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Raimondo Villano
Uomo - Malattia - Cura:
storia, analisi e profili evolutivi
3
_________________
La società e le malattie (2010 – 2014)
2
ABS. DA :
R. Villano “Uomo - Malattia - Cura: storia, analisi e profili evolutivi”. Nell’incessante attività
tra gli estremi della prevenzione dai malanni e della tutela della salute può insinuarsi la
malattia, il cui rapporto con l’uomo ha come fulcro dell’azione di contrasto la cura e il farmaco;
più in senso lato, la relazione uomo-malattia-cura (e/o tutela-prevenzione) è una relazione tra
uomini e civiltà, sintesi di osmosi e baricentrici equilibri di competenze e prospettive tecniche,
scientifiche, professionali, politiche, sociali, economiche, culturali e religiose. Attorno a questa
triade ruota una galassia di problematiche delle quali si cerca in questo volume di delinearne le
principali, beninteso senza alcuna velleitaria pretesa di esaustività. Il libro si sviluppa in 9
capitoli, con il 10° di riflessioni conclusive cui segue un apparato di sezioni tecniche dettagliate
di ausilio, riferimento e approfondimento specifico. Nel capitolo 1 dopo cenni inerenti le
principali condizioni morbose dell’umanità, se ne descrivono gli episodi salienti dalla preistoria
ai giorni nostri, all’occorrenza approfondendo anche le significative evoluzioni demografiche e
taluni importanti aspetti e fattori sociologici e chiudendo con una ricognizione di attualità e
proiezione prospettica. Nel capitolo 2si approfondiscono gli sviluppi e le difficoltà degli aspetti
teorici, sperimentali e pragmatici della scienza deputata allo studio e alla scoperta di prodotti
capaci di prevenire, alleviare e guarire gli stati morbosi dell’uomo, da quando erano considerati
misteriose influenze esterne penetrate nel corpo alle attuali rigorose e precise diagnostica e
terapia.Nel capitolo 3si approfondiscono aspetti, modalità e contenuti della lotta che dalla
notte dei tempi l’uomo deve combattere contro le malattie: analisi, provvedimenti tecnici e
legislativi, azioni politiche, fenomeni sociali e cenni prospettici futuri. Nel capitolo 4 si
descrivono gli aspetti salienti di ricerca, produzione e sviluppo dei farmaci a livello nazionale ed
internazionale: una realtà dietro la quale è assiepato, peraltro, un eccezionale mercato, che
muove enormi capitali, quarto per importanza e fatturato dopo carburanti, fonti energetiche e
armi.Nei capitoli 5 e 6 si inquadrano analiticamente i principali articolati aspetti pratici d’uso e
tecnici di gestione inerenti il farmaco, la sua filiera e le istituzioni che lo regolano nonché le
rilevanti evoluzioni e le complesse prospettive future. Nel capitolo 7 si effettua un
inquadramento della spesa della sanità e del suo trend, si individuano i parametri di definizione
e allocazione delle risorse economiche necessarie e si approfondiscono i problemi e gli
strumenti di valutazione degli equilibri e dei processi di attuazione per i servizi e l’assistenza
concludendo con un’analisi degli scenari futuri.Nei capitoli 8 e 9si sviluppa una disamina di
3
ordine etico e morale sulle formidabili responsabilità da affrontare e sugli immensi problemi da
risolvere affinché che l’opera della scienza e del farmaco per la cura delle malattie assolvano
con lealtà ed onestà d’intenti la loro delicata missione, peraltro non fine a se stessa ma con
ragion d’essere nella promozione dell’uomo e animata da spirito di servizio.Non appartiene
infine ad un ambito ideologico precostituito lo sviluppo analitico delle varie problematiche, in
quanto non ci si rifiuta di considerarne oggettivamente tutti i principali aspetti. Holding tutorial:
Villano International Business Team; Direzione: VIBT Dpt no. 13 - Arte & Cultura; Supervisione:
Fondazione Chiron; Coordinam. editoriale: Chiron Edizioni; Elab. tecnica: ChironDpt Ph@rma.
LCC RA418-418.5, CDD 303 VIL uom 2020 it ed 1c. Prima edizione: 303 VIL uom 2020 it, LCC
RA418-418.5, pp. 1.116, maggio 2020; Seconda edizione: 303 VIL uom 2020 it 2, LCC RA418-
418.5, ISBN 978-88-97303-33-6, pp. 1.116, agosto 2020.
La società e le malattie (2010 – 2014)
Nel 2010 Benedetto XVI evidenzia “un’attenzione alla salute che rischia di
trasformarsi in consumismo farmacologico, medico e chirurgico, divenendo quasi
culto per il corpo, e d’altra parte, difficoltà di milioni di persone ad accedere a
condizioni di sussistenza minimali e a farmaci indispensabili per curarsi” e invoca
giustizia distributiva nelle cure.
Nel 2010, poi, in occasione del World Tb Day, l’Organizzazione Mondiale della
Sanità lancia l’urgenza di promuovere l’uso di tecnologie innovative, di
incrementare il numero di malati sottoposti a cura e di reperire nuove fonti di
finanziamento.
Intanto il Piano Nazionale della Prevenzione italiana 2010-2012 rinnova
l’impegno nel campo della prevenzione del diabete e delle sue complicanze
attraverso azioni da attuarsi all’interno di quattro macro-aree di intervento
(medicina predittiva, programmi di prevenzione collettiva, programmi di
prevenzione rivolti a gruppi di popolazione a rischio, programmi volti a prevenire
complicanze e recidive di malattia).
4
Nel maggio 2010 la 63a
Assemblea Mondiale della Sanità approva la Risoluzione
WHA 63.18 concernente le epatiti virali, con particolare attenzione alle epatiti B
e C. Attraverso questa Risoluzione, l’Oms persegue principalmente l’obiettivo di
rinnovare l’impegno dei Governi e la consapevolezza della popolazione allo scopo
di affrontare, attraverso azioni sinergiche ed un approccio integrato, i problemi di
sanità pubblica correlati alle epatiti virali B e C e stimolare ulteriori attività di
controllo e prevenzione.
Il 13 maggio 2010 l’Assemblea Generale dell’ONU con accordo unanime da parte
degli Stati membri approva la Risoluzione 64/265 che sancisce la necessità di
dibattere il tema delle malattie non trasmissibili, da tempo riconosciute come
crescente emergenza sanitaria a livello globale(77)
, da perseguire anche
intensificando il coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei media.
Nel dicembre 2010 il Consiglio dell’Unione europea invita la Commissione
europea ad approfondire la tematica sul diabete con il coinvolgimento degli Stati
membri e della società civile.
Nel 2010, poi, l’Assemblea mondiale della sanità (WHA) stabilisce 3 traguardi
per il controllo del morbillo entro il 2015: 1) maggiore copertura con la prima
dose di vaccino per bambini di età di 1 anno (≥90% a livello nazionale e ≥80 % in
ogni distretto); 2) riduzione dell’incidenza annuale del morbillo a <5 casi per
milione di abitanti; 3) riduzione della mortalità sul morbillo globale del 95%
rispetto alla stima del 2000.
Nel 2010-2011 in Italia l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali
AGENAS istituisce gruppi di lavoro per linee guida di genere nelle malattie
cardiovascolari e respiratorie. Un importante rilievo alla Medicina di Genere è
attribuito nel documento Linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la
Rete Oncologica che integra l’attività ospedaliera per acuti e post acuti con
l’attività territoriale (paragrafo 6.6.2) prodotto dal tavolo istituzionale Ministero-
5
AGENAS-Regioni coordinato dalla stessa Agenzia, il cui iter di approvazione è in
corso di perfezionamento in Conferenza Stato-Regioni, tramite il previsto Accordo.
Nel settembre 2011 il Parlamento europeo adotta una risoluzione che sottolinea
l’importanza della prevenzione e controllo delle Non Comunicable Diseases
(NCDs).
Nel 2011, in una situazione definita ‘allarmante’ dall’OMS, il suo Ufficio
regionale per l’Europa vara in 53 Paesi europei il Piano “Consolidated action
plan to prevent and combat multidrug - and extensively drug-resistant
tuberculosis in the Who european Region 2011-2015” per: garantire l’accesso
universale a prevenzione, diagnosi e trattamento; prevenire l’emergenza di ulteriori
ceppi multi resistenti; arrivare a diagnosticare almeno l’85% dei casi stimati;
ridurre entro il 2015 del 20% le forme multi resistenti; trattare con successo il 75%
di dei casi; eradicare la malattia entro il 2050. In quest’epoca, in effetti, l’Europa
rispetto ad altre regioni del mondo risulta particolarmente colpita dalla Tbc
resistente ai farmaci, fino al 18,4% del carico globale con 81.000 casi. Inoltre, sono
europei i primi 15 Paesi al mondo con la più alta percentuale di Mdr-Tb tra i nuovi
casi diagnosticati e trattati precedentemente. Il piano di azione affronta l’urgente
bisogno di farmaci più efficaci e vaccini, sottolineando che i nuovi farmaci in fase
di sviluppo dovrebbero ridurre la durata del trattamento da circa 6 mesi a 4 mesi,
ma è improbabile che possano avere un effetto significativo su Mdr-Tb regimi di
trattamento(78)
.
A maggio 2011 in Aifa vi sono riserve sull’uso ripetuto della pillola dei 5 giorni
dopo; ma il Consiglio Superiore di Sanità è a favore, con divieto in gravidanza
accertata da un test. A giugno una mozione bipartisan al Senato chiede al
Governo di non autorizzare la pillola poiché la gravindex è positiva solo 8-9 giorni
dopo la fecondazione, a embrione già annidato in utero; quindi l’effetto del
farmaco è abortivo.
6
Il 19 e 20 settembre 2011 nell’ambito della 66a
Assemblea generale delle
Nazioni Unite si tiene a New York una Riunione di alto livello sulle malattie
non trasmissibili o croniche (UN High-level Meeting on Non-communicable
Diseases - NCD), cui prendono parte Capi di Stato e Rappresentanti ministeriali
degli Stati membri dell’ONU: è la seconda volta che un tema di salute globale è
affrontato dall’Assemblea generale dell’ONU.
Obiettivi della Riunione sono: la sensibilizzazione della popolazione sul problema
delle malattie non trasmissibili (o croniche); l’assicurazione dell’impegno dei Capi
di Governo per avviare una risposta globale al problema; l’adozione di una
dichiarazione politica (simile a quella del 2001 per l’HIV) che definisca le strategie
di politica sanitaria da seguire per il contrasto di tali condizioni di salute.
Il 20 settembre è rilasciata la Dichiarazione d’intenti che: riconosce l’impatto
economico e la scala epidemica del fenomeno; identifica la presenza di fattori di
rischio chiave per le malattie croniche (fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione);
considera la prevenzione il fondamento della risposta globale a queste condizioni.
Con la Dichiarazione, i Governi si impegnano allo sviluppo di politiche
intersettoriali nazionali e internazionali per controllare e prevenire le malattie non
trasmissibili, partendo da precedenti accordi internazionali, quali: la Convenzione
quadro dell’OMS per il controllo del tabacco; la Strategia globale dell’OMS su
alimentazione, attività fisica e salute; la Strategia globale OMS per la riduzione
dell’uso dannoso di alcool. La Dichiarazione promuove come strategie di politica
sanitaria da adottare per il controllo delle malattie croniche: la diagnosi precoce e
lo screening; l’aumento dell’accesso ai vaccini per tumori o condizioni croniche
che possono essere ricondotte ad un’origine di natura infettiva e per cui esistono
vaccini efficaci in commercio (es. vaccini anti-HPV e anti-HBV, rispettivamente i
tumori del collo dell’utero e del fegato); il miglioramento dell’accesso alle cure
palliative. Per misurare il progresso nella lotta alla diffusione delle malattie
croniche la Dichiarazione chiede all’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS
7
di sviluppare entro il 2012 un sistema di monitoraggio e di sviluppare
raccomandazioni per target globali, raggiungibili volontariamente da parte degli
Stati membri(79)
.
La Dichiarazione riconosce il conflitto d’interessi esistente fra l’industria del
tabacco e la sanità pubblica e, pertanto, nessun Rappresentante di tale settore
prende parte alla Riunione. Tuttavia, i risultati della Riunione ai critici non
appaiono convincenti; gli impegni assunti rappresenterebbero un buon punto
d’inizio per affrontare l’impatto delle malattie non trasmissibili ma, in particolare, i
critici evidenziano che la Dichiarazione non riconosce un ruolo altrettanto
importante dell’industria alimentare e delle bevande alcooliche e, inoltre, essa
avrebbe perso incisività per quanto riguarda:
1) l’alcool: tutti i riferimenti agli interventi efficaci e basati sull’evidenza per
ridurne il consumo (controllo dei prezzi, tassazione, marketing) sono rimossi dalla
Dichiarazione e sostituiti con raccomandazioni più generiche, più favorevoli alle
industrie (partnership, azioni comunitarie, promozione della salute);
2) il tabacco: alcuni Paesi suoi produttori e membri del G77 (in particolare: Cuba,
Indonesia) avrebbero rifiutato di includere nella Dichiarazione che tale conflitto
d’interessi sia “fondamentale e inconciliabile” mentre altri Paesi (in particolare:
UE, USA, Canada) avrebbero opposto resistenza a riferimenti specifici sulla
tassazione;
3) le Big Pharma: la stessa Non-communicable Diseases Alliance NDA, Gruppo
composto da una parte dei maggiori promotori della Riunione di alto livello (World
Heart Federation; International Diabetes Federation; Union for International
Cancer Control; International Union against Tuberculosis and Lung Disease)
sarebbe sponsorizzata da varie Case farmaceutiche e tecnomedicali (fra cui: Roche,
Medtronic, Sanofi-Aventis, Novo Nordisk, Takeda, Eli Lilly, Johnson & Johnson,
e Pfizer) e, quindi, apparirebbe evidente conseguenza che fra le raccomandazioni
8
della Dichiarazione vi sia quella di sviluppare nuovi farmaci, vaccini e tecnologie
mediche(80)
.
Inoltre, alcune critiche considerano rischiosa l’enfasi posta nella Dichiarazione
sulla realizzazione di programmi di screening, denunciando che “rischiano di
mandare in bancarotta i sistemi sanitari pubblici dei Paesi ricchi, immaginiamoci
quelli dei Paesi a risorse limitate, e di dirottare risorse dalle persone malate a
quelle sane e dai poveri ai ricchi(81)
”.
Ancora, la Dichiarazione d’intenti è denigrata in quanto sarebbe evidente che
“manca di ambizione e appare più come una dichiarazione politically correct che
una dichiarazione politica di guerra(83)
” e mancherebbe di alcuni elementi
essenziali, come la definizione di target specifici per misurare il progresso delle
strategie di contrasto alle malattie croniche (alcuni di essi sarebbero stati cancellati
dalla bozza della Dichiarazione circolante fra gli Stati membri prima della
Riunione), tra i quali: il target di riduzione dell’introito giornaliero di sale a 5g; il
target proposto dalla Union for International Cancer Control (UICC) di ridurre
entro il 2025 le morti evitabili dovute alle malattie non trasmissibili del 25%,
valore considerato raggiungibile anche dall’OMS(84)
.
Infine, le critiche evidenziano che già “la bozza della Dichiarazione non ha nessun
impegno temporale, non assegna risorse finanziarie alla prevenzione e al controllo
delle malattie non trasmissibili e non include nessun riferimento agli interventi di
natura regolatoria e fiscale(85)
”.
Al 2011 nel mondo, a partire dal 1999, oltre 118 milioni di donne in età fertile in
52 Stati sono vaccinate con 2 dosi di vaccino antitetanico; molte di esse hanno
ricevuto il vaccino nell’ambito di una campagna integrata OMS che include altri
interventi salva vita per i bambini (vaccinazioni contro il morbillo, dosi
supplementari di vitamina A, farmaci contro la parassitosi intestinale) e
informazioni sulla cura del cordone ombelicale.
9
Ancora nel 2011 l’Unione Europea lancia un Piano quinquennale antibiotici di
12 azioni specifiche per contribuire, in primis, a modificare la cultura del ricorso a
tali farmaci che ancora esiste presso medici, pazienti e ospedali, soprattutto nei
Paesi del Sud Europa (in particolare: Grecia, Italia e Spagna).
Nello stesso anno, poi, l’UE crea l’Istituto Europeo per l’Equità di genere, che
contribuisce ad affermare come il genere sia una fondamentale variabile di salute e
malattia, e cura il Rapporto 2011 sullo stato di salute degli uomini d’Europa,
contribuendo a porre in luce le grandi disparità di salute tra gli uomini di Nazioni
diverse. Inoltre, istituisce un gruppo di esperti con il compito di fornire una
revisione dettagliata sull’innovazione “attraverso il genere”.
Dal 2011 in Italia l’Istituto Superiore di Sanità fin pone attenzione alla Medicina di
Genere attivando all’interno del Dipartimento del Farmaco il Reparto Malattie
degenerative, Invecchiamento e Medicina di Genere(86)
.
Sempre nel 2011 l’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA formalizza il “Gruppo di
Lavoro su Farmaci e genere” per approfondire le problematiche inerenti agli
aspetti regolatori e farmacologici della Medicina di Genere e richiede alle aziende
farmaceutiche di sviluppare disegni di ricerca orientati al genere e di elaborare i
dati ottenuti considerando la variabile sesso.
Nel 2011 e 2012 le Risoluzioni del Parlamento Europeo evidenziano la necessità di
elaborare strumenti adeguati per il raggiungimento di livelli di assistenza
appropriati, che abbiano l’obiettivo di stabilizzare la malattia e migliorare la
qualità di vita del paziente.
Nel primo trimestre 2012 la Danimarca, in qualità di Presidente di turno del
Consiglio dell’Unione europea, individua quale priorità sulla salute le malattie
croniche, ponendo il diabete come modello di malattia cronica.
Nel marzo 2012 il Parlamento Europeo adotta una risoluzione di indirizzo per
l’Unione europea sul diabete, definendo alcune iniziative riguardanti prevenzione,
10
diagnosi e gestione della patologia e richiamando gli Stati sulla necessità di
dotarsi di piani nazionali sul diabete.
Il 2 aprile 2012 la pillola dei 5 giorni dopo è in farmacia in Italia con ricetta
previa gravindex medica non con test ematico ma d’urina con stick.
Il 25 e 26 aprile 2012 a Copenaghen l’European Diabetes Leadership Forum nel
promuovere un’attenta riflessione tra i differenti attori del sistema europeo sulla
sanità, e in particolare sul diabete, ha un’espressione concreta nella “Copenaghen
Roadmap” i cui contenuti hanno l’obiettivo di stimolare tutti gli attori del sistema
salute a livello europeo per affrontare la tematica sul versante politico, economico,
sociale e clinico.
Nel 2012 il WHA approva il Piano d’azione globale contro il morbillo con
l’obiettivo di eliminarlo in 4 Regioni dell’Oms entro il 2015; gli Stati membri in
tutte 6 le Regioni dell’OMS adottano obiettivi di eliminazione del morbillo con
piani nazionali di immunizzazione. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della
Sanità pubblica il volume ‘The evolving threat of antimicrobial resistance’, come
sollecitazione ai governi a intervenire nel delicato ambito della resistenza
batterica agli antibiotici, considerandone la gravità del problema.
Nel maggio 2012 i 194 Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
approvano il WHO Global Vaccine Action Plan 2011-2020, gli obiettivi di
copertura vaccinale definiti a livello internazionale.
Nel 2012, poi, in Italia Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE),
Associazione Italiana Studio Fegato (AISF) e EpaC firmano il progetto ‘Alleanza
contro l’Epatite (ACE)’ per sensibilizzare nel Paese i media e le istituzioni nella
lotta alle epatiti da virus C e B.
Sempre nel 2012 l’Oms avverte che la situazione della resistenza batterica agli
antibiotici potrebbe avere effetti radicali sulla medicina globale, economia e
società a meno che azioni globali vengano intraprese rapidamente. Una carenza di
11
antibiotici efficaci significa che i pazienti infetti avranno bisogno di più cura
ampia, richiedono ricoveri più lunghi e morire in numero maggiore.
L’11 dicembre 2012 il Parlamento Europeo, dopo voto favorevole della
Commissione Salute il 6 novembre, approva in seduta plenaria (con 588 voti
favorevoli, 16 contrari e 23 astensioni) una Risoluzione(87)
redatta da Anna
Rosbach (Gruppo conservatori e riformisti europei) che ‘impone’ a Stati membri e
Unione l’adozione di azioni immediate per affrontare in modo più deciso il
problema della resistenza antimicrobica. Il Parlamento di Strasburgo chiede
interventi che vanno dallo sviluppo di nuovi agenti chimici a un impiego più
oculato di quelli esistenti e al miglioramento delle tecniche di allevamento.
L’obiettivo primario è preservare l’efficacia degli antimicrobici esistenti
facendone un uso responsabile. A tal fine, la Risoluzione afferma che è necessaria
una migliore formazione per medici, farmacisti, veterinari, agricoltori e
informazioni più comprensibili per il pubblico sui danni arrecati dall’utilizzo
improprio degli antimicrobici.
La Risoluzione, poi, punta l’indice sui maggiori sforzi che occorre profondere per
combattere l’uso improprio degli antibiotici, attraverso la comunicazione
istituzionale (il 53 % dei cittadini dell’Unione Europea è tutt’ora convinto che gli
antibiotici neutralizzino i virus!) e su un grande impegno necessario
nella compliance (i pazienti non seguono né rispettano le prescrizioni). La
Risoluzione invita anche la Commissione a “studiare il problema dell’uso e delle
vendite impropri di agenti antimicrobici, con o senza prescrizione, durante l’intero
ciclo, dal medico al paziente passando per il farmacista, in termini di
comportamento di tutti gli attori coinvolti...”.
Per quanto concerne l’utilizzo di antimicrobici nel settore della salute umana, il
documento ribadisce che gli antibiotici non dovrebbero mai essere disponibili
senza prescrizione. A tal fine la Risoluzione chiede anche alla Commissione di
12
modificare gli attuali foglietti illustrativi per inserire un’avvertenza che raccomandi
l’impiego del prodotto “soltanto dietro prescrizione medica e secondo le modalità
prescritte”, perché “un uso improprio degli antibiotici può portare a sviluppare
una resistenza nociva per se stessi e per gli altri”.
La Risoluzione, poi, indica che la possibilità di prescrivere antimicrobici per gli
animali deve essere ristretta ai soli veterinari professionalmente qualificati,
distinguendo il diritto a prescriverli da quello a commerciarli, per evitare qualsiasi
incentivo economico alla vendita. Inoltre, il provvedimento invoca limitazioni
all’uso veterinario per gli antimicrobici di terza e quarta generazione, che l’Oms ha
classificato come molto importanti per le terapie sull’uomo. Infine, alla
Commissione europea la Risoluzione rivolge la richiesta di classificare i mangimi
medicati come farmaci nell’ambito dell’imminente revisione del Codice
farmaceutico veterinario.
Nel 2013 l’Organizzazione mondiale della sanità OMS identifica il “genere” come
tema imprescindibile della programmazione sanitaria (Action Plan 2014-19).
Inoltre, per il periodo 2013-2020 il Piano d’azione dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità ribadisce l’importanza dell’intervento di Governi e Amministrazioni
per assicurare la prevenzione ed il controllo delle malattie croniche.
Nel 2013 l’Unione Europea pubblica il Rapporto “Gendered Innovations”, che
pone le basi per rafforzare la “dimensione genere” nel nuovo programma di ricerca
Horizon 2020 (2014-2020).
Nel maggio 2014 alla 67° Assemblea Mondiale della Sanità viene ribadita
l’urgenza del problema epatiti virali attraverso la Risoluzione A67/13, che rinnova
l’invito a tutti i governi di attuare piani concreti per ridurre l’impatto delle epatiti
virali nel mondo; il Ministero della Salute si attiva con un gruppo di esperti nel
settore per l’implementazione anche in Italia tramite il Piano Nazionale per la
Prevenzione delle Epatiti Virali (PNEV). Tale Piano è elaborato dai Componenti
13
del Gruppo di lavoro per la prevenzione delle epatiti, divisi in sottogruppi che si
avvalgono anche della collaborazione di esperti nazionali in materia, si compone di
5 linee strategiche con altrettanti obiettivi specifici e attività chiave. Il PNEV,
documento programmatico le cui finalità sono quelle di affrontare efficacemente i
temi della prevenzione e cura delle epatiti virali in Italia attraverso il
coinvolgimento di tutti gli stakeholder di sistema (istituzioni, pazienti e medici), è
stato disegnato per rispondere all’emergenza italiana delle epatiti virali, come
previsto dalla Risoluzione OMS 63.18 del 23 maggio 2010 e dalla Risoluzione
OMS 67.6 del 24 maggio 2015.
Il cardine del PNEV è di assicurare un approccio omogeneo a livello regionale, in
accordo con il principio universalistico di diritto alla salute di tutti gli individui
sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Inoltre, il PNEV intende attuare
politiche di armonizzazione nell’affrontare il problema epatiti in Italia, agendo a
favore della comprensione dell’epidemiologia dell’infezione per stimare quali e
quanti sforzi devono essere fatti, a sensibilizzare pazienti, cittadini e operatori
sanitari, ed a attivare network tra i diversi stakeholder (centri epatologici,
istituzioni, associazioni pazienti) per attuare un continuo monitoraggio e
miglioramento dell’accesso alle cure, indirizzando gli investimenti e rendendoli
costo-efficaci. Il modello di gestione, per poter garantire pieno successo, si basa su
3 elementi portanti:
1) identificazione delle aree prioritarie di intervento, con definizione di azioni
appropriate e relativi tempi di realizzazione e responsabilità;
2) piena adesione e collaborazione con la Conferenza Stato-Regioni;
3) azione centralizzata di coordinamento e monitoraggio dell’applicazione e
dell’efficacia del PNEV, sotto la guida del Ministero della Salute, come già
implementato in altri settori di salute pubblica.
14
La linea di indirizzo 1 (Epidemiologia) punta a definire (tempi 12 mesi)
l’epidemiologia delle epatiti virali B e C e rinforzare i sistemi di sorveglianza ed ha
gli obiettivi.
La linea di indirizzo 2 (Prevenzione) punta a ridurre la trasmissione delle epatiti
virali B e C ed ha gli obiettivi (tempi 3 anni) di: ampliare la copertura vaccinale
per anti-Hbv nelle popolazioni a rischio, con particolare attenzione a quelle difficili
da raggiungere; prevenire la trasmissione perinatale nei figli di madri HBsAg
positive; raggiungere e mantenere la copertura del vaccino anti-Hbv >95% nei
nuovi nati; uniformare/standardizzare su tutto il territorio nazionale le attività di
prevenzione delle infezioni nei soggetti a maggiore rischio; censire/aggiornare
linee guida centri estetici/tatuaggi. L’attività chiave si articola in: disegno di
modelli per facilitare l’offerta vaccinale anti-Hbv in relazione alle caratteristiche
del gruppo da raggiungere; effettuazione del test sierologico per valutare
l’immunizzazione dopo la vaccinazione nei bambini nati da madri HbsAg positive.
La Linea di indirizzo 3 (Sensibilizzazione, Informazione) punta a definire (tempi
24 mesi): formazione e informazione (con: attività di formazione per il personale
medico e paramedico e per gli operatori di specifici settori lavorativi; aumento del
grado di consapevolezza sul problema epatiti virali e campagne informative,
educative e di prevenzione nella popolazione generale e nei gruppi a maggior
rischio di esposizione all’infezione). L’attività chiave si articola in: elaborazione di
un piano di informazione/comunicazione sulla base dei risultati degli studi di
conoscenza/percezione del rischio; declinazione dei contenuti tecnici chiave, da
trasformare in messaggi ad hoc, da diffondere nei diversi target; inserimento nei
curricula delle scuole di ogni ordine e grado, di percorsi informativi/educativi
specifici; coinvolgimento dei medici del lavoro per la diffusione delle informazioni
relative alla prevenzione delle epatiti tra i lavoratori; momenti istituzionali per
sensibilizzazione operatori sanitari e decisori politici (celebrazione giornata
15
nazionale, altre iniziative/incontri regionali/locali sull’argomento); situazione di un
Numero Verde “Epatiti Virali”.
La Linea di indirizzo 4 (Cura, Trattamento e Accesso) punta a uniformare sul
territorio italiano i sistemi di accesso alle cure. Una parte degli obiettivi sono
(tempi 18 mesi): istituzione di una rete nazionale di centri specializzati per
garantire percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali standard per i pazienti
affetti da epatite e, quindi, equità di accesso qualificato alle cure, su tutto il
territorio italiano; aggiornamento e armonizzare le linee guida nazionali e creare un
unico PDTA nazionale per il trattamento delle epatiti B e C; realizzazione di un
registro nazionale per identificazione, cura ed esiti del trattamento delle epatiti
virali attraverso flussi informativi concordati; promozione di studi di costo
efficacia dei diversi trattamenti anti Hcv e anti Hbv e dell’impatto complessivo
sulla spesa sanitaria nel breve e lungo periodo; promozione di studi clinici atti allo
studio dei meccanismi di trasmissione verticale del virus Hcv e Hbv per ridurre
l’infezione al feto in donne infette gravide; percorsi standard di follow-up nei
pazienti Hcv guariti; istituzione di una rete nazionale di centri specializzati per
garantire percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali standard per i pazienti
affetti da epatite e, quindi, equità di accesso qualificato alle cure, su tutto il
territorio italiano. Nel PNEV a tal proposito si osserva che attualmente i pazienti
con epatite vengono valutati con percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali
anche profondamente eterogenei sul territorio nazionale in quanto i pazienti
trovano risposta in strutture ospedaliere, Unità operative a volte di Medicina
interna, oppure di Gastroenterologia o di Malattie infettive. La presa in carico del
paziente, a prescindere dalla disponibilità di linee guida, non può quindi essere
paragonabile fra le diverse strutture e differente è la complessità e l’intensità
dell’assistenza e delle cure erogabili. Da più parti, negli ultimi anni, è nata
l’esigenza di censire, classificare, certificare e qualificare ulteriormente i centri
dedicati ai malati di fegato, così come la necessità di fissare i criteri di tali
strutture, che consentano di garantire ovunque uguali opportunità di diagnosi, cura
16
e trattamento delle epatiti. La costituzione di questa rete risulta prioritaria anche in
virtù di una erogazione omogenea e controllata dei nuovi farmaci ad azione diretta,
molto efficaci ma altrettanto costosi. Una volta recepiti tali criteri, sarà possibile
disporre di una rete qualificata, ai vari livelli, per la gestione dei pazienti con
epatiti virali, secondo le linee guida previste dal successivo obiettivo. Si ribadisce,
in particolare per questo obiettivo, la necessità di un’azione centrale che coordini,
governi e monitori le attività per l’armonizzazione su tutto il territorio nazionale.
L’attività chiave della Linea di indirizzo 4 si articola in: 1) definizione dei requisiti
minimi standard per la qualifica dei centri specializzati per la cura delle epatiti che
entreranno a far parte della rete nazionale, e i criteri per differenziare tali centri in
diversi livelli di specializzazione (I, II e III livello o similari). Tali criteri saranno
periodicamente aggiornati alla luce delle evidenze scientifiche di volta in volta
disponibili. 2) censimento dei centri con i requisiti individuati dalle Regioni. 3)
Sviluppo di reti regionali e di una rete nazionale coordinata a livello centrale e
protocollo delle attività di comunicazione, raccolta e scambio di dati e
informazioni. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, Regioni,
AISF, SIMIT, SIM, SIGE/AIGO, SIMI, FIMP, FIMMG, SIMG, CNT,
Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali
eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori adottati sono: produzione
documento requisiti minimi standard e criteri per i centri di I, II, III livello; risultati
censimento Regioni sui centri qualificabili; disegno rete regionale e nazionale di
riferimento e flow chart informativa. Gli obiettivi 1 e 2 della Linea di indirizzo 4
(tempi 18 mesi) consistono nell’aggiornare e armonizzare le linee guida nazionali e
creare un unico percorso diagnostico terapeutico assistenziale PDTA nazionale per
il trattamento delle epatiti B e C, evidenziando il relativo backgroung che le
numerose linee guida nazionali ed internazionali per la cura e il trattamento delle
epatiti virali B e C2025 sono state applicate, in molte realtà del nostro territorio
nazionale, non del tutto appropriatamente, il che ha contribuito a generare
differenze nell’accesso alle cure, da Regione a Regione: nel caso, ad esempio, della
17
prima generazione di trattamento anti Hcv con triplice terapia, si è assistito ad un
proliferare di percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PDTA) anche
sensibilmente diversificati, fino al limite dell’appropriatezza prescrittiva dei primi
agenti antivirali diretti commercializzati. Al fine di superare tali differenze, è
necessario poter disporre a livello nazionale di un unico PDTA appropriato,
aggiornato periodicamente e condiviso preventivamente con le Regioni, basato su
solide evidenze scientifiche, che garantisca uniformità di accesso alle cure ai
malati epatopatici, in modo da ridurre la mobilità regionale e quindi i costi
indiretti, a vantaggio del paziente e della garanzia del principio universalistico alla
base del SSN italiano. L’attività chiave di questi ultimi obiettivi della Linea di
indirizzo 4 si articola in: 1) analisi dei PDTA regionali ed elaborazione schema di
armonizzazione alla luce delle evidenze scientifiche e dei dati di prescrizione e
accesso disponibili; 2) aggiornamento linee guida nazionali per la diagnosi e cura
delle epatiti virali B e C (conferenza di consenso); 3) creazione di un PDTA
nazionale con percorso del paziente e criteri standard da implementare a livello
regionale. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, ISS, Agenas,
CNT, Regioni, AISF-SIMIT-SIMAIGO-SIGE-SIMI, Associazioni di Pazienti e
altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di
interessi. Gli indicatori di riferimento sono: produzione documento PDTA
nazionale; pubblicazione Linee Guida nazionali; n. regioni con delibera regionale
per recepimento PDTA nazionale (dopo 6 mesi pubblicazione). L’obiettivo 3 della
Linea di indirizzo 4 (tempi 18 mesi) punta a: realizzare un Registro nazionale per
identificazione, cura ed esiti del trattamento delle epatiti virali attraverso flussi
informativi concordati (in riferimento a: Art. 12. [Fascicolo sanitario elettronico e
sistemi di sorveglianza nel settore sanitari], L. 17-12-2012 n. 221, Conversione in
legge, con modificazioni, del Dlg 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure
urgenti per la crescita del Paese [G.U. 18 dicembre 2012, n. 294, S.O.]). Il relativo
background consiste nel fatto che attualmente non esiste alcun registro nazionale
che raccolga informazioni epidemiologiche dei pazienti diagnosticati con Hcv o
18
Hbv, stratificati per classi di età, gravità della malattia, genotipo, cura e
trattamento, ed altre informazioni fondamentali per stimare non solo l’impatto
attuale di queste patologie, ma anche l’impatto futuro delle correlate complicanze
(cirrosi, tumore e trapianto), sia in termini di salute sia di spesa, sostenibilità
economica e anche di risparmio ricavato dall’implementazione di strategie
avanzate di specifiche cure. L’attività chiave si articola in: costituzione di un
gruppo di lavoro tecnico-scientifico per stabilire il set prioritario di informazioni da
raccogliere; stesura norma di riferimento e approvazione Garante privacy; disegno
di un Registro Nazionale Unificato, con la finalità di seguire l’evoluzione nel
tempo delle epatiti virali e valutare l’efficacia degli interventi. Il Registro deve
misurare nel tempo il numero di pazienti incidenti, in effetti, diagnosticati e non,
eleggibili al trattamento, o in trattamento, i relapsers e le special populations;
censimento centri regionali; costruzione interfaccia database centri territoriali nel
database centrale. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, ISS, CNT,
AIFA, Regioni, AISF, SIMIT, SIGE, AIGO, SIM, Associazioni di pazienti e altre
associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di
interessi. Gli indicatori consistono in: costituzione gruppo di lavoro; documento
minimum data set e finalità; norma di riferimento istituzione registro e sue
applicazioni; costruzione registro nazionale; realizzazione interfaccia con i sistemi
regionali. L’obiettivo 4 della Linea di indirizzo 4 (tempi 18 mesi) è orientato a:
promuovere studi di costo efficacia dei diversi trattamenti anti-HCV e anti-Hbv e
dell’impatto complessivo sulla spesa sanitaria nel breve e lungo periodo;
background: in Italia, il costo della triplice terapia per HCV (PEG + ribavirina e PI
di prima generazione) si aggira attorno a 30-35 mila Euro per trattamento. Inoltre, i
costi terapia dei nuovi trattamenti ad azione diretta in commercio potrebbero
presentare costi per paziente anche superiori a quelli dei farmaci già disponibili.
L’Italia ha però un numero di pazienti affetti da HCV superiore al resto d’Europa.
Per poter curare il maggior numero possibile di pazienti è, dunque, necessario fare
un uso razionale delle risorse. Mentre alcuni studi hanno dimostrato che i nuovi
19
trattamenti sono costo-efficaci nel lungo termine, soprattutto in specifiche
sottopopolazioni di pazienti, mancano, tuttavia, analisi di impatto sulla spesa e di
quantificazione delle risorse anche in ragione della scarsità di informazioni
aggiornate di prevalenza. D’altronde il costo-efficacia delle nuove terapie ha
motivato, ad esempio negli USA, la scelta di una massiccia campagna di screening
anti-HCV nei baby boomers, proprio in funzione di un costo efficacia del modello
screening+trattamento, rispetto al “do nothing”. Per quanto riguarda l’Hbv, le
terapie possono avere un costo variabile di 8-12.000 Euro/anno. L’attività chiave si
articola in: studio/i di Health Technology Assessment delle terapie per pazienti
affetti da Hcv e Hbv, che tengano in considerazione il modello complessivo di
gestione delle epatiti, valutando i costi diretti ed indiretti, in particolare anche le
perdite di produttività che hanno impatto, ad esempio, su INPS; analisi di budget
impact, a livello sia nazionale sia regionale, che, utilizzando dati aggiornati di
prevalenza di infezione-malattia, quantifichi le risorse necessarie per la
sostenibilità economica per l’eventuale attivazione di: campagne di screening su
popolazioni a rischio; trattamento di un numero crescente di pazienti. Gli attori
coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, SIHTA, gruppo WEF, Associazioni
di pazienti, AISF, FIRE, AGENAS, SIMIT SIM e altre
associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di
interessi. Gli indicatori di riferimento sono: realizzazione di studi; realizzazione di
un modello costo-efficace di gestione delle epatiti.
L’obiettivo 5 della Linea di indirizzo 4 (tempi 36 mesi) è orientato a: promuovere
studi clinici atti allo studio dei meccanismi di trasmissione verticale del virus HCV
e HBV per ridurre l’infezione al feto in donne infette gravide. Il background
relativo è che la maggior parte delle donne contagiate con il virus dell’epatite C si
è infettata prima della gravidanza e numerosi studi sulla prevalenza dell’HCV in
popolazioni non selezionate di gravide riportano prevalenze dal 2 al 9%, in
popolazioni a rischio, con un tasso di trasmissione verticale riportato in letteratura,
che varia dallo 0% al 36%. Tutt’oggi rimane completamente sconosciuto il
20
meccanismo biologico alla base della trasmissione verticale. Le cellule
trofoblastiche sembrerebbero non venire infettate dal virus dell’epatite C,
escludendo un ruolo di cellule placentari infette nel passaggio del virus. Hcv RNA
non è mai stato identificato in alcun campione di liquido amniotico a 16 settimane,
né in campioni prelevati a termine, suggerendo anche in questo caso che la
possibilità di contagio possa concentrarsi intorno al momento del parto per
probabile trasfusione materno-fetale di virus libero. Studi sulla modalità del parto
non hanno identificato un ruolo protettivo del parto cesareo rispetto al parto
vaginale. Nelle donne Hbv infette viremiche il rischio di trasmissione è
estremamente alto ma i reali meccanismi biologici di questo virus in utero non
sono conosciuti. L’attività chiave consiste nella realizzazione di un gruppo di
lavoro ad hoc e di studi clinici/biologici in grado di comprendere i meccanismi
dell’infezione verticale; gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, Società
scientifiche, AIFA, MIUR, Associazioni di pazienti e altre
associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di
interessi. Gli indicatori adottati sono: n. studi condotti/n. pubblicazioni per
divulgazione risultati. L’obiettivo 6 della Linea di indirizzo 4 (tempi 12 mesi) è
teso a stabilire percorsi standard di follow-up nei pazienti Hcv guariti, in
considerazione del fatto che non esistono attualmente delle linee guida uniformi su
percorsi di sorveglianza e follow up nei pazienti guariti. Ad esempio, non esiste
nessun riferimento per ciò che riguarda quale utilità abbiano e la frequenza di
esami post guarigione quali: Hcv RNA, sorveglianza ecografica, esami clinici etc.
anche in ragione della gravità della malattia al momento dell’eradicazione virale.
L’attività chiave è imperniata sulla stesura di linee guida uniformi su tutto il
territorio nazionale sulle indagini cliniche da effettuare nel paziente HCV guarito
dall’infezione. Gli indicatori di riferimento consistono nelle Linee guida mentre gli
attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AISF, SIMIT, SIM, Associazioni di
pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente
portatrici di interessi.
21
La Linea di indirizzo 5 (Impatto sociale) punta a: migliorare la qualità della vita dei
pazienti e delle loro famiglie; migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti
epatopatici, nonché la qualità di vita loro e dei familiari, attraverso il counselling;
sperimentare un modello di assistenza domiciliare epatologica in pazienti con
cirrosi avanzata. L’obiettivo 1 della Linea di indirizzo 5 (tempi 24 mesi) è
pianificato per migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti epatopatici, nonché la
qualità di vita loro e dei familiari, attraverso il counselling. Il backgroung di
riferimento è che il paziente affetto da epatite, spesso si isola, e viene isolato, a
causa dello stigma sociale causato dal timore della trasmissibilità dell’infezione. In
particolari circostanze, il peso discriminatorio è paragonabile allo stigma HIV-
correlato. Ciò è causato dalla scarsa conoscenza della patologia. Nei fatti, le
possibili complicanze dell’epatite, la paura di trasmettere l’infezione e i potenziali
effetti collaterali della terapia anti-virale colpiscono ogni sfera della vita del
malato: affettiva, sociale, familiare, lavorativa. Tali problematiche possono
risultare in una ridotta aderenza alla terapia con conseguente progressione della
malattia e aumento dei costi per il sistema sanitario. D’altra parte, è stato
dimostrato che i pazienti che ottengono una risposta virologica sostenuta (cioè la
negativizzazione di Hcv-RNA) dopo terapia antivirale presentano un
miglioramento significativo della qualità di vita. Il counselling dovrebbe
comprendere alcuni aspetti della malattia (precauzioni da prendere, decorso della
malattia, consigli (es. alimentari), cosa fare se si verificano effetti collaterali nella
terapia) che andrebbero affrontati in modo tale da rimuovere ansie e paure legate
alla patologia e promuovere l’aderenza alla terapia. L’attività chiave si articola in:
conduzione di uno o più studi su modelli di counselling funzionali in grado di
aiutare il paziente nella compliance terapeutica e a gestire le relazioni con il mondo
che lo circonda; sviluppo di un modello di formazione, destinato a medici e
infermieri che gestiscono il paziente epatopatico durante il trattamento terapeutico,
per la collaborazione e la comunicazione con il paziente e i familiari su temi, quali:
il decorso della malattia, accorgimenti nella vita di tutti i giorni, gestione degli
22
effetti collaterali delle terapie, supporto psicologico; sviluppo di un percorso
formativo finalizzato al coinvolgimento del paziente nella gestione della malattia e
della terapia, da solo o insieme ai familiari per aumentare la sicurezza e
l’autostima, che determinerà un aumento della compliance terapeutica e della
qualità di vita. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, ISS, FIMMG,
METIS, SIMG, FIRE, AISF, AIFA, Associazioni di pazienti e altre
associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di
interessi. Gli indicatori di riferimento sono: risultati studio/studi counselling
efficaci; pubblicazione modulo formativo; pubblicazione documento su percorso
formativo; percentuale di variazioni compliance terapeutica. Infine, l’obiettivo 2
della Linea di indirizzo 5 è pianificato per sperimentare un modello di assistenza
domiciliare epatologica in pazienti con cirrosi avanzata. Il background è che: i
pazienti con cirrosi avanzata necessitano di frequenti cure e assistenze ospedaliere
che spesso comportano ricoveri (in day hospital o altra modalità); tale attività è
onerosa per il paziente (fortemente debilitato), per il familiare (assenze lavorative)
e per il SSN; alcune esperienze hanno evidenziato che taluni interventi diagnostici
e assistenziali possono essere effettuati anche a domicilio, tramite adeguata
assistenza di personale qualificato, con l’eventuale ausilio di una unità mobile
attrezzata. L’attività chiave consiste nel disegnare e condurre un progetto pilota,
che coinvolga almeno 3 Regioni (nord, centro e sud), volto a sperimentare la
fattibilità e la costo-efficacia di taluni interventi diagnostico-assistenziali in
pazienti con malattia epatopatica avanzata da Hcv o Hbv. Dove possibile, tale
attività sperimentale dovrebbe essere inserita all’interno di modelli di assistenza
domiciliare integrata già fornita ai cittadini, mediante il coinvolgimento essenziale
del Medici di medicina generale nel processo di organizzazione e gestione
integrata delle cure domiciliari.
Nel 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che la resistenza agli
antibiotici è diventata una realtà e costituisce “una grave minaccia per la sanità
pubblica(88)
” e ufficializza il primo ‘Rapporto sulla resistenza antimicrobica su
23
scala mondiale’: il rendiconto più completo disponibile al momento sulla
resistenza agli antibiotici, scaturito dall’analisi dei dati di 114 Paesi. Nel Rapporto
l’Agenzia delle Nazioni Unite non usa mezzi termini e dichiara lo stato di
emergenza: “è una delle più gravi minacce sanitarie, e lo è adesso (…). A meno
che non si prendano azioni significative per aumentare gli sforzi nella prevenzione
delle infezioni, e per cambiare il modo in cui produciamo, prescriviamo e usiamo
gli antibiotici, il mondo perderà progressivamente quanto ha conquistato sul
fronte della salute pubblica. E le implicazioni saranno devastanti”.
Il Rapporto evidenzia che la crisi dell’antibiotico-resistenza sta mettendo in
pericolo i pazienti sia nei Paesi Sviluppati che in quelli in Via di sviluppo(89)
. I
vertici dell’Istituzione, inoltre, parlano di “un’era post-antibiotica” e
ammoniscono che, “lungi dall’essere una fantasia apocalittica, è una possibilità
molto reale per il XXI secolo(90)
” le infezioni comuni e lievi ferite possono tornare
nuovamente a uccidere ed esortano ad un’azione “urgente e coordinata(91)
”. In
particolare, il documento si concentra sulla resistenza agli antibiotici per 7 diversi
batteri responsabili di malattie gravi comuni: infezioni ematologiche, diarree,
polmoniti, infezioni delle vie urinarie, gonorrea. I risultati sono definiti ‘molto
preoccupanti’ e documentano la resistenza agli antibiotici, in particolare a quelli di
‘ultima istanza’.
Sempre nel 2014 il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack H. Obama
delineata in un ordine presidenziale esecutivo la strategia quinquennale per il
contrasto alla resistenza batterica agli antibiotici (che in Usa miete oltre 23mila
vittime l’anno), da elaborare in dettaglio entro febbraio 2015 da una task force
governativa. Il piano federale prevede: incentivi per la scoperta di nuovi farmaci;
uso più controllato dei farmaci esistenti; miglioramenti nella caratterizzazione sia
dell’uso degli antibiotici che dei batteri resistenti, anche con uso del
sequenziamento del Dna; premio di 20 milioni di dollari per chi riesce a realizzare
un test rapido per individuare le infezioni.
24
Nel 2014, poi, i dati Oms indicano che il tetano è stato eliminato in 25 Paesi (a cui
si aggiunge l’Etiopia, tranne la Regione Somali), in 15 dei 33 Stati e Territori
dell’India e in 29 su 34 Provincie dell’Indonesia.
A inizio ottobre 2014 il Ministero della Salute individuato nell’Istituto per le
malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma uno dei due centri di riferimento
d’eccellenza (l’altro è l’Azienda ospedaliera “Sacco” di Milano) per l’emergenza
Ebola sul territorio italiano(92)
.
Il 9 ottobre 2014 la Gran Bretagna introduce lo screening anti Ebolavirus per il
controllo di tutti i passeggeri che possono essere passati dall’Africa, manifestando
l’intenzione di introdurlo anche al terminal ferroviario dell’Eurostar. Nello stesso
giorno anche la Francia fa sapere di essere in ‘stato di allerta’ con allo studio tutte
le soluzioni possibili mentre controlli a tappeto sono avviati negli aeroporti
internazionali del Paese. Per fermare la diffusione di Ebola la Gran Bretagna invia
la nave dalla Royal Navy “Argus”, con a bordo fino a 100 letti e un equipaggio di
circa 400 persone, tra cui 80 medici. La nave salpa il 10 ottobre da Falmouth, in
Cornovaglia, diretta in Sierra Leone. Anche la Svizzera inviare nelle regioni
colpite dell’Africa occidentale un distaccamento di 90 persone tra militari e civili,
tutti volontari, e alcuni elicotteri, in appoggio alle autorità locali e alla missione
internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite. L'impiego di militari e civili sul
posto serve anche ad aiutare gli Stati africani a potenziare il monitoraggio dei
passeggeri in uscita, come suggerito dai tecnici della Commissione europea che al
contrario non consigliano agli Stati membri di adottare controlli ai viaggiatori in
arrivo dai Paesi colpiti dall'Ebola negli aeroporti o nelle stazioni(93)
.
Intanto il Presidente americano Barack H. Obama è costretto a rinviare il viaggio
elettorale previsto in New Jersey e Connecticut per incontrare in un Vertice
d’urgenza alla Casa Bianca i responsabili delle Agenzie federali statunitensi
coinvolte nella lotta all’epidemia di Ebola. Gli Stati Uniti decidono che in ogni
ospedale in cui si presentano nuovi casi (con obbligo di notifica ai Centri per il
25
controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta) è inviata tempestivamente una
task force di emergenza (che include epidemiologi, esperti di malattie infettive,
personale per il contenimento di materiali contaminati, specialisti di laboratorio per
i trattamenti sperimentali) che valuta caso per caso la necessità di trasferimento in
uno dei quattro ospedali statunitensi attrezzati con divisioni di bio-contenimento.
Inoltre, sono organizzati in tutto il territorio federale corsi di aggiornamento per gli
infermieri, le figure più esposte perché in continuo contatto con i pazienti
contagiati.
Il 15 ottobre 2014, mentre dagli Stati Uniti arriva la notizia di un nuovo contagio
di Ebola (una donna texana - la seconda infermiera venuta in contatto con il
paziente zero), a Palazzo Chigi prima del Consiglio dei Ministri è convocato
d’urgenza un mini-summit per decidere quali misure preventive mettere in campo
per far fronte all’allarme internazionale. All’incontro partecipano il Premier
Matteo Renzi e i Ministri: della Salute, Beatrice Lorenzin; dell’Interno, Angelino
Alfano; della Difesa, Roberta Pinotti; degli Esteri, Federica Mogherini; dei
Trasporti, Maurizio Lupi. Il vertice ministeriale segue la Conference-call tra il
Premier Renzi, il Presidente degli Stati Uniti Barack H. Obama, la Cancelliera
tedesca Angela Merkel, il Premier britannico David Cameron e il Presidente
francese Francois Hollande(94)
.
Tra i primi obiettivi che si è dato il Governo vi sono il potenziamento del personale
negli aeroporti e il rafforzamento dei canali di informazione per i cittadini sui
rischi del contagio da Ebola. Il tutto sotto il controllo di una Cabina di regia che
coinvolge più Ministeri. La strategia interessa innanzitutto porti e aeroporti. Il
planning comprende il coinvolgimento del personale di bordo, ma anche
l’organizzazione di materiale informativo. I passeggeri e i lavoratori degli scali
troveranno a bordo di navi e aerei leaflet e opuscoli in cui è spiegato come evitare i
comportamenti a rischio, in linea con quanto predisposto dall’Oms.
Il 16 ottobre 2014 a Bruxelles una riunione straordinaria convocata dalla
presidenza italiana affrontare e coordinare i primi interventi anti Ebola a livello
26
europeo, tra cui l’individuazione dei possibili controlli da mettere in atto e le
relative modalità di coordinamento (non essendo una competenza comunitariam
sono gli Stati membri che devono coordinare gli interventi per non rischiarne
l’inutilità). Tra le misure c’è la tracciatura dei passeggeri che, provenienti dai Paesi
africani a rischio Ebola, dovessero giungere in Europa attraverso voli non diretti,
ma che prevedono scali in altri aeroporti. La linea sostenuta a livello europeo
comunque è quella di prevedere la possibilità di trattamenti medico-sanitari
tempestivi in loco, ovvero in Africa, per gli operatori sanitari che dovessero
risultare contagiati dal virus: da un punto di vista scientifico è l’unica soluzione per
cercare di avvicinare allo zero il rischio di contagio.
Il 18 novembre 2014 il rapporto dell’European Center for Diseases Control
(Ecdc), pubblicato in occasione della settima Giornata degli antibiotici, boccia
l’Italia nell’uso corretto degli antibiotici giacché ha il non invidiabile primato di
essere nella fascia con la più alta percentuale di resistenza praticamente per tutti i
batteri. Dell’aumento della resistenza ai farmaci antibiotici sviluppata da alcuni
batteri, l’Italia è in gran parte responsabile insieme alla Grecia e, in misura minore,
Cipro e Romania.
Sempre nel 2014 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite(95)
con la
Risoluzione 2177 qualifica l’epidemia di Ebola come minaccia alla pace e alla
sicurezza internazionale e chiede agli Stati di provvedere con massicci aiuti
sanitari, censurando però la chiusura delle frontiere dei Paesi coinvolti.
A dicembre 2014 è evocato il rischio di una grave pandemia dal Presidente degli
Stati Uniti Barack H. Obama(96)
.
27
______________
(77) Bodini C., Camplone I., La pandemia globale delle malattie non trasmissibili,
Saluteinternazionale.info, 22 maggio 2011.
(78) Zazzetta Simona, Oms: necessario ‘action plan’ anti-Tbc per l’Europa, Farmacista 33, 15 settembre
2011.
(79) Political declaration of the High-level Meeting of the General Assembly on the Prevention and
Control of Non-communicable Diseases, url: https://saluteinternazionale.info/wp-
content/uploads/2011/12/Rosso.UN-Declaration_F.pdf.
(80) Cohen D., Will industry influence derail UN summit?, BMJ. 2011 Aug 23;343:d5328.
(82) Heath Iona, Seeming virtuous on chronic diseases, BMJ. 2011 Jul 6;343:d4239.
(83) Two days in New York: reflections on the UN NCD summit. Lancet Oncol 2011;12(11):981. Epub
2011 Sep 22.
(84) Ibid.
(85) Stuckler D., Basu S., McKee M., Commentary: UN high level meeting on non-communicable
diseases: an opportunity for whom?, BMJ 2011; 343:d5336.
(86) Più in generale, il tema della Medicina di Genere è per la prima volta menzionato nel 2011 dal
Decreto Legge “Omnibus” e nello stesso anno è istituito l’intergruppo parlamentare “Sostenitori della
Medicina di Genere”. È grazie all’attività di questo gruppo che nel marzo 2012 è approvata alla Camera
dei Deputati la mozione unitaria sulla Medicina di Genere. L’anno successivo vengono depositate alla
Camera dei Deputati due proposte di legge molto simili nel testo ed entrambe intitolate “Norme in
materia di Medicina di Genere” finalizzate al “riconoscimento della Medicina di Genere”. Tuttavia, tali
proposte non completano l’iter parlamentare. (Fonte: Ministero della Salute, Piano per l’applicazione e la
diffusione della Medicina di Genere, 2019).
(87) Farmacista 33, Antibiotici, giovani ancora poco informati, 23 febbraio 2011.
(88) Keiji Fukuda, Vice Direttore Generale per la sicurezza sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (Oms).
(89) Maron Dina Belle, La resistenza agli antibiotici è ora Rife tutto il mondo intero, Scientific American
30 aprile
(90) Keiji Fukuda, Ibid.
(91) Keiji Fukuda, Ibid.
28
(92) Finessi Mariaelena, Ebola, Romasette, 9 ottobre 2014.
(93) Cerati Francesca, Ebola, vertice d’emergenza alla Casa Bianca. Secondo contagio in Texas,
Argomenti, Il Sole 24 Ore, 15 ott 2014.
(94) Vazza Lucilla, Ebola, i potenti del mondo in video conferenza. Anche Renzi convoca i suoi: «Subito
opuscoli su navi e aerei», Sanità, Il Sole 24 Ore, 15 ottobre 2014.
(95) www.affarinternazionali.it/2020/03/minacce-virali-e-difficolta-di-risposta.
(96) White House, Remarks by the President on Research for Potential Ebola Vaccines, Bethesda, 2
dicembre 2014; “Hear What Barack.

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  • 1. 1 Raimondo Villano Uomo - Malattia - Cura: storia, analisi e profili evolutivi 3 _________________ La società e le malattie (2010 – 2014)
  • 2. 2 ABS. DA : R. Villano “Uomo - Malattia - Cura: storia, analisi e profili evolutivi”. Nell’incessante attività tra gli estremi della prevenzione dai malanni e della tutela della salute può insinuarsi la malattia, il cui rapporto con l’uomo ha come fulcro dell’azione di contrasto la cura e il farmaco; più in senso lato, la relazione uomo-malattia-cura (e/o tutela-prevenzione) è una relazione tra uomini e civiltà, sintesi di osmosi e baricentrici equilibri di competenze e prospettive tecniche, scientifiche, professionali, politiche, sociali, economiche, culturali e religiose. Attorno a questa triade ruota una galassia di problematiche delle quali si cerca in questo volume di delinearne le principali, beninteso senza alcuna velleitaria pretesa di esaustività. Il libro si sviluppa in 9 capitoli, con il 10° di riflessioni conclusive cui segue un apparato di sezioni tecniche dettagliate di ausilio, riferimento e approfondimento specifico. Nel capitolo 1 dopo cenni inerenti le principali condizioni morbose dell’umanità, se ne descrivono gli episodi salienti dalla preistoria ai giorni nostri, all’occorrenza approfondendo anche le significative evoluzioni demografiche e taluni importanti aspetti e fattori sociologici e chiudendo con una ricognizione di attualità e proiezione prospettica. Nel capitolo 2si approfondiscono gli sviluppi e le difficoltà degli aspetti teorici, sperimentali e pragmatici della scienza deputata allo studio e alla scoperta di prodotti capaci di prevenire, alleviare e guarire gli stati morbosi dell’uomo, da quando erano considerati misteriose influenze esterne penetrate nel corpo alle attuali rigorose e precise diagnostica e terapia.Nel capitolo 3si approfondiscono aspetti, modalità e contenuti della lotta che dalla notte dei tempi l’uomo deve combattere contro le malattie: analisi, provvedimenti tecnici e legislativi, azioni politiche, fenomeni sociali e cenni prospettici futuri. Nel capitolo 4 si descrivono gli aspetti salienti di ricerca, produzione e sviluppo dei farmaci a livello nazionale ed internazionale: una realtà dietro la quale è assiepato, peraltro, un eccezionale mercato, che muove enormi capitali, quarto per importanza e fatturato dopo carburanti, fonti energetiche e armi.Nei capitoli 5 e 6 si inquadrano analiticamente i principali articolati aspetti pratici d’uso e tecnici di gestione inerenti il farmaco, la sua filiera e le istituzioni che lo regolano nonché le rilevanti evoluzioni e le complesse prospettive future. Nel capitolo 7 si effettua un inquadramento della spesa della sanità e del suo trend, si individuano i parametri di definizione e allocazione delle risorse economiche necessarie e si approfondiscono i problemi e gli strumenti di valutazione degli equilibri e dei processi di attuazione per i servizi e l’assistenza concludendo con un’analisi degli scenari futuri.Nei capitoli 8 e 9si sviluppa una disamina di
  • 3. 3 ordine etico e morale sulle formidabili responsabilità da affrontare e sugli immensi problemi da risolvere affinché che l’opera della scienza e del farmaco per la cura delle malattie assolvano con lealtà ed onestà d’intenti la loro delicata missione, peraltro non fine a se stessa ma con ragion d’essere nella promozione dell’uomo e animata da spirito di servizio.Non appartiene infine ad un ambito ideologico precostituito lo sviluppo analitico delle varie problematiche, in quanto non ci si rifiuta di considerarne oggettivamente tutti i principali aspetti. Holding tutorial: Villano International Business Team; Direzione: VIBT Dpt no. 13 - Arte & Cultura; Supervisione: Fondazione Chiron; Coordinam. editoriale: Chiron Edizioni; Elab. tecnica: ChironDpt Ph@rma. LCC RA418-418.5, CDD 303 VIL uom 2020 it ed 1c. Prima edizione: 303 VIL uom 2020 it, LCC RA418-418.5, pp. 1.116, maggio 2020; Seconda edizione: 303 VIL uom 2020 it 2, LCC RA418- 418.5, ISBN 978-88-97303-33-6, pp. 1.116, agosto 2020. La società e le malattie (2010 – 2014) Nel 2010 Benedetto XVI evidenzia “un’attenzione alla salute che rischia di trasformarsi in consumismo farmacologico, medico e chirurgico, divenendo quasi culto per il corpo, e d’altra parte, difficoltà di milioni di persone ad accedere a condizioni di sussistenza minimali e a farmaci indispensabili per curarsi” e invoca giustizia distributiva nelle cure. Nel 2010, poi, in occasione del World Tb Day, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’urgenza di promuovere l’uso di tecnologie innovative, di incrementare il numero di malati sottoposti a cura e di reperire nuove fonti di finanziamento. Intanto il Piano Nazionale della Prevenzione italiana 2010-2012 rinnova l’impegno nel campo della prevenzione del diabete e delle sue complicanze attraverso azioni da attuarsi all’interno di quattro macro-aree di intervento (medicina predittiva, programmi di prevenzione collettiva, programmi di prevenzione rivolti a gruppi di popolazione a rischio, programmi volti a prevenire complicanze e recidive di malattia).
  • 4. 4 Nel maggio 2010 la 63a Assemblea Mondiale della Sanità approva la Risoluzione WHA 63.18 concernente le epatiti virali, con particolare attenzione alle epatiti B e C. Attraverso questa Risoluzione, l’Oms persegue principalmente l’obiettivo di rinnovare l’impegno dei Governi e la consapevolezza della popolazione allo scopo di affrontare, attraverso azioni sinergiche ed un approccio integrato, i problemi di sanità pubblica correlati alle epatiti virali B e C e stimolare ulteriori attività di controllo e prevenzione. Il 13 maggio 2010 l’Assemblea Generale dell’ONU con accordo unanime da parte degli Stati membri approva la Risoluzione 64/265 che sancisce la necessità di dibattere il tema delle malattie non trasmissibili, da tempo riconosciute come crescente emergenza sanitaria a livello globale(77) , da perseguire anche intensificando il coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei media. Nel dicembre 2010 il Consiglio dell’Unione europea invita la Commissione europea ad approfondire la tematica sul diabete con il coinvolgimento degli Stati membri e della società civile. Nel 2010, poi, l’Assemblea mondiale della sanità (WHA) stabilisce 3 traguardi per il controllo del morbillo entro il 2015: 1) maggiore copertura con la prima dose di vaccino per bambini di età di 1 anno (≥90% a livello nazionale e ≥80 % in ogni distretto); 2) riduzione dell’incidenza annuale del morbillo a <5 casi per milione di abitanti; 3) riduzione della mortalità sul morbillo globale del 95% rispetto alla stima del 2000. Nel 2010-2011 in Italia l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali AGENAS istituisce gruppi di lavoro per linee guida di genere nelle malattie cardiovascolari e respiratorie. Un importante rilievo alla Medicina di Genere è attribuito nel documento Linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la Rete Oncologica che integra l’attività ospedaliera per acuti e post acuti con l’attività territoriale (paragrafo 6.6.2) prodotto dal tavolo istituzionale Ministero-
  • 5. 5 AGENAS-Regioni coordinato dalla stessa Agenzia, il cui iter di approvazione è in corso di perfezionamento in Conferenza Stato-Regioni, tramite il previsto Accordo. Nel settembre 2011 il Parlamento europeo adotta una risoluzione che sottolinea l’importanza della prevenzione e controllo delle Non Comunicable Diseases (NCDs). Nel 2011, in una situazione definita ‘allarmante’ dall’OMS, il suo Ufficio regionale per l’Europa vara in 53 Paesi europei il Piano “Consolidated action plan to prevent and combat multidrug - and extensively drug-resistant tuberculosis in the Who european Region 2011-2015” per: garantire l’accesso universale a prevenzione, diagnosi e trattamento; prevenire l’emergenza di ulteriori ceppi multi resistenti; arrivare a diagnosticare almeno l’85% dei casi stimati; ridurre entro il 2015 del 20% le forme multi resistenti; trattare con successo il 75% di dei casi; eradicare la malattia entro il 2050. In quest’epoca, in effetti, l’Europa rispetto ad altre regioni del mondo risulta particolarmente colpita dalla Tbc resistente ai farmaci, fino al 18,4% del carico globale con 81.000 casi. Inoltre, sono europei i primi 15 Paesi al mondo con la più alta percentuale di Mdr-Tb tra i nuovi casi diagnosticati e trattati precedentemente. Il piano di azione affronta l’urgente bisogno di farmaci più efficaci e vaccini, sottolineando che i nuovi farmaci in fase di sviluppo dovrebbero ridurre la durata del trattamento da circa 6 mesi a 4 mesi, ma è improbabile che possano avere un effetto significativo su Mdr-Tb regimi di trattamento(78) . A maggio 2011 in Aifa vi sono riserve sull’uso ripetuto della pillola dei 5 giorni dopo; ma il Consiglio Superiore di Sanità è a favore, con divieto in gravidanza accertata da un test. A giugno una mozione bipartisan al Senato chiede al Governo di non autorizzare la pillola poiché la gravindex è positiva solo 8-9 giorni dopo la fecondazione, a embrione già annidato in utero; quindi l’effetto del farmaco è abortivo.
  • 6. 6 Il 19 e 20 settembre 2011 nell’ambito della 66a Assemblea generale delle Nazioni Unite si tiene a New York una Riunione di alto livello sulle malattie non trasmissibili o croniche (UN High-level Meeting on Non-communicable Diseases - NCD), cui prendono parte Capi di Stato e Rappresentanti ministeriali degli Stati membri dell’ONU: è la seconda volta che un tema di salute globale è affrontato dall’Assemblea generale dell’ONU. Obiettivi della Riunione sono: la sensibilizzazione della popolazione sul problema delle malattie non trasmissibili (o croniche); l’assicurazione dell’impegno dei Capi di Governo per avviare una risposta globale al problema; l’adozione di una dichiarazione politica (simile a quella del 2001 per l’HIV) che definisca le strategie di politica sanitaria da seguire per il contrasto di tali condizioni di salute. Il 20 settembre è rilasciata la Dichiarazione d’intenti che: riconosce l’impatto economico e la scala epidemica del fenomeno; identifica la presenza di fattori di rischio chiave per le malattie croniche (fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione); considera la prevenzione il fondamento della risposta globale a queste condizioni. Con la Dichiarazione, i Governi si impegnano allo sviluppo di politiche intersettoriali nazionali e internazionali per controllare e prevenire le malattie non trasmissibili, partendo da precedenti accordi internazionali, quali: la Convenzione quadro dell’OMS per il controllo del tabacco; la Strategia globale dell’OMS su alimentazione, attività fisica e salute; la Strategia globale OMS per la riduzione dell’uso dannoso di alcool. La Dichiarazione promuove come strategie di politica sanitaria da adottare per il controllo delle malattie croniche: la diagnosi precoce e lo screening; l’aumento dell’accesso ai vaccini per tumori o condizioni croniche che possono essere ricondotte ad un’origine di natura infettiva e per cui esistono vaccini efficaci in commercio (es. vaccini anti-HPV e anti-HBV, rispettivamente i tumori del collo dell’utero e del fegato); il miglioramento dell’accesso alle cure palliative. Per misurare il progresso nella lotta alla diffusione delle malattie croniche la Dichiarazione chiede all’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS
  • 7. 7 di sviluppare entro il 2012 un sistema di monitoraggio e di sviluppare raccomandazioni per target globali, raggiungibili volontariamente da parte degli Stati membri(79) . La Dichiarazione riconosce il conflitto d’interessi esistente fra l’industria del tabacco e la sanità pubblica e, pertanto, nessun Rappresentante di tale settore prende parte alla Riunione. Tuttavia, i risultati della Riunione ai critici non appaiono convincenti; gli impegni assunti rappresenterebbero un buon punto d’inizio per affrontare l’impatto delle malattie non trasmissibili ma, in particolare, i critici evidenziano che la Dichiarazione non riconosce un ruolo altrettanto importante dell’industria alimentare e delle bevande alcooliche e, inoltre, essa avrebbe perso incisività per quanto riguarda: 1) l’alcool: tutti i riferimenti agli interventi efficaci e basati sull’evidenza per ridurne il consumo (controllo dei prezzi, tassazione, marketing) sono rimossi dalla Dichiarazione e sostituiti con raccomandazioni più generiche, più favorevoli alle industrie (partnership, azioni comunitarie, promozione della salute); 2) il tabacco: alcuni Paesi suoi produttori e membri del G77 (in particolare: Cuba, Indonesia) avrebbero rifiutato di includere nella Dichiarazione che tale conflitto d’interessi sia “fondamentale e inconciliabile” mentre altri Paesi (in particolare: UE, USA, Canada) avrebbero opposto resistenza a riferimenti specifici sulla tassazione; 3) le Big Pharma: la stessa Non-communicable Diseases Alliance NDA, Gruppo composto da una parte dei maggiori promotori della Riunione di alto livello (World Heart Federation; International Diabetes Federation; Union for International Cancer Control; International Union against Tuberculosis and Lung Disease) sarebbe sponsorizzata da varie Case farmaceutiche e tecnomedicali (fra cui: Roche, Medtronic, Sanofi-Aventis, Novo Nordisk, Takeda, Eli Lilly, Johnson & Johnson, e Pfizer) e, quindi, apparirebbe evidente conseguenza che fra le raccomandazioni
  • 8. 8 della Dichiarazione vi sia quella di sviluppare nuovi farmaci, vaccini e tecnologie mediche(80) . Inoltre, alcune critiche considerano rischiosa l’enfasi posta nella Dichiarazione sulla realizzazione di programmi di screening, denunciando che “rischiano di mandare in bancarotta i sistemi sanitari pubblici dei Paesi ricchi, immaginiamoci quelli dei Paesi a risorse limitate, e di dirottare risorse dalle persone malate a quelle sane e dai poveri ai ricchi(81) ”. Ancora, la Dichiarazione d’intenti è denigrata in quanto sarebbe evidente che “manca di ambizione e appare più come una dichiarazione politically correct che una dichiarazione politica di guerra(83) ” e mancherebbe di alcuni elementi essenziali, come la definizione di target specifici per misurare il progresso delle strategie di contrasto alle malattie croniche (alcuni di essi sarebbero stati cancellati dalla bozza della Dichiarazione circolante fra gli Stati membri prima della Riunione), tra i quali: il target di riduzione dell’introito giornaliero di sale a 5g; il target proposto dalla Union for International Cancer Control (UICC) di ridurre entro il 2025 le morti evitabili dovute alle malattie non trasmissibili del 25%, valore considerato raggiungibile anche dall’OMS(84) . Infine, le critiche evidenziano che già “la bozza della Dichiarazione non ha nessun impegno temporale, non assegna risorse finanziarie alla prevenzione e al controllo delle malattie non trasmissibili e non include nessun riferimento agli interventi di natura regolatoria e fiscale(85) ”. Al 2011 nel mondo, a partire dal 1999, oltre 118 milioni di donne in età fertile in 52 Stati sono vaccinate con 2 dosi di vaccino antitetanico; molte di esse hanno ricevuto il vaccino nell’ambito di una campagna integrata OMS che include altri interventi salva vita per i bambini (vaccinazioni contro il morbillo, dosi supplementari di vitamina A, farmaci contro la parassitosi intestinale) e informazioni sulla cura del cordone ombelicale.
  • 9. 9 Ancora nel 2011 l’Unione Europea lancia un Piano quinquennale antibiotici di 12 azioni specifiche per contribuire, in primis, a modificare la cultura del ricorso a tali farmaci che ancora esiste presso medici, pazienti e ospedali, soprattutto nei Paesi del Sud Europa (in particolare: Grecia, Italia e Spagna). Nello stesso anno, poi, l’UE crea l’Istituto Europeo per l’Equità di genere, che contribuisce ad affermare come il genere sia una fondamentale variabile di salute e malattia, e cura il Rapporto 2011 sullo stato di salute degli uomini d’Europa, contribuendo a porre in luce le grandi disparità di salute tra gli uomini di Nazioni diverse. Inoltre, istituisce un gruppo di esperti con il compito di fornire una revisione dettagliata sull’innovazione “attraverso il genere”. Dal 2011 in Italia l’Istituto Superiore di Sanità fin pone attenzione alla Medicina di Genere attivando all’interno del Dipartimento del Farmaco il Reparto Malattie degenerative, Invecchiamento e Medicina di Genere(86) . Sempre nel 2011 l’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA formalizza il “Gruppo di Lavoro su Farmaci e genere” per approfondire le problematiche inerenti agli aspetti regolatori e farmacologici della Medicina di Genere e richiede alle aziende farmaceutiche di sviluppare disegni di ricerca orientati al genere e di elaborare i dati ottenuti considerando la variabile sesso. Nel 2011 e 2012 le Risoluzioni del Parlamento Europeo evidenziano la necessità di elaborare strumenti adeguati per il raggiungimento di livelli di assistenza appropriati, che abbiano l’obiettivo di stabilizzare la malattia e migliorare la qualità di vita del paziente. Nel primo trimestre 2012 la Danimarca, in qualità di Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, individua quale priorità sulla salute le malattie croniche, ponendo il diabete come modello di malattia cronica. Nel marzo 2012 il Parlamento Europeo adotta una risoluzione di indirizzo per l’Unione europea sul diabete, definendo alcune iniziative riguardanti prevenzione,
  • 10. 10 diagnosi e gestione della patologia e richiamando gli Stati sulla necessità di dotarsi di piani nazionali sul diabete. Il 2 aprile 2012 la pillola dei 5 giorni dopo è in farmacia in Italia con ricetta previa gravindex medica non con test ematico ma d’urina con stick. Il 25 e 26 aprile 2012 a Copenaghen l’European Diabetes Leadership Forum nel promuovere un’attenta riflessione tra i differenti attori del sistema europeo sulla sanità, e in particolare sul diabete, ha un’espressione concreta nella “Copenaghen Roadmap” i cui contenuti hanno l’obiettivo di stimolare tutti gli attori del sistema salute a livello europeo per affrontare la tematica sul versante politico, economico, sociale e clinico. Nel 2012 il WHA approva il Piano d’azione globale contro il morbillo con l’obiettivo di eliminarlo in 4 Regioni dell’Oms entro il 2015; gli Stati membri in tutte 6 le Regioni dell’OMS adottano obiettivi di eliminazione del morbillo con piani nazionali di immunizzazione. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica il volume ‘The evolving threat of antimicrobial resistance’, come sollecitazione ai governi a intervenire nel delicato ambito della resistenza batterica agli antibiotici, considerandone la gravità del problema. Nel maggio 2012 i 194 Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità approvano il WHO Global Vaccine Action Plan 2011-2020, gli obiettivi di copertura vaccinale definiti a livello internazionale. Nel 2012, poi, in Italia Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE), Associazione Italiana Studio Fegato (AISF) e EpaC firmano il progetto ‘Alleanza contro l’Epatite (ACE)’ per sensibilizzare nel Paese i media e le istituzioni nella lotta alle epatiti da virus C e B. Sempre nel 2012 l’Oms avverte che la situazione della resistenza batterica agli antibiotici potrebbe avere effetti radicali sulla medicina globale, economia e società a meno che azioni globali vengano intraprese rapidamente. Una carenza di
  • 11. 11 antibiotici efficaci significa che i pazienti infetti avranno bisogno di più cura ampia, richiedono ricoveri più lunghi e morire in numero maggiore. L’11 dicembre 2012 il Parlamento Europeo, dopo voto favorevole della Commissione Salute il 6 novembre, approva in seduta plenaria (con 588 voti favorevoli, 16 contrari e 23 astensioni) una Risoluzione(87) redatta da Anna Rosbach (Gruppo conservatori e riformisti europei) che ‘impone’ a Stati membri e Unione l’adozione di azioni immediate per affrontare in modo più deciso il problema della resistenza antimicrobica. Il Parlamento di Strasburgo chiede interventi che vanno dallo sviluppo di nuovi agenti chimici a un impiego più oculato di quelli esistenti e al miglioramento delle tecniche di allevamento. L’obiettivo primario è preservare l’efficacia degli antimicrobici esistenti facendone un uso responsabile. A tal fine, la Risoluzione afferma che è necessaria una migliore formazione per medici, farmacisti, veterinari, agricoltori e informazioni più comprensibili per il pubblico sui danni arrecati dall’utilizzo improprio degli antimicrobici. La Risoluzione, poi, punta l’indice sui maggiori sforzi che occorre profondere per combattere l’uso improprio degli antibiotici, attraverso la comunicazione istituzionale (il 53 % dei cittadini dell’Unione Europea è tutt’ora convinto che gli antibiotici neutralizzino i virus!) e su un grande impegno necessario nella compliance (i pazienti non seguono né rispettano le prescrizioni). La Risoluzione invita anche la Commissione a “studiare il problema dell’uso e delle vendite impropri di agenti antimicrobici, con o senza prescrizione, durante l’intero ciclo, dal medico al paziente passando per il farmacista, in termini di comportamento di tutti gli attori coinvolti...”. Per quanto concerne l’utilizzo di antimicrobici nel settore della salute umana, il documento ribadisce che gli antibiotici non dovrebbero mai essere disponibili senza prescrizione. A tal fine la Risoluzione chiede anche alla Commissione di
  • 12. 12 modificare gli attuali foglietti illustrativi per inserire un’avvertenza che raccomandi l’impiego del prodotto “soltanto dietro prescrizione medica e secondo le modalità prescritte”, perché “un uso improprio degli antibiotici può portare a sviluppare una resistenza nociva per se stessi e per gli altri”. La Risoluzione, poi, indica che la possibilità di prescrivere antimicrobici per gli animali deve essere ristretta ai soli veterinari professionalmente qualificati, distinguendo il diritto a prescriverli da quello a commerciarli, per evitare qualsiasi incentivo economico alla vendita. Inoltre, il provvedimento invoca limitazioni all’uso veterinario per gli antimicrobici di terza e quarta generazione, che l’Oms ha classificato come molto importanti per le terapie sull’uomo. Infine, alla Commissione europea la Risoluzione rivolge la richiesta di classificare i mangimi medicati come farmaci nell’ambito dell’imminente revisione del Codice farmaceutico veterinario. Nel 2013 l’Organizzazione mondiale della sanità OMS identifica il “genere” come tema imprescindibile della programmazione sanitaria (Action Plan 2014-19). Inoltre, per il periodo 2013-2020 il Piano d’azione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce l’importanza dell’intervento di Governi e Amministrazioni per assicurare la prevenzione ed il controllo delle malattie croniche. Nel 2013 l’Unione Europea pubblica il Rapporto “Gendered Innovations”, che pone le basi per rafforzare la “dimensione genere” nel nuovo programma di ricerca Horizon 2020 (2014-2020). Nel maggio 2014 alla 67° Assemblea Mondiale della Sanità viene ribadita l’urgenza del problema epatiti virali attraverso la Risoluzione A67/13, che rinnova l’invito a tutti i governi di attuare piani concreti per ridurre l’impatto delle epatiti virali nel mondo; il Ministero della Salute si attiva con un gruppo di esperti nel settore per l’implementazione anche in Italia tramite il Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti Virali (PNEV). Tale Piano è elaborato dai Componenti
  • 13. 13 del Gruppo di lavoro per la prevenzione delle epatiti, divisi in sottogruppi che si avvalgono anche della collaborazione di esperti nazionali in materia, si compone di 5 linee strategiche con altrettanti obiettivi specifici e attività chiave. Il PNEV, documento programmatico le cui finalità sono quelle di affrontare efficacemente i temi della prevenzione e cura delle epatiti virali in Italia attraverso il coinvolgimento di tutti gli stakeholder di sistema (istituzioni, pazienti e medici), è stato disegnato per rispondere all’emergenza italiana delle epatiti virali, come previsto dalla Risoluzione OMS 63.18 del 23 maggio 2010 e dalla Risoluzione OMS 67.6 del 24 maggio 2015. Il cardine del PNEV è di assicurare un approccio omogeneo a livello regionale, in accordo con il principio universalistico di diritto alla salute di tutti gli individui sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Inoltre, il PNEV intende attuare politiche di armonizzazione nell’affrontare il problema epatiti in Italia, agendo a favore della comprensione dell’epidemiologia dell’infezione per stimare quali e quanti sforzi devono essere fatti, a sensibilizzare pazienti, cittadini e operatori sanitari, ed a attivare network tra i diversi stakeholder (centri epatologici, istituzioni, associazioni pazienti) per attuare un continuo monitoraggio e miglioramento dell’accesso alle cure, indirizzando gli investimenti e rendendoli costo-efficaci. Il modello di gestione, per poter garantire pieno successo, si basa su 3 elementi portanti: 1) identificazione delle aree prioritarie di intervento, con definizione di azioni appropriate e relativi tempi di realizzazione e responsabilità; 2) piena adesione e collaborazione con la Conferenza Stato-Regioni; 3) azione centralizzata di coordinamento e monitoraggio dell’applicazione e dell’efficacia del PNEV, sotto la guida del Ministero della Salute, come già implementato in altri settori di salute pubblica.
  • 14. 14 La linea di indirizzo 1 (Epidemiologia) punta a definire (tempi 12 mesi) l’epidemiologia delle epatiti virali B e C e rinforzare i sistemi di sorveglianza ed ha gli obiettivi. La linea di indirizzo 2 (Prevenzione) punta a ridurre la trasmissione delle epatiti virali B e C ed ha gli obiettivi (tempi 3 anni) di: ampliare la copertura vaccinale per anti-Hbv nelle popolazioni a rischio, con particolare attenzione a quelle difficili da raggiungere; prevenire la trasmissione perinatale nei figli di madri HBsAg positive; raggiungere e mantenere la copertura del vaccino anti-Hbv >95% nei nuovi nati; uniformare/standardizzare su tutto il territorio nazionale le attività di prevenzione delle infezioni nei soggetti a maggiore rischio; censire/aggiornare linee guida centri estetici/tatuaggi. L’attività chiave si articola in: disegno di modelli per facilitare l’offerta vaccinale anti-Hbv in relazione alle caratteristiche del gruppo da raggiungere; effettuazione del test sierologico per valutare l’immunizzazione dopo la vaccinazione nei bambini nati da madri HbsAg positive. La Linea di indirizzo 3 (Sensibilizzazione, Informazione) punta a definire (tempi 24 mesi): formazione e informazione (con: attività di formazione per il personale medico e paramedico e per gli operatori di specifici settori lavorativi; aumento del grado di consapevolezza sul problema epatiti virali e campagne informative, educative e di prevenzione nella popolazione generale e nei gruppi a maggior rischio di esposizione all’infezione). L’attività chiave si articola in: elaborazione di un piano di informazione/comunicazione sulla base dei risultati degli studi di conoscenza/percezione del rischio; declinazione dei contenuti tecnici chiave, da trasformare in messaggi ad hoc, da diffondere nei diversi target; inserimento nei curricula delle scuole di ogni ordine e grado, di percorsi informativi/educativi specifici; coinvolgimento dei medici del lavoro per la diffusione delle informazioni relative alla prevenzione delle epatiti tra i lavoratori; momenti istituzionali per sensibilizzazione operatori sanitari e decisori politici (celebrazione giornata
  • 15. 15 nazionale, altre iniziative/incontri regionali/locali sull’argomento); situazione di un Numero Verde “Epatiti Virali”. La Linea di indirizzo 4 (Cura, Trattamento e Accesso) punta a uniformare sul territorio italiano i sistemi di accesso alle cure. Una parte degli obiettivi sono (tempi 18 mesi): istituzione di una rete nazionale di centri specializzati per garantire percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali standard per i pazienti affetti da epatite e, quindi, equità di accesso qualificato alle cure, su tutto il territorio italiano; aggiornamento e armonizzare le linee guida nazionali e creare un unico PDTA nazionale per il trattamento delle epatiti B e C; realizzazione di un registro nazionale per identificazione, cura ed esiti del trattamento delle epatiti virali attraverso flussi informativi concordati; promozione di studi di costo efficacia dei diversi trattamenti anti Hcv e anti Hbv e dell’impatto complessivo sulla spesa sanitaria nel breve e lungo periodo; promozione di studi clinici atti allo studio dei meccanismi di trasmissione verticale del virus Hcv e Hbv per ridurre l’infezione al feto in donne infette gravide; percorsi standard di follow-up nei pazienti Hcv guariti; istituzione di una rete nazionale di centri specializzati per garantire percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali standard per i pazienti affetti da epatite e, quindi, equità di accesso qualificato alle cure, su tutto il territorio italiano. Nel PNEV a tal proposito si osserva che attualmente i pazienti con epatite vengono valutati con percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali anche profondamente eterogenei sul territorio nazionale in quanto i pazienti trovano risposta in strutture ospedaliere, Unità operative a volte di Medicina interna, oppure di Gastroenterologia o di Malattie infettive. La presa in carico del paziente, a prescindere dalla disponibilità di linee guida, non può quindi essere paragonabile fra le diverse strutture e differente è la complessità e l’intensità dell’assistenza e delle cure erogabili. Da più parti, negli ultimi anni, è nata l’esigenza di censire, classificare, certificare e qualificare ulteriormente i centri dedicati ai malati di fegato, così come la necessità di fissare i criteri di tali strutture, che consentano di garantire ovunque uguali opportunità di diagnosi, cura
  • 16. 16 e trattamento delle epatiti. La costituzione di questa rete risulta prioritaria anche in virtù di una erogazione omogenea e controllata dei nuovi farmaci ad azione diretta, molto efficaci ma altrettanto costosi. Una volta recepiti tali criteri, sarà possibile disporre di una rete qualificata, ai vari livelli, per la gestione dei pazienti con epatiti virali, secondo le linee guida previste dal successivo obiettivo. Si ribadisce, in particolare per questo obiettivo, la necessità di un’azione centrale che coordini, governi e monitori le attività per l’armonizzazione su tutto il territorio nazionale. L’attività chiave della Linea di indirizzo 4 si articola in: 1) definizione dei requisiti minimi standard per la qualifica dei centri specializzati per la cura delle epatiti che entreranno a far parte della rete nazionale, e i criteri per differenziare tali centri in diversi livelli di specializzazione (I, II e III livello o similari). Tali criteri saranno periodicamente aggiornati alla luce delle evidenze scientifiche di volta in volta disponibili. 2) censimento dei centri con i requisiti individuati dalle Regioni. 3) Sviluppo di reti regionali e di una rete nazionale coordinata a livello centrale e protocollo delle attività di comunicazione, raccolta e scambio di dati e informazioni. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, Regioni, AISF, SIMIT, SIM, SIGE/AIGO, SIMI, FIMP, FIMMG, SIMG, CNT, Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori adottati sono: produzione documento requisiti minimi standard e criteri per i centri di I, II, III livello; risultati censimento Regioni sui centri qualificabili; disegno rete regionale e nazionale di riferimento e flow chart informativa. Gli obiettivi 1 e 2 della Linea di indirizzo 4 (tempi 18 mesi) consistono nell’aggiornare e armonizzare le linee guida nazionali e creare un unico percorso diagnostico terapeutico assistenziale PDTA nazionale per il trattamento delle epatiti B e C, evidenziando il relativo backgroung che le numerose linee guida nazionali ed internazionali per la cura e il trattamento delle epatiti virali B e C2025 sono state applicate, in molte realtà del nostro territorio nazionale, non del tutto appropriatamente, il che ha contribuito a generare differenze nell’accesso alle cure, da Regione a Regione: nel caso, ad esempio, della
  • 17. 17 prima generazione di trattamento anti Hcv con triplice terapia, si è assistito ad un proliferare di percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PDTA) anche sensibilmente diversificati, fino al limite dell’appropriatezza prescrittiva dei primi agenti antivirali diretti commercializzati. Al fine di superare tali differenze, è necessario poter disporre a livello nazionale di un unico PDTA appropriato, aggiornato periodicamente e condiviso preventivamente con le Regioni, basato su solide evidenze scientifiche, che garantisca uniformità di accesso alle cure ai malati epatopatici, in modo da ridurre la mobilità regionale e quindi i costi indiretti, a vantaggio del paziente e della garanzia del principio universalistico alla base del SSN italiano. L’attività chiave di questi ultimi obiettivi della Linea di indirizzo 4 si articola in: 1) analisi dei PDTA regionali ed elaborazione schema di armonizzazione alla luce delle evidenze scientifiche e dei dati di prescrizione e accesso disponibili; 2) aggiornamento linee guida nazionali per la diagnosi e cura delle epatiti virali B e C (conferenza di consenso); 3) creazione di un PDTA nazionale con percorso del paziente e criteri standard da implementare a livello regionale. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, ISS, Agenas, CNT, Regioni, AISF-SIMIT-SIMAIGO-SIGE-SIMI, Associazioni di Pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori di riferimento sono: produzione documento PDTA nazionale; pubblicazione Linee Guida nazionali; n. regioni con delibera regionale per recepimento PDTA nazionale (dopo 6 mesi pubblicazione). L’obiettivo 3 della Linea di indirizzo 4 (tempi 18 mesi) punta a: realizzare un Registro nazionale per identificazione, cura ed esiti del trattamento delle epatiti virali attraverso flussi informativi concordati (in riferimento a: Art. 12. [Fascicolo sanitario elettronico e sistemi di sorveglianza nel settore sanitari], L. 17-12-2012 n. 221, Conversione in legge, con modificazioni, del Dlg 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese [G.U. 18 dicembre 2012, n. 294, S.O.]). Il relativo background consiste nel fatto che attualmente non esiste alcun registro nazionale che raccolga informazioni epidemiologiche dei pazienti diagnosticati con Hcv o
  • 18. 18 Hbv, stratificati per classi di età, gravità della malattia, genotipo, cura e trattamento, ed altre informazioni fondamentali per stimare non solo l’impatto attuale di queste patologie, ma anche l’impatto futuro delle correlate complicanze (cirrosi, tumore e trapianto), sia in termini di salute sia di spesa, sostenibilità economica e anche di risparmio ricavato dall’implementazione di strategie avanzate di specifiche cure. L’attività chiave si articola in: costituzione di un gruppo di lavoro tecnico-scientifico per stabilire il set prioritario di informazioni da raccogliere; stesura norma di riferimento e approvazione Garante privacy; disegno di un Registro Nazionale Unificato, con la finalità di seguire l’evoluzione nel tempo delle epatiti virali e valutare l’efficacia degli interventi. Il Registro deve misurare nel tempo il numero di pazienti incidenti, in effetti, diagnosticati e non, eleggibili al trattamento, o in trattamento, i relapsers e le special populations; censimento centri regionali; costruzione interfaccia database centri territoriali nel database centrale. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, ISS, CNT, AIFA, Regioni, AISF, SIMIT, SIGE, AIGO, SIM, Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori consistono in: costituzione gruppo di lavoro; documento minimum data set e finalità; norma di riferimento istituzione registro e sue applicazioni; costruzione registro nazionale; realizzazione interfaccia con i sistemi regionali. L’obiettivo 4 della Linea di indirizzo 4 (tempi 18 mesi) è orientato a: promuovere studi di costo efficacia dei diversi trattamenti anti-HCV e anti-Hbv e dell’impatto complessivo sulla spesa sanitaria nel breve e lungo periodo; background: in Italia, il costo della triplice terapia per HCV (PEG + ribavirina e PI di prima generazione) si aggira attorno a 30-35 mila Euro per trattamento. Inoltre, i costi terapia dei nuovi trattamenti ad azione diretta in commercio potrebbero presentare costi per paziente anche superiori a quelli dei farmaci già disponibili. L’Italia ha però un numero di pazienti affetti da HCV superiore al resto d’Europa. Per poter curare il maggior numero possibile di pazienti è, dunque, necessario fare un uso razionale delle risorse. Mentre alcuni studi hanno dimostrato che i nuovi
  • 19. 19 trattamenti sono costo-efficaci nel lungo termine, soprattutto in specifiche sottopopolazioni di pazienti, mancano, tuttavia, analisi di impatto sulla spesa e di quantificazione delle risorse anche in ragione della scarsità di informazioni aggiornate di prevalenza. D’altronde il costo-efficacia delle nuove terapie ha motivato, ad esempio negli USA, la scelta di una massiccia campagna di screening anti-HCV nei baby boomers, proprio in funzione di un costo efficacia del modello screening+trattamento, rispetto al “do nothing”. Per quanto riguarda l’Hbv, le terapie possono avere un costo variabile di 8-12.000 Euro/anno. L’attività chiave si articola in: studio/i di Health Technology Assessment delle terapie per pazienti affetti da Hcv e Hbv, che tengano in considerazione il modello complessivo di gestione delle epatiti, valutando i costi diretti ed indiretti, in particolare anche le perdite di produttività che hanno impatto, ad esempio, su INPS; analisi di budget impact, a livello sia nazionale sia regionale, che, utilizzando dati aggiornati di prevalenza di infezione-malattia, quantifichi le risorse necessarie per la sostenibilità economica per l’eventuale attivazione di: campagne di screening su popolazioni a rischio; trattamento di un numero crescente di pazienti. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AIFA, SIHTA, gruppo WEF, Associazioni di pazienti, AISF, FIRE, AGENAS, SIMIT SIM e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori di riferimento sono: realizzazione di studi; realizzazione di un modello costo-efficace di gestione delle epatiti. L’obiettivo 5 della Linea di indirizzo 4 (tempi 36 mesi) è orientato a: promuovere studi clinici atti allo studio dei meccanismi di trasmissione verticale del virus HCV e HBV per ridurre l’infezione al feto in donne infette gravide. Il background relativo è che la maggior parte delle donne contagiate con il virus dell’epatite C si è infettata prima della gravidanza e numerosi studi sulla prevalenza dell’HCV in popolazioni non selezionate di gravide riportano prevalenze dal 2 al 9%, in popolazioni a rischio, con un tasso di trasmissione verticale riportato in letteratura, che varia dallo 0% al 36%. Tutt’oggi rimane completamente sconosciuto il
  • 20. 20 meccanismo biologico alla base della trasmissione verticale. Le cellule trofoblastiche sembrerebbero non venire infettate dal virus dell’epatite C, escludendo un ruolo di cellule placentari infette nel passaggio del virus. Hcv RNA non è mai stato identificato in alcun campione di liquido amniotico a 16 settimane, né in campioni prelevati a termine, suggerendo anche in questo caso che la possibilità di contagio possa concentrarsi intorno al momento del parto per probabile trasfusione materno-fetale di virus libero. Studi sulla modalità del parto non hanno identificato un ruolo protettivo del parto cesareo rispetto al parto vaginale. Nelle donne Hbv infette viremiche il rischio di trasmissione è estremamente alto ma i reali meccanismi biologici di questo virus in utero non sono conosciuti. L’attività chiave consiste nella realizzazione di un gruppo di lavoro ad hoc e di studi clinici/biologici in grado di comprendere i meccanismi dell’infezione verticale; gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, Società scientifiche, AIFA, MIUR, Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori adottati sono: n. studi condotti/n. pubblicazioni per divulgazione risultati. L’obiettivo 6 della Linea di indirizzo 4 (tempi 12 mesi) è teso a stabilire percorsi standard di follow-up nei pazienti Hcv guariti, in considerazione del fatto che non esistono attualmente delle linee guida uniformi su percorsi di sorveglianza e follow up nei pazienti guariti. Ad esempio, non esiste nessun riferimento per ciò che riguarda quale utilità abbiano e la frequenza di esami post guarigione quali: Hcv RNA, sorveglianza ecografica, esami clinici etc. anche in ragione della gravità della malattia al momento dell’eradicazione virale. L’attività chiave è imperniata sulla stesura di linee guida uniformi su tutto il territorio nazionale sulle indagini cliniche da effettuare nel paziente HCV guarito dall’infezione. Gli indicatori di riferimento consistono nelle Linee guida mentre gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, AISF, SIMIT, SIM, Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi.
  • 21. 21 La Linea di indirizzo 5 (Impatto sociale) punta a: migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie; migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti epatopatici, nonché la qualità di vita loro e dei familiari, attraverso il counselling; sperimentare un modello di assistenza domiciliare epatologica in pazienti con cirrosi avanzata. L’obiettivo 1 della Linea di indirizzo 5 (tempi 24 mesi) è pianificato per migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti epatopatici, nonché la qualità di vita loro e dei familiari, attraverso il counselling. Il backgroung di riferimento è che il paziente affetto da epatite, spesso si isola, e viene isolato, a causa dello stigma sociale causato dal timore della trasmissibilità dell’infezione. In particolari circostanze, il peso discriminatorio è paragonabile allo stigma HIV- correlato. Ciò è causato dalla scarsa conoscenza della patologia. Nei fatti, le possibili complicanze dell’epatite, la paura di trasmettere l’infezione e i potenziali effetti collaterali della terapia anti-virale colpiscono ogni sfera della vita del malato: affettiva, sociale, familiare, lavorativa. Tali problematiche possono risultare in una ridotta aderenza alla terapia con conseguente progressione della malattia e aumento dei costi per il sistema sanitario. D’altra parte, è stato dimostrato che i pazienti che ottengono una risposta virologica sostenuta (cioè la negativizzazione di Hcv-RNA) dopo terapia antivirale presentano un miglioramento significativo della qualità di vita. Il counselling dovrebbe comprendere alcuni aspetti della malattia (precauzioni da prendere, decorso della malattia, consigli (es. alimentari), cosa fare se si verificano effetti collaterali nella terapia) che andrebbero affrontati in modo tale da rimuovere ansie e paure legate alla patologia e promuovere l’aderenza alla terapia. L’attività chiave si articola in: conduzione di uno o più studi su modelli di counselling funzionali in grado di aiutare il paziente nella compliance terapeutica e a gestire le relazioni con il mondo che lo circonda; sviluppo di un modello di formazione, destinato a medici e infermieri che gestiscono il paziente epatopatico durante il trattamento terapeutico, per la collaborazione e la comunicazione con il paziente e i familiari su temi, quali: il decorso della malattia, accorgimenti nella vita di tutti i giorni, gestione degli
  • 22. 22 effetti collaterali delle terapie, supporto psicologico; sviluppo di un percorso formativo finalizzato al coinvolgimento del paziente nella gestione della malattia e della terapia, da solo o insieme ai familiari per aumentare la sicurezza e l’autostima, che determinerà un aumento della compliance terapeutica e della qualità di vita. Gli attori coinvolti sono: Ministero della Salute, ISS, FIMMG, METIS, SIMG, FIRE, AISF, AIFA, Associazioni di pazienti e altre associazioni/federazioni/categorie professionali eventualmente portatrici di interessi. Gli indicatori di riferimento sono: risultati studio/studi counselling efficaci; pubblicazione modulo formativo; pubblicazione documento su percorso formativo; percentuale di variazioni compliance terapeutica. Infine, l’obiettivo 2 della Linea di indirizzo 5 è pianificato per sperimentare un modello di assistenza domiciliare epatologica in pazienti con cirrosi avanzata. Il background è che: i pazienti con cirrosi avanzata necessitano di frequenti cure e assistenze ospedaliere che spesso comportano ricoveri (in day hospital o altra modalità); tale attività è onerosa per il paziente (fortemente debilitato), per il familiare (assenze lavorative) e per il SSN; alcune esperienze hanno evidenziato che taluni interventi diagnostici e assistenziali possono essere effettuati anche a domicilio, tramite adeguata assistenza di personale qualificato, con l’eventuale ausilio di una unità mobile attrezzata. L’attività chiave consiste nel disegnare e condurre un progetto pilota, che coinvolga almeno 3 Regioni (nord, centro e sud), volto a sperimentare la fattibilità e la costo-efficacia di taluni interventi diagnostico-assistenziali in pazienti con malattia epatopatica avanzata da Hcv o Hbv. Dove possibile, tale attività sperimentale dovrebbe essere inserita all’interno di modelli di assistenza domiciliare integrata già fornita ai cittadini, mediante il coinvolgimento essenziale del Medici di medicina generale nel processo di organizzazione e gestione integrata delle cure domiciliari. Nel 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che la resistenza agli antibiotici è diventata una realtà e costituisce “una grave minaccia per la sanità pubblica(88) ” e ufficializza il primo ‘Rapporto sulla resistenza antimicrobica su
  • 23. 23 scala mondiale’: il rendiconto più completo disponibile al momento sulla resistenza agli antibiotici, scaturito dall’analisi dei dati di 114 Paesi. Nel Rapporto l’Agenzia delle Nazioni Unite non usa mezzi termini e dichiara lo stato di emergenza: “è una delle più gravi minacce sanitarie, e lo è adesso (…). A meno che non si prendano azioni significative per aumentare gli sforzi nella prevenzione delle infezioni, e per cambiare il modo in cui produciamo, prescriviamo e usiamo gli antibiotici, il mondo perderà progressivamente quanto ha conquistato sul fronte della salute pubblica. E le implicazioni saranno devastanti”. Il Rapporto evidenzia che la crisi dell’antibiotico-resistenza sta mettendo in pericolo i pazienti sia nei Paesi Sviluppati che in quelli in Via di sviluppo(89) . I vertici dell’Istituzione, inoltre, parlano di “un’era post-antibiotica” e ammoniscono che, “lungi dall’essere una fantasia apocalittica, è una possibilità molto reale per il XXI secolo(90) ” le infezioni comuni e lievi ferite possono tornare nuovamente a uccidere ed esortano ad un’azione “urgente e coordinata(91) ”. In particolare, il documento si concentra sulla resistenza agli antibiotici per 7 diversi batteri responsabili di malattie gravi comuni: infezioni ematologiche, diarree, polmoniti, infezioni delle vie urinarie, gonorrea. I risultati sono definiti ‘molto preoccupanti’ e documentano la resistenza agli antibiotici, in particolare a quelli di ‘ultima istanza’. Sempre nel 2014 il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack H. Obama delineata in un ordine presidenziale esecutivo la strategia quinquennale per il contrasto alla resistenza batterica agli antibiotici (che in Usa miete oltre 23mila vittime l’anno), da elaborare in dettaglio entro febbraio 2015 da una task force governativa. Il piano federale prevede: incentivi per la scoperta di nuovi farmaci; uso più controllato dei farmaci esistenti; miglioramenti nella caratterizzazione sia dell’uso degli antibiotici che dei batteri resistenti, anche con uso del sequenziamento del Dna; premio di 20 milioni di dollari per chi riesce a realizzare un test rapido per individuare le infezioni.
  • 24. 24 Nel 2014, poi, i dati Oms indicano che il tetano è stato eliminato in 25 Paesi (a cui si aggiunge l’Etiopia, tranne la Regione Somali), in 15 dei 33 Stati e Territori dell’India e in 29 su 34 Provincie dell’Indonesia. A inizio ottobre 2014 il Ministero della Salute individuato nell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma uno dei due centri di riferimento d’eccellenza (l’altro è l’Azienda ospedaliera “Sacco” di Milano) per l’emergenza Ebola sul territorio italiano(92) . Il 9 ottobre 2014 la Gran Bretagna introduce lo screening anti Ebolavirus per il controllo di tutti i passeggeri che possono essere passati dall’Africa, manifestando l’intenzione di introdurlo anche al terminal ferroviario dell’Eurostar. Nello stesso giorno anche la Francia fa sapere di essere in ‘stato di allerta’ con allo studio tutte le soluzioni possibili mentre controlli a tappeto sono avviati negli aeroporti internazionali del Paese. Per fermare la diffusione di Ebola la Gran Bretagna invia la nave dalla Royal Navy “Argus”, con a bordo fino a 100 letti e un equipaggio di circa 400 persone, tra cui 80 medici. La nave salpa il 10 ottobre da Falmouth, in Cornovaglia, diretta in Sierra Leone. Anche la Svizzera inviare nelle regioni colpite dell’Africa occidentale un distaccamento di 90 persone tra militari e civili, tutti volontari, e alcuni elicotteri, in appoggio alle autorità locali e alla missione internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite. L'impiego di militari e civili sul posto serve anche ad aiutare gli Stati africani a potenziare il monitoraggio dei passeggeri in uscita, come suggerito dai tecnici della Commissione europea che al contrario non consigliano agli Stati membri di adottare controlli ai viaggiatori in arrivo dai Paesi colpiti dall'Ebola negli aeroporti o nelle stazioni(93) . Intanto il Presidente americano Barack H. Obama è costretto a rinviare il viaggio elettorale previsto in New Jersey e Connecticut per incontrare in un Vertice d’urgenza alla Casa Bianca i responsabili delle Agenzie federali statunitensi coinvolte nella lotta all’epidemia di Ebola. Gli Stati Uniti decidono che in ogni ospedale in cui si presentano nuovi casi (con obbligo di notifica ai Centri per il
  • 25. 25 controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta) è inviata tempestivamente una task force di emergenza (che include epidemiologi, esperti di malattie infettive, personale per il contenimento di materiali contaminati, specialisti di laboratorio per i trattamenti sperimentali) che valuta caso per caso la necessità di trasferimento in uno dei quattro ospedali statunitensi attrezzati con divisioni di bio-contenimento. Inoltre, sono organizzati in tutto il territorio federale corsi di aggiornamento per gli infermieri, le figure più esposte perché in continuo contatto con i pazienti contagiati. Il 15 ottobre 2014, mentre dagli Stati Uniti arriva la notizia di un nuovo contagio di Ebola (una donna texana - la seconda infermiera venuta in contatto con il paziente zero), a Palazzo Chigi prima del Consiglio dei Ministri è convocato d’urgenza un mini-summit per decidere quali misure preventive mettere in campo per far fronte all’allarme internazionale. All’incontro partecipano il Premier Matteo Renzi e i Ministri: della Salute, Beatrice Lorenzin; dell’Interno, Angelino Alfano; della Difesa, Roberta Pinotti; degli Esteri, Federica Mogherini; dei Trasporti, Maurizio Lupi. Il vertice ministeriale segue la Conference-call tra il Premier Renzi, il Presidente degli Stati Uniti Barack H. Obama, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il Premier britannico David Cameron e il Presidente francese Francois Hollande(94) . Tra i primi obiettivi che si è dato il Governo vi sono il potenziamento del personale negli aeroporti e il rafforzamento dei canali di informazione per i cittadini sui rischi del contagio da Ebola. Il tutto sotto il controllo di una Cabina di regia che coinvolge più Ministeri. La strategia interessa innanzitutto porti e aeroporti. Il planning comprende il coinvolgimento del personale di bordo, ma anche l’organizzazione di materiale informativo. I passeggeri e i lavoratori degli scali troveranno a bordo di navi e aerei leaflet e opuscoli in cui è spiegato come evitare i comportamenti a rischio, in linea con quanto predisposto dall’Oms. Il 16 ottobre 2014 a Bruxelles una riunione straordinaria convocata dalla presidenza italiana affrontare e coordinare i primi interventi anti Ebola a livello
  • 26. 26 europeo, tra cui l’individuazione dei possibili controlli da mettere in atto e le relative modalità di coordinamento (non essendo una competenza comunitariam sono gli Stati membri che devono coordinare gli interventi per non rischiarne l’inutilità). Tra le misure c’è la tracciatura dei passeggeri che, provenienti dai Paesi africani a rischio Ebola, dovessero giungere in Europa attraverso voli non diretti, ma che prevedono scali in altri aeroporti. La linea sostenuta a livello europeo comunque è quella di prevedere la possibilità di trattamenti medico-sanitari tempestivi in loco, ovvero in Africa, per gli operatori sanitari che dovessero risultare contagiati dal virus: da un punto di vista scientifico è l’unica soluzione per cercare di avvicinare allo zero il rischio di contagio. Il 18 novembre 2014 il rapporto dell’European Center for Diseases Control (Ecdc), pubblicato in occasione della settima Giornata degli antibiotici, boccia l’Italia nell’uso corretto degli antibiotici giacché ha il non invidiabile primato di essere nella fascia con la più alta percentuale di resistenza praticamente per tutti i batteri. Dell’aumento della resistenza ai farmaci antibiotici sviluppata da alcuni batteri, l’Italia è in gran parte responsabile insieme alla Grecia e, in misura minore, Cipro e Romania. Sempre nel 2014 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite(95) con la Risoluzione 2177 qualifica l’epidemia di Ebola come minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale e chiede agli Stati di provvedere con massicci aiuti sanitari, censurando però la chiusura delle frontiere dei Paesi coinvolti. A dicembre 2014 è evocato il rischio di una grave pandemia dal Presidente degli Stati Uniti Barack H. Obama(96) .
  • 27. 27 ______________ (77) Bodini C., Camplone I., La pandemia globale delle malattie non trasmissibili, Saluteinternazionale.info, 22 maggio 2011. (78) Zazzetta Simona, Oms: necessario ‘action plan’ anti-Tbc per l’Europa, Farmacista 33, 15 settembre 2011. (79) Political declaration of the High-level Meeting of the General Assembly on the Prevention and Control of Non-communicable Diseases, url: https://saluteinternazionale.info/wp- content/uploads/2011/12/Rosso.UN-Declaration_F.pdf. (80) Cohen D., Will industry influence derail UN summit?, BMJ. 2011 Aug 23;343:d5328. (82) Heath Iona, Seeming virtuous on chronic diseases, BMJ. 2011 Jul 6;343:d4239. (83) Two days in New York: reflections on the UN NCD summit. Lancet Oncol 2011;12(11):981. Epub 2011 Sep 22. (84) Ibid. (85) Stuckler D., Basu S., McKee M., Commentary: UN high level meeting on non-communicable diseases: an opportunity for whom?, BMJ 2011; 343:d5336. (86) Più in generale, il tema della Medicina di Genere è per la prima volta menzionato nel 2011 dal Decreto Legge “Omnibus” e nello stesso anno è istituito l’intergruppo parlamentare “Sostenitori della Medicina di Genere”. È grazie all’attività di questo gruppo che nel marzo 2012 è approvata alla Camera dei Deputati la mozione unitaria sulla Medicina di Genere. L’anno successivo vengono depositate alla Camera dei Deputati due proposte di legge molto simili nel testo ed entrambe intitolate “Norme in materia di Medicina di Genere” finalizzate al “riconoscimento della Medicina di Genere”. Tuttavia, tali proposte non completano l’iter parlamentare. (Fonte: Ministero della Salute, Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, 2019). (87) Farmacista 33, Antibiotici, giovani ancora poco informati, 23 febbraio 2011. (88) Keiji Fukuda, Vice Direttore Generale per la sicurezza sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). (89) Maron Dina Belle, La resistenza agli antibiotici è ora Rife tutto il mondo intero, Scientific American 30 aprile (90) Keiji Fukuda, Ibid. (91) Keiji Fukuda, Ibid.
  • 28. 28 (92) Finessi Mariaelena, Ebola, Romasette, 9 ottobre 2014. (93) Cerati Francesca, Ebola, vertice d’emergenza alla Casa Bianca. Secondo contagio in Texas, Argomenti, Il Sole 24 Ore, 15 ott 2014. (94) Vazza Lucilla, Ebola, i potenti del mondo in video conferenza. Anche Renzi convoca i suoi: «Subito opuscoli su navi e aerei», Sanità, Il Sole 24 Ore, 15 ottobre 2014. (95) www.affarinternazionali.it/2020/03/minacce-virali-e-difficolta-di-risposta. (96) White House, Remarks by the President on Research for Potential Ebola Vaccines, Bethesda, 2 dicembre 2014; “Hear What Barack.