Materiali del corso di Comunicazione Digitale e Multimediale (CIM, Università di Pavia, a.a. 2013-2014) a cura di Paolo Costa. L'estetica della ricezione e il lettore: ermeneutica, strutturalismo e teorie della ricezione.
3. Zaira(*)
Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni. Potrei dirti
di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco
sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di
relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d'un
lampione e i piedi penzolanti d'un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di
fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l'altezza di quella
ringhiera e il salto dell'adultero che la scavalca all'alba; l'inclinazione d'una grondaia e l'incedervi
d'un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa
all'improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i
tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia
della cannoniera dell'usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in
fasce lì sul molo.
Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di
Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo
contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli
scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato
a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.
(*)
Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino, 1972
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4. Riscriviamo Zaira in 140 caratteri
Tempo a disposizione: quindici minuti
Input: il testo di Calvino appena letto
Output: una trascrizione di 140 caratteri (compresi spazi e
hashtag #Zaira), basata su una fra le quindici regole di
riscrittura di seguito proposte.
La riscrittura può essere parafrasi, variazione, commento,
libera interpretazione.
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5. Le regole di riscrittura
Sogno: riscrivi come se fosse un sogno
Olfattivo: riscrivi usando gli odori e l'olfatto
Arcobaleno: riscrivi usando più colori che
puoi
Gustativo: riscrivi usando la lingua e il gusto
Tattile: riscrivi usando le dita e il tatto
Visivo: riscrivi usando gli occhi e la vista
Auditivo: riscrivi usando le orecchie e l'udito
Lipogramma in a: riscrivi senza usare la
lettera "a"
Botanico: riscrivi usando nomi di piante
Gastronomico: riscrivi usando nomi di cibo
Svolgimento: riscrivi come i pensierini di un
bimbo
Lettera ufficiale: riscrivi con uno stile
burocratico
Passato remoto: riscrivi usando il passato
remoto
Esclamazioni: riscrivi usando molte
esclamazioni
Interrogatorio: riscrivi come un
interrogatorio di polizia
Liberamente ispirate agli Exercices de style di
Raymond Queneau (Paris, Gallimard, 1947)
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7. Il testo come potenzialità
Il testo letterario procedere da un autore a un pubblico: il
primo ha un’identità generalmente certa, il secondo è una
pluralità indefinita di persone.
Tuttavia il fatto che l’autore sia responsabile del testo, per
come esso ci viene consegnato, non implica che egli ne sia
l’interprete migliore e più fedele.
Prospettiva ermeneutica, strutturalismo e teoria della
ricezione partono da una visione comune: il testo come
potenzialità attualizzata attraverso il processo della lettura.
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8. La prospettiva ermeneutica
La lettura è un dialogo con il testo, un percorso di
avvicinamento al suo segreto.
Il dialogo muove dalla domanda che il testo rivolge al
lettore: comprendere un testo significa comprendere la
domanda che esso pone. (*)
Le letture non sono tutte ammissibili: non si può far dire al
testo ciò che si vuole; si deve fargli dire ciò che esso cela. (**)
(*) Hans Georg Gadamer, Verità e metodo, Bompiani, Milano, 2004.
(**)
Guido Paduano, Il testo e il mondo. Elementi di teoria della letteratura, Bollati Boringhieri,
Torino, 2013.
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9. «Non imporre al testo la propria
limitata capacità di comprendere,
ma esporsi al testo e ricevere dal
testo un io più vasto. […] Allora la
comprensione è esattamente il
contrario di una costituzione nella
quale il soggetto funga da chiave
di volta. A tale riguardo sarebbe
più corretto parlare di un io
costituito dalla “cosa” del testo.»
Paul Ricoeur, Dal testo all'azione.
Saggi di ermeneutica, 1986
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10. La morte dell’autore
In una prospettiva ermeneutica, dunque, «ciò che dice il testo
importa di più di ciò che ha voluto dire l’autore.» (*)
Ma nel contesto della ribellione antiautoritaria, fra il 1960
e il 1970, altri avevano decretato la morte dell’autore per via
ideologica: Roland Barthes (**) e Michel Foucault (***).
(*)
Paul Ricoeur, Dal testo all’azione. Saggi di ermeneutica (1986), trad it. Jaca Book, Milano, 1989,
187.
(**) Roland Barthes, La morte dell’autore (1968), in Il brusio della lingua. Saggi critici IV, trad it.
Einaudi, Torino, 1988.
(***) Michel Foucault, Che cos’è un autore? (1969), trad it. In Scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1971.
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11. La teoria della ricezione di Iser (*)
C’è una asimmetria fra la realtà del testo – il quale è un
prodotto della finzione – e la realtà del mondo.
Questa asimmetria produce indeterminatezza, che spetta al
lettore colmare: per questo il processo della lettura fa
emergere di volta in volta nuovi significati.
L’interpretazione non è la verità del testo, ma una tra le
molte possibili: essa è di volta in volta modificata in base
alle inclinazioni del lettore e all’epoca in cui il testo è letto.
(*)
Wolfgang Iser, L’atto della lettura. Una teoria della risposta estetica, Il Mulino, Bologna, 1987.
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12. La prospettiva strutturalista
Il meccanismo delle interpretazioni è ordinato dalla struttura
del testo: quest’ultimo è «è una catena di artifici espressivi
che debbono essere attualizzati dal destinatario.» (*)
Il testo è «un meccanismo pigro (…) che vive sul plusvalore
di senso introdottovi dal destinatario. […] Vuole lasciare al
lettore l’iniziativa interpretativa, anche se di solito desidera
essere interpretato con un margine sufficiente di univocità.
Un testo vuole che qualcuno lo aiuti a funzionare .» (**)
(*)
Umberto Eco, Lector in fabula: la cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Bompiani,
Milano, 2002(7), 50.
(**) Ivi, 52 (corsivi miei).
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13. La visione estrema di Fisch
Ogni interpretazione è legittima: il testo non esiste, se non
come prodotto delle sue letture.
La lettura ha carattere collettivo: le comunità interpretative
sono «formate da quanti condividono strategie
interpretative non per leggere ma per scrivere testi, per
costruirne le proprietà. In altri termini, queste strategie
preesistono all’atto della lettura e di conseguenza
determinano la forma di ciò che si legge.» (*)
(*)
Stanley Fish, C’è un testo in questa classe? L’interpretazione nella critica e nell’insegnamento
(1980), trad it. Einaudi, Torino, 1987.
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