1. Facciamo chiarezza sull’eventuale fallimento
FALLISCE L’ENTE ECCLESIASTICO
NON L’OSPEDALE MIULLI
Ritenendo delitto intimorire le persone per costringerle a compiere
sacrifici non dovuti, è necessario cercare di appurare gli aspetti della procedura
fallimentare che si paventa per l’Ospedale Miulli. Proviamo a farlo noi.
Il codice civile italiano, all’art. 2221 afferma “FALLIMENTO E
CONCORDATO PREVENTIVO”: Gli imprenditori che esercitano un’attività
commerciale, esclusi gli enti pubblici e i piccoli imprenditori, sono soggetti, in
caso d’insolvenza, alle procedure del fallimento e del concordato preventivo,
salve le disposizioni delle leggi speciali”. E’ evidente che in caso di fallimento fallisce
non l’impresa o l’azienda, ma solo l’imprenditore-gestore (Tanzi nel caso Parmalat).
Nel caso dell’Ospedale Miulli l’imprenditore-gestore non è l’Ospedale,
ma chi lo governa, e cioè il Vescovo-Governatore o l’Ente Ecclesiastico (Diocesi,
Vaticano?). Tra l’Ospedale Miulli e l’Ente Ecclesiastico non v’è alcuna identicità, in
quanto non sono la stessa cosa, ma due entità distinte, come ha chiaramente
affermato il CONSIGLIO DI STATO, nelle due recenti sentenze, nn. 2522 e 2529, del
9 maggio di quest’anno, in risposta ad un ricorso della stessa Dirigenza Ecclesiastica.
Questa, nel promuovere il ricorso, si è qualificata identificandosi con
l’Ospedale nei soliti termini di “ENTE ECCLESIASTICO OSPEDALE F. MIULLI”. Ma il
CONSIGLIO DI STATO ha respinto e rettificato questa identificazione, usando una
formula inequivocabile di distinzione e separazione delle due entità, in questi termini:
“L’ENTE ECCLESIASTICO CHE GESTISCE L’OSPEDALE F. MIULLI DI
ACQUAVIVA DELLE FONTI”. Si indicano rigorosamente due entità giuridiche
distinte e la preposizione ‘di’ indica l’appartenenza dell’Ospedale alla Città, come nello
Statuto Organico vigente: “L’OSPEDALE CIVILE DI ACQUAVIVA DELLE FONTI”.
Ma l’attuale Dirigenza Ecclesiastica elimina nella sua propaganda la
preposizione ‘di’ e parla di ospedale ‘ubicato’ in Acquaviva, volendo con ciò indicare una
contingente e modificabile localizzazione e non il legittimo possesso: un subdolo e
fraudolento tentativo di usurpazione e di delegittimazione della nostra Città. E forse
anche per questo, e per l’acquiescenza beota del Comune, abbiamo perso il Tribunale.
Se le cose stanno nei termini di distinzione delle due entità, come
afferma il CONSIGLIO DI STATO, è evidente che l’eventuale fallimento
riguarderebbe il gestore dell’Ospedale, e cioè l’ENTE ECCLESIASTICO, in fondo
l’unico responsabile della voragine debitoria, avendo abusivamente prevaricato il
Testamento e lo Statuto dell’Ospedale Miulli e le leggi dello Stato e perfino della
Chiesa (diritto canonico), come spesso abbiamo denunziato.
L’Ente Ecclesiastico, che, di conseguenza e nonostante le aspre
contestazioni, ha gestito l’Ospedale con assoluto arbitrio autocratico e padronale,
ora si assuma le sue responsabilità per la mancata trasparenza e rendicontazione dei
documenti contabili, negata anche ai soggetti istituzionali aventi diritto di controllare, e
ne paghi purtroppo lo scotto, se vi sarà da pagare economicamente e penalmente.
Che l’OSPEDALE MIULLI non possa fallire perché ente pubblico è poi
dimostrato dal fatto che lo stesso Ospedale Miulli è stato munito del massimo ed
unico riconoscimento giuridico della sua storia, che è il Decreto Reale di Umberto
I del 27 dicembre 1896, che lo ha dichiarato in modo inoppugnabile “Istituzione
Pubblica di Assistenza e Beneficenza-IPAB”. E lo stesso Decreto Reale ha
approvando lo Statuto Organico che, come detto sopra, afferma: “L’OSPEDALE CIVILE
DI ACQUAVIVA DELLE FONTI”. Dunque il nostro Ospedale è “CIVILE” e
“PUBBLICO” e non può diventare privato ed ecclesiastico. La sentenza del Consiglio
di Stato, V sezione, del 1917, infatti afferma: “Non è consentito all’amministrazione
2. di procedere alla sclassificazione di un istituto di pubblica beneficenza per
attribuirgli un altro stato giuridico” e la sentenza n. 114 dello stesso Consiglio di
Stato, V sezione, afferma: ”E’ da escludere che un ente pubblico possa venir meno
per atto del potere esecutivo, se la soppressione non è prevista da una espressa
norma di legge”. Per l’Ospedale Miulli non v’è mai stato un decreto del Capo dello
Stato o una legge che lo abbia trasformato da ente civile e pubblico in ente privato ed
ecclesiastico: se ne faccia una ragione il Vescovo-Governatore e rimetta le cose al loro
giusto posto con una onesta resipiscenza.
Ma v’è di più. La la legge n. 132 del 12.2.1968, legge Mariotti su
“ENTI OSPEDALIERI E ASSISTENZA OSPEDALIERA” all’art. 3 dispone: “Le
istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e gli altri enti che provvedono
esclusivamente al ricovero ed alla cura degli infermi, sono riconosciuti di diritto
enti ospedalieri…equiparati all’amministrazione dello Stato”.
L’Ospedale Miulli entra a pieno titolo in questa disposizione ed il
riconoscimento di ente ospedaliero pubblico gli è dovuto “di diritto”. Pertanto, se la
Regione Puglia, pur sollecitata e perfino diffidata dal Consiglio Comunale (3.12.1976),
non ha ancora, per indecorosa corruzione, riconosciuto l’Ospedale Miulli come Ente
Ospedaliero, l’Ospedale lo è lo stesso “di diritto” seppure non formalizzato, in forza
di una legge nazionale, vincolante e sovraordinata alla Regione. E la Regione stata
colpevolmente inadempiente perché beneficiaria degli abusi della disastrosa ed
anomala gestione ecclesiastica e quindi anche corresponsabile della vicenda debitoria.
Ma altra cosa dall’Ente Ecclesiastico è l’Ospedale Miulli, che come
ente ospedaliero pubblico, equiparato all’amministrazione dello Stato, non può essere
assoggettato alla procedura di fallimento o di concordato preventivo. Regione ed
Ente Ecclesiastico non terrorizzino allora i dipendenti e non li sottoponongano ad alcun
esproprio salariale.
Il Governatore mons. Paciello, consapevole dei rischi, è ricorso
all’ultimo sotterfugio. Egli, dopo che si è aperta la procedura di concordato preventivo
per continuità amministrativa il 15 aprile 2013, soltanto il 10 maggio, a posteriori, si è
inventato un’impresa privata ed è andato alla Cancelleria della Camera di Commercio
di Bari per costituirsi come piccola impresa, nel tentativo di sfuggire al fallimento ed
ai suoi tentacoli penali. Egli si è iscritto al repertorio (REA) col numero 560072, quale
imprenditore, titolare di un’impresa privata piccola, con solo 7 dipendenti. Noi gli
auguriamo di sfuggire alle severe conseguenze delle gravi responsabilità per l’ingente
debito, purché egli non coinvolga l’Ospedale Miulli e neppure i suoi incolpevoli
dipendenti, spesso trattati sprezzantemente nelle loro rappresentanze sindacali.
Faccia, dunque, il Governatore i sui giochi, ma tenga fuori l’Ospedale
Miulli, perché non è cosa sua e nemmeno dell’Ente Ecclesiastico, che finora l’ha
usurpato abusivamente e gestito da padrone ottocentesco, nonostante le aspre
critiche dei Cittadini, che egli, rifiutando il dialogo, ha tentato di soffocare per via
giudiziaria, spendendo altri soldi dell’Ospedale. Abbia ora il Governatore la dignità di
tenere fuori dal fallimento i dipendenti, che quotidianamente lavorano e rendono
grande l’Ospedale.
Ma anche il Sindacato non rinunci al suo compito di tutela del
personale e, per elementare dovere civico, lasci che paghi chi ne ha colpa, senza
importunare i lavoratori, che sono del tutto estranei alla montagna di debiti e al
conseguente eventuale fallimento.
Acquaviva, 20 settembre 2013
Associazione pro Fondazione Osped- Miulli
Comitato Cittadino in difesa dell’Osped. Miulli
Cittadinanzattiva Acquaviva - Assemblea Sudest Barese