1. CONVEGNO NAZIONALE DEL LABORATORIO DI GRUPPOANALISI
LE TRAME DELLO STARE INSIEME
TORINO 2 – 3 NOVEMBRE 2012
Incontrare ed accogliere la
multi-problematicità in età evolutiva:
un itinerario di gruppi
Dott. Giuseppe Biagi
Dott.ssa Amelia Frasca
2. Aspetti Teorici
<< Si può immaginare che la tecnica di gruppo alla fine coinvolgerà
l’intera comunità e riunirà tutti coloro che sono implicati in un
problema, non solo il medico ed il paziente
L’applicazione delle tecniche di gruppo può assumere un’infinita varietà
di forme,che sottolineano come più utile il lato analitico o quello
occupazionale. In ultima analisi queste tecniche sollevano l’intera
questione della terapia sociale.>>
(S.H. Foulkes e J.Anthony, 1957)
3. Fondazione di un Percorso…di gruppi
Il Gruppo Cooperativa
Dai gruppi nei servizi al gruppo istituzionale
Daigruppi in cooperativa ai gruppi nella
comunità
4. La Cooperativa Marianella Garçia nasce a Misterbianco nel 1986 e si
sviluppa mantenendo una cornice di riferimento che è caratterizzata
dall’ attenzione alla Territorialità:
gli interventi si sviluppano all’interno del Distretto Socio – Sanitari D 16
che comprende Catania – Misterbianco – Motta Santa Anastasia
Specificità: gli interventi sono rivolti al mondo minorile e giovanile in
tutte le sue declinazioni dalla prevenzione alla cura
Gli interventi più significativi hanno un carattere non residenziale e non
specificatamente caratterizzato da una domanda esplicita di cura
Interventi principali si sviluppano tra scuola – famiglia - territorio
Scuola: Educativa Scolastica
Famiglia: Educativa Domiciliare
MinoriTerritorio: Centri Diurni e Ceag
Nuovi Interventi - Nuovi Bisogni
Comunità per minori stranieri non accompagnati
Progetto sperimentale per adolescenti con psicopatologia Asp
5. Cultura Organizzativa
Il gruppo della cooperativa è formato da: Psicoterapeuti –
Psicologi – Assistenti Sociali – Educatori Professionali –
Educatori/Animatori
Snodi Evolutivi:
dalla matrice storica legata al volontariato alla nuova visione di
impresa sociale;
dalla matrice pedagogica a quella clinica;
dalla dipendenza al servizio pubblico all’autonomia per nuovi spazi di
intervento complementari e innovativi.
6. Il gruppo istituzionale
Interviene sulla necessità di legare gli interventi delle singole equipe
di lavoro con la lettura della cultura organizzativa e dei processi/
cambiamenti sociali in atto.
Favorisce la circolarità delle informazioni sull’organizzazione
Favorisce l’appartenenza
Integra le differenze tra ruoli e funzioni
Mette in evidenza le ambivalenze
Previene l’isolamento degli operatori
Contiene gli aspetti sulla motivazione/demotivazione
Conduzione: Interna, con un seminario residenziale esterno
Tempi: Il gruppo si incontra 4 volte l’anno ( Settembre – Dicembre –
Marzo – Giugno)
7. Multiproblematicità :
traumi Infantili nella post-modernità
Bambini di periferia che vivono in:
Promiscuità abitativa;
Monoreddito o nessun reddito/ povertà;
Detenzione di almeno un genitore;
Famiglie monogenitoriali con separazioni ad alta conflittualità;
Rete parentale assente o invischiante;
Clima Familiare caratterizzato da:
– anaffettività e/o violenza/aggressività,
– mancanza di confini,
– sintomatologia specifica per depressione, tossicodipendenza, dipendenza
da gioco, alcol dipendenza;
– difficoltà a rintracciare le funzioni paterne e materne.
8. L’Intervento a Scuola : luogo di transito e
contenitore per leggere, osservare ed intervenire
(caso clinico)
Interventi di sostegno educativo individuali;
Interventi domiciliari;
Supporto didattico e/o accompagnamento L.Media;
Orientamento alla formazione;
Interventi sul gruppo classe;
Partecipazione collegi docenti;
Spazi laboratorio;
Incontri e colloqui con i genitori dei minori in carico;
Ascolto psicologico (minori, famiglie, insegnanti);
Promozione attività aggregative esterne;
Equipe, supervisioni e riunioni gruppo dei curanti.
9. Lo “Sportello di Ascolto Psicologico” a scuola
come strumento operativo
Gli Obiettivi e i luoghi;
Le Modalità operative;
La progettazione / l’attivazione / il monitoraggio dell’intervento
psico-socio-educativo individualizzato come declinazioni di un lavoro gruppale;
Di cosa sono portatori i minori generalmente seguiti dallo sportello di Ascolto
Psicologico;
Ricomporre le scissioni attraverso l’attivazione di gruppi
10. Funzionamento prodromico
Da “Il Sostegno all’abitare nella Cura Comunitaria della Grave Patologia Mentale”
(Barone, Bruschetta, Frasca, in press)
Nonostante l’esordio di un disturbo psicotico avvenga generalmente
nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, esiste anche un
funzionamento pro-dromico (o pre-psicotico) che si manifesta sin
dall’età scolare con anomalie neuropsicologiche dello sviluppo
cognitivo, motorio e linguistico e con disordini nelle relazioni
familiari e sociali;
La Fase prodromica (dal greco pro, che precede, e dromos, via-corso-
decorso) è caratterizzata da sintomi sfumati e poco definiti
(caratteristiche cliniche sottosoglia) che possono evolvere, in un arco
di tempo di alcuni anni e difficile da circoscrivere, in sintomi
francamente psicotici, oppure rivelarsi “falsi positivi” (le persone
coinvolte non svilupperanno in seguito alcun disturbo psicotico).
11. Funzionamento prodromico
Da “Il Sostegno all’abitare nella Cura Comunitaria della Grave Patologia Mentale”
(Barone, Bruschetta, Frasca, in press)
Per “stato mentale a rischio” o “at risk mental state” (ARMS) (Yung e
McGorry 1996; Yung et al. 2003) intendiamo quell’insieme di sintomi che
aumentano la vulnerabilità generica alla psicosi (ai quali non necessariamente
segue la psicosi) e che si esprimono sotto forma di:
– deterioramento nelle prestazioni scolastiche e/o lavorative, ritiro sociale,
mancanza di interesse verso la socializzazione, perdita di energia e
motivazione (cambiamenti nelle funzioni sociali);
– disturbi del sonno o appetito alterato (cambiamenti comportamentali);
– depressione, ansia, irritabilità, rabbia, oscillazioni dell’umore, percezione
che le cose siano cambiate o credere che i pensieri siano accelerati o
rallentati (cambiamenti emozionali);
– difficoltà di memoria o di concentrazione, sospettosità e presenza di
credenze inusuali (cambiamenti cognitivi).
12. Funzionamento Prodromico e Trattamento psicoterapico
integrato di comunità
Da “Il Sostegno all’abitare nella Cura Comunitaria della Grave Patologia
Mentale” (Barone, Bruschetta, Frasca, in press)
Dal nostro punto di vista, tra le best practice per la cura degli stati
mentali a rischio si collocano indubbiamente i trattamenti
psicosociali in contesti non sanitari (domestici e comunitari), integrati
all’occorrenza alle terapie farmacologiche antipsicotiche. Essi sono
infatti capaci di potenziare lo sviluppo psichico e sociale del soggetto
con “stato mentale a rischio”, sostenere le famiglie, evitare dove
possibile l’interruzione degli studi o delle attività lavorative e
soprattutto prevenire eventuali condotte violente, abuso di sostanze e
tentativi di suicidio di tutte quelle persone che a prescindere
dall’evoluzione delle suddette caratteristiche sottosoglia stanno
passando attraverso una fase evolutiva delicatissima e ad alto rischio
psicopatologico.
13. Gruppo Operativo
Il Gruppo Operativo è uno dei tipici gruppi vitali, che Foulkes
identifica come costituiti da persone direttamente implicate nel
percorso terapeutico del “paziente centrale” e quindi centrati sul
nexus comunitario all’interno del quale il disturbo mentale si
“localizza”(Foulkes, 1975b).
14. Gruppo a conduzione psicodinamica di
orientamento e sostegno per i minori del territorio
(focus sulla pre-adolescenza e sull’adolescenza)
Composizione;
Numerosità;
Tempi e modularità;
Obiettivi;
Stile di Conduzione;
Contenuti.
15. Conduzione
a densità variabile
<<quanto meno è coesa la mente dei partecipanti, tanto più densa e
strutturante deve essere la conduzione del gruppo; quanto più è coesa la
mente dei partecipanti, tanto più rarefatta potrà essere la conduzione di un
gruppo adatto alla loro crescita personale>>
(F. Fasolo, 2002);
orientata all’attivazione di quella funzione riflessiva (costrutto che
operazionalizza il concetto di mentalizzazione) (P. Fonagy, 2008) che
consente il riconoscimento degli stati mentali (pensieri e sentimenti) dei
partecipanti, ovvero di cogliere che i loro comportamenti sono portavoce di
bisogni, intenzioni, desideri che possono essere verbalizzati ed espressi in una
maniera progressivamente sempre più armonica ed integrata
16. Gruppi di formazione sulla presa in cura della
multi-problematicità in età evolutiva
Tempi
Obiettivo: Consolidare il gruppo di comunità per favorire una rete mentale
tra gli operatori
Partecipanti: Dirigenti Scolastici – Insegnanti – Assistenti Sociali – Operatori
N.P.I. – Operatori del Territorio
Conduzione ad orientamento Psicodinamico
Temi del percorso : Legame tra apprendimenti e affettività-Rievocazione di
ricordi di quando i docenti erano studenti-Gli aspetti competitivi tra le scuole
e tra i servizi – La dimensione del sentirsi solo nella multiproblematicità –
nodi della rete vissuti come persecutori, assenti o distratti- il gruppo come
contenitore per lavorare insieme (tollerare la frustrazione, prevenire il burn
out ) – la dimensione dell’emergenza e la costruzione di un progetto –
Definire modalità operative e processi di cura integrati.
17. Servizi di cura per l’età evolutiva
Modalità operative nella comunità
Segnalazione (Scuola/Servizi Sociali/N.P.I))
Analisi della Domanda
Presa in carico
Progettazione individualizzata
Costruzione della rete curante: Servizio sociale,
NPI, Operatori, etc.
Attuazione e monitoraggio
Valutazione finale
18. Domani …
GRUPPO PSICOANALITICO
MULTIFAMILIARE
Modello proposto da G. Badaracco
è un dispositivo analitico, al quale partecipano
pazienti, familiari e operatori, in cui si cerca la
possibilità dell'espressione, della comprensione e
della elaborazione di quelle relazioni interne ed
esterne che, interiorizzate nelle prime fasi dello
sviluppo, sono riproiettate sui familiari ….
19. Domani …
GRUPPO PSICOANALITICO
MULTIFAMILIARE
Consente di leggere le situazioni in cui la
sofferenza psicologica si organizza e si dispone
per essere curata e, al tempo stesso, indica il
livello, la misura e la qualità degli interventi che
l’analista è chiamato ad effettuare per modificare i
sistemi patologici dei pazienti, quelli che
Badaracco chiama i sistemi di interdipendenze
patologiche
20. Domani …
GRUPPO PSICOANALITICO
MULTIFAMILIARE
Spazio comunitario e analitico per:
favorire la comunicazione fra tutti i partecipanti;
integrare variabili altrimenti isolate o giustapposte;
coinvolgere tutti i livelli funzionali e gerarchici dell’unità
organizzativa curante;
valorizzare la cultura di appartenenza di ciascuno e favorire la
convivenza tra i gruppi;
contenere e risignificare stati psicologici attraverso la funzione di
specchio del contesto multifamiliare;
stimolare pensiero condiviso e condivisibile;
generare cambiamento e partecipazione attiva.
Notes de l'éditeur
Obiettivi: Il mandato del progetto e quindi dello Sportello di Ascolto Psicologico è l’applicazione della Legge 328 per l’integrazione dei servizi socio-sanitari, con un finanziamento di durata triennale, che si rivolge soprattutto alla prevenzione della dispersione scolastica e più in generale ai minori che hanno disagio scolastico Luoghi: Istituti comprensivi del comune di Misterbianco per cui nel mio immaginario il destinatario ultimo del progetto, l’utente, il paziente è il territorio. Lavoro gruppale: Si intende una dinamica che fonda e sviluppa dispositivi ad azione terapeutica di natura multipersonale, multidisciplianare e multiistituzionale, ovvero comunitari; Le modalità operative : La segnalazione da parte degli insegnanti (sempre più spesso sono i genitori a fare richiesta perché lo sportell entra nel tessuto dei servizi scolastici, nell’immaginario di chi gravita intorno all’istituzione scuola): qual è il problema dal loro punto di vista, fotografia del minore in classe e informazioni sulla famiglia e il rapporto tra la famiglia e la scuola; Il primo colloquio con i genitori : raccogliere preziosi dati anamnestici sul minore e la sua famiglia; ricostruire la storia clinica del minore e avere informazioni circa eventuali precedenti o paralleli percorsi di cura, creare alleanza terapeutica e coinvolgerli alacremente nella costruzione e nell’attuazione dell’intervento individualizzato; L’incontro con il minore : incontrarlo, ascoltarlo, per coglierne le vulnerabilità ma anche le risorse, si valuta quali indagini diagnostiche potrebbero essere utili , da svolgere a scuola o presso la NPI territoriale, costruire con lui un percorso nel quale possa sentirsi motivato e aiutato, parte attiva del processo; L’integrazione delle risorse umane disponibili e delle istituzioni coinvolte. Di cosa sono portatori i minori : Di problematiche comportamentali simboliche del degrado emotivo e socio-economico di provenienza, sviluppate sovente per aderire alla cultura familiare basata su dinamiche di devianza, maturate come compensazione o di sottostanti scarse risorse cognitive o di scarsa stima di sé (come se attraverso condotte oppositivo-provocatorie o devianti i soggetti trovassero un modo per coprire il loro profondo disagio); in più sono spesso ragazzini, tra gli undici, dodici o tredici anni che smettono di andare a scuola perché sono totalmente demotivati, perché non c’è davvero nessuno che se ne occupa praticamente ed emotivamente, perché l’istruzione non fa parte della loro scala di valori e forse di Disturbi emozionali con importante compromissione degli apprendimenti scolastici e della buona partecipazione alle attività dei gruppi classe nei quali sono inseriti: bambini spenti, che inquietano, che rimangono chiusi nel loro silenzio e nel loro dolore (sono bambini che per esempio hanno subito il distacco dai genitori perché l’inizio della scolarizzazione ha coinciso con un evento traumatico che ha coinvolto la famiglia: un incidente stradale con lunga ospedalizzazione di un genitore, oppure un altro genitore con grave disturbo dell’Umore, oppure il genitore in carcere..), bambini che vanno come rianimati... Di Comportamenti disorganizzati nell’area motoria, del linguaggio, del pensiero ed in quella affettivo-relazionale che necessitano particolare approfondimento diagnostico e paradossalmente sono quelli più difficili da raggiungere perché provengono da situazioni familiari altamente deprivate per cui l’accesso ai servizi è complicatissimo o quando avviene risulta spesso approssimativo: sono quelli che presentano caratteristiche cliniche sottosoglia e che la letteratura internazionale definisce con “stato mentale a rischio” psicosi ved. slade Barone, Bruschetta, Frasca, in press... Ricomporre le scissioni La polarità tra condotte esternalizzanti e condotte internalizzanti che i minori di cui abbiamo parlato manifestano, così come la polarità tra i loro comportamenti da un lato e le reazioni del contesto scuola o dell’istituzione famiglia a siffatte manifestazioni fenomenologiche dall’altro, ed ancora la polarità tra il mondo degli adulti e quello dei giovanissimi pazienti di cui ci stiamo occupando, ed infine il senso frammentato dei loro comportamenti vengono rintracciati e ricomposti attraverso l’attivazione e il dispiegarsi di gruppi. Gruppi operativi (nell’accezione di Foulkes) (ved. slade) a scuola in cui tutte le persone che si occupano a vario titolo del minore si riuniscono periodicamente; gruppi con obiettivi più ampi come quello che mi accingo a descrivere.
TORNA A SLADE SULLO SPORTELLO
Composizione /Numerosità/ Tempi Uno dei compiti evolutivi della pre-adolescenza è sicuramente iniziare a compiere delle scelte sensate circa il proprio percorso scolastico e/o lavorativo rimanendo dentro un circuito di crescita socialmente condiviso e atteso. Tuttavia, i minori inseriti nel gruppo di orientamento di cui mi accingo a parlare non erano riusciti con le loro risorse personali e familiari a conseguire la Licenza Media, né a porre le basi per fare delle scelte quanto più funzionali possibile circa il prosieguo dell’obbligo scolastico che per legge si conclude a 18 anni. Il criterio di omogeneità tra loro era quindi non tanto l’età, infatti i partecipanti con cui abbiamo lavorato avevano e hanno un’età compresa tra i 13 e i 16 anni circa, ma l’aver conseguito da poche settimane la Licenza Media, il gruppo si è tenuto nel scorso mese di luglio, attraverso un doppio percorso. A formare il gruppo c’erano sia minori con esperienza di reato che erano in fase di dimissione da comunità protette o ancora con l’obbligo di permane in siffatte strutture che partecipavano al gruppo con il permesso del giudice che si occupa de loro caso e cha avevano seguito la scuola durante la loro detenzione sostenendo appunto gli esami con l’aiuto degli educatori e dell’equipe delle comunità in oggetto; sia ragazzi segnalati dalle scuole come soggetti in dispersione scolastica, presi in carico dagli assistenti sociali del comune di Misterbianco e dalla Coop. Marianella Garçia in regime di istruzione parentale (preparati da esterni agli esami dagli educatori della cooperativa che li avevano seguiti intensamente). Alcuni di questi minori avevano pure usufruito di progetti di educativa domiciliare per cui lo stesso educatore li seguiva in casa e a scuola. Il primo modulo di questo gruppo di orientamento è stato svolto nel mese di luglio per un totale di quattro episodi (un incontro a settimana) che dir si voglia al quale hanno partecipato complessivamente circa quindici minori, anche se coloro che hanno fatto tutto il percorso sono stati in 5. Nonostante l’impegno profuso dagli educatori per motivare i ragazzi a fare quest’esperienza, è possibile che la partecipazione al gruppo sia stata ostacolata da variabili simili a quelle che generano l’evasione dell’obbligo scolastico: i minori sono impegnati nello svolgimento di lavoro sommerso e/o fagocitati da dinamiche familiari che non li aiutano a riconoscere l’importanza di un percorso di orientamento o ad individuare l’utilità di momenti di crescita e di socializzazione con i coetanei. Inoltre appare plausibile che il confronto tra i membri del gruppo faccia paura perché c’è il timore di essere ancora una volta respinti, stigmatizzati, isolati, rifiutati, oppure si presenti una fuga anche inconsapevole dal contattare temi dolorosi che il lavoro gruppale necessariamente evoca. E i ragazzi che hanno partecipato l’hanno fatto per come potevano, ovvero in maniera discontinua, depositando anche cose importanti della loro storia (come vedremo a proposito dei contenuti emersi) e poi andando via per poi ripresentarsi magari all’ultimo incontro. Il secondo modulo è iniziato invece nel mese di ottobre e procederemo fino a dicembre con una frequenza quindicinale che rende il gruppo più sostenibile sia nei termini di non invasività dell’intervento per minori che a tutto sono abituati fuorché a considerare il senso della propria condotta e per i conduttori e gli educatori che devono far rientrare quest’impegno nel più ampio carico di lavoro da svolgere a scuola o sul territorio su cui insiste il più ampio progetto di accompagnamento socio-educativo di cui abbiamo parlato prima. Nel mese di Dicembre si stabilirà se e come continuare. Un ultimo elemento, ma non per importanza, relativo alla composizione del gruppo è che a tutti gli incontri sono presenti gli educatori di riferimento dei minori e che li avevano già in carico attraverso percorsi differenziati (appunto dall’educativa domiciliare all’istruzione parentale, sino alle attività dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio di Misterbianco). Gli educatori infatti svolgono per i ragazzi coinvolti la funzione di veri e propri Io-Ausiliari. Conoscendo le loro vicissitudini familiari, le loro difficoltà emotive, le loro preoccupazioni e frustrazioni, gli educatori modulano la solitudine di siffatti ragazzi, li aiutano a sviluppare legami meno disarmonici con il territorio di appartenenza, incarnano modelli di umanità alternativi e meno disorientati rispetto a quelli proposti dalle famiglie di origine e, nel caso specifico, mediano il rapporto tra i ragazzi con le loro soggettualità, talvolta parecchio disorganizzate, diffidenti e sofferenti, e il gruppo come luogo di conoscenza, elaborazione e costruzione del Sè. Inoltre, partecipare al gruppo significa per gli educatori poter riflettere costantemente sulla relazione che anno con i minori, sul loro più ampio mandato sociale e i conduttori da canto loro possono prendersi cura non solo dei ragazzi ma anche gli operatori a riconoscere e a barcamenarsi costante oscillazione emotiva che questo tipo di lavoro comporta, oscillazione tra <<io ti salverò>> oppure <<mi sento impotente e non posso fare niente per te>>. Oscillazione che esprime bene anche il vissuto dei ragazzini che spesso sono in balia o di progetti grandiosi e quindi sognano di diventare ricchi calciatori oppure sono ingombrati dallo sconforto e rimangono immobili per esempio trascorrono tutte le ore della mattina a letto (che abbiano o meno degli impegni, compreso l’obbligo scolastico, poco importa). Obiettivi ; Dare continuità e fare un bilancio dell’obiettivo raggiunto il conseguimento della Licenza Media), nonché per alcuni di loro dell’esperienza di istruzione parentale conclusasi favorevolmente per tutti i partecipanti; Fare da bussola ai suddetti minori rispetto alle successive fasi dell’obbligo scolastico (leggi domande che abbiamo utilizzato il primo giorno del gruppo di luglio suddividendoli in piccoli gruppi in un momento di esercitazione che confluiva poi in plenaria conclusiva); Riformulare il loro concetto di diritto allo studio: mentre nella loro rappresentazione esso non crea opportunità ma è un obbligo insopportabile e incomprensibile...snaturato di senso, sconnesso totalmente rispetto al loro orizzonte di vita...sono stati quantomeno spinti a riflettere, e non hanno assolutamente contezza, che è la presenza di regole che ci rende realmente liberi... Soprattutto sostenerli nelle prefigurazioni del loro futuro. In altri termini, si è puntato a creare un clima di fiducia reciproca e di ascolto empatico che ha consentito ai minori di riflettere sull’importanza di avere un progetto personale da portare avanti. Un progetto fatto dall’accettazione dell’aiuto che può arrivare talvolta dalla Scuola, talaltra dalle istituzioni territoriali che si occupano di minori; dal riconoscimento e dalla valorizzazione dei propri interessi, desideri, bisogni; ed infine, ma non per l’importanza della questione, da un modo nuovo di raccontarsi la propria storia, avviando l’elaborazione di narrazioni più coerenti circa i legami tra alcuni temi familiari, sociali, culturali da un lato e le proprie condotte più o meno devianti dall’altro (dall’evasione dell’obbligo scolastico, sino all’esperienza di reato). Sviluppare narrazioni coerenti, flessibili, critiche di ciò di cui sono stati testimoni. Modulare i livelli di attivazione interna; Ampliare la loro gamma di affetti che si configura spesso come limitata; Si è lavorato sul sentimento di efficacia personale collegando i propri comportamenti a trame di pensiero; sviluppando una riflessione sui significati e sulle conseguenze delle proprie azioni Non è da tralasciare anche che rispettando le regole del setting possono allenarsi ad interiorizzare regole di comportamento (sono spesso ragazzi che non riescono a stare fermi sulla sedia e che invece ci riescono per confrontarsi tra loro e ascoltarsi reciprocamente) Pensare lo scarto (la fattibilità) tra le proprie aspettative/desideri e le effettive possibilità entro le quali muoversi; VAI A SLADE SULLA CONDUZIONE, è QUELLA SUCCESSIVA Contenuti Nei loro racconti c’è la vergogna per il fatto di provenire da famiglie povere, ma non emergono, non ci sono o forse sono più difficile da ammettere, sentimenti negativi come il senso di colpa o il pentimento per aver spacciato, rubato o picchiato un bidello che non voleva fare entrare a scuola perché si era un po’ in ritardo; Racconti nei quali l’aggressività è chiaramente una risposta emotiva legata alla mancanza e alla frustrazione e/o una manifestazione di rivendicazione per tutto ciò che non si possiede (dalle figure di riferimento a cose materiali), per cui non si riesce a tollerare la minima contrarietà, e gli altri diventano uno strumento per soddisfare i propri bisogni perché ci si sente vittime costanti; Racconti pieni di senso di sfida verso le istituzioni, in cui si diventa provocatori fino all’eccesso esprimendosi in maniera impulsiva con una violazione delle norme sociali e dei diritti altrui in cui la compromissione del proprio funzionamento scolastico è solo uno dei tanti risultati di un’esistenza in cui ci si sente essenzialmente penalizzati e rifiutati; Oppure sono racconti in cui emerge quanto sia forte il senso di indeterminatezza, sconforto, abbandono che viene dalle infanzie che il futuro non può essere pensato e si rimane intrappolati nel presente, rinunciando in maniera inconsapevole ad alcune forme di autonomia. I genitori e le famiglie sono stati presenti ma, è facilmente intuibile, solo in qualche occasione alcuni si sono abbandonati a commenti circa l’affetto che li lega ai genitori e il sogno di guadagnare un giorno abbastanza da sollevare le madri dalla miseria, mentre altri hanno potuto affermare che non possono fidarsi di nessuno, in certe affermazioni emergeva l’angoscia di fare la stessa fine dei genitori (in buona parte detenuti), la difficoltà di identificarsi con loro per la rabbia e il risentimento nutriti nei loro confronti, in altri ancora il desiderio di trovare un modo originale di accedere alla dimensione del giovane adulto rispetto ai copioni familiari all’insegna della devianza e delle dinamiche abbandoniche; Il lavoro è un principio nel quale credono ma non è lo stesso per l’istruzione...come se le due cose fossero scisse..ma oggi non è più così...il mercato del lavoro non è fatto di mestieri che possono essere appresi andando a bottega e ad imparare l’arte dal mastro...e i lavoro manuale richiede un’applicazione per loro meno frustrante rispetto a ciò ch viene richiesto in un percorso di istruzione scolastica..ma non lo ammettono... Processo ; episodi di trattamento in cui comunque si possono individuare degli stadi del trattamento –situazione paradossale: quando ci si sente più vicini bisogna iniziare a separarsi Processo disintegrativo che va costantemente arginato...simile a quella dinamica di cui i ragazzi sono portatori Rimandi per Giuseppe: Lavoro su due polarità e il modo di attivare uno scambio tra questi due estremi, da un lato ragazzini con queste caratteristiche e dall’altro l’istituzione scuola... Cura delle problematiche comunitarie...i gruppi attivati fanno individuare e portano in figura delle problematiche comunitarie... Non è possibile che il destino di un bambino venga stabilito in prima o seconda elementare sulla base della sua performance nella letto-scrittura o nel calcolo aritmetico; Conta di più che i bambini/ragazzi siano istruiti o capaci di tollerare in classe un compagno in difficoltà e magari non limitarsi a tollerarlo ma imparare a guardare il mondo in un’ottica più complessa? Gli insegnanti hanno in buona parte una difficoltà a comprendere che apprendimento e affettività sono strettamente collegati perché problemi emozionali compromettono gli apprendimenti scolastici e viceversa e che occorre mettere al bando le interpretazioni riduttive del comportamento a scuola di alcuni ragazzini, interpretazioni del tipo <<è lavativo, non vuole concentrarsi, non gliene importa nulla della scuola>> Vissuti di aree della rete verso altre aree La sociopatia è una delle derive possibili dell’istituzione scuola che punta solo alla prestazione scolastica e non alla cura della persona...c’è una riflessione circa il tipo di cittadini si stanno formando