1. RELAZIONE INFORMATICA
INPUT E OUTPUT
• Descrizione input e output
• A cosa servono?
• Cosa sono?
• Dispositivi di input
• Dispositivi di output
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2. INPUT
Input è un termine inglese con significato di "immettere" che in campo
informatico definisce una sequenza di dati o informazioni, immessi per
mezzo di una "periferica di input" e successivamente elaborati. Il
termine, approdato in Italia con la prima informatica degli anni sessanta
indicava al contempo i dati di entrata e i supporti che li contenevano. Nel
linguaggio corrente, input è divenuto sinonimo di impulso o direttiva che
consenta l'avvio di qualche opera, iniziativa o azione.
La fortuna del termine, è stata la sua sinteticità e il fatto che era molto
semplice schematizzare un qualsiasi processo (non necessariamente
fisico, ma anche ad esempio decisionale) con tre soli simboli: una freccia
in entrata, un riquadro, una freccia in uscita
Dati di input
Nei primi elaboratori il più semplice dato di input era il bit, che
conteneva un'informazione binaria: zero oppure uno. Era fornito con
l'impostazione di un interruttore (switch) o un pulsante. Successivamente
diventava un carattere quando all'elaboratore veniva connessa una
tastiera; la pressione del singolo tasto veniva convertita in una serie di bit
(inizialmente 5 (codice Baudot), poi 7 e 8 (codice ASCII). Altro passo in
avanti fu l'avvento delle schede perforate che permettevano di introdurre
80 caratteri alla volta. Prima delle schede perforate i dati di input erano
indifferentemente istruzioni o dati di lavoro. Con l'avvento delle schede
perforate si iniziò a distinguere le istruzioni dai dati di lavoro, soprattutto
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3. per il fatto che le istruzioni (di fatto il programma) erano (quasi sempre)
le stesse, mentre i dati di lavoro, per loro natura, cambiavano ad ogni
elaborazione. Nacque quindi il termine libreria dei programmi, ad
indicare la residenza di questo specifico tipo di input. La residenza era un
nastro magnetico, poi un disco magnetico.
Metodi di input
Per molto tempo l'input è stato strettamente correlato al suo supporto
fisico e al metodo di acquisizione. Con l'avvento del teleprocessing
(primi anni settanta) l'input inizia ad essere fornito anche con un mezzo
nuovo, la comunicazione via filo e via radio. Le schede perforate furono
sostituite gradualmente (anni ottanta) con i floppy disk da 8 pollici, nati
molti anni prima, ma fino allora usati solo per scopi particolari. Questo
per grandi volumi di input. Per piccoli volumi e, soprattutto, per la
produzione del software era già disponibile il terminale, non più simile
ad una telescrivente, ma dotato di monitor video. Dal terminale (tuttora
strumento valido per determinati lavori) si è passati direttamente al
personal computer, che può emulare il terminale, o meglio ancora,
colloquiare con un elaboratore in rete, locale o remota. Con lo sviluppo
delle applicazioni basate sul web è nato un ulteriore metodo di gestione
dell'input, attraverso i form delle pagine video.
Istruzioni interattive
Con l'avvento delle interfacce video, prima testuali poi grafiche, è nato
un nuovo tipo di input, il comando diretto. Quando il cursore è
posizionato su una determinata zona del video, la pressione di un tasto, il
click o doppio click del mouse o il puntamento dello stilo di un palmare,
attivano una procedura di elaborazione predeterminata, che può essere di
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4. qualunque natura, anche molto complessa. La zona video può essere
testuale (come i classici link HTML) e può essere un'immagine ben
delimitata come un pulsante o una icona attiva. Un insieme organizzato
di caselle su una o più righe costituisce un menù di scelta delle
operazioni da compiere.
Dispositivi di Input
I dispositivi di input sono tutti quei dispositivi che l’utente usa per
immettere i dati nel computer, che possono essere dati, testi o immagini.
La tastiera è il classico dispositivo di input poiché consente la
comunicazione diretta con l'elaboratore, oltre a quelle classiche, che
rimangono comunque le più diffuse, è possibile utilizzare differenti tipi
di tastiera.
Per ovviare a eventuali problemi di spazio sulla scrivania, sono
consigliabili tastiere di dimensioni ridotte o comprensive di sistemi di
puntamento differenti dal classico mouse.
La maggior parte delle tastiere è formata da 101 tasti, ognuno dei quali
agisce come un interruttore a molla, in grado di emettere un impulso
elettrico ogni volta che viene premuto.
Il mouse è un altro dispositivo di input di uso comune, particolarmente
importante nei sistemi operativi grafici come Windows e Mac OS. In
essi, il mouse è utilizzato per accedere in modalità grafica, alle varie
risorse e strumenti, come i menù a discesa. Il mouse è molto utile per
accedere alle icone e ai pulsanti, oltre che per effettuare operazioni di
trascinamento necessarie a copiare e a spostare file e cartelle.
I mouse per PC possiedono solitamente due o più tasti e una rotellina,
che aiutano nelle scelte rapide e a scorrere più facilmente le pagine.
Esistono diversi tipi di mouse, prima si usavano i mouse con la pallina
che girava, invece oggi si usano i mouse a raggi infrarossi, che
solitamente hanno una durata maggiore.
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5. Il TrackBall funziona come mini mouse rovesciato: invece di far scorrere
la pallina premendo leggermene sul mouse e provocandone il
trascinamento sul tavolo, la si aziona direttamente con un dito. Questa
soluzione non necessita di un piano di lavoro, anche se il TrackBall è più
ingombrante di un touchpad.
Il touchpad è un dispositivo di puntamento alternativo al mouse
costituito da una piastrina rettangolare, sensibile al tatto, sulla quale si fa
scorrere un dito.
I vantaggi di questa soluzioni sono costituiti dal ridotto ingombro e dalla
possibilità di lavorare anche senza un piano d'appoggio, al contrario di
quanto accade al mouse. Di conseguenza il touchpad ha trovato largo
impiego su notebook.
La penna luminosa, utilizzata nei programmi di disegno o di grafica, è
uno strumento indicato per creare linee disegnando sullo schermo del
computer.
Il joystick è uno strumento di controllo molto utilizzato nei videogiochi,
composto da una manopola che può essere inclinata nelle quattro
direzioni principali: avanti, indietro, destra e sinistra. Il suo principio di
funzionamento è perciò simile a quello della cloche di un aereo.
Poiché il computer è in grado di rilevare la direzione in cui esso viene
rivolto, questo dispositivo può essere utilizzato per controllare il
movimento di oggetti visualizzati sullo schermo.
Lo scanner è un dispositivo che consente al computer di acquisire
immagini, fotografie e pagine di testo. Esistono diversi tipi di scanner:
quelli manuali sono i più economici e consentono acquisizioni a basse
risoluzioni.
Gli scannar piani, il cui principio di funzionamento è molto simile a
quello di una fotocopiatrice, si usano appoggiando l'origine da
digitalizzare su un vetro, con il tasto o l'immagine da acquisire rivolti
verso di esso. Gli scanner piani sono al momento i più diffusi, in quanto
comportano il miglior rapporto prezzo - prestazioni.
Esistono poi anche scanner detti "a tamburo" destinati a un impiego
esclusivamente professionali
visti i costi elevati.
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6. Per ottenere buoni risultati, gli scanner devono essere dotati di un buon
corredo software, comprendente programmi per la manipolazione delle
immagini oppure per il riconoscimento ottico dei caratteri tipografici
(OCR, Optical Character Recognition), di modo che questi possono
essere trasmessi al computer non sotto forma di immagini, ma come se
fossero stati digitati direttamente dalla tastiera
Input dinamico
L'input dinamico fornisce un'interfaccia comandi accanto al cursore
nell'area di disegno.
Le descrizioni comandi dinamiche forniscono un metodo alternativo per
immettere i comandi. Quando l'input dinamico è attivo, una descrizione
comando visualizza informazioni aggiornate dinamicamente accanto al
cursore. Quando un comando è in esecuzione, è possibile specificare le
opzioni e i valori nella casella di testo della descrizione comando.
Le azioni richieste per il completamento di un comando o per l'utilizzo
dei grip sono analoghe a quelle richieste per la riga di comando. La
differenza sta nel fatto che è possibile concentrare la propria attenzione
in prossimità del cursore.
L'input dinamico non è stato progettato per sostituire la finestra dei
comandi. È possibile nascondere la finestra di comando per aumentare
l'area di disegno, ma sarà necessario visualizzarla per l'esecuzione di
alcune operazioni. Premere F2 per nascondere e visualizzare i messaggi
di richiesta e di errore della riga di comando in base alle necessità. In
alternativa, è possibile rendere mobile la finestra di comando e utilizzare
la funzione Nascondi automaticamente per aprirla e chiuderla.
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8. OUTPUT
Il termine output, dall'inglese messo fuori, indica in senso stretto il
risultato di una elaborazione ed in senso più ampio il risultato o l'insieme
dei risultati prodotti.
In Italia il termine cominciò ad essere utilizzato con la prima informatica
degli anni 60 indicava al contempo i dati in uscita e i supporti che li
contenevano.
Successivamente, in particolare con l'avvento delle metodologie di
gestione per processo, si è diffuso in quasi tutte le discipline, anche non
tecniche, nel senso più generale di insieme di elementi in uscita, come
risultato o prodotto anche immateriale di un trattamento fisico o di una
attività intellettuale di qualsiasi natura.
Dati di output
Agli inizi erano dati elementari forniti dall'elaboratore mediante
l'accensione o meno di mini lampadine (i led non esistevano) organizzate
in file orizzontali sul pannello di controllo dell'elaboratore. Erano in
pratica file di bit, da interpretare in esadecimale oppure ottale, secondo la
casa costruttrice dell'elaboratore.
Un rapido passo avanti fu l'adozione della consolle (sorta di
telescrivente), come unità di input e di output, con la quale iniziò l'era del
colloquio uomo-macchina.
Il salto di qualità fu l'avvento delle stampatrici (poi pian piano
denominate stampanti), che, a differenza della consolle, che pure
stampava, erano in grado di produrre volumi notevoli di output stampato,
nei classici formati a striscia continua, in pacchi da 1000 o duemila fogli.
Questo per quanto riguarda l'output finale, quello che è immediatamente
interpretabile dall'essere umano.
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9. Non va dimenticato infatti che esisteva (ed esiste), l'output interno, ad
esempio destinato alla memorizzazione stabile su nastri o dischi
magnetici, ed anche l'output intermedio, destinato a diventare input in
successive elaborazioni.
Con l'avvento del monitor video e successivamente delle interfacce
grafiche è nato l'output visuale diretto, prima solo testo, poi grafica ed
immagine fissa, ed infine immagine in movimento.
Con gli sviluppi delle tecniche audio (di per sé più antiche
dell'informatica) è arrivato anche l'output sonoro (da non confondere con
i beep del cicalino montato sui primi personal computer).
Strumenti e Supporti
Il nastro perforato, già in dotazione alle telescriventi, è stato il primo supporto
permanente delle informazioni di output. Conteneva le stesse informazioni via via
stampate dalla telescrivente ed era adatto ad essere conservato come documento
storico. La carta è stato il primo supporto di output di grande diffusione e grande
consumo. Intorno agli anni novanta si iniziava a parlare di società paperless, visto
che per scambiarsi informazioni bastava connettersi o scambiarsi un dischetto
(allora si diceva così). Questo però valeva solo per documenti che non avevano
carattere formale o legale. In realtà il trend del consumo di carta ha smesso di
salire solo quando le Istituzioni Pubbliche hanno iniziato ad ammettere e accettare
scambio di informazioni su supporto diverso dalla carta. Oggi il consumo di carta
tende effettivamente a diminuire, anche se è aumentato quello di carte speciali, ad
esempio per le fotografie (l'output delle fotocamere digitali).
Dispositivi di Output
Il monitor è trai i dispositivi che consentono di visualizzare i risultati delle elaborazioni
effettuate dal computer. Lo schermo CRT è dotato di un tubo a raggi catodici,
tecnologicamente simile a quello di un televisore.
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10. Gli schermi LCD, invece, sono schermi a cristalli liquidi, più leggeri e meno ingombranti
del primo, questi sono utilizzati principalmente per i computer portatili, ma anche per i PC
normali e sono piuttosto costosi. Il costo varia a seconda delle prestazioni, delle
caratteristiche e delle case produttrici.
La dimensione del monitor è misurata in pollici e calcolata sulla sua diagonale.
Nonostante la diffusione sempre maggiore dei dati in forma digitale, c’è comunque
l’esigenza di trasferire le informazioni anche sulla carta, specie quando si tratta di lettere,
di relazioni, di tabelle, di immagini e di gradevole aspetto.
Esistoni diversi tipi di stampanti:
Le stampanti ad aghi sfruttano l'impatto di una serie di aghi contro un nastro inchiostrato,
trasferendo l'inchiostro sulla carta.
La qualità di questa stampa dipende dal numero di aghi utilizzati. Purtroppo questo tipo di
stampante è piuttosto rumorosa e la qualità della stampa ottenuta risulta abbastanza
scadente: essa si rivela, tuttavia, particolarmente adatta nel caso di stampe su modulo
continuo.
Le stampanti a getto d'inchiostro spruzzano piccoli getti d'inchiostro sulla carta o sul
lucido.
Sono piuttosto silenziose, ma sono relativamente veloci.
Le stampanti termiche imprimono il colore sulla carta bruciando dei punti di essa. Tramite
un gruppo di piccoli e veloci elementi riscaldati. Risultano tra quelle più economiche e
sono utilizzate spesso nelle calcolatrici da tavolo e nei fax di basso costo. Richiedono carta
speciale, trattata chimicamente, che può scolorire nel tempo.
Laddove è richiesta un’alta qualità di stampa, si utilizzano stampanti laser.
Silenziose e veloci, generano un'immagine trasferendo sulla carta mediante particelle di
toner elettrostatico, la scansione ottenuta da un raggio di laser.
Le più sofisticate sono le stampanti a sublimazione di colore, che consentono di ottenere
stampe di qualità fotografica. Come le laser o le stampanti termiche, quelle a sublimazione
di colore compongono l'immagine come insieme di punti, ma, in questo caso, i punti di
inchiostro vengono fusi insieme a formare stampe dai colori intensi.
Questo tipo di stampante, piuttosto costosa, è utilizzata maggiormente nelle aziende e negli
uffici, dove può essere condivisa tramite una rete.
Anche le stampanti possiedono una loro memoria interna, cosa che permette una certa
velocità di trasferimento ed elaborazione dei dati, in particolare per la stampa di documenti
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11. graficamente piuttosto elaborati. Alcuni modelli consentono di installare moduli di
memoria aggiuntivi.
Il plotter è un dispositivo di stampa di grosse dimensioni, in cui la testina di stampa è
costituita da uno o più pennini di diversi colori; viene utilizzato per riprodurre grafici,
schemi tecnici o altri disegni al tratto di carattere analogo.
I plotter trovano largo utilizzo nel settore CAD (Computer Aided Design, progettazione
assistita dal calcolatore) e sono in grado di operare su fogli di grandi dimensioni.
I dispositivi a microfilm sono strumenti di archiviazione e lettura basati su
“microfilmatura” degli originali. In sostanza, gli originali, in genere cartacei, vengono
fotografati su pellicole molto piccole (microfilm appunto), generalmente in bianco e nero,
in rotoli da alcune miglia di fotogrammi.
Questi rotoli di fotografie costituiscono l'archivio e permettono la distruzione dell'originale
cartaceo, mantenendo copia conforme all'originale.
Si dicono dispositivi a microfilm, quindi, sia quelli che microfilmano (generalmente sono
stativi con fotocamera apposita), sia quelli che consentono la lettura sequenziale dei
fotogrammi uno alla volta. Fino a qualche tempo fa erano usatissimi nei quotidiani e nelle
biblioteche.
Il sistema è stato sostituito da scanner digitali a memorizzazione su nastri, che consentono
l'accesso a più persone contemporaneamente e una migliore conservazione dell'archivio.
Altri dispositivi di output che vengono forniti con il computer hanno a che vedere con il
sistema sonoro: la scheda audio e le casse acustiche.
In seguito all'installazione di una scheda audio è possibile creare composizioni musicali,
eseguire applicazioni multimediali e ascoltare un CD.
La scheda audio elabora i dati digitali, li trasforma in analogici e li trasferisce agli
altoparlanti del computer (Windows memorizza i suoni sotto forma d'onda in file con
estensibile .wav)
Se si dispone di un microfono, è possibile registrare suoni o, con l'aiuto di appositi
programmi, dettare testi al computer.
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