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Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, successore di Celestino
V): aveva concezione ierocratica del potere (sulla linea di
Gregorio VII e Innocenzo III).
Filippo il bello di Francia (1285-1314): 1296 sottoposti a
tributo anche i beni della Chiesa durante le guerra con
l’Inghilterra; nonostante la bolla del papa (1296) vietò
ulteriormente l’uscita dal regno dei beni diretti a Roma.

Uno scontro diverso da quello tra Gregorio VII ed Enrico IV:
ora il Re dispone di risorse, di funzionari a lui fedeli e
sostituibili se infedeli. L’arma della scomunica poco poteva di
fronte ad uno stato nazionale e ben saldo.
Si creò la credenza popolare che recandosi a pregare alla
tomba di Pietro si potesse ottenere l’indulgenza plenaria:
cancellazione di ogni sofferenza penitenziale da scontarsi
dopo la morte in purgatorio.
Bonifacio VIII, il 22 febbraio 1300, fece propria tale credenza
non eretica e indisse il primo Giubileo:
un anno in cui era possibile ottenere l’indulgenza plenaria
recandosi in pellegrinaggio a Roma (non era più una crociata).
Ciò fu accolto con entusiasmo dalla cristianità. Il Giubileo
svolse molte funzioni:
Segnò il trionfo della tripartizione dell’aldilà (Purgatorio!)
Roma si mostrò come il vero e fondamentale centro della
cristianità con il papato in posizione di primato.
18 novembre 1302 – concezione ierocratica
La salvezza è solo all’interno della Chiesa, guidata dal vescovo
di Roma. La Chiesa aveva il diritto/dovere di controllare e
giudicare il potere temporale dei principi.
Tutti dovevano essere sottomessi al potere del Papa.

Il tono categorico ignorava come i tempi fossero cambiati e
che i sovrani ormai avevano ben altro e autonomo potere!
Filippo il bello convocò gli Stati generali – aprile 1302 -
(assemblea: clero, nobili e terzo stato) che affermarono che il
Re aveva ricevuto il regno solo da Dio. Il papa non aveva più
alcuna funzione di mediatore poiché detentore di entrambe le
spade.
Giugno 1303: l’assemblea francese sollevò la questione della
legittimità dell’elezione di Bonifacio VIII e dunque della stessa
validità dei suoi atti, compresa la Unam Sanctam.
Agosto 1303: inviati del re tentarono di far prigioniero il Papa
ad Anagni per obbligarlo a convocare un concilio sulla
legittimità della propria elezione. Operazione fallita per
l’intervento del popolo (oltraggio di Anagni che destògrande
scalpore nelle cristianità).
Filippo non era miscredente ma difendeva la concezione –
carolingia – del re come figura sacra che aveva avuto da Dio il
compito di governare (vicario di Dio – Davide): consacrazione,
unzione. Il re è figura sacerdotale che può guidare la chiesa e
operare guarigioni miracolose (potere taumaturgico).
Ha grande concezione del potere politico e della sua missione.
De monarchia (1310-1311):
I libro: L’uomo è chiamato a una duplice esistenza (terrena e
ultraterrena) poiché ha una duplice natura (materiale e
spirituale): tende alla felicità terrena e alla beatitudine celeste.
La ragione cerca la prima, la fede guida alla seconda.
L’imperatore regge l’uomo e frena la sua cupidigia, il Papa
guida gli uomini alla salvezza eterna.
II libro: l’esercizi dell’autorità imperiale spetta di diritto al
popolo romano per volontà divina.
III libro: l’imperatore riceve direttamente da Dio l’autorità di
governare il mondo, ma non può sovrastare il Papa (deve
essere sottomesso come un figlio).
1313 – morte di Enrico VII del Lussemburgo.
Nella Commedia Dante si dipinge come un profeta
dell’imminente intervento di Dio che salverà il mondo dal
caos generato dalla politica di Bonifacio VIII che ha peccato di
cupidigia – lupa famelica – mediante un inviato divino – veltro
– che riporterà ordine e pace.
Dante non cadde mai nell’eresia poiché criticò alcuni papi,
mai l’istituzione del papato (come fece invece Lutero
definendola Anticristo).
Criticò l’uomo Bonifacio VIII e il suo operato, ma non i suoi
atti come papa: il giubileo e restò scandalizzato dall’oltraggio
di Anagni.
Papato e Impero nel Trecento
 1305 elezione del francese Clemente V
 1309 elezione di Giovanni XXII e scelta di Avignone
  come sede definitiva del papato (fino al 1378)
 1314 lettera di Dante ai cardinali riuniti a Carpentras
  contro la cupidigia e lo spostamento della sede papale
  da Roma
 1328: Ludovico incoronato imperatore a Roma e il suo
  diritto deriva esclusivamente dal popolo romano
  (Marsilio da Padova, Defensor pacis) e dichiara
  deposto Giovanni XXII


 8
 1338: l’assemblea di principi tedeschi afferma che
  l’imperatore da loro eletto non ha bisogno della
  consacrazione papale.
 1356: Bolla d’ora di Carlo IV – sono 7 i principi tedeschi
  che eleggono l’imperatore: 3 ecclesiastici e 4 laici. Essi
  sono sovrani e autonomi nel loro potere. Essere
  imperatore è ormai una carica onorifica, svuotata
  d’ogni potere.




 9
1315- Occidente preda della carestia dovuta a tre anni di
eccessiva piovosità e forse all’inizio di una fase fredda nel
clima; seguirono crisi alimentari locali più o meno gravi
(alimentazione di fortuna per mancanza di cereali e dunque si
ebbe una dieta scadente che facilitava le epidemie).
1347/1350 – Epidemia di peste in Europa: peste bubbonica e
peste polmonare (mortalità 40%-70%, 100%), chiaramente
facilitata dalle grave carenza igienica della vita quotidiana.
Contagio favorito dai traffici commerciali dei Genovesi e dei
Veneziani (pax mongolica in Asia centrale). Tutto iniziò con
l’assedio di Caffa in Crimea e poi si espanse a ovest fino a
Messina e da li verso il nord.
Morì almeno circa 1/3 della popolazione europea e la peste
rimase endemica fino al XVIII secolo in molte zone del
continente. Non colpiva tutti e non aveva la stessa virulenza,
ma compariva con micidiale ritmicità.
Le vie del
 contagio
Villaggi scomparsi: abbandono delle terre da parte dei
contadini:erano le terre peggiori che rendevano poco poiché
da poco dissodate, la crisi demografica comportava poca
popolazione e quindi diveniva poco conveniente la
coltivazione. Le città, decimate dalla peste, chiedevano
manodopera a salari più alti. Per far fronte a questi costi
maggiori i mercanti utilizzarono una nuova forma di
misurazione del tempo (orologio): era il tempo del mercante
d’affari che sostituiva quello liturgico e stagionale (Le Goff).
Si verificò il calo del prezzo dei cereali (1380-1480) e
conseguenti rivolte dei contadini di fronte alle immutate
richieste fiscali dei sovrani/nobili : 1378 tumulto dei ciompi
1358 – guerra dei Cent’anni – jacquerie
1381 – contadini inglesi uniti ai predicatori religiosi (John Ball)
Riflessi della peste nella psicologia collettiva:
Flagellanti in Germania: riflettevano un’immagine negativa
del divino poiché interpretavano la peste come una punizione
divina prossima nell’aldilà.
La peste riportò in auge anche il tema del destino ultraterreno
dell’uomo: l’arte sviluppò la tendenza macabra – morte – per
spingere l’uomo alla conversione e alla riflessione sul suo
destino (Trionfo della morte, Danza macabra): la morte era
sempre la protagonista della processione poi seguivano gli
uomini disposti in ordine gerarchico. Monito a non seguire le
lusinghe di questo mondo (gloria, onore, ricchezza) ma a
coltivare la salvezza dell’anima, per non subire il giudizio
divino.
Dall’ansia generale per il castigo divino emerge il culto di
Maria: ella diventa l’avvocato difensore dell’umanità, colei che
intercede per ottenere misericordia (Dante) di fronte a Dio
castigatore (vedi dipinti della Vergine che protegge gli uomini
col suo mantello).

Anche i Santi diventano intermediatori in favore dell’uomo
peccatore grazie alla dottrina delle indulgenze che li vedeva
protagonisti con le loro reliquie al fine di conquistare il
Purgatorio e la permanenza più corta possibile anche in
questo luogo dell’aldilà ormai raffigurato dai predicatori come
un inferno temporaneo (vedi le grandi raccolte di reliquie di
Federico di Sassonia o dell’Arcivescovo di Halle).
Peste, carestie, guerre … potevano essere anche opera di
Satana, non di Dio, che agiva mediante suoi agenti umani
spietati: gli ebrei furono ripetutamente accusati; ingaggiati
per sterminare la cristianità da Satana (avvelenatori di pozzi),
si videro protagonisti di tumulti antiebraici fin dal 1348.
La comunità, impotente a capire cosa stava avvenendo e a
trovarne la causa, cercava capri espiatori; tale processo
avveniva contro una categoria credibile ed estrinseca poiché
già godente di cattiva fama (gli ebrei erano l’unica minoranza
religiosa e “avevano ucciso” Gesù) su cui scaricare la colpa.
Questo era un meccanismo di difesa illusorio che non
aggrediva le vere cause del male, ma generava un momento
euforico di scarico collettivo d’ansia e nella punizione del
colpevole un momento catartico e liberatorio.
Da XV secolo si delinea chiaro il concetto di strega: una
donna che aveva stipulato un patto col diavolo (rapport
sessuali) per ottenere poteri misteriosi e strumenti
soprannaturali.
Esse divennero capro espiatorio per tutto ciò che nella vita
quotidiana era inaspettato, imprevisto, critico e drammatico,
capace di distruggere dall’interno una famiglia o una piccola
comunità.
Le streghe son donne, perché la donna nella società del tempo
è individuo marginale, in una società decisamente gestita dai
maschi, e vista con ostilità (lussuriosa, incapace di dominare le
proprie passioni, senza anima …): dunque era perfetta per far
da agente a satana.
Alla fine del Trecento tutte le grandi istituzioni medievali
avevano perso il loro ruolo o lo avevano profondamente
mutato:
Il Papato: nel 1347 Cola di Rienzo, approfittando della
lontananza del Papa ad Avignone, si fa proclamare
tribuno del e afferma che il popolo romano è l’unico che
può conferire la dignità imperiale.
Il suo “sogno” anacronistico, peraltro seguito dal Petrarca,
fallì poiché anche la situazione politica germanica ed
italiana stava cambiando: stava finendo il principio della
supremazia imperiale sulla Penisola.
Le Signorie italiane
 XIII secolo: in Italia i Comuni si stavano trasformando in
  signorie “mascherate” da istituzioni repubblicane: capitani del
  popolo, podestà perpetui erano i nomi formali mantenuti dai
  vari signori al potere; in sostanza i comuni erano ormai
  dominati da potenti signori che avevano svuotato le strutture
  politiche e avevano ridotto i cittadini al ruolo di sudditi (erano
  di fatto monarchie in cui il signore deteneva i poteri di banno).
 I signori dal canto loro dovevano uscire da queste posizioni di
  potere ambigue e soggette all’accusa di usurpazione del potere:
  Gian Galeazzo Visconti nel 1395 divenne duca di Milano,
  diventando un principe legittimo. Lo stesso fecero altri:
  Gonzaga (1433, marchesi di Mantova), Este (1452, duchi di
  Modena e, 1471, Ferrara), Montefeltro (1474, Urbino).
  Naturalmente tutti pagavano somme favolose agli imperatori
  per un titolo nobiliare.
 19
Le Signorie italiane




20
Principati e truppe mercenarie
 I nuovi principi avevano bisogno di truppe per la loro politica di
  difesa e attacco: inizialmente furono tedeschi e inglesi, e poi
  italiani; erano cavalieri, combattenti a cavallo, diversi dai fanti
  inglesi o dai fanti mercenari svizzeri del XV secolo.
 I comandanti italiani erano di alto livello sociale e spesso
  signori di un loro territorio ove alloggiavano gli eserciti durante
  gli inverni (Malatesta, Montefeltro).
 Sono principi e condottieri, mercenari la cui figura ambigua e
  sfuggente più famosa è Francesco Sforza che divenne prima
  marchese di Ancona e poi duca di Milano (1450) con un colpo
  di stato.



 21
La politica italiana
 I principi sono spesso figure discutibili nel comportamento, il
  cui agire politico si caratterizzò per spregiudicatezza ed efferati
  delitti (Gian Galeazzo Visconti uccise lo zio Barnabò per il
  potere in Milano nel 1385).
 Eppure anch’essi cercavano di porre rimedio e salvare l’anima a
  causa delle azioni compiute in nome della ragion di stato (vedi
  la sorte dei mercanti). Si stava comunque diffondendo un
  nuovo atteggiamento mentale che si poneva autonomo di
  fronte alla religione e laicamente anteponeva le ragioni della
  vita terrena e politica, conservazione del potere, a quelle della
  vita eterna.
 I principi spesero molte energie per conquistare potere e
  territori, forse meno per ben amministrare i loro territori (al
  contrario di quanto sostiene la storiografia dell’Ottocento).
 22
Lotte interne ai
         comuni



                         Pieni poteri
     Potere dato al
        signore

                        Titoli nobiliari
                        dall’imperatore
     Il signore deve
       legittimarsi

                        Signoria che è
                          principato
                         legittimato
23
Il Grande Scisma ( 1378-1417)
 Papato ad Avignone: 1309-1376, sette papi tutti francesi
 Aumentò le proprie risorse economiche attraverso le nomine
  agli incarichi ecclesiastici (versamento di somme in denaro) e
  l’istituzione di nuovi tributi.
 Forte divenne l’accusa di avidità e mondanità.
 1376: Gregorio XI tornò a Roma, alla tomba di Pietro, centro
  della cristianità. Alla sua morte (1378) il popolo romano
  reclamò l’elezione di un papa italiano, mentre i cardinali
  francesi volevano che il nuovo pontefice tornasse ad Avignone.
 Due papi vennero eletti: il romano Urbano VI e l’avignonese
  Clemente VII. La cristianità era divisa e i vari re si schierarono
  con l’uno o l’altro papa per ragioni politiche.
 1414-1418: Concilio di Costanza, elezione di un nuovo papa e
  proclamazione della teoria conciliarista.
 24
Il Grande Scisma ( 1378-1417)




25
La guerra dei Cent’anni: 1337-1453
 Il re d’Inghilterra aveva numerosi feudi in terra francese (sud
  ovest e Fiandre) in cui il potere del sovrano francese era
  praticamente assente.
 1328: questione dinastica: Filippo IV di Valois e Edoardo III
  reclamano entrambe il diritto di avere il trono francese poiché
  Carlo IV era morto senza eredi maschi.
 1337: scoppia la guerra con gli eserciti inglesi che sbarcarono sul
  suolo francese e si dimostrarono per molto tempo superiori
  grazie alla fanteria equipaggiata con i grandi archi (long bow)
  capaci di grande gittata, penetrazione e rapidità di tiro, in grado
  di mettere in seria difficoltà la cavalleria pesante francese (essa
  divenne sempre più pesante e lenta e cominciò il suo lento e
  inevitabile declino militare poiché le due caratteristiche erano
  in evidente contrasto con il senso stesso della cavalleria).
 26
La guerra dei Cent’anni: 1337-1453


                 Azincourt
         Crécy



     Poitiers




27
Francia e Inghilterra nel ‘400
 Grande ruolo militare della fanteria inglese come arma militare
  preponderante: Crecy (1346), Poitiers (1356), Azincourt (1415) –
  vittorie inglesi -.
 Gli inglesi dopo il 1415 occuparono Parigi e gran parte del
  territorio francese sino all’apparizione di Giovanna d’Arco:
  ripristinò il prestigio della corona francese e il suo ruolo
  “divino” e ottenne il comando dell’esercito per scacciare lo
  straniero. Liberò Orleans e fece sì che Carlo VII fosse
  incoronato a Reims il 17 luglio 1429.
 Fu catturata dagli inglesi e condannata al rogo come eretica nel
  1431.
 Essa causò la definitiva riscossa francese: 1436 riconquista di
  Parigi e 1453 cacciata degli Inglesi.

 28
Inghilterra post guerra Cent’anni
 Lacerata da una violentissima guerra civile tra le famiglie dei
  Lancaster e degli York: entrambe sullo stemma avevano una
  rosa: rossa i primi, bianca i secondi. Guerra delle due rose (1455-
  1485).
 La nobiltà si divise e molti cavalieri morirono: l’aristocrazia
  venne indebolita durante il conflitto. Anche Shakespeare
  celebrò, nella tragedia Riccardo III, il conflitto.
 Enrico Tudor (Lancaster), il vincitore, sposò poi Elisabetta di
  York: la casata Tudor rafforzò il potere regale a danno
  dell’aristocrazia, durante tutto il Cinquecento.
 I sovrani inglesi si dedicarono alla sottomissione della Scozia e
  dell’Irlanda, trasformando l’Inghilterra in una grande nazione
  marittima.

 29
Inghilterra post guerra Cent’anni




30
Espansione Ottomanna
 XIV secolo: espansione del piccolo stato turco di Osman
  (Othman). Turchi ottomanni estremamente bellicosi e
  desiderosi di espandere la fede mussulmana.
 Conquistarono la Bulgaria nel 1362, la Serbia nel 1389.
 1453: caduta di Costantinopoli. Fine dell’Impero Romano
  d’Oriente.
 La conquista fu possibile grazie all’artiglieria che rese inutili le
  possenti mura della città.




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L'autunno del medioevo

  • 1.
  • 2. Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, successore di Celestino V): aveva concezione ierocratica del potere (sulla linea di Gregorio VII e Innocenzo III). Filippo il bello di Francia (1285-1314): 1296 sottoposti a tributo anche i beni della Chiesa durante le guerra con l’Inghilterra; nonostante la bolla del papa (1296) vietò ulteriormente l’uscita dal regno dei beni diretti a Roma. Uno scontro diverso da quello tra Gregorio VII ed Enrico IV: ora il Re dispone di risorse, di funzionari a lui fedeli e sostituibili se infedeli. L’arma della scomunica poco poteva di fronte ad uno stato nazionale e ben saldo.
  • 3. Si creò la credenza popolare che recandosi a pregare alla tomba di Pietro si potesse ottenere l’indulgenza plenaria: cancellazione di ogni sofferenza penitenziale da scontarsi dopo la morte in purgatorio. Bonifacio VIII, il 22 febbraio 1300, fece propria tale credenza non eretica e indisse il primo Giubileo: un anno in cui era possibile ottenere l’indulgenza plenaria recandosi in pellegrinaggio a Roma (non era più una crociata). Ciò fu accolto con entusiasmo dalla cristianità. Il Giubileo svolse molte funzioni: Segnò il trionfo della tripartizione dell’aldilà (Purgatorio!) Roma si mostrò come il vero e fondamentale centro della cristianità con il papato in posizione di primato.
  • 4. 18 novembre 1302 – concezione ierocratica La salvezza è solo all’interno della Chiesa, guidata dal vescovo di Roma. La Chiesa aveva il diritto/dovere di controllare e giudicare il potere temporale dei principi. Tutti dovevano essere sottomessi al potere del Papa. Il tono categorico ignorava come i tempi fossero cambiati e che i sovrani ormai avevano ben altro e autonomo potere! Filippo il bello convocò gli Stati generali – aprile 1302 - (assemblea: clero, nobili e terzo stato) che affermarono che il Re aveva ricevuto il regno solo da Dio. Il papa non aveva più alcuna funzione di mediatore poiché detentore di entrambe le spade.
  • 5. Giugno 1303: l’assemblea francese sollevò la questione della legittimità dell’elezione di Bonifacio VIII e dunque della stessa validità dei suoi atti, compresa la Unam Sanctam. Agosto 1303: inviati del re tentarono di far prigioniero il Papa ad Anagni per obbligarlo a convocare un concilio sulla legittimità della propria elezione. Operazione fallita per l’intervento del popolo (oltraggio di Anagni che destògrande scalpore nelle cristianità). Filippo non era miscredente ma difendeva la concezione – carolingia – del re come figura sacra che aveva avuto da Dio il compito di governare (vicario di Dio – Davide): consacrazione, unzione. Il re è figura sacerdotale che può guidare la chiesa e operare guarigioni miracolose (potere taumaturgico).
  • 6. Ha grande concezione del potere politico e della sua missione. De monarchia (1310-1311): I libro: L’uomo è chiamato a una duplice esistenza (terrena e ultraterrena) poiché ha una duplice natura (materiale e spirituale): tende alla felicità terrena e alla beatitudine celeste. La ragione cerca la prima, la fede guida alla seconda. L’imperatore regge l’uomo e frena la sua cupidigia, il Papa guida gli uomini alla salvezza eterna. II libro: l’esercizi dell’autorità imperiale spetta di diritto al popolo romano per volontà divina. III libro: l’imperatore riceve direttamente da Dio l’autorità di governare il mondo, ma non può sovrastare il Papa (deve essere sottomesso come un figlio).
  • 7. 1313 – morte di Enrico VII del Lussemburgo. Nella Commedia Dante si dipinge come un profeta dell’imminente intervento di Dio che salverà il mondo dal caos generato dalla politica di Bonifacio VIII che ha peccato di cupidigia – lupa famelica – mediante un inviato divino – veltro – che riporterà ordine e pace. Dante non cadde mai nell’eresia poiché criticò alcuni papi, mai l’istituzione del papato (come fece invece Lutero definendola Anticristo). Criticò l’uomo Bonifacio VIII e il suo operato, ma non i suoi atti come papa: il giubileo e restò scandalizzato dall’oltraggio di Anagni.
  • 8. Papato e Impero nel Trecento  1305 elezione del francese Clemente V  1309 elezione di Giovanni XXII e scelta di Avignone come sede definitiva del papato (fino al 1378)  1314 lettera di Dante ai cardinali riuniti a Carpentras contro la cupidigia e lo spostamento della sede papale da Roma  1328: Ludovico incoronato imperatore a Roma e il suo diritto deriva esclusivamente dal popolo romano (Marsilio da Padova, Defensor pacis) e dichiara deposto Giovanni XXII 8
  • 9.  1338: l’assemblea di principi tedeschi afferma che l’imperatore da loro eletto non ha bisogno della consacrazione papale.  1356: Bolla d’ora di Carlo IV – sono 7 i principi tedeschi che eleggono l’imperatore: 3 ecclesiastici e 4 laici. Essi sono sovrani e autonomi nel loro potere. Essere imperatore è ormai una carica onorifica, svuotata d’ogni potere. 9
  • 10. 1315- Occidente preda della carestia dovuta a tre anni di eccessiva piovosità e forse all’inizio di una fase fredda nel clima; seguirono crisi alimentari locali più o meno gravi (alimentazione di fortuna per mancanza di cereali e dunque si ebbe una dieta scadente che facilitava le epidemie). 1347/1350 – Epidemia di peste in Europa: peste bubbonica e peste polmonare (mortalità 40%-70%, 100%), chiaramente facilitata dalle grave carenza igienica della vita quotidiana. Contagio favorito dai traffici commerciali dei Genovesi e dei Veneziani (pax mongolica in Asia centrale). Tutto iniziò con l’assedio di Caffa in Crimea e poi si espanse a ovest fino a Messina e da li verso il nord.
  • 11. Morì almeno circa 1/3 della popolazione europea e la peste rimase endemica fino al XVIII secolo in molte zone del continente. Non colpiva tutti e non aveva la stessa virulenza, ma compariva con micidiale ritmicità.
  • 12. Le vie del contagio
  • 13. Villaggi scomparsi: abbandono delle terre da parte dei contadini:erano le terre peggiori che rendevano poco poiché da poco dissodate, la crisi demografica comportava poca popolazione e quindi diveniva poco conveniente la coltivazione. Le città, decimate dalla peste, chiedevano manodopera a salari più alti. Per far fronte a questi costi maggiori i mercanti utilizzarono una nuova forma di misurazione del tempo (orologio): era il tempo del mercante d’affari che sostituiva quello liturgico e stagionale (Le Goff). Si verificò il calo del prezzo dei cereali (1380-1480) e conseguenti rivolte dei contadini di fronte alle immutate richieste fiscali dei sovrani/nobili : 1378 tumulto dei ciompi 1358 – guerra dei Cent’anni – jacquerie 1381 – contadini inglesi uniti ai predicatori religiosi (John Ball)
  • 14. Riflessi della peste nella psicologia collettiva: Flagellanti in Germania: riflettevano un’immagine negativa del divino poiché interpretavano la peste come una punizione divina prossima nell’aldilà. La peste riportò in auge anche il tema del destino ultraterreno dell’uomo: l’arte sviluppò la tendenza macabra – morte – per spingere l’uomo alla conversione e alla riflessione sul suo destino (Trionfo della morte, Danza macabra): la morte era sempre la protagonista della processione poi seguivano gli uomini disposti in ordine gerarchico. Monito a non seguire le lusinghe di questo mondo (gloria, onore, ricchezza) ma a coltivare la salvezza dell’anima, per non subire il giudizio divino.
  • 15. Dall’ansia generale per il castigo divino emerge il culto di Maria: ella diventa l’avvocato difensore dell’umanità, colei che intercede per ottenere misericordia (Dante) di fronte a Dio castigatore (vedi dipinti della Vergine che protegge gli uomini col suo mantello). Anche i Santi diventano intermediatori in favore dell’uomo peccatore grazie alla dottrina delle indulgenze che li vedeva protagonisti con le loro reliquie al fine di conquistare il Purgatorio e la permanenza più corta possibile anche in questo luogo dell’aldilà ormai raffigurato dai predicatori come un inferno temporaneo (vedi le grandi raccolte di reliquie di Federico di Sassonia o dell’Arcivescovo di Halle).
  • 16. Peste, carestie, guerre … potevano essere anche opera di Satana, non di Dio, che agiva mediante suoi agenti umani spietati: gli ebrei furono ripetutamente accusati; ingaggiati per sterminare la cristianità da Satana (avvelenatori di pozzi), si videro protagonisti di tumulti antiebraici fin dal 1348. La comunità, impotente a capire cosa stava avvenendo e a trovarne la causa, cercava capri espiatori; tale processo avveniva contro una categoria credibile ed estrinseca poiché già godente di cattiva fama (gli ebrei erano l’unica minoranza religiosa e “avevano ucciso” Gesù) su cui scaricare la colpa. Questo era un meccanismo di difesa illusorio che non aggrediva le vere cause del male, ma generava un momento euforico di scarico collettivo d’ansia e nella punizione del colpevole un momento catartico e liberatorio.
  • 17. Da XV secolo si delinea chiaro il concetto di strega: una donna che aveva stipulato un patto col diavolo (rapport sessuali) per ottenere poteri misteriosi e strumenti soprannaturali. Esse divennero capro espiatorio per tutto ciò che nella vita quotidiana era inaspettato, imprevisto, critico e drammatico, capace di distruggere dall’interno una famiglia o una piccola comunità. Le streghe son donne, perché la donna nella società del tempo è individuo marginale, in una società decisamente gestita dai maschi, e vista con ostilità (lussuriosa, incapace di dominare le proprie passioni, senza anima …): dunque era perfetta per far da agente a satana.
  • 18. Alla fine del Trecento tutte le grandi istituzioni medievali avevano perso il loro ruolo o lo avevano profondamente mutato: Il Papato: nel 1347 Cola di Rienzo, approfittando della lontananza del Papa ad Avignone, si fa proclamare tribuno del e afferma che il popolo romano è l’unico che può conferire la dignità imperiale. Il suo “sogno” anacronistico, peraltro seguito dal Petrarca, fallì poiché anche la situazione politica germanica ed italiana stava cambiando: stava finendo il principio della supremazia imperiale sulla Penisola.
  • 19. Le Signorie italiane  XIII secolo: in Italia i Comuni si stavano trasformando in signorie “mascherate” da istituzioni repubblicane: capitani del popolo, podestà perpetui erano i nomi formali mantenuti dai vari signori al potere; in sostanza i comuni erano ormai dominati da potenti signori che avevano svuotato le strutture politiche e avevano ridotto i cittadini al ruolo di sudditi (erano di fatto monarchie in cui il signore deteneva i poteri di banno).  I signori dal canto loro dovevano uscire da queste posizioni di potere ambigue e soggette all’accusa di usurpazione del potere: Gian Galeazzo Visconti nel 1395 divenne duca di Milano, diventando un principe legittimo. Lo stesso fecero altri: Gonzaga (1433, marchesi di Mantova), Este (1452, duchi di Modena e, 1471, Ferrara), Montefeltro (1474, Urbino). Naturalmente tutti pagavano somme favolose agli imperatori per un titolo nobiliare. 19
  • 21. Principati e truppe mercenarie  I nuovi principi avevano bisogno di truppe per la loro politica di difesa e attacco: inizialmente furono tedeschi e inglesi, e poi italiani; erano cavalieri, combattenti a cavallo, diversi dai fanti inglesi o dai fanti mercenari svizzeri del XV secolo.  I comandanti italiani erano di alto livello sociale e spesso signori di un loro territorio ove alloggiavano gli eserciti durante gli inverni (Malatesta, Montefeltro).  Sono principi e condottieri, mercenari la cui figura ambigua e sfuggente più famosa è Francesco Sforza che divenne prima marchese di Ancona e poi duca di Milano (1450) con un colpo di stato. 21
  • 22. La politica italiana  I principi sono spesso figure discutibili nel comportamento, il cui agire politico si caratterizzò per spregiudicatezza ed efferati delitti (Gian Galeazzo Visconti uccise lo zio Barnabò per il potere in Milano nel 1385).  Eppure anch’essi cercavano di porre rimedio e salvare l’anima a causa delle azioni compiute in nome della ragion di stato (vedi la sorte dei mercanti). Si stava comunque diffondendo un nuovo atteggiamento mentale che si poneva autonomo di fronte alla religione e laicamente anteponeva le ragioni della vita terrena e politica, conservazione del potere, a quelle della vita eterna.  I principi spesero molte energie per conquistare potere e territori, forse meno per ben amministrare i loro territori (al contrario di quanto sostiene la storiografia dell’Ottocento). 22
  • 23. Lotte interne ai comuni Pieni poteri Potere dato al signore Titoli nobiliari dall’imperatore Il signore deve legittimarsi Signoria che è principato legittimato 23
  • 24. Il Grande Scisma ( 1378-1417)  Papato ad Avignone: 1309-1376, sette papi tutti francesi  Aumentò le proprie risorse economiche attraverso le nomine agli incarichi ecclesiastici (versamento di somme in denaro) e l’istituzione di nuovi tributi.  Forte divenne l’accusa di avidità e mondanità.  1376: Gregorio XI tornò a Roma, alla tomba di Pietro, centro della cristianità. Alla sua morte (1378) il popolo romano reclamò l’elezione di un papa italiano, mentre i cardinali francesi volevano che il nuovo pontefice tornasse ad Avignone.  Due papi vennero eletti: il romano Urbano VI e l’avignonese Clemente VII. La cristianità era divisa e i vari re si schierarono con l’uno o l’altro papa per ragioni politiche.  1414-1418: Concilio di Costanza, elezione di un nuovo papa e proclamazione della teoria conciliarista. 24
  • 25. Il Grande Scisma ( 1378-1417) 25
  • 26. La guerra dei Cent’anni: 1337-1453  Il re d’Inghilterra aveva numerosi feudi in terra francese (sud ovest e Fiandre) in cui il potere del sovrano francese era praticamente assente.  1328: questione dinastica: Filippo IV di Valois e Edoardo III reclamano entrambe il diritto di avere il trono francese poiché Carlo IV era morto senza eredi maschi.  1337: scoppia la guerra con gli eserciti inglesi che sbarcarono sul suolo francese e si dimostrarono per molto tempo superiori grazie alla fanteria equipaggiata con i grandi archi (long bow) capaci di grande gittata, penetrazione e rapidità di tiro, in grado di mettere in seria difficoltà la cavalleria pesante francese (essa divenne sempre più pesante e lenta e cominciò il suo lento e inevitabile declino militare poiché le due caratteristiche erano in evidente contrasto con il senso stesso della cavalleria). 26
  • 27. La guerra dei Cent’anni: 1337-1453 Azincourt Crécy Poitiers 27
  • 28. Francia e Inghilterra nel ‘400  Grande ruolo militare della fanteria inglese come arma militare preponderante: Crecy (1346), Poitiers (1356), Azincourt (1415) – vittorie inglesi -.  Gli inglesi dopo il 1415 occuparono Parigi e gran parte del territorio francese sino all’apparizione di Giovanna d’Arco: ripristinò il prestigio della corona francese e il suo ruolo “divino” e ottenne il comando dell’esercito per scacciare lo straniero. Liberò Orleans e fece sì che Carlo VII fosse incoronato a Reims il 17 luglio 1429.  Fu catturata dagli inglesi e condannata al rogo come eretica nel 1431.  Essa causò la definitiva riscossa francese: 1436 riconquista di Parigi e 1453 cacciata degli Inglesi. 28
  • 29. Inghilterra post guerra Cent’anni  Lacerata da una violentissima guerra civile tra le famiglie dei Lancaster e degli York: entrambe sullo stemma avevano una rosa: rossa i primi, bianca i secondi. Guerra delle due rose (1455- 1485).  La nobiltà si divise e molti cavalieri morirono: l’aristocrazia venne indebolita durante il conflitto. Anche Shakespeare celebrò, nella tragedia Riccardo III, il conflitto.  Enrico Tudor (Lancaster), il vincitore, sposò poi Elisabetta di York: la casata Tudor rafforzò il potere regale a danno dell’aristocrazia, durante tutto il Cinquecento.  I sovrani inglesi si dedicarono alla sottomissione della Scozia e dell’Irlanda, trasformando l’Inghilterra in una grande nazione marittima. 29
  • 30. Inghilterra post guerra Cent’anni 30
  • 31. Espansione Ottomanna  XIV secolo: espansione del piccolo stato turco di Osman (Othman). Turchi ottomanni estremamente bellicosi e desiderosi di espandere la fede mussulmana.  Conquistarono la Bulgaria nel 1362, la Serbia nel 1389.  1453: caduta di Costantinopoli. Fine dell’Impero Romano d’Oriente.  La conquista fu possibile grazie all’artiglieria che rese inutili le possenti mura della città. 31
  • 32. 32