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SCIENZA GIURIDICA IN QUANTO CONOSCENZA
SCIENTIFICA DEL DIRITTO
LEZIONE 4
La Filosofia in quanto epistemologia del diritto si è occupata della

conoscenza del diritto positivo.


Nella filosofia del diritto in quanto epistemologia del diritto occorre distinguere 

2 forme di conoscenza:


1.)CONOSCENZA RELATIVA AL CONTENUTO DI PARTICOLARE O DI
PARTICOLARE ORDINAMENTI GIURIDICI POSITIVI:

Si attiene a ciò che le norme di quel diritto prescrivono. 



Essa vuole indicare le cause dei fenomeni giuridici e formulare previsioni sui fenomeni giuridici. 



Vi è uno studio sociologico del diritto che consiste nel compiere

3 operazioni, individuate da KELSEN: 



1. OSSERVAZIONE : 

Osserva i comportamenti degli individui all’interno di una certa società. 



È un’osservazione dal punto di vista del diritto soggettivo, l’osservatore osserva che siano vigenti certe
norma giuridiche volta a vedere che la condotta dei consociati sia o no conforme alle norme. 



Si osserva che gli organi deputati a far valere le norme le facciano valere o no. 



È un’osservazione che verte sui risultati dei vari organi.
2. SPIEGAZIONE: 



Secondo la visione di Kelsen nel formulare spiegazioni causali una serie di dati molto importanti sono
costituite dalle ideologie della giustizia, il sociologo deve conoscere queste ideologie. 



Vi possono essere interessi materiali o ideologici. Spiegazione del perché si hanno certe sentenze e certe
leggi. 



Il sociologo si pone il problema della conoscenza degli effetti della produzione di certe norme e redazione
di certe sentenze in relazione a un determinato fenomeno. 



Operazioni che si propongono di spiegare da un lato causalmente l’esistenza delle norma giuridica esistenti
in un certo ordinamento e in un certo tempo. 



Il sociologo si propone di spiegare le norme vigenti come gli effetti di crete cause. 



Fattori di interessi materiali che stanno dietro all’esistenza di norme al quale certi interpreti hanno dato un
certo significato sono le tendenze di gruppi di individui a ottenere cose come denaro, potere e influenza. 

Accanto a interesse materiai nella vita dell’ordinamento giuridico vi sono interessi di nature intellettuale,
ideologica che spiegano perché vi sono certe norme, influiscono sulla produzione di norme. 



Il sociologo si propone di spiegare le norme come effetti di fattori causali di carattere materiale e spirituale.



I legislatori si sono fatti portatori di interessi di carattere spirituale e materiale per produrre determinate
norme. 



Ci si può chiedere dunque quali fattori materiali e spirituali generino certe decisioni.
Una parte della conoscenza sociologica, sulla base dell’osservazione su ciò che
succede in un ordinamento giuridico, formula delle spiegazioni causali delle norme
esistenti, indicando la combinazione di fattori materiali a spirituali che spiegano
perché il parlamento ha approvato una determinata legge o perché il giudice ha
interpretato il casa in un determinato modo. 



Sono spiegazioni di carattere empirico perché fondate sull’ esperienza e valore
scientifico perché hanno carattere oggettivo. 



Un tipo di esplicazione riguarda a quali sia lo studio degli effetti della vigenza di certe
norme sul comportamento di certi individui,“perché l’80% dei comportamenti sono
di adesione alle norme?” 



La spiegazione anche qui farà riferimento a fattori materiali e fattori spirituali. I
comportamenti sociali quali effetti di esistenza di norme cono spiegati sula base di
interessi materiali e spirituali. 



Si può rilevare un elevata inefficacia della norma e questa rilevazione sarebbe di
nuovo il punto di partenza per un analisi di carattere esplicativo, anche in questo
caso si può far appello a fattori di carattere spirituale e materiale.
3. PREVISIONE: 

Il sociologo si interroga sugli effetti di un certo testo di legge e
formulerà previsioni sul fenomeno regolato, se certi comportamenti
saranno incentivati o disincentivati. 



Il sociologo potrà formare conseguenze anche per quanto riguarda
le interpretazioni. 



Il sociologo formulerà previsioni circa future decisioni legislative o
giurisdizionali. 



Previsione si dovrà basare sulla presenza di certi fattori che
suggeriscono probabilmente la corte deciderà quel caso in un
certo modo, che il parlamento approverà una legge con un certo
testo.
Holmes è stato uno dei più importanti giuristi tra ‘800 e ‘900,
giudice alla Corte Suprema sosteneva che 



“la conoscenza del diritto consiste nel formulare profezie di
ciò che decideranno i giudici” 



ossia conoscere il diritto significa essere in grado di
formulare delle previsioni attendibili su ciò che i giudici
decideranno.
CONOSCENZA EMPIRICO NORMATIVA
Conoscenza relativa al contenuto di un diritto, conoscenza del contenuto
perché è conoscenza di ciò che il diritto prescrive: nella prospettiva di
Kelsen se ne possono distinguere 2 forme: 

1. CONOSCENZA NORMATIVA STATICA: 

Consiste nel rilevare i risultati delle operazioni di interpretazione e
integrazione delle norme vigenti da parte di agenti come i giudici. 



La conoscenza statica rilevata prelude a una conoscenza prelettiva, 

una volta che ho rilevato che ad esempio…

es un tribunale ha sempre interpretato un art in un certo modo, posso
prevedere che in una futura controversia interpreterà quell’art nello stesso
modo.
È un’indagine empirica: 



Perché fondata su dati di esperienza.



Di tipo normativo:



Perché è interessata a identificare le norme in quanto prodotto dell’interpretazione di documenti
del discorso delle norme.



Statica:



Perché è in parte rivolta al passato, rilevare interpretazioni 

(osservare come i giudici hanno interpretato certi documenti normativi) 

prodotte ma anche con con aspetto prelettivo, ossia sarà in grado di formulare previsioni. 



Intesa come un frammento di conoscenza sociologica che non si occupa delle cause, l’interesse è
identificare quale significato è stato attribuito, quali argomenti il giudice ha offerto a favore di
un’interpretazione. 



È uno studio più attento ai risultati ottenuti con quelle interpretazioni. 



Insieme delle interpretazioni giudiziali di parte del discorso delle fonti. 



Questa descrizione statica è un ramo della conoscenza sociologia di un diritto positivo. 

Si possono identificare 2 operazioni:


RILEVAZIONE DI COME I GIUDICI

HANNO COLMATO ALCUNE LACUNE



Ossia quale noma un giudice ha ricavato oppure aggiunto alle norme. Rilevazione di
operazioni giudiziali. 



L’attività statica nella prima fase è una rilevazione, questa attività prelude a una seconda fase. 

IDENTIFICA DEGLI ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI



Si ha quando la generalità dei giudici nel tempo hanno esibito costanza nell’interpretare un
certo enunciato del discorso delle fonti in un certo modo. 



Ricorrere delle stese interpretazioni in sentenze diverse in un arco di tempo. 



Questo diritto che si rileva costante nel tempo assume la denominazione di 

“diritto vivente” ossia è quel diritto che vive nell’attività giurisprudenziale. 

Forma di conoscenza empirica:

Perché rilevo dei risultati derivati dall’interpretazione, rilevazione di dati di esperienza.
2. CONOSCENZA NORMATIVA DINAMICA



Kelsen si chiede a quali condizioni un giurista che pone in essere un’attività di interpretazione può concepire l’interpretazione
dottrinale come un’attività conoscitiva? 



Per Kelsen a condizione che il giurista si proponga di identificare e presentare l’insieme dei possibili significati di enunciati del
discorso delle fonti. 



Secondo Kelsen si tratta dell’insieme dei significati metodologicamente possibili, che si possono attribuire sula base dei metodi,
tecniche, regole di traduzione di cui qualunque interprete che operi in quella certa cultura giuridica possa servirsi. 



Supponiamo che il giurista deve interpretare l’enunciato “la libertà personale è inviolabile”, la prima cosa da fare è identificare le
regole di traduzioni utilizzabili da qualunque operatore giuridico in quella cultura giuridica in quel momento. 



Supponiamo che si possano utilizzare 3 regole: 



Regola letterale: regola che afferma che agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato che risulta dal significato
usuale dei termini che ricorrono nell’enunciato costituzionale tenuto conto delle regole grammaticali e sintattiche della lingua
nella quale l’enunciato è stato formulato. 

Regola intenzionale: agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato corrispondente all’intenzione dei costituenti.





Regola della conformità a principi costituzionali: agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato suggerito
per essi dai principi costituzionali.


Nell’interpretare quell’enunciato qualunque interprete potrebbe usare queste regole. 



Sono regole di traduzione perché danno agli interpreti delle istruzioni su come tradurre gli enunciati costituzionali che saranno
presentati e difesi come equivalenti degli enunciati costituzionali. 



Ciascuna delle regole indica alcuni dati di cui l’interprete deve tenere conto per tradurre la norma.


Nel caso della regola letterale la risorsa interpretativa si rinvia a 3 dati: 

il significato usuale, le regole grammaticali e le regole sintattiche.


È uno dei significati metodologicamente possibile perché posso rilevare quel significato utilizzando quel
metodo. 



Metodologicamente: 

L'interpretazione dipende dalle tecniche di traduzione utilizzabili da qualunque interprete in quel
momento. 



Nella nostre culture giuridiche per l’interpretazione non vi è solo il metodo letterale ma molti altri metodi.



Quindi secondo l’INTERPRETAZIONE DINAMICA conoscere un diritto dal punto di vista del suo
contenuto significa anche conoscere i possibili significati interpretativi che si possono attribuire alle norme. 



Richiede come operazione preliminare che l’interprete identifichi i diversi metodi che possono essere
utilizzati e redigerne un elenco. 



Quando un giudice propone una certa interpretazione per un certo enunciato, il giudice presta attenzione
non soltanto alla possibilità metodologica ma anche la possibilità assiologia dell’interpretazione, che non sia
tale da essere considerata erronea, assurda, intollerabile non per ragioni metodologiche bensì per ragioni
ideologiche presenti nella società.

2.) CONOSCENZA RELATIVA AL DIRITTO GENERALE: 



Conoscenza relativa a aspetti non strettamente contenutistici ma attenta a aspetti formali o
strutturali degli ordinamenti giuridici. 



È una conoscenza che attiene per es alla identificazione degli elementi che compongono un
qualunque sistema positivo, i tipi di elementi. 



Se gli elementi sono norme, una conoscenza rivolta al diritto generale diventerà una teoria
generale delle norme giuridiche e quali relazioni si possano ricostruire tra le norme degli
ordinamenti. 



Altri temi particolarmente affrontati hanno a che vedere con concetti fondamentali: diritto, obbligo,
potere, libertà... e hanno a che vedere con le fonti del diritto, con i modi di produzione del diritto.
(3 forme di conoscenza empirica relative al contenuto degli ordinamento positivi: conoscenza
sociologica, dinamica e statica)

Queste 3 forme di conoscenza empirica, riferiscono informazioni circa il contenuto delle norme di
un certo diritto positivo. 



Filosofia del diritto intesa come riflessione sul problema della conoscenza scientifica del diritto
positivo, 

la conoscenza del contenuto del diritto positivo può essere di tipo sociologico, descrittiva
statica, descrittiva dinamica.
[FINE LEZIONE 4]
[LEZIONE 5]
CONOSCENZA ERMENEUTICA (O INTERPRETATIVA)

DEL CONTENUTO DEL DIRITTO POSITIVO
Per molto tempo questa forma di conoscenza è stata considerata la forma principe del contenuto di
un diritto. 



L’interpretazione è attività conoscitiva per eccellenza, mediante la quale giudici, giuristi, avvocati
conoscono il contenuto di un diritto. 



È un’attività distinta dalla attività di interpretazione precedenti, la descrizione statica insiste nel rilevare
interpretazioni prodotto effettuate da organi giudiziari, l’interpretazione dinamica consiste nello
svolgere un’esperimento ermeneutico che si conclude con l’elencazione dei significati
metodologicamente possibili del discorso delle fonti, questo tipo di conoscenza è un tipo di
conoscenza di carattere empirico sperimentale.


L’interpretazione che hanno in mente coloro che sostengono una conoscenza ermeneutica del diritto,
non di tipo empirico sperimentale, è un’attività che ha direttamente ad oggetto enunciati del discorso
delle fonti e ha come risultato risultati del tipo “l’arte esprime la norma N”, enunciati interpretativi.


È questo tipo di attività interpretativa che costituisce la forma più importante di conoscenza del
contenuto del diritto.

Si possono distinguere 3 posizioni riguardo alla tesi che sia possibile conoscere il contenuto del diritto
mediante un interpretazione che per qualunque operazione conduca a un enunciato che ne
rappresenta il significato.
Si è sostenuto che la conoscenza ermeneutica del diritto sia un’idea ingannevole perché l’attività interpretativa compiuta non è
un’attività integralmente conoscitiva.


Molti giuristi nel corso dell’800 hanno presentato l’interpretazione come un’attività conoscitiva per eccellenza,“interpretare è
affermare il vero senso della legge nella sua applicazione al caso concreto”.


Troviamo una tradizione culturale che sembra identificare una forma di conoscenza del diritto come conoscenza ermeneutica
ossia conoscenza mediante interpretazione.


Un secondo dato importante è che nella cultura giuridica giustfilosofica della seconda metà del 900, alcuni filosofi del diritto
hanno sostenuto anch’essi che vi sarebbe una forma di conoscenza di carattere ermeneutico, 

erano divisi in 2 gruppi:



. Un primo gruppo sosteneva che l’attività ermeneutica sia un’attività sempre conoscitiva



. Altri per contro sostengono che l’attività interpretativa abbia talvolta carattere generalmente conoscitivo. 

Riassumendo si hanno quindi 3 posizioni: 

1.) Chi crede del modo di pensare dei giuristi ottocenteschi:

Sostiene esservi una forma di conoscenza del diritto che è interpretativa e è sempre all’opera quando un giudice interpreta una
clausola della costituzione. 



È un attività integralmente conoscitiva, che consiste nell’affermare il vero significato delle clausole costituzionali. 

Questa è la posizione di 

COGNITTIVISMO INTRPRETATIVO INTEGRALE, 



cognitivismo interpretativo: 

Perché è una concezione di interpretazione in particolare dell’interpretazone giudiziale conoscitiva 



Integrale 

Perché sostiene che l’attività interpretativa posta in essere da un giudice può sempre essere un attività di carattere conoscitivo.
È la tesi secondo cui l’interpretazione giudiziale è, può essere sempre un’attività puramente
conoscitiva che ha come risultato l’identificazione del vero significato delle clausole costituzionali,
enunciati di una legge. 

2.) Posizione di cognitivismo interpretativo parziale o moderato: 



L’attività di interpretazione svolta dai giudici con riguardo a clausole costituzionali può essere in molti
casi un’attività puramente conoscitiva ma accanto a questi casi ve ne sono altri secondo cui è
un’attività del di carattere decisorio per certi aspetti creativo. 



Talvolta l’interpretazione giudiziale può essere puramente conoscitiva 

(e quindi si ha una conoscenza ermeneutica del contenuto del diritto) in altri casi no e si ha
un’attività ermeneutica del discorso delle fonti ma non ha carattere conoscitivo, involge decisioni e
creazioni di diritto.

3.) Posizione di non cognittivismo interpretativo: 

Sostiene che l’interpretazione così come svolta da un giudice in relazione alla redazione di una
sentenza non è mai un’attività puramente conoscitiva ma è un’attività di carattere volitivo, decisorio. 



Involge sempre atti di volontà e di decisione. 



Le uniche forme di conoscenza del contenuto del diritto ammettono unicamente quale forme d
conoscenza empirica che sono la conoscenza sociologica, la descrizione statica e la descrizione
dinamica.
Se l’idea che l’interpretazione è attività conoscitiva, accanto alle 3 forme va introdotta un ulteriore forma di conoscenza del
contenuto del diritto che è: 



La CONOSCENZA ERMENEUTICA o come attività interpretativa che è sempre conoscitiva o lo è in alcuni casi.
Questi modi di vedere sono criticati dai non-cognittivisti.

I giuristi della scuole dell’esegesi adottano una concezione cognittivistica dell’interpretazione 

(scoprire il vero sicgnificato della legge), questa nozione si accompagna non solo a teorie descrittive del fenomeno interpretativo ma si
accompagna a teorie prescrittive circa l’interpretazione giudiziale, l’interesse è nell’indicare ai giudici le regole per la corretta
interpretazione degli enunciati del codice civile. 



Rispetto alla possibilità di una conoscenza ermeneutica del contenuto del diritto, possiamo distinguere 3 posizioni:


Cognittivisti integrali: 

Ammettono questa forma di conoscenza ermeneutica e la concepiscono come un’attività che è in ogni caso conoscitiva



Cognittivisti parziali: 

Ammettono una forma di conoscenza ermeneutica del diritto limitata a alcuni casi, in alcuni casi l’interpretazione non è più
conoscenza ma è decisione. È parziale perché sostiene che non sempre l’attività interpretativa di un giudice è configurabile come
attività conoscitiva. 

Non-cognittivisti: 

Secondo cui il cognittivismo integrale e il cognittivismo parziale in quanto teorie che pretendono di offrire un immagine veritiere della
interpretazione giudiziale, sono teoria false. 

Cognittivismo interpretativo integrale: idea secondo cui l’interpretazione giudiziale è o può essere sempre conoscenza del
vero significato degli enunciati normativi. 



Tesi che identifica il cognittivismo interpretativo integrale. 



È sempre conoscenza del vero significato degli enunciati normativi. 

Questa tesi è composta da diverse tesi che compongono la sua posizione, possiamo individuare 5 tesi, che danno un’idea più precisa di quale tesi sostenga
un cognittivista integrali:
1.) Tesi dell’oggettivismo semantico: 

Sostiene che l’interpretazione è conoscenza del vero significato degli enunciati normativi. 



Questa tesi presuppone che ogni enunciato normativo abbia un vero significato. 



“Vero significato” significa che ogni enunciato normativo ha un significato che è oggettivo, determinato e giuridicamente corretto.
Significato oggettivo: 



Nel senso che è qualcosa che c’è indipendentemente dalle preferenze, dagli atteggiamenti normativi degli interpreti. 



Ogni enunciato ha un significato che è lo stesso per qualunque interprete nel senso che la sua esistenza e contenuto non dipendono da interpreti, altrimenti
interpreti diversi attribuirebbero significati diversi dallo stesso enunciato normativo. 



Ogni enunciato normativo ha un significato il cui contenuto non dipende da credenze, preferenze o dall’atteggiamento degli interpreti ma è un dato.


Significato determinato:

Il suo contenuto è sempre chiaro, determinato, univoco rispetto ai casi in cui un giudice potrebbe doverlo applicare. 

Ha a che vedere con la chiarezza. 

2.) Tesi della correttezza:

Sostiene che il significato oggettivo e determinato di ogni enunciato normativo è al tempo stesso il suo significato giuridicamente corretto, corretto dal
punto di vista del diritto positivo. 



A partire dal significato di “Vero significato” si esplicano queste 2 tesi. 



La correttezza è un ulteriore proprietà del significato di un enunciato normativo. 



. Se gli enunciati hanno un significato oggettivo e determinato, questo significato non può che essere giuridicamente corretto. 



. Se non fosse giuridicamente corretto potrebbe venir meno il significato oggettivo dando spazio alla discrezionalità
dell’interprete.


Queste 2 tesi sono di Carattere Ontoloogico, ci precisano le proprietà di quel significato degli enunciati normativi che 

la tradizione cognittivistica chiama Vero significato della legge.



La Tesi della conoscibilità è una tesi di Carattere Epistemologico.
3.) Tesi della conoscibilit
à: 

Questa tesi sostiene che un significato oggettivo e determinato è per forza corretto, sia conoscibile da parte del giudice mediante
interpretazione.
Queste 3 tesi implicano l’assenza di discrezionalità giudiziale. 



Ricostruzione della posizione di “formalismo interpretativo” che è la posizione del cognittivismo interpretativo integrale. 



Queste prime 3 tesi costituiscono il nucleo del cognittivismo integrale, le altre 2 tesi sono conseguenze.


4.) Tesi del carattere conoscitivo degli enunciati interpretativi: 

Enunciati hanno carattere conoscitivo, sono veri se N è il significato oggettivo e determinato di D (enunciato)
sono falsi in caso contrario.



Un enunciato interpretativo è un enunciato dalla forma “l’enunciato esprime una norma N”.


5.) Tesi dell’ assenza di discrezionalit
à interpret
a
tiv
a:



E’ il potere conferito ai giudici di scegliere tra 2 o più alternative ermeneutiche, di scegliere tra 2 o più interpretazioni. 



Potere discrezionale interpretativo del giudice ossia la possibilità di scegliere tra 2 o più interpretative ermeneutiche tutte
ragionevoli almeno prima facie. 



É la tesi secondo cui non si da mai alcuna occasione per l’esercizio del potere di discrezionalità interpretativa.
Perché mai dal punto di vista del cognittivismo integrale non vi sarebbe spazio per l ‘esercizio di un potere discrezionale interpretativo da
parte dei giudici? Perché si può sostenere questa tesi?
Ogni enunciato normativo ha un carattere oggettivo, determinato e giuridicamente corretto.



Se ogni giudice può conoscere sempre il significato oggettivo e determinato allora non vi è alcuna occasione per l’esercizio da parte
dei giudici di discrezionalità interpretativa. 



Se il giudice conduce l’attività interpretativa conoscitiva arriverà a un significato conoscibile, non avrà alternative tra le quali
scegliere. 



Date le prime 3 tesi, si può considerare la tesi numero 5 come implicata da esse.
[LEZIONE 6]


OPERAZIONE DI DETERMINAZIONE DI UN CASO


OPERAZIONE DI DETERMINAZIONE :



Il giudice ha il dovere di giudicare su qualsiasi controversia, vi è il divieto di “non liquet”, se non vi fossero enunciati non
determinati, la decisione dipenderebbe da un’operazione che consiste di passare da un significato oggettivo indeterminato a un
significato che determinato 

Operazione che comporterebbe la scelta tra più alternative possibili, quindi comporterebbe la discrezionalità interpretativa. 



Per il COGNITIVISMO INTEGRALE:

il significato non solo deve essere oggettivo ma anche determinato 

|
| __ __ __ __ __ __ __ __ __ __ _

|

|
4 linee argomentative a sostegno della correttezza della tesi dell’oggettivismo semantico:



1.) L’INTENZIONALISMO: 

Complesso di posizioni secondo cui:
. Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato
. Perché ogni enunciato normativo è un oggetto intenzionale ossia vi è l’intenzione, la volontà di
un’autorità normativa.


E’ Intenzionale perché:

Si assume che l’autorità normativa che produce questo enunciato vi riconnette un significato oggettivo e determinato.



E’ Oggettivo perché:

E’ il significato che l’autorità annette al significato non dipende dalle preferenze degli interpreti
2. L’OLISMO: (Idea) secondo cui:

Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato

Perché è parte di un tutto ordinato e riceve da questo insieme un significato oggettivo e determinato.
[…] Scopribile, quando il giudice comprende il sistema del diritto.
. Linea di giustificazione del COGNITIVISMO INTERPRETATIVO INTEGRALE che muove da una Concezione di ogni diritto
positivo che è una concezione olistica.



. Concezione secondo cui il diritto positivo : 

Insieme di regole e norme coerente e completo.

. L’idea è che non appena si tenga conto della natura olistica dei diritti positivi, allora è evidente che ogni enunciato normativo abbia
un significato oggettivo e determinato ——> ogni enunciato normativo è un frammento di questo sistema intrinseco del diritto. 



3. IL NATURALISMO METODOLOGICO: sostiene:
Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato

Perché ogni significato normativo detta agli interpreti le regole per la corretta interpretazione.
Queste regole se usate correttamente porteranno l’interprete a un significato oggettivo e determinato. 



4. IL REALISMO SEMANTICO:

Usata per sostenere forme di conittivismo integrale. 



Michael Muer la sostiene in un saggio del 2001

“giustificando una teoria giusnaturalistica della interpretazione costituzionale”, il suo tentativo è immaginare un argomento di
realismo semantico a sostegno del cognittivismo integrale.

Una posizione che si afferma nella filosofia del linguaggio contemporaneo a partire da ricerche che rilevano 

come ci siano certi termini che sono termini di genere naturale 

es “acqua, “oro”, di genere naturale 

perché li usiamo per denominare oggetti che appartengono al mondo della natura. 



Un termine come “celibe” è un termine dei linguaggi naturali, che

si formano mediante convenzioni tra gruppi di persone, 

il significato dipende da convenzioni linguistiche. 



La sua connotazione è “essere umano di sesso maschile non sposato” l’individuo che soddisfa queste proprietà fa riferimento al
termine “celibe”. Il termine “acqua” non dipende da convenzione linguistiche ma da “che cosa è L’acqua” che è il risultato di
indagini, teorie e scientifiche.



La semantica dei termini di genere naturale, è una 

semantica referenziale ossia il significato di questi termini dipende dalle caratteristiche essenziali proprie dell’oggetto al quale in
termine si riferisce, dipende da teorie circa la nature dell’ “acqua” ecc, non da convenzioni.
DAL PUNTO DI VISTA DEL REALISMO SEMANTICO ADOTTATO DA MICHEAL MUER
Sono termini di genere morale: 

(perché si riferiscono a entità che troviamo nel mondo morale, dove vi è il diritto naturale), 

possono ricevere significato da stipulazioni.



Accanto a questi significati vi sono termini che hanno un significato oggettivo che non dipende da convenzioni, 

ma dipende dalla natura dell’oggetto al quale questi termini si riferiscono.
L’idea è che nella misura in cui gli enunciati normativi contengono termini di genere naturale, di genere morale e funzionale,
l’interpretazione giudiziale può essere considerata un’attività conoscitiva, 

perché vi è un significato oggettivo e determinato che può essere scoperto.
CRITICA DEL NON COGNITTIVISMO
AL COGNITTIVISMO INTERPRET
A
TIVO INTEGRALE


Il NON COGNITTIVISMO INTERPRETATIVO:

Sostiene una tesi generica che si può riassumere come: 

“l’interpretazione giudiziale di enunciati normativi” che è un attività che coinvolge decisioni di carattere pratico.


Il NON COGNITTIVISMO:

Sostiene questa testi con una strategia di critica verso il COGNITTIVISMO INTEGRALE e PARZIALE, seminando dubbi,
sospetti.


BERSAGLIO PRINCIPALE: 



La tesi secondo cui ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato 

(oggettivismo semantico).


. PRIMO PUNTO



Sulla concepibilità di un significato oggettivo degli enunciati normativi.



Gli enunciati normativi sono enunciati in linguaggio naturale 

(italiano, francese ecc,,) 



I linguaggi naturali sono degli strumenti per la comunicazione inter-individuale che contengono suoni. 



Questi termini hanno un significato che dipende dagli usi che gli utenti ne fanno. 



Il significato di “gatto” secondo la lingua italiana ha un significato. 





Il significato convenzionale dei TERMINI PROPRI DEL LINGUAGGIO NATURALE è un significato oggettivo rispetto agli interpreti.
Il NON COGNITTIVISTA:



Può convenire sul carattere oggettivo in questo senso ma osserva come il significato di questi termini non sia sempre
determinato rispetto all’esperienza perché i termini descrittivi usati nel linguaggio naturale sono vaghi, imprecisi.

ES:



Nel parco all’ingresso “vietato l’ingresso ai veicoli” 

un bambino entra su un automobile giocattolo, è un veicolo? 



Vi sono situazioni nella quali i termini del linguaggio naturale si rilevano indeterminati rispetto a dati di esperienza. Il
giudice dovrà stabilire se l’automobile giocattolo sia o no veicolo. 



Vi è l’incertezza se racchiuderla all’interno della parola “veicolo”, gli usi linguistici non stabiliscono chiaramente il
significato.



Il NON COGNITTIVISTA: 



Osserva che gli enunciati normativi in quanto enunciati formulati in un linguaggio naturale possano avere un significato
oggettivo ma che non sarà sempre un significato determinato, perché certi termini si rilevano imprecisi di fronte
all’esperienza.



GIUDICE…
La DECISIONE DEL GIUDICE comporterà di precisare l’ambito di riferimento di “veicolo” in relazione all’automobile
giocattolo e qualunque decisione assuma avrà presentato una discrezionalità interpretativa.



Il Giudice deve aggiungere una norma che completi la norma

“i veicoli non possono entrare nel parco, ma le automobili giocattolo possono entrare nel
parco”

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  • 1. SCIENZA GIURIDICA IN QUANTO CONOSCENZA SCIENTIFICA DEL DIRITTO LEZIONE 4
  • 2. La Filosofia in quanto epistemologia del diritto si è occupata della
 conoscenza del diritto positivo. 
 Nella filosofia del diritto in quanto epistemologia del diritto occorre distinguere 
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 1.)CONOSCENZA RELATIVA AL CONTENUTO DI PARTICOLARE O DI PARTICOLARE ORDINAMENTI GIURIDICI POSITIVI:
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 1. OSSERVAZIONE : 
 Osserva i comportamenti degli individui all’interno di una certa società. 
 
 È un’osservazione dal punto di vista del diritto soggettivo, l’osservatore osserva che siano vigenti certe norma giuridiche volta a vedere che la condotta dei consociati sia o no conforme alle norme. 
 
 Si osserva che gli organi deputati a far valere le norme le facciano valere o no. 
 
 È un’osservazione che verte sui risultati dei vari organi.
  • 3. 2. SPIEGAZIONE: 
 
 Secondo la visione di Kelsen nel formulare spiegazioni causali una serie di dati molto importanti sono costituite dalle ideologie della giustizia, il sociologo deve conoscere queste ideologie. 
 
 Vi possono essere interessi materiali o ideologici. Spiegazione del perché si hanno certe sentenze e certe leggi. 
 
 Il sociologo si pone il problema della conoscenza degli effetti della produzione di certe norme e redazione di certe sentenze in relazione a un determinato fenomeno. 
 
 Operazioni che si propongono di spiegare da un lato causalmente l’esistenza delle norma giuridica esistenti in un certo ordinamento e in un certo tempo. 
 
 Il sociologo si propone di spiegare le norme vigenti come gli effetti di crete cause. 
 
 Fattori di interessi materiali che stanno dietro all’esistenza di norme al quale certi interpreti hanno dato un certo significato sono le tendenze di gruppi di individui a ottenere cose come denaro, potere e influenza. 
 Accanto a interesse materiai nella vita dell’ordinamento giuridico vi sono interessi di nature intellettuale, ideologica che spiegano perché vi sono certe norme, influiscono sulla produzione di norme. 
 
 Il sociologo si propone di spiegare le norme come effetti di fattori causali di carattere materiale e spirituale.
 
 I legislatori si sono fatti portatori di interessi di carattere spirituale e materiale per produrre determinate norme. 
 
 Ci si può chiedere dunque quali fattori materiali e spirituali generino certe decisioni.
  • 4. Una parte della conoscenza sociologica, sulla base dell’osservazione su ciò che succede in un ordinamento giuridico, formula delle spiegazioni causali delle norme esistenti, indicando la combinazione di fattori materiali a spirituali che spiegano perché il parlamento ha approvato una determinata legge o perché il giudice ha interpretato il casa in un determinato modo. 
 
 Sono spiegazioni di carattere empirico perché fondate sull’ esperienza e valore scientifico perché hanno carattere oggettivo. 
 
 Un tipo di esplicazione riguarda a quali sia lo studio degli effetti della vigenza di certe norme sul comportamento di certi individui,“perché l’80% dei comportamenti sono di adesione alle norme?” 
 
 La spiegazione anche qui farà riferimento a fattori materiali e fattori spirituali. I comportamenti sociali quali effetti di esistenza di norme cono spiegati sula base di interessi materiali e spirituali. 
 
 Si può rilevare un elevata inefficacia della norma e questa rilevazione sarebbe di nuovo il punto di partenza per un analisi di carattere esplicativo, anche in questo caso si può far appello a fattori di carattere spirituale e materiale.
  • 5. 3. PREVISIONE: 
 Il sociologo si interroga sugli effetti di un certo testo di legge e formulerà previsioni sul fenomeno regolato, se certi comportamenti saranno incentivati o disincentivati. 
 
 Il sociologo potrà formare conseguenze anche per quanto riguarda le interpretazioni. 
 
 Il sociologo formulerà previsioni circa future decisioni legislative o giurisdizionali. 
 
 Previsione si dovrà basare sulla presenza di certi fattori che suggeriscono probabilmente la corte deciderà quel caso in un certo modo, che il parlamento approverà una legge con un certo testo.
  • 6. Holmes è stato uno dei più importanti giuristi tra ‘800 e ‘900, giudice alla Corte Suprema sosteneva che 
 
 “la conoscenza del diritto consiste nel formulare profezie di ciò che decideranno i giudici” 
 
 ossia conoscere il diritto significa essere in grado di formulare delle previsioni attendibili su ciò che i giudici decideranno.
  • 7. CONOSCENZA EMPIRICO NORMATIVA Conoscenza relativa al contenuto di un diritto, conoscenza del contenuto perché è conoscenza di ciò che il diritto prescrive: nella prospettiva di Kelsen se ne possono distinguere 2 forme: 
 1. CONOSCENZA NORMATIVA STATICA: 
 Consiste nel rilevare i risultati delle operazioni di interpretazione e integrazione delle norme vigenti da parte di agenti come i giudici. 
 
 La conoscenza statica rilevata prelude a una conoscenza prelettiva, 
 una volta che ho rilevato che ad esempio…
 es un tribunale ha sempre interpretato un art in un certo modo, posso prevedere che in una futura controversia interpreterà quell’art nello stesso modo.
  • 8. È un’indagine empirica: 
 
 Perché fondata su dati di esperienza.
 
 Di tipo normativo:
 
 Perché è interessata a identificare le norme in quanto prodotto dell’interpretazione di documenti del discorso delle norme.
 
 Statica:
 
 Perché è in parte rivolta al passato, rilevare interpretazioni 
 (osservare come i giudici hanno interpretato certi documenti normativi) 
 prodotte ma anche con con aspetto prelettivo, ossia sarà in grado di formulare previsioni. 
 
 Intesa come un frammento di conoscenza sociologica che non si occupa delle cause, l’interesse è identificare quale significato è stato attribuito, quali argomenti il giudice ha offerto a favore di un’interpretazione. 
 
 È uno studio più attento ai risultati ottenuti con quelle interpretazioni. 
 
 Insieme delle interpretazioni giudiziali di parte del discorso delle fonti. 
 
 Questa descrizione statica è un ramo della conoscenza sociologia di un diritto positivo. 

  • 9. Si possono identificare 2 operazioni: 
 RILEVAZIONE DI COME I GIUDICI
 HANNO COLMATO ALCUNE LACUNE
 
 Ossia quale noma un giudice ha ricavato oppure aggiunto alle norme. Rilevazione di operazioni giudiziali. 
 
 L’attività statica nella prima fase è una rilevazione, questa attività prelude a una seconda fase. 
 IDENTIFICA DEGLI ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI
 
 Si ha quando la generalità dei giudici nel tempo hanno esibito costanza nell’interpretare un certo enunciato del discorso delle fonti in un certo modo. 
 
 Ricorrere delle stese interpretazioni in sentenze diverse in un arco di tempo. 
 
 Questo diritto che si rileva costante nel tempo assume la denominazione di 
 “diritto vivente” ossia è quel diritto che vive nell’attività giurisprudenziale. 
 Forma di conoscenza empirica:
 Perché rilevo dei risultati derivati dall’interpretazione, rilevazione di dati di esperienza.
  • 10. 2. CONOSCENZA NORMATIVA DINAMICA
 
 Kelsen si chiede a quali condizioni un giurista che pone in essere un’attività di interpretazione può concepire l’interpretazione dottrinale come un’attività conoscitiva? 
 
 Per Kelsen a condizione che il giurista si proponga di identificare e presentare l’insieme dei possibili significati di enunciati del discorso delle fonti. 
 
 Secondo Kelsen si tratta dell’insieme dei significati metodologicamente possibili, che si possono attribuire sula base dei metodi, tecniche, regole di traduzione di cui qualunque interprete che operi in quella certa cultura giuridica possa servirsi. 
 
 Supponiamo che il giurista deve interpretare l’enunciato “la libertà personale è inviolabile”, la prima cosa da fare è identificare le regole di traduzioni utilizzabili da qualunque operatore giuridico in quella cultura giuridica in quel momento. 
 
 Supponiamo che si possano utilizzare 3 regole: 
 
 Regola letterale: regola che afferma che agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato che risulta dal significato usuale dei termini che ricorrono nell’enunciato costituzionale tenuto conto delle regole grammaticali e sintattiche della lingua nella quale l’enunciato è stato formulato. 
 Regola intenzionale: agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato corrispondente all’intenzione dei costituenti.
 
 
 Regola della conformità a principi costituzionali: agli enunciati costituzionali si deve attribuire il significato suggerito per essi dai principi costituzionali. 
 Nell’interpretare quell’enunciato qualunque interprete potrebbe usare queste regole. 
 
 Sono regole di traduzione perché danno agli interpreti delle istruzioni su come tradurre gli enunciati costituzionali che saranno presentati e difesi come equivalenti degli enunciati costituzionali. 

  • 11. 
 Ciascuna delle regole indica alcuni dati di cui l’interprete deve tenere conto per tradurre la norma. 
 Nel caso della regola letterale la risorsa interpretativa si rinvia a 3 dati: 
 il significato usuale, le regole grammaticali e le regole sintattiche. 
 È uno dei significati metodologicamente possibile perché posso rilevare quel significato utilizzando quel metodo. 
 
 Metodologicamente: 
 L'interpretazione dipende dalle tecniche di traduzione utilizzabili da qualunque interprete in quel momento. 
 
 Nella nostre culture giuridiche per l’interpretazione non vi è solo il metodo letterale ma molti altri metodi.
 
 Quindi secondo l’INTERPRETAZIONE DINAMICA conoscere un diritto dal punto di vista del suo contenuto significa anche conoscere i possibili significati interpretativi che si possono attribuire alle norme. 
 
 Richiede come operazione preliminare che l’interprete identifichi i diversi metodi che possono essere utilizzati e redigerne un elenco. 
 
 Quando un giudice propone una certa interpretazione per un certo enunciato, il giudice presta attenzione non soltanto alla possibilità metodologica ma anche la possibilità assiologia dell’interpretazione, che non sia tale da essere considerata erronea, assurda, intollerabile non per ragioni metodologiche bensì per ragioni ideologiche presenti nella società.

  • 12. 2.) CONOSCENZA RELATIVA AL DIRITTO GENERALE: 
 
 Conoscenza relativa a aspetti non strettamente contenutistici ma attenta a aspetti formali o strutturali degli ordinamenti giuridici. 
 
 È una conoscenza che attiene per es alla identificazione degli elementi che compongono un qualunque sistema positivo, i tipi di elementi. 
 
 Se gli elementi sono norme, una conoscenza rivolta al diritto generale diventerà una teoria generale delle norme giuridiche e quali relazioni si possano ricostruire tra le norme degli ordinamenti. 
 
 Altri temi particolarmente affrontati hanno a che vedere con concetti fondamentali: diritto, obbligo, potere, libertà... e hanno a che vedere con le fonti del diritto, con i modi di produzione del diritto. (3 forme di conoscenza empirica relative al contenuto degli ordinamento positivi: conoscenza sociologica, dinamica e statica)
 Queste 3 forme di conoscenza empirica, riferiscono informazioni circa il contenuto delle norme di un certo diritto positivo. 
 
 Filosofia del diritto intesa come riflessione sul problema della conoscenza scientifica del diritto positivo, 
 la conoscenza del contenuto del diritto positivo può essere di tipo sociologico, descrittiva statica, descrittiva dinamica. [FINE LEZIONE 4]
  • 13. [LEZIONE 5] CONOSCENZA ERMENEUTICA (O INTERPRETATIVA)
 DEL CONTENUTO DEL DIRITTO POSITIVO Per molto tempo questa forma di conoscenza è stata considerata la forma principe del contenuto di un diritto. 
 
 L’interpretazione è attività conoscitiva per eccellenza, mediante la quale giudici, giuristi, avvocati conoscono il contenuto di un diritto. 
 
 È un’attività distinta dalla attività di interpretazione precedenti, la descrizione statica insiste nel rilevare interpretazioni prodotto effettuate da organi giudiziari, l’interpretazione dinamica consiste nello svolgere un’esperimento ermeneutico che si conclude con l’elencazione dei significati metodologicamente possibili del discorso delle fonti, questo tipo di conoscenza è un tipo di conoscenza di carattere empirico sperimentale. 
 L’interpretazione che hanno in mente coloro che sostengono una conoscenza ermeneutica del diritto, non di tipo empirico sperimentale, è un’attività che ha direttamente ad oggetto enunciati del discorso delle fonti e ha come risultato risultati del tipo “l’arte esprime la norma N”, enunciati interpretativi. 
 È questo tipo di attività interpretativa che costituisce la forma più importante di conoscenza del contenuto del diritto.
 Si possono distinguere 3 posizioni riguardo alla tesi che sia possibile conoscere il contenuto del diritto mediante un interpretazione che per qualunque operazione conduca a un enunciato che ne rappresenta il significato.
  • 14. Si è sostenuto che la conoscenza ermeneutica del diritto sia un’idea ingannevole perché l’attività interpretativa compiuta non è un’attività integralmente conoscitiva. 
 Molti giuristi nel corso dell’800 hanno presentato l’interpretazione come un’attività conoscitiva per eccellenza,“interpretare è affermare il vero senso della legge nella sua applicazione al caso concreto”. 
 Troviamo una tradizione culturale che sembra identificare una forma di conoscenza del diritto come conoscenza ermeneutica ossia conoscenza mediante interpretazione. 
 Un secondo dato importante è che nella cultura giuridica giustfilosofica della seconda metà del 900, alcuni filosofi del diritto hanno sostenuto anch’essi che vi sarebbe una forma di conoscenza di carattere ermeneutico, 
 erano divisi in 2 gruppi:
 
 . Un primo gruppo sosteneva che l’attività ermeneutica sia un’attività sempre conoscitiva
 
 . Altri per contro sostengono che l’attività interpretativa abbia talvolta carattere generalmente conoscitivo. 
 Riassumendo si hanno quindi 3 posizioni: 
 1.) Chi crede del modo di pensare dei giuristi ottocenteschi:
 Sostiene esservi una forma di conoscenza del diritto che è interpretativa e è sempre all’opera quando un giudice interpreta una clausola della costituzione. 
 
 È un attività integralmente conoscitiva, che consiste nell’affermare il vero significato delle clausole costituzionali. 
 Questa è la posizione di 
 COGNITTIVISMO INTRPRETATIVO INTEGRALE, 
 
 cognitivismo interpretativo: 
 Perché è una concezione di interpretazione in particolare dell’interpretazone giudiziale conoscitiva 
 
 Integrale 
 Perché sostiene che l’attività interpretativa posta in essere da un giudice può sempre essere un attività di carattere conoscitivo.
  • 15. È la tesi secondo cui l’interpretazione giudiziale è, può essere sempre un’attività puramente conoscitiva che ha come risultato l’identificazione del vero significato delle clausole costituzionali, enunciati di una legge. 
 2.) Posizione di cognitivismo interpretativo parziale o moderato: 
 
 L’attività di interpretazione svolta dai giudici con riguardo a clausole costituzionali può essere in molti casi un’attività puramente conoscitiva ma accanto a questi casi ve ne sono altri secondo cui è un’attività del di carattere decisorio per certi aspetti creativo. 
 
 Talvolta l’interpretazione giudiziale può essere puramente conoscitiva 
 (e quindi si ha una conoscenza ermeneutica del contenuto del diritto) in altri casi no e si ha un’attività ermeneutica del discorso delle fonti ma non ha carattere conoscitivo, involge decisioni e creazioni di diritto.
 3.) Posizione di non cognittivismo interpretativo: 
 Sostiene che l’interpretazione così come svolta da un giudice in relazione alla redazione di una sentenza non è mai un’attività puramente conoscitiva ma è un’attività di carattere volitivo, decisorio. 
 
 Involge sempre atti di volontà e di decisione. 
 
 Le uniche forme di conoscenza del contenuto del diritto ammettono unicamente quale forme d conoscenza empirica che sono la conoscenza sociologica, la descrizione statica e la descrizione dinamica.
  • 16. Se l’idea che l’interpretazione è attività conoscitiva, accanto alle 3 forme va introdotta un ulteriore forma di conoscenza del contenuto del diritto che è: 
 
 La CONOSCENZA ERMENEUTICA o come attività interpretativa che è sempre conoscitiva o lo è in alcuni casi. Questi modi di vedere sono criticati dai non-cognittivisti.
 I giuristi della scuole dell’esegesi adottano una concezione cognittivistica dell’interpretazione 
 (scoprire il vero sicgnificato della legge), questa nozione si accompagna non solo a teorie descrittive del fenomeno interpretativo ma si accompagna a teorie prescrittive circa l’interpretazione giudiziale, l’interesse è nell’indicare ai giudici le regole per la corretta interpretazione degli enunciati del codice civile. 
 
 Rispetto alla possibilità di una conoscenza ermeneutica del contenuto del diritto, possiamo distinguere 3 posizioni: 
 Cognittivisti integrali: 
 Ammettono questa forma di conoscenza ermeneutica e la concepiscono come un’attività che è in ogni caso conoscitiva
 
 Cognittivisti parziali: 
 Ammettono una forma di conoscenza ermeneutica del diritto limitata a alcuni casi, in alcuni casi l’interpretazione non è più conoscenza ma è decisione. È parziale perché sostiene che non sempre l’attività interpretativa di un giudice è configurabile come attività conoscitiva. 
 Non-cognittivisti: 
 Secondo cui il cognittivismo integrale e il cognittivismo parziale in quanto teorie che pretendono di offrire un immagine veritiere della interpretazione giudiziale, sono teoria false. 
 Cognittivismo interpretativo integrale: idea secondo cui l’interpretazione giudiziale è o può essere sempre conoscenza del vero significato degli enunciati normativi. 
 
 Tesi che identifica il cognittivismo interpretativo integrale. 
 
 È sempre conoscenza del vero significato degli enunciati normativi. 

  • 17. Questa tesi è composta da diverse tesi che compongono la sua posizione, possiamo individuare 5 tesi, che danno un’idea più precisa di quale tesi sostenga un cognittivista integrali: 1.) Tesi dell’oggettivismo semantico: 
 Sostiene che l’interpretazione è conoscenza del vero significato degli enunciati normativi. 
 
 Questa tesi presuppone che ogni enunciato normativo abbia un vero significato. 
 
 “Vero significato” significa che ogni enunciato normativo ha un significato che è oggettivo, determinato e giuridicamente corretto. Significato oggettivo: 
 
 Nel senso che è qualcosa che c’è indipendentemente dalle preferenze, dagli atteggiamenti normativi degli interpreti. 
 
 Ogni enunciato ha un significato che è lo stesso per qualunque interprete nel senso che la sua esistenza e contenuto non dipendono da interpreti, altrimenti interpreti diversi attribuirebbero significati diversi dallo stesso enunciato normativo. 
 
 Ogni enunciato normativo ha un significato il cui contenuto non dipende da credenze, preferenze o dall’atteggiamento degli interpreti ma è un dato. 
 Significato determinato:
 Il suo contenuto è sempre chiaro, determinato, univoco rispetto ai casi in cui un giudice potrebbe doverlo applicare. 
 Ha a che vedere con la chiarezza. 
 2.) Tesi della correttezza:
 Sostiene che il significato oggettivo e determinato di ogni enunciato normativo è al tempo stesso il suo significato giuridicamente corretto, corretto dal punto di vista del diritto positivo. 
 
 A partire dal significato di “Vero significato” si esplicano queste 2 tesi. 
 
 La correttezza è un ulteriore proprietà del significato di un enunciato normativo. 
 
 . Se gli enunciati hanno un significato oggettivo e determinato, questo significato non può che essere giuridicamente corretto. 
 
 . Se non fosse giuridicamente corretto potrebbe venir meno il significato oggettivo dando spazio alla discrezionalità dell’interprete. 
 Queste 2 tesi sono di Carattere Ontoloogico, ci precisano le proprietà di quel significato degli enunciati normativi che 
 la tradizione cognittivistica chiama Vero significato della legge.
 
 La Tesi della conoscibilità è una tesi di Carattere Epistemologico.
  • 18. 3.) Tesi della conoscibilit à: 
 Questa tesi sostiene che un significato oggettivo e determinato è per forza corretto, sia conoscibile da parte del giudice mediante interpretazione. Queste 3 tesi implicano l’assenza di discrezionalità giudiziale. 
 
 Ricostruzione della posizione di “formalismo interpretativo” che è la posizione del cognittivismo interpretativo integrale. 
 
 Queste prime 3 tesi costituiscono il nucleo del cognittivismo integrale, le altre 2 tesi sono conseguenze. 
 4.) Tesi del carattere conoscitivo degli enunciati interpretativi: 
 Enunciati hanno carattere conoscitivo, sono veri se N è il significato oggettivo e determinato di D (enunciato) sono falsi in caso contrario.
 
 Un enunciato interpretativo è un enunciato dalla forma “l’enunciato esprime una norma N”. 
 5.) Tesi dell’ assenza di discrezionalit à interpret a tiv a:
 
 E’ il potere conferito ai giudici di scegliere tra 2 o più alternative ermeneutiche, di scegliere tra 2 o più interpretazioni. 
 
 Potere discrezionale interpretativo del giudice ossia la possibilità di scegliere tra 2 o più interpretative ermeneutiche tutte ragionevoli almeno prima facie. 
 
 É la tesi secondo cui non si da mai alcuna occasione per l’esercizio del potere di discrezionalità interpretativa. Perché mai dal punto di vista del cognittivismo integrale non vi sarebbe spazio per l ‘esercizio di un potere discrezionale interpretativo da parte dei giudici? Perché si può sostenere questa tesi? Ogni enunciato normativo ha un carattere oggettivo, determinato e giuridicamente corretto.
 
 Se ogni giudice può conoscere sempre il significato oggettivo e determinato allora non vi è alcuna occasione per l’esercizio da parte dei giudici di discrezionalità interpretativa. 
 
 Se il giudice conduce l’attività interpretativa conoscitiva arriverà a un significato conoscibile, non avrà alternative tra le quali scegliere. 
 
 Date le prime 3 tesi, si può considerare la tesi numero 5 come implicata da esse.
  • 19. [LEZIONE 6] 
 OPERAZIONE DI DETERMINAZIONE DI UN CASO 
 OPERAZIONE DI DETERMINAZIONE :
 
 Il giudice ha il dovere di giudicare su qualsiasi controversia, vi è il divieto di “non liquet”, se non vi fossero enunciati non determinati, la decisione dipenderebbe da un’operazione che consiste di passare da un significato oggettivo indeterminato a un significato che determinato 
 Operazione che comporterebbe la scelta tra più alternative possibili, quindi comporterebbe la discrezionalità interpretativa. 
 
 Per il COGNITIVISMO INTEGRALE:
 il significato non solo deve essere oggettivo ma anche determinato 
 | | __ __ __ __ __ __ __ __ __ __ _
 |
 | 4 linee argomentative a sostegno della correttezza della tesi dell’oggettivismo semantico:
 
 1.) L’INTENZIONALISMO: 
 Complesso di posizioni secondo cui: . Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato . Perché ogni enunciato normativo è un oggetto intenzionale ossia vi è l’intenzione, la volontà di un’autorità normativa. 
 E’ Intenzionale perché:
 Si assume che l’autorità normativa che produce questo enunciato vi riconnette un significato oggettivo e determinato.
 
 E’ Oggettivo perché:
 E’ il significato che l’autorità annette al significato non dipende dalle preferenze degli interpreti
  • 20. 2. L’OLISMO: (Idea) secondo cui:
 Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato
 Perché è parte di un tutto ordinato e riceve da questo insieme un significato oggettivo e determinato. […] Scopribile, quando il giudice comprende il sistema del diritto. . Linea di giustificazione del COGNITIVISMO INTERPRETATIVO INTEGRALE che muove da una Concezione di ogni diritto positivo che è una concezione olistica.
 
 . Concezione secondo cui il diritto positivo : 
 Insieme di regole e norme coerente e completo.
 . L’idea è che non appena si tenga conto della natura olistica dei diritti positivi, allora è evidente che ogni enunciato normativo abbia un significato oggettivo e determinato ——> ogni enunciato normativo è un frammento di questo sistema intrinseco del diritto. 
 
 3. IL NATURALISMO METODOLOGICO: sostiene: Ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato
 Perché ogni significato normativo detta agli interpreti le regole per la corretta interpretazione. Queste regole se usate correttamente porteranno l’interprete a un significato oggettivo e determinato. 
 
 4. IL REALISMO SEMANTICO:
 Usata per sostenere forme di conittivismo integrale. 
 
 Michael Muer la sostiene in un saggio del 2001
 “giustificando una teoria giusnaturalistica della interpretazione costituzionale”, il suo tentativo è immaginare un argomento di realismo semantico a sostegno del cognittivismo integrale.

  • 21. Una posizione che si afferma nella filosofia del linguaggio contemporaneo a partire da ricerche che rilevano 
 come ci siano certi termini che sono termini di genere naturale 
 es “acqua, “oro”, di genere naturale 
 perché li usiamo per denominare oggetti che appartengono al mondo della natura. 
 
 Un termine come “celibe” è un termine dei linguaggi naturali, che
 si formano mediante convenzioni tra gruppi di persone, 
 il significato dipende da convenzioni linguistiche. 
 
 La sua connotazione è “essere umano di sesso maschile non sposato” l’individuo che soddisfa queste proprietà fa riferimento al termine “celibe”. Il termine “acqua” non dipende da convenzione linguistiche ma da “che cosa è L’acqua” che è il risultato di indagini, teorie e scientifiche.
 
 La semantica dei termini di genere naturale, è una 
 semantica referenziale ossia il significato di questi termini dipende dalle caratteristiche essenziali proprie dell’oggetto al quale in termine si riferisce, dipende da teorie circa la nature dell’ “acqua” ecc, non da convenzioni. DAL PUNTO DI VISTA DEL REALISMO SEMANTICO ADOTTATO DA MICHEAL MUER Sono termini di genere morale: 
 (perché si riferiscono a entità che troviamo nel mondo morale, dove vi è il diritto naturale), 
 possono ricevere significato da stipulazioni.
 
 Accanto a questi significati vi sono termini che hanno un significato oggettivo che non dipende da convenzioni, 
 ma dipende dalla natura dell’oggetto al quale questi termini si riferiscono. L’idea è che nella misura in cui gli enunciati normativi contengono termini di genere naturale, di genere morale e funzionale, l’interpretazione giudiziale può essere considerata un’attività conoscitiva, 
 perché vi è un significato oggettivo e determinato che può essere scoperto.
  • 22. CRITICA DEL NON COGNITTIVISMO AL COGNITTIVISMO INTERPRET A TIVO INTEGRALE 
 Il NON COGNITTIVISMO INTERPRETATIVO:
 Sostiene una tesi generica che si può riassumere come: 
 “l’interpretazione giudiziale di enunciati normativi” che è un attività che coinvolge decisioni di carattere pratico. 
 Il NON COGNITTIVISMO:
 Sostiene questa testi con una strategia di critica verso il COGNITTIVISMO INTEGRALE e PARZIALE, seminando dubbi, sospetti. 
 BERSAGLIO PRINCIPALE: 
 
 La tesi secondo cui ogni enunciato normativo ha un significato oggettivo e determinato 
 (oggettivismo semantico). 
 . PRIMO PUNTO
 
 Sulla concepibilità di un significato oggettivo degli enunciati normativi.
 
 Gli enunciati normativi sono enunciati in linguaggio naturale 
 (italiano, francese ecc,,) 
 
 I linguaggi naturali sono degli strumenti per la comunicazione inter-individuale che contengono suoni. 
 
 Questi termini hanno un significato che dipende dagli usi che gli utenti ne fanno. 
 
 Il significato di “gatto” secondo la lingua italiana ha un significato. 
 
 
 Il significato convenzionale dei TERMINI PROPRI DEL LINGUAGGIO NATURALE è un significato oggettivo rispetto agli interpreti.
  • 23. Il NON COGNITTIVISTA:
 
 Può convenire sul carattere oggettivo in questo senso ma osserva come il significato di questi termini non sia sempre determinato rispetto all’esperienza perché i termini descrittivi usati nel linguaggio naturale sono vaghi, imprecisi.
 ES:
 
 Nel parco all’ingresso “vietato l’ingresso ai veicoli” 
 un bambino entra su un automobile giocattolo, è un veicolo? 
 
 Vi sono situazioni nella quali i termini del linguaggio naturale si rilevano indeterminati rispetto a dati di esperienza. Il giudice dovrà stabilire se l’automobile giocattolo sia o no veicolo. 
 
 Vi è l’incertezza se racchiuderla all’interno della parola “veicolo”, gli usi linguistici non stabiliscono chiaramente il significato.
 
 Il NON COGNITTIVISTA: 
 
 Osserva che gli enunciati normativi in quanto enunciati formulati in un linguaggio naturale possano avere un significato oggettivo ma che non sarà sempre un significato determinato, perché certi termini si rilevano imprecisi di fronte all’esperienza.
 
 GIUDICE… La DECISIONE DEL GIUDICE comporterà di precisare l’ambito di riferimento di “veicolo” in relazione all’automobile giocattolo e qualunque decisione assuma avrà presentato una discrezionalità interpretativa.
 
 Il Giudice deve aggiungere una norma che completi la norma
 “i veicoli non possono entrare nel parco, ma le automobili giocattolo possono entrare nel parco”