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PRESENTE E FUTURO DEL
PUNTO DI PRIMO INTERVENTO
DI SABAUDIA
Franco Brugnola
Il Comitato per la difesa del Punto di
primo Intervento di Sabaudia ha
raccolto nei primi quindici giorni del
mese di agosto 8.767 firme per
diffidare il Direttore generale della
ASL Latina dal modificare l’attuale
organizzazione del PPI.
Hanno firmato cittadini, residenti (tra i
quali molti membri della comunità
indiana) e turisti.
Le firme sono state consegnate alla ASL
il 21 agosto. Dalla Direzione generale
non c’è stata alcuna risposta.
Sono denominati Punti di Primo Intervento (PPI)
quelle strutture del sistema di emergenza sanitaria la cui
funzione si esplica nel trattamento delle urgenze minori
(piccoli atti medico-chirurgici, malesseri non ben definiti,
diagnostica strumentale semplice) e che per i casi più gravi
garantiscono la stabilizzazione del paziente in fase critica
attivandone il trasporto presso l’ospedale più idoneo
secondo protocolli definiti.
PUNTI DI PRIMO INTERVENTO: DEFINIZIONE
I PPI rappresentano il primo livello di operatività del
Sistema di emergenza-urgenza e costituiscono una
articolazione sul territorio dei DEA cui afferiscono e si
collegano.
LA TUTELA DELLA SALUTE NELLA COSTITUZIONE
E LA SUA ATTUAZIONE
La Costituzione italiana all’art.32 stabilisce che la
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure
gratuite agli indigenti.
Le funzioni sanitarie e amministrative devono essere svolte
sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed
adeguatezza.
Nell’adozione dei provvedimenti relativi alla tutela della
salute devono essere assicurati i princìpi della precauzione e
della prudenza.
IL TRATTATO DELLA U.E. E LA TUTELA DELLA SALUTE
Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea
all’articolo 6 stabilisce che l’Unione ha competenza per
svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o
completare l’azione degli Stati membri.
Il primo dei settori di tali azioni è costituito dalla tutela
e miglioramento della salute umana stabilendo all’art.
168 che nell’attuazione di tutte le politiche ed attività
dell’Unione deve essere garantito un elevato livello di
protezione della salute umana.
La legge 23 dicembre 1978, n. 833 istitutiva del
Servizio sanitario Nazionale prevede che l’erogazione
dei servizi di primo livello e di pronto intervento sia
attribuita ai distretti sanitari di base quali strutture
tecnico-funzionali delle Unità Sanitarie Locali (oggi Aziende
Sanitarie Locali).
LA LEGGE DI RIFORMA SANITARIA STABILISCE CHE
L’EROGAZIONE DEI SERVIZI DI PRONTO INTERVENTO
È DI COMPETENZA DEI DISTRETTI DELLE ASL
Pertanto la Direzione generale della ASL deve organizzare
e gestire questo tipo di servizio assicurandone la
prossimità ai cittadini.
Il Servizio Sanitario Nazionale assicura Livelli
Essenziali di Assistenza attraverso le risorse
finanziarie pubbliche e in coerenza con i principi e i
criteri indicati dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833 e dal
decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modifiche e integrazioni.
Con DPCM 12 gennaio 2017 sono stati fissati i nuovi
LEA.
OMESSO RISPETTO DEI
LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
Il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire, in
situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale
extra-ospedaliero, interventi sanitari tempestivi e
finalizzati alla stabilizzazione del paziente,
assicurando il trasporto in condizioni di
sicurezza al presidio ospedaliero più
appropriato.
Il coordinamento e la gestione dell’attività di
emergenza territoriale sono effettuati dalle Centrali
operative 118, nell’arco delle 24 ore.
EMERGENZA SANITARIA TERRITORIALE
ART. 7 DPCM LEA
…segue…emergenza sanitaria territoriale
In particolare, devono essere garantiti:
a) gli interventi sanitari mediante mezzi di soccorso di base
e avanzato, terrestri e aerei, con personale sanitario
adeguatamente formato,
b) i trasporti sanitari secondari assistiti e non assistiti,
c) le attività assistenziali e organizzative in occasione di
maxi emergenze, eventi a rischio nucleare, biologico,
chimico e radiologico (NBCR),
d) le attività assistenziali in occasione di eventi e
manifestazioni programmati, con le modalità fissate dalle
regioni e province autonome.
- DPR 27 marzo 1992 recante «Atto di indirizzo e
coordinamento alle regioni per la determinazione dei
livelli di assistenza sanitaria di emergenza»;
- DM 15 maggio 1992 Criteri e requisiti per la classificazione
degli interventi di emergenza;
- Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri del
30/5/96 n. 87 recante il Documento sul sistema delle
emergenze sanitarie approvato dal gruppo di lavoro
Stato-regioni il 2 dicembre 1991;
- Linee Guida Sistema di emergenza urgenza n. 1/1996;
PUNTI DI PRIMO INTERVENTO
NORMATIVA STATALE
PUNTI DI PRIMO INTERVENTO NORMATIVA REGIONALE
- Deliberazione del Consiglio regionale 18 maggio 1994, n.
1004 – Sistema di emergenza sanitaria Lazio Soccorso 118
- DCA 599/2015: Recepimento Accordo sancito dalla
Conferenza Stato - Regioni e Province Autonome il 7 febbraio
2013 - relativo al documento recante «Linee di indirizzo per la
riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in
rapporto alla continuità assistenziale»
-DCA U0090/2010: requisiti minimi autorizzativi per
l’esercizio delle attività sanitarie e socio-sanitarie: «i PPI
rappresentano una articolazione sul territorio dei
Dipartimenti di Emergenza e Accettazione , cui
afferiscono e si collegano»
Dopo la chiusura di cinque ospedali nella nostra
provincia (Cori, Sezze, Priverno, Gaeta e Minturno) per
dare la giusta sicurezza ai cittadini è necessario ricostruire
la rete territoriale di emergenza, assicurando una risposta
urgente al bisogno di salute del paziente in condizioni
critiche o sub critiche sul territorio.
OMESSO ADEGUAMENTO DELLA RETE TERRITORIALE
DELL’EMERGENZA
In particolare è necessario tener conto delle distanze e
degli effettivi tempi di percorrenza specialmente durante la
stagione estiva per una integrazione equilibrata in ambito
organizzativo e strutturale tra Ospedale e Territorio.
DISEGUAGLIANZA NELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE
Con l’art. 8 del decreto legislativo 502/1992 e successive
modifiche e integrazioni è stato stabilito che le ASL potessero
individuare aree di attività dell’emergenza territoriale e
della medicina dei servizi ove utilizzare il personale della
guardia medica e della medicina dei servizi al fine del
miglioramento dei servizi.
Quindi mentre per lavorare presso il Pronto soccorso
occorre la specializzazione, per lavorare presso il PPI basta
un attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di
emergenza sanitaria territoriale ai sensi dell’art. 96
dell’Accordo Collettivo Nazionale.
Ma molti non hanno neanche quello.
PPI & OSPEDALI
= Punto di Primo Intervento = Ospedale
* A Sabaudia ci sono stati 2010 codici gialli e rossi pari al 15% del totale
Il punto 9.1.2 del DM70/2015 stabilisce che «il nuovo
modello organizzativo dell’assistenza, caratterizzato da un
potenziamento delle attività sul territorio e dalla
realizzazione di una rete ospedaliera dedicata alle patologie
complesse, deve prevedere la presenza di uno sviluppo del
servizio di emergenza territoriale tecnologicamente
avanzato, in grado di affrontare le emergenze e di
condividere le procedure con l’attività del distretto e con la
rete ospedaliera garantendo una reale continuità
dell’assistenza nell’interesse della popolazione, anche
attraverso la gestione tempestiva dei trasferimenti
secondari urgenti e la trasmissione di immagini e dati».
DECRETO INTERMINISTERIALE 2 APRILE 2015, N. 70
Il punto 9.1.5 del Decreto, che è stato firmato dai Ministri
Padoan e Lorenzin, stabilisce che la funzione dei Punti di
Primo Intervento è la trasformazione entro un arco
temporale predefinito del 118 in postazione medicalizzata
(con un medico), implementando l’attività territoriale al
fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le
patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento
ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi
tra 118, DEA, HUB o Spoke e Distretto.
DECRETO INTERMINISTERIALE 2 APRILE 2015, N. 70
…segue DM 70/2015
In base al 1° comma del punto 9.1.5 del decreto 70/2015
qualora gli accessi superino le 6.000 unità/anno la
responsabilità clinica e organizzativa deve ricadere sul
DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse
specialistiche con adeguata formazione presenti nella
struttura.
Il decreto non fissa alle regioni una data per la sua
attuazione.
IL MODELLO PROPOSTO VUOLE IMITARE IL NHS
Dalla fine del 2019 in Gran Bretagna saranno attivati gli
Urgent Treatment centres gestiti dai General
Practitioner (i nostri medici di famiglia) aperti 12 ore al
giorno comprese le domeniche, che potranno trattare:
distorsioni e stiramenti, sospetti arti spezzati, lesioni alla
testa minori, tagli ed escoriazioni, morsi e punture,
scottature e ustioni minori, infezioni dell’orecchio e della
gola, infezioni cutanee ed eruzioni cutanee, problemi agli
occhi, tosse e raffreddore, malattia febbrile negli adulti,
malattia febbrile nei bambini, dolore addominale, vomito
e diarrea, contraccezione d’emergenza.
IL DECRETO DEL COMMISSARIO AD ACTA DELLA
REGIONE LAZIO ATTUATIVO DEL DM70/2015
La Regione Lazio ha adottato il DCA U00257/2017 con cui
ha fissato al 31/12/2018 la data per «la trasformazione dei
predetti PPI in postazione “118” medicalizzate.
In tale contesto di riconversione potranno essere previsti
punti di offerta di assistenza primaria organizzati come
presidi ambulatoriali territoriali di medicina generale,
nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo recepito con DCA
376/2014. Tale offerta dovrà essere garantita dall’attività dei
medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta,
attraverso le forme associative dei medici di assistenza
primaria e di continuità assistenziale».
LA PROPOSTA DEL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL
Nei giorni scorsi il Direttore generale della ASL Latina ha
presentato al Comitato ristretto della Conferenza locale
sociale e sanitaria della ASL una proposta in base alla
quale tutti i PPI verrebbero incardinati nelle strutture
territoriali (Distretti) dal mese di dicembre 2018 per
passare poi alla loro riorganizzazione in base ad un piano
di fattibilità condiviso con i Comuni.
Sembra che il Comitato abbia espresso parere contrario.
Il plenum della Conferenza locale sociale sanitaria si
riunirà il 13 ottobre.
OMESSA TUTELA DEI PPI CHE SUPERANO I 6000
ACCESSI ANNUI
In base al 1° comma del punto 9.1.5 del decreto 70/2015
qualora gli accessi superino le 6.000 unità anno la
responsabilità clinica e organizzativa deve ricadere sul
DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse
specialistiche con adeguata formazione presenti nella
struttura.
Stranamente nel DCA U00257/2017 non è menzionato
questo obbligo.
Rappresenta un vizio del provvedimento l’omesso rispetto
della norma citata.
SITUAZIONE ATTUALE
 Servizio H24
 Risorse umane:
- 5 medici dell’emergenza sanitaria
che coprono 168 ore settimanali;
- 6 infermieri professionali che
coprono il servizio H24
 Risorse strumentali:
ECG- POCT - Defribrillatore
 Trasporti: Croce Azzurra H24
PROPOSTA DG CASATI
• Servizio H12 (8-20)
• Risorse umane:
- MMG e PLS attraverso le forme
associative dei medici di assistenza
primaria e di continuità assistenziale
(84 ore settimanali)
- Infermieri professionali (?)
• Risorse strumentali: n.n.
• Trasporti: Una ambulanza H24;
Nelle ore notturne una ambulanza
medicalizzata (altre 84 ore sett.li)
ORGANIZZAZIONE DEL PPI DI SABAUDIA
OGGI: P.P.I.
Trattamento delle urgenze
minori (piccoli atti medico-
chirurgici, malesseri non ben
definiti, diagnostica
strumentale semplice).
Per i casi più gravi garantisce
la stabilizzazione del paziente
in fase critica attivandone il
trasporto presso il Pronto
soccorso più vicino.
DOMANI: A.C.P.S.
Ambulatorio di cure primarie e
specialistiche mediante
passaggio della gestione delle
attività attualmente assicurate
dal PPI alla rete territoriale
prevedendo il coinvolgimento
dei medici della continuità
assistenziale e dei MMG
organizzati in UCP.
FUNZIONI SVOLTE
IL CRONOGRAMMA DELLA DIREZIONE GENERALE
Fonte:propostadellaDirezionegeneraledellaASLlatina
Nel DCA U00257/2017, al punto 5.5.1 è scritto:
«Al fine di adempiere a quanto previsto dal D.M. n.
70/2015 … sarà inoltre valutata, sulla base della
programmazione aziendale, la possibilità di
realizzare ulteriori Case della Salute presso i
presidi sede di PPI».
Con il DCA 22 giugno 2017, n. U00228 sono stati definiti
gli aspetti organizzativi, le funzioni, i requisiti minimi
autorizzativi e gli schemi di Intesa per l'attivazione delle
case della salute.
LE CASE DELLA SALUTE E I PPI
LE CASE DELLA SALUTE
Secondo il Ministero la Casa della salute è da intendersi
come la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno
stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano
prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di
Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale e sociali
per una determinata e programmata porzione di
popolazione.
Nel Lazio sono state già aperte 17
Case della salute.
Nella ASL Latina ne abbiamo una
sola aperta a Sezze.
Con il DCA U0052 del 22 febbraio
2017 è stato, tra l’altro, assunto al
punto 9.3 l’impegno di
programmare il completamento
dell’attivazione di ulteriori Case della
salute, assicurando la presenza di
una di esse per ciascun Distretto
sanitario, entro il 31 dicembre 2018.
I MODULI DI BASE
I MODULI AGGIUNTIVI
COSA PREVEDE LA PROPOSTA DEL DG CASATI
Nel documento diffuso dalla direzione generale della Asl si
afferma che «…nei Distretti cui afferiscono i PPI il processo
di implementazione delle Case della Salute è in atto essendo
le stesse già attive (Distretto 3: PPI Sezze e PPI Priverno), in
via di attivazione (Distretto 1: PPI Cori e PPI Cisterna di
Latina) ovvero previste (D5: PPI Gaeta e PPI Minturno)…».
Sembra che il DG Casati abbia affermato che la Casa della
salute spettante al nostro Distretto (n.2) verrebbe realizzata
a Latina, in Largo Celli (sede dell’ex poliambulatorio INAM).
Ignorate la raccolta di firme del 2013 e la delibera
della Giunta comunale di Sabaudia n. 114/2014.
VIOLAZIONE DEL DM 70/2015
- Omesso affidamento della responsabilità clinica e
organizzativa dei PPI con oltre 6.000 accessi l’anno ai DEA
di riferimento, che dovrebbero avvalersi di risorse
specialistiche che al momento non sono presenti in molte
strutture;
- Inadeguata implementazione dell’assistenza territoriale
come previsto quale condizione dal punto 9.1.5 dell’allegato
n.1 del citato D.I.70/2015 e come ammesso anche
dall’Assessore regionale competente in una sua nota al
Ministro della salute;
IMPOSSIBILITÀ DI DARE ATTUAZIONE AL DM 70/2015
- Omessa riorganizzazione della rete dell’emergenza;
- Omessa implementazione dell’assistenza territoriale (non è
ancora stata completata e, aggiungiamo, in molti luoghi
neanche iniziata; mancano anche le Case della salute
promesse) come ha ammesso la Regione Lazio in una nota
inviata al Ministro Grillo;
- Eccessivo accentramento della funzione di emergenza
ottenendo un risultato opposto a quello voluto, con aumento
degli accessi impropri al Pronto soccorso;
- Affidamento di funzioni di emergenza a personale medico
privo di formazione specifica;
I MOTIVI DELL’OPPOSIZIONE DEL COMITATO
- Omessa adozione di un formale atto deliberativo senza il
quale non appare possibile procedere ad una nuova
organizzazione dei servizi che di fatto modifica l’Atto aziendale
con conseguente deprivazione dei diritti dei cittadini;
- Omessa predisposizione di un Piano che preveda (ex Punto
9.1.2 del DM 70/2015) un effettivo potenziamento delle attività
sul territorio e la realizzazione di una rete ospedaliera
dedicata alle patologie complesse prevedendo la presenza di
uno sviluppo del servizio di emergenza territoriale.
- Inadeguatezza e vaghezza dal punto di vista programmatorio e
della pianificazione territoriale del documento presentato dalla ASL
Latina in quanto:
a)Non sono definite le prestazioni che saranno assicurate
localmente
b)È privo dei dati della contabilità analitica dei costi oggi sostenuti
e di una previsione degli effettivi costi futuri;
c)È privo della effettiva dotazione di personale medico e
infermieristico che sarà utilizzato in ciascun presidio;
d)Non è detto chi utilizzerà le apparecchiature oggi esistenti, ivi
comprese quelle oggetto di recente donazione al PPI di Sabaudia;
e)Manca una simulazione di come funzionerà effettivamente il
servizio e delle possibili criticità;
INCOSTITUZIONALITÀ DEI TAGLI AL PPI
Dalla tempestività e certezza del servizio di pronto
intervento sanitario dipende la protezione del diritto
primario dell’uomo, quello alla vita, pertanto
l’organizzazione del servizio deve rispondere ad un nucleo
irriducibile del diritto alla salute, affermato dalla Corte
Costituzionale (sentenze n. 162/2007 e n. 275/2016) e per la
sua stessa natura insopprimibile, nonché insuscettibile di
essere compresso o ridotto in forza di qualunque altra
esigenza politico-amministrativa, tanto meno di carattere
finanziario.
L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEVE ESSERE FATTA
NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE
La normativa in tema di pronto soccorso deve essere
applicata con una interpretazione costituzionalmente
orientata che a tal fine deve privilegiare il criterio,
all’interno della dimensione regionale del servizio,
tendente ad una organizzazione territoriale il più rapida
possibile e perciò mirata alla conservazione dei presidi
nelle zone «svantaggiate» prese in considerazione dalle
stesse disposizioni del D.M. n. 70/2015
IRRAGIONEVOLEZZA DEI TAGLI AL SISTEMA DI
EMERGENZA URGENZA TERRITORIALE
Non può sussistere alcun dubbio sull’ irragionevolezza
di una applicazione della normativa nel senso di
legittimare soppressioni e/o trasferimenti definitivi di
presidi di pronto soccorso che costringano l’utenza a
rivolgersi a servizi il cui espletamento richieda un
aumento dei tempi di percorrenza oltre il limite indicato
dalla normativa (cfr. Consiglio di Stato, Sez. III,
2151/2015 e Sez. III, 3242/2012).
Per quanto attiene il soccorso sanitario primario esso deve
estrinsecarsi in un periodo di tempo non superiore agli 8
minuti per gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le
zone extra-urbane (non è facile la distinzione), salvo
particolari situazioni di complessità orografica;
In ogni caso in una situazione di reale emergenza,
l’intervento anche se effettuato in 20’ darebbe poche
possibilità di sopravvivenza all’infortunato.
La chiusura dei PPI renderebbe impossibile
rispettare i tempi di intervento procurando la sicura
perdita di vite umane.
LE DISEGUAGLIANZE DEI TEMPI DI SOCCORSO
POSTAZIONI AMBULANZE
E DISTANZA
DI ALCUNI COMUNI E
LOCALITÀ DAL PIU’
VICINO DEA
Km.36,7
Km. 22,6
Km. 40
Km. 32,9Km. 40
Km. 35
L’attuazione pedissequa del DCA 257/2017 nella nostra
provincia esporrebbe i cittadini a gravissimi rischi per la loro
salute ed integrità fisica.
Ciò potrebbe determinare in capo agli amministratori
pubblici che l’avessero deliberata serie implicazioni di
carattere penale nonché di rilievo amministrativo-contabile
per l’intuitivo ristoro patrimoniale da parte dell’erario dei
soggetti lesi dall’assenza del presidio, cui si devono
aggiungere i notevoli danni che verrebbero arrecati alle
strutture alberghiere, turistiche e commerciali locali durante
la stagione estiva.
LE CONSEGUENZE DERIVANTI DALLA CHIUSURA DEI PPI
NO ALLA VISIONE OSPEDALOCENTRICA DELLA SANITÀ
 Il ricorso all’ambulanza medicalizzata nelle ore notturne
previsto dal DM 70/2015 appartiene ad una visione
ospedalocentrica che vuole portare l’assistenza di
emergenza urgenza all’interno del Pronto Soccorso di
Latina creando inutili disagi alla popolazione a causa
della forzata deportazione presso le strutture ospedaliere;
 È opportuno favorire un modello di assistenza di
prossimità h24 per la gestione territoriale dei codici di
bassa gravità inviando al P. S. i soli codici di maggiore
gravità.
COSA POSSONO FARE I CITTADINI
 Ai sensi del 5° comma dell’art. 14 del D.lgs 502/1992 i
cittadini possono presentare osservazioni od opposizioni,
denunce e reclami in via amministrativa al direttore
generale della ASL e alla Regione;
La legge regionale 10 agosto 2016, n. 11 prevede che i
cittadini possono presentare reclami sul funzionamento e la
qualità dei servizi anche tramite gli istituti di patronato;
In base agli artt. 7,8 e 19 bis del D.lgs 150/2009 i cittadini
partecipano al processo di misurazione della performance
dei dirigenti e quindi possono formulare le loro valutazioni
direttamente all’Organismo Indipendente di valutazione;
IL RICORSO COLLETTIVO
Gli artt. 40 e seguenti del Codice del processo
amministrativo consentono la proposizione contestuale di
un’impugnativa da parte di più soggetti rivolta contro uno
stesso atto.
L’impugnativa è soggetta al rispetto di alcuni requisiti:
Identità delle posizioni sostanziali e processuali dei
ricorrenti
Assenza di una situazione di conflittualità di interessi,
anche solo potenziale tra i ricorrenti.
Requisiti questi che nella fattispecie sarebbero rispettati.
IL COMITATO DI SABAUDIA HA PREPARATO GIÀ
UNA OPPOSIZIONE ALLA REGIONE PER CHIEDRE:
1.La sospensione immediata della procedura avviata dalla ASL
Latina per la rimodulazione del PPI di Sabaudia;
2.La revoca, ove fosse stato già disposto, dell’incardinamento del
PPI di Sabaudia nelle strutture territoriali (Distretto2);
3.La riconsiderazione della proposta presentata alla luce dei rilievi
formulati dal nostro Comitato;
4.L’individuazione di Sabaudia come sede di una Casa della Salute
entro il 31/12/2018;
5.La predisposizione di una nuova proposta che dovrà essere
sottoposta preliminarmente anche alla popolazione;
Il paziente viene sempre per primo.
L’obiettivo della ASL
deve essere quello di fornire ai pazienti
le cure più appropriate nel posto giusto,
al momento giusto.
Martedì 13 novembre, presso la sala consiliare del
Comune di Latina si riunirà la Conferenza locale
sociale e sanitaria con all’ordine del giorno l’esame
della proposta della Direzione generale della ASL.
Il pubblico potrà seguire i lavori ma non potrà
intervenire.
Venerdì 30 novembre alle ore 10
ci sarà a Latina la manifestazione
organizzata dal comitato di Cori
in difesa dei PPI con partenza da Piazza
del Popolo e arrivo alla sede della ASL
Tutti sono invitati a partecipare

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PRESENTE E FUTURO DEL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO DI SABAUDIA

  • 1. PRESENTE E FUTURO DEL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO DI SABAUDIA Franco Brugnola
  • 2. Il Comitato per la difesa del Punto di primo Intervento di Sabaudia ha raccolto nei primi quindici giorni del mese di agosto 8.767 firme per diffidare il Direttore generale della ASL Latina dal modificare l’attuale organizzazione del PPI. Hanno firmato cittadini, residenti (tra i quali molti membri della comunità indiana) e turisti. Le firme sono state consegnate alla ASL il 21 agosto. Dalla Direzione generale non c’è stata alcuna risposta.
  • 3. Sono denominati Punti di Primo Intervento (PPI) quelle strutture del sistema di emergenza sanitaria la cui funzione si esplica nel trattamento delle urgenze minori (piccoli atti medico-chirurgici, malesseri non ben definiti, diagnostica strumentale semplice) e che per i casi più gravi garantiscono la stabilizzazione del paziente in fase critica attivandone il trasporto presso l’ospedale più idoneo secondo protocolli definiti. PUNTI DI PRIMO INTERVENTO: DEFINIZIONE I PPI rappresentano il primo livello di operatività del Sistema di emergenza-urgenza e costituiscono una articolazione sul territorio dei DEA cui afferiscono e si collegano.
  • 4. LA TUTELA DELLA SALUTE NELLA COSTITUZIONE E LA SUA ATTUAZIONE La Costituzione italiana all’art.32 stabilisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Le funzioni sanitarie e amministrative devono essere svolte sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Nell’adozione dei provvedimenti relativi alla tutela della salute devono essere assicurati i princìpi della precauzione e della prudenza.
  • 5. IL TRATTATO DELLA U.E. E LA TUTELA DELLA SALUTE Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea all’articolo 6 stabilisce che l’Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri. Il primo dei settori di tali azioni è costituito dalla tutela e miglioramento della salute umana stabilendo all’art. 168 che nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione deve essere garantito un elevato livello di protezione della salute umana.
  • 6. La legge 23 dicembre 1978, n. 833 istitutiva del Servizio sanitario Nazionale prevede che l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento sia attribuita ai distretti sanitari di base quali strutture tecnico-funzionali delle Unità Sanitarie Locali (oggi Aziende Sanitarie Locali). LA LEGGE DI RIFORMA SANITARIA STABILISCE CHE L’EROGAZIONE DEI SERVIZI DI PRONTO INTERVENTO È DI COMPETENZA DEI DISTRETTI DELLE ASL Pertanto la Direzione generale della ASL deve organizzare e gestire questo tipo di servizio assicurandone la prossimità ai cittadini.
  • 7. Il Servizio Sanitario Nazionale assicura Livelli Essenziali di Assistenza attraverso le risorse finanziarie pubbliche e in coerenza con i principi e i criteri indicati dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833 e dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modifiche e integrazioni. Con DPCM 12 gennaio 2017 sono stati fissati i nuovi LEA. OMESSO RISPETTO DEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
  • 8. Il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extra-ospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato. Il coordinamento e la gestione dell’attività di emergenza territoriale sono effettuati dalle Centrali operative 118, nell’arco delle 24 ore. EMERGENZA SANITARIA TERRITORIALE ART. 7 DPCM LEA
  • 9. …segue…emergenza sanitaria territoriale In particolare, devono essere garantiti: a) gli interventi sanitari mediante mezzi di soccorso di base e avanzato, terrestri e aerei, con personale sanitario adeguatamente formato, b) i trasporti sanitari secondari assistiti e non assistiti, c) le attività assistenziali e organizzative in occasione di maxi emergenze, eventi a rischio nucleare, biologico, chimico e radiologico (NBCR), d) le attività assistenziali in occasione di eventi e manifestazioni programmati, con le modalità fissate dalle regioni e province autonome.
  • 10. - DPR 27 marzo 1992 recante «Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza»; - DM 15 maggio 1992 Criteri e requisiti per la classificazione degli interventi di emergenza; - Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 30/5/96 n. 87 recante il Documento sul sistema delle emergenze sanitarie approvato dal gruppo di lavoro Stato-regioni il 2 dicembre 1991; - Linee Guida Sistema di emergenza urgenza n. 1/1996; PUNTI DI PRIMO INTERVENTO NORMATIVA STATALE
  • 11. PUNTI DI PRIMO INTERVENTO NORMATIVA REGIONALE - Deliberazione del Consiglio regionale 18 maggio 1994, n. 1004 – Sistema di emergenza sanitaria Lazio Soccorso 118 - DCA 599/2015: Recepimento Accordo sancito dalla Conferenza Stato - Regioni e Province Autonome il 7 febbraio 2013 - relativo al documento recante «Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale» -DCA U0090/2010: requisiti minimi autorizzativi per l’esercizio delle attività sanitarie e socio-sanitarie: «i PPI rappresentano una articolazione sul territorio dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione , cui afferiscono e si collegano»
  • 12. Dopo la chiusura di cinque ospedali nella nostra provincia (Cori, Sezze, Priverno, Gaeta e Minturno) per dare la giusta sicurezza ai cittadini è necessario ricostruire la rete territoriale di emergenza, assicurando una risposta urgente al bisogno di salute del paziente in condizioni critiche o sub critiche sul territorio. OMESSO ADEGUAMENTO DELLA RETE TERRITORIALE DELL’EMERGENZA In particolare è necessario tener conto delle distanze e degli effettivi tempi di percorrenza specialmente durante la stagione estiva per una integrazione equilibrata in ambito organizzativo e strutturale tra Ospedale e Territorio.
  • 13. DISEGUAGLIANZA NELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE Con l’art. 8 del decreto legislativo 502/1992 e successive modifiche e integrazioni è stato stabilito che le ASL potessero individuare aree di attività dell’emergenza territoriale e della medicina dei servizi ove utilizzare il personale della guardia medica e della medicina dei servizi al fine del miglioramento dei servizi. Quindi mentre per lavorare presso il Pronto soccorso occorre la specializzazione, per lavorare presso il PPI basta un attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di emergenza sanitaria territoriale ai sensi dell’art. 96 dell’Accordo Collettivo Nazionale. Ma molti non hanno neanche quello.
  • 14. PPI & OSPEDALI = Punto di Primo Intervento = Ospedale
  • 15. * A Sabaudia ci sono stati 2010 codici gialli e rossi pari al 15% del totale
  • 16. Il punto 9.1.2 del DM70/2015 stabilisce che «il nuovo modello organizzativo dell’assistenza, caratterizzato da un potenziamento delle attività sul territorio e dalla realizzazione di una rete ospedaliera dedicata alle patologie complesse, deve prevedere la presenza di uno sviluppo del servizio di emergenza territoriale tecnologicamente avanzato, in grado di affrontare le emergenze e di condividere le procedure con l’attività del distretto e con la rete ospedaliera garantendo una reale continuità dell’assistenza nell’interesse della popolazione, anche attraverso la gestione tempestiva dei trasferimenti secondari urgenti e la trasmissione di immagini e dati». DECRETO INTERMINISTERIALE 2 APRILE 2015, N. 70
  • 17. Il punto 9.1.5 del Decreto, che è stato firmato dai Ministri Padoan e Lorenzin, stabilisce che la funzione dei Punti di Primo Intervento è la trasformazione entro un arco temporale predefinito del 118 in postazione medicalizzata (con un medico), implementando l’attività territoriale al fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB o Spoke e Distretto. DECRETO INTERMINISTERIALE 2 APRILE 2015, N. 70
  • 18. …segue DM 70/2015 In base al 1° comma del punto 9.1.5 del decreto 70/2015 qualora gli accessi superino le 6.000 unità/anno la responsabilità clinica e organizzativa deve ricadere sul DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse specialistiche con adeguata formazione presenti nella struttura. Il decreto non fissa alle regioni una data per la sua attuazione.
  • 19. IL MODELLO PROPOSTO VUOLE IMITARE IL NHS Dalla fine del 2019 in Gran Bretagna saranno attivati gli Urgent Treatment centres gestiti dai General Practitioner (i nostri medici di famiglia) aperti 12 ore al giorno comprese le domeniche, che potranno trattare: distorsioni e stiramenti, sospetti arti spezzati, lesioni alla testa minori, tagli ed escoriazioni, morsi e punture, scottature e ustioni minori, infezioni dell’orecchio e della gola, infezioni cutanee ed eruzioni cutanee, problemi agli occhi, tosse e raffreddore, malattia febbrile negli adulti, malattia febbrile nei bambini, dolore addominale, vomito e diarrea, contraccezione d’emergenza.
  • 20. IL DECRETO DEL COMMISSARIO AD ACTA DELLA REGIONE LAZIO ATTUATIVO DEL DM70/2015 La Regione Lazio ha adottato il DCA U00257/2017 con cui ha fissato al 31/12/2018 la data per «la trasformazione dei predetti PPI in postazione “118” medicalizzate. In tale contesto di riconversione potranno essere previsti punti di offerta di assistenza primaria organizzati come presidi ambulatoriali territoriali di medicina generale, nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo recepito con DCA 376/2014. Tale offerta dovrà essere garantita dall’attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, attraverso le forme associative dei medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale».
  • 21. LA PROPOSTA DEL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL Nei giorni scorsi il Direttore generale della ASL Latina ha presentato al Comitato ristretto della Conferenza locale sociale e sanitaria della ASL una proposta in base alla quale tutti i PPI verrebbero incardinati nelle strutture territoriali (Distretti) dal mese di dicembre 2018 per passare poi alla loro riorganizzazione in base ad un piano di fattibilità condiviso con i Comuni. Sembra che il Comitato abbia espresso parere contrario. Il plenum della Conferenza locale sociale sanitaria si riunirà il 13 ottobre.
  • 22. OMESSA TUTELA DEI PPI CHE SUPERANO I 6000 ACCESSI ANNUI In base al 1° comma del punto 9.1.5 del decreto 70/2015 qualora gli accessi superino le 6.000 unità anno la responsabilità clinica e organizzativa deve ricadere sul DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse specialistiche con adeguata formazione presenti nella struttura. Stranamente nel DCA U00257/2017 non è menzionato questo obbligo. Rappresenta un vizio del provvedimento l’omesso rispetto della norma citata.
  • 23. SITUAZIONE ATTUALE  Servizio H24  Risorse umane: - 5 medici dell’emergenza sanitaria che coprono 168 ore settimanali; - 6 infermieri professionali che coprono il servizio H24  Risorse strumentali: ECG- POCT - Defribrillatore  Trasporti: Croce Azzurra H24 PROPOSTA DG CASATI • Servizio H12 (8-20) • Risorse umane: - MMG e PLS attraverso le forme associative dei medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale (84 ore settimanali) - Infermieri professionali (?) • Risorse strumentali: n.n. • Trasporti: Una ambulanza H24; Nelle ore notturne una ambulanza medicalizzata (altre 84 ore sett.li) ORGANIZZAZIONE DEL PPI DI SABAUDIA
  • 24. OGGI: P.P.I. Trattamento delle urgenze minori (piccoli atti medico- chirurgici, malesseri non ben definiti, diagnostica strumentale semplice). Per i casi più gravi garantisce la stabilizzazione del paziente in fase critica attivandone il trasporto presso il Pronto soccorso più vicino. DOMANI: A.C.P.S. Ambulatorio di cure primarie e specialistiche mediante passaggio della gestione delle attività attualmente assicurate dal PPI alla rete territoriale prevedendo il coinvolgimento dei medici della continuità assistenziale e dei MMG organizzati in UCP. FUNZIONI SVOLTE
  • 25. IL CRONOGRAMMA DELLA DIREZIONE GENERALE Fonte:propostadellaDirezionegeneraledellaASLlatina
  • 26. Nel DCA U00257/2017, al punto 5.5.1 è scritto: «Al fine di adempiere a quanto previsto dal D.M. n. 70/2015 … sarà inoltre valutata, sulla base della programmazione aziendale, la possibilità di realizzare ulteriori Case della Salute presso i presidi sede di PPI». Con il DCA 22 giugno 2017, n. U00228 sono stati definiti gli aspetti organizzativi, le funzioni, i requisiti minimi autorizzativi e gli schemi di Intesa per l'attivazione delle case della salute. LE CASE DELLA SALUTE E I PPI
  • 27. LE CASE DELLA SALUTE Secondo il Ministero la Casa della salute è da intendersi come la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale e sociali per una determinata e programmata porzione di popolazione.
  • 28. Nel Lazio sono state già aperte 17 Case della salute. Nella ASL Latina ne abbiamo una sola aperta a Sezze. Con il DCA U0052 del 22 febbraio 2017 è stato, tra l’altro, assunto al punto 9.3 l’impegno di programmare il completamento dell’attivazione di ulteriori Case della salute, assicurando la presenza di una di esse per ciascun Distretto sanitario, entro il 31 dicembre 2018.
  • 29. I MODULI DI BASE
  • 31. COSA PREVEDE LA PROPOSTA DEL DG CASATI Nel documento diffuso dalla direzione generale della Asl si afferma che «…nei Distretti cui afferiscono i PPI il processo di implementazione delle Case della Salute è in atto essendo le stesse già attive (Distretto 3: PPI Sezze e PPI Priverno), in via di attivazione (Distretto 1: PPI Cori e PPI Cisterna di Latina) ovvero previste (D5: PPI Gaeta e PPI Minturno)…». Sembra che il DG Casati abbia affermato che la Casa della salute spettante al nostro Distretto (n.2) verrebbe realizzata a Latina, in Largo Celli (sede dell’ex poliambulatorio INAM). Ignorate la raccolta di firme del 2013 e la delibera della Giunta comunale di Sabaudia n. 114/2014.
  • 32.
  • 33. VIOLAZIONE DEL DM 70/2015 - Omesso affidamento della responsabilità clinica e organizzativa dei PPI con oltre 6.000 accessi l’anno ai DEA di riferimento, che dovrebbero avvalersi di risorse specialistiche che al momento non sono presenti in molte strutture; - Inadeguata implementazione dell’assistenza territoriale come previsto quale condizione dal punto 9.1.5 dell’allegato n.1 del citato D.I.70/2015 e come ammesso anche dall’Assessore regionale competente in una sua nota al Ministro della salute;
  • 34. IMPOSSIBILITÀ DI DARE ATTUAZIONE AL DM 70/2015 - Omessa riorganizzazione della rete dell’emergenza; - Omessa implementazione dell’assistenza territoriale (non è ancora stata completata e, aggiungiamo, in molti luoghi neanche iniziata; mancano anche le Case della salute promesse) come ha ammesso la Regione Lazio in una nota inviata al Ministro Grillo; - Eccessivo accentramento della funzione di emergenza ottenendo un risultato opposto a quello voluto, con aumento degli accessi impropri al Pronto soccorso; - Affidamento di funzioni di emergenza a personale medico privo di formazione specifica;
  • 35. I MOTIVI DELL’OPPOSIZIONE DEL COMITATO - Omessa adozione di un formale atto deliberativo senza il quale non appare possibile procedere ad una nuova organizzazione dei servizi che di fatto modifica l’Atto aziendale con conseguente deprivazione dei diritti dei cittadini; - Omessa predisposizione di un Piano che preveda (ex Punto 9.1.2 del DM 70/2015) un effettivo potenziamento delle attività sul territorio e la realizzazione di una rete ospedaliera dedicata alle patologie complesse prevedendo la presenza di uno sviluppo del servizio di emergenza territoriale.
  • 36. - Inadeguatezza e vaghezza dal punto di vista programmatorio e della pianificazione territoriale del documento presentato dalla ASL Latina in quanto: a)Non sono definite le prestazioni che saranno assicurate localmente b)È privo dei dati della contabilità analitica dei costi oggi sostenuti e di una previsione degli effettivi costi futuri; c)È privo della effettiva dotazione di personale medico e infermieristico che sarà utilizzato in ciascun presidio; d)Non è detto chi utilizzerà le apparecchiature oggi esistenti, ivi comprese quelle oggetto di recente donazione al PPI di Sabaudia; e)Manca una simulazione di come funzionerà effettivamente il servizio e delle possibili criticità;
  • 37. INCOSTITUZIONALITÀ DEI TAGLI AL PPI Dalla tempestività e certezza del servizio di pronto intervento sanitario dipende la protezione del diritto primario dell’uomo, quello alla vita, pertanto l’organizzazione del servizio deve rispondere ad un nucleo irriducibile del diritto alla salute, affermato dalla Corte Costituzionale (sentenze n. 162/2007 e n. 275/2016) e per la sua stessa natura insopprimibile, nonché insuscettibile di essere compresso o ridotto in forza di qualunque altra esigenza politico-amministrativa, tanto meno di carattere finanziario.
  • 38. L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEVE ESSERE FATTA NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE La normativa in tema di pronto soccorso deve essere applicata con una interpretazione costituzionalmente orientata che a tal fine deve privilegiare il criterio, all’interno della dimensione regionale del servizio, tendente ad una organizzazione territoriale il più rapida possibile e perciò mirata alla conservazione dei presidi nelle zone «svantaggiate» prese in considerazione dalle stesse disposizioni del D.M. n. 70/2015
  • 39. IRRAGIONEVOLEZZA DEI TAGLI AL SISTEMA DI EMERGENZA URGENZA TERRITORIALE Non può sussistere alcun dubbio sull’ irragionevolezza di una applicazione della normativa nel senso di legittimare soppressioni e/o trasferimenti definitivi di presidi di pronto soccorso che costringano l’utenza a rivolgersi a servizi il cui espletamento richieda un aumento dei tempi di percorrenza oltre il limite indicato dalla normativa (cfr. Consiglio di Stato, Sez. III, 2151/2015 e Sez. III, 3242/2012).
  • 40. Per quanto attiene il soccorso sanitario primario esso deve estrinsecarsi in un periodo di tempo non superiore agli 8 minuti per gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le zone extra-urbane (non è facile la distinzione), salvo particolari situazioni di complessità orografica; In ogni caso in una situazione di reale emergenza, l’intervento anche se effettuato in 20’ darebbe poche possibilità di sopravvivenza all’infortunato. La chiusura dei PPI renderebbe impossibile rispettare i tempi di intervento procurando la sicura perdita di vite umane. LE DISEGUAGLIANZE DEI TEMPI DI SOCCORSO
  • 41. POSTAZIONI AMBULANZE E DISTANZA DI ALCUNI COMUNI E LOCALITÀ DAL PIU’ VICINO DEA Km.36,7 Km. 22,6 Km. 40 Km. 32,9Km. 40 Km. 35
  • 42. L’attuazione pedissequa del DCA 257/2017 nella nostra provincia esporrebbe i cittadini a gravissimi rischi per la loro salute ed integrità fisica. Ciò potrebbe determinare in capo agli amministratori pubblici che l’avessero deliberata serie implicazioni di carattere penale nonché di rilievo amministrativo-contabile per l’intuitivo ristoro patrimoniale da parte dell’erario dei soggetti lesi dall’assenza del presidio, cui si devono aggiungere i notevoli danni che verrebbero arrecati alle strutture alberghiere, turistiche e commerciali locali durante la stagione estiva. LE CONSEGUENZE DERIVANTI DALLA CHIUSURA DEI PPI
  • 43. NO ALLA VISIONE OSPEDALOCENTRICA DELLA SANITÀ  Il ricorso all’ambulanza medicalizzata nelle ore notturne previsto dal DM 70/2015 appartiene ad una visione ospedalocentrica che vuole portare l’assistenza di emergenza urgenza all’interno del Pronto Soccorso di Latina creando inutili disagi alla popolazione a causa della forzata deportazione presso le strutture ospedaliere;  È opportuno favorire un modello di assistenza di prossimità h24 per la gestione territoriale dei codici di bassa gravità inviando al P. S. i soli codici di maggiore gravità.
  • 44. COSA POSSONO FARE I CITTADINI  Ai sensi del 5° comma dell’art. 14 del D.lgs 502/1992 i cittadini possono presentare osservazioni od opposizioni, denunce e reclami in via amministrativa al direttore generale della ASL e alla Regione; La legge regionale 10 agosto 2016, n. 11 prevede che i cittadini possono presentare reclami sul funzionamento e la qualità dei servizi anche tramite gli istituti di patronato; In base agli artt. 7,8 e 19 bis del D.lgs 150/2009 i cittadini partecipano al processo di misurazione della performance dei dirigenti e quindi possono formulare le loro valutazioni direttamente all’Organismo Indipendente di valutazione;
  • 45. IL RICORSO COLLETTIVO Gli artt. 40 e seguenti del Codice del processo amministrativo consentono la proposizione contestuale di un’impugnativa da parte di più soggetti rivolta contro uno stesso atto. L’impugnativa è soggetta al rispetto di alcuni requisiti: Identità delle posizioni sostanziali e processuali dei ricorrenti Assenza di una situazione di conflittualità di interessi, anche solo potenziale tra i ricorrenti. Requisiti questi che nella fattispecie sarebbero rispettati.
  • 46. IL COMITATO DI SABAUDIA HA PREPARATO GIÀ UNA OPPOSIZIONE ALLA REGIONE PER CHIEDRE: 1.La sospensione immediata della procedura avviata dalla ASL Latina per la rimodulazione del PPI di Sabaudia; 2.La revoca, ove fosse stato già disposto, dell’incardinamento del PPI di Sabaudia nelle strutture territoriali (Distretto2); 3.La riconsiderazione della proposta presentata alla luce dei rilievi formulati dal nostro Comitato; 4.L’individuazione di Sabaudia come sede di una Casa della Salute entro il 31/12/2018; 5.La predisposizione di una nuova proposta che dovrà essere sottoposta preliminarmente anche alla popolazione;
  • 47. Il paziente viene sempre per primo. L’obiettivo della ASL deve essere quello di fornire ai pazienti le cure più appropriate nel posto giusto, al momento giusto.
  • 48. Martedì 13 novembre, presso la sala consiliare del Comune di Latina si riunirà la Conferenza locale sociale e sanitaria con all’ordine del giorno l’esame della proposta della Direzione generale della ASL. Il pubblico potrà seguire i lavori ma non potrà intervenire.
  • 49. Venerdì 30 novembre alle ore 10 ci sarà a Latina la manifestazione organizzata dal comitato di Cori in difesa dei PPI con partenza da Piazza del Popolo e arrivo alla sede della ASL Tutti sono invitati a partecipare