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MEZZOLDO 2010 Gruppo composto da: ,[object Object]
 Giulia Lodetti. Ruolo: disegni e foto;
 Valentina Barbetta. Ruolo: analisi ungulati;
 Daniele Mayer. Ruolo: analisi macroinvertebrati;
 Luca Montebelli. Ruolo: analisi storica.,[object Object]
Uscita sul montù Arrivati al Rifugio Madonna delle Nevi abbiamo misurato l’azimuth del Montu, la meta da raggiungere, rispetto al rifugio dove avremmo alloggiato. Per misurare l’azimuth si deve individuare il nord tramite la bussola e poi misurare, procedendo in senso orario, l’angolo tra il punto di partenza e quello di arrivo.
Per raggiungere il Montu, inizialmente abbiamo percorso sentieri immersi nella vegetazione; successivamente, giunti al 5° tornante, abbiamo proseguito lungo la strada.  La camminata è durata all’incirca 1 ora e 30 minuti.
rocce Le rocce che compongono la superficie terrestre, compresa la valle Brembana, sono di 3 categorie: -IGNEE: si sono formate dalla solidificazione del magma, ossia una massa di minerali fusi ricca di gas. Il magma può avere concentrazione diversa di silicio: se ne ha alte percentuali il magma è ACIDO e crea rocce INTRUSIVE (al loro interno hanno cristalli visibili perché la lava si raffredda lentamente ed è molto viscosa) es: granito;  se ha basse quantità di silicio è BASICO e crea rocce EFFUSIVE, che non hanno al proprio interno cristalli (la lava è fluida per cui quando fuoriesce dal cratere, si solidifica molto in fretta) es: basalto. -METAMORFICHE: si creano per effetto degli sbalzi di pressione e temperatura che provocano continui cambiamenti fisici della roccia, mantenendo tuttavia invariata la sua composizione chimica. Questi fenomeni sono avvenuti nel periodo Cenozoico, quando la placca Europea e quella Africana hanno subito uno scontro che ha provocato la chiusura del Mar Tetideo e l’innalzamento della catena montuosa alpina. La LINEA INSUBRICA rappresenta la faglia creatasi dall’orogenesi tra queste due zolle.
-SEDIMENTARIE: si formano tramite 3 fasi: erosione, trasporto, deposito e infine trasformazione in rocce.  Brecciacarbonatica basalto Le formazioni rocciose che emergono in superficie subiscono una DEGRADAZIONE METEORICA, causata dagli agenti atmosferici quali pioggia, vento, neve, sole. L’acqua ha la capacità di PERCOLARE all’interno della roccia, dove poi gelando aumenta di volume, e provoca una frattura nella roccia, la quale ottiene una forma molto frastagliata e verticale, dando al rilievo il nome di GHIAIONE o CONOIDE. Questo fenomeno viene detto di CRIOCLASTISMO ( dal greco crios: freddo e clastos: roccia). Oltre alle conoide, vengono formate anche le DOLINE, conche chiuse che si creano attraverso la dissoluzione del suolo calcareo, causata dalla percolazione dell’acqua. Sui ghiaioni non vi è vegetazione o in piccola quantità perché è una roccia che continua a modificarsi.
Lo stesso caso avviene, sotto il nome di CARSISMO, nelle zone vicine all’altopiano Carso in Friuli Venezia Giulia, dove l’acqua percola nella superficie calcarea e forma enormi gallerie sotterranee.
suolo Il SUOLO è l’unione di una componente biotica, rappresentata dalla vegetazione, e di una abiotica, rappresenta dalla roccia e dalla sua continua decomposizione. I suoli silicei, ossia con prevalenza di rocce siliciche, vengono detti RANKEE; quelli con prevalenza calcarea, sono definiti RANZINE. Abbiamo notato, osservando il paesaggio a nord-ovest, che vi era una conca tra i monti all’interno della quale scorrevano dei ruscelli. Può succedere che l’acqua si depositi in queste scavature, originate dai ghiacciai, e formi i LAGHI DI CIRCO. Tipico di queste zone è il SUOLO ASFITTICO  composto da sostanze organiche che si decompongono lentamente e originano la torba. Quest’ultima è costituita da SFAGNI, ossia muschi tipici degli ambienti umidi. I materiali sedimentari vengono trasportati dai fiumi, e l’acqua, penetrando tra i macrosedimenti, elimina completamente le tracce d’ ossigeno, provocando la decomposizione.
E’ frequente che si verifichi il fenomeno di VICARIANZA, ossia di sostituzione. Nei pascoli erbosi è diffusa la pianta di genziana che ha vari colori, dall’azzurro, al rosa, al violetto, e si distingue in 2 specie: - KOCHIANA, su suoli silicici -CLUSII, su suoli calcarei Esse sono un esempio della vicarianza, per cui due piante uguali (genziana) hanno genere diverso per la diversa composizione rocciosa (calcare o silicio) dello stesso ambiente (pascoli montani).
GENZIANA KOCHIANA GENZIANA CLUSII
vegetazione I primi fenomeni che influenzano la varietà della vegetazione sono la temperatura, l’altitudine e la posizione geografica.  La valle Brembana (Bergamo) ha un andamento da nord a sud mentre la Valtellina (Sondrio) da est a ovest e la loro estensione influenza la propria piovosità relativa. Le nuvole, originatesi dall’evaporazione delle superfici marine e spinte dai venti verso sud, raggiungono per prima la parte meridionale della val Brembana e qui scaricano la maggior parte delle piogge, proseguendo poi in direzione della val Tellina. Questo provoca: - Val Brembana: ha un regime pluviometrico di circa 2000 mm/annui e ha quindi un clima OCEANICO. - Valtellina: ha un regime pluviometrico di 1000-1200 mm/annui e ha quindi un clima prevalentemente CONTINENTALE.
La vegetazione che si trova in questi due ambienti, di conseguenza, subisce delle variazioni sia nelle specie, che nella disposizione altimetrica. La vegetazione, quando si sviluppa in fasce altitudinali in base alla temperatura, viene definita a CLIMAX. Vi sono 3 fasce principali nella disposizione della vegetazione: -FASCIA FORESTALE, delimitata dalla LINEA DELLA FORESTA o FOREST LINE, raggiunge i 1700m di altitudine circa (a differenza della media dei 2000m) perché il clima oceanico è più freddo di quello continentale delle altre zone;  -fascia degli alberi sparsi, delineata dalla LINEA DEGLI ALBERI o TREE LINE, rappresentata da quegli alberi sparsi che raggiungono zone sopra la fascia della foresta, raggiunge i 2000m, oltre non riesce perché le temperature divengono troppo rigide ( ogni 100m cala di 0,4°C). Vi sono dei particolari alberi detti KRUMMOLZS che assumono forme curve e distorte per i forti venti a cui sono sottoposti; -FASCIA SUBALPINA, che si estende prima e poco oltre la LINEA DELLE NEVI può arrivare fino ai 3000m ed è costituita da arbusti che resistono alla neve. Oltre i 3000m vi sono muschi, licheni, alghe e alcuni fiori che si insediano sulle rocce o sui ghiacciai permanenti.
VEGETAZIONE AZONALE: dipende dalla presenza di acqua e di suolo asfittico Limite subalpino 3000m Tree line 2000m Limite della foresta 1700m Limite delle latifoglie 600-700m
UNGULATI Con il termine di Ungulati si indica un gruppo di mammiferi caratterizzati dall’avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Nel parco delle Orobie sono presenti diversi ungulati tra cui: IL CAMOSCIO, LO STAMBECCO, IL CAPRIOLO, IL CERVO, IL CINGHIALE E IL MUFLONE. Gli ungulati si dividono in ARTIODACTYLI E PERISSODACTYLI; gli artiodactyli hanno due zoccoli per gamba mentre i perissodactyli  hanno un solo zoccolo per gamba. L’arto di un ungulato è diviso in molte parti : Inizialmente procedendo dall’alto nel lato destro vediamo gli SPERONIle unghie che servono da ancora per non scivolare; subito sotto ci sono i MARGINIparte morbida; il FETTONEtallone;la SOLEAparte morbida; e, ai margini dell’arto, sulla sinistra vi è il FILETTO membrana e infine la PINZETTApunta molto dura
Sono anche divisi tra BRUCATORI E PASCOLATORI; i brucatori sono coloro che selezionano con cura il cibo che da più riserva energetica, mentre i pascolatori mangiano tutto ciò che trovano, senza una selezione. BRUCATORI: capriolo PASCOLATORI: stambecco, muflone, cervo e in certi casi anche il capriolo
Inoltre si dividono in BOVIDI E CERVIDI; i bovidi presentano le corna perennemente mentre i cervidi ogni hanno devono cambiare le corna. Le corna sono molto importanti perché ci permettono di stabilire l’età di uno di questi mammiferi; ogni anno costituisce un anno e la pausa tra un anello e il successivo segna i 6 mesi invernali di pausa.
camoscio IL CAMOSCIO ALPINO è un bovide, presenta le corna in entrambi i sessi e le ha permanenti. Il suo cranio è sviluppato in modo da poter sopportare il peso delle corna. Le femmine raggiungono addirittura i 18/20 anni e dopo i primi tre anni di vita sono già in grado di riprodursi, inoltre le più anziane sono quelle che si occupano di indirizzare il branco. I branchi possono essere formati da 5/6 ungulati fino a 40/50. questi mammiferi  vivono principalmente in ambienti rocciosi, infatti si sentono più sicuri sui  margini delle rocce. La forma del muso varia in base al sesso; il maschio ha il muso a forma di triangolo mentre la femmina a forma rettangolare (il pennello cioè il ciuffo di peli è più sviluppato nella femmina). Il maschio fa la muta stagionale e la criniera e il suo corno tende a cadere verso la testa, mentre quello della femmina verso il corpo ed è anche più uncinato. Dietro le corna del maschio ci sono delle ghiandole retrocornuali che rilasciano un particolare odore e con esso si marchia il territorio; inoltre il maschio nella stagione dell’accoppiamento si urina addosso come richiamo sessuale per l’altro sesso.
Camoscio maschio Camoscio femmina
capriolo Il CAPRIOLO CERVIDE è un brucatore selettivo cioè cerca solo alimenti facilmente digeribili. Il maschio dalla femmina in inverno si riconosce grazie alla falsa coda che serve come segnale di pericolo (in caso di disagio si apre).  Le corna sono tipiche solo dei maschi e sono di materiale osseo. Durante il periodo di crescita esse sono ricoperte da un velluto ricco di capillari sanguigni; il palco a parrucco cresce nel maschio grazie alla produzione di testosterone.  Durante la stagione dell’accoppiamento il maschio insegue la femmina per circa 2/3 giorni (durante questa fase la corsa stimola l’ovulazione femminile) ed infine si accoppiano. Terminato il suo dovere il maschio se ne andrà.
Può capitare che il maschio rimanga castrato e di conseguenza la sua produzione di testosterone procede senza tregua.  La crescita delle corna non arginata a soli sei cinque mesi (da Novembre a  Marzo) ma prosegue provocando la formazione del così detto parrucco. Impronta di capriolo
cervo Il cervo appartiene alla famiglia dei cervidi ed ha il palco, ovvero le corna, che possono pesare intorno ai 7-8 kilogrammi e non lo perde in marzo perchè lo tiene per tutto l'inverno, ciò accade solo per i maschi perchè le femmine non lo possiedono. I cervi sono si mimetizzano molto bene poichè il colore del loro mantello si abbina con il colore della flora invernale e autunnale. Il loro periodo degli amori va da settembre a ottobre perchè prima i maschi conducono vita solitaria e lottano la notte con gli altri maschi quando devo conquistare una femmina per metterla incinta e fanno dei bramiti per celebrare la loro vittoria sull'altro cervo.
I loro palchi come detto cadono al termine dell'inverno e danno vita a una pelle chiamata velluto che alimenterà in seguito la nascita dei nuovi palchi, e questo procedimento è legato al testosterone presente in un cervo maschio Il mantello appare brunastro e rossiccio e nel periodo invernale tendente al grigio;nei maschi spesso è presente una criniera sul collo.
stambecco Lo stambecco appartiene alla famiglia dei bovidi ed è di rilevanti dimensioni, il maschio è caratterizzato da lunghe corna arcuate. La femmina, più piccola, è anch'essa dotata di corna. Il colore del mantello dello stambecco cambia con il variare delle stagioni. Nel periodo estivo il pelo è corto, di colore beige o bruno chiaro.  Le corna, permanenti, sono costituite da un'impalcatura ossea ricoperta di sostanza cornea. La loro crescita si blocca ogni anno in novembre e tale arresto si evidenzia come un anello ben visibile sulla parte laterale e posteriore del corno. Dal conteggio di tali cerchi si risale al numero di inverni trascorsi e quindi all'età dell'animale.
Lo stambecco è un animale gregario; i branchi di maschi restano separati da quelli delle femmine e si riuniscono ad essi solo nel periodo riproduttivo.  Gli accoppiamenti avvengono durante i mesi di dicembre e di gennaio. I maschi adulti dominanti ricercano attivamente le femmine in calore, mostrando caratteristici atteggiamenti di sottomissione: corna rovesciate sulla schiena, collo teso, coda alzata a pennacchio a scoprire lo specchio anale bianco.Gli scontri tra maschi, peraltro assai spettacolari, sono limitati e sanciscono la supremazia dei singoli individui.
Analisimacroinvertebrati I macroinvertebrati delle acque correnti (macrozoobenthos) sono organismi di taglia non inferiore al mm (facilmente visibili ad occhio nudo) che presentano adattamenti fisiologici utili a dare loro un’ elevata attitudine di resistenza alla corrente, quali appiattimento del corpo, forma idrodinamica, presenza di ventose, uncini, cuscinetti adesivi. L'indice sintetico utilizzato in Italia per catalogare i macroinvertebrati è l’ I.B.E. (Indice Biotico Esteso) e permette di  formulare diagnosi della qualità delle acque correnti sulla base della presenza di determinati macroinvertebrati, indotta da fattori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisiche.
Crenobia ,[object Object]
CONCHIGLIA _ no
CORPO SEGMENTATO _ no
CORPO APPIATTITO _ sì
TRICLADE
1’  FILA DI OCCHI LUNGO IL MARGINE ALL’ESTREMITA’ ANTERIORE DEL CORPO _ no
2   ESTREMITA’ ANTERIORE CON DUE TENTACOLI APPUNTITI _ sìCRENOBIA
DINOCRAS -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -NUMERO ZAMPE _ 6 INSETTO -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -OCCHI COMPOSTI _ sì -ASTUCCI ALARI _ sì CERCI PLURIARTICOLATI -UNGHIE TARSO _ 2 -BRANCHIE ADDOMINALI _ no -PARACERCO _ no PLECOTTERO
-1  ARTICOLI DEI PALPI LABIALI DI SPESSORE DECRESCENTE DAI BASALI VERSO I TERMINALI; GLOSSE PIU’ CORTE DELLE PARAGLOSSE; TERZO ARTICOLO DEI TARSI LUNGO PIU’ DI DUE VOLTE I PRIMI DUE RIUNITI -2   CIUFFI DI TRACHEO BRANCHIE PRESENTI AI LATI DEL TORACE  PERLIADE -1  LARVE DI COLORE MARRONE SCURO CON DISEGNI CHIARI DINOCRAS
ELECTROGENA -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -ZAMPE _ 6 INSETTO -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -OCCHI COMPOSTI _ sì -APPENDICI CAUDALI _ sì -CERCI PLURIARTICOLATI _ sì -UNGHIE TARSO _ 2 EFFEMEROTTERO -1  CAPO E CORPO FORTEMENTE APPIATTITI DORSO-VENTRALMENTE_ sì -2’ CAPO DECISAMENTE Più SVILUPPATO IN LARGHEZZA, IN FORMA SUBELITTICA _ sì HEPTAGENIIDAE
1’  PARACERCO BEN VISIBILE, SVILUPPATO ALL’INCIRCA QUANTO I CERCI _ sì 2’LAMELLE DEL PRIMO PAIO DI TRACHEOBRANCHIE NON PIU’ GRANDI DELLE SUCCESSIVE, VENTRALMENTE BEN DISCTANZIATE TRA LORO _ sì LOBI INTERNI DEL LABBRO INFERIORE CON BASE STRETTA E APICE ESPANSO E GLOBOSO. ULTIMO PAIO VII DI TRACHEOBRANCHIE SENZA FILAMENTI _ sì PRONOTO PRIVO DI ESPANSIONE AGLI ANGOLI POSTERIORI _ sì ELECTROGENA
BOTANICA CHIAVE ANALITICA D: 1’, 2’, 7, 8, 12, 13’, 14, 15 -> ABETE BIANCO CHIAVE ANALITICA D: 1’, 2’, 7, 8, 12, 13’, 14’ -> ABETE ROSSO Il pino ha gli aghi radunati in fascetti (da 5 nel pino cembro)  L’abete hai gli aghi singoli e le sue pigne cadono disarticolate.
Le lineette bianche presenti sugli aghi dell’abete bianco sono definite bande stomatifere. Gli stomi sono fori presenti sulla pagina di ogni pIanta, dai quali quest’utima svolge i processi di traspirazione o evapotraspirazione. L’ abscissione è un processo tramite il quale una pianta perde una o più parti della sua struttura, come può essere una foglia, un frutto, un fiore o un seme. Si verifica per liberarsi di un organo non più necessario, come una foglia in autunno. Le piante adottano certe forme in base alla funzione di quest’ultime e anche in base all’adattamento. La stategia adottata per evitare la perdita dell’acqua è, per esempio, la riduzione della grandezza delle foglie.
Nell’ambiente submediterraneo la stagione avversa, oltre all’inverno, è l’estate. Nei giorni più caldi, perciò, gli stomi si chiudono per evitare maggiormente la perdita dell’acqua. Anche la lucidità permette di riflettere i raggi solari. L’abete bianco vive, come il faggio, nell’ambiente oceanico. L’abete rosso, invece, vive nell’ambiente continentale. ABETE BIANCO
ABETE ROSSO Il larice è una conifera di colore verde. I suoi aghi crescono su rametti corti chiamati brachiblasti.

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Mezzoldo2E

  • 1.
  • 2. Giulia Lodetti. Ruolo: disegni e foto;
  • 3. Valentina Barbetta. Ruolo: analisi ungulati;
  • 4. Daniele Mayer. Ruolo: analisi macroinvertebrati;
  • 5.
  • 6. Uscita sul montù Arrivati al Rifugio Madonna delle Nevi abbiamo misurato l’azimuth del Montu, la meta da raggiungere, rispetto al rifugio dove avremmo alloggiato. Per misurare l’azimuth si deve individuare il nord tramite la bussola e poi misurare, procedendo in senso orario, l’angolo tra il punto di partenza e quello di arrivo.
  • 7. Per raggiungere il Montu, inizialmente abbiamo percorso sentieri immersi nella vegetazione; successivamente, giunti al 5° tornante, abbiamo proseguito lungo la strada. La camminata è durata all’incirca 1 ora e 30 minuti.
  • 8. rocce Le rocce che compongono la superficie terrestre, compresa la valle Brembana, sono di 3 categorie: -IGNEE: si sono formate dalla solidificazione del magma, ossia una massa di minerali fusi ricca di gas. Il magma può avere concentrazione diversa di silicio: se ne ha alte percentuali il magma è ACIDO e crea rocce INTRUSIVE (al loro interno hanno cristalli visibili perché la lava si raffredda lentamente ed è molto viscosa) es: granito; se ha basse quantità di silicio è BASICO e crea rocce EFFUSIVE, che non hanno al proprio interno cristalli (la lava è fluida per cui quando fuoriesce dal cratere, si solidifica molto in fretta) es: basalto. -METAMORFICHE: si creano per effetto degli sbalzi di pressione e temperatura che provocano continui cambiamenti fisici della roccia, mantenendo tuttavia invariata la sua composizione chimica. Questi fenomeni sono avvenuti nel periodo Cenozoico, quando la placca Europea e quella Africana hanno subito uno scontro che ha provocato la chiusura del Mar Tetideo e l’innalzamento della catena montuosa alpina. La LINEA INSUBRICA rappresenta la faglia creatasi dall’orogenesi tra queste due zolle.
  • 9. -SEDIMENTARIE: si formano tramite 3 fasi: erosione, trasporto, deposito e infine trasformazione in rocce. Brecciacarbonatica basalto Le formazioni rocciose che emergono in superficie subiscono una DEGRADAZIONE METEORICA, causata dagli agenti atmosferici quali pioggia, vento, neve, sole. L’acqua ha la capacità di PERCOLARE all’interno della roccia, dove poi gelando aumenta di volume, e provoca una frattura nella roccia, la quale ottiene una forma molto frastagliata e verticale, dando al rilievo il nome di GHIAIONE o CONOIDE. Questo fenomeno viene detto di CRIOCLASTISMO ( dal greco crios: freddo e clastos: roccia). Oltre alle conoide, vengono formate anche le DOLINE, conche chiuse che si creano attraverso la dissoluzione del suolo calcareo, causata dalla percolazione dell’acqua. Sui ghiaioni non vi è vegetazione o in piccola quantità perché è una roccia che continua a modificarsi.
  • 10. Lo stesso caso avviene, sotto il nome di CARSISMO, nelle zone vicine all’altopiano Carso in Friuli Venezia Giulia, dove l’acqua percola nella superficie calcarea e forma enormi gallerie sotterranee.
  • 11. suolo Il SUOLO è l’unione di una componente biotica, rappresentata dalla vegetazione, e di una abiotica, rappresenta dalla roccia e dalla sua continua decomposizione. I suoli silicei, ossia con prevalenza di rocce siliciche, vengono detti RANKEE; quelli con prevalenza calcarea, sono definiti RANZINE. Abbiamo notato, osservando il paesaggio a nord-ovest, che vi era una conca tra i monti all’interno della quale scorrevano dei ruscelli. Può succedere che l’acqua si depositi in queste scavature, originate dai ghiacciai, e formi i LAGHI DI CIRCO. Tipico di queste zone è il SUOLO ASFITTICO composto da sostanze organiche che si decompongono lentamente e originano la torba. Quest’ultima è costituita da SFAGNI, ossia muschi tipici degli ambienti umidi. I materiali sedimentari vengono trasportati dai fiumi, e l’acqua, penetrando tra i macrosedimenti, elimina completamente le tracce d’ ossigeno, provocando la decomposizione.
  • 12. E’ frequente che si verifichi il fenomeno di VICARIANZA, ossia di sostituzione. Nei pascoli erbosi è diffusa la pianta di genziana che ha vari colori, dall’azzurro, al rosa, al violetto, e si distingue in 2 specie: - KOCHIANA, su suoli silicici -CLUSII, su suoli calcarei Esse sono un esempio della vicarianza, per cui due piante uguali (genziana) hanno genere diverso per la diversa composizione rocciosa (calcare o silicio) dello stesso ambiente (pascoli montani).
  • 14. vegetazione I primi fenomeni che influenzano la varietà della vegetazione sono la temperatura, l’altitudine e la posizione geografica. La valle Brembana (Bergamo) ha un andamento da nord a sud mentre la Valtellina (Sondrio) da est a ovest e la loro estensione influenza la propria piovosità relativa. Le nuvole, originatesi dall’evaporazione delle superfici marine e spinte dai venti verso sud, raggiungono per prima la parte meridionale della val Brembana e qui scaricano la maggior parte delle piogge, proseguendo poi in direzione della val Tellina. Questo provoca: - Val Brembana: ha un regime pluviometrico di circa 2000 mm/annui e ha quindi un clima OCEANICO. - Valtellina: ha un regime pluviometrico di 1000-1200 mm/annui e ha quindi un clima prevalentemente CONTINENTALE.
  • 15. La vegetazione che si trova in questi due ambienti, di conseguenza, subisce delle variazioni sia nelle specie, che nella disposizione altimetrica. La vegetazione, quando si sviluppa in fasce altitudinali in base alla temperatura, viene definita a CLIMAX. Vi sono 3 fasce principali nella disposizione della vegetazione: -FASCIA FORESTALE, delimitata dalla LINEA DELLA FORESTA o FOREST LINE, raggiunge i 1700m di altitudine circa (a differenza della media dei 2000m) perché il clima oceanico è più freddo di quello continentale delle altre zone; -fascia degli alberi sparsi, delineata dalla LINEA DEGLI ALBERI o TREE LINE, rappresentata da quegli alberi sparsi che raggiungono zone sopra la fascia della foresta, raggiunge i 2000m, oltre non riesce perché le temperature divengono troppo rigide ( ogni 100m cala di 0,4°C). Vi sono dei particolari alberi detti KRUMMOLZS che assumono forme curve e distorte per i forti venti a cui sono sottoposti; -FASCIA SUBALPINA, che si estende prima e poco oltre la LINEA DELLE NEVI può arrivare fino ai 3000m ed è costituita da arbusti che resistono alla neve. Oltre i 3000m vi sono muschi, licheni, alghe e alcuni fiori che si insediano sulle rocce o sui ghiacciai permanenti.
  • 16. VEGETAZIONE AZONALE: dipende dalla presenza di acqua e di suolo asfittico Limite subalpino 3000m Tree line 2000m Limite della foresta 1700m Limite delle latifoglie 600-700m
  • 17. UNGULATI Con il termine di Ungulati si indica un gruppo di mammiferi caratterizzati dall’avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Nel parco delle Orobie sono presenti diversi ungulati tra cui: IL CAMOSCIO, LO STAMBECCO, IL CAPRIOLO, IL CERVO, IL CINGHIALE E IL MUFLONE. Gli ungulati si dividono in ARTIODACTYLI E PERISSODACTYLI; gli artiodactyli hanno due zoccoli per gamba mentre i perissodactyli hanno un solo zoccolo per gamba. L’arto di un ungulato è diviso in molte parti : Inizialmente procedendo dall’alto nel lato destro vediamo gli SPERONIle unghie che servono da ancora per non scivolare; subito sotto ci sono i MARGINIparte morbida; il FETTONEtallone;la SOLEAparte morbida; e, ai margini dell’arto, sulla sinistra vi è il FILETTO membrana e infine la PINZETTApunta molto dura
  • 18. Sono anche divisi tra BRUCATORI E PASCOLATORI; i brucatori sono coloro che selezionano con cura il cibo che da più riserva energetica, mentre i pascolatori mangiano tutto ciò che trovano, senza una selezione. BRUCATORI: capriolo PASCOLATORI: stambecco, muflone, cervo e in certi casi anche il capriolo
  • 19. Inoltre si dividono in BOVIDI E CERVIDI; i bovidi presentano le corna perennemente mentre i cervidi ogni hanno devono cambiare le corna. Le corna sono molto importanti perché ci permettono di stabilire l’età di uno di questi mammiferi; ogni anno costituisce un anno e la pausa tra un anello e il successivo segna i 6 mesi invernali di pausa.
  • 20. camoscio IL CAMOSCIO ALPINO è un bovide, presenta le corna in entrambi i sessi e le ha permanenti. Il suo cranio è sviluppato in modo da poter sopportare il peso delle corna. Le femmine raggiungono addirittura i 18/20 anni e dopo i primi tre anni di vita sono già in grado di riprodursi, inoltre le più anziane sono quelle che si occupano di indirizzare il branco. I branchi possono essere formati da 5/6 ungulati fino a 40/50. questi mammiferi vivono principalmente in ambienti rocciosi, infatti si sentono più sicuri sui margini delle rocce. La forma del muso varia in base al sesso; il maschio ha il muso a forma di triangolo mentre la femmina a forma rettangolare (il pennello cioè il ciuffo di peli è più sviluppato nella femmina). Il maschio fa la muta stagionale e la criniera e il suo corno tende a cadere verso la testa, mentre quello della femmina verso il corpo ed è anche più uncinato. Dietro le corna del maschio ci sono delle ghiandole retrocornuali che rilasciano un particolare odore e con esso si marchia il territorio; inoltre il maschio nella stagione dell’accoppiamento si urina addosso come richiamo sessuale per l’altro sesso.
  • 22. capriolo Il CAPRIOLO CERVIDE è un brucatore selettivo cioè cerca solo alimenti facilmente digeribili. Il maschio dalla femmina in inverno si riconosce grazie alla falsa coda che serve come segnale di pericolo (in caso di disagio si apre). Le corna sono tipiche solo dei maschi e sono di materiale osseo. Durante il periodo di crescita esse sono ricoperte da un velluto ricco di capillari sanguigni; il palco a parrucco cresce nel maschio grazie alla produzione di testosterone. Durante la stagione dell’accoppiamento il maschio insegue la femmina per circa 2/3 giorni (durante questa fase la corsa stimola l’ovulazione femminile) ed infine si accoppiano. Terminato il suo dovere il maschio se ne andrà.
  • 23.
  • 24. Può capitare che il maschio rimanga castrato e di conseguenza la sua produzione di testosterone procede senza tregua. La crescita delle corna non arginata a soli sei cinque mesi (da Novembre a Marzo) ma prosegue provocando la formazione del così detto parrucco. Impronta di capriolo
  • 25. cervo Il cervo appartiene alla famiglia dei cervidi ed ha il palco, ovvero le corna, che possono pesare intorno ai 7-8 kilogrammi e non lo perde in marzo perchè lo tiene per tutto l'inverno, ciò accade solo per i maschi perchè le femmine non lo possiedono. I cervi sono si mimetizzano molto bene poichè il colore del loro mantello si abbina con il colore della flora invernale e autunnale. Il loro periodo degli amori va da settembre a ottobre perchè prima i maschi conducono vita solitaria e lottano la notte con gli altri maschi quando devo conquistare una femmina per metterla incinta e fanno dei bramiti per celebrare la loro vittoria sull'altro cervo.
  • 26. I loro palchi come detto cadono al termine dell'inverno e danno vita a una pelle chiamata velluto che alimenterà in seguito la nascita dei nuovi palchi, e questo procedimento è legato al testosterone presente in un cervo maschio Il mantello appare brunastro e rossiccio e nel periodo invernale tendente al grigio;nei maschi spesso è presente una criniera sul collo.
  • 27. stambecco Lo stambecco appartiene alla famiglia dei bovidi ed è di rilevanti dimensioni, il maschio è caratterizzato da lunghe corna arcuate. La femmina, più piccola, è anch'essa dotata di corna. Il colore del mantello dello stambecco cambia con il variare delle stagioni. Nel periodo estivo il pelo è corto, di colore beige o bruno chiaro. Le corna, permanenti, sono costituite da un'impalcatura ossea ricoperta di sostanza cornea. La loro crescita si blocca ogni anno in novembre e tale arresto si evidenzia come un anello ben visibile sulla parte laterale e posteriore del corno. Dal conteggio di tali cerchi si risale al numero di inverni trascorsi e quindi all'età dell'animale.
  • 28. Lo stambecco è un animale gregario; i branchi di maschi restano separati da quelli delle femmine e si riuniscono ad essi solo nel periodo riproduttivo. Gli accoppiamenti avvengono durante i mesi di dicembre e di gennaio. I maschi adulti dominanti ricercano attivamente le femmine in calore, mostrando caratteristici atteggiamenti di sottomissione: corna rovesciate sulla schiena, collo teso, coda alzata a pennacchio a scoprire lo specchio anale bianco.Gli scontri tra maschi, peraltro assai spettacolari, sono limitati e sanciscono la supremazia dei singoli individui.
  • 29. Analisimacroinvertebrati I macroinvertebrati delle acque correnti (macrozoobenthos) sono organismi di taglia non inferiore al mm (facilmente visibili ad occhio nudo) che presentano adattamenti fisiologici utili a dare loro un’ elevata attitudine di resistenza alla corrente, quali appiattimento del corpo, forma idrodinamica, presenza di ventose, uncini, cuscinetti adesivi. L'indice sintetico utilizzato in Italia per catalogare i macroinvertebrati è l’ I.B.E. (Indice Biotico Esteso) e permette di formulare diagnosi della qualità delle acque correnti sulla base della presenza di determinati macroinvertebrati, indotta da fattori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisiche.
  • 30.
  • 35. 1’ FILA DI OCCHI LUNGO IL MARGINE ALL’ESTREMITA’ ANTERIORE DEL CORPO _ no
  • 36. 2 ESTREMITA’ ANTERIORE CON DUE TENTACOLI APPUNTITI _ sìCRENOBIA
  • 37. DINOCRAS -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -NUMERO ZAMPE _ 6 INSETTO -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -OCCHI COMPOSTI _ sì -ASTUCCI ALARI _ sì CERCI PLURIARTICOLATI -UNGHIE TARSO _ 2 -BRANCHIE ADDOMINALI _ no -PARACERCO _ no PLECOTTERO
  • 38. -1 ARTICOLI DEI PALPI LABIALI DI SPESSORE DECRESCENTE DAI BASALI VERSO I TERMINALI; GLOSSE PIU’ CORTE DELLE PARAGLOSSE; TERZO ARTICOLO DEI TARSI LUNGO PIU’ DI DUE VOLTE I PRIMI DUE RIUNITI -2 CIUFFI DI TRACHEO BRANCHIE PRESENTI AI LATI DEL TORACE PERLIADE -1 LARVE DI COLORE MARRONE SCURO CON DISEGNI CHIARI DINOCRAS
  • 39. ELECTROGENA -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -ZAMPE _ 6 INSETTO -ZAMPE ARTICOLATE _ sì -OCCHI COMPOSTI _ sì -APPENDICI CAUDALI _ sì -CERCI PLURIARTICOLATI _ sì -UNGHIE TARSO _ 2 EFFEMEROTTERO -1 CAPO E CORPO FORTEMENTE APPIATTITI DORSO-VENTRALMENTE_ sì -2’ CAPO DECISAMENTE Più SVILUPPATO IN LARGHEZZA, IN FORMA SUBELITTICA _ sì HEPTAGENIIDAE
  • 40. 1’ PARACERCO BEN VISIBILE, SVILUPPATO ALL’INCIRCA QUANTO I CERCI _ sì 2’LAMELLE DEL PRIMO PAIO DI TRACHEOBRANCHIE NON PIU’ GRANDI DELLE SUCCESSIVE, VENTRALMENTE BEN DISCTANZIATE TRA LORO _ sì LOBI INTERNI DEL LABBRO INFERIORE CON BASE STRETTA E APICE ESPANSO E GLOBOSO. ULTIMO PAIO VII DI TRACHEOBRANCHIE SENZA FILAMENTI _ sì PRONOTO PRIVO DI ESPANSIONE AGLI ANGOLI POSTERIORI _ sì ELECTROGENA
  • 41. BOTANICA CHIAVE ANALITICA D: 1’, 2’, 7, 8, 12, 13’, 14, 15 -> ABETE BIANCO CHIAVE ANALITICA D: 1’, 2’, 7, 8, 12, 13’, 14’ -> ABETE ROSSO Il pino ha gli aghi radunati in fascetti (da 5 nel pino cembro) L’abete hai gli aghi singoli e le sue pigne cadono disarticolate.
  • 42. Le lineette bianche presenti sugli aghi dell’abete bianco sono definite bande stomatifere. Gli stomi sono fori presenti sulla pagina di ogni pIanta, dai quali quest’utima svolge i processi di traspirazione o evapotraspirazione. L’ abscissione è un processo tramite il quale una pianta perde una o più parti della sua struttura, come può essere una foglia, un frutto, un fiore o un seme. Si verifica per liberarsi di un organo non più necessario, come una foglia in autunno. Le piante adottano certe forme in base alla funzione di quest’ultime e anche in base all’adattamento. La stategia adottata per evitare la perdita dell’acqua è, per esempio, la riduzione della grandezza delle foglie.
  • 43. Nell’ambiente submediterraneo la stagione avversa, oltre all’inverno, è l’estate. Nei giorni più caldi, perciò, gli stomi si chiudono per evitare maggiormente la perdita dell’acqua. Anche la lucidità permette di riflettere i raggi solari. L’abete bianco vive, come il faggio, nell’ambiente oceanico. L’abete rosso, invece, vive nell’ambiente continentale. ABETE BIANCO
  • 44. ABETE ROSSO Il larice è una conifera di colore verde. I suoi aghi crescono su rametti corti chiamati brachiblasti.
  • 45. Il maggiociondolo è un piccolo albero con portamento arbustivo. Le foglie composte da 3 foglioline hanno un lungo picciolo. E’ tipico delle zone umide e fiorisce in particolare su terreni calcarei. Le piante, attraverso le ghiandole, secernono profumi e sostanze appiccicose, tra le quali è presente la resina, che ha una funzione cicatrizzante e di protezione
  • 46. geologia La carta geologica è una rappresentazione topografica delle rocce che affiorano sulla superficie. Sulla carta geologica, il rosa indica le rocce del triassico; l’azzurro indica le rocce del giurassico, il verde indica le rocce del cretaceo, il giallo-marrone indica le rocce del cenozoico, e il bianco indica le rocce del quaternario. Carta geologica della Val Brembana.
  • 47. La sezione geologica è la rappresentazione grafica su un piano verticale delle rocce presenti nel sottosuolo
  • 48. Le pieghe sono prodotte dall’orogenesi e possono essere: - anticinali, se presentano rocce più antiche al nucleo; - sinclinali, se presentano rocce più giovani al nucleo.
  • 49. Il Monte Fioraio è formato da rocce igne, create dalla lava che è risalita dalla crosta terrestre e si è solidificata all’interno della superficie perché non trovava uno sbocco. La Formazione di Collio si presenta come un'alternanza di depositi fluviali e lacustri. All'interno della formazione si possono distinguere due suddivisioni: una inferiore costituita da depositi silicoclastici medio fini ed una superiore con presenza di depositi vulcanici. Il foramifero è un protozoo che viveva nella Pantalassa (o Tetide), che depositava il guscio sul fondale marino, formando strati di calcari. Lo stesso procedimento è svolto dai radiolari, che, però, formano strati di silicio.
  • 50. ANALISI STORICA L’attività è stata svolta al fine di ricostruire un quadro generale del cambiamento storico di Mezzoldo. Documento 1 Autore: Giovanni Maironi da Ponte Data: 1825 circa Tipo di documento: studio sulla composizione della Valle Brembana. Titolo: Resoconto sulla composizione fisica della Valle Brembana. Contenuto: è una descrizione per l'istituto imperiale di scienze ed arti della Val Brembana, e descrive i materiali silicei e calcarei delle rocce e parla della suddivisione della valle. Osservazioni: i materiali minerali da lui descritti li riscontriamo anche tutt'ora; la valle è divisa a metà da due valli minori, la Val di Mezzoldo e la Val di Fondra entrambe bagnate dal fiume Brembo. Nell'introduzione l'autore dice di aver spunto da un lavoro simile fatto sulla provincia di Milano e si può dedurre che compie questo documento verso la fine della sua vita , poiché scrive un documento nel 1782 e considerando la vita media a quel tempo sono trascorsi almeno sessant'anni dalla sua nascita. Morirà infatti nel 1833.
  • 51. Documento 2 Autore: Giovanni Maironi da Ponte Data: 1819Tipo di documento: Documento storico politico naturale del luogo.Titolo: Descrizione della provincia bergamasca Contenuto: E’ un documento rivolto al Principe Ranieri per presentargli le principali caratteristiche della Bergamasca, in particolare quello della Val Brembana e di Mezzoldo, le cui informazioni sono raccolte dall’autore ausiliato da alcuni amici e gente del luogo.Mezzoldo viene descritto come l’ultimo villaggio della diramazione della Val Brembana , fatto da diverse piccole contrade. Il paese non supera i cinquecento abitanti, quasi tutti carbonai, montansti o lavoranti del ferro. Inolre il suo montuoso territorio presenta giacimenti di marmo e ferro.Osservazioni: Il documento rispecchia fedelmente le caratteristiche storico-politiche-naturali del territorio bergamasco, in particolare di Mezzoldo, molte delle quali compaiono tuttora.
  • 52.
  • 53. Documento 3 Autore: Conte Vincenzo Spini Data: 25 Settembre 1775 Tipo di documento: contratto Titolo del documento: Incarichi di gestione di Passo San Marco Contenuto: il Conte Vincenzo Spini stipula un contratto con Paleni che ha il compito di gestire la casa situata a San Marco, il bestiame e la pulizia della strada. In inverno, in caso di forti nevicate, egli deve mantenere possibile il commercio con la Svizzera, siccome questo era un punto strategico per le comunicazioni. Osservazioni: la via in questione è la Priula, fatta costruire dal podestà di Bergamo nel 1500 quando era sotto il dominio di Venezia. Essa partiva da Porta San Lorenzo e finiva a Mordegno, altre la Val Brembana.