Una lezione sull'architettura di fine '900 a partire dalla Biennale del 1980, tornando indietro ai principi del movimento moderno, ragionando sul nodo anni 60-70...
2. “Piuttosto che tentare una rassegna sistematica e
neutrale della qualità architettonica (…) si è preferito
scegliere un tema e quindi un ‘movimento’ (…) in cui si
esprimono i problemi, i disagi, ma anche le scoperte e i
desideri di un tempo determinato, il ‘nostro tempo’ (…)
Con il titolo della mostra La presenza del passato si è
voluto cogliere un fenomeno che ha i suoi prodromi negli
anni ’50 (…) Questo fenomeno è il confronto diretto,
senza difese e inibizioni, con l’architettura come
istituzione permanente dell’uomo e quindi con la storia
dell’architettura (…) La restituzione dell’architettura nel
grembo della storia e il riciclaggio in nuovi contesti
sintattici di forme tradizionali è uno dei sintomi che
hanno prodotto una ‘differenza’ profonda in una serie di
opere e progetti di questi ultimi anni compresi da alcuni
critici nell’ambigua ma efficace categoria di
Postmoderno”
Paolo Portoghesi
3. "l'architettura postmoderna propone la fine del
proibizionismo, l'opposizione al funzionalismo, la
riconsiderazione dell'architettura quale processo
estetico, non esclusivamente utilitario; il ritorno
all'ornamento, l'affermarsi di un diffuso edonismo."
Paolo Portoghesi
5. "Parecchi di noi che oggi vengono raggruppati sotto
l'etichetta di postmodernismo hanno fatto degli sforzi
notevoli verso un'architettura simbolica"
"la mescolanza di classico e di vernacolare è una
strada per l'uso di un'ornamentazione simbolica e un
ritorno ad un'architettura antropomorfica e più
umanistica"
Charles Jencks
The Language of Post-Modern Architecture, Rizzoli, NY 1977
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10. “Oggi è nato un nuovo stile individuale. (…)
Nella soluzione dei problemi strutturali può
essere messo in relazione al Gotico, mentre
nella soluzione dei problemi di design è più
simile al Classico. Si differenzia da entrambi
nella preminenza data alla determinazione
della funzione.”
Henri-Russel Hitchcock e Philip Johnson, The
International Style: Architecture since 1922,
New York 1932
12. “Una grande epoca è cominciata.
Esiste uno spirito nuovo.
L’industria, irrompe come un fiume che scorre verso il
proprio destino.
La legge dell’Economia amministra in modo imperativo i
nostri atti e i nostri pensieri.
Il problema della casa è un problema che dipende
dall’epoca in cui si vive. L’equilibrio della società oggi
dipende da questo. L’architettura ha come primo
compito, in un’epoca di rinnovamento, quello di operare
la revisione dei valori, la revisione degli elementi
costitutivi della casa.”
13. “La serie è basata sull’analisi e sulla sperimentazione.
La grande industria deve occuparsi della costruzione e
produrre in serie gli elementi della casa.
Occorre creare lo spirito della produzione in serie,
lo spirito di costruire case in serie,
lo spirito di abitare case in serie,
lo spirito di concepire case in serie.”
Le Corbusier, Case in serie in Verso un’architettura, 1923
18. "Le grandi città sono nate sui grandi nodi ferroviari. In
altri tempi l’ingresso in città avveniva attraverso le porte
delle mura; i carri e la folla dei pedoni si disperdevano
lungo il tragitto per raggiungere il cetro, dove non vi era
alcuna causa d’ingorghi. La ferrovia comportò la
costruzione di stazioni al centro di grandi città. Questa
zona è quella più solcata dalle strade più strette, e qui si
riversa la folla. Qualcuno dirà: trasferiamo le stazioni alla
periferia. La statistica risponde: no, gli affari esigono che
alle 9 del mattino centinaia di migliaia di viaggiatori siano
scaricati in pochi istanti proprio al centro della città, dove,
sempre in base alle statistiche, ferve l’attività. Qui si
denuncia pertanto l’esigenza di aprire vie molto larghe.
Bisogna dunque demolire il centro. Se vogliamo che la
città sopravviva, dobbiamo costruirle un nuovo centro.”
Le Corbusier, Urbanistica, 1925
19. “LA STRADA: La strada attuale non è altro che la terra
che calpestiamo tutti i giorni, su cui è stato steso un
manto di lastricato, e sotto la quale abbiamo costruito
qualche metropolitana.
La strada moderna è un organismo nuovo, una specie di
fabbrica sviluppata in lunghezza, magazzino areato dove
si raccolgono molti organi complessi e delicati (le varie
opere di canalizzazione).”
Le Corbusier, Urbanistica, 1925
22. “Nel 1968 Gropius scrisse: ‘La battaglia per
l’unità è ormai quasi del tutto persa…’. (…) Per
gli Smithson, i van Eyck, i Bakema, ecc. non si
trattava più di mantenere le vecchie pretese di
cambiare radicalmente il modo di vita della
gente, i modelli di produzione o il sistema di
proprietà del suolo, ma di teorizzare piuttosto
un’utopia del possibile, accettando i gusti e le
necessità della gente. In questo ambito si
situerà quanto espresso immediatamente dopo
da Robert Venturi.”
Josep Maria Montaner, Dopo il Movimento
Moderno, 1993
23. Team 10, nel giardino della casa di Van Eyck, 1974
24. Team 10 a Spoleto, 1976.
Da sinistra: De Carlo, Peter
Smithson, Van Eyck,
Richards, Guedes, Alison
Smithson, Coderch
25. Alison e Peter Smithson, Primo diagramma di un cluster, 1952
26. “La parola cluster venne introdotta per la
prima volta nel X CIAM di Dubrovnik, nel
1956. L’obiettivo del Team 10, organizzatore
dei lavori del congresso era quello di
dimostrare, secondo le direttive del Doorn
Manifesto, che si doveva elaborare una forma
specifica di habitat per ogni situazione
particolare. (…) Questi studi… intendevano
dimostrare che era possibile un nuovo modo di
avvicinarsi all’urbanistica.”
A. e P. Smithson, Urban Structuring, 1957
34. Verso la fine degli anni Sessanta il ‘progetto
moderno’ si polverizzerà in almeno tre direzioni
chiave:
-Una rinnovata ansia radicale e di ottimismo
macchinista,
- il recupero delle capacità simboliche e
comunicative …attraverso un nuovo linguaggio
pop, eclettista e manierista,
- il ritorno ad una architettura della città.
47. "...The device consisted of a pulsating bubble inside a
large inflatable capsule, which was supported by a waist-
high metal frame. At it's core was a bed with ample room
for two people to recline and take it easy. A repeat pattern
of inflation and deflation created a soft, pulsating rhythm,
to which the inhabitants were supposed to adapt and
relax."
Haus-Rucker-Co, Yellow Hearth, 1968
50. "...'Mind-Expander I' and
'Mid-Expander II' were
similar to the helmets, only
bigger and with an intimate
seating arangement for two.
They featured an electronic
display of light and sound,
which was intended to
induce a trance-like state
similar to that reached
through mind-bending drugs
or a shamanic ritual."
52. Superstudio, viene fondato nel 1966 da Adolfo Natalini
e Cristiano Toraldo di Francia, cui si aggiungono
Alessandro e Alberto Magris e Pietro Fassinelli.
57. “Abbiamo dovuto recuperare il senso della tradizione
che, pur vivendo implicito nelle opere dell’architettura
moderna… era stato messo provvisoriamente in disparte
nell’azione rivoluzionaria della polemica di cui doveva
colorarsi ogni azione contingente per vincere le remore
del culturalismo accademico, nostalgico e reazionario”
“Ora, se vi è qualcosa di insito negli europei… è il senso
della storia…”
“Contro il cosmopolitismo… noi dobbiamo cercare di
armonizzare le nostre opere con le persistenze
ambientali, sia con quelle della natura che con quelle
create storicamente dall’ingegno umano”
“crediamo ancora nell’utilità di una battaglia ideale nel
campo dell’architettura, nei suoi profondi contenuti
umani, politici, sociali, in senso antifascista,
democratico, progressista” E.N.Rogers
71. “Giustapposizioni apparentemente caotiche di elementi
volgari e banali esprimono una vitalità e una validità
affascinante, svelando un approccio all’insieme del
tutto inatteso.
Alcune delle vivaci lezioni della Pop art sulla
contraddittorietà di scala e contesto dovrebbero aver
risvegliato gli architetti dai sogni stucchevoli di un
ordine puro… E forse sulla base del paesaggio
consueto,volgare e disprezzato potremmo costruire
l’ordine complesso e contraddittorio, valido e vitale per
un’architettura intesa come un insieme urbanistico”
R.Venturi
81. “è la confluenza del
lavoro di alcuni
importanti architetti che
dal 1980 ad oggi hanno
adottato approcci simili
che hanno avuto come
risultato forme molto
simili”.
Deconstructivist
Architecture,
a cura di Philip Johnson
e Mark Wigley,
MoMA, 1988