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Dal simbolismo al 
Decadentismo 
Letteratura, scienza, arte e cultura 
tra ‘‘800 e ‘‘900
La crisi del positivismo 
• Già in Verga vien meno l’atteggiamento fiducioso nel progresso 
sociale. La scoperta di questo dato spinge l’’autore al silenzio o 
all’evasione dal reale. 
• La concezione deterministica a cui approda la sua narrativa diventa 
infatti FATALISMO e SFIDUCIA nell’’opera dell’’uomo. 
• Il primato del dato reale sembra privare l’artista della sua libertà di 
scelta e di rappresentazione. Oltre al vero l’’artista rivendica il diritto 
a rappresentare il verosimile e soprattutto l’inverosimile. 
• La crisi del positivismo è anche la crisi della borghesia dominante, il 
cui atteggiamento, di fronte alle crisi della Comune parigina e 
dell’Italia postunitaria, muta da progressista a conservatore. 
•• Entrano in crisi le scienze esatte tra la fine dell’’800 e l’’inizio del ‘‘900 
e prendono vigore nuove tendenze irrazionalistiche grazie all’opera 
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politico si affermano le dottrine socialiste propugnate da Karl Marx.
La nascita della poesia 
moderna 
La poesia moderna nasce in 
Francia dopo il 1848 soprattutto 
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Baudelaire Le fleurs du mal 
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Vengono meno i caratteri della poesia romantica. La poesia non è più concepita 
come espressione della natura, della spontaneità dei sentimenti e della autenticità 
della passione, ma come un prodotto della civiltà e dell’’artificio; non comunica 
più un atteggiamento eroico e attivo, ma un senso di ribellione impotente, la fuga 
nel sogno e nell’evasione dei paradisi artificiali.
La poetica di Charles Baudelaire 
• La perdita dell’aureola e il poeta esule in terra (L’albatro, La perdita 
dell’aureola) rappresentano la condizione esistenziale, di esiliato e di angelo 
caduto, in cui matura l’’esperienza poetica di B. (Chiari motivi esistenziali a cui è 
possibile ricondurre questa condizione di esiliato sono i ricordi di una triste infanzia, il 
difficile rapporto con la madre, la sua educazione cattolica). 
•• Ennui (Spleen) e ideal, disgusto di sé, noia esistenziale ed aspirazioni ideali 
sono i due poli della condizione spirituale umana. L’ennui è accidia e 
disgusto, a cui segue la rivolta e il successivo senso di frustrazione. (Le 
fughe dalla triste condizione in cui si sente relegato sono verso la bellezza, verso i 
paradisi artificiali, l’esotismo, i vagheggiamenti di partenze e viaggi.) 
• La dinamica della vita include queste continue oscillazioni tra illusione e 
delusione, tra spleen ed ideal: il viaggio dell''anima non si trasforma mai in 
un approdo rassicurante. Non si sfugge insomma al proprio destino di 
uomini con l'aiuto di chimere rassicuranti. Tema ricorrente a questo 
proposito è quello del viaggio come evasione nel mondo dei sensi e in 
quello incontaminato e puro dell'immaginazione. 
• Al di là dei confini dei sensi. La poesia che esprime questo complesso 
mondo interiore è ricca di nuances (sfumature, suggestioni, echi) e fa uso di 
una parola più orientata ad esprimersi nella sua musicalità che nella sua 
capacità concettuale e significativa. Vedi più avanti la poesia 
Corrispondenze .
L'albatro 
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio 
La composizione probabilmente composta tra il 
1843 e il 1846 ha un chiaro significato simbolico. 
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari, 
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio, 
Il vascello che va sopra gli abissi amari. 
Essa evidenzia la contraddizione tra il volo alto e 
spiegato degli albatri e l'impaccio evidente di questi 
uccelli a muoversi sulla tolda della nave, che pure 
5 E li hanno appena posti sul ponte della nave 
Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro 
Pietosamente calano le grandi ali bianche, 
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi. 
seguono pazientemente con i loro spostamenti 
aerei. 
Il poeta appare - come l'albatro - goffo, lento, 
impacciato a muoversi tra la folla, incompreso, 
Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore! 
10 Lui, prima così bello, com'è comico e brutto! 
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco, 
sbeffeggiato e deriso per la sua incapacità a 
condividere i valori di una società che lo 
condiziona e nega nello stesso tempo l'alto 
L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava! 
Il Poeta assomiglia al principe dei nembi 
Che abita la tempesta e ride dell'arciere; 
ideale della bellezza poetica. 
Tuttavia per il poeta è possibile anche la rigenerazione 
artistica; egli sa elevarsi al di sopra della realtà, sa vedere le 
15 Ma esule sulla terra, al centro degli scherni, 
Per le ali di gigante non riesce a camminare 
cose con altri occhi, sa volare in alto per trascendere il male 
umano; sa trasformare in bellezza poetica ( i fiori ) anche le 
bassezze più atroci della società ( del male ). 
Il volo è metafora di elevazione, di distacco, di superiorità 
estetica e morale, orgoglio temerario di saper volgere lo 
sguardo verso il sole accecante o di saper attraversare 
immune le tempeste del dolore. 
Accanto a questa fiducia se c'è sempre tuttavia la 
consapevolezza della caduta possibile e quasi immancabile, 
che riporta il poeta a fare i conti con la sua società, in un 
rapporto disarmonico che lo riconduce alla solitudine tra una 
folla nemica.
“Come, anche voi qui, mio caro? In un bordello voi, il bevitor di quintessenza, voi, il mangiator 
d'ambrosia! Veramente c'è di che stupire!" 
" Mio caro, sapete quanto temo i cavalli e le carrozze. Poco fa nell’ attraversare il Boulevard, in 
gran fretta, mentre saltellavo nel fango tra quel caos dove la morte giunge al galoppo da tutte le 
parti tutto in una volta, la mia aureola e’ scivolata, a causa di un brusco movimento, giù dal capo 
nel fango del macadam. 
Non ebbi coraggio di raccontarla, e mi parve meno spiacevole perdere le insigne che non farmi 
romper le ossa. E poi, ho pensato, non tutto il male vien per nuocere: ora posso passeggiare in 
incognito, commetter bassezze, buttarmi alla crapula come un semplice mortale. Eccomi qua, 
proprio simile a voi, come vedete!” 
" Per lo meno dovreste mettere un avviso per chi trovi questa aureola; farla richiedere dalla polizia 
urbana." 
"No, in fede mia! Sto bene qui. Mi avete riconosciuto solo voi. D'altronde la dignità mi annoia, e 
penso con gioia che qualche poetastro la prenderà e se ne incappellerà impudentemente. Fare la 
felicità del prossimo, che gioia! E specialmente di un prossimo che mi farà ridere! Pensate a X... o 
a Z...! Eh? Che bellezza!“ (da ““Lo spleen di Parigi ““, 1859) 
COMMENTO - Nel corso del secolo la società muta e si evolve continuamente e con lei anche la figura 
dell'intellettuale. 
Il poeta e l'artista subiscono un processo di massificazione, perdendo la propria funzione privilegiata: 
devono riconoscere che l'arte ha perso la sua centralità in un mondo in cui contano solo le banche e le 
imprese industriali. L’intellettuale è costretto a vendere sul mercato i prodotti del proprio lavoro e a 
trasformare l'arte in merce. La perdita dell'aura è la perdita di sacralità e di incanto subita dall'opera 
d'arte; la perdita dell'aureola è l'analoga perdita di sacralità subita dall'artista, una volta che questi vede 
cadere i tradizionali privilegi che lo posizionano al di sopra della folla.
Spleen 
Quando come un coperchio il cielo pesa 
grave e basso sull'anima gemente 
Lo spleen è una forma particolare di disagio 
esistenziale, che si traduce - a livello espressivo 
- in una fertile creatività poetica, capace di 
in preda a lunghi affanni, e quando versa 
su noi, dell'orizzonte tutto il giro 
abbracciando, una luce nera e triste 
più delle notti; e quando si è mutata 
oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in 
numerose immagini visionarie, prodotte dall' 
inconscio baudleriano. Lo spleen è una 
la terra in una cella umida, dove 
se ne va su pei muri la Speranza 
sbattendo la sua timida ala, come 
particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che 
indubbiamente include elementi di debolezza 
psicologica e di mancato adeguamento al reale, 
ma che - a differenza della noia leopardiana - 
un pipistrello che la testa picchia 
su fradici soffitti; e quando imita 
la pioggia, nel mostrare le sue striscie 
infinite, le sbarre di una vasta 
non produce argomentazione e pensiero, 
riflessività sulla condizione umana, ma si gioca 
tutta a livello artistico nella resa espressionistica 
prigione, e quando un popolo silente 
di infami ragni tende le sue reti 
in fondo ai cervelli nostri, 
degli effetti devastanti, allucinatori dell'angoscia 
esistenziale. 
a un tratto Leggendo la poesia rimangono impresse soprattutto le immagini 
furiosamente scattano campane, 
lanciando verso il cielo un urlo atroce 
come spiriti erranti, senza patria, 
di chiusura opprimente, materializzate simbolicamente dalla 
strana analogia del coperchio / cielo che pesa sull'anima 
gemente o delle strisce di pioggia assimilate alle sbarre di una 
prigione. Infine gli effetti di questa angoscia devastante non sono 
il perdurare di uno stato d'animo riflessivo e pronto ad accettare 
che si mettano a gemere ostinati. 
questa condizione mentale e psicologica, ed a sfruttarla come 
E lunghi funerali lentamente 
foriera di nuovi approfondimenti concettuali. Quanto piuttosto 
senza tamburi sfilano né musica 
un'abdicazione definitiva della Speranza ( personificata appunto ) 
che sembra ridurre il soggetto in preda ad un'oppressione 
dentro l'anima: vinta, la Speranza 
crescente e davvero capace di neutralizzare le energie creative 
piange, e l'atroce Angoscia sul mio cranio 
del poeta. 
pianta, despota, il suo vessillo nero
Corrispondenze 
La realtà concreta e visibile, la Natura, 
nasconde in sé una rete invisibile e 
segreta di legami e rapporti tra le 
E' un tempio la Natura ove viventi 
pilastri a volte confuse parole 
mandano fuori; la attraversa l'uomo 
cose; il poeta è colui che, grazie a 
una sensibilità particolare e raffinata, 
è capace di intuire e riconoscere la 
tra foreste di simboli dagli occhi 
familiari. I profumi e i colori 
e i suoni si rispondono come echi 
foresta di simboli che si cela dietro il 
reale e si incarica di rivelarla agli altri 
uomini. 
lunghi che di lontano si confondono 
in unità profonda e tenebrosa, 
vasta come la notte ed il chiarore. 
Da questa concezione discende l'uso 
di un linguaggio particolare, 
evocativo, musicale, simbolico, 
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carni di bimbo, dolci come gli òboi, 
completamente nuovo rispetto a 
quello della tradizione poetica 
precedente, adatto a illustrare le 
e verdi come praterie; e degli altri 
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno 
l'espansione propria alle infinite 
corrispondenze segrete; un 
linguaggio capace di seguire ed 
esprimere adeguatamente i percorsi 
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, 
il benzoino, e cantano dei sensi 
e dell'anima i lunghi rapimenti 
dell'intuizione del poeta e di renderla 
comprensibile. Il linguaggio 
simbolista, cioè che riflette una realtà 
che è simbolo di altro, lontano dal 
linguaggio poetico della tradizione.
Stephane Mallarmè e il 
simbolismo 
Mallarmè porta alle estreme conseguenze il processo di 
smaterializzazione della poesia iniziato da Baudelaire, Verlaine e 
Rimbaud. 
La conoscenza naturalistica non esaurisce la conoscenza di tutta la 
realtà, ma ci mostra un’apparenza appagante che ci fa dimenticare la 
necessità di cogliere l’’essenza, l’’anima delle cose. 
C’è infatti nelle cose, al di là delle categorie razionali in cui la 
conoscenza naturalistica le incasella, una trama, una vita segreta, un 
gioco di corrispondenze non percepibili ed esprimibili con gli strumenti 
della logica. 
Il poeta è quindi l’’eletto che inizia a questa conoscenza per mezzo di 
una sapiente orchestrazione di rapporti analogici e simbolici, aiutandoci 
ad evadere da quella realtà puramente fenomenica a cui ci sentiamo 
radicati.
Canoni di poetica simbolista 
• Evitare ogni realistica, limitata e condizionante puntualizzazione 
dell’’oggetto.(criterio della indefinitezza dell’’oggetto poetico) 
• Depurare il linguaggio dalle incrostazioni della comunicazione 
quotidiana, per arrivare ad una forma rarefatta, inaccessibile, 
ermetica, che rinunzia in partenza ad una intelligibilità immediata. 
(ermetismo e ricerca della parola assoluta, fino all’inesprimibile, alla 
pagina bianca) 
• Riscoprire il potere magico-mistico del linguaggio. 
• Ricorrere al simbolo, inteso però non come accordo convenzionale, 
ma come espressione e travestimento dell’’intuizione particolare e 
soggettiva, irripetibile, dell’animo del poeta. 
Mallarmè segna quindi l’espansione di campo della ricerca 
poetica, l’’ampliamento dei confini del poetabile 
oltre quel mondo di realtà e sentimenti che era ancora il 
mondo di Baudelaire.
Arthur Rimbaud 
Grande maestro dell’’avanguardia poetica novecentesca, Rimbaud 
incarna le figure del ribelle e del veggente. 
IL RIBELLE – è rintracciabile nelle polemiche contro la società, il 
conformismo e la mediocrità piccolo-borghese, nelle poesie scritte 
durante la Comune parigina. 
IL VEGGENTE – la via d’uscita all’atteggiamento di rancorosa rivolta 
espresso dal ribelle è quella che porta al poeta veggente, colui che 
giunge all’Ignoto “...poichè ha coltivato la sua anima, già ricca, più di 
qualsiasi altro! ATTRAVERSO LO SREGOLAMENTO DI TUTTI I SENSI 
D’ora in poi il poeta eviterà la narrazione e la descrizione tradizionale, 
vincolata alle categorie logiche di spazio e tempo e si rifugerà in un 
presente allucinatorio. 
Crollano le impalcature sintattiche della lingua e muta il fine del 
linguaggio poetico, che non è più COMUNICATIVO, ma EVOCATIVO.
Paul Verlaine (1844-1896) 
Ricordiamo alcuni aspetti del contributo al dibattito letterario 
offerti da Verlaine, in particolare: 
•• L’’’’esigenza di musicalità 
• La polemica con la rima e la preferenza per l’’assonanza 
•• Il ripudio dell’’’’eloquenza e del tono declamatorio 
• Il fine della poesia: accedere all’’essenza della realtà 
Di Verlaine ricordiamo poi anche la sua poesia 
Languore 
In cui per la prima volta emergono esplicitamente i temi e i 
motivi di quel movimento letterario di fine secolo noto col 
nome di Decadentismo
Languore 
Io sono l'Impero alla fine della decadenza, 
che guarda passare i grandi Barbari bianchi 
componendo acrostici indolenti in aureo stile 
in cui danza il languore del sole. 
L'anima solitaria soffre di un denso tedio. 
Laggiù, si dice, lunghe battaglie cruente. 
Oh, non potervi, così debole nei miei lenti desideri, 
oh, non volervi fiorire un po' quest'esistenza! 
Oh, non volervi, non potervi un po' morire! 
Ah, tutto è bevuto! Batillo, hai finito di ridere? 
Ah, tutto bevuto, tutto mangiato! Più nulla da dire! 
Solo, una poesia un po' sciocca da gettare nel fuoco, 
solo, uno schiavo un po' frivolo che vi trascura, solo, 
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  • 1. Dal simbolismo al Decadentismo Letteratura, scienza, arte e cultura tra ‘‘800 e ‘‘900
  • 2. La crisi del positivismo • Già in Verga vien meno l’atteggiamento fiducioso nel progresso sociale. La scoperta di questo dato spinge l’’autore al silenzio o all’evasione dal reale. • La concezione deterministica a cui approda la sua narrativa diventa infatti FATALISMO e SFIDUCIA nell’’opera dell’’uomo. • Il primato del dato reale sembra privare l’artista della sua libertà di scelta e di rappresentazione. Oltre al vero l’’artista rivendica il diritto a rappresentare il verosimile e soprattutto l’inverosimile. • La crisi del positivismo è anche la crisi della borghesia dominante, il cui atteggiamento, di fronte alle crisi della Comune parigina e dell’Italia postunitaria, muta da progressista a conservatore. •• Entrano in crisi le scienze esatte tra la fine dell’’800 e l’’inizio del ‘‘900 e prendono vigore nuove tendenze irrazionalistiche grazie all’opera di pensatori come Nietzsche, Bergson, Freud, mentre a livello politico si affermano le dottrine socialiste propugnate da Karl Marx.
  • 3. La nascita della poesia moderna La poesia moderna nasce in Francia dopo il 1848 soprattutto grazie al valore di rottura ed esempio dell’opera di Baudelaire Le fleurs du mal (1857). Vengono meno i caratteri della poesia romantica. La poesia non è più concepita come espressione della natura, della spontaneità dei sentimenti e della autenticità della passione, ma come un prodotto della civiltà e dell’’artificio; non comunica più un atteggiamento eroico e attivo, ma un senso di ribellione impotente, la fuga nel sogno e nell’evasione dei paradisi artificiali.
  • 4. La poetica di Charles Baudelaire • La perdita dell’aureola e il poeta esule in terra (L’albatro, La perdita dell’aureola) rappresentano la condizione esistenziale, di esiliato e di angelo caduto, in cui matura l’’esperienza poetica di B. (Chiari motivi esistenziali a cui è possibile ricondurre questa condizione di esiliato sono i ricordi di una triste infanzia, il difficile rapporto con la madre, la sua educazione cattolica). •• Ennui (Spleen) e ideal, disgusto di sé, noia esistenziale ed aspirazioni ideali sono i due poli della condizione spirituale umana. L’ennui è accidia e disgusto, a cui segue la rivolta e il successivo senso di frustrazione. (Le fughe dalla triste condizione in cui si sente relegato sono verso la bellezza, verso i paradisi artificiali, l’esotismo, i vagheggiamenti di partenze e viaggi.) • La dinamica della vita include queste continue oscillazioni tra illusione e delusione, tra spleen ed ideal: il viaggio dell''anima non si trasforma mai in un approdo rassicurante. Non si sfugge insomma al proprio destino di uomini con l'aiuto di chimere rassicuranti. Tema ricorrente a questo proposito è quello del viaggio come evasione nel mondo dei sensi e in quello incontaminato e puro dell'immaginazione. • Al di là dei confini dei sensi. La poesia che esprime questo complesso mondo interiore è ricca di nuances (sfumature, suggestioni, echi) e fa uso di una parola più orientata ad esprimersi nella sua musicalità che nella sua capacità concettuale e significativa. Vedi più avanti la poesia Corrispondenze .
  • 5. L'albatro Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio La composizione probabilmente composta tra il 1843 e il 1846 ha un chiaro significato simbolico. Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari, Che seguono, indolenti compagni di vïaggio, Il vascello che va sopra gli abissi amari. Essa evidenzia la contraddizione tra il volo alto e spiegato degli albatri e l'impaccio evidente di questi uccelli a muoversi sulla tolda della nave, che pure 5 E li hanno appena posti sul ponte della nave Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro Pietosamente calano le grandi ali bianche, Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi. seguono pazientemente con i loro spostamenti aerei. Il poeta appare - come l'albatro - goffo, lento, impacciato a muoversi tra la folla, incompreso, Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore! 10 Lui, prima così bello, com'è comico e brutto! Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco, sbeffeggiato e deriso per la sua incapacità a condividere i valori di una società che lo condiziona e nega nello stesso tempo l'alto L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava! Il Poeta assomiglia al principe dei nembi Che abita la tempesta e ride dell'arciere; ideale della bellezza poetica. Tuttavia per il poeta è possibile anche la rigenerazione artistica; egli sa elevarsi al di sopra della realtà, sa vedere le 15 Ma esule sulla terra, al centro degli scherni, Per le ali di gigante non riesce a camminare cose con altri occhi, sa volare in alto per trascendere il male umano; sa trasformare in bellezza poetica ( i fiori ) anche le bassezze più atroci della società ( del male ). Il volo è metafora di elevazione, di distacco, di superiorità estetica e morale, orgoglio temerario di saper volgere lo sguardo verso il sole accecante o di saper attraversare immune le tempeste del dolore. Accanto a questa fiducia se c'è sempre tuttavia la consapevolezza della caduta possibile e quasi immancabile, che riporta il poeta a fare i conti con la sua società, in un rapporto disarmonico che lo riconduce alla solitudine tra una folla nemica.
  • 6. “Come, anche voi qui, mio caro? In un bordello voi, il bevitor di quintessenza, voi, il mangiator d'ambrosia! Veramente c'è di che stupire!" " Mio caro, sapete quanto temo i cavalli e le carrozze. Poco fa nell’ attraversare il Boulevard, in gran fretta, mentre saltellavo nel fango tra quel caos dove la morte giunge al galoppo da tutte le parti tutto in una volta, la mia aureola e’ scivolata, a causa di un brusco movimento, giù dal capo nel fango del macadam. Non ebbi coraggio di raccontarla, e mi parve meno spiacevole perdere le insigne che non farmi romper le ossa. E poi, ho pensato, non tutto il male vien per nuocere: ora posso passeggiare in incognito, commetter bassezze, buttarmi alla crapula come un semplice mortale. Eccomi qua, proprio simile a voi, come vedete!” " Per lo meno dovreste mettere un avviso per chi trovi questa aureola; farla richiedere dalla polizia urbana." "No, in fede mia! Sto bene qui. Mi avete riconosciuto solo voi. D'altronde la dignità mi annoia, e penso con gioia che qualche poetastro la prenderà e se ne incappellerà impudentemente. Fare la felicità del prossimo, che gioia! E specialmente di un prossimo che mi farà ridere! Pensate a X... o a Z...! Eh? Che bellezza!“ (da ““Lo spleen di Parigi ““, 1859) COMMENTO - Nel corso del secolo la società muta e si evolve continuamente e con lei anche la figura dell'intellettuale. Il poeta e l'artista subiscono un processo di massificazione, perdendo la propria funzione privilegiata: devono riconoscere che l'arte ha perso la sua centralità in un mondo in cui contano solo le banche e le imprese industriali. L’intellettuale è costretto a vendere sul mercato i prodotti del proprio lavoro e a trasformare l'arte in merce. La perdita dell'aura è la perdita di sacralità e di incanto subita dall'opera d'arte; la perdita dell'aureola è l'analoga perdita di sacralità subita dall'artista, una volta che questi vede cadere i tradizionali privilegi che lo posizionano al di sopra della folla.
  • 7. Spleen Quando come un coperchio il cielo pesa grave e basso sull'anima gemente Lo spleen è una forma particolare di disagio esistenziale, che si traduce - a livello espressivo - in una fertile creatività poetica, capace di in preda a lunghi affanni, e quando versa su noi, dell'orizzonte tutto il giro abbracciando, una luce nera e triste più delle notti; e quando si è mutata oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in numerose immagini visionarie, prodotte dall' inconscio baudleriano. Lo spleen è una la terra in una cella umida, dove se ne va su pei muri la Speranza sbattendo la sua timida ala, come particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che indubbiamente include elementi di debolezza psicologica e di mancato adeguamento al reale, ma che - a differenza della noia leopardiana - un pipistrello che la testa picchia su fradici soffitti; e quando imita la pioggia, nel mostrare le sue striscie infinite, le sbarre di una vasta non produce argomentazione e pensiero, riflessività sulla condizione umana, ma si gioca tutta a livello artistico nella resa espressionistica prigione, e quando un popolo silente di infami ragni tende le sue reti in fondo ai cervelli nostri, degli effetti devastanti, allucinatori dell'angoscia esistenziale. a un tratto Leggendo la poesia rimangono impresse soprattutto le immagini furiosamente scattano campane, lanciando verso il cielo un urlo atroce come spiriti erranti, senza patria, di chiusura opprimente, materializzate simbolicamente dalla strana analogia del coperchio / cielo che pesa sull'anima gemente o delle strisce di pioggia assimilate alle sbarre di una prigione. Infine gli effetti di questa angoscia devastante non sono il perdurare di uno stato d'animo riflessivo e pronto ad accettare che si mettano a gemere ostinati. questa condizione mentale e psicologica, ed a sfruttarla come E lunghi funerali lentamente foriera di nuovi approfondimenti concettuali. Quanto piuttosto senza tamburi sfilano né musica un'abdicazione definitiva della Speranza ( personificata appunto ) che sembra ridurre il soggetto in preda ad un'oppressione dentro l'anima: vinta, la Speranza crescente e davvero capace di neutralizzare le energie creative piange, e l'atroce Angoscia sul mio cranio del poeta. pianta, despota, il suo vessillo nero
  • 8. Corrispondenze La realtà concreta e visibile, la Natura, nasconde in sé una rete invisibile e segreta di legami e rapporti tra le E' un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo cose; il poeta è colui che, grazie a una sensibilità particolare e raffinata, è capace di intuire e riconoscere la tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi foresta di simboli che si cela dietro il reale e si incarica di rivelarla agli altri uomini. lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore. Da questa concezione discende l'uso di un linguaggio particolare, evocativo, musicale, simbolico, Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi, completamente nuovo rispetto a quello della tradizione poetica precedente, adatto a illustrare le e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l'espansione propria alle infinite corrispondenze segrete; un linguaggio capace di seguire ed esprimere adeguatamente i percorsi cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti dell'intuizione del poeta e di renderla comprensibile. Il linguaggio simbolista, cioè che riflette una realtà che è simbolo di altro, lontano dal linguaggio poetico della tradizione.
  • 9. Stephane Mallarmè e il simbolismo Mallarmè porta alle estreme conseguenze il processo di smaterializzazione della poesia iniziato da Baudelaire, Verlaine e Rimbaud. La conoscenza naturalistica non esaurisce la conoscenza di tutta la realtà, ma ci mostra un’apparenza appagante che ci fa dimenticare la necessità di cogliere l’’essenza, l’’anima delle cose. C’è infatti nelle cose, al di là delle categorie razionali in cui la conoscenza naturalistica le incasella, una trama, una vita segreta, un gioco di corrispondenze non percepibili ed esprimibili con gli strumenti della logica. Il poeta è quindi l’’eletto che inizia a questa conoscenza per mezzo di una sapiente orchestrazione di rapporti analogici e simbolici, aiutandoci ad evadere da quella realtà puramente fenomenica a cui ci sentiamo radicati.
  • 10. Canoni di poetica simbolista • Evitare ogni realistica, limitata e condizionante puntualizzazione dell’’oggetto.(criterio della indefinitezza dell’’oggetto poetico) • Depurare il linguaggio dalle incrostazioni della comunicazione quotidiana, per arrivare ad una forma rarefatta, inaccessibile, ermetica, che rinunzia in partenza ad una intelligibilità immediata. (ermetismo e ricerca della parola assoluta, fino all’inesprimibile, alla pagina bianca) • Riscoprire il potere magico-mistico del linguaggio. • Ricorrere al simbolo, inteso però non come accordo convenzionale, ma come espressione e travestimento dell’’intuizione particolare e soggettiva, irripetibile, dell’animo del poeta. Mallarmè segna quindi l’espansione di campo della ricerca poetica, l’’ampliamento dei confini del poetabile oltre quel mondo di realtà e sentimenti che era ancora il mondo di Baudelaire.
  • 11. Arthur Rimbaud Grande maestro dell’’avanguardia poetica novecentesca, Rimbaud incarna le figure del ribelle e del veggente. IL RIBELLE – è rintracciabile nelle polemiche contro la società, il conformismo e la mediocrità piccolo-borghese, nelle poesie scritte durante la Comune parigina. IL VEGGENTE – la via d’uscita all’atteggiamento di rancorosa rivolta espresso dal ribelle è quella che porta al poeta veggente, colui che giunge all’Ignoto “...poichè ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! ATTRAVERSO LO SREGOLAMENTO DI TUTTI I SENSI D’ora in poi il poeta eviterà la narrazione e la descrizione tradizionale, vincolata alle categorie logiche di spazio e tempo e si rifugerà in un presente allucinatorio. Crollano le impalcature sintattiche della lingua e muta il fine del linguaggio poetico, che non è più COMUNICATIVO, ma EVOCATIVO.
  • 12. Paul Verlaine (1844-1896) Ricordiamo alcuni aspetti del contributo al dibattito letterario offerti da Verlaine, in particolare: •• L’’’’esigenza di musicalità • La polemica con la rima e la preferenza per l’’assonanza •• Il ripudio dell’’’’eloquenza e del tono declamatorio • Il fine della poesia: accedere all’’essenza della realtà Di Verlaine ricordiamo poi anche la sua poesia Languore In cui per la prima volta emergono esplicitamente i temi e i motivi di quel movimento letterario di fine secolo noto col nome di Decadentismo
  • 13. Languore Io sono l'Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i grandi Barbari bianchi componendo acrostici indolenti in aureo stile in cui danza il languore del sole. L'anima solitaria soffre di un denso tedio. Laggiù, si dice, lunghe battaglie cruente. Oh, non potervi, così debole nei miei lenti desideri, oh, non volervi fiorire un po' quest'esistenza! Oh, non volervi, non potervi un po' morire! Ah, tutto è bevuto! Batillo, hai finito di ridere? Ah, tutto bevuto, tutto mangiato! Più nulla da dire! Solo, una poesia un po' sciocca da gettare nel fuoco, solo, uno schiavo un po' frivolo che vi trascura, solo, una noia di chissà cosa che vi affligge!