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Corso di Fenomenologia dei media
LA STAMPA
prof. Matteo Asti
Cenni storici
STAMPA: riproduzione in più copie di un
originale
- Primi esempi: in Cina nel VI secolo (la
“xilografia”)
- Europa, XII secolo: lettere commerciali - XV
secolo: avvisi
- Gutenberg (1400-1468): caratteri mobili
- Primo libro stampato: la Bibbia (1456)
- In Italia, nel 1465: primi volumi in caratteri gotici
e latini. A Venezia, opera Aldo Manuzio
- Metà 1600: fogli periodici di notizie (Avvisi,
Gazzette, Newspapers)
Snodi tecnologici
- Torchio di Gutenberg
- Primi dell’800: rotative
- Fine '800: monotype e linotype
- Metà '900: fotocomposizione e
videoimpaginazione
- Oggi: Editoria “da tavolo”
L'offerta
- Libri
- Giornali: periodici (settimanali, mensili…),
quotidiani
I quali si possono suddividere come:
Generalisti / specialistici
Popolari / impegnati
Indipendenti / di partito
Cenni di storia del giornalismo in Italia
Le prime gazzette a stampa, quindicinali o
settimanali, compaiono all’inizio del ‘600 e
coabitano a lungo con gli avvisi e i fogli di notizie
manoscritti.
Il tempo che intercorre tra un evento e la diffusione
della notizia è di una ventina di giorni (oggi pochi
minuti).
Le prime gazzette hanno il formato dei libri
(15x23) ed escono a due o quattro pagine. Le otto
pagine e la periodicità settimanale arrivano nella
seconda metà del ‘600. Quasi tutti durano poco, e
la tiratura va dalle 200 alle 1.000 copie. Il primo
quotidiano della storia esce a Lipsia nel 1660.
Cenni di storia del giornalismo in Italia
Tra il 1905 e il 1915 in Italia diminuisce la
percentuale di fogli minori sul numero complessivo
di quotidiani e periodici, passa dall’11,5% al 4,8%.
La tendenza generale è al formato grande, con sei o
otto pagine. Si delineano le suddivisioni per
argomenti con testatine apposite: cronaca cittadina,
giudiziaria, notizie teatrali, recentissime. In prima
pagina si mettono notizie di ogni genere.
Durante la Grande guerra e il Ventennio dominano
logiche di censura e controllo della stampa da parte
dei grandi gruppi economici e della politica. Tale
situazione permane anche all'indomani della fine
della Seconda guerra mondiale.
Cenni di storia del giornalismo in Italia
Negli anni ’60 una spinta all’innovazione fu data dal
“Giorno”, il quotidiano finanziato da Enrico Mattei
che cerca una nuova posizione politica e si fa notare
con una impaginazione vivace, prima pagina a
vetrina, molti titoli e notizie di varietà
Nella seconda metà degli anni ’70 nascono “La
Repubblica” di Eugenio Scalfari (nuovo anche il
formato tabloid 47 x 32) e, sul fronte politico
opposto (moderato), “Il Giornale Nuovo” di Indro
Montanelli – proprio tra la seconda metà degli anni
’70 e la prima metà degli anni ’80 i giornali
perdono il monopolio della notizia a vantaggio della
tv: per oltre il 60% delle notizie la prima fonte è la
televisione.
Cenni di storia del giornalismo in Italia
Nella seconda metà degli anni ’90 hanno un certo
successo i “fogli” d’opinione come il “Foglio” di
Giuliano Ferrara e il “Riformista” di Antonio Polito:
poche illustrazioni, poca cronaca, molti commenti
(secondo giornale, dopo il primo che dà le notizie
di cronaca e le informazioni locali).
Recente è il successo della free press, cioè dei
giornali gratuiti, distribuiti alle stazioni, nei
supermercati o per le strade; tra gli estremi della
free press e del il giornale d’opinione viene sempre
più a mancare l’anello intermedio, dedicato alla
presentazione completa e approfondita dei fatti
senza commento, e sono merce rara i reportage e le
inchieste tradizionali.
La pagina del quotidiano
Menabò ‘mena il bue [o i buoi]’ = disegno,
montaggio artigianale di testi e illustrazioni; layout.
Una delle fasi più importanti nella preparazione di
un giornale è l’impaginazione che consiste
nell’esatta disposizione degli spazi nella pagina.
In passato quest’attività era svolta dal tipografo che
componeva le pagine insieme al giornalista. Con il
passaggio dal piombo alla fotocomposizione sono
nate le “gabbie” elettroniche preparate al computer,
sulla base di un menabò (progetto esecutivo)
disegnato dai grafici, all’interno del quale i
giornalisti collocano gli articoli. La struttura “ad
incastro” è stata così sostituita da un’impaginazione
“a blocchi separati” che consente ad esempio, se
arriva una notizia più fresca, di sostituire l’intero
blocco, titolo compreso.
La pagina del quotidiano
E’ il direttore che, coadiuvato dal caporedattore,
assegna ai capi servizio la gestione delle pagine. Il
capo servizio “disegna” la pagina che, fin dall’inizio,
non è vuota ma ha degli “ingombri” (spazi), già
destinati alla pubblicità, costituiti da uno o più
“moduli”, le cui dimensioni variano a seconda del
giornale. Chi commissiona la pubblicità vuole che
l’inserzione sia inserita vicino alle notizie per cui il
giornalista deve cercare di bilanciare gli spazi fra gli
articoli e gli annunci pubblicitari. Verificati gli spazi
effettivamente disponibili, al netto delle pubblicità,
il capo servizio può prevedere gli spazi da destinare
ad articoli e notizie, realizzati da redattori o da
collaboratori esterni.
Formato, colonne, piani
Innanzi tutto bisogna considerare le dimensioni del
giornale (il formato grande tradizionale o il
cosiddetto “tabloid”), i contorni e gli elementi
interni essenziali. Le colonne (dalle 9 del grande
formato alle 6 del tabloid), che dividono
verticalmente la pagina, devono mantenere il giusto
rapporto tra la lunghezza e la grandezza dei
caratteri, separate tra loro da uno spazio bianco che
agevola la lettura. Ci sono poi i diversi “piani” che
danno ordine alla pagina rispettando gli
allineamenti, definendo il “taglio” alto, centrale o
basso.
Formato, colonne, piani
La posizione che ogni articolo assume nella pagina
ne riflette l’importanza e, dunque, esprime una
“gerarchia” stabilita dalla redazione. Così l’articolo
principale sarà quello di “apertura” (in alto a
sinistra), nonostante vi siano dei giornali che
decidono di “aprire” anche la prima pagina con una
foto. Importante è poi la “spalla” (in alto a destra)
perché si ritiene susciti maggiore attenzione da
parte del lettore. Il capo servizio “mette in pagina”
l’articolo, definendone la posizione (taglio alto,
centrale, medio). Dà quindi al “pezzo” (articolo)
un titolo evidente ed armonico, breve ed efficace,
disposto su una o più righe, a seconda del numero
di colonne, completandolo con occhiello,
sottotitolo, sommario, catenaccio.
La prima pagina
L...
La prima pagina
L...
La prima pagina
I titoli
Oggi un quotidiano si può comporre anche di 50 pagine; se concediamo 10 minuti per pagina
alla lettura, ci vogliono dalle 5 alle 6 ore per farsi un’idea complessiva; in realtà, il tempo
medio di lettura del giornale è di circa 30 minuti; essenziale è dunque la funzione dei titoli.
I titoli
Si possono classificare in:
- Indicativi (indicano il contenuto
dell’articolo – Es. Le tappe della vicenda),
Esplicativi realistici (spiegano un evento –
Es. Titoli Telecom in ribasso, Esplicativi
fantastici (ricorrono a registri espressivi di
fantasia)
- Valutativi/avalutativi
- Denotativi/connotativi
- Paratattici/ipotattici
- Caldi/freddi
- Nominali/verbali/ellittici
Gli articoli
- Breve (narra i fatti in maniera sintetica)
- Servizio (testo più lungo e approfondito)
- Resoconto (relazione particolareggiata)
- Inchiesta (approfondisce un argomento)
- Reportage (da un inviato speciale)
- Corrispondenza (da un luogo fisso)
- Intervista (domande e risposte)
- Articoli particolari: rubrica (periodiche, su temi
specifici), coccodrillo (biografia postuma spesso già
pronta), pezzi di colore (aspetti minori o con
risvolti curiosi), articoli di costume (cronaca
leggera), elzeviro (articolo letterario, solitamente
collocato in “terza pagina”).
Le immagini
Supporto iconico agli articoli:
- Grafici
- Schemi
- Mappe
- Vignette
- Fotografie
Le FOTOGRAFIE possono essere: la prova di un
fatto avvenuto, un’informazione supplementare,
finalizzate all’effetto di realtà, finalizzate
all’impatto emotivo.
Il ruolo del lettore
- Complice (sceglie di acquistare quel giornale e
non un altro)
- Partecipante attivo (interviene con lettere, e-mail,
telefonate in redazione…)
- Protagonista (viene interpellato
tramite interviste, sondaggi o test)
- Testimone (fornisce elementi utili
a ricostruire un evento)
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assistenza su un problema)

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Fenomenologia dei media 2. La stampa

  • 1. Corso di Fenomenologia dei media LA STAMPA prof. Matteo Asti
  • 2. Cenni storici STAMPA: riproduzione in più copie di un originale - Primi esempi: in Cina nel VI secolo (la “xilografia”) - Europa, XII secolo: lettere commerciali - XV secolo: avvisi - Gutenberg (1400-1468): caratteri mobili - Primo libro stampato: la Bibbia (1456) - In Italia, nel 1465: primi volumi in caratteri gotici e latini. A Venezia, opera Aldo Manuzio - Metà 1600: fogli periodici di notizie (Avvisi, Gazzette, Newspapers)
  • 3. Snodi tecnologici - Torchio di Gutenberg - Primi dell’800: rotative - Fine '800: monotype e linotype - Metà '900: fotocomposizione e videoimpaginazione - Oggi: Editoria “da tavolo”
  • 4. L'offerta - Libri - Giornali: periodici (settimanali, mensili…), quotidiani I quali si possono suddividere come: Generalisti / specialistici Popolari / impegnati Indipendenti / di partito
  • 5. Cenni di storia del giornalismo in Italia Le prime gazzette a stampa, quindicinali o settimanali, compaiono all’inizio del ‘600 e coabitano a lungo con gli avvisi e i fogli di notizie manoscritti. Il tempo che intercorre tra un evento e la diffusione della notizia è di una ventina di giorni (oggi pochi minuti). Le prime gazzette hanno il formato dei libri (15x23) ed escono a due o quattro pagine. Le otto pagine e la periodicità settimanale arrivano nella seconda metà del ‘600. Quasi tutti durano poco, e la tiratura va dalle 200 alle 1.000 copie. Il primo quotidiano della storia esce a Lipsia nel 1660.
  • 6. Cenni di storia del giornalismo in Italia Tra il 1905 e il 1915 in Italia diminuisce la percentuale di fogli minori sul numero complessivo di quotidiani e periodici, passa dall’11,5% al 4,8%. La tendenza generale è al formato grande, con sei o otto pagine. Si delineano le suddivisioni per argomenti con testatine apposite: cronaca cittadina, giudiziaria, notizie teatrali, recentissime. In prima pagina si mettono notizie di ogni genere. Durante la Grande guerra e il Ventennio dominano logiche di censura e controllo della stampa da parte dei grandi gruppi economici e della politica. Tale situazione permane anche all'indomani della fine della Seconda guerra mondiale.
  • 7. Cenni di storia del giornalismo in Italia Negli anni ’60 una spinta all’innovazione fu data dal “Giorno”, il quotidiano finanziato da Enrico Mattei che cerca una nuova posizione politica e si fa notare con una impaginazione vivace, prima pagina a vetrina, molti titoli e notizie di varietà Nella seconda metà degli anni ’70 nascono “La Repubblica” di Eugenio Scalfari (nuovo anche il formato tabloid 47 x 32) e, sul fronte politico opposto (moderato), “Il Giornale Nuovo” di Indro Montanelli – proprio tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 i giornali perdono il monopolio della notizia a vantaggio della tv: per oltre il 60% delle notizie la prima fonte è la televisione.
  • 8. Cenni di storia del giornalismo in Italia Nella seconda metà degli anni ’90 hanno un certo successo i “fogli” d’opinione come il “Foglio” di Giuliano Ferrara e il “Riformista” di Antonio Polito: poche illustrazioni, poca cronaca, molti commenti (secondo giornale, dopo il primo che dà le notizie di cronaca e le informazioni locali). Recente è il successo della free press, cioè dei giornali gratuiti, distribuiti alle stazioni, nei supermercati o per le strade; tra gli estremi della free press e del il giornale d’opinione viene sempre più a mancare l’anello intermedio, dedicato alla presentazione completa e approfondita dei fatti senza commento, e sono merce rara i reportage e le inchieste tradizionali.
  • 9. La pagina del quotidiano Menabò ‘mena il bue [o i buoi]’ = disegno, montaggio artigianale di testi e illustrazioni; layout. Una delle fasi più importanti nella preparazione di un giornale è l’impaginazione che consiste nell’esatta disposizione degli spazi nella pagina. In passato quest’attività era svolta dal tipografo che componeva le pagine insieme al giornalista. Con il passaggio dal piombo alla fotocomposizione sono nate le “gabbie” elettroniche preparate al computer, sulla base di un menabò (progetto esecutivo) disegnato dai grafici, all’interno del quale i giornalisti collocano gli articoli. La struttura “ad incastro” è stata così sostituita da un’impaginazione “a blocchi separati” che consente ad esempio, se arriva una notizia più fresca, di sostituire l’intero blocco, titolo compreso.
  • 10. La pagina del quotidiano E’ il direttore che, coadiuvato dal caporedattore, assegna ai capi servizio la gestione delle pagine. Il capo servizio “disegna” la pagina che, fin dall’inizio, non è vuota ma ha degli “ingombri” (spazi), già destinati alla pubblicità, costituiti da uno o più “moduli”, le cui dimensioni variano a seconda del giornale. Chi commissiona la pubblicità vuole che l’inserzione sia inserita vicino alle notizie per cui il giornalista deve cercare di bilanciare gli spazi fra gli articoli e gli annunci pubblicitari. Verificati gli spazi effettivamente disponibili, al netto delle pubblicità, il capo servizio può prevedere gli spazi da destinare ad articoli e notizie, realizzati da redattori o da collaboratori esterni.
  • 11. Formato, colonne, piani Innanzi tutto bisogna considerare le dimensioni del giornale (il formato grande tradizionale o il cosiddetto “tabloid”), i contorni e gli elementi interni essenziali. Le colonne (dalle 9 del grande formato alle 6 del tabloid), che dividono verticalmente la pagina, devono mantenere il giusto rapporto tra la lunghezza e la grandezza dei caratteri, separate tra loro da uno spazio bianco che agevola la lettura. Ci sono poi i diversi “piani” che danno ordine alla pagina rispettando gli allineamenti, definendo il “taglio” alto, centrale o basso.
  • 12. Formato, colonne, piani La posizione che ogni articolo assume nella pagina ne riflette l’importanza e, dunque, esprime una “gerarchia” stabilita dalla redazione. Così l’articolo principale sarà quello di “apertura” (in alto a sinistra), nonostante vi siano dei giornali che decidono di “aprire” anche la prima pagina con una foto. Importante è poi la “spalla” (in alto a destra) perché si ritiene susciti maggiore attenzione da parte del lettore. Il capo servizio “mette in pagina” l’articolo, definendone la posizione (taglio alto, centrale, medio). Dà quindi al “pezzo” (articolo) un titolo evidente ed armonico, breve ed efficace, disposto su una o più righe, a seconda del numero di colonne, completandolo con occhiello, sottotitolo, sommario, catenaccio.
  • 16. I titoli Oggi un quotidiano si può comporre anche di 50 pagine; se concediamo 10 minuti per pagina alla lettura, ci vogliono dalle 5 alle 6 ore per farsi un’idea complessiva; in realtà, il tempo medio di lettura del giornale è di circa 30 minuti; essenziale è dunque la funzione dei titoli.
  • 17. I titoli Si possono classificare in: - Indicativi (indicano il contenuto dell’articolo – Es. Le tappe della vicenda), Esplicativi realistici (spiegano un evento – Es. Titoli Telecom in ribasso, Esplicativi fantastici (ricorrono a registri espressivi di fantasia) - Valutativi/avalutativi - Denotativi/connotativi - Paratattici/ipotattici - Caldi/freddi - Nominali/verbali/ellittici
  • 18. Gli articoli - Breve (narra i fatti in maniera sintetica) - Servizio (testo più lungo e approfondito) - Resoconto (relazione particolareggiata) - Inchiesta (approfondisce un argomento) - Reportage (da un inviato speciale) - Corrispondenza (da un luogo fisso) - Intervista (domande e risposte) - Articoli particolari: rubrica (periodiche, su temi specifici), coccodrillo (biografia postuma spesso già pronta), pezzi di colore (aspetti minori o con risvolti curiosi), articoli di costume (cronaca leggera), elzeviro (articolo letterario, solitamente collocato in “terza pagina”).
  • 19. Le immagini Supporto iconico agli articoli: - Grafici - Schemi - Mappe - Vignette - Fotografie Le FOTOGRAFIE possono essere: la prova di un fatto avvenuto, un’informazione supplementare, finalizzate all’effetto di realtà, finalizzate all’impatto emotivo.
  • 20. Il ruolo del lettore - Complice (sceglie di acquistare quel giornale e non un altro) - Partecipante attivo (interviene con lettere, e-mail, telefonate in redazione…) - Protagonista (viene interpellato tramite interviste, sondaggi o test) - Testimone (fornisce elementi utili a ricostruire un evento) - Mandante (chiede informazioni su un fatto o assistenza su un problema)