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26-09-2014, Roma 
LA MAGIA DELLE PAROLE: implementare le abilità conversazionali nel coaching psicologico. Workshop organizzato da Scp Italy - 26 settembre 2014 Roma e a il 7 novembre a Milano - http://www.scpitaly.it/ Relatore: Massimo Perciavalle
26-09-2014, Roma 
Fondatore della School Business Make it So. Psicologo del Lavoro, attualmente è un Coach accreditato presso International Coach Federation (ACC). Opera come Trainer esperienziale in progetti riguardanti lo sviluppo di capacità trasversali. E’ un Career e Business Coach, supportando i giovani e i professionisti nella carriera e nello sviluppo del proprio percorso di crescita in azienda. Specializzato sulle tematiche riguardanti la ricollocazione professionale attraverso le tematiche del Personal Branding, con l’utilizzo funzionale anche dei social media. Ad Ottobre 2013, ha Pubblicato come coautore, con Franco Angeli: Farsi assumere in tempo di crisi, come sviluppare personal branding e relazioni online con i social media. Si occupa anche di selezione e processi di valutazione del potenziale con percorsi di assessment e valutazioni feedback 360°. 
Massimo Perciavalle 
https://www.facebook.com/massimo.perciavalle 
it.linkedin.com/in/massimoperciavalle/ 
http://massimoperciavalle.wordpress.com 
http://www.scoop.it/t/coaching-e-risorse-umane/curate 
http://makeitso.it
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Obiettivi del Workshop 
Ottenere strumenti di lettura per declinare a distinguere le parole del coachee secondo la chiave dell’approccio ontologico trasformazionale 
Fondare i giudizi del coachee attraverso l’arte oratoria del coaching 
Presentare alcune distinzioni linguistiche 
Presentazione di un modello pratico operativo di coaching agito sul lavoro e la carriera
26-09-2014, Roma 
Cos’è il coaching 
Definizione di Coaching 
Il coaching è un percorso attraverso il quale il coach aiuta il suo cliente, coachee ad attivare un suo impegno/coinvolgimento per lo sviluppo di un linguaggio conversazionale nuovo con gli altri e con se stesso, più funzionale al raggiungimento dei suoi obiettivi. (M.P.)
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L’arte di fare domande al fine di aiutare le persone attraverso l’apprendimento, nell’esplorazione e nella scoperta di nuove credenze per il raggiungimento dei propri obiettivi. (EEC) 
Definizione di Coaching 
Il coaching ontologico trasformazionale opera la trasformazione delle conversazioni depotenzianti in conversazioni potenzianti, atte a trovare nuove soluzioni, superare gli ostacoli e raggiungere l’obiettivo prefissato. 
Cos’è il coaching
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Riferimenti teorici fondamentali del coaching ontologico 
█La filosofia costruttivista, che nasce da Heidegger e da Nietzsche e si sviluppa, nel secolo scorso, con Wittgenstein e Maturana partendo dal presupposto che siamo i creatori della nostra realtà. 
█La filosofia del linguaggio e l’idea del linguaggio come generatore di realtà, una idea già presente in Heidegger e nello stesso Nietzsche, che viene poi ulteriormente sviluppata con Austin e J. Searle (più nella parte linguistica che non filosofica). E’ il percorso che ha seguito anche Rafael Echeverria, filosofo e linguista, punto di riferimento fondamentale, con la sua "ontologia del linguaggio". 
█La teoria dei sistemi, che deriva anche dal lavoro di Maturana, biologo e filosofo costruttivista 
I riferimenti teorici principali sono tre:
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Il coaching ontologico trasformazionale 
Il Coaching Ontologico- Trasformazionale 
Approccio del coaching ontologico - Trasformazionale 
Si basa sull’ontologia del linguaggio secondo la quale 
Gli esseri umani sono esseri linguistici e il linguaggio è la chiave per comprendere i fenomeni umani 
Il linguaggio è generativo: crea la realtà e modella il futuro 
Il coaching guida gli individui e le organizzazioni a produrre azioni che trasformano la realtà attraverso quelli che vengono definiti atti del linguaggio (Austin) 
Quando parliamo di atti del linguaggio ci riferiamo, nello specifico, alle azioni che riguardano affermazioni, giudizi, dichiarazioni, richieste e offerte.
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Gli atti del linguaggio 
Gli strumenti principali di lavoro, secondo il Coaching Ontologico- Trasformazionale, sono le «distinzioni linguistiche». Sono le parole di uso quotidiano a cui viene data una nuova interpretazione in modo che favoriscano un cambio di prospettiva e di azione. Con le distinzioni si ottengono nuove interpretazioni della realtà, che permettono di acquisire altre competenze e capacità. Il coach offre nuove distinzioni linguistiche e permette al suo cliente di creare ed aprire nuovi spazi di osservazione e di relazione. 
Distinzioni linguistiche
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Gli atti del linguaggio 
Il linguaggio è in se stesso azione. La parola è capace di aprire e chiudere porte. (Rafael Echeverrìa) Fino a dove la parola ha un impatto sul nostro futuro? Questo rappresenta un elemento cruciale. 
Se la parola è azione e l’azione costruisce il mio essere, posso allora modificare il mio essere attraverso la parola. 
Il Coaching Ontologico-Trasformazionale è una proposta per allenare ed implementare le abilità conversazionali delle persone.
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Gli atti del linguaggio 
In relazione a questa premessa Searle descrive 5 atti del linguaggio: 
Affermazioni 
Giudizi e Opinioni 
Dichiarazioni 
Richieste 
Offerte 
Quando facciamo coaching esploriamo quali atti del linguaggio mancano al coachee: 
Confonde i giudizi con i fatti? 
Sa fare una dichiarazione? 
Se fare una richiesta? 
Sa promettere?
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Modello Comunicativo 
Dove risiede la Realtà? Noi non sappiamo come son fatte le cose…ma bensì come le interpretiamo! 
REALTA’= FATTI + INTERPRETAZIONI
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La Comunicazione 
Ciò che noi esprimiamo parla della realtà così come noi (e solo noi) la rappresentiamo in base alle nostre emozioni, i nostri valori e le nostre credenze. Indossiamo occhiali che filtrano la realtà, donandoci immagini che possono condizionarci sia positivamente che negativamente. Ed in base a quello che noi vediamo attraverso i nostri occhiali, noi scegliamo le nostre azioni/reazioni modellando, in prospettiva, il nostro futuro ed il futuro di chi, intenzionalmente o accidentalmente, entra in contatto con noi. 
Non esiste una realtà assoluta, ma una realtà percepita. per ognuno diversa.
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Modello Comunicativo 
La Comunicazione 
Cosa facciamo quando non raggiungiamo gli obiettivi desiderati? 
Descriviamo e spieghiamo il mondo che vediamo e percepiamo 
LINGUAGGIO DESCRITTIVO
26-09-2014, Roma 
Modello Comunicativo 
La Comunicazione 
Cosa facciamo quando non raggiungiamo gli obiettivi desiderati? 
Inventiamo un mondo nuovo disegnando il futuro 
LINGUAGGIO GENERATIVO 
Il coaching analizza e interviene sulle conversazioni che teniamo con noi stessi. I nostri pensieri, i nostri sogni, i nostri progetti si possono avverare solo se trasformati in azione. E, tramite le nostre nuove azioni, creare una nuova realtà e trasformare il futuro.
26-09-2014, Roma 
Definizione 
Il Coach 
█Riconosce le soggettività, è dotato di un «radar» per osservare le opinioni (o mappe cognitive), le credenze dei coachee; 
█Propone nuove credenze, nuovi punti di osservazioni più funzionali per il coachee; 
█Genera e aumenta la motivazione e l’impegno; 
█Costruisce un linguaggio, attraverso gli atti linguistici cambia la realtà e con le distinzioni linguistiche riesce a far cambiare le interpretazioni e le credenze del coachee; 
█Promuove l’impegno e la responsabilità nel coachee.
Il linguaggio ci dà la possibilità di dare un nome alle cose o agli eventi ovvero di creare della distinzioni linguistiche. 
Le distinzioni linguistiche 
Per questo il Coaching Ontologico-Trasformazionale utilizza le distinzioni linguistiche come strumento di lavoro. Interviene sulle parole di uso quotidiano dando loro una nuova interpretazione che favorisce un cambio di prospettiva e di azione. 
Ogni qual volta distinguiamo qualcosa separiamo un determinato fenomeno dal resto della nostra esperienza. Ognuno di noi osserva la realtà attraverso le proprie distinzioni. Nell’apprendere una nuova distinzioni arricchiamo il nostro punto di osservazione e ampliamo la nostra modalità di azione. 
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Sono descrizioni, osservazioni di qualcosa che è già successo. Appaiono «dopo», esistono nel passato e le descriviamo nel presente con i filtri di ognuno (cultura, credenza, distinzioni, ecc.) e non sono modificabili. Un’affermazione può essere vera o falsa. Per sapere se è vera o falsa bisogna imparare a : 
Separare le affermazioni dei giudizi 
Verificare che l’affermazione sia vera (testimoni, evidenze, ecc.) 
Affermazioni/fatti
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
I giudizi e le opinioni sono alla base delle nostre credenze e delle nostre mappe mentali. Molte volte li trattiamo come fossero affermazioni. Tuttavia i giudizi e le opinioni non sono descrittivi. Non hanno come base un fatto osservabile: non ci sono testimoni o evidenze che possano provare che sono veri o falsi. Affiorano dalla nostra esperienza e dalle generalizzazioni che posteriormente abbiamo realizzato. 
Giudizi e opinioni
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Giudizi e opinioni 
I giudizi nascondono sempre credenze e modelli mentali - molte volte inconsci - che spesso bisogna esplorare con il coachee. Ecco perché vanno sempre analizzati. 
I giudizi e le opinioni vengono dal passato, si emettono nel presente e aprono o chiudono possibilità per il futuro. 
I giudizi possono essere validi o non validi: 
Un giudizio è fondato quando riporta fatti del passato che lo sostengono. 
Un giudizio non è fondato quando il coachee non sa portare i fatti del passato che lo sostengono. 
E’ importante tenere presente che non facciamo una distinzione tra giudizio buono o giudizio cattivo. Il giudizio può solo essere valido o non valido.
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Per considerare fondato un giudizio, Rafael Echeverrìa, nel suo libro «Ontologia del Linguaggio», parla di 5 condizioni che devono verificarsi: 
Emettiamo sempre un giudizio per qualcosa o con un fine. A secondo del giudizio che emettiamo, alcune possibilità d’azione si apriranno ed altre no. Dal punto di vista del coaching è importante sapere con quale fine si emette un giudizio e quindi essere capaci di visualizzare quali azioni possono realizzarsi nel futuro in conseguenza di questo giudizio. Non è importante il perché (ci porta al passato) ma il fine (ci porta al futuro). 
Qual è il vantaggio e beneficio che hai nel pensare questa opinione?
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Quando emettiamo un giudizio dobbiamo confrontarlo con un insieme di standard di comportamenti, siano essi sociali, derivanti dalla tradizione, dalla cultura o dal gruppo di appartenenza. Non ha lo stesso significato dire «Giovanni è molto alto» parlando di un bambino della scuola elementare o di un giocare di pallacanestro. E’ importante segnalare che gli standard non sono prodotti da noi ma appartengono alla comunità. Gli standard cambiano ed evolvono con il tempo. 
Cosa significa per te?
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Quando emettiamo un giudizio spesso lo facciamo all’interno di un dominio particolare di osservazione. Quando diciamo «questa è la canzone più bella del disco», stiamo facendo un’osservazione limitata ad un dominio particolare di osservazione. Il problema sorge quando un giudizio emesso in un determinato contesto si estende anche ad altri. Questo processo di generalizzazione è molto comune e tale giudizio non può essere considerato fondato. 
In quale situazione e occasione accade quello che dici? Fai un esempio?
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Si riesce a fondare un giudizio quando possiamo portare delle affermazioni che sostengono quello che stiamo dicendo. Se introduciamo affermazioni generiamo anche fiducia in quel giudizio. Se diciamo «Giovanni è molto alto perché misura 1,85m» stiamo legando un giudizio ad un’affermazione che serve per fondare il giudizio. In questo modo il nostro giudizio avrà più credibilità. 
Quante volte ti succede? Mi racconti degli episodi?
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Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Per assicurarsi che un giudizio sia fondato dobbiamo anche chiederci se esistono affermazioni che possono fondare il giudizio contrario. Molte volte consideriamo fondato un giudizio su noi stesi che si basa su osservazioni ricevute molte volte senza renderci conto che in realtà c’erano molte altre affermazioni che sostenevano il giudizio opposto. 
Ci sono delle situazioni in cui questo non si verifica?
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Quando un coachee porta un giudizio limitante, il coach deve rivisitare con lui questi 5 passaggi e verificare in questo modo in quale misura il suo giudizio è fondato o meno. In questo modo il coachee ha l’opportunità di cambiare giudizio o di modificarlo per uno più costruttivo che possa aiutarlo a potenziare le proprie abilità invece che limitarle. 
Questa opinione cosa ti permette di fare o di non fare?
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
Il giudizio ha una doppia faccia viene rivolto ad altri ma parla molto delle persone che lo emettono
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Come si fonda un giudizio 
I giudizi e le credenze riflettono la nostra maniera di vedere il mondo, parlano del tipo di lenti che abbiamo nel guardare il mondo. Per esempio: 
Confondiamo i giudizi con i fatti 
Emettiamo sempre dei giudizi 
Non sappiamo distinguere tra i giudizi fondati o non fondati Ci chiudiamo le porte e le possibilità di incontrare alternative. Ci crediamo « padroni della verità» e non lasciamo spazio al cambiamento. Es. di giudizio fondato ma limitante: La persona X è stata tradita in passato da una persona di nazionalità Y. Questa persona potrebbe avere il giudizio valido di «non ci si può fidare delle persone di nazionalità Y». Tuttavia questa credenza potrebbe limitare le relazioni professionali di X visto che il suo capo è di nazionalità Y. Quindi potrebbe essere utile per X poter cambiare la propria opinione.
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Dichiarazioni 
Le dichiarazioni orientano il futuro, generano una possibilità e creano una realtà che prima non esistevano. Motivano all’impegno e all’azione. Possono essere di due tipi: 
Dichiarazioni valide: hanno validità a seconda dell’autorità di chi le emette. L’autorità deve essere condivisa e accettata. Dipenderà in parte dalla competenza della persona che dichiara. 
Dichiarazioni non valide: non hanno validità per la mancanza di autorità di chi dichiara.
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Diversi tipi di Dichiarazioni 
NO 
Sono le dichiarazioni di assertività. A volte dobbiamo farle se vogliamo essere onesti con noi stessi. 
SI 
Utilizziamo queste dichiarazioni per non lasciare aperti certi temi, per ottenere ciò che desideriamo, per legittimarci o per comunicare i nostri desideri 
NON SO 
Sono dichiarazioni che mostrano la nostra vulnerabilità, e ci aiutano a mostrarci più umani. Aprono all’apprendimento. 
Gratitudine 
Le dichiarazioni di gratitudine evitano il risentimento e generano molte soddisfazioni. Nel coaching diciamo che se non diciamo grazie rimaniamo con qualcosa che non ci appartiene. 
Libertà 
La dichiarazione di libertà serve a risolvere conflitti ed evitare il risentimento. Quando si dichiara libertà si perdona e la persona danneggiata può fare una richiesta per compensare il danno.
26-09-2014, Roma 
Gli atti del linguaggio 
Richieste (raccogliere promesse) 
Una richiesta è una dichiarazione di ciò che abbiamo bisogno, tesa all’accettazione della proposta. L’obiettivo è ottenere una promessa. Una buona richiesta è esplicitare con chiarezza e concretezza cosa vogliamo che l’altro faccia. 
Offerte (fare promesse) 
L’offerta è una proposta che genera impegno, attraverso la quale dichiariamo il nostro valore aggiunto. Quanto più siamo in grado di adempiere alle nostre promesse e impegni, più generiamo fiducia e affidabilità. 
RICHIESTA + DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE= PROMESSA OFFERTA + DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE= PROMESSA
26-09-2014, Roma 
Massimo Perciavalle m.perciavalle@makeitso.it 
Bibliografia 
█Echeverrìa Rafael, «Ontologia del Linguaggio»; 
█Maturana Humbertio R., Dàvila Ximena «Emozioni e Linguaggio in Educazione e Politica; 
█Searle J. R.; «Atti linguistici. Saggi di filosofia del linguaggio» 
█Austin J. L., «Come fare cose con le parole»; 
█Wittgenstein L. J. J., «Tractatus Logico- Philosophicus» 
█Bateson G., «Verso un’Ecologia della Mente» 
█Frankl V. E., «Alla Ricerca di un Significato della Vita» 
█Marshall B. Rosenberg – «Le parole sono finestre oppure muri»

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  • 1. 26-09-2014, Roma LA MAGIA DELLE PAROLE: implementare le abilità conversazionali nel coaching psicologico. Workshop organizzato da Scp Italy - 26 settembre 2014 Roma e a il 7 novembre a Milano - http://www.scpitaly.it/ Relatore: Massimo Perciavalle
  • 2. 26-09-2014, Roma Fondatore della School Business Make it So. Psicologo del Lavoro, attualmente è un Coach accreditato presso International Coach Federation (ACC). Opera come Trainer esperienziale in progetti riguardanti lo sviluppo di capacità trasversali. E’ un Career e Business Coach, supportando i giovani e i professionisti nella carriera e nello sviluppo del proprio percorso di crescita in azienda. Specializzato sulle tematiche riguardanti la ricollocazione professionale attraverso le tematiche del Personal Branding, con l’utilizzo funzionale anche dei social media. Ad Ottobre 2013, ha Pubblicato come coautore, con Franco Angeli: Farsi assumere in tempo di crisi, come sviluppare personal branding e relazioni online con i social media. Si occupa anche di selezione e processi di valutazione del potenziale con percorsi di assessment e valutazioni feedback 360°. Massimo Perciavalle https://www.facebook.com/massimo.perciavalle it.linkedin.com/in/massimoperciavalle/ http://massimoperciavalle.wordpress.com http://www.scoop.it/t/coaching-e-risorse-umane/curate http://makeitso.it
  • 3. 26-09-2014, Roma Obiettivi del Workshop Ottenere strumenti di lettura per declinare a distinguere le parole del coachee secondo la chiave dell’approccio ontologico trasformazionale Fondare i giudizi del coachee attraverso l’arte oratoria del coaching Presentare alcune distinzioni linguistiche Presentazione di un modello pratico operativo di coaching agito sul lavoro e la carriera
  • 4. 26-09-2014, Roma Cos’è il coaching Definizione di Coaching Il coaching è un percorso attraverso il quale il coach aiuta il suo cliente, coachee ad attivare un suo impegno/coinvolgimento per lo sviluppo di un linguaggio conversazionale nuovo con gli altri e con se stesso, più funzionale al raggiungimento dei suoi obiettivi. (M.P.)
  • 5. 26-09-2014, Roma L’arte di fare domande al fine di aiutare le persone attraverso l’apprendimento, nell’esplorazione e nella scoperta di nuove credenze per il raggiungimento dei propri obiettivi. (EEC) Definizione di Coaching Il coaching ontologico trasformazionale opera la trasformazione delle conversazioni depotenzianti in conversazioni potenzianti, atte a trovare nuove soluzioni, superare gli ostacoli e raggiungere l’obiettivo prefissato. Cos’è il coaching
  • 6. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Riferimenti teorici fondamentali del coaching ontologico █La filosofia costruttivista, che nasce da Heidegger e da Nietzsche e si sviluppa, nel secolo scorso, con Wittgenstein e Maturana partendo dal presupposto che siamo i creatori della nostra realtà. █La filosofia del linguaggio e l’idea del linguaggio come generatore di realtà, una idea già presente in Heidegger e nello stesso Nietzsche, che viene poi ulteriormente sviluppata con Austin e J. Searle (più nella parte linguistica che non filosofica). E’ il percorso che ha seguito anche Rafael Echeverria, filosofo e linguista, punto di riferimento fondamentale, con la sua "ontologia del linguaggio". █La teoria dei sistemi, che deriva anche dal lavoro di Maturana, biologo e filosofo costruttivista I riferimenti teorici principali sono tre:
  • 7. 26-09-2014, Roma Il coaching ontologico trasformazionale Il Coaching Ontologico- Trasformazionale Approccio del coaching ontologico - Trasformazionale Si basa sull’ontologia del linguaggio secondo la quale Gli esseri umani sono esseri linguistici e il linguaggio è la chiave per comprendere i fenomeni umani Il linguaggio è generativo: crea la realtà e modella il futuro Il coaching guida gli individui e le organizzazioni a produrre azioni che trasformano la realtà attraverso quelli che vengono definiti atti del linguaggio (Austin) Quando parliamo di atti del linguaggio ci riferiamo, nello specifico, alle azioni che riguardano affermazioni, giudizi, dichiarazioni, richieste e offerte.
  • 8. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Gli strumenti principali di lavoro, secondo il Coaching Ontologico- Trasformazionale, sono le «distinzioni linguistiche». Sono le parole di uso quotidiano a cui viene data una nuova interpretazione in modo che favoriscano un cambio di prospettiva e di azione. Con le distinzioni si ottengono nuove interpretazioni della realtà, che permettono di acquisire altre competenze e capacità. Il coach offre nuove distinzioni linguistiche e permette al suo cliente di creare ed aprire nuovi spazi di osservazione e di relazione. Distinzioni linguistiche
  • 9. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Il linguaggio è in se stesso azione. La parola è capace di aprire e chiudere porte. (Rafael Echeverrìa) Fino a dove la parola ha un impatto sul nostro futuro? Questo rappresenta un elemento cruciale. Se la parola è azione e l’azione costruisce il mio essere, posso allora modificare il mio essere attraverso la parola. Il Coaching Ontologico-Trasformazionale è una proposta per allenare ed implementare le abilità conversazionali delle persone.
  • 10. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio In relazione a questa premessa Searle descrive 5 atti del linguaggio: Affermazioni Giudizi e Opinioni Dichiarazioni Richieste Offerte Quando facciamo coaching esploriamo quali atti del linguaggio mancano al coachee: Confonde i giudizi con i fatti? Sa fare una dichiarazione? Se fare una richiesta? Sa promettere?
  • 11. 26-09-2014, Roma Modello Comunicativo Dove risiede la Realtà? Noi non sappiamo come son fatte le cose…ma bensì come le interpretiamo! REALTA’= FATTI + INTERPRETAZIONI
  • 12. 26-09-2014, Roma La Comunicazione Ciò che noi esprimiamo parla della realtà così come noi (e solo noi) la rappresentiamo in base alle nostre emozioni, i nostri valori e le nostre credenze. Indossiamo occhiali che filtrano la realtà, donandoci immagini che possono condizionarci sia positivamente che negativamente. Ed in base a quello che noi vediamo attraverso i nostri occhiali, noi scegliamo le nostre azioni/reazioni modellando, in prospettiva, il nostro futuro ed il futuro di chi, intenzionalmente o accidentalmente, entra in contatto con noi. Non esiste una realtà assoluta, ma una realtà percepita. per ognuno diversa.
  • 13. 26-09-2014, Roma Modello Comunicativo La Comunicazione Cosa facciamo quando non raggiungiamo gli obiettivi desiderati? Descriviamo e spieghiamo il mondo che vediamo e percepiamo LINGUAGGIO DESCRITTIVO
  • 14. 26-09-2014, Roma Modello Comunicativo La Comunicazione Cosa facciamo quando non raggiungiamo gli obiettivi desiderati? Inventiamo un mondo nuovo disegnando il futuro LINGUAGGIO GENERATIVO Il coaching analizza e interviene sulle conversazioni che teniamo con noi stessi. I nostri pensieri, i nostri sogni, i nostri progetti si possono avverare solo se trasformati in azione. E, tramite le nostre nuove azioni, creare una nuova realtà e trasformare il futuro.
  • 15. 26-09-2014, Roma Definizione Il Coach █Riconosce le soggettività, è dotato di un «radar» per osservare le opinioni (o mappe cognitive), le credenze dei coachee; █Propone nuove credenze, nuovi punti di osservazioni più funzionali per il coachee; █Genera e aumenta la motivazione e l’impegno; █Costruisce un linguaggio, attraverso gli atti linguistici cambia la realtà e con le distinzioni linguistiche riesce a far cambiare le interpretazioni e le credenze del coachee; █Promuove l’impegno e la responsabilità nel coachee.
  • 16. Il linguaggio ci dà la possibilità di dare un nome alle cose o agli eventi ovvero di creare della distinzioni linguistiche. Le distinzioni linguistiche Per questo il Coaching Ontologico-Trasformazionale utilizza le distinzioni linguistiche come strumento di lavoro. Interviene sulle parole di uso quotidiano dando loro una nuova interpretazione che favorisce un cambio di prospettiva e di azione. Ogni qual volta distinguiamo qualcosa separiamo un determinato fenomeno dal resto della nostra esperienza. Ognuno di noi osserva la realtà attraverso le proprie distinzioni. Nell’apprendere una nuova distinzioni arricchiamo il nostro punto di osservazione e ampliamo la nostra modalità di azione. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio
  • 17. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Sono descrizioni, osservazioni di qualcosa che è già successo. Appaiono «dopo», esistono nel passato e le descriviamo nel presente con i filtri di ognuno (cultura, credenza, distinzioni, ecc.) e non sono modificabili. Un’affermazione può essere vera o falsa. Per sapere se è vera o falsa bisogna imparare a : Separare le affermazioni dei giudizi Verificare che l’affermazione sia vera (testimoni, evidenze, ecc.) Affermazioni/fatti
  • 18. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio I giudizi e le opinioni sono alla base delle nostre credenze e delle nostre mappe mentali. Molte volte li trattiamo come fossero affermazioni. Tuttavia i giudizi e le opinioni non sono descrittivi. Non hanno come base un fatto osservabile: non ci sono testimoni o evidenze che possano provare che sono veri o falsi. Affiorano dalla nostra esperienza e dalle generalizzazioni che posteriormente abbiamo realizzato. Giudizi e opinioni
  • 19. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Giudizi e opinioni I giudizi nascondono sempre credenze e modelli mentali - molte volte inconsci - che spesso bisogna esplorare con il coachee. Ecco perché vanno sempre analizzati. I giudizi e le opinioni vengono dal passato, si emettono nel presente e aprono o chiudono possibilità per il futuro. I giudizi possono essere validi o non validi: Un giudizio è fondato quando riporta fatti del passato che lo sostengono. Un giudizio non è fondato quando il coachee non sa portare i fatti del passato che lo sostengono. E’ importante tenere presente che non facciamo una distinzione tra giudizio buono o giudizio cattivo. Il giudizio può solo essere valido o non valido.
  • 20. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Per considerare fondato un giudizio, Rafael Echeverrìa, nel suo libro «Ontologia del Linguaggio», parla di 5 condizioni che devono verificarsi: Emettiamo sempre un giudizio per qualcosa o con un fine. A secondo del giudizio che emettiamo, alcune possibilità d’azione si apriranno ed altre no. Dal punto di vista del coaching è importante sapere con quale fine si emette un giudizio e quindi essere capaci di visualizzare quali azioni possono realizzarsi nel futuro in conseguenza di questo giudizio. Non è importante il perché (ci porta al passato) ma il fine (ci porta al futuro). Qual è il vantaggio e beneficio che hai nel pensare questa opinione?
  • 21. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Quando emettiamo un giudizio dobbiamo confrontarlo con un insieme di standard di comportamenti, siano essi sociali, derivanti dalla tradizione, dalla cultura o dal gruppo di appartenenza. Non ha lo stesso significato dire «Giovanni è molto alto» parlando di un bambino della scuola elementare o di un giocare di pallacanestro. E’ importante segnalare che gli standard non sono prodotti da noi ma appartengono alla comunità. Gli standard cambiano ed evolvono con il tempo. Cosa significa per te?
  • 22. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Quando emettiamo un giudizio spesso lo facciamo all’interno di un dominio particolare di osservazione. Quando diciamo «questa è la canzone più bella del disco», stiamo facendo un’osservazione limitata ad un dominio particolare di osservazione. Il problema sorge quando un giudizio emesso in un determinato contesto si estende anche ad altri. Questo processo di generalizzazione è molto comune e tale giudizio non può essere considerato fondato. In quale situazione e occasione accade quello che dici? Fai un esempio?
  • 23. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Si riesce a fondare un giudizio quando possiamo portare delle affermazioni che sostengono quello che stiamo dicendo. Se introduciamo affermazioni generiamo anche fiducia in quel giudizio. Se diciamo «Giovanni è molto alto perché misura 1,85m» stiamo legando un giudizio ad un’affermazione che serve per fondare il giudizio. In questo modo il nostro giudizio avrà più credibilità. Quante volte ti succede? Mi racconti degli episodi?
  • 24. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Per assicurarsi che un giudizio sia fondato dobbiamo anche chiederci se esistono affermazioni che possono fondare il giudizio contrario. Molte volte consideriamo fondato un giudizio su noi stesi che si basa su osservazioni ricevute molte volte senza renderci conto che in realtà c’erano molte altre affermazioni che sostenevano il giudizio opposto. Ci sono delle situazioni in cui questo non si verifica?
  • 25. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Quando un coachee porta un giudizio limitante, il coach deve rivisitare con lui questi 5 passaggi e verificare in questo modo in quale misura il suo giudizio è fondato o meno. In questo modo il coachee ha l’opportunità di cambiare giudizio o di modificarlo per uno più costruttivo che possa aiutarlo a potenziare le proprie abilità invece che limitarle. Questa opinione cosa ti permette di fare o di non fare?
  • 26. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio Il giudizio ha una doppia faccia viene rivolto ad altri ma parla molto delle persone che lo emettono
  • 27. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Come si fonda un giudizio I giudizi e le credenze riflettono la nostra maniera di vedere il mondo, parlano del tipo di lenti che abbiamo nel guardare il mondo. Per esempio: Confondiamo i giudizi con i fatti Emettiamo sempre dei giudizi Non sappiamo distinguere tra i giudizi fondati o non fondati Ci chiudiamo le porte e le possibilità di incontrare alternative. Ci crediamo « padroni della verità» e non lasciamo spazio al cambiamento. Es. di giudizio fondato ma limitante: La persona X è stata tradita in passato da una persona di nazionalità Y. Questa persona potrebbe avere il giudizio valido di «non ci si può fidare delle persone di nazionalità Y». Tuttavia questa credenza potrebbe limitare le relazioni professionali di X visto che il suo capo è di nazionalità Y. Quindi potrebbe essere utile per X poter cambiare la propria opinione.
  • 28. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Dichiarazioni Le dichiarazioni orientano il futuro, generano una possibilità e creano una realtà che prima non esistevano. Motivano all’impegno e all’azione. Possono essere di due tipi: Dichiarazioni valide: hanno validità a seconda dell’autorità di chi le emette. L’autorità deve essere condivisa e accettata. Dipenderà in parte dalla competenza della persona che dichiara. Dichiarazioni non valide: non hanno validità per la mancanza di autorità di chi dichiara.
  • 29. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Diversi tipi di Dichiarazioni NO Sono le dichiarazioni di assertività. A volte dobbiamo farle se vogliamo essere onesti con noi stessi. SI Utilizziamo queste dichiarazioni per non lasciare aperti certi temi, per ottenere ciò che desideriamo, per legittimarci o per comunicare i nostri desideri NON SO Sono dichiarazioni che mostrano la nostra vulnerabilità, e ci aiutano a mostrarci più umani. Aprono all’apprendimento. Gratitudine Le dichiarazioni di gratitudine evitano il risentimento e generano molte soddisfazioni. Nel coaching diciamo che se non diciamo grazie rimaniamo con qualcosa che non ci appartiene. Libertà La dichiarazione di libertà serve a risolvere conflitti ed evitare il risentimento. Quando si dichiara libertà si perdona e la persona danneggiata può fare una richiesta per compensare il danno.
  • 30. 26-09-2014, Roma Gli atti del linguaggio Richieste (raccogliere promesse) Una richiesta è una dichiarazione di ciò che abbiamo bisogno, tesa all’accettazione della proposta. L’obiettivo è ottenere una promessa. Una buona richiesta è esplicitare con chiarezza e concretezza cosa vogliamo che l’altro faccia. Offerte (fare promesse) L’offerta è una proposta che genera impegno, attraverso la quale dichiariamo il nostro valore aggiunto. Quanto più siamo in grado di adempiere alle nostre promesse e impegni, più generiamo fiducia e affidabilità. RICHIESTA + DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE= PROMESSA OFFERTA + DICHIARAZIONE DI ACCETTAZIONE= PROMESSA
  • 31. 26-09-2014, Roma Massimo Perciavalle m.perciavalle@makeitso.it Bibliografia █Echeverrìa Rafael, «Ontologia del Linguaggio»; █Maturana Humbertio R., Dàvila Ximena «Emozioni e Linguaggio in Educazione e Politica; █Searle J. R.; «Atti linguistici. Saggi di filosofia del linguaggio» █Austin J. L., «Come fare cose con le parole»; █Wittgenstein L. J. J., «Tractatus Logico- Philosophicus» █Bateson G., «Verso un’Ecologia della Mente» █Frankl V. E., «Alla Ricerca di un Significato della Vita» █Marshall B. Rosenberg – «Le parole sono finestre oppure muri»