1. Pratica e cultura dello spettacolo Tv
4. Il linguaggio audiovisivo
Prof. Matteo Asti
2. Il linguaggio della tv
La televisione, da un punto di vista linguistico, è
stata spesso considerata coincidente o almeno
molto somigliante al medium cinema.
Il linguaggio audiovisivo tv composto da
inquadrature, un montaggio e una colonna sonora è
in effetti stato sviluppato a partire da quanto già
sperimentato nel cinema ma con alcuni elementi
che lo hanno distinto da subito:
- Riprese con più telecamere
- Possibilità di vedere istantaneamente ciò che la
telecamera riprende
- Necessità (sino a inizio anni '60) e poi preferenza
di effettuare il montaggio in diretta (produzione e
postproduzione coincidono).
3. Il linguaggio della tv
Il linguaggio in tv varia molto inoltre a seconda dei
generi. Mentre nei generi di fiction ci si è avvicinati
(e addirittura superato in alcuni casi) al linguaggio
del cinema, I generi di intrattenimento e di real tv
hanno invece scelto un linguaggio più scarno e
immediato (più simile a quello del documentario e
del cinegiornale).
5. L’Inquadratura
Questo termine può rimandare a due significati:
A. lo spazio visivo abbracciato dalla macchina da presa
(field - frame);
B. la serie di fotogrammi ottenuta con una singola
ripresa (shot).
6. L’Inquadratura
SCALA DEI CAMPI - DISTANZA (ingl. Subject
Distance)
E' la distanza tra la macchina da presa e la scena
rappresentata.
Essa viene graduata secondo una scala di campi
(quando l’inquadratura riprende un ambiente in cui
possono esserci o meno figure umane) o di piani (quando
l’inquadratura privilegia la figura umana).
Tale scale assume come criterio classificatorio la quantità di
spazio rappresentato e la distanza degli oggetti ripresi.
7. L’Inquadratura
CAMPO LUNGHISSIMO (C.L.L. Extreme long shot): è
l'inquadratura più ampia che possa essere delimitata dalla
macchina da presa e si utilizza per riprendere paesaggi
lontanissimi; le persone, se ci sono, appaiono talmente
lontane da essere quasi irriconoscibili
8. L’Inquadratura
CAMPO LUNGO (C.L. Long Shot): è l'inquadratura che
abbraccia un'ampia zona e in cui oggetti e persone, pur
rimanendo lontani dalla macchina da presa (generalmente
oltre i trenta metri), sono però distinguibili
9. L’Inquadratura
CAMPO MEDIO (C.M. Medium long shot): gli elementi e
le figure si distinguono bene e occupano quasi la metà
dell’inquadratura.
16. L’Inquadratura
ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)
E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto
all’inquadratura. Possiamo distinguere:
Posizione normale: la macchina è di faccia ai personaggi
e alla loro altezza.
E’ la posizione più comune e corrisponde ad un modo
neutro, oggettivo di rappresentare le cose.
17. L’Inquadratura
ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)€
E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura.
Possiamo distinguere:
Angolazione dall’alto (plongée - high-angle shot): la macchina da
presa si trova più in alto rispetto alla scena.
La scelta di questa angolazione può semplicemente dipendere dal fatto che
essa consente di evidenziare meglio un’azione o un oggetto; tuttavia,
poiché essa può produrre un effetto di schiacciamento dei personaggi.
18. L’Inquadratura
ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)
E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto
all’inquadratura. Possiamo distinguere:
Angolazione dal basso (contre-plongée - low-angle
shot): posizione inversa alla precedente, spesso con effetti
di esaltazione dei personaggi, di amplificazione della loro
importanza
19. L’Inquadratura
INCLINAZIONE (ingl. Camera Canted)
Per lo più gli oggetti ripresi risultano disposti parallelamente
rispetto ai margini laterali del quadro (inclinazione
normale).
E' anche possibile, però, che essi vengano filmati in modo
da apparire variamente inclinati a destra o a sinistra.
Talvolta l’inclinazione obliqua (oblique angle shot)
dell’inquadratura viene utilizzata per comunicare una
percezione alterata della realtà da parte di un personaggio
o per accentuare l’anormalità o l’ambiguità di una
situazione.
20. L’Inquadratura
ILLUMINAZIONE (ingl. Lighting)
La fonte di luce che illumina la scena può essere posta in
posizioni diverse rispetto a ciò che si riprende ed anche
questa scelta non è indifferente rispetto all’effetto che il
regista vuole ottenere.
Le due grandi possibilità che si offrono sono quella di:
- una luce che fa vedere senza farsi vedere (neutra)
- una luce che non si limita ad illuminare le cose ma si
mostra in quanto presenza fisica (marcata e
antinaturalistica). Per esempio un’illuminazione che
accentua gli effetti di chiaroscuro si accompagna
generalmente a situazioni cariche di drammaticità.
21. L’Inquadratura
COLORE (ingl. Color)
Se però il colore nasce per accentuare l'aspetto realistico
del film, poi diventa un ulteriore e complesso livello di
significazione nell'inquadratura.
22. L’Inquadratura
FORMATO (ingl. Format/ Film Width)
In tv possiamo limitarci ad osservare il rapporto tra la
base e l’altezza dell’immagine ripresa o proiettata. Il
formato standard, utilizzato fin dalle origini del cinema, è
quello 1:1,33 (4/3).
Oggi invece su stimolo dei formati cinematografici le tv sono
a 16:9 (1:1,7). Il 16:9 è nato agli inizio degli anni ottanta,
con lo scopo di un formato per l'alta definizione che potesse
essere "contenitore" di tutti I formati cinematografici, dal 4:3
al 1:2,35.
24. La composizione del quadro
L'immagine statica (pittura, fotografia ecc) ha sempre fatto
riferimento alle PESATURE COMPOSITIVE cioè al
complesso rapporto esistente tra linee, forme e campiture di
colore esistente nel quadro.
Ma anche se il cinema possiede movimento l'occhio umano
è direzionato dalle linee e dalle disposizioni dei volumi e
questo implica la necessità di una composizione del quadro
che crei dei valori di simmetria e armonia (o anche contrari)
utili all'interpretazione dell'immagine.
25. La composizione del quadro
L'obiettivo principale è di
solito quello di catalizzare la
percezione e l'attenzione
dello spettatore verso quelle
parti dell'immagine che più
si vogliono porre in
evidenza.
E i nostri occhi si
localizzano in primo luogo
al centro geometrico
dell'immagine.
26. La composizione del quadro
La focalizzazione vera e propria si realizza però nel cosidetto
RETTANGOLO DELL'ATTENZIONE che è una figura geometrica di
forma analoga al quadro e in questo inscritta.
28. La dinamicità del quadro
L'inquadratura cinematografica sente sin dai primi anni la necessità di
collegamenti con l'esterno del quadro. Ma notevoli sono gli inconvenienti
tecnici che si presentano nel raggiungerla.
Le strade per raggiungere tale obiettivo sono due:
1) il movimento della mdp
2) il montaggio (il collegamento tra loro di più di una inquadratura).
Entrambe vengono sviluppate nel periodo del cinema delle origini e
codificate all'inizio del cinema classico.
29. Movimenti di macchina
I mdm sono un codice specifico del linguaggio
dell'audiovisivo poichè non presenti nelle arti visive statiche.
Un parametro fondamentale dell'inquadratura è costituito
quindi anche dalla staticità o dinamicità della mdp.
Tra i movimenti di macchina si distinguono due grandi
tipologie:
- PANORAMICA
- CARRELLATA
30. Panoramica (ingl. Pan / Tilt)
La panoramica si realizza facendo ruotare la macchina da
presa fissata ad un cavalletto munito di testata.
La rotazione della macchina può avvenire sia
orizzontalmente che verticalmente.
Nel primo caso si parlerà di panoramica orizzontale a
destra o a sinistra e, se la rotazione è completa, di
panoramica a 360°.
Nel secondo caso avremo invece una panoramica
verticale dall'alto verso il basso o viceversa.
Si può avere anche una panoramica obliqua, attraverso
un movimento che somma i due precedenti.
31. Panoramica (ingl. Pan / Tilt)
Generalmente la panoramica viene usata per descrivere
un ambiente, sia esterno che interno, così che lo spettatore
possa farsene un’idea d’insieme. Di conseguenza, la
panoramica è generalmente lenta. Oppure può assolvere
ad una funzione relazionale per raccordare due piani
senza ricorrere allo stacco.
A volte, però, per introdurre nel racconto un fatto
inaspettato, la panoramica viene effettuata in modo
rapidissimo e viene detta «a schiaffo».
32. Carrellata (ingl. Tracking shot)
E' il movimento della macchina da presa collocata su un
supporto mobile. Tale supporto può essere costituito da un
carrello che scorre su binari predisposti o da un veicolo a
pneumatici (camera-car).
La carrellata avviene ogni qualvolta la mdp subisce uno
spostamento nello spazio (in ognuna delle tre dimensioni
spaziali quindi rispetto all'immagine laterale, frontale o in
altezza).
33. Carrellata (ingl. Tracking shot)
Qualsiasi sia il supporto grazie al quale viene realizzata, la
carrellata può essere:
• in avanti a stringere (track in), quando la macchina
si avvicina al soggetto, restringendo il campo che viene
inquadrato;
• all’indietro ad allargare (track out), quando la
macchina si allontana dal soggetto, allargando il campo ed
includendo nuovi elementi;
• ad accompagnare, precedere o seguire, quando la
macchina si muove accompagnando il soggetto in
movimento;
• laterale, quando la macchina si muove
trasversalmente all’asse di ripresa;
• ad ascensore, quando la macchina si muove
verticalmente rispetto al set;
• circolare, quando la macchina gira intorno al
soggetto, con movimento circolare.
34. Carrellata
La carrellata è un mezzo espressivo a forte potere
CONNOTATIVO in quanto consente di aumentare o
diminuire l'importanza degli elementi inquadrati.
Inoltre è molto importante determinare l rapporto che si crea
tra il movimento della mdp e degli elementi del profilmico (la
carrellata può servire a seguire il personaggio o l'elemento
principale).
35. Carrellata
ZOOMATA (ingl. Zoom out/in)
E' un modo di simulare la carrellata (carrellata ottica),
attraverso l'impiego di un obiettivo a fuoco variabile,
chiamato appunto zoom, che permette effetti di
avvicinamento o allontanamento del soggetto inquadrato.
Rispetto alla carrellata realizzata spostando fisicamente la
macchina da presa prevede una deformazione dell'ottica e
quindi una diversa resa prospettiva e di nitidezza
dell'immagine.
36. Mdm autonomi o complessi (Travelling)
Le carrellate e i movimenti di macchina più complessi si
effettuano anche utilizzando gru e dolly.
In questo caso la macchina da presa viene sistemata
all'estremità di un braccio mobile, sostenuto da una
piattaforma munita di ruote o collocabile su un veicolo, così
da consentire movimenti molto fluidi in tutte le direzioni. La
differenza tra dolly e gru sta nella maggior complessità e
capacità di elevazione che la seconda ha rispetto al primo.
Carrellate e altri movimenti si effettuano anche da un
mezzo in volo o grazie a una rete di cavi che coprono lo
spazio da riprendere e lungo i quali la cinepresa viene fatta
scorrere (skycam); si parla allora di carrellata aerea.
37. Mdm autonomi o complessi (Travelling)
Un'altra possibilità di realizzare carrellate è offerta dalla
steadycam. Questo tipo di apparecchiatura è stato
introdotto alla fine degli anni ’70. La cinepresa viene fissata
al corpo dell'operatore mediante un sistema di molle e di
contrappesi, così da compensare i movimenti bruschi che
la persona può fare.
Questo tipo di mdm solitamente è stato utilizzato per la
creazione di soggettive prive di effetti di disturbo quali il
tremolio e l'instabilità dell'immagine.
38. Macchina a mano (ingl. Hand held camera)
Si tratta di movimenti ottenuti attraverso spostamenti
dell'operatore, che manovra la cinepresa senza l'aiuto
dell'abituale strumentazione (cavalletto, carrello ecc.).
Questo tipo di ripresa è diventato possibile grazie
all’introduzione di attrezzature leggere e maneggevoli a
partire dagli anni '50.
Ciò ha dato vita a diverse estetiche legate sia all'idea di
instabilità del visivo che (in tempi più recenti ) di imitazione
dei formati non professionali
40. Tecniche di continuità visiva
Quando il collegamento tra campo e fuoricampo avviene
mediante un montaggio, spesso il cinema cerca di celare i
propri artifici tecnici, presentando il mondo narrativo del film
come un universo omologo a quello reale. Tale tipo di
RETORICA prevale già a partire dagli anni '10.
Per garantire l'impressione di continuità spazio-temporale il
cinema dispone di una serie di regole piuttosto limitate, che
derivano dal nostro modo di percepire la rappresentazione
del visivo (e del sonoro).
41. I tipi di raccordo
Se il cinema necessita di un collegamento tra le sue
inquadrature nascono quindi anche delle prassi che
consentono di far percepire in misura maggiore o minore la
transizione.
> PERCEZIONE = passaggio innaturale
< PERCEZIONE = passaggio naturale e logico
Tali modalità di collegamento visivo/sonoro tra inquadrature
vengono generalmente definite RACCORDO.
42. I tipi di raccordo
I caratteri necessari per la creazione dei raccordi (visti nella
singola inquadratura) si presentano a volte come
SBILANCIATURE del quadro che rimandano in modo molto
forte dal CAMPO ad un FUORICAMPO che diventa
«naturale» passare ad inquadrare.
Per esempio guardando o ascoltando qualcosa che non è
inquadrato, oppure inseguendo un elemento che esce dal
campo e che occorre seguire per capire l'azione.
43. I tipi di raccordo
I raccordi sono parametri che agiscono solitamente in modo
multiplo e complementare e si definiscono nel periodo del
cinema classico.
Per comodità però li si può definire in base all'elemento di
continuità utilizzato:
- RACCORDI DI SGUARDO: un collegamento di due
inquadrature in base alla direzione dello sguardo
- RACCORDI DI MOVIMENTO: movimento quello di una
parte del profilmico che esce da una certa parte del quadro
e riappare nel quadro successivo
- RACCORDI DI GRANDEZZA SCALARE : spostamento
sull'asse ottico dell'inquadratura
- RACCORDI DI ANGOLAZIONE/POSIZIONE
- (RACCORDO SONORO)
45. La colonna sonora (ingl. soundtrack)
I
La colonna sonora di un film è scomponibile in tre sottogruppi a cui
ricondurre in base ad un concetto di provenienza e interpretazione da
parte dello spettatore:
- VOCI O PARLATO: ciò che viene detto di distinguibile da uno dei
personaggi)
- MUSICA: i suoni per lo più originati da strumenti musicali che di solito
appartengono ad una partitura
- RUMORI (tutto il resto che si sente).
L'organizzazione di tali suoni (volume, altezza, ritmo, etc) trascende le
questioni direttamente legate al cinema. Ma è significativo considerare
l'uso che di solito il cinema fa di questi tre.
46. La colonna sonora (ingl. soundtrack)
I
A livello di codici cinematografici il campo di discussione più stringente
riguarda però il legame tra suoni, campo e diegesi.
Ogni suono infatti può avere o meno un rapporto con la diegesi e con il
campo oppure essere del tutto scollegato dal livello narrativo.
- SUONO IN: suono diegetico in cui la fonte è inquadrata (in campo)
- SUONO OFF: suono diegetico la cui fonte resta nel fuoricampo
- SUONO OVER: suono non diegetico o diegetico interiore (es. lo sente
nella sua mente un personaggio)
47. Il linguaggio di Sanremo
- La presentazione
- La performance musicale
- Il backstage
- I servizi sull'evento
49. Gli ascolti di Sanremo (serata finale)
Il 61° Festival della Canzone Italiana (Live) ha registrato la
media di 12.537.000 telespettatori, share 45,97% nella prima
parte e addirittura 11.633.000, share 63,69% nella seconda.
La Corrida… E non finisce qui, un montaggio delle prove del
programma con Flavio Insinna e Antonella Elia, è stato visto da
2.100.000 telespettatori, share 8,69%.
Il film in prima tv Uibù Fantasmino Fifone ha catturato su Italia
1 1.746.000 telespettatori, 6,38% mentre su Rai 2 Cold Case
con l’episodio “Quasi in Paradiso” ha raccolto 1.714.000
telespettatori, 6,09% e The Good Wife con “La vita in un
attimo“, 1.445.000, 5,22%.
Su Retequattro la prima stagione del telefilm Lie to me con
Tim Roth ha ottenuto nell’episodio “Relazioni pericolose” una
media di 674.000 telespettatori, 2,40% e in “Insospettabile“,
783.000 3,02%. Su Rai 3 il film Arctic Tale ha raccolto
978.000 3,59%. Su La7 il telefilm L’Ispettore Barnaby con
l’episodio “Uccelli da preda” ha ottenuto 596.000
telespettatori 2,44%.