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Pratica e cultura dello spettacolo Tv




4. Il linguaggio audiovisivo
           Prof. Matteo Asti
Il linguaggio della tv
        La televisione, da un punto di vista linguistico, è
        stata spesso considerata coincidente o almeno
        molto somigliante al medium cinema.
        Il linguaggio audiovisivo tv composto da
        inquadrature, un montaggio e una colonna sonora è
        in effetti stato sviluppato a partire da quanto già
        sperimentato nel cinema ma con alcuni elementi
        che lo hanno distinto da subito:
        - Riprese con più telecamere
        - Possibilità di vedere istantaneamente ciò che la
        telecamera riprende
        - Necessità (sino a inizio anni '60) e poi preferenza
        di effettuare il montaggio in diretta (produzione e
        postproduzione coincidono).
Il linguaggio della tv




        Il linguaggio in tv varia molto inoltre a seconda dei
        generi. Mentre nei generi di fiction ci si è avvicinati
        (e addirittura superato in alcuni casi) al linguaggio
        del cinema, I generi di intrattenimento e di real tv
        hanno invece scelto un linguaggio più scarno e
        immediato (più simile a quello del documentario e
        del cinegiornale).
1.1 L'INQUADRATURA
L’Inquadratura


Questo termine può rimandare a due significati:


A. lo spazio visivo abbracciato dalla macchina da presa
(field - frame);

B. la serie di fotogrammi ottenuta con una singola
ripresa (shot).
L’Inquadratura


SCALA DEI CAMPI - DISTANZA (ingl. Subject
Distance)

E' la distanza tra la macchina da presa e la scena
rappresentata.

Essa viene graduata secondo una scala di campi
(quando l’inquadratura riprende un ambiente in cui
possono esserci o meno figure umane) o di piani (quando
l’inquadratura privilegia la figura umana).

Tale scale assume come criterio classificatorio la quantità di
spazio rappresentato e la distanza degli oggetti ripresi.
L’Inquadratura


CAMPO LUNGHISSIMO (C.L.L. Extreme long shot): è
l'inquadratura più ampia che possa essere delimitata dalla
macchina da presa e si utilizza per riprendere paesaggi
lontanissimi; le persone, se ci sono, appaiono talmente
lontane da essere quasi irriconoscibili
L’Inquadratura


CAMPO LUNGO (C.L. Long Shot): è l'inquadratura che
abbraccia un'ampia zona e in cui oggetti e persone, pur
rimanendo lontani dalla macchina da presa (generalmente
oltre i trenta metri), sono però distinguibili
L’Inquadratura


CAMPO MEDIO (C.M. Medium long shot): gli elementi e
le figure si distinguono bene e occupano quasi la metà
dell’inquadratura.
L’Inquadratura


FIGURA INTERA (F.I. Full body shot): i piedi e la testa
della figura umana sono molto vicini ai margini del quadro
L’Inquadratura


PIANO AMERICANO (P.A. - Medium close shot): la figura
dell'attore è tagliata all'altezza delle ginocchia
L’Inquadratura


PIANO MEDIO (P.M. Medium close shot) o mezzo busto:
la figura dell'attore è tagliata alla vita
L’Inquadratura


PRIMO PIANO (P.P. Close Up): la figura dell'attore è
tagliata all'altezza del petto
L’Inquadratura


PRIMISSIMO PIANO (P.P.P. Ultra Close-up):
l'inquadratura delimita il solo volto dell'attore
L’Inquadratura


DETTAGLIO o PARTICOLARE (DETT. o PART. Ultra
close-up): un particolare del corpo umano o un oggetto
occupano tutto lo schermo
L’Inquadratura

ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)

E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto
all’inquadratura. Possiamo distinguere:

Posizione normale: la macchina è di faccia ai personaggi
e alla loro altezza.
E’ la posizione più comune e corrisponde ad un modo
neutro, oggettivo di rappresentare le cose.
L’Inquadratura

ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)€

E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura.
Possiamo distinguere:

Angolazione dall’alto (plongée - high-angle shot): la macchina da
presa si trova più in alto rispetto alla scena.
La scelta di questa angolazione può semplicemente dipendere dal fatto che
essa consente di evidenziare meglio un’azione o un oggetto; tuttavia,
poiché essa può produrre un effetto di schiacciamento dei personaggi.
L’Inquadratura

ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)

E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto
all’inquadratura. Possiamo distinguere:

Angolazione dal basso (contre-plongée - low-angle
shot): posizione inversa alla precedente, spesso con effetti
di esaltazione dei personaggi, di amplificazione della loro
importanza
L’Inquadratura

INCLINAZIONE (ingl. Camera Canted)

Per lo più gli oggetti ripresi risultano disposti parallelamente
rispetto ai margini laterali del quadro (inclinazione
normale).
E' anche possibile, però, che essi vengano filmati in modo
da apparire variamente inclinati a destra o a sinistra.
Talvolta l’inclinazione obliqua (oblique angle shot)
dell’inquadratura viene utilizzata per comunicare una
percezione alterata della realtà da parte di un personaggio
o per accentuare l’anormalità o l’ambiguità di una
situazione.
L’Inquadratura


ILLUMINAZIONE (ingl. Lighting)
La fonte di luce che illumina la scena può essere posta in
posizioni diverse rispetto a ciò che si riprende ed anche
questa scelta non è indifferente rispetto all’effetto che il
regista vuole ottenere.

Le due grandi possibilità che si offrono sono quella di:
- una luce che fa vedere senza farsi vedere (neutra)
- una luce che non si limita ad illuminare le cose ma si
mostra in quanto presenza fisica (marcata e
antinaturalistica). Per esempio un’illuminazione che
accentua gli effetti di chiaroscuro si accompagna
generalmente a situazioni cariche di drammaticità.
L’Inquadratura


COLORE (ingl. Color)

Se però il colore nasce per accentuare l'aspetto realistico
del film, poi diventa un ulteriore e complesso livello di
significazione nell'inquadratura.
L’Inquadratura
FORMATO (ingl. Format/ Film Width)


In tv possiamo limitarci ad osservare il rapporto tra la
base e l’altezza dell’immagine ripresa o proiettata. Il
formato standard, utilizzato fin dalle origini del cinema, è
quello 1:1,33 (4/3).

Oggi invece su stimolo dei formati cinematografici le tv sono
a 16:9 (1:1,7). Il 16:9 è nato agli inizio degli anni ottanta,
con lo scopo di un formato per l'alta definizione che potesse
essere "contenitore" di tutti I formati cinematografici, dal 4:3
al 1:2,35.
1.2 LA COMPOSIZIONE DEL
         QUADRO
La composizione del quadro



L'immagine statica (pittura, fotografia ecc) ha sempre fatto
riferimento alle PESATURE COMPOSITIVE cioè al
complesso rapporto esistente tra linee, forme e campiture di
colore esistente nel quadro.

Ma anche se il cinema possiede movimento l'occhio umano
è direzionato dalle linee e dalle disposizioni dei volumi e
questo implica la necessità di una composizione del quadro
che crei dei valori di simmetria e armonia (o anche contrari)
utili all'interpretazione dell'immagine.
La composizione del quadro



L'obiettivo principale è di
solito quello di catalizzare la
percezione e l'attenzione
dello spettatore verso quelle
parti dell'immagine che più
si vogliono porre in
evidenza.

E i nostri occhi si
localizzano in primo luogo
al centro geometrico
dell'immagine.
La composizione del quadro



La focalizzazione vera e propria si realizza però nel cosidetto
RETTANGOLO DELL'ATTENZIONE che è una figura geometrica di
forma analoga al quadro e in questo inscritta.
1.3 MOVIMENTI DI MACCHINA
La dinamicità del quadro



L'inquadratura cinematografica sente sin dai primi anni la necessità di
collegamenti con l'esterno del quadro. Ma notevoli sono gli inconvenienti
tecnici che si presentano nel raggiungerla.

Le strade per raggiungere tale obiettivo sono due:
1) il movimento della mdp
2) il montaggio (il collegamento tra loro di più di una inquadratura).

Entrambe vengono sviluppate nel periodo del cinema delle origini e
codificate all'inizio del cinema classico.
Movimenti di macchina



I mdm sono un codice specifico del linguaggio
dell'audiovisivo poichè non presenti nelle arti visive statiche.
Un parametro fondamentale dell'inquadratura è costituito
quindi anche dalla staticità o dinamicità della mdp.

Tra i movimenti di macchina si distinguono due grandi
tipologie:
- PANORAMICA
- CARRELLATA
Panoramica (ingl. Pan / Tilt)


La panoramica si realizza facendo ruotare la macchina da
presa fissata ad un cavalletto munito di testata.
La rotazione della macchina può avvenire sia
orizzontalmente che verticalmente.

Nel primo caso si parlerà di panoramica orizzontale a
destra o a sinistra e, se la rotazione è completa, di
panoramica a 360°.

Nel secondo caso avremo invece una panoramica
verticale dall'alto verso il basso o viceversa.

Si può avere anche una panoramica obliqua, attraverso
un movimento che somma i due precedenti.
Panoramica (ingl. Pan / Tilt)


Generalmente la panoramica viene usata per descrivere
un ambiente, sia esterno che interno, così che lo spettatore
possa farsene un’idea d’insieme. Di conseguenza, la
panoramica è generalmente lenta. Oppure può assolvere
ad una funzione relazionale per raccordare due piani
senza ricorrere allo stacco.

A volte, però, per introdurre nel racconto un fatto
inaspettato, la panoramica viene effettuata in modo
rapidissimo e viene detta «a schiaffo».
Carrellata (ingl. Tracking shot)




E' il movimento della macchina da presa collocata su un
supporto mobile. Tale supporto può essere costituito da un
carrello che scorre su binari predisposti o da un veicolo a
pneumatici (camera-car).

La carrellata avviene ogni qualvolta la mdp subisce uno
spostamento nello spazio (in ognuna delle tre dimensioni
spaziali quindi rispetto all'immagine laterale, frontale o in
altezza).
Carrellata (ingl. Tracking shot)

Qualsiasi sia il supporto grazie al quale viene realizzata, la
carrellata può essere:

•      in avanti a stringere (track in), quando la macchina
si avvicina al soggetto, restringendo il campo che viene
inquadrato;
•      all’indietro ad allargare (track out), quando la
macchina si allontana dal soggetto, allargando il campo ed
includendo nuovi elementi;
•      ad accompagnare, precedere o seguire, quando la
macchina si muove accompagnando il soggetto in
movimento;
•      laterale, quando la macchina si muove
trasversalmente all’asse di ripresa;
•      ad ascensore, quando la macchina si muove
verticalmente rispetto al set;
•      circolare, quando la macchina gira intorno al
soggetto, con movimento circolare.
Carrellata




La carrellata è un mezzo espressivo a forte potere
CONNOTATIVO in quanto consente di aumentare o
diminuire l'importanza degli elementi inquadrati.

Inoltre è molto importante determinare l rapporto che si crea
tra il movimento della mdp e degli elementi del profilmico (la
carrellata può servire a seguire il personaggio o l'elemento
principale).
Carrellata



ZOOMATA (ingl. Zoom out/in)

E' un modo di simulare la carrellata (carrellata ottica),
attraverso l'impiego di un obiettivo a fuoco variabile,
chiamato appunto zoom, che permette effetti di
avvicinamento o allontanamento del soggetto inquadrato.

Rispetto alla carrellata realizzata spostando fisicamente la
macchina da presa prevede una deformazione dell'ottica e
quindi una diversa resa prospettiva e di nitidezza
dell'immagine.
Mdm autonomi o complessi (Travelling)



Le carrellate e i movimenti di macchina più complessi si
effettuano anche utilizzando gru e dolly.

In questo caso la macchina da presa viene sistemata
all'estremità di un braccio mobile, sostenuto da una
piattaforma munita di ruote o collocabile su un veicolo, così
da consentire movimenti molto fluidi in tutte le direzioni. La
differenza tra dolly e gru sta nella maggior complessità e
capacità di elevazione che la seconda ha rispetto al primo.

Carrellate e altri movimenti si effettuano anche da un
mezzo in volo o grazie a una rete di cavi che coprono lo
spazio da riprendere e lungo i quali la cinepresa viene fatta
scorrere (skycam); si parla allora di carrellata aerea.
Mdm autonomi o complessi (Travelling)



Un'altra possibilità di realizzare carrellate è offerta dalla
steadycam. Questo tipo di apparecchiatura è stato
introdotto alla fine degli anni ’70. La cinepresa viene fissata
al corpo dell'operatore mediante un sistema di molle e di
contrappesi, così da compensare i movimenti bruschi che
la persona può fare.

Questo tipo di mdm solitamente è stato utilizzato per la
creazione di soggettive prive di effetti di disturbo quali il
tremolio e l'instabilità dell'immagine.
Macchina a mano (ingl. Hand held camera)




  Si tratta di movimenti ottenuti attraverso spostamenti
  dell'operatore, che manovra la cinepresa senza l'aiuto
  dell'abituale strumentazione (cavalletto, carrello ecc.).
  Questo tipo di ripresa è diventato possibile grazie
  all’introduzione di attrezzature leggere e maneggevoli a
  partire dagli anni '50.

  Ciò ha dato vita a diverse estetiche legate sia all'idea di
  instabilità del visivo che (in tempi più recenti ) di imitazione
  dei formati non professionali
1.4 IL MONTAGGIO: CONTINUITA'
            VISIVA
Tecniche di continuità visiva



Quando il collegamento tra campo e fuoricampo avviene
mediante un montaggio, spesso il cinema cerca di celare i
propri artifici tecnici, presentando il mondo narrativo del film
come un universo omologo a quello reale. Tale tipo di
RETORICA prevale già a partire dagli anni '10.

Per garantire l'impressione di continuità spazio-temporale il
cinema dispone di una serie di regole piuttosto limitate, che
derivano dal nostro modo di percepire la rappresentazione
del visivo (e del sonoro).
I tipi di raccordo



Se il cinema necessita di un collegamento tra le sue
inquadrature nascono quindi anche delle prassi che
consentono di far percepire in misura maggiore o minore la
transizione.

> PERCEZIONE = passaggio innaturale

< PERCEZIONE = passaggio naturale e logico

Tali modalità di collegamento visivo/sonoro tra inquadrature
vengono generalmente definite RACCORDO.
I tipi di raccordo



I caratteri necessari per la creazione dei raccordi (visti nella
singola inquadratura) si presentano a volte come
SBILANCIATURE del quadro che rimandano in modo molto
forte dal CAMPO ad un FUORICAMPO che diventa
«naturale» passare ad inquadrare.

Per esempio guardando o ascoltando qualcosa che non è
inquadrato, oppure inseguendo un elemento che esce dal
campo e che occorre seguire per capire l'azione.
I tipi di raccordo


I raccordi sono parametri che agiscono solitamente in modo
multiplo e complementare e si definiscono nel periodo del
cinema classico.
Per comodità però li si può definire in base all'elemento di
continuità utilizzato:

- RACCORDI DI SGUARDO: un collegamento di due
inquadrature in base alla direzione dello sguardo
- RACCORDI DI MOVIMENTO: movimento quello di una
parte del profilmico che esce da una certa parte del quadro
e riappare nel quadro successivo
- RACCORDI DI GRANDEZZA SCALARE : spostamento
sull'asse ottico dell'inquadratura
- RACCORDI DI ANGOLAZIONE/POSIZIONE
- (RACCORDO SONORO)
1.5 IL SUONO
La colonna sonora (ingl. soundtrack)


    I

La colonna sonora di un film è scomponibile in tre sottogruppi a cui
ricondurre in base ad un concetto di provenienza e interpretazione da
parte dello spettatore:

- VOCI O PARLATO: ciò che viene detto di distinguibile da uno dei
personaggi)
- MUSICA: i suoni per lo più originati da strumenti musicali che di solito
appartengono ad una partitura
- RUMORI (tutto il resto che si sente).

L'organizzazione di tali suoni (volume, altezza, ritmo, etc) trascende le
questioni direttamente legate al cinema. Ma è significativo considerare
l'uso che di solito il cinema fa di questi tre.
La colonna sonora (ingl. soundtrack)


    I

A livello di codici cinematografici il campo di discussione più stringente
riguarda però il legame tra suoni, campo e diegesi.

Ogni suono infatti può avere o meno un rapporto con la diegesi e con il
campo oppure essere del tutto scollegato dal livello narrativo.

- SUONO IN: suono diegetico in cui la fonte è inquadrata (in campo)

- SUONO OFF: suono diegetico la cui fonte resta nel fuoricampo

- SUONO OVER: suono non diegetico o diegetico interiore (es. lo sente
nella sua mente un personaggio)
Il linguaggio di Sanremo




         - La presentazione
         - La performance musicale
         - Il backstage
         - I servizi sull'evento
Gli ascolti di Sanremo (serata finale)
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                Il 61° Festival della Canzone Italiana (Live) ha registrato la
                media di 12.537.000 telespettatori, share 45,97% nella prima
                parte e addirittura 11.633.000, share 63,69% nella seconda.

                La Corrida… E non finisce qui, un montaggio delle prove del
                programma con Flavio Insinna e Antonella Elia, è stato visto da
                2.100.000 telespettatori, share 8,69%.

                Il film in prima tv Uibù Fantasmino Fifone ha catturato su Italia
                1 1.746.000 telespettatori, 6,38% mentre su Rai 2 Cold Case
                con l’episodio “Quasi in Paradiso” ha raccolto 1.714.000
                telespettatori, 6,09% e The Good Wife con “La vita in un
                attimo“, 1.445.000, 5,22%.

                Su Retequattro la prima stagione del telefilm Lie to me con
                Tim Roth ha ottenuto nell’episodio “Relazioni pericolose” una
                media di 674.000 telespettatori, 2,40% e in “Insospettabile“,
                783.000 3,02%. Su Rai 3 il film Arctic Tale ha raccolto
                978.000 3,59%. Su La7 il telefilm L’Ispettore Barnaby con
                l’episodio “Uccelli da preda” ha ottenuto 596.000
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  • 1. Pratica e cultura dello spettacolo Tv 4. Il linguaggio audiovisivo Prof. Matteo Asti
  • 2. Il linguaggio della tv La televisione, da un punto di vista linguistico, è stata spesso considerata coincidente o almeno molto somigliante al medium cinema. Il linguaggio audiovisivo tv composto da inquadrature, un montaggio e una colonna sonora è in effetti stato sviluppato a partire da quanto già sperimentato nel cinema ma con alcuni elementi che lo hanno distinto da subito: - Riprese con più telecamere - Possibilità di vedere istantaneamente ciò che la telecamera riprende - Necessità (sino a inizio anni '60) e poi preferenza di effettuare il montaggio in diretta (produzione e postproduzione coincidono).
  • 3. Il linguaggio della tv Il linguaggio in tv varia molto inoltre a seconda dei generi. Mentre nei generi di fiction ci si è avvicinati (e addirittura superato in alcuni casi) al linguaggio del cinema, I generi di intrattenimento e di real tv hanno invece scelto un linguaggio più scarno e immediato (più simile a quello del documentario e del cinegiornale).
  • 5. L’Inquadratura Questo termine può rimandare a due significati: A. lo spazio visivo abbracciato dalla macchina da presa (field - frame); B. la serie di fotogrammi ottenuta con una singola ripresa (shot).
  • 6. L’Inquadratura SCALA DEI CAMPI - DISTANZA (ingl. Subject Distance) E' la distanza tra la macchina da presa e la scena rappresentata. Essa viene graduata secondo una scala di campi (quando l’inquadratura riprende un ambiente in cui possono esserci o meno figure umane) o di piani (quando l’inquadratura privilegia la figura umana). Tale scale assume come criterio classificatorio la quantità di spazio rappresentato e la distanza degli oggetti ripresi.
  • 7. L’Inquadratura CAMPO LUNGHISSIMO (C.L.L. Extreme long shot): è l'inquadratura più ampia che possa essere delimitata dalla macchina da presa e si utilizza per riprendere paesaggi lontanissimi; le persone, se ci sono, appaiono talmente lontane da essere quasi irriconoscibili
  • 8. L’Inquadratura CAMPO LUNGO (C.L. Long Shot): è l'inquadratura che abbraccia un'ampia zona e in cui oggetti e persone, pur rimanendo lontani dalla macchina da presa (generalmente oltre i trenta metri), sono però distinguibili
  • 9. L’Inquadratura CAMPO MEDIO (C.M. Medium long shot): gli elementi e le figure si distinguono bene e occupano quasi la metà dell’inquadratura.
  • 10. L’Inquadratura FIGURA INTERA (F.I. Full body shot): i piedi e la testa della figura umana sono molto vicini ai margini del quadro
  • 11. L’Inquadratura PIANO AMERICANO (P.A. - Medium close shot): la figura dell'attore è tagliata all'altezza delle ginocchia
  • 12. L’Inquadratura PIANO MEDIO (P.M. Medium close shot) o mezzo busto: la figura dell'attore è tagliata alla vita
  • 13. L’Inquadratura PRIMO PIANO (P.P. Close Up): la figura dell'attore è tagliata all'altezza del petto
  • 14. L’Inquadratura PRIMISSIMO PIANO (P.P.P. Ultra Close-up): l'inquadratura delimita il solo volto dell'attore
  • 15. L’Inquadratura DETTAGLIO o PARTICOLARE (DETT. o PART. Ultra close-up): un particolare del corpo umano o un oggetto occupano tutto lo schermo
  • 16. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle) E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Posizione normale: la macchina è di faccia ai personaggi e alla loro altezza. E’ la posizione più comune e corrisponde ad un modo neutro, oggettivo di rappresentare le cose.
  • 17. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle)€ E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Angolazione dall’alto (plongée - high-angle shot): la macchina da presa si trova più in alto rispetto alla scena. La scelta di questa angolazione può semplicemente dipendere dal fatto che essa consente di evidenziare meglio un’azione o un oggetto; tuttavia, poiché essa può produrre un effetto di schiacciamento dei personaggi.
  • 18. L’Inquadratura ANGOLAZIONE (ingl. Camera Angle) E’ il punto di vista della macchina da presa rispetto all’inquadratura. Possiamo distinguere: Angolazione dal basso (contre-plongée - low-angle shot): posizione inversa alla precedente, spesso con effetti di esaltazione dei personaggi, di amplificazione della loro importanza
  • 19. L’Inquadratura INCLINAZIONE (ingl. Camera Canted) Per lo più gli oggetti ripresi risultano disposti parallelamente rispetto ai margini laterali del quadro (inclinazione normale). E' anche possibile, però, che essi vengano filmati in modo da apparire variamente inclinati a destra o a sinistra. Talvolta l’inclinazione obliqua (oblique angle shot) dell’inquadratura viene utilizzata per comunicare una percezione alterata della realtà da parte di un personaggio o per accentuare l’anormalità o l’ambiguità di una situazione.
  • 20. L’Inquadratura ILLUMINAZIONE (ingl. Lighting) La fonte di luce che illumina la scena può essere posta in posizioni diverse rispetto a ciò che si riprende ed anche questa scelta non è indifferente rispetto all’effetto che il regista vuole ottenere. Le due grandi possibilità che si offrono sono quella di: - una luce che fa vedere senza farsi vedere (neutra) - una luce che non si limita ad illuminare le cose ma si mostra in quanto presenza fisica (marcata e antinaturalistica). Per esempio un’illuminazione che accentua gli effetti di chiaroscuro si accompagna generalmente a situazioni cariche di drammaticità.
  • 21. L’Inquadratura COLORE (ingl. Color) Se però il colore nasce per accentuare l'aspetto realistico del film, poi diventa un ulteriore e complesso livello di significazione nell'inquadratura.
  • 22. L’Inquadratura FORMATO (ingl. Format/ Film Width) In tv possiamo limitarci ad osservare il rapporto tra la base e l’altezza dell’immagine ripresa o proiettata. Il formato standard, utilizzato fin dalle origini del cinema, è quello 1:1,33 (4/3). Oggi invece su stimolo dei formati cinematografici le tv sono a 16:9 (1:1,7). Il 16:9 è nato agli inizio degli anni ottanta, con lo scopo di un formato per l'alta definizione che potesse essere "contenitore" di tutti I formati cinematografici, dal 4:3 al 1:2,35.
  • 23. 1.2 LA COMPOSIZIONE DEL QUADRO
  • 24. La composizione del quadro L'immagine statica (pittura, fotografia ecc) ha sempre fatto riferimento alle PESATURE COMPOSITIVE cioè al complesso rapporto esistente tra linee, forme e campiture di colore esistente nel quadro. Ma anche se il cinema possiede movimento l'occhio umano è direzionato dalle linee e dalle disposizioni dei volumi e questo implica la necessità di una composizione del quadro che crei dei valori di simmetria e armonia (o anche contrari) utili all'interpretazione dell'immagine.
  • 25. La composizione del quadro L'obiettivo principale è di solito quello di catalizzare la percezione e l'attenzione dello spettatore verso quelle parti dell'immagine che più si vogliono porre in evidenza. E i nostri occhi si localizzano in primo luogo al centro geometrico dell'immagine.
  • 26. La composizione del quadro La focalizzazione vera e propria si realizza però nel cosidetto RETTANGOLO DELL'ATTENZIONE che è una figura geometrica di forma analoga al quadro e in questo inscritta.
  • 27. 1.3 MOVIMENTI DI MACCHINA
  • 28. La dinamicità del quadro L'inquadratura cinematografica sente sin dai primi anni la necessità di collegamenti con l'esterno del quadro. Ma notevoli sono gli inconvenienti tecnici che si presentano nel raggiungerla. Le strade per raggiungere tale obiettivo sono due: 1) il movimento della mdp 2) il montaggio (il collegamento tra loro di più di una inquadratura). Entrambe vengono sviluppate nel periodo del cinema delle origini e codificate all'inizio del cinema classico.
  • 29. Movimenti di macchina I mdm sono un codice specifico del linguaggio dell'audiovisivo poichè non presenti nelle arti visive statiche. Un parametro fondamentale dell'inquadratura è costituito quindi anche dalla staticità o dinamicità della mdp. Tra i movimenti di macchina si distinguono due grandi tipologie: - PANORAMICA - CARRELLATA
  • 30. Panoramica (ingl. Pan / Tilt) La panoramica si realizza facendo ruotare la macchina da presa fissata ad un cavalletto munito di testata. La rotazione della macchina può avvenire sia orizzontalmente che verticalmente. Nel primo caso si parlerà di panoramica orizzontale a destra o a sinistra e, se la rotazione è completa, di panoramica a 360°. Nel secondo caso avremo invece una panoramica verticale dall'alto verso il basso o viceversa. Si può avere anche una panoramica obliqua, attraverso un movimento che somma i due precedenti.
  • 31. Panoramica (ingl. Pan / Tilt) Generalmente la panoramica viene usata per descrivere un ambiente, sia esterno che interno, così che lo spettatore possa farsene un’idea d’insieme. Di conseguenza, la panoramica è generalmente lenta. Oppure può assolvere ad una funzione relazionale per raccordare due piani senza ricorrere allo stacco. A volte, però, per introdurre nel racconto un fatto inaspettato, la panoramica viene effettuata in modo rapidissimo e viene detta «a schiaffo».
  • 32. Carrellata (ingl. Tracking shot) E' il movimento della macchina da presa collocata su un supporto mobile. Tale supporto può essere costituito da un carrello che scorre su binari predisposti o da un veicolo a pneumatici (camera-car). La carrellata avviene ogni qualvolta la mdp subisce uno spostamento nello spazio (in ognuna delle tre dimensioni spaziali quindi rispetto all'immagine laterale, frontale o in altezza).
  • 33. Carrellata (ingl. Tracking shot) Qualsiasi sia il supporto grazie al quale viene realizzata, la carrellata può essere: • in avanti a stringere (track in), quando la macchina si avvicina al soggetto, restringendo il campo che viene inquadrato; • all’indietro ad allargare (track out), quando la macchina si allontana dal soggetto, allargando il campo ed includendo nuovi elementi; • ad accompagnare, precedere o seguire, quando la macchina si muove accompagnando il soggetto in movimento; • laterale, quando la macchina si muove trasversalmente all’asse di ripresa; • ad ascensore, quando la macchina si muove verticalmente rispetto al set; • circolare, quando la macchina gira intorno al soggetto, con movimento circolare.
  • 34. Carrellata La carrellata è un mezzo espressivo a forte potere CONNOTATIVO in quanto consente di aumentare o diminuire l'importanza degli elementi inquadrati. Inoltre è molto importante determinare l rapporto che si crea tra il movimento della mdp e degli elementi del profilmico (la carrellata può servire a seguire il personaggio o l'elemento principale).
  • 35. Carrellata ZOOMATA (ingl. Zoom out/in) E' un modo di simulare la carrellata (carrellata ottica), attraverso l'impiego di un obiettivo a fuoco variabile, chiamato appunto zoom, che permette effetti di avvicinamento o allontanamento del soggetto inquadrato. Rispetto alla carrellata realizzata spostando fisicamente la macchina da presa prevede una deformazione dell'ottica e quindi una diversa resa prospettiva e di nitidezza dell'immagine.
  • 36. Mdm autonomi o complessi (Travelling) Le carrellate e i movimenti di macchina più complessi si effettuano anche utilizzando gru e dolly. In questo caso la macchina da presa viene sistemata all'estremità di un braccio mobile, sostenuto da una piattaforma munita di ruote o collocabile su un veicolo, così da consentire movimenti molto fluidi in tutte le direzioni. La differenza tra dolly e gru sta nella maggior complessità e capacità di elevazione che la seconda ha rispetto al primo. Carrellate e altri movimenti si effettuano anche da un mezzo in volo o grazie a una rete di cavi che coprono lo spazio da riprendere e lungo i quali la cinepresa viene fatta scorrere (skycam); si parla allora di carrellata aerea.
  • 37. Mdm autonomi o complessi (Travelling) Un'altra possibilità di realizzare carrellate è offerta dalla steadycam. Questo tipo di apparecchiatura è stato introdotto alla fine degli anni ’70. La cinepresa viene fissata al corpo dell'operatore mediante un sistema di molle e di contrappesi, così da compensare i movimenti bruschi che la persona può fare. Questo tipo di mdm solitamente è stato utilizzato per la creazione di soggettive prive di effetti di disturbo quali il tremolio e l'instabilità dell'immagine.
  • 38. Macchina a mano (ingl. Hand held camera) Si tratta di movimenti ottenuti attraverso spostamenti dell'operatore, che manovra la cinepresa senza l'aiuto dell'abituale strumentazione (cavalletto, carrello ecc.). Questo tipo di ripresa è diventato possibile grazie all’introduzione di attrezzature leggere e maneggevoli a partire dagli anni '50. Ciò ha dato vita a diverse estetiche legate sia all'idea di instabilità del visivo che (in tempi più recenti ) di imitazione dei formati non professionali
  • 39. 1.4 IL MONTAGGIO: CONTINUITA' VISIVA
  • 40. Tecniche di continuità visiva Quando il collegamento tra campo e fuoricampo avviene mediante un montaggio, spesso il cinema cerca di celare i propri artifici tecnici, presentando il mondo narrativo del film come un universo omologo a quello reale. Tale tipo di RETORICA prevale già a partire dagli anni '10. Per garantire l'impressione di continuità spazio-temporale il cinema dispone di una serie di regole piuttosto limitate, che derivano dal nostro modo di percepire la rappresentazione del visivo (e del sonoro).
  • 41. I tipi di raccordo Se il cinema necessita di un collegamento tra le sue inquadrature nascono quindi anche delle prassi che consentono di far percepire in misura maggiore o minore la transizione. > PERCEZIONE = passaggio innaturale < PERCEZIONE = passaggio naturale e logico Tali modalità di collegamento visivo/sonoro tra inquadrature vengono generalmente definite RACCORDO.
  • 42. I tipi di raccordo I caratteri necessari per la creazione dei raccordi (visti nella singola inquadratura) si presentano a volte come SBILANCIATURE del quadro che rimandano in modo molto forte dal CAMPO ad un FUORICAMPO che diventa «naturale» passare ad inquadrare. Per esempio guardando o ascoltando qualcosa che non è inquadrato, oppure inseguendo un elemento che esce dal campo e che occorre seguire per capire l'azione.
  • 43. I tipi di raccordo I raccordi sono parametri che agiscono solitamente in modo multiplo e complementare e si definiscono nel periodo del cinema classico. Per comodità però li si può definire in base all'elemento di continuità utilizzato: - RACCORDI DI SGUARDO: un collegamento di due inquadrature in base alla direzione dello sguardo - RACCORDI DI MOVIMENTO: movimento quello di una parte del profilmico che esce da una certa parte del quadro e riappare nel quadro successivo - RACCORDI DI GRANDEZZA SCALARE : spostamento sull'asse ottico dell'inquadratura - RACCORDI DI ANGOLAZIONE/POSIZIONE - (RACCORDO SONORO)
  • 45. La colonna sonora (ingl. soundtrack) I La colonna sonora di un film è scomponibile in tre sottogruppi a cui ricondurre in base ad un concetto di provenienza e interpretazione da parte dello spettatore: - VOCI O PARLATO: ciò che viene detto di distinguibile da uno dei personaggi) - MUSICA: i suoni per lo più originati da strumenti musicali che di solito appartengono ad una partitura - RUMORI (tutto il resto che si sente). L'organizzazione di tali suoni (volume, altezza, ritmo, etc) trascende le questioni direttamente legate al cinema. Ma è significativo considerare l'uso che di solito il cinema fa di questi tre.
  • 46. La colonna sonora (ingl. soundtrack) I A livello di codici cinematografici il campo di discussione più stringente riguarda però il legame tra suoni, campo e diegesi. Ogni suono infatti può avere o meno un rapporto con la diegesi e con il campo oppure essere del tutto scollegato dal livello narrativo. - SUONO IN: suono diegetico in cui la fonte è inquadrata (in campo) - SUONO OFF: suono diegetico la cui fonte resta nel fuoricampo - SUONO OVER: suono non diegetico o diegetico interiore (es. lo sente nella sua mente un personaggio)
  • 47. Il linguaggio di Sanremo - La presentazione - La performance musicale - Il backstage - I servizi sull'evento
  • 48. Gli ascolti di Sanremo (serata finale)
  • 49. Gli ascolti di Sanremo (serata finale) Il 61° Festival della Canzone Italiana (Live) ha registrato la media di 12.537.000 telespettatori, share 45,97% nella prima parte e addirittura 11.633.000, share 63,69% nella seconda. La Corrida… E non finisce qui, un montaggio delle prove del programma con Flavio Insinna e Antonella Elia, è stato visto da 2.100.000 telespettatori, share 8,69%. Il film in prima tv Uibù Fantasmino Fifone ha catturato su Italia 1 1.746.000 telespettatori, 6,38% mentre su Rai 2 Cold Case con l’episodio “Quasi in Paradiso” ha raccolto 1.714.000 telespettatori, 6,09% e The Good Wife con “La vita in un attimo“, 1.445.000, 5,22%. Su Retequattro la prima stagione del telefilm Lie to me con Tim Roth ha ottenuto nell’episodio “Relazioni pericolose” una media di 674.000 telespettatori, 2,40% e in “Insospettabile“, 783.000 3,02%. Su Rai 3 il film Arctic Tale ha raccolto 978.000 3,59%. Su La7 il telefilm L’Ispettore Barnaby con l’episodio “Uccelli da preda” ha ottenuto 596.000 telespettatori 2,44%.
  • 50. Gli ascolti di Sanremo (serata finale)
  • 51. Gli ascolti di Sanremo (serata finale)