
in quanto grancia, venne accorpato al monastero giuliese
di S. Maria dello Splendore (santuario), elevato a Priorato.
Nel 1694 la parrocchiale di S. Giacomo di Monto-
ne, tolta ai Celestini, appartenne alla basilica romana di S.
Giovanni in Laterano. Nel 1736 Troiano Acquaviva,
cardinale e ministro del re, venne nominato abate
commendatario perpetuo dell’abbazia di “S. Angelo in
Musiano” (parrocchiale). Nel 1750 subentrò Pasquale
Acquaviva. Durante il Rinascimento l’abitato si estese an-
che fuori le mura; nel Risorgimento fu importante sede di
patrioti impegnati nella causa dell’Unità d’Italia.Tra le va-
rie personalità locali: Don Gaetano Cardelli (1880-
Interno Chiesa di San Michele Arcangelo
49. Torre Chiesa di San Michele Arcangelo - particolari della facciata (sotto)
1948); Domenico Del Zoppo, garibaldino; France-
sco Patella (1880-1964), pittore; Aurelio Saliceti
(1804-1862), nato a Ripattoni (all’epoca nel comune di
Mosciano), e Francesco Savini. La banda musicale, tra
le più antiche d’Abruzzo, venne fondata nel 1815. Co-
nosciuta per i suoi mobilifici; fu denominata la “Cantù”
d’Abruzzo.
monumenti
C
onserva tratti del tessuto urbano medioevale:
restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei
pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del SS.
Rosario, eretta dall’omonima confraternita con Regio
decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876. L’interno
conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella,
altare maggiore in finto stile rinascimentale e statua li-
gnea della Vergine. La Parrocchiale di S. Michele
Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre
Acquaviva trasformata in campanile. Al suo interno: pit-
ture di Francesco Patella. Nelle nicchie sopra il portale
e nella lunetta il Patella dipinse i SS. Michele Arcangelo
(patrono del paese), Rita da Cascia, Francesco d’Assisi,
50. campagna), entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cine-
ma Teatro Acquaviva, il Belvedere e l’Osser-
vatorio Astronomico di Colle Leone con gli
interessanti Museo di Scienze Naturali e Plane-
tario di Scienze della Terra. In località Convento
il Santuario di S. Maria del Casale (SS. Sette
Fratelli) con annesso convento francescano. L’interno
della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna in gloria
con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e Sette Figli Mar-
tiri) e quattro altari barocchi ricchi di stucchi e sculture
di angeli. In una nicchia sopra l’altare maggiore il venera-
to e antico simulacro ligneo della Madonna degli Angeli,
protettrice di Mosciano. Nel chiostro affreschi narranti la
Vita di S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di Montone,
le torri medioevali e le Chiese della Madonna
Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate
(con ex convento dei Celestini), che custodisce
il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolo-
meo da Montone.
Gabriele dell’Addolorata,Teresa del Bambin Gesù e l’Im-
macolata. La neoclassica Chiesa dell’Addolorata,
situata lungo una discesa, nelle vicinanze di Piazza Saliceti,
fu iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Ferdinando I
di Borbone.Ospita due tele del teramano Gennaro Della
Monica; negli anni 1888-1889 venne decorata da Filippo
Fiorentino e Salvatore Giorgi.Del 1894 l’affresco absidale
di Prospero Piatti raffigurante l’Adorazione della Croce.
Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e Villa Savini (in
51. 49
M
orro d’Oro sorge in collina, lungo la piana del
Vomano, circondata da caratteristici poggi ricchi
di vigneti ed uliveti con stupendi panorami sul
Gran Sasso e l’Adriatico. Citata per la prima volta in do-
cumenti dell’XI secolo come Murro (da murra, muc-
chio di pietre). L’attributo “d’Oro” sarebbe forse legato
alla fertilità della campagna circostante. Scavi archeologici
testimoniano la presenza di un insediamento fin dall’an-
tichità. L’abitato attuale sorse quasi sicuramente in epoca
medioevale come borgo incastellato, probabilmente cir-
condato da mura. Nel XII secolo fu feudo diTrasmondo
di Castelvecchio (attuale Castellalto); dal XIII al XVIII se-
colo appartenne agli Acquaviva, duchi di Atri. Nel XIX
secolo il paese fu patria di carbonari.
monumenti
L
a parte più antica dell’abitato mostra evidenti se-
gni quattrocenteschi. Restano ancora una torre
e alcune porte medioevali. Passeggiando per
il centro storico: il palazzo rinascimentale (sede
estiva degli Acquaviva) e l’ottocentesco ex palazzet-
to Ettorre. La chiesa parrocchiale di S. Salvatore
(1331) costruita da Gentile da Ripatransone conserva
una facciata seicentesca e, nell’ampio interno a tre nava-
te, tele del ravennate Francesco Ragazzini, altari barocchi,
statua lignea di S. Bernardino da Siena (XVII sec.), orga-
no settecentesco di Adriano Redi di Atri e statua fittile
policroma della Madonna, mutila (XVI sec.). Una visita
merita il Museo della civiltà contadina con testi-
monianze di un mondo che sta scomparendo quasi del
tutto. Fuori l’abitato l’abbazia benedettina di S. Maria
di Propezzano,eretta sul luogo di un’apparizione del-
la Madonna nel 715. L’ampio complesso romano-gotico
è tra i più importanti d’Abruzzo; la Porta Santa, sul lato
sinistro, è opera di Raimondo da Poggio. Nell’interno, a
tre navate, affreschi narranti la storia miracolosa del luo-
go e stemmi degli Acquaviva. Nel chiostro, a due piani,
affreschi seicenteschi del polacco Sebastiano Majewsky.A
500 metri dal cenobio l’interessante Giardino Offici-
nale, con varie specie di piante aromatiche, medicinali
e da essenza.
Abbazia Santa Maria di Propezzano
Giardino Officinale di Torzolini
Morro d’Oro
Murro
52. Notaresco
Castello di Lotario
L
a cittadina si costituì attorno ad un“castello”costruito
da Lotario I (nipote di Carlo Magno) nel IX secolo.
Tra il XIII e il XIV secolo assunse vari nomi: Lotarisci,
Lotarisco, Lotaresco e Nutarisco. Nel 1308 Notaresco e
GuardiaVomano divennero feudo di Francesco d’Ac-
quaviva,duca di Atri;nel 1676 passò al barone France-
sco Coletti e nel 1757 fu devoluta alla Regia Corte.
monumenti
L
a Parrocchiale dei SS. Pietro e Andrea
custodisce tele tardo-settecentesche, un busto del
patrono S. Gennaro e seicentesco tabernacolo li-
gneo. Nel “Carmine”, statua della Vergine e altare
marmoreo. S. Roc-
co ospita una statua
fittile (XV sec.) della
Madonna delle Grazie
e pregevole tela (XVII
sec.). Palazzo De
Vincenzi e Palaz-
zo Romualdi (XVII-
XIX sec.) con Museo
Civico: importanti reperti neolitici, italici e romani. La
parte più alta dell’abitato è denominata “Civitello”
(antica porta con stemma degli Acquavi-
va). A Grasciano, resti della villa romana e la
Chiesa seicentesca della Madonna Assunta
con un dipinto della Madonna del Latte. Guardia Vo-
mano, con cinta muraria (XV-XVI sec.) eretta dagli
Acquaviva,Parrocchiale del patrono S. Rocco,
Oleificio Artigianale “Di Giovannantonio”
(1923) e antica Cantina “Foschi”. L’Abbazia
benedettina di S. Clemente al Vomano,
forse fatta costruire nell’874 da Ermengarda, madre di
Ludovico II.
50
Chiesa del Carmine - altare e affreschi
53.
54. I
mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo-
mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi
del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche
della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione
estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre
vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi
in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal-
neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal
Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30
km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab-
bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha
avuto un notevole incremento demografico, specialmente
nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima
pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S.
Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu
Roseto degli
Abruzzi
Da Montepagano
a Rosburgo
52
Pasquale Celommi
55. d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire
all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume-
rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la
frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi
documenti medioevali, in relazione con il monastero be-
nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero
della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente
morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni
di chierici che si occupavano della cura delle anime e del
culto divino, con patrimonio comune e senza prebende)
possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito-
si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget-
to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto
di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto-
stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu
redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio
Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed
il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti
di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no-
taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne
assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una
lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della
SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da
Spiaggia Hotel Altamira
56. qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con-
trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”.
Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro
Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chia-
mò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai
roseti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pe-
scatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata
dal prof. Donaggio,insegnante di liceo aTeramo.Nel
1863 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu
effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico
Ponno, che mise in vendita un terreno di circa 600 are
(proseguimento di quello già messo a disposizione dal
clero) per l’edificazione di numerose ville e case. Il 12
luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il
sogno di chiamare la cittadina rivierasca con il nome da
lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero
fece convocare con urgenza il Consiglio comunale per
cercare di risolvere la faccenda. Finalmente, il 14 ottobre
dello stesso anno, considerato il notevole incremento
della popolazione della borgata marinara, il Comune
stabilì che la località mutasse il toponimo in “Rosburgo”.
Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo
unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si svi-
luppò grazie all’ospitalità dei pescatori locali che, ai primi
del XX secolo,cominciarono a mettere a disposizione le
proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare
la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più fre-
quentate dell’Adriatico, ricca di luoghi di svago e diver-
timento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una
terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del baro-
ne Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,per
dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata delVo-
mano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920
ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado-
glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni
Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì
la sede municipale da Montepagano alla frazione
di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale
con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il
ceramista Giuseppe Di Blasio. Con Regio Decre-
to del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio
1927 la borgata prese il toponimo di “Roseto degli
Abruzzi”,trasferendo la frazione nell’antico borgo col-
linare. Montepagano, ridente paese collinare a circa
6 km da Roseto,borgo medioevale incastellato (Castel
Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti
si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute
invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli
successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nomi-
nò vassallo (“milite”) il vescovo diTeramo Pagano; da
Scorci di Montepagano
57. lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano”
o “Castellum Mons Paganus”).
monumenti
D
i origini recenti, la cittadina non ha monumenti
di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edi-
fici degni di nota. La Parrocchiale di Maria
SS. Assunta (patrona di Roseto), fu aperta al culto
nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena
V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce
sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in
stile neogotico, opera degli allievi della Scuola d’Arte di
Atri, decorata da affreschi, nicchie e bassorilievi a tema
mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sa-
cra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona
meridionale si trova la Parrocchia del S. Cuore di
Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della
Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da
S. Giovanni Battista Piamarta, è internamente
decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio.
Nella parte meridionale, la Riserva naturale del
Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed
incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressi Villa
Paris con la Cappella privata “Russicum”, dedicata
al culto ortodosso; possiede pregevoli affreschi ed ico-
ne russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale;
l’ottocentesco Palazzo Municipale, ospita le
biblioteche Civica, Regionale dello Spettacolo,
Dialettologica e l’interessante Civica Raccolta
d’Arte, istituita nel 1981, con opere di Pasquale Ce-
lommi ed altri artisti locali. Durante tutto l’anno vi si
svolgono mostre ed eventi culturali. Sempre sulla Nazio-
nale, in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Cle-
mente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale
della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate
ed alla pesca; al suo imbocco, il bronzeo Monumento ai
Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il
moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privi-
legiata di passeggio. L’Approdo turistico “Portorose”,
a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del
Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tut-
to l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza
spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato
Italiano. Montepagano, su una collina a ridosso del
mare, offre splendidi scorci sull’Adriatico e dintorni. Ric-
55
58. dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co-
struito in mattoni nel 1765,fu restaurato una prima volta
nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una
tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674)
rappresentante la Madonna con il Bambino ed
i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo.
Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi-
de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso
dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi
orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo
dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano
le statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti;
in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto
dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota-
gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto
e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”.
È opera d’arte abruzzese,ma con influssi senesi (XIV se-
colo).In sacrestia:bella croce astile di Pietro Santi da
Teramo (1500),con l’immagine del patrono e stemma
di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro
Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e
datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Mise-
ricordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della
parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della
santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-
getto di particolare devozione.Il luogo di culto è piccolo
e raccolto;la facciata presenta un campanile a vela cuspi-
dato con un’unica campana. Si presenta a navata unica,
con una cappella laterale dove sono esposte le statue
dell’Addolorata e del Cristo Morto.Fu decora-
ta e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio,
ca di storia, conserva l’aspetto di borgo incastellato con
resti di mura medioevali; rimangono ancora tre accessi:
Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta
da Piedi. Sembra abbia posseduto nei secoli ben
28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il
Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto
rimane dell’antica parrocchiale dedicata al patrono, ab-
battuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo, molto
simile ad altre torri costruite nel XV secolo in Abruzzo
dal Maestro Antonio da Lodi. Comunemente
detto “Torre di Sisto V” per via della suddetta leg-
genda, è considerato il monumento simbolo del paese,
rimaneggiato nella parte superiore nel periodo baroc-
co. Costruito in cotto, ospita tre campane; la maggio-
re, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli
Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par-
rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito
ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della
Vergine pianse per diversi giorni.Le offerte dei fedeli che
vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione
del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio
Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguono
le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S.
Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un
organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel-
la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e
dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen-
ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela
raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che
portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del
SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo
Approdo turistico “Portorose”
59. consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entrambi
di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro
Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la
S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice
(XIX sec.).È sede della Confraternita del SS.Sacramento,
composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fonda-
ta subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563).
Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa
solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle
processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori
le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in
tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera-
tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico
della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce
interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una
raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali
delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una
tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recente-
mente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e
Montepagano,risale forse ai primi dell’800;circondata da
folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è
divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel
retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dal-
le donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda
Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836,
composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante
la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per
piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo rag-
giunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani
diplomati nei conservatori abruzzesi.
57
Lungomare
61. 59
P
osta al centro dellaValle Siciliana, su un promon-
torio tra due torrenti che sfociano nel fiume
Mavone, di origini incerte,Tossicia (Tussecie, in
dialetto) risalirebbe al IX secolo, fondata da Tosia,
barone di Ornano (oggi frazione di Colledara).Alcuni
storici invece, fanno derivare il nome dal latino “tus-
sicum” (veleno), per la presenza, in tempi antichi, di
numerosi serpenti nella zona. Scavi archeologici han-
no testimoniato la presenza dell’uomo fin dall’epoca
neolitica. Documenti del XII secolo la citano con il
nome di “Tusciciam”, feudo di Odorisio da Collepie-
tro (frazione di Mosciano Sant’Angelo), successiva-
mente ai Conti di Pagliara e poi agli Orsini. Dal 1526
al 1806, con Isola del Gran Sasso d’Italia, Castelli e
tutta la vallata, divenne possedimento e capitale dei
Marchesi Alarçon y Mendoza, acquistando fama, po-
tenza commerciale e politica. Un’importante rievo-
cazione storica in costume rievoca ogni estate i fasti
della loro signoria. Dopo l’Unità d’Italia il territorio
fu teatro sanguinoso di bande armate di briganti. E’
patria di: Nemesio Ricci (1798-1853), archeologo e
di Giorgio Vincenzo Pigliacelli (1751-1799), pa-
triota. Importante la banda musicale, rinata nel 1991.
monumenti
L
a cittadina offre testimonianze dell’antico e
glorioso passato. La Chiesa di S. Antonio
Abate, del 1471, è nota per il suo bel porta-
le tardogotico in pietra di Andrea Lombardo; al suo
interno, tela (1595) di Rico da Montereale e Croci-
fisso spagnolo. La Chiesa parrocchiale della Ma-
donna Assunta (S. Sinforosa) del 1438 presenta
una navata cinquecentesca, aggiunta in seguito e due
piccoli portali di Nicola da Penne (XV sec.); l’inter-
no ospita varie opere d’arte barocca, un tabernacolo
marmoreo rinascimentale, statua della santa patrona,
quattrocentesca Madonna della Divina Provvidenza,
statua lignea distesa (forse originariamente parte di
un presepe) e la Madonna delle Grazie in terracotta
dipinta e dorata (XV sec.). Il Palazzo Marchesale,
antica residenza dei Mendoza, ospita il Municipio ed
il Museo delle Tecniche e delle Tradizioni Ar-
tigiane, che racconta la storia delle popolazioni locali.
In periferia: la piccola Cona di S. Teresa (Madonna
della Neve) rinascimentale e i ruderi del convento
di S. Francesco (XVI
sec.) ed il moderno Cen-
tro Turistico Poliva-
lente. Interessanti anche
le frazioni di Chiarino,
per le botteghe dei mae-
stri ramai e rievocazione
estiva sul brigantaggio;
Azzinano, “paese di-
pinto”, noto per i mu-
rales naif; Colledonico,
per la Chiesa di S. Mi-
chele Arcangelo.
Tossicia
Capitale della Valle
Siciliana
Portale Chiesa S.Antonio Abate
Murales di Azzinano
62. secolo ci furono i primi insediamenti nella zona
costiera con la costruzione della ferrovia (1863).
Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi-
luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu
d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e
mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De
Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-
tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della
Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore,
il più grande epigrammista del’900, secondo il giu-
I
l paese si articola in due zone distinte tra loro:
una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor-
go medioevale fortificato, con tre quartieri
(Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al-
tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare.
Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di
capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor-
rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i
Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe-
riodo romano il territorio era compreso nell’a-
ger Palmensis (dal nome della città di Palma,
importante centro piceno). In collina sorgeva
Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser-
vium e di Salinum. I superstiti della devasta-
zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum,
fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor-
toreto venne donata dall’imperatore Ludovico
II a Bertario abate di Montecassino, citata
in un documento col nome di “Turturitus”. L’at-
tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello
stemma comunale), zona un tempo ricca di bo-
schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel
1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
60
Tortoreto
Il mare
e la collina
Torre dell’Orologio (Foto Manuel Menzietti)
63. dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto
Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e
poeta; Alberto Capanna, direttore generale
della Finsider e poi presidente.
monumenti
T
ortoreto Alto mantiene l’aspetto di
borgo medioevale incastellato, con
strette viuzze, passaggi e panorami. La
seicentesca Chiesa di S. Agostino, an-
nessa ad un ex convento agostiniano del ‘500
(chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al
1973 vi era custodita la preziosa tela di Mat-
tia Preti raffigurante il Battesimo di S. Agosti-
no (ricollocata dal 2007 nella sua sede antica
splendidamente restaurata). In sagrestia è in
allestimento un piccolo museo di arte sacra. In
Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in
origine antico mastio difensivo e porta di Ter-
ravecchia. La Cappella della Madonna
della Misericordia, eretta dopo l’epidemia
di peste del 1348, un tempo annessa ad un
ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi
raffiguranti la Passione di Cristo, del 1526, di
Giacomo Bonfini da Patrignone di Montalto
Cappella Madonna della Misericordia
61
64. Marche, allievo del Pintoricchio; nell’abside
Crocifissione con veduta cinquecentesca del
paese. A poca distanza la Chiesa del pa-
trono S. Nicola di Bari, ricostruita nel
1534 (organo del 1842 diVincenzo Paci, statua
argentea della Madonna della Neve del 1925,
cappella del santo protettore del 1873). Ed an-
cora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex
chiesa del 1529 della Madonna del Car-
mine; la porta urbana settentriona-
le; la cinta muraria; il settecentesco Palazzo
Comunale (De Fabritiis); la Fortezza,
in mattoni, con una bella torre cilindrica degli
Acquaviva e il suggestivo porticato ricavato
sotto piazza Garibaldi nell’avvallamento che
separava originariamente i tre quartieri antichi.
Nel territorio c’erano numerose “pinciare”
o “pinciaie”, case rurali costruite a secco
con paglia e fango. Lungo la strada che sale
dal mare a Tortoreto Alto, in località “Murac-
che” sono stati rinvenuti i resti di una villa
rustica romana con pavimento musivo e
vasche per il deposito dell’olio o del mosto.
Scendendo dal paese verso nord l’Oasi Na-
turalistica delle Fonti del Vascello, in
località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’ac-
62
65. qua con animali, piante e laghetto).A Cavatassi
un interessante Museo dell’Arte Con-
tadina. Al Lido: Museo della Cultura
Marinara, la moderna Chiesa parroc-
chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al
Lungomare Sirena il Corridoio Verde
“Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km,
che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli
Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine
e dorata, priva di scogli.
63
66. 64
I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di
Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e
Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un
territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del
Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è sud-
diviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità
di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della na-
tura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie
benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche.
È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad
Assergi, nell’Aquilano.Tra le numerose specie di flora e
fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli,
genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruz-
zo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno
marsicano, aquila reale. I comuni delTeramano che ne fan-
no parte sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella
del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adria-
no, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al
Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria,
Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.
Parco Nazionale
Del Gran Sasso e
Monti della Laga
Cascata Padula di Cortino