La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
Il rinnovamento della_poesia_nella_seconda_met_dell_800
1. Dal simbolismo al
Decadentismo
Letteratura, scienza, arte e cultura
tra ‘‘800 e ‘‘900
2. La crisi del positivismo
• Già in Verga vien meno l’atteggiamento fiducioso nel progresso
sociale. La scoperta di questo dato spinge l’’autore al silenzio o
all’evasione dal reale.
• La concezione deterministica a cui approda la sua narrativa diventa
infatti FATALISMO e SFIDUCIA nell’’opera dell’’uomo.
• Il primato del dato reale sembra privare l’artista della sua libertà di
scelta e di rappresentazione. Oltre al vero l’’artista rivendica il diritto
a rappresentare il verosimile e soprattutto l’inverosimile.
• La crisi del positivismo è anche la crisi della borghesia dominante, il
cui atteggiamento, di fronte alle crisi della Comune parigina e
dell’Italia postunitaria, muta da progressista a conservatore.
•• Entrano in crisi le scienze esatte tra la fine dell’’800 e l’’inizio del ‘‘900
e prendono vigore nuove tendenze irrazionalistiche grazie all’opera
di pensatori come Nietzsche, Bergson, Freud, mentre a livello
politico si affermano le dottrine socialiste propugnate da Karl Marx.
3. La nascita della poesia
moderna
La poesia moderna nasce in
Francia dopo il 1848 soprattutto
grazie al valore di rottura ed
esempio dell’opera di
Baudelaire Le fleurs du mal
(1857).
Vengono meno i caratteri della poesia romantica. La poesia non è più concepita
come espressione della natura, della spontaneità dei sentimenti e della autenticità
della passione, ma come un prodotto della civiltà e dell’’artificio; non comunica
più un atteggiamento eroico e attivo, ma un senso di ribellione impotente, la fuga
nel sogno e nell’evasione dei paradisi artificiali.
4. La poetica di Charles Baudelaire
• La perdita dell’aureola e il poeta esule in terra (L’albatro, La perdita
dell’aureola) rappresentano la condizione esistenziale, di esiliato e di angelo
caduto, in cui matura l’’esperienza poetica di B. (Chiari motivi esistenziali a cui è
possibile ricondurre questa condizione di esiliato sono i ricordi di una triste infanzia, il
difficile rapporto con la madre, la sua educazione cattolica).
•• Ennui (Spleen) e ideal, disgusto di sé, noia esistenziale ed aspirazioni ideali
sono i due poli della condizione spirituale umana. L’ennui è accidia e
disgusto, a cui segue la rivolta e il successivo senso di frustrazione. (Le
fughe dalla triste condizione in cui si sente relegato sono verso la bellezza, verso i
paradisi artificiali, l’esotismo, i vagheggiamenti di partenze e viaggi.)
• La dinamica della vita include queste continue oscillazioni tra illusione e
delusione, tra spleen ed ideal: il viaggio dell''anima non si trasforma mai in
un approdo rassicurante. Non si sfugge insomma al proprio destino di
uomini con l'aiuto di chimere rassicuranti. Tema ricorrente a questo
proposito è quello del viaggio come evasione nel mondo dei sensi e in
quello incontaminato e puro dell'immaginazione.
• Al di là dei confini dei sensi. La poesia che esprime questo complesso
mondo interiore è ricca di nuances (sfumature, suggestioni, echi) e fa uso di
una parola più orientata ad esprimersi nella sua musicalità che nella sua
capacità concettuale e significativa. Vedi più avanti la poesia
Corrispondenze .
5. L'albatro
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
La composizione probabilmente composta tra il
1843 e il 1846 ha un chiaro significato simbolico.
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
Il vascello che va sopra gli abissi amari.
Essa evidenzia la contraddizione tra il volo alto e
spiegato degli albatri e l'impaccio evidente di questi
uccelli a muoversi sulla tolda della nave, che pure
5 E li hanno appena posti sul ponte della nave
Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro
Pietosamente calano le grandi ali bianche,
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.
seguono pazientemente con i loro spostamenti
aerei.
Il poeta appare - come l'albatro - goffo, lento,
impacciato a muoversi tra la folla, incompreso,
Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore!
10 Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
sbeffeggiato e deriso per la sua incapacità a
condividere i valori di una società che lo
condiziona e nega nello stesso tempo l'alto
L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava!
Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell'arciere;
ideale della bellezza poetica.
Tuttavia per il poeta è possibile anche la rigenerazione
artistica; egli sa elevarsi al di sopra della realtà, sa vedere le
15 Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare
cose con altri occhi, sa volare in alto per trascendere il male
umano; sa trasformare in bellezza poetica ( i fiori ) anche le
bassezze più atroci della società ( del male ).
Il volo è metafora di elevazione, di distacco, di superiorità
estetica e morale, orgoglio temerario di saper volgere lo
sguardo verso il sole accecante o di saper attraversare
immune le tempeste del dolore.
Accanto a questa fiducia se c'è sempre tuttavia la
consapevolezza della caduta possibile e quasi immancabile,
che riporta il poeta a fare i conti con la sua società, in un
rapporto disarmonico che lo riconduce alla solitudine tra una
folla nemica.
6. “Come, anche voi qui, mio caro? In un bordello voi, il bevitor di quintessenza, voi, il mangiator
d'ambrosia! Veramente c'è di che stupire!"
" Mio caro, sapete quanto temo i cavalli e le carrozze. Poco fa nell’ attraversare il Boulevard, in
gran fretta, mentre saltellavo nel fango tra quel caos dove la morte giunge al galoppo da tutte le
parti tutto in una volta, la mia aureola e’ scivolata, a causa di un brusco movimento, giù dal capo
nel fango del macadam.
Non ebbi coraggio di raccontarla, e mi parve meno spiacevole perdere le insigne che non farmi
romper le ossa. E poi, ho pensato, non tutto il male vien per nuocere: ora posso passeggiare in
incognito, commetter bassezze, buttarmi alla crapula come un semplice mortale. Eccomi qua,
proprio simile a voi, come vedete!”
" Per lo meno dovreste mettere un avviso per chi trovi questa aureola; farla richiedere dalla polizia
urbana."
"No, in fede mia! Sto bene qui. Mi avete riconosciuto solo voi. D'altronde la dignità mi annoia, e
penso con gioia che qualche poetastro la prenderà e se ne incappellerà impudentemente. Fare la
felicità del prossimo, che gioia! E specialmente di un prossimo che mi farà ridere! Pensate a X... o
a Z...! Eh? Che bellezza!“ (da ““Lo spleen di Parigi ““, 1859)
COMMENTO - Nel corso del secolo la società muta e si evolve continuamente e con lei anche la figura
dell'intellettuale.
Il poeta e l'artista subiscono un processo di massificazione, perdendo la propria funzione privilegiata:
devono riconoscere che l'arte ha perso la sua centralità in un mondo in cui contano solo le banche e le
imprese industriali. L’intellettuale è costretto a vendere sul mercato i prodotti del proprio lavoro e a
trasformare l'arte in merce. La perdita dell'aura è la perdita di sacralità e di incanto subita dall'opera
d'arte; la perdita dell'aureola è l'analoga perdita di sacralità subita dall'artista, una volta che questi vede
cadere i tradizionali privilegi che lo posizionano al di sopra della folla.
7. Spleen
Quando come un coperchio il cielo pesa
grave e basso sull'anima gemente
Lo spleen è una forma particolare di disagio
esistenziale, che si traduce - a livello espressivo
- in una fertile creatività poetica, capace di
in preda a lunghi affanni, e quando versa
su noi, dell'orizzonte tutto il giro
abbracciando, una luce nera e triste
più delle notti; e quando si è mutata
oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in
numerose immagini visionarie, prodotte dall'
inconscio baudleriano. Lo spleen è una
la terra in una cella umida, dove
se ne va su pei muri la Speranza
sbattendo la sua timida ala, come
particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che
indubbiamente include elementi di debolezza
psicologica e di mancato adeguamento al reale,
ma che - a differenza della noia leopardiana -
un pipistrello che la testa picchia
su fradici soffitti; e quando imita
la pioggia, nel mostrare le sue striscie
infinite, le sbarre di una vasta
non produce argomentazione e pensiero,
riflessività sulla condizione umana, ma si gioca
tutta a livello artistico nella resa espressionistica
prigione, e quando un popolo silente
di infami ragni tende le sue reti
in fondo ai cervelli nostri,
degli effetti devastanti, allucinatori dell'angoscia
esistenziale.
a un tratto Leggendo la poesia rimangono impresse soprattutto le immagini
furiosamente scattano campane,
lanciando verso il cielo un urlo atroce
come spiriti erranti, senza patria,
di chiusura opprimente, materializzate simbolicamente dalla
strana analogia del coperchio / cielo che pesa sull'anima
gemente o delle strisce di pioggia assimilate alle sbarre di una
prigione. Infine gli effetti di questa angoscia devastante non sono
il perdurare di uno stato d'animo riflessivo e pronto ad accettare
che si mettano a gemere ostinati.
questa condizione mentale e psicologica, ed a sfruttarla come
E lunghi funerali lentamente
foriera di nuovi approfondimenti concettuali. Quanto piuttosto
senza tamburi sfilano né musica
un'abdicazione definitiva della Speranza ( personificata appunto )
che sembra ridurre il soggetto in preda ad un'oppressione
dentro l'anima: vinta, la Speranza
crescente e davvero capace di neutralizzare le energie creative
piange, e l'atroce Angoscia sul mio cranio
del poeta.
pianta, despota, il suo vessillo nero
8. Corrispondenze
La realtà concreta e visibile, la Natura,
nasconde in sé una rete invisibile e
segreta di legami e rapporti tra le
E' un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
cose; il poeta è colui che, grazie a
una sensibilità particolare e raffinata,
è capace di intuire e riconoscere la
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
foresta di simboli che si cela dietro il
reale e si incarica di rivelarla agli altri
uomini.
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Da questa concezione discende l'uso
di un linguaggio particolare,
evocativo, musicale, simbolico,
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli òboi,
completamente nuovo rispetto a
quello della tradizione poetica
precedente, adatto a illustrare le
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
corrispondenze segrete; un
linguaggio capace di seguire ed
esprimere adeguatamente i percorsi
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti
dell'intuizione del poeta e di renderla
comprensibile. Il linguaggio
simbolista, cioè che riflette una realtà
che è simbolo di altro, lontano dal
linguaggio poetico della tradizione.
9. Stephane Mallarmè e il
simbolismo
Mallarmè porta alle estreme conseguenze il processo di
smaterializzazione della poesia iniziato da Baudelaire, Verlaine e
Rimbaud.
La conoscenza naturalistica non esaurisce la conoscenza di tutta la
realtà, ma ci mostra un’apparenza appagante che ci fa dimenticare la
necessità di cogliere l’’essenza, l’’anima delle cose.
C’è infatti nelle cose, al di là delle categorie razionali in cui la
conoscenza naturalistica le incasella, una trama, una vita segreta, un
gioco di corrispondenze non percepibili ed esprimibili con gli strumenti
della logica.
Il poeta è quindi l’’eletto che inizia a questa conoscenza per mezzo di
una sapiente orchestrazione di rapporti analogici e simbolici, aiutandoci
ad evadere da quella realtà puramente fenomenica a cui ci sentiamo
radicati.
10. Canoni di poetica simbolista
• Evitare ogni realistica, limitata e condizionante puntualizzazione
dell’’oggetto.(criterio della indefinitezza dell’’oggetto poetico)
• Depurare il linguaggio dalle incrostazioni della comunicazione
quotidiana, per arrivare ad una forma rarefatta, inaccessibile,
ermetica, che rinunzia in partenza ad una intelligibilità immediata.
(ermetismo e ricerca della parola assoluta, fino all’inesprimibile, alla
pagina bianca)
• Riscoprire il potere magico-mistico del linguaggio.
• Ricorrere al simbolo, inteso però non come accordo convenzionale,
ma come espressione e travestimento dell’’intuizione particolare e
soggettiva, irripetibile, dell’animo del poeta.
Mallarmè segna quindi l’espansione di campo della ricerca
poetica, l’’ampliamento dei confini del poetabile
oltre quel mondo di realtà e sentimenti che era ancora il
mondo di Baudelaire.
11. Arthur Rimbaud
Grande maestro dell’’avanguardia poetica novecentesca, Rimbaud
incarna le figure del ribelle e del veggente.
IL RIBELLE – è rintracciabile nelle polemiche contro la società, il
conformismo e la mediocrità piccolo-borghese, nelle poesie scritte
durante la Comune parigina.
IL VEGGENTE – la via d’uscita all’atteggiamento di rancorosa rivolta
espresso dal ribelle è quella che porta al poeta veggente, colui che
giunge all’Ignoto “...poichè ha coltivato la sua anima, già ricca, più di
qualsiasi altro! ATTRAVERSO LO SREGOLAMENTO DI TUTTI I SENSI
D’ora in poi il poeta eviterà la narrazione e la descrizione tradizionale,
vincolata alle categorie logiche di spazio e tempo e si rifugerà in un
presente allucinatorio.
Crollano le impalcature sintattiche della lingua e muta il fine del
linguaggio poetico, che non è più COMUNICATIVO, ma EVOCATIVO.
12. Paul Verlaine (1844-1896)
Ricordiamo alcuni aspetti del contributo al dibattito letterario
offerti da Verlaine, in particolare:
•• L’’’’esigenza di musicalità
• La polemica con la rima e la preferenza per l’’assonanza
•• Il ripudio dell’’’’eloquenza e del tono declamatorio
• Il fine della poesia: accedere all’’essenza della realtà
Di Verlaine ricordiamo poi anche la sua poesia
Languore
In cui per la prima volta emergono esplicitamente i temi e i
motivi di quel movimento letterario di fine secolo noto col
nome di Decadentismo
13. Languore
Io sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti in aureo stile
in cui danza il languore del sole.
L'anima solitaria soffre di un denso tedio.
Laggiù, si dice, lunghe battaglie cruente.
Oh, non potervi, così debole nei miei lenti desideri,
oh, non volervi fiorire un po' quest'esistenza!
Oh, non volervi, non potervi un po' morire!
Ah, tutto è bevuto! Batillo, hai finito di ridere?
Ah, tutto bevuto, tutto mangiato! Più nulla da dire!
Solo, una poesia un po' sciocca da gettare nel fuoco,
solo, uno schiavo un po' frivolo che vi trascura, solo,
una noia di chissà cosa che vi affligge!