A paper written for the symposium:
"COHOUSING. PROGRAMS AND PROJECTS TO RECOVER HERITAGE BUILDINGS"
Roma Tre University
Department of Architecture
Rome, 24th October 2014
Biblioteche pubbliche tra mode passeggere e prospettive che si consolidano
extreme cohousing program by mattia darò
1. Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente Roma, 24 ottobre 2014
EXTREME COHOUSING PROGRAM
PROGRAMMA ESTREMO DI COHOUSING
DARO', Mattia
e-mail: mattia.daro@gmail.com, web: http://matdaro.wordpress.com
KEYWORDS: extreme-program, shared living, typology, hotel
ABSTRACT
The theme of the hotels often prevails for its temporary nature.
The point of view of the shared living appears to be a constriction more than an
opportunity, often regarded as the consequence of a functional and rigid program.
Hardly it has been tried to study the hotel program to transform it in a typological housing
model.
Why?
Extreme rationalization of the program? Poor attention to the models considered only for
tourism?
Yet more and more contemporary forms of living (small families, temporary residents,
people who work away from the family) continue to change and to ask accommodations
reduced in size and services with a high degree of sharing and interaction among residents.
According to this aspect, the typology of the hotel (some communal areas which then
become common pathways that lead to micro cell living spaces) seems to become the
reference model, rather than the typical residential typology, in order to meet these new
needs of contemporary housing (common spaces/services, small private accommodation, a
new mixité between private units and common area).
In this regard, see some of the historical architectural references such as hotels or
suburban hospices and dormitories of charitable institutions in Europe (I.Sabbatini,
Alberghi suburbani, Rome; Le Corbusier, Cité de Refuge, Paris), as well as some models of
the first worldwide hotels provided with multiservices (convention center, wellness
centre/gym, multifunction rooms, shopping or business areas) in New York (Downtown
Athletic Club, Waldorf Astoria), or some visionaries unbuilt projects of “worldbuilding”
(O.M.Ungers, Berlin Hotel; R.Kollhaas/OMA, Agadir Convention Centre; H.Kollhoff,
Atlanpole) to the extreme Japanese capsule hotels (K.Kurokawa, Capsule Inn, Osaka),
where the traveler program is physically translated into a minimum program for the need
of sleep and freshen up.
DARO', Mattia
2. Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente Roma, 24 ottobre 2014
1. INTRODUZIONE
Questo testo si propone come un'analisi metodologica delle tendenze progettuali definite
dal rapporto dialettico tra spazi privati e spazi comuni, teso alla definizione di un modus
operandi per la progettazione di nuove tipologie di cohousing nell'architettura
contemporanea. Lo studio è stato possibile grazie all'attività didattica svolta nei laboratori
del corso “Laboratorio di progettazione architettonica e urbana 6”, nel periodo tra il 2011
e il 2014 presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, dove il tema del corso prevedeva il
progetto di un edificio per residenze sperimentali destinate al cohousing.
L'applicazione al tema ha evidenziato il tema compositivo tra spazi privati e spazi comuni
come elemento fondante del rapporto morfo-tipologico delle residenze, dove le cellule
residenziali sono l'anima strutturale su cui sono compenetrati in modo libero gli spazi
comuni. Nella prima parte del testo si è costruito un “glossario” che propone una
ridefinizione dei termini che definiscono nuove tipologie dell'abitare, partendo da alcuni
esempi molto noti nella storia dell'architettura moderna e contemporanea, come episodi-modello
del rapporto compositivo indagato e citando la tipologia dell'albergo come chiave
interpretativa della progettazione di un edificio destinato al cohousing, nell'ultima parte
del testo si arriva a proporre uno scenario meta-progettuale come punto di partenza di una
ricerca in fieri.
2. ELEMENTI COMPOSITIVI, ESEMPI
Dilatazione dello spazio comune - Immeuble Villa (Le Corbusier, 1922): lo spazio comune
diventa quello primario all'interno dell'alloggio. Negazione del modello ottocentesco della
serie di camere distinte. Camere e servizi sono estremamente razionalizzati per lasciare
spazio a un grande soggiorno open space e a un terrazzo/giardino.
Grattacielo orizzontale – Der Wolkenbügel (El Lissitzky, 1924): antitesi del grattacielo
americano in chiave socialista che ribalta il concetto e inventa il grattacielo orizzontale.
Soluzione formale per un manifesto ideologico: no “verticalismo” ma “orizzontalismo”.
Megaterrazzamenti - Petersschule (Hannes Meyer, 1926): tutta l'attività scolastica è
portata ai piani sopra il livello terra così come gli spazi aperti che sono localizzati su delle
terrazze appese all'edificio come un corpo estraneo.
Passerelle volanti - Van Nelle Factory (Brinkman, L.C.Van der Vlugt, M.Stam - direzione dei
lavori, 1929): estetica degli elementi di circolazione dichiaratamente in vista; modello
dell'idealizzazione dell'edificio-macchina e dei flussi formalizzati.
All'aria aperta - Open air school (Jan Duiker, 1930): un quarto di questo edificio è un'aula
all'aperto, dove svolgere attività didattiche nei periodi dell'anno favorevoli, scelta
caratterizzante sia l'estetica che la struttura dell'edificio.
Streets in the air - Golden Lane (A.P.Smithson, 1952): I connettivi diventano delle streets
in the air, fusione dello spazio comune con il connettivo. Grandi terrazze/ballatoi (deck)
che, oltre a far accedere alle case, diventano spazi comuni e di incontro con aree e spazi
di pertinenza di tutti i condomini.
Servito/servente - Esherick House (L.Kahn, 1961): progetto/manifesto del rapporto
compositivo spazi serventi/spazi serviti. La composizione della casa è, in modo ortodosso,
definita dagli spazi serventi, come la scala, i servizi e il disegno della facciata e
contrapposta figurativamente e formalmente agli spazi “liberi”, soggiorno e camere da
letto.
Casa anulare - Casa Mendes da Rocha (P.Mendes da Rocha, 1967): un nucleo centrale
avvolto da spazi aperti e comuni. La radicalizzazione della soluzione strutturale permette
di avere un grande spazio soggiorno e un grande spazio comune di servizio alle camere
liberi sulle due facciate in una sorta di “casa anulare”.
L'esterno struttura l'interno - Can Lis, Mallorca (Jørn Utzon, 1971): lo spazio esterno
struttura il disegno della casa. Questa casa del mare, costruita per se stesso e la sua
famiglia dall'architetto danese, permea le necessità di programma (soggiorni, camere,
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3. Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente Roma, 24 ottobre 2014
servizi) con l'idea di collegarli anche con gli spazi esterni costruendo un paesaggio
architettonico.
Facciate libere, doppio ballatoio - Gifu Kitagata aparment building (K.Sejima SANAA,
1998): spazi comuni e distributivi circondano le stanze degli appartamenti. Un ballatoio di
distribuzione condominiale che ogni tanto diventa uno spazio che attraversa tutto il corpo
fabbrica e un ballatoio interno alla casa che serve i diversi ambienti permettono la doppia
facciata libera.
Esterno e interno senza soluzione di continuità - Casa en el litoral de Alentejo (Aires
Mateus, 2000): spazio esterno e interno si intrecciano senza soluzione di continuità intorno
a dei “muri” che definiscono gli spazi e contengono impianti e tecnologie per i servizi.
Da sinistra: piante dei due livelli di un alloggio dell'Immeuble Villa, Le Corbusier, 1922; pianta dei
due livelli di Casa Esherick, Louis Kahn, 1961; pianta di Casa en el litoral de Alentejo, Aires Mateus,
2000.
3. L'ALBERGO, MODELLO TIPOLOGICO
Gli alberghi suburbani (I.Sabbatini, Alberghi suburbani, Roma; Le Corbusier, Cité de
Refuge, Parigi): negli anni '20 e '30 in alcune città videro la luce gli alberghi suburbani che
ospitavano uomini o anche famiglie in cerca di fortuna con necessità di un alloggio
provvisorio. Basati sul modello degli ospizi o degli istituti di beneficenza, essi combinavano
gli spazi dormitorio (in camerate o anche micro alloggi) a spazi di lavoro comune,
biblioteca, spazi ristoro, lavatoi, servizi e spazi comuni.
I Grand Hotel (Downtown Athletic Club, Walford Astoria, New York): sempre nei primi anni
del XX secolo, negli U.S.A. sono sempre più diffusi i modelli di alberghi multifunzioni dove
la funzione dell'ospitalità si combina con una serie di servizi in più per il visitatore: dalle
palestre, piscine, sale ricevimenti etc a una sorta di proseguimento della città all'interno
dell'edificio/albergo con boutique, sale congressi, spazi lavoro etc. Nasce il modello del
Grand Hotel.
Edifici-mondo (O.M.Ungers, Berlin Hotel; R.Kollhaas/OMA, Agadir Convention Centre;
H.Kollhoff, Atlanpole): l'idea dell'edificio-mondo è un tema fortemente indagato a cavallo
tra gli anni '70 e gli anni '90 con alcuni progetti non realizzati ma di grande efficacia
compositiva in cui l'idea dell'albergo diviene come una vera e propria proposta di un
macchina-città all'interno di un singolo edificio. Seguendo dunque una contrapposizione
dialettica tra privato e comune, la composizione dell'edificio-mondo evidenzia l'efficace
contrasto tra le celle private (alloggi, camere etc) e gli spazi comuni dilatati (sale
convegni, piscine o palestre, servizi comuni etc) .
Razionalizzazione estrema (K.Kurokawa, Capsule Inn, Osaka): ma il futuro è sempre più
verso l'estrema razionalizzazione degli spazi, come nel caso delle vere e proprie cellule dei
capsule hotel giapponesi (lunghe 2m, larghe 1m, alte 1,25m).
L'hotel non è nulla più che un'infrastruttura della notte che offre un letto, alcuni servizi
(bagni, deposito bagagli, piccoli ma nevralgici servizi essenziali).
Del resto la necessità di spazi a tempo è sempre più una richiesta che prescinde
dall'attività del turismo stessa. Già il turismo molto spesso è una necessità lavorativa ma
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oggi, come i servizi per affittare alloggi per brevi periodi (Airbnb, HouseTrip, VRBO etc),
attraverso la diffusione dei siti web peer to peer, sono nate nuove modalità per usare i
luoghi per un tempo molto limitato, qualche ora (per riposare, per fare una riunione
lavoro, per incontrare persone, per gestire attività saltuarie e non ordinarie), come il caso
di Breather o ShareDesk (attivi a New York Montreal, San Francisco, Barcellona, Londra,
Berlino, Madrid, Seattle, Melbourne, Toronto, Washington, Sidney, Bejing..) dove è
possibile affittare spazi a ore, consultandoli direttamente sulla app del proprio
smartphone e cercando il luogo ideale (quartiere, tipologia dello spazio) a seconda della
necessità.
Da sinistra: Sezione assonometrica del nuovo Walford-Astoria, New York; sezione prospettica del
progetto di H.Kollhoff per Atlanpole, Nantes; foto delle capsule/letti al Capsul Inn di Osaka,
progettate da K.Kurokawa.
4. EXTREME COHOUSING PROGRAM, SCENARIO
Nuovo modello: Finita l'era del modello famiglia centrico, in cui, come aveva intuito Le
Corbusier progettando l'Immeuble Villa, la casa ruotava intorno a stanze private e poi una
grande area living dove vivere tutti assieme, la famiglia oggi si disgrega ancor di più nel
privato e si riallarga negli spazi comuni. Cambia il concetto di famiglia e del nucleo
familiare (abitanti singoli, madri/padri con figli, lavoratore fuori casa, lavoratore
temporaneo, divorziati/separati, amanti, studenti fuori sede..) che tende sempre più al
singolo individuo e alla mobilità, destrutturando l'idea della famiglia e del suo nido. Ma
come la si mette con la necessità della socializzazione? La socializzazione nell'era di
Facebook non può più essere risolta all'interno di casa (con grandi famiglie o con amici
filtrati dalle famiglie), nell'idea di un nucleo autosufficiente ma neanche nell'ambito delle
amicizie eterne.
L'amicizia, come nei social network, si diffonde a macchia d'olio anche con chi non si
conosce realmente. Perché uno scambio (di qualsiasi natura esso sia) è oggi molto più
semplice di come mai era stato prima. Diciamo che oggi la teoria dei 6 gradi di separazione
è stata demolita, forse oggi rimane 1 solo grado di separazione tra noi e chiunque (un clic
del mouse?).
Il living non sarà mai più privato!
La parola inglese living per indicare lo spazio dove si vive è esemplare nella sua
immediatezza. Ecco, come nel lavoro dove oggi si lavora sempre più spesso in open spaces,
ambendo alla massima condivisione possibile, anche nella sfera dell'abitare il living non
può più essere uno spazio appartenente alla sfera privata ma deve ampliare la sua
potenzialità comunitaria.
Non c'è soggiorno che tenga! Oggi i grandi soggiorni muoiono perché non sono abitati e, se
lo sono, mettono sempre il proprietario in condizione di vantaggio rispetto agli altri che di
fatto sono degli ospiti. I soggiorni contemporanei sono spazi che devono per forza di cosa
essere di tutti coloro che li abitano, diventando gli spazi di socializzazione della comunità
che li abita. Del resto i soggiorni delle case oggi non sono più solamente lo spazio dove
ricevere ed incontrare le persone ma sono divenuti spazi multifunzionali, dove spesso si
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5. Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente Roma, 24 ottobre 2014
mangia, si guarda la televisione o si ascolta la musica, si legge un libro, si consulta
internet, si studia o si lavora, si gioca, si appendono i quadri ma ci si veste anche o si fa
sesso.
Il soggiorno oggi è il luogo principe delle case, ma troppe funzioni deve ospitare, non basta
più. A maggior ragione portare il soggiorno fuori dalle abitazioni risolverebbe molti
problemi articolando e soddisfacendo in miglior modo ogni singola necessità con spazi
comuni dedicati ad attività specifiche.
Il privato super tecnologico e accessoriato, spazio personalizzato: così come si rende
necessaria la dilatazione dello spazio comune, lo spazio privato tende ad essere sempre più
specializzato e definito secondo precise esigenze. Fortemente caratterizzato da impianti e
tecnologie lo spazio privato assume le maggiori richieste di personalizzazione. Lo spazio
personalizzato tende ad essere a somiglianza del suo abitante e quindi fortemente
individuale, come ad esempio la sempre maggiore necessità di bagni separati o addirittura
della sconnessione delle sue componenti (vasca, sanitari, lavabi), impianti tecnologici
realizzati per singole necessità specifiche, spazi lavoro disegnati su misura, guardaroba
(più che armadi) dedicati ad esigenze molto precise del singolo abitante etc etc.
Spazi comuni: sale hobby, depositi biciclette, reception, lavanderie, sale lavoro, piccole
attività commerciali, depositi custoditi, spazi ricreativi, kindergarten, spazi ristoro, sale
relax, piccole biblioteche, bar e luoghi di incontro, studi per attività artistiche, servizi
benessere/bellezza, servizi di microcredito, aree per “la banca del tempo”, sale tv per
gruppi d'ascolto, o addirittura delle micro camere da letto per ospiti autonome...
Spazi fluidi/spazi statici: dopo servente/servito (Kahn) si propone fluido/statico dove con
fluido si accorpano tutti gli spazi di connessione con gli spazi liberi (come gli spazi living,
open spaces) mentre gli spazi statici sono quelli definiti da impianti e mobili fissi. Lo spazio
fluido può permeare sia il progetto degli spazi privati che quelli pubblici. Ad esempio
immaginiamo un mobile/casa che funzioni come un'infrastruttura dell'abitare, basato su
una spina di mobili, contenenti tutti gli impianti (condizionamento caldo/freddo, acqua,
gas, elettricità, cablaggio telefono e reti, antenne terrestri e satellitari, sanitari e vasca
da bagno, mobile cucina, armadi, attrezzature tempo libero, contenitori di letti
ribaltabili...) e tutto lo spazio rimanga libero intorno ad esso.
Modello flessibile a qualsiasi contesto materiale o immateriale: tale proposta può
prescindere dal contesto perché si presenta come un programma che tenta di interpretare
le necessità dell'abitante della nuova modernità.
Si può applicare come un modello teorico agli edifici nuovi, come a quelli esistenti, a
progetti di solo design o interni, come a contratti immobiliari. Si pone come un manifesto
ma ambisce ad essere uno strumento molto pratico.
Estremizza la razionalizzazione delle necessità e la massimizzazione degli ideali.
EXTREME COHOUSING PROGRAM: ipotesi progettuale di un mobile/residenza, applicabile in ambienti
di nuova costruzione o esistenti, ri-assemblabile nelle configurazione più adatte allo spazio, unico
elemento d'arredo contenente tutte le necessità di una residenza.
5. CONCLUSIONI
Lo scenario progettuale presentato si propone come un manifesto-modello, sintesi di un
percorso di ricerca legato alle attività didattiche del “Laboratorio di progettazione
architettonica e urbana 6” presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre. Rappresenta
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6. Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente Roma, 24 ottobre 2014
un'ipotesi di estremizzazione e radicalizzazione della riduzione degli spazi residenziali (in
particolare delle attrezzature) e una dilatazione degli spazi comuni. Tale scenario
progettuale, che si propone sì come conclusione di questo testo, è in realtà anche l'incipit
di una ricerca in evoluzione che attesta come il tema del cohousing possieda delle
caratteristiche che, oltre a narrare di alcune nuove esigenze della società contemporanea,
necessitino di un vero e proprio approccio compositivo specifico con una ricchezza di esiti
formali da indagare.
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