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Il Festival internazionale di musica Pietre che cantano
          in coproduzione con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese
                        per i Cantieri dell’Immaginario




         venerdì 20 luglio, ore 21,30
    Piazza del Teatro – Ridotto del Teatro


“Le Meraviglie d’Abruzzo”
 Fabrizio Gifuni legge Carlo Emilio Gadda

           Genti e terre d’Abruzzo
         Le tre rose di Collemaggio


     Libero commento musicale di
   Cesare Chiacchiaretta, fisarmonica

    “Lasciatemi sostare nel mio sogno e nella mia
    devozione, se pure urgano il tempo e le cose.
    Lasciatemi qui dove la piazza chiara si apre,
    declive ai gradini all’arco e alle torri del Duomo...
    ... la pòlis della montagna mi è cara...”
Gadda e l’Abruzzo
di Errico Centofanti

Nel 1934, Carlo Emilio Gadda non era ancora il venerato scrittore che poi sarebbe diventato e tanto
meno aveva attinto quella maestà di vertice della letteratura europea del Novecento che, a mio modo
di vedere, gli verrà riconosciuta nei prossimi decenni in coabitazione con Joyce e Mann.
          Si trovava nel “mezzo del cammin di nostra vita” (Milano 1893 - Roma 1973) e con sulle spalle
la tragedia della Grande Guerra (lo sfacelo di Caporetto, lui prigioniero dei tedeschi e l’amatissimo
fratello Enrico caduto in combattimento), la non ambita e tuttavia ineccepibile laurea in ingegneria,
l’accidentato rapporto con i genitori e con il parentado in generale, il lavoro da ingegnere in Sardegna,
Lorena, Vaticano e Argentina, l’approccio con il giornalismo per alleviare il faticoso e non remunerativo
inerpicarsi lungo le vie della letteratura. Ancora da venire erano il trasloco a Firenze e quello definitivo a
Roma, l’amicizia dei luminari dell’intellettualità italiana, la lunga militanza nel Terzo Programma di radio
Rai, i trionfi della Cognizione del dolore e del Pasticciaccio, i riconoscimenti della grande critica e dei piú
autorevoli premi letterari.
          Grazie alla segnalazione di uno degli amici letterati, nel 1934 Gadda viene accolto dalla Gazzetta
del Popolo di Torino, il cui direttore, Ermanno Amicucci, abruzzese, immediatamente lo spedisce,
come inviato speciale, proprio in Abruzzo, dove il governo fascista ha in programma l’inaugurazione di
ragguardevoli opere pubbliche, tra le quali la funivia e l’albergo di Campo Imperatore. Gadda viaggia in
treno da Roma a Avezzano, prosegue in autobus verso L’Aquila, poi va sul Gran Sasso e infine, sempre in
autobus, raggiunge Teramo, da dove intraprende il viaggio di ritorno verso il Nord. Scrive i suoi meticolosi
resoconti e Amicucci glieli pubblica con gran risalto: in tutto, sei pezzi, usciti tra il 13 Novembre del ’34 e
il 28 Marzo del ’35, piú uno che apparirà solo nelle successive raccolte libresche del corpus abruzzese.
Nei primi due che escono sulla Gazzetta parla, ovviamente, delle opere inaugurate sul Gran Sasso. In
tutti gli altri racconta della Marsica, dell’Altopiano delle Rocche, del conclusivo itinerario verso Teramo
e, sopra tutto, dell’Aquila.
          Pochi anni addietro, ho curato la pubblicazione dei testi gaddiani sull’Abruzzo per il monumentale
e accuratissimo portale dedicato a Gadda dall’Università di Edimburgo (www.gadda.ed.ac.uk / Già: in
Scozia accade quel che ancora nessun baronato universitario italiano s’è degnato di fare). Per quella
raccolta ho usato il titolo Polittico abruzzese: un non casuale e non indebito prestito dal linguaggio
dell’arte figurativa. Quei sette pezzi, infatti, sono tutt’altro che giornalismo transeunte, sono un unicum
coerente che, non dissimilmente dai trionfali “fondo-oro” su tavola degli antichi maestri della pittura,
articolano in sette, distinti ma non disgiunti, episodi la trasfigurazione in parole e interpunzione del volto
e dell’anima della realtà percepita non solo con gli occhi ma in primo luogo con “intelletto d’amore”.
          Beninteso, nei sette pezzi del polittico gaddiano v’è, talvolta, qualche affanno espositivo o
qualche ridondanza; tuttavia, mai appannandosi la qualità della scrittura e della policromia, l’eleganza
stilistica e la potenza espressiva volteggiano costantemente nell’empireo, fino a culminare in quei
tre irraggiungibili vertici che sono il raziocinante Genti e terre d’Abruzzo, l’abbagliante Le tre rose di
Collemaggio e l’onirico Verso Teramo.

Per approfondimenti: Carlo Emilio Gadda, Meraviglie d’Abruzzo, a cura di Errico Centofanti, Gte per Fondazione
Carispaq, L’Aquila 2001; Errico Centofanti, Gadda inviato speciale in Abruzzo, Collana di Studi Abruzzesi del Consiglio
Regionale, L’Aquila 2004; Errico Centofanti, Introduzione al Polittico Abruzzese e i lemmi Abruzzo e Giornalismo per
The Gadda Encyclopedia dell’Università di Edimburgo, 2004.




  LE LETTURE DELL’ALTOPIANO
  Primo incontro

  domenica 5 agosto, ore 17.30 - Rocca di Mezzo - Biblioteca Centro Culturale
  Meraviglie d’Abruzzo
  Errico Centofanti racconta Carlo Emilio Gadda

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  • 2. Gadda e l’Abruzzo di Errico Centofanti Nel 1934, Carlo Emilio Gadda non era ancora il venerato scrittore che poi sarebbe diventato e tanto meno aveva attinto quella maestà di vertice della letteratura europea del Novecento che, a mio modo di vedere, gli verrà riconosciuta nei prossimi decenni in coabitazione con Joyce e Mann. Si trovava nel “mezzo del cammin di nostra vita” (Milano 1893 - Roma 1973) e con sulle spalle la tragedia della Grande Guerra (lo sfacelo di Caporetto, lui prigioniero dei tedeschi e l’amatissimo fratello Enrico caduto in combattimento), la non ambita e tuttavia ineccepibile laurea in ingegneria, l’accidentato rapporto con i genitori e con il parentado in generale, il lavoro da ingegnere in Sardegna, Lorena, Vaticano e Argentina, l’approccio con il giornalismo per alleviare il faticoso e non remunerativo inerpicarsi lungo le vie della letteratura. Ancora da venire erano il trasloco a Firenze e quello definitivo a Roma, l’amicizia dei luminari dell’intellettualità italiana, la lunga militanza nel Terzo Programma di radio Rai, i trionfi della Cognizione del dolore e del Pasticciaccio, i riconoscimenti della grande critica e dei piú autorevoli premi letterari. Grazie alla segnalazione di uno degli amici letterati, nel 1934 Gadda viene accolto dalla Gazzetta del Popolo di Torino, il cui direttore, Ermanno Amicucci, abruzzese, immediatamente lo spedisce, come inviato speciale, proprio in Abruzzo, dove il governo fascista ha in programma l’inaugurazione di ragguardevoli opere pubbliche, tra le quali la funivia e l’albergo di Campo Imperatore. Gadda viaggia in treno da Roma a Avezzano, prosegue in autobus verso L’Aquila, poi va sul Gran Sasso e infine, sempre in autobus, raggiunge Teramo, da dove intraprende il viaggio di ritorno verso il Nord. Scrive i suoi meticolosi resoconti e Amicucci glieli pubblica con gran risalto: in tutto, sei pezzi, usciti tra il 13 Novembre del ’34 e il 28 Marzo del ’35, piú uno che apparirà solo nelle successive raccolte libresche del corpus abruzzese. Nei primi due che escono sulla Gazzetta parla, ovviamente, delle opere inaugurate sul Gran Sasso. In tutti gli altri racconta della Marsica, dell’Altopiano delle Rocche, del conclusivo itinerario verso Teramo e, sopra tutto, dell’Aquila. Pochi anni addietro, ho curato la pubblicazione dei testi gaddiani sull’Abruzzo per il monumentale e accuratissimo portale dedicato a Gadda dall’Università di Edimburgo (www.gadda.ed.ac.uk / Già: in Scozia accade quel che ancora nessun baronato universitario italiano s’è degnato di fare). Per quella raccolta ho usato il titolo Polittico abruzzese: un non casuale e non indebito prestito dal linguaggio dell’arte figurativa. Quei sette pezzi, infatti, sono tutt’altro che giornalismo transeunte, sono un unicum coerente che, non dissimilmente dai trionfali “fondo-oro” su tavola degli antichi maestri della pittura, articolano in sette, distinti ma non disgiunti, episodi la trasfigurazione in parole e interpunzione del volto e dell’anima della realtà percepita non solo con gli occhi ma in primo luogo con “intelletto d’amore”. Beninteso, nei sette pezzi del polittico gaddiano v’è, talvolta, qualche affanno espositivo o qualche ridondanza; tuttavia, mai appannandosi la qualità della scrittura e della policromia, l’eleganza stilistica e la potenza espressiva volteggiano costantemente nell’empireo, fino a culminare in quei tre irraggiungibili vertici che sono il raziocinante Genti e terre d’Abruzzo, l’abbagliante Le tre rose di Collemaggio e l’onirico Verso Teramo. Per approfondimenti: Carlo Emilio Gadda, Meraviglie d’Abruzzo, a cura di Errico Centofanti, Gte per Fondazione Carispaq, L’Aquila 2001; Errico Centofanti, Gadda inviato speciale in Abruzzo, Collana di Studi Abruzzesi del Consiglio Regionale, L’Aquila 2004; Errico Centofanti, Introduzione al Polittico Abruzzese e i lemmi Abruzzo e Giornalismo per The Gadda Encyclopedia dell’Università di Edimburgo, 2004. LE LETTURE DELL’ALTOPIANO Primo incontro domenica 5 agosto, ore 17.30 - Rocca di Mezzo - Biblioteca Centro Culturale Meraviglie d’Abruzzo Errico Centofanti racconta Carlo Emilio Gadda