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Guida CulturaleTuristica 2019/2020
Supplemento aTeramo Nostra N.1 Gennaio-Maggio
2019 - Anno 12 - Aut.Tribunale diTeramo Registrazione
n. 575 del 7 Agosto 2007
Direttore Responsabile: Cosima Assunta Pagano
Progettazione
Marketing & Comunicazione
di Patrizia Manente
Via Luigi Longo, 21 -Teramo
Testi
Emilio G. Di Nicola, Patrizia Manente,Valerio Negro
Foto
Vincenzo Ammazzalorso, Massimo Di Dionisio,
Maria Di Furia,Teresa Di Pietro, Patrizia Manente,
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Vincenzo Ranalli, Sonia Romani,Alice Ruggieri,
Antonio Santangelo
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Coordinamento Patrizia Manente
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culturale-turistica-teramo-2019/
SOMMARIO
LA GUIDA  3
Patrizia Manente
TERAMO 4
MAGIA DELLA TAVOLA 26
ALBA ADRIATICA 28
ATRI 30
BASCIANO 32
CAMPLI 34
CASTELLI 36
CIVITELLA DEL TRONTO 37
COLONNELLA 38
GIULIANOVA 40
ISOLA DEL GRAN SASSO 47
MOSCIANO S. ANGELO 48
ROSETO 52
TOSSICIA 59
TORTORETO 60
PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO 64
E MONTI DELLA LAGA
In copertina:
Cascata di Casanova (TE)
Sul retro copertina:
Ceramica Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas)
Fascino eTesori
dell’AbruzzoTeramano
re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii,
vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte
merita la ricchissima tradizione della cucina che
vanta piatti davvero prelibati.
Per concludere, un grazie a tutti gli inserzionisti
che, nonostante il difficile momento, hanno contribui-
to con il loro preziosissimo sostegno, permetten-
do la realizzazione del progetto con sensibilità e
lungimiranza. E un invito a tutti coloro che sfo-
glieranno la guida: osservatela con il cuore, pri-
ma ancora che con gli occhi. Tanta bellezza, che
è attorno a voi, vi appartiene. È anche vostra.
Uno strumento al servizio
degli amici turisti
D
a sempre ho sentito un profondo attaccamen-
to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche
che offre. La mia città, Teramo, senza essere
una grande metropoli, ha però una posizione davvero
invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo
si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da
bellissime colline. Siamo in una posizione strategica.
Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma-
rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’
nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo
a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ra-
gione.Dunque, la passione e l’amore che ho nei con-
fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre.
Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la
difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico
e ambientale.Questa Guida,perciò,vuole essere una
illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno
strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper-
ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.
Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche
locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter-
La Guida
Patrizia Manente
3
ta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina
di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto-
ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel
quartiere della Cona (resti di un villaggio neolitico);
i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo
e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine
sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sarebbero
stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Ro-
mani, fu chiamata Teramne, divenendo un munici-
pio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine
fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel pe-
riodo delle invasioni barbariche, nelVI secolo mutò
S
u uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva-
to, alla confluenza del torrente Vezzola con
il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica
Interamnes Urbs, città tra i due fiumi, trascrit-
4
Teramo
Città fra antico
e moderno
Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
Piazza Martiri della Libertà
il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII
secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Duca-
to longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata
dai Normanni; in seguito passò al Ducato di
Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di
Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal
vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale
di stile gotico-romanico con abside.Tra il 1438 ed
il 1443 feudo di Francesco Sforza che redis-
se gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli.
Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclama-
rono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioac-
chino Murat, ritornando al re Ferdinando I
di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfal-
mente Vittorio Emanuele II che si recava a
Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria.
Particolari dell’interno Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
5
In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sasso
d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illustri: An-
tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giusep-
pe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo
Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre
De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturi-
Borgo medioevale - Castello della Monica
Piazza S. Anna
9
monumenti
N
umerosi i monumenti ed i palazzi antichi.
Tra le chiese: la romanico-gotica Catte-
drale di S. Maria Assunta e S. Be-
sta; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pe-
dagogista, fondatore della Carboneria teramana;
Gennaro Della Monica (1836-1917), pittore;
Carlo Forti (1766-1845), ingegnere; Giannina
Milli (1825-1888), poetessa; Ivan Graziani,
cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di
auto da corsa.
Statua S.Anna Statua S.VitoAntica Cattedrale S.Anna
10
rardo (vescovo e patrono di Teramo e diocesi),
iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335
(Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam-
panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto
di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso
ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru-
tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky
Palazzo Vescovile
in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto
dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e
XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu-
lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS.
Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio
(S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in
epoca barocca e annessa un tempo ad un conven-
11
to francescano, ospita opere settecentesche diVin-
cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso
(proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di
Gennaro Della Monica ed un organo restaurato
(1862) di Vitale De Luca di Notaresco. La cappella
del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è
in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupola
(Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca-
terina (privata) è meta di devozione durante il
triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe-
deli si recano a girare la ruota dentata della titolare
(simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per
l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella
di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario
Casina antica del Dazio
della Madonna delle Grazie, dedicato alla
compatrona, accorpato ad un convento francesca-
no, con artistica statua lignea della Vergine con il
Bambino di Silvestro de L’Aquila (XV
sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rina-
scimentale, diverse opere d’arte in chiesa e nell’in-
tero complesso e cupola affrescata da Cesare Ma-
riani. La Chiesa della Madonna del
Carmine ospita una statua in stucco della Vergi-
ne attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosa-
fatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850
dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele
dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E anco-
ra: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele)
nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An-
12
Piazzetta del Sole
Piazza S.Agostino
nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quo-
tidiana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è
ispirata alla romana S. Pantaleo. Al suo interno si
segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già
nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo
(XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Car-
mine, una maiolica castellana (Madonna con il
Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta
all’ingresso della sacrestia e le cappelle Palma e di
S. Rita. Questo luogo di culto è caro ai teramani
perché custodisce le pregevoli statue del Cristo
Morto e dell’Addolorata portate in processione
nel pomeriggio del Venerdì Santo. La Chiesa
dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con
portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo an-
nessa ad un ospedale e ad una confraternita ge-
mellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma,
che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei
Fonte della Noce
13
Via Vincenzo Irelli
condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è
S. Domenico, annessa ad un ex convento do-
menicano, in parte adibito ad Archivio di Stato.
Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affre-
schi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con
stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e
piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esi-
stente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adia-
cente ad un convento agostiniano (ora Archivio di
Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Be-
nedetto), preceduta da scalinata, anteriore al
Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare
maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pre-
gevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del
Cuore Immacolato di Maria; di S. Berar-
do; della Madonna della Cona e della Ma-
donna di Cartecchio del 1512, presso il cimi-
tero, con statua seicentesca della Vergine. Edifici
civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vesco-
vile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa
Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli);
Santuario e Chiostro Madonna delle Grazie
Affresco di C. Mariani
(Santuario Madonna delle Grazie)
Affresco “Cristo vendemmiatore”
(Santuario Madonna delle Grazie)
14
Ponte Vittorio Emanuele
Particolare Palazzo Castelli
Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci;
Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio;
Casa Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napo-
litani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfi-
co; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi:
l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappel-
15
la di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico
(Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa
Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Vil-
la Blandina e il suggestivo falso borgo me-
dioevale attorno al Castello Della Monica.
Ancora: il bel Parco Fluviale che circonda la
romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in
dialetto, sorta di Pasquino teramano che in passato
era utilizzato per proteste contro i governanti ed il
malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa
della Madonna della Misericordia), del 1348; Casi-
na del Dazio; Villa Comunale. Inoltre: l’An-
fiteatro Romano; il Teatro Romano; la
“Domus del Leone”. I siti archeologici di
Torre Bruciata e della Madonna delle
Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la
Necropoli di Ponte Messato. Il Museo Ci-
vico Archeologico “Francesco Savini”; il
Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Mu-
seo delle Tradizioni Popolari (contrada
Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico
di Collurania “Vincenzo Cerulli”. In Via
Porta Carrese sono stati rinvenuti numerosi into-
naci dipinti appartenenti forse a due abitazioni
di epoca romana. Nella vicinaVia dei Mille, sot-
città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel
1883; la medioevale Fonte della Noce; Porta
Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chio-
stro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G. Bra-
ga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pom-
petti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua
Esterno e interno Chiesa di Santo Spirito
16
to un’abitazione privata, sono stati riportati alla
luce resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra
questi, un mosaico con il volto di Bacco incoronato
da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giar-
dini Carino Gambacorta) il Monumento
ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968),
opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro
17
Portici Savini
la statua del Giovane Cavaliere della Pace. La pic-
cola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.),
oggi in stato di abbandono, custodisce un altare li-
gneo barocco del teramano Domenico Aviotto,
abbellito da tele seicentesche del polacco Sebastia-
no Majewsky (quella centrale del 1630), rappre-
sentanti Scene della Vita del santo titolare. Nel
18
Anfiteatro romano
quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’in-
teressante Parco della Scienza; comprende il
Museo della Fisica e dell’Astrofisica
“Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisi-
ca Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica,
la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Au-
ditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono
esposte opere dell’artista teramano Italo Rodo-
monti; possibilità di percorsi guidati per bambini e
ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri
dell’universo. Casa Bonolis (più volte rimaneg-
giata) è nota per aver dato i natali al pittore locale
Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale
“Melchiorre Delfico” e il Liceo Classico
sono le più antiche istituzioni scolastiche della città
(in precedenza costituivano il Real Collegio); l’edifi-
cio mostra ancora una certa imponenza, dominan-
do l’antistante Piazza Dante. Sulla parete di una
vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana
posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una
Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
20
Affresco Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
Palazzo Melatino
nicchia (poco conosciuta) votiva. Ospita una picco-
la tempera ottocentesca raffigurante S. Emidio, l’u-
nica immagine del santo esistente in città. Emidio,
primo vescovo, martire e patrono della vicina
Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un ter-
ribile sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran
parte dell’Italia centrale) come protettore univer-
sale contro i terremoti. La devozione è molto diffu-
sa in diverse parti del mondo. In passato in agosto,
Portale Auditorium S. Maria a Bitetto Finestra bifora - Palazzo Melatino
2121
2222
nella ricorrenza del santo (il 5 del mese), era cele-
brato con particolare culto dalla famiglia che lo
aveva apposto. La Casa dei Melatino (XIII sec.),
dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi sede della
Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas).
L’interno (visitabile a richiesta), custodisce testimo-
nianze del suo glorioso passato medioevale con ric-
che e preziose collezioni di maioliche di Castelli,
frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la
2323
Chiesa e Convento dei Cappuccini - Teramo
24
Particolari interni Chiesa barocca S.S.Annunziata
cosiddetta Lapide delle “male lingue” (basso-
rilievo del XV secolo); raffigura due volti di
profilo che si fronteggiano con le lingue tra-
passate da un grande compasso.Al di sopra, il
motto della famiglia: “A lo parlare agi
mesura” (Misura le parole). Fa riferimento
ad un episodio relativo ai nemici del casato e
serve come monito per chiunque.
25
Centofonti - Cesacastina (TE)
T
utta da scoprire la cucina tradizionale di
Teramo, giustamente considerata la “Ca-
pitale della gastronomia abruz-
zese” per la varietà e ricchezza dell’offerta. A
tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare
gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il lito-
rale e non solo. Basta percorrere poche decine di
chilometri per trovarsi alle prese con un fuman-
te e gustoso risotto alla marinara o con il piatto
classico e famoso dei “maccheroni alla chi-
tarra”. Piatto-emblema della cucina tera-
mana di una volta (apprezzatissimo persino dal
re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia),
che sempre attira e seduce i palati più esigenti.Tra
le classiche specialità locali, non vanno dimenticati
gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attra-
ente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al
timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di
Fra piatti rinomati
e specialità teramane
Magia della
Tavola
di Patrizia
Manente
Pappardelle
al sugo
di Papera
ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la
mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto for-
te del primo maggio). Per non dire delle famose e
delicate “scrippelle in brodo”, come delle più
robuste pappardelle al sugo di papera. Né
sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai
buongustai: la pecora alla callara, il coniglio
alla cacciatora, le mazzarelle, i pepero-
ni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la
squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino
alla canzanese, la galantina, il formaggio
fritto.Senza,naturalmente,dimenticare i dolci con
la pizza dolce tradizionale,i bocconotti,i cal-
gionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche
specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte,
la croccante di mandorle. Maestosa e ricca
l’offerta generosa di salumi d’ogni genere con sal-
sicce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in
una dispensa ben fornita non possono mancare for-
maggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi
vini delle colline teramane,olio extravergine di oliva,
miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando.
Il piatto è stato preparato da mia madre
Adele Di Franco,
esperta in cucina
teramana
I dolci sono stati
realizzati da
Maria Pia
Scarponi
Casoli (Atri)
27
Li Cillitte de Sand ’Andonje
Le Neole
Peschette, banane,
ciliegie e limoni
alla crema
28
Alba
Adriatica
Spiaggia d’argento
C
ittadina moderna e dinamica, è una delle lo-
calità adriatiche della costa teramana cono-
sciuta come “le Sette Sorelle”, in riferi-
mento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza
dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita
“Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal CorridoioVer-
de Adriatico, pista ciclabile di circa 20 km che congiun-
ge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003
più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso impor-
tanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il
suo primo cinquantenario come comune autonomo.
Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo signifi-
cherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeu-
ropea). Diversi ritrovamenti archeologici neolitici nel
territorio circostante.Agli inizi del XX secolo sorsero
le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli,
Ranalli, Ricci e Crescenzi.Tra il 1920 ed il 1930
furono inaugurati i viali dellaVittoria e Margherita.Con
Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato pri-
mo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe
Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e
nel 1937 fu resa autonoma dalla“Marina”.Con Decre-
to Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu
trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Pre-
fetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Ranzati
venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio
1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di
Alba Adriatica,ufficializzato con Decreto del Presiden-
te della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia).
Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan
Palazzese (1962-1989).
monumenti
D
a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piaz-
za nelle vicinanze del Parco Giochi di
Bambinopoli. In contrada Basciani la
Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta co-
struire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata
presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il por-
tale è affiancato da due piccole finestre. La località è
detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene
che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a
Loreto. Il Lungomare Marconi, di circa 2,5 km,
ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeg-
giate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata
collega Alba alla vicinaVilla Rosa di Martinsicuro. Inol-
tre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in
Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento
Torrione di Carlo V
ai Caduti della Grande Guerra e la Chie-
sa parrocchiale della patrona S. Eufemia.
A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa
dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva
un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua
diTorre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta
“la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa
Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e
la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa
Flaiani, circondata da un parco, ospita la Biblioteca
Comunale ed è diventata centro culturale polivalente
di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vec-
chio Forte, così nominata perché forse conduceva
alla fortezza di Civitella delTronto.
Bambinopoli
29
30
S
i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-
lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline
erose da fenomeni millenari,come una serie di pic-
chi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.Alcuni
storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano.
Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adria-
tico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea
d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Innocenzo IV l’i-
stituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia
comunale.
monumenti
L
a Riserva Naturale dei “Calanchi”;l’inte-
ressante complesso della romanica Cattedrale
di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-
schi di Andrea De Litio nel coro,una delle poche opere
rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con
annessi Museo Capitolare, campanile di Anto-
nio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi
del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Tea-
tro Comunale con annesso Archivio-Museo
“Antonio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna
delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Il-
luminati; S. Francesco; la rinascimentale Casa
Paolini. Palazzo Vecchioni; la piccola Chiesa
neo-romanica di S. Liberatore (Cappella
dei Caduti); il Palazzo dei Duchi d’Acqua-
viva.La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di
Loreto tra i SS.Rocco e Sebastiano di Andrea De Litio);
S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri
(resti dei bastioni). Il Belvedere con sculture con-
temporanee; il Complesso Conventuale di S.
Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato
nel 1260; il portale trecentesco di S. Andrea.
Il duecentesco ex Convento Domenicano con
la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista);
Porta S. Domenico; i resti di un teatro ro-
mano (Via Cicada); la Cappella della SS. Tri-
nità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Archeologico
Civico Capitolare “De Galatiis-De Alben-
Atri
Scrigno di tesori e
Città Ducale
Affreschi e Chiostro Cattedrale di Santa Maria Assunta
Teatro Comunale
Affreschi Cattedrale di Santa Maria Assunta
tiis-Tascini”. Il Museo Civico Etnografico; le
“Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le
acque filtranti; la Fonte Canale; antiche Fontane
Archeologiche; la Chiesa della Madonna del-
le Grazie; il Museo Didattico degli Strumen-
ti Musicali Medioevali e Rinascimentali; il
Parco Comunale (su un precedente convento dei
Cappuccini).
Nido di coccinelle
(montagna di Campli)
32
I
l territorio di Basciano è stato abitato fin dalla prei-
storia: le prime scoperte archeologiche risalgono
all’età del ferro e testimoniano la presenza di inse-
diamenti abitativi fin dal IX secolo a. C. Nella piana
lungo il Mavone sono state scavate tre necropoli, che
hanno restituito varie sepolture con reperti in ferro e
in bronzo. Nella stessa piana, in località S. Rustico, fiori-
va in epoca italica e poi romana un “vicus”, importante
centro commerciale situato lungo la“Via Salaria”, di cui
abbiamo notevoli testimonianze epigrafiche ed arche-
ologiche. Il “vicus” fu abbandonato intorno alVI secolo
d. C, forse a causa di un incendio, come tramanda l’an-
tica leggenda del “cane nero”.
L’insediamento sulla collina di Basciano risale all’epo-
ca longobarda, come attesta la struttura muraria della
“Rocca”. Sul feudo di Basciano si cominciano ad avere
notizie a partire dalla metà del secolo XII, quando fi-
gura tra i possedimenti di Oderisio di Collepietro,
potente esponente della famiglia dei signori di Pagliara.
Si assiste poi alla frammentazione del possedimento
che ritroviamo, nella seconda metà del ‘300, nelle mani
della famiglia Acquaviva. Agli Acquaviva succe-
deranno, dal 1536, i coniugi napoletani Camillo de
Scorciatis e Margherita Caracciolo.“I de Scorcia-
Basciano
la sua storia,
la sua arte
Madonna delle Grazie
Torre dell’Orologio
tis - scrive lo storico Berardo Pio – conserveranno
l’utile dominio di Basciano fino alla fine del secolo XVII
e vi stabiliranno la loro dimora trasformando l’antico
castello, ormai inutile in funzione militare, in palazzo si-
gnorile e residenza confortevole”. Inoltre la chiesa del
castello (S. Flaviano), restaurata nel 1582, ospiterà
la cappella sepolcrale della famiglia baronale, mentre
nella chiesa di S. Maria sarà realizzato un pregevo-
le altare ligneo barocco, sovrastato dallo stemma di
famiglia.
Sul finire del secolo XVII i de Scorciatis, scossi da una
pesante crisi economica, persero il feudo che, dopo
essere passato nelle mani del barone Ludovico Ce-
rasa, nel 1701 venne posto all’asta dalla Regia Cu-
ria ed aggiudicato al napoletano Placido Avellone.
Anche questa seconda famiglia partenopea stabilì la
propria dimora in Basciano e mantenne la sua cappella
cimiteriale all’interno della chiesa di S. Flaviano, come
testimonia una lapide sepolcrale. Ignazio Avellone,
morto nel 1775, non avendo eredi diretti lasciò il feu-
do al nipote Nicola Barra Salone Caracciolo, che
gli sopravvisse per soli due anni e lasciò a sua volta il
feudo al figlio primogenito Placido. I Barra Salone
Caracciolo furono gli ultimi signori di Basciano, di
cui ebbero riconosciuto anche il titolo nobiliare: essi
tuttavia mantennero la loro dimora a Napoli.
monumenti
L’
antico borgo con la porta d’ingresso al recin-
to murario detta Porta dell’Orologio o di S.
Michele, che presenta un arco a tutto sesto
(XIV-XV sec.), la sovrastante torre campanaria, con
orologio inserito, risale al settecento; la chiesa di S.
Flaviano (XV secolo), con affreschi rinascimentali e
impreziosita di recente da un portale con altorilievi
bronzei, incastonato nella cornice rinascimentale in
travertino decorato da modanature e rosette; il “Ca-
stello baronale”, ora abitazione privata, che conser-
va le vecchie cantine e i ruderi della torre di guardia;
la chiesa medievale di S. Giacomo (XII secolo) con
le originarie finestre gotiche; la chiesa di Sant’Ago-
stino nella frazione omonima, la cui facciata reca lo
stemma dei monaci Camaldolesi con la data 1631,
e che all’interno conserva la grande tela seicentesca
“Madonna con Bambino e Santi”; la chiesa rurale
della Madonna delle Grazie del 1600, con una ori-
ginale “conocchia” della Vergine; la chiesa romanica
di S. Maria a “Porto Lungo” (XIII secolo), nella fra-
zione omonima, con affreschi, soffitto maiolicato
e splendido altare ligneo barocco del 1646.
Affresco Chiesa S. Flaviano
3333
C
himble, in dialetto. Insediamenti piceni a
Campovalano: tombe circolari a cappuccina.
Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono
un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento
di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano.
Nel 1538 fu data in dote da CarloV di Spagna alla fi-
glia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.Nel
1600 con bolla di papa ClementeVIII, ricevette il titolo
di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Orto-
na, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa
Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa.
Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi
illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore;
Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pitto-
re; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nico-
la Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo
Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
monumenti
C
ase Porticate; Palazzo Farnese; Col-
legiata di S. Maria in Platea (affreschi
di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo
settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio);
Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat-
tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan
Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo
da Campli). Convento celestino di S. Onofrio
(affreschi quattrocenteschi nel refettorio);Madonna
della Misericordia; S. Francesco con affreschi
trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e
Casa del Medico. Convento francescano
di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac-
co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala
Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire
inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale
d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle
Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia-
Scala Santa e particolare
Campli
Città dei Farnese e
della Scala Santa
34
Chiesa e particolare di San Pietro Apostolo a Campovalano
Collegiata S. Maria in Platea e particolari della Cripta
35
como da Campli);S. Pietro e Necropoli picena
a Campovalano.A Nocella, Torre dei Melatino e
Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San-
tuario della SS. Trinità a Morge; Convento
dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.
“C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto),
uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa-
mosi i maestri ceramisti che servirono le più
importanti famiglie principesche romane e i sovrani del
Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia
di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte cerami-
ca agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla.
Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del
marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le personalità:
Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e let-
terato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei
(1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani
monumenti
I
l Museo delle Ceramiche, nell’ex Conven-
to Francescano di S. Maria di Costantino-
poli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; an-
tiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti
dell’Abbazia benedettina di S. Salvatore;
Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta
internazionale di Ceramica d’Arte moder-
na; Presepe Monumentale in ceramica (1965-
1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con
portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S.
Salvatore; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria
Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio
Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sul-
monese. “Cona” della Madonna delle Lacrime
(1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea
De Litio.Casa Natale di Orazio Pompei e Palaz-
zo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato
detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”:
soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).
“Cona” di San Donato
36
Castelli
Patria dei
ceramisti
Museo delle Ceramiche di Castelli
delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia; Fedele Cappel-
letti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822),
ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Car-
lantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio
Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.),
archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica
castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), cerami-
sta; Orazio Pompei, ceramista.
Opera di Francesco Antonio Grue
Collezione Acerbo dei Musei civici di Loreto Aprutino
C
onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo
borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno
del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della
Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di
origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo
longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la
annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta
in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti-
bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel
“Mandatum de Riparacione Castrorum Impe-
rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
monumenti
P
asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze”
del medioevale e rinascimentale centro storico, si sco-
prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio,
Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e
resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo
(antico protettore del paese), di origini duecentesche e un
tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco
nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Pa-
lazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a
bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco
(inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edifi-
cata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il
XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella.
Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo
Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre
con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un
pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di
S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o
delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche.
Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco
Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine
XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria
Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali.
La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio
spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per-
corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi
piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del
Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia-
como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi-
ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche.
In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti
Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la
via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli
Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il
Santuario della Madonna dei Lumi con annesso
convento francescano (1466) è così denominato per le
varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo
attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba-
zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita:
la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con
grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle
Scalelle, S. Marco e Salomone).
Affresco del Santuario S. Maria dei Lumi
Civitella
del Tronto
Dove abita la storia
38
S
orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da
parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui
resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re-
perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne).
Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus
Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una
lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui
fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio.
Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe-
vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale
dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio
tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S.
Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di
scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela
con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione
del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio-
so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia-
no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi,
Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa-
lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat-
terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte
vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana;
in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui-
ta probabilmente su un sito romano.
Colonnella
Antica Signora
Chiesa dei Santi Cipriano e Giustina
Ginestre - Campagna di Basciano
Farfalla La Vanessa IO o occhio di pavone
40
C
ittadina rivierasca con forte vocazione commer-
ciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto)
è una delle località balneari più conosciute e
frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il
Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridos-
so del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno,
con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo.
Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato
da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai
Romani, che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Ca-
strum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto
frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le
continue incursioni barbariche provocarono lo spo-
polamento; nel Medioevo prese il nome di Castrum
Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo
patrono.
Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi”
tra cultura e turismo
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è
tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali
abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del Quattro-
cento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso,
opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre
a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566,
con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno:
dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasan-
tiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia
De Bartolomeis. La Chiesa della Madonna della
Misericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII
secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con
altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà il
Belvedere, luogo di ritrovo per l’incantevole panorama
sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis
del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cap-
pella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R.
Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti
Palazzo Kursaal Duomo di San Flaviano
dell’artista giuliese, ed il Monumento a re Vittorio
Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel
1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca
Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola
napoletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX seco-
lo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi
del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortificazio-
ni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Ac-
quaviva; degli otto baluardi originari resta Torrione “Il
Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico,
con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo
Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. In
Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale
“S. Francesco” e la Pinacoteca (opere d’arte con-
temporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta
dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa
“Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocente-
schi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885,
con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monaste-
ro del Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino.
Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa del-
la Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa
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42
44
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al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore sorgono due
eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910-
1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e
slanciata torretta; Villa ex De Santis (1923-1928). A
poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa collina,
l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splen-
dore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato
luogo di culto mariano. L’origine è legata all’apparizione
dellaVergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su
un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la co-
struzione di una chiesa in suo onore,facendo sgorgare una
fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso
raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della
Porto
Santuario di Maria SS. dello Splendore - Affresco interno e mosaici esterni
Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata,
antiche tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni
mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’ar-
tista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini,
le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le
statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silen-
zio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la
Biblioteca “Padre Candido Donatelli”, il MAS
(Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte
contemporanea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta
croce sormontata dalla statua della Vergine
ed il bel Portico del Rosario della Scuola del
Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che porta al
mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulia-
nova Lido: la Chiesa della Natività di Maria, sorta
nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Marina; la
moderna Chiesa di S. Pietro Apostolo (1974); il
Parco della Rimembranza (giardini pubblici);
l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile liberty
(1904), con ampio giardino e piccola torretta; Villa Ga-
sbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegne-
re teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty,
46
come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lun-
gomare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo;
l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini”
(1936-1937); il Museo della Marineria, presso la
sede del Circolo“Il Nautico”; la foce del torrente Salinello,
con ponte in legno che unisce Giulianova da Torto-
reto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è
attraversato dal “Corridoio Verde Adriatico”,pista
ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a
Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud
e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi
(casupole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto
“li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare
(SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel por-
tale con 18 rappresentazioni allegoriche,scene simboliche,
animali, statua della Madonna con il Bambino
e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della
Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele
dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento
di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.
Lungomare
Caliscendi - Porto
I
n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi
Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Paglia-
ra, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 Carlo V di
Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon.
Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di bri-
gantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome.Tra le perso-
nalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vesco-
vo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni
Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesau-
ri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284).
monumenti
S
oprannominata “Paese dei Motti”: diversi
architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da vi-
sitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale
Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi
sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quat-
trocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S.
Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio;
resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del
Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di
S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De
Angelis; ruderi della Chiesa di S.Antonio. Nei dintorni:
Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi
cinquecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella e
S. Valentino.A Casale S. Nicola, Eremo di S. Ni-
cola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chie-
sa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di
S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di
Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.);
S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino
Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di
S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del
mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo
e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio
coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo
degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate
e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14
campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele;Via
Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basi-
lica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo
“Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea.
Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran
Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.
Isola del
Gran Sasso
Paese dei Motti
47
S
orge su una collina panoramica nella vallata del fiume
Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Bene-
dettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a S.
Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno alla
quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nel marzo
dello stesso anno i messi imperiali Leuderico e Gi-
sone stabilirono che i beni di “Musiano” spettassero al
vescovo di Teramo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa
Niccolò II confermò all’abate Desiderio di Montecassi-
no il possesso del monastero dei SS. Sette Fratelli
(Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale). Nel 1318
il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni ottenne dal re
Roberto d’Angiò la conferma del feudo di Montone
(frazione). Il 6 maggio 1393 venne acquistata insieme al
restante distretto di Teramo da Antonio Acquaviva con-
te di S. Flaviano (Giulianova) e Montorio al Vomano. Nel
1397 frate Matteo di Angelo di Morro (d’Oro),
preposito della chiesa di S. Michele, fece erigere il cam-
panile (Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si
arrese dopo 37 giorni di assedio al conte di CarraraVice-
Particolari interni (Chiesa S. Michele Arcangelo)
48
Mosciano
S. Angelo
Musiano, borgo delle
torri e del mobile
Chiesa San Michele Arcangelo
Particolari della facciata Chiesa di San Michele Arcangelo
ré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne saccheggiata da
Francesco Sforza. Nel novembre del 1461 fu occupata e
sottratta da Matteo da Capua Viceré d’Abruzzo
a Giosia Acquaviva. Tra il 1611 ed il 1614 vennero
istituite a Montone le confraternite del SS. Sacra-
mento e del SS. Rosario ed eretti un convento dei
Celestini e una prepositura. Nel 1649 il cenobio celestino,
in quanto grancia, venne accorpato al monastero giuliese
di S. Maria dello Splendore (santuario), elevato a Priorato.
Nel 1694 la parrocchiale di S. Giacomo di Monto-
ne, tolta ai Celestini, appartenne alla basilica romana di S.
Giovanni in Laterano. Nel 1736 Troiano Acquaviva,
cardinale e ministro del re, venne nominato abate
commendatario perpetuo dell’abbazia di “S. Angelo in
Musiano” (parrocchiale). Nel 1750 subentrò Pasquale
Acquaviva. Durante il Rinascimento l’abitato si estese an-
che fuori le mura; nel Risorgimento fu importante sede di
patrioti impegnati nella causa dell’Unità d’Italia.Tra le va-
rie personalità locali: Don Gaetano Cardelli (1880-
1948); Domenico Del Zoppo, garibaldino; France-
sco Patella (1880-1964), pittore; Aurelio Saliceti
(1804-1862), nato a Ripattoni (all’epoca nel comune di
Mosciano), e Francesco Savini. La banda musicale, tra
le più antiche d’Abruzzo, venne fondata nel 1815. Co-
nosciuta per i suoi mobilifici; fu denominata la “Cantù”
d’Abruzzo.
monumenti
C
onserva tratti del tessuto urbano medioevale:
restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei
pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del SS.
Rosario, eretta dall’omonima confraternita con Regio
decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876. L’interno
Municipio
Acquaviva trasformata in campanile. Al suo interno: pit-
ture di Francesco Patella. Nelle nicchie sopra il portale
e nella lunetta il Patella dipinse i SS. Michele Arcangelo
(patrono del paese), Rita da Cascia, Francesco d’Assisi,
Gabriele dell’Addolorata,Teresa del Bambin Gesù e l’Im-
macolata. La neoclassica Chiesa dell’Addolorata,
situata lungo una discesa, nelle vicinanze di Piazza Saliceti,
fu iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Ferdinando I
di Borbone.Ospita due tele del teramano Gennaro Della
Monica; negli anni 1888-1889 venne decorata da Filippo
Fiorentino e Salvatore Giorgi.Del 1894 l’affresco absidale
di Prospero Piatti raffigurante l’Adorazione della Croce.
Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e Villa Savini (in
campagna), entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cine-
ma Teatro Acquaviva, il Belvedere e l’Osser-
vatorio Astronomico di Colle Leone con gli
interessanti Museo di Scienze Naturali e Plane-
tario di Scienze della Terra. In località Convento
il Santuario di S. Maria del Casale (SS. Sette
Fratelli) con annesso convento francescano. L’interno
della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna in gloria
con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e Sette Figli Mar-
tiri) e quattro altari barocchi ricchi di stucchi e sculture
di angeli. In una nicchia sopra l’altare maggiore il venera-
to e antico simulacro ligneo della Madonna degli Angeli,
protettrice di Mosciano. Nel chiostro affreschi narranti la
Vita di S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di Montone,
le torri medioevali e le Chiese della Madonna
Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate
(con ex convento dei Celestini), che custodisce
il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolo-
meo da Montone.
conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella,
altare maggiore in finto stile rinascimentale e statua li-
gnea della Vergine. La Parrocchiale di S. Michele
Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre
Chiesa SS. Rosario e particolari interni
I
mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo-
mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi
del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche
della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione
estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre
vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi
in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal-
neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal
Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30
km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab-
bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha
avuto un notevole incremento demografico, specialmente
nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima
pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S.
Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu
52
Roseto
degli Abruzzi
Da Montepagano
a Rosburgo
d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire
all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume-
rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la
frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi
documenti medioevali, in relazione con il monastero be-
nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero
della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente
morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni
di chierici che si occupavano della cura delle anime e del
culto divino, con patrimonio comune e senza prebende)
possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito-
si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget-
to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto
di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto-
stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu
redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio
Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed
il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti
di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no-
taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne
assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una
lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della
SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da
qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con-
trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”.
Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro
Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò
il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose-
ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori),
facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof.
Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu
inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata
la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che
mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento
di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica-
zione di numerose ville e case.Il 12 luglio 1886 il Romualdi
morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta-
dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere
Giammichele Thaulero fece convocare con urgen-
za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen-
da.Finalmente,il 14 ottobre dello stesso anno,considerato
il notevole incremento della popolazione della borgata
marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo-
nimo in“Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio
1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il
turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca-
li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a
disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì
a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e
tra le più frequentate dell’Adriatico,ricca di luoghi di svago
e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico.
Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del
barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,
per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del
Vomano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920
ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado-
glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni
Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì
la sede municipale da Montepagano alla frazione di
Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con
delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera-
mista Giuseppe Di Blasio.Con Regio Decreto del re
Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor-
gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”,
trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon-
tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro-
seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano),
sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono
su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati
turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065
l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il
vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il
toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons
Paganus”).
monumenti
D
i origini recenti, la cittadina non ha monumenti
di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edi-
fici degni di nota. La Parrocchiale di Maria
SS. Assunta (patrona di Roseto), fu aperta al culto
nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena
V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce
sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in
stile neogotico, opera degli allievi della Scuola d’Arte di
Atri, decorata da affreschi, nicchie e bassorilievi a tema
mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sa-
cra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona
meridionale si trova la Parrocchia del S. Cuore di
Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della
Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da
S. Giovanni Battista Piamarta, è internamente
decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio.
Nella parte meridionale, la Riserva naturale del
Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed
incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressiVilla Pa-
ris con la Cappella privata “Russicum”,dedicata al cul-
to ortodosso;possiede pregevoli affreschi ed icone russe.
Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’otto-
centesco Palazzo Municipale, ospita le bibliote-
che Civica, Regionale dello Spettacolo, Dialet-
tologica e l’interessante Civica Raccolta d’Arte,
istituita nel 1981,con opere di Pasquale Celommi ed altri
artisti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre
Scorci di Montepagano
55
barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag-
giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli
Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par-
rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito
ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della
Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che
vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione
del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio
Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo-
no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S.
Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un
organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel-
la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e
dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen-
ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela
raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che
portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del
SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo
dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co-
struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta
nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una
tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674)
rappresentante la Madonna con il Bambino ed
i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo.
Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi-
de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso
ed eventi culturali.Sempre sulla Nazionale,in direzione di
Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora
signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile
sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im-
bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello
scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare,
abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap-
prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150
posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da
una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione
sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di
pesca d’altura del Campionato Italiano.Montepagano,
su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci
sull’Adriatico e dintorni.Ricca di storia,conserva l’aspetto
di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman-
gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S.
Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse-
duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in
piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con
orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi-
cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico
lombardo,molto simile ad altre torri costruite nel XV se-
colo inAbruzzo dal Maestro Antonio da Lodi.Co-
munemente detto “Torre di Sisto V” per via della
suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo
del paese,rimaneggiato nella parte superiore nel periodo
dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi
orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo
dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le
statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti;
in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto
dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota-
gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto
e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”.
È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV
secolo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro San-
ti da Teramo (1500), con l’immagine del patrono
e stemma di Montepagano, e armadio intarsiato del
Maestro Colangelo Martiis da Morro d’O-
ro (firmato e datato 1704). La Chiesa di S. Maria
della Misericordia fu edificata nel 1862 a ridosso
dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”,
per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’al-
tare maggiore ed oggetto di particolare devozione. Il
luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta
un campanile a vela cuspidato con un’unica campana. Si
presenta a navata unica, con una cappella laterale dove
sono esposte le statue dell’Addolorata e del
Cristo Morto. Fu decorata e stuccata nel 1988 dal
pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architet-
to Luigi Formicone, entrambi di Notaresco. Nella
volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’in-
gresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Pos-
siede un piccolo organo a mantice (XIX sec.). È sede
della Confraternita del SS. Sacramento, composta da un
centinaio di fedeli; la congrega fu fondata subito dopo il
Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri
statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti
religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni del
paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si tro-
vano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste
(1527), e l’Oratorio di S. Liberatore (dedicato al
Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura mate-
riale,inaugurato nel 1987,custodisce interessanti oggetti
e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’e-
poca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la ri-
produzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica.
La Fonte dell’Accolle, recentemente restaurata e
situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale
forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione
mediterranea.Fabbricata in mattoni,è divisa in due parti:
una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta,
per deposito. In passato era utilizzata dalle donne del
paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale
“Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta
inizialmente da artigiani e contadini.Durante la bella sta-
gione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli
guadagni. Nella prima metà del XX secolo raggiunse il
massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplo-
mati nei conservatori abruzzesi.
57
Lungomare
Campagna di Campli
P
osta al centro dellaValle Siciliana, su un promon-
torio tra due torrenti che sfociano nel fiume
Mavone, di origini incerte,Tossicia (Tussecie, in
dialetto) risalirebbe al IX secolo, fondata da Tosia,
barone di Ornano (oggi frazione di Colledara).Alcuni
storici invece, fanno derivare il nome dal latino “tus-
sicum” (veleno), per la presenza, in tempi antichi, di
numerosi serpenti nella zona. Scavi archeologici han-
no testimoniato la presenza dell’uomo fin dall’epoca interno, tela (1595) di Rico da Montereale e Croci-
fisso spagnolo. La Chiesa parrocchiale della Ma-
donna Assunta (S. Sinforosa) del 1438 presenta
una navata cinquecentesca, aggiunta in seguito e due
piccoli portali di Nicola da Penne (XV sec.); l’inter-
no ospita varie opere d’arte barocca, un tabernacolo
marmoreo rinascimentale, statua della santa patrona,
quattrocentesca Madonna della Divina Provvidenza,
statua lignea distesa (forse originariamente parte di
un presepe) e la Madonna delle Grazie in terracotta
dipinta e dorata (XV sec.). Il Palazzo Marchesale,
antica residenza dei Mendoza, ospita il Municipio ed
il Museo delle Tecniche e delle Tradizioni Ar-
tigiane, che racconta la storia delle popolazioni locali.
In periferia: la piccola Cona di S. Teresa (Madonna
della Neve) rinascimentale e i ruderi del convento
di S. Francesco (XVI sec.) ed il moderno Centro
Turistico Polivalente.Interessanti anche le frazioni
di Chiarino, per le botteghe dei maestri ramai e rie-
vocazione estiva sul brigantaggio; Azzinano, “paese
dipinto”, noto per i murales naif; Colledonico,
per la Chiesa di S. Michele Arcangelo.
Tossicia
Capitale della Valle
Siciliana
Murales di Azzinano
59
neolitica. Documenti del XII secolo la citano con il
nome di “Tusciciam”, feudo di Odorisio da Collepie-
tro (frazione di Mosciano Sant’Angelo), successiva-
mente ai Conti di Pagliara e poi agli Orsini. Dal 1526
al 1806, con Isola del Gran Sasso d’Italia, Castelli e
tutta la vallata, divenne possedimento e capitale dei
Marchesi Alarçon y Mendoza, acquistando fama, po-
tenza commerciale e politica. Un’importante rievo-
cazione storica in costume rievoca ogni estate i fasti
della loro signoria. Dopo l’Unità d’Italia il territorio
fu teatro sanguinoso di bande armate di briganti. E’
patria di: Nemesio Ricci (1798-1853), archeologo e
di Giorgio Vincenzo Pigliacelli (1751-1799), pa-
triota. Importante la banda musicale, rinata nel 1991.
monumenti
L
a cittadina offre testimonianze dell’antico e
glorioso passato. La Chiesa di S. Antonio
Abate, del 1471, è nota per il suo bel porta-
le tardogotico in pietra di Andrea Lombardo; al suo
secolo ci furono i primi insediamenti nella zona
costiera con la costruzione della ferrovia (1863).
Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi-
luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu
d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e
mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De
Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-
tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della
Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore,
il più grande epigrammista del’900, secondo il giu-
dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto
I
l paese si articola in due zone distinte tra loro:
una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor-
go medioevale fortificato, con tre quartieri
(Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al-
tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare.
Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di
capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor-
rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i
Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe-
riodo romano il territorio era compreso nell’a-
ger Palmensis (dal nome della città di Palma,
importante centro piceno). In collina sorgeva
Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser-
vium e di Salinum. I superstiti della devasta-
zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum,
fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor-
toreto venne donata dall’imperatore Ludovico
II a Bertario abate di Montecassino, citata
in un documento col nome di “Turturitus”. L’at-
tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello
stemma comunale), zona un tempo ricca di bo-
schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel
1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
Cappella Madonna della Misericordia
Tortoreto
Il mare
e la collina
60
Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e
poeta; Alberto Capanna, direttore generale
della Finsider e poi presidente.
monumenti
T
ortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor-
go medioevale incastellato, con strette
viuzze, passaggi e panorami. La seicen-
tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad
un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro
in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era
custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi-
gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata
dal 2007 nella sua sede antica splendidamente
restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic-
colo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi
la Torre dell’Orologio, in origine antico
61
mastio difensivo e porta di Terravecchia. La
Cappella della Madonna della Mi-
sericordia, eretta dopo l’epidemia di peste
del 1348, un tempo annessa ad un ospedale
conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguran-
ti la Passione di Cristo, del 1526, di Giacomo
Bonfini da Patrignone di Montalto Marche, al-
lievo del Pintoricchio; nell’abside Crocifissione
con veduta cinquecentesca del paese. A poca
distanza la Chiesa del patrono S. Nico-
la di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del
1842 diVincenzo Paci, statua argentea della Ma-
donna della Neve del 1925, cappella del santo
protettore del 1873). Ed ancora: il Belvede-
re, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529
della Madonna del Carmine; la porta
urbana settentrionale; la cinta muraria;
il settecentesco Palazzo Comunale (De
Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una
bella torre cilindrica degli Acquaviva e il sugge-
stivo porticato ricavato sotto piazza Garibaldi
nell’avvallamento che separava originariamente
i tre quartieri antichi. Nel territorio c’erano nu-
merose “pinciare” o “pinciaie”, case ru-
rali costruite a secco con paglia e fango. Lungo
la strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in
località “Muracche” sono stati rinvenuti i resti
di una villa rustica romana con pavi-
mento musivo e vasche per il deposito dell’olio
o del mosto. Scendendo dal paese verso nord
l’Oasi Naturalistica delle Fonti del
Vascello, in località “Fontanelle” (zona ricca di
polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A
Cavatassi un interessante Museo dell’Arte
Contadina. Al Lido: Museo della Cultu-
ra Marinara, la moderna Chiesa parroc-
chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al
Lungomare Sirena il Corridoio Verde
“Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km,
che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli
Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e
dorata, priva di scogli.
62
I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di
Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e
Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un
territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del
Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è sud-
diviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità
di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della na-
tura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie
benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche.
È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad
Assergi, nell’Aquilano.Tra le numerose specie di flora e
fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli,
genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruz-
zo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno
marsicano, aquila reale. I comuni delTeramano che ne fan-
no parte sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella
del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adria-
no, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al
Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria,
Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.
64
Parco Nazionale
Del Gran Sasso e
Monti della Laga
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Guida Culturale Turistica Teramo 2019

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  • 2.
  • 3. Guida CulturaleTuristica 2019/2020 Supplemento aTeramo Nostra N.1 Gennaio-Maggio 2019 - Anno 12 - Aut.Tribunale diTeramo Registrazione n. 575 del 7 Agosto 2007 Direttore Responsabile: Cosima Assunta Pagano Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 -Teramo Testi Emilio G. Di Nicola, Patrizia Manente,Valerio Negro Foto Vincenzo Ammazzalorso, Massimo Di Dionisio, Maria Di Furia,Teresa Di Pietro, Patrizia Manente, Antonella Palladino, Franco Pesce, Vincenzo Ranalli, Sonia Romani,Alice Ruggieri, Antonio Santangelo Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati di Patrizia Manente Tel. 339.5653704 · 338.3972169 mail patrizia.marketing@gmail.com magazine guide culturali turistiche brochures cataloghi fotografia campagne pubblicitarie Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzo: https://www.lelcomunicazione.it/blog/guida- culturale-turistica-teramo-2019/ SOMMARIO LA GUIDA 3 Patrizia Manente TERAMO 4 MAGIA DELLA TAVOLA 26 ALBA ADRIATICA 28 ATRI 30 BASCIANO 32 CAMPLI 34 CASTELLI 36 CIVITELLA DEL TRONTO 37 COLONNELLA 38 GIULIANOVA 40 ISOLA DEL GRAN SASSO 47 MOSCIANO S. ANGELO 48 ROSETO 52 TOSSICIA 59 TORTORETO 60 PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO 64 E MONTI DELLA LAGA In copertina: Cascata di Casanova (TE) Sul retro copertina: Ceramica Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas) Fascino eTesori dell’AbruzzoTeramano
  • 4.
  • 5. re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte merita la ricchissima tradizione della cucina che vanta piatti davvero prelibati. Per concludere, un grazie a tutti gli inserzionisti che, nonostante il difficile momento, hanno contribui- to con il loro preziosissimo sostegno, permetten- do la realizzazione del progetto con sensibilità e lungimiranza. E un invito a tutti coloro che sfo- glieranno la guida: osservatela con il cuore, pri- ma ancora che con gli occhi. Tanta bellezza, che è attorno a voi, vi appartiene. È anche vostra. Uno strumento al servizio degli amici turisti D a sempre ho sentito un profondo attaccamen- to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che offre. La mia città, Teramo, senza essere una grande metropoli, ha però una posizione davvero invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da bellissime colline. Siamo in una posizione strategica. Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma- rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ra- gione.Dunque, la passione e l’amore che ho nei con- fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale.Questa Guida,perciò,vuole essere una illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno strumento per i tanti turisti che arrivano.Alla scoper- ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare. Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche locali.Visto che il territorio teramano è ricco di ter- La Guida Patrizia Manente 3
  • 6. ta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto- ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neolitico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sarebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Ro- mani, fu chiamata Teramne, divenendo un munici- pio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel pe- riodo delle invasioni barbariche, nelVI secolo mutò S u uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva- to, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica Interamnes Urbs, città tra i due fiumi, trascrit- 4 Teramo Città fra antico e moderno Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
  • 7. Piazza Martiri della Libertà il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Duca- to longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale di stile gotico-romanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di Francesco Sforza che redis- se gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclama- rono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioac- chino Murat, ritornando al re Ferdinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfal- mente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria. Particolari dell’interno Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo 5
  • 8.
  • 9.
  • 10. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sasso d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illustri: An- tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giusep- pe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturi- Borgo medioevale - Castello della Monica
  • 11. Piazza S. Anna 9 monumenti N umerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Tra le chiese: la romanico-gotica Catte- drale di S. Maria Assunta e S. Be- sta; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pe- dagogista, fondatore della Carboneria teramana; Gennaro Della Monica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di auto da corsa. Statua S.Anna Statua S.VitoAntica Cattedrale S.Anna
  • 12. 10 rardo (vescovo e patrono di Teramo e diocesi), iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam- panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru- tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky Palazzo Vescovile in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu- lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS. Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un tempo ad un conven-
  • 13. 11 to francescano, ospita opere settecentesche diVin- cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di Gennaro Della Monica ed un organo restaurato (1862) di Vitale De Luca di Notaresco. La cappella del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupola (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca- terina (privata) è meta di devozione durante il triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe- deli si recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario Casina antica del Dazio
  • 14. della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francesca- no, con artistica statua lignea della Vergine con il Bambino di Silvestro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rina- scimentale, diverse opere d’arte in chiesa e nell’in- tero complesso e cupola affrescata da Cesare Ma- riani. La Chiesa della Madonna del Carmine ospita una statua in stucco della Vergi- ne attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosa- fatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E anco- ra: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An- 12 Piazzetta del Sole Piazza S.Agostino
  • 15. nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quo- tidiana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispirata alla romana S. Pantaleo. Al suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Car- mine, una maiolica castellana (Madonna con il Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacrestia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di culto è caro ai teramani perché custodisce le pregevoli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata portate in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo an- nessa ad un ospedale e ad una confraternita ge- mellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei Fonte della Noce 13 Via Vincenzo Irelli
  • 16. condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento do- menicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affre- schi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esi- stente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adia- cente ad un convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Be- nedetto), preceduta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pre- gevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berar- do; della Madonna della Cona e della Ma- donna di Cartecchio del 1512, presso il cimi- tero, con statua seicentesca della Vergine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vesco- vile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli); Santuario e Chiostro Madonna delle Grazie Affresco di C. Mariani (Santuario Madonna delle Grazie) Affresco “Cristo vendemmiatore” (Santuario Madonna delle Grazie) 14 Ponte Vittorio Emanuele
  • 17. Particolare Palazzo Castelli Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napo- litani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfi- co; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappel- 15 la di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Vil- la Blandina e il suggestivo falso borgo me- dioevale attorno al Castello Della Monica. Ancora: il bel Parco Fluviale che circonda la
  • 18. romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino teramano che in passato era utilizzato per proteste contro i governanti ed il malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Misericordia), del 1348; Casi- na del Dazio; Villa Comunale. Inoltre: l’An- fiteatro Romano; il Teatro Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeologici di Torre Bruciata e della Madonna delle Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necropoli di Ponte Messato. Il Museo Ci- vico Archeologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Mu- seo delle Tradizioni Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerulli”. In Via Porta Carrese sono stati rinvenuti numerosi into- naci dipinti appartenenti forse a due abitazioni di epoca romana. Nella vicinaVia dei Mille, sot- città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chio- stro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G. Bra- ga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pom- petti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua Esterno e interno Chiesa di Santo Spirito 16
  • 19. to un’abitazione privata, sono stati riportati alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco incoronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giar- dini Carino Gambacorta) il Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro 17 Portici Savini la statua del Giovane Cavaliere della Pace. La pic- cola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in stato di abbandono, custodisce un altare li- gneo barocco del teramano Domenico Aviotto, abbellito da tele seicentesche del polacco Sebastia- no Majewsky (quella centrale del 1630), rappre- sentanti Scene della Vita del santo titolare. Nel
  • 20. 18 Anfiteatro romano quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’in- teressante Parco della Scienza; comprende il Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisi- ca Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Au- ditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo Rodo- monti; possibilità di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’universo. Casa Bonolis (più volte rimaneg- giata) è nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche istituzioni scolastiche della città (in precedenza costituivano il Real Collegio); l’edifi- cio mostra ancora una certa imponenza, dominan- do l’antistante Piazza Dante. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una
  • 21.
  • 22. Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco) 20 Affresco Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
  • 23. Palazzo Melatino nicchia (poco conosciuta) votiva. Ospita una picco- la tempera ottocentesca raffigurante S. Emidio, l’u- nica immagine del santo esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un ter- ribile sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come protettore univer- sale contro i terremoti. La devozione è molto diffu- sa in diverse parti del mondo. In passato in agosto, Portale Auditorium S. Maria a Bitetto Finestra bifora - Palazzo Melatino 2121
  • 24. 2222
  • 25. nella ricorrenza del santo (il 5 del mese), era cele- brato con particolare culto dalla famiglia che lo aveva apposto. La Casa dei Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), custodisce testimo- nianze del suo glorioso passato medioevale con ric- che e preziose collezioni di maioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la 2323 Chiesa e Convento dei Cappuccini - Teramo
  • 26. 24 Particolari interni Chiesa barocca S.S.Annunziata cosiddetta Lapide delle “male lingue” (basso- rilievo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fronteggiano con le lingue tra- passate da un grande compasso.Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferimento ad un episodio relativo ai nemici del casato e serve come monito per chiunque.
  • 28. T utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Ca- pitale della gastronomia abruz- zese” per la varietà e ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il lito- rale e non solo. Basta percorrere poche decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fuman- te e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “maccheroni alla chi- tarra”. Piatto-emblema della cucina tera- mana di una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti.Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attra- ente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di Fra piatti rinomati e specialità teramane Magia della Tavola di Patrizia Manente Pappardelle al sugo di Papera ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto for- te del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarelle, i pepero- ni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la galantina, il formaggio fritto.Senza,naturalmente,dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale,i bocconotti,i cal- gionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’offerta generosa di salumi d’ogni genere con sal- sicce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita non possono mancare for- maggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline teramane,olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando. Il piatto è stato preparato da mia madre Adele Di Franco, esperta in cucina teramana
  • 29. I dolci sono stati realizzati da Maria Pia Scarponi Casoli (Atri) 27 Li Cillitte de Sand ’Andonje Le Neole Peschette, banane, ciliegie e limoni alla crema
  • 30. 28 Alba Adriatica Spiaggia d’argento C ittadina moderna e dinamica, è una delle lo- calità adriatiche della costa teramana cono- sciuta come “le Sette Sorelle”, in riferi- mento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal CorridoioVer- de Adriatico, pista ciclabile di circa 20 km che congiun- ge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso impor- tanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantenario come comune autonomo. Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo signifi- cherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeu- ropea). Diversi ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio circostante.Agli inizi del XX secolo sorsero le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli, Ranalli, Ricci e Crescenzi.Tra il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali dellaVittoria e Margherita.Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato pri- mo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla“Marina”.Con Decre- to Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Pre- fetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba Adriatica,ufficializzato con Decreto del Presiden- te della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia). Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989). monumenti D a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piaz- za nelle vicinanze del Parco Giochi di Bambinopoli. In contrada Basciani la Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta co- struire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il por- tale è affiancato da due piccole finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi, di circa 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeg- giate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicinaVilla Rosa di Martinsicuro. Inol- tre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento Torrione di Carlo V
  • 31. ai Caduti della Grande Guerra e la Chie- sa parrocchiale della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua diTorre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa Flaiani, circondata da un parco, ospita la Biblioteca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vec- chio Forte, così nominata perché forse conduceva alla fortezza di Civitella delTronto. Bambinopoli 29
  • 32. 30 S i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca- lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari,come una serie di pic- chi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adria- tico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Innocenzo IV l’i- stituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale. monumenti L a Riserva Naturale dei “Calanchi”;l’inte- ressante complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente- schi di Andrea De Litio nel coro,una delle poche opere rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con annessi Museo Capitolare, campanile di Anto- nio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Tea- tro Comunale con annesso Archivio-Museo “Antonio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Il- luminati; S. Francesco; la rinascimentale Casa Paolini. Palazzo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Palazzo dei Duchi d’Acqua- viva.La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS.Rocco e Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Belvedere con sculture con- temporanee; il Complesso Conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato nel 1260; il portale trecentesco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento Domenicano con la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti di un teatro ro- mano (Via Cicada); la Cappella della SS. Tri- nità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Archeologico Civico Capitolare “De Galatiis-De Alben- Atri Scrigno di tesori e Città Ducale Affreschi e Chiostro Cattedrale di Santa Maria Assunta Teatro Comunale
  • 33. Affreschi Cattedrale di Santa Maria Assunta tiis-Tascini”. Il Museo Civico Etnografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le acque filtranti; la Fonte Canale; antiche Fontane Archeologiche; la Chiesa della Madonna del- le Grazie; il Museo Didattico degli Strumen- ti Musicali Medioevali e Rinascimentali; il Parco Comunale (su un precedente convento dei Cappuccini). Nido di coccinelle (montagna di Campli)
  • 34. 32 I l territorio di Basciano è stato abitato fin dalla prei- storia: le prime scoperte archeologiche risalgono all’età del ferro e testimoniano la presenza di inse- diamenti abitativi fin dal IX secolo a. C. Nella piana lungo il Mavone sono state scavate tre necropoli, che hanno restituito varie sepolture con reperti in ferro e in bronzo. Nella stessa piana, in località S. Rustico, fiori- va in epoca italica e poi romana un “vicus”, importante centro commerciale situato lungo la“Via Salaria”, di cui abbiamo notevoli testimonianze epigrafiche ed arche- ologiche. Il “vicus” fu abbandonato intorno alVI secolo d. C, forse a causa di un incendio, come tramanda l’an- tica leggenda del “cane nero”. L’insediamento sulla collina di Basciano risale all’epo- ca longobarda, come attesta la struttura muraria della “Rocca”. Sul feudo di Basciano si cominciano ad avere notizie a partire dalla metà del secolo XII, quando fi- gura tra i possedimenti di Oderisio di Collepietro, potente esponente della famiglia dei signori di Pagliara. Si assiste poi alla frammentazione del possedimento che ritroviamo, nella seconda metà del ‘300, nelle mani della famiglia Acquaviva. Agli Acquaviva succe- deranno, dal 1536, i coniugi napoletani Camillo de Scorciatis e Margherita Caracciolo.“I de Scorcia- Basciano la sua storia, la sua arte Madonna delle Grazie Torre dell’Orologio
  • 35. tis - scrive lo storico Berardo Pio – conserveranno l’utile dominio di Basciano fino alla fine del secolo XVII e vi stabiliranno la loro dimora trasformando l’antico castello, ormai inutile in funzione militare, in palazzo si- gnorile e residenza confortevole”. Inoltre la chiesa del castello (S. Flaviano), restaurata nel 1582, ospiterà la cappella sepolcrale della famiglia baronale, mentre nella chiesa di S. Maria sarà realizzato un pregevo- le altare ligneo barocco, sovrastato dallo stemma di famiglia. Sul finire del secolo XVII i de Scorciatis, scossi da una pesante crisi economica, persero il feudo che, dopo essere passato nelle mani del barone Ludovico Ce- rasa, nel 1701 venne posto all’asta dalla Regia Cu- ria ed aggiudicato al napoletano Placido Avellone. Anche questa seconda famiglia partenopea stabilì la propria dimora in Basciano e mantenne la sua cappella cimiteriale all’interno della chiesa di S. Flaviano, come testimonia una lapide sepolcrale. Ignazio Avellone, morto nel 1775, non avendo eredi diretti lasciò il feu- do al nipote Nicola Barra Salone Caracciolo, che gli sopravvisse per soli due anni e lasciò a sua volta il feudo al figlio primogenito Placido. I Barra Salone Caracciolo furono gli ultimi signori di Basciano, di cui ebbero riconosciuto anche il titolo nobiliare: essi tuttavia mantennero la loro dimora a Napoli. monumenti L’ antico borgo con la porta d’ingresso al recin- to murario detta Porta dell’Orologio o di S. Michele, che presenta un arco a tutto sesto (XIV-XV sec.), la sovrastante torre campanaria, con orologio inserito, risale al settecento; la chiesa di S. Flaviano (XV secolo), con affreschi rinascimentali e impreziosita di recente da un portale con altorilievi bronzei, incastonato nella cornice rinascimentale in travertino decorato da modanature e rosette; il “Ca- stello baronale”, ora abitazione privata, che conser- va le vecchie cantine e i ruderi della torre di guardia; la chiesa medievale di S. Giacomo (XII secolo) con le originarie finestre gotiche; la chiesa di Sant’Ago- stino nella frazione omonima, la cui facciata reca lo stemma dei monaci Camaldolesi con la data 1631, e che all’interno conserva la grande tela seicentesca “Madonna con Bambino e Santi”; la chiesa rurale della Madonna delle Grazie del 1600, con una ori- ginale “conocchia” della Vergine; la chiesa romanica di S. Maria a “Porto Lungo” (XIII secolo), nella fra- zione omonima, con affreschi, soffitto maiolicato e splendido altare ligneo barocco del 1646. Affresco Chiesa S. Flaviano 3333
  • 36. C himble, in dialetto. Insediamenti piceni a Campovalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in dote da CarloV di Spagna alla fi- glia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.Nel 1600 con bolla di papa ClementeVIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Orto- na, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pitto- re; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nico- la Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore. monumenti C ase Porticate; Palazzo Farnese; Col- legiata di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio); Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat- tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo da Campli). Convento celestino di S. Onofrio (affreschi quattrocenteschi nel refettorio);Madonna della Misericordia; S. Francesco con affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e Casa del Medico. Convento francescano di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac- co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia- Scala Santa e particolare Campli Città dei Farnese e della Scala Santa 34 Chiesa e particolare di San Pietro Apostolo a Campovalano
  • 37. Collegiata S. Maria in Platea e particolari della Cripta 35 como da Campli);S. Pietro e Necropoli picena a Campovalano.A Nocella, Torre dei Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San- tuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.
  • 38. “C ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa- mosi i maestri ceramisti che servirono le più importanti famiglie principesche romane e i sovrani del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte cerami- ca agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e let- terato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani monumenti I l Museo delle Ceramiche, nell’ex Conven- to Francescano di S. Maria di Costantino- poli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; an- tiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Abbazia benedettina di S. Salvatore; Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta internazionale di Ceramica d’Arte moder- na; Presepe Monumentale in ceramica (1965- 1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvatore; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sul- monese. “Cona” della Madonna delle Lacrime (1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio.Casa Natale di Orazio Pompei e Palaz- zo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617). “Cona” di San Donato 36 Castelli Patria dei ceramisti Museo delle Ceramiche di Castelli delleTerme di Diocleziano e diVilla Giulia; Fedele Cappel- letti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Car- lantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), cerami- sta; Orazio Pompei, ceramista. Opera di Francesco Antonio Grue Collezione Acerbo dei Musei civici di Loreto Aprutino
  • 39. C onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia,sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto.Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti- bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Mandatum de Riparacione Castrorum Impe- rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale. monumenti P asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze” del medioevale e rinascimentale centro storico, si sco- prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio, Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo (antico protettore del paese), di origini duecentesche e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Pa- lazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edifi- cata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per- corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia- como e gli alloggi dei soldati.Al suo interno merita una visi- ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche. In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il Santuario della Madonna dei Lumi con annesso convento francescano (1466) è così denominato per le varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo attorno al complesso.A poca distanza da Civitella, l’Abba- zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita: la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle Scalelle, S. Marco e Salomone). Affresco del Santuario S. Maria dei Lumi Civitella del Tronto Dove abita la storia
  • 40. 38 S orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re- perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello). monumenti S i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe- vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio- so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia- no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa- lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat- terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui- ta probabilmente su un sito romano. Colonnella Antica Signora Chiesa dei Santi Cipriano e Giustina
  • 41. Ginestre - Campagna di Basciano Farfalla La Vanessa IO o occhio di pavone
  • 42. 40 C ittadina rivierasca con forte vocazione commer- ciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più conosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridos- so del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Ca- strum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche provocarono lo spo- polamento; nel Medioevo prese il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo patrono. Giulianova la “Posillipo degli Abruzzi” tra cultura e turismo
  • 43. monumenti I n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del Quattro- cento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasan- tiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bartolomeis. La Chiesa della Madonna della Misericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incantevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cap- pella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti Palazzo Kursaal Duomo di San Flaviano
  • 44. dell’artista giuliese, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX seco- lo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortificazio- ni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Ac- quaviva; degli otto baluardi originari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico, con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Francesco” e la Pinacoteca (opere d’arte con- temporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocente- schi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monaste- ro del Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa del- la Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa CON TUTTI I COMFORT GIULIANOVA LIDO RESIDENCE MODERNO A 50 M DAL MARE www.residencegambrinus.it Residence Gambrinus T. +39 0861 554014 Monolocali 2/3 posti letto • Bilocali 4 posti letto Servizio spiaggia Piscina interna con angolo bimbi Wi fi gratuito 42
  • 45.
  • 46. 44 Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore sorgono due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910- 1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis (1923-1928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa collina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splen- dore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato luogo di culto mariano. L’origine è legata all’apparizione dellaVergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la co- struzione di una chiesa in suo onore,facendo sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della Porto
  • 47. Santuario di Maria SS. dello Splendore - Affresco interno e mosaici esterni Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’ar- tista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silen- zio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Candido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contemporanea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce sormontata dalla statua della Vergine ed il bel Portico del Rosario della Scuola del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che porta al mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulia- nova Lido: la Chiesa della Natività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chiesa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Rimembranza (giardini pubblici); l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile liberty (1904), con ampio giardino e piccola torretta; Villa Ga- sbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegne- re teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty,
  • 48. 46 come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lun- gomare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (1936-1937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo“Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulianova da Torto- reto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corridoio Verde Adriatico”,pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi (casupole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel por- tale con 18 rappresentazioni allegoriche,scene simboliche, animali, statua della Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858. Lungomare Caliscendi - Porto
  • 49. I n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Paglia- ra, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 Carlo V di Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon. Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di bri- gantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome.Tra le perso- nalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vesco- vo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesau- ri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284). monumenti S oprannominata “Paese dei Motti”: diversi architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da vi- sitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale Santuario S. Gabriele dell’Addolorata di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quat- trocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S. Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio; resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De Angelis; ruderi della Chiesa di S.Antonio. Nei dintorni: Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi cinquecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella e S. Valentino.A Casale S. Nicola, Eremo di S. Ni- cola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chie- sa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.); S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14 campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele;Via Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basi- lica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo “Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea. Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani. Isola del Gran Sasso Paese dei Motti 47
  • 50. S orge su una collina panoramica nella vallata del fiume Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Bene- dettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a S. Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno alla quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nel marzo dello stesso anno i messi imperiali Leuderico e Gi- sone stabilirono che i beni di “Musiano” spettassero al vescovo di Teramo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa Niccolò II confermò all’abate Desiderio di Montecassi- no il possesso del monastero dei SS. Sette Fratelli (Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale). Nel 1318 il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni ottenne dal re Roberto d’Angiò la conferma del feudo di Montone (frazione). Il 6 maggio 1393 venne acquistata insieme al restante distretto di Teramo da Antonio Acquaviva con- te di S. Flaviano (Giulianova) e Montorio al Vomano. Nel 1397 frate Matteo di Angelo di Morro (d’Oro), preposito della chiesa di S. Michele, fece erigere il cam- panile (Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si arrese dopo 37 giorni di assedio al conte di CarraraVice- Particolari interni (Chiesa S. Michele Arcangelo) 48 Mosciano S. Angelo Musiano, borgo delle torri e del mobile Chiesa San Michele Arcangelo
  • 51. Particolari della facciata Chiesa di San Michele Arcangelo ré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne saccheggiata da Francesco Sforza. Nel novembre del 1461 fu occupata e sottratta da Matteo da Capua Viceré d’Abruzzo a Giosia Acquaviva. Tra il 1611 ed il 1614 vennero istituite a Montone le confraternite del SS. Sacra- mento e del SS. Rosario ed eretti un convento dei Celestini e una prepositura. Nel 1649 il cenobio celestino, in quanto grancia, venne accorpato al monastero giuliese di S. Maria dello Splendore (santuario), elevato a Priorato. Nel 1694 la parrocchiale di S. Giacomo di Monto- ne, tolta ai Celestini, appartenne alla basilica romana di S. Giovanni in Laterano. Nel 1736 Troiano Acquaviva, cardinale e ministro del re, venne nominato abate commendatario perpetuo dell’abbazia di “S. Angelo in Musiano” (parrocchiale). Nel 1750 subentrò Pasquale Acquaviva. Durante il Rinascimento l’abitato si estese an- che fuori le mura; nel Risorgimento fu importante sede di patrioti impegnati nella causa dell’Unità d’Italia.Tra le va- rie personalità locali: Don Gaetano Cardelli (1880- 1948); Domenico Del Zoppo, garibaldino; France- sco Patella (1880-1964), pittore; Aurelio Saliceti (1804-1862), nato a Ripattoni (all’epoca nel comune di Mosciano), e Francesco Savini. La banda musicale, tra le più antiche d’Abruzzo, venne fondata nel 1815. Co- nosciuta per i suoi mobilifici; fu denominata la “Cantù” d’Abruzzo. monumenti C onserva tratti del tessuto urbano medioevale: restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita con Regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876. L’interno Municipio
  • 52. Acquaviva trasformata in campanile. Al suo interno: pit- ture di Francesco Patella. Nelle nicchie sopra il portale e nella lunetta il Patella dipinse i SS. Michele Arcangelo (patrono del paese), Rita da Cascia, Francesco d’Assisi, Gabriele dell’Addolorata,Teresa del Bambin Gesù e l’Im- macolata. La neoclassica Chiesa dell’Addolorata, situata lungo una discesa, nelle vicinanze di Piazza Saliceti, fu iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Ferdinando I di Borbone.Ospita due tele del teramano Gennaro Della Monica; negli anni 1888-1889 venne decorata da Filippo Fiorentino e Salvatore Giorgi.Del 1894 l’affresco absidale di Prospero Piatti raffigurante l’Adorazione della Croce. Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e Villa Savini (in campagna), entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cine- ma Teatro Acquaviva, il Belvedere e l’Osser- vatorio Astronomico di Colle Leone con gli interessanti Museo di Scienze Naturali e Plane- tario di Scienze della Terra. In località Convento il Santuario di S. Maria del Casale (SS. Sette Fratelli) con annesso convento francescano. L’interno della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna in gloria con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e Sette Figli Mar- tiri) e quattro altari barocchi ricchi di stucchi e sculture di angeli. In una nicchia sopra l’altare maggiore il venera- to e antico simulacro ligneo della Madonna degli Angeli, protettrice di Mosciano. Nel chiostro affreschi narranti la Vita di S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di Montone, le torri medioevali e le Chiese della Madonna Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate (con ex convento dei Celestini), che custodisce il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolo- meo da Montone. conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella, altare maggiore in finto stile rinascimentale e statua li- gnea della Vergine. La Parrocchiale di S. Michele Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre Chiesa SS. Rosario e particolari interni
  • 53.
  • 54. I mportante centro balneare, posta tra la foce del Vo- mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche della costa aprutina.Molto frequentata durante la stagione estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal- neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico,pista ciclabile di circa 30 km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab- bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento demografico, specialmente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S. Giovanni e Campo a Mare.Dal 1999 è Bandiera Blu 52 Roseto degli Abruzzi Da Montepagano a Rosburgo d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume- rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi documenti medioevali, in relazione con il monastero be- nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni di chierici che si occupavano della cura delle anime e del
  • 55. culto divino, con patrimonio comune e senza prebende) possedeva un fondo.Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito- si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget- to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto- stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no- taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altrettante famiglie.A ricordo, fu murata una lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
  • 56. nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con- trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose- ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica- zione di numerose ville e case.Il 12 luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta- dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero fece convocare con urgen- za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen- da.Finalmente,il 14 ottobre dello stesso anno,considerato il notevole incremento della popolazione della borgata marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo- nimo in“Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca- li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’Adriatico,ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913, per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del Vomano di costruirsi una casa al mare.Nell’estate del 1920 ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado- glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì la sede municipale da Montepagano alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera- mista Giuseppe Di Blasio.Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor- gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”,
  • 57. trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon- tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro- seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons Paganus”). monumenti D i origini recenti, la cittadina non ha monumenti di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edi- fici degni di nota. La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patrona di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da affreschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sa- cra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si trova la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovanni Battista Piamarta, è internamente decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressiVilla Pa- ris con la Cappella privata “Russicum”,dedicata al cul- to ortodosso;possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’otto- centesco Palazzo Municipale, ospita le bibliote- che Civica, Regionale dello Spettacolo, Dialet- tologica e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita nel 1981,con opere di Pasquale Celommi ed altri artisti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre Scorci di Montepagano 55
  • 58. barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag- giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par- rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo- no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S. Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel- la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen- ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo dorato in forma di tempietto,del XVII secolo.L’altare,co- struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674) rappresentante la Madonna con il Bambino ed i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo. Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi- de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso ed eventi culturali.Sempre sulla Nazionale,in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im- bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap- prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato Italiano.Montepagano, su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci sull’Adriatico e dintorni.Ricca di storia,conserva l’aspetto di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman- gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse- duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi- cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo,molto simile ad altre torri costruite nel XV se- colo inAbruzzo dal Maestro Antonio da Lodi.Co- munemente detto “Torre di Sisto V” per via della suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo del paese,rimaneggiato nella parte superiore nel periodo
  • 59. dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti; in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota- gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”. È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV secolo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro San- ti da Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stemma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro Colangelo Martiis da Morro d’O- ro (firmato e datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Misericordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’al- tare maggiore ed oggetto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspidato con un’unica campana. Si presenta a navata unica, con una cappella laterale dove sono esposte le statue dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decorata e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architet- to Luigi Formicone, entrambi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’in- gresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Pos- siede un piccolo organo a mantice (XIX sec.). È sede della Confraternita del SS. Sacramento, composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fondata subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si tro- vano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Liberatore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura mate- riale,inaugurato nel 1987,custodisce interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’e- poca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la ri- produzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recentemente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione mediterranea.Fabbricata in mattoni,è divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dalle donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta inizialmente da artigiani e contadini.Durante la bella sta- gione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo raggiunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplo- mati nei conservatori abruzzesi. 57 Lungomare
  • 61. P osta al centro dellaValle Siciliana, su un promon- torio tra due torrenti che sfociano nel fiume Mavone, di origini incerte,Tossicia (Tussecie, in dialetto) risalirebbe al IX secolo, fondata da Tosia, barone di Ornano (oggi frazione di Colledara).Alcuni storici invece, fanno derivare il nome dal latino “tus- sicum” (veleno), per la presenza, in tempi antichi, di numerosi serpenti nella zona. Scavi archeologici han- no testimoniato la presenza dell’uomo fin dall’epoca interno, tela (1595) di Rico da Montereale e Croci- fisso spagnolo. La Chiesa parrocchiale della Ma- donna Assunta (S. Sinforosa) del 1438 presenta una navata cinquecentesca, aggiunta in seguito e due piccoli portali di Nicola da Penne (XV sec.); l’inter- no ospita varie opere d’arte barocca, un tabernacolo marmoreo rinascimentale, statua della santa patrona, quattrocentesca Madonna della Divina Provvidenza, statua lignea distesa (forse originariamente parte di un presepe) e la Madonna delle Grazie in terracotta dipinta e dorata (XV sec.). Il Palazzo Marchesale, antica residenza dei Mendoza, ospita il Municipio ed il Museo delle Tecniche e delle Tradizioni Ar- tigiane, che racconta la storia delle popolazioni locali. In periferia: la piccola Cona di S. Teresa (Madonna della Neve) rinascimentale e i ruderi del convento di S. Francesco (XVI sec.) ed il moderno Centro Turistico Polivalente.Interessanti anche le frazioni di Chiarino, per le botteghe dei maestri ramai e rie- vocazione estiva sul brigantaggio; Azzinano, “paese dipinto”, noto per i murales naif; Colledonico, per la Chiesa di S. Michele Arcangelo. Tossicia Capitale della Valle Siciliana Murales di Azzinano 59 neolitica. Documenti del XII secolo la citano con il nome di “Tusciciam”, feudo di Odorisio da Collepie- tro (frazione di Mosciano Sant’Angelo), successiva- mente ai Conti di Pagliara e poi agli Orsini. Dal 1526 al 1806, con Isola del Gran Sasso d’Italia, Castelli e tutta la vallata, divenne possedimento e capitale dei Marchesi Alarçon y Mendoza, acquistando fama, po- tenza commerciale e politica. Un’importante rievo- cazione storica in costume rievoca ogni estate i fasti della loro signoria. Dopo l’Unità d’Italia il territorio fu teatro sanguinoso di bande armate di briganti. E’ patria di: Nemesio Ricci (1798-1853), archeologo e di Giorgio Vincenzo Pigliacelli (1751-1799), pa- triota. Importante la banda musicale, rinata nel 1991. monumenti L a cittadina offre testimonianze dell’antico e glorioso passato. La Chiesa di S. Antonio Abate, del 1471, è nota per il suo bel porta- le tardogotico in pietra di Andrea Lombardo; al suo
  • 62. secolo ci furono i primi insediamenti nella zona costiera con la costruzione della ferrovia (1863). Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi- luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista e composi- tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore, il più grande epigrammista del’900, secondo il giu- dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto I l paese si articola in due zone distinte tra loro: una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor- go medioevale fortificato, con tre quartieri (Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al- tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor- rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe- riodo romano il territorio era compreso nell’a- ger Palmensis (dal nome della città di Palma, importante centro piceno). In collina sorgeva Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser- vium e di Salinum. I superstiti della devasta- zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor- toreto venne donata dall’imperatore Ludovico II a Bertario abate di Montecassino, citata in un documento col nome di “Turturitus”. L’at- tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello stemma comunale), zona un tempo ricca di bo- schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX Cappella Madonna della Misericordia Tortoreto Il mare e la collina 60
  • 63. Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta; Alberto Capanna, direttore generale della Finsider e poi presidente. monumenti T ortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor- go medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicen- tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi- gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata dal 2007 nella sua sede antica splendidamente restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic- colo museo di arte sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in origine antico 61
  • 64. mastio difensivo e porta di Terravecchia. La Cappella della Madonna della Mi- sericordia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguran- ti la Passione di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da Patrignone di Montalto Marche, al- lievo del Pintoricchio; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese. A poca distanza la Chiesa del patrono S. Nico- la di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 diVincenzo Paci, statua argentea della Ma- donna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvede- re, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madonna del Carmine; la porta urbana settentrionale; la cinta muraria; il settecentesco Palazzo Comunale (De Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica degli Acquaviva e il sugge- stivo porticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’avvallamento che separava originariamente i tre quartieri antichi. Nel territorio c’erano nu- merose “pinciare” o “pinciaie”, case ru- rali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in località “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica romana con pavi- mento musivo e vasche per il deposito dell’olio o del mosto. Scendendo dal paese verso nord l’Oasi Naturalistica delle Fonti del Vascello, in località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A Cavatassi un interessante Museo dell’Arte Contadina. Al Lido: Museo della Cultu- ra Marinara, la moderna Chiesa parroc- chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al Lungomare Sirena il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli. 62
  • 65.
  • 66. I stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è sud- diviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della na- tura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad Assergi, nell’Aquilano.Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruz- zo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni delTeramano che ne fan- no parte sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adria- no, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana. 64 Parco Nazionale Del Gran Sasso e Monti della Laga