Ambiente e democrazia: ci mancano strumenti adeguati
1. Particolare del portone di ingresso della Biblioteca Malatestiana - 1454
Perché ci sono 2 serrature?
2. Vignetta raccontata: una signora va a comprare un pesce e il pescivendolo le consegna un pesce e
glielo dà in mano. La signora interdetta chiede: posso avere una busta di plastica? Risposta: è già
nel pesce Signora.
Non c’è da ridere: è dagli anni ’70 che sappiamo che sarebbe andata a finire così.
Il primo rapporto dell’IPCC è del 1990. Da allora ad oggi abbiamo aumentato le emissioni di più del
60%.
Oggi siamo al bivio e se non facciamo qualcosa non è il pianeta che scomparirà, lui ne ha viste di
tutti i colori, ma saremo noi, o perlomeno la civiltà umana per come la conosciamo.
Chi di voi si ricorda l’ultima volta che ha pulito il parabrezza dagli insetti spiaccicati? Quando io
avevo appena preso la patente da primavera a autunno dovevo farlo dopo ogni viaggio anche
breve. Oggi non lo faccio più, e viaggio tutti i giorni. La velocità con cui stanno scomparendo gli
insetti (tranne le zanzare ovviamente) sta impressionando tutti gli studiosi. Ma gli insetti sono alla
base della nostra catena alimentare, se crolla la catena alimentare chi sta in cima cade dall’alto e si
fa molto male.
Abbiamo usato talmente tanti antibiotici e altri medicinali ovunque: allevamenti, agricoltura, ce li
abbiamo persino nei detergenti di casa e adesso, oltre a trovarli nell’acqua, abbiamo virus, batteri
e funghi che non sappiamo più come combattere: l’OMS giusto pochi giorni fa stima qualche
milione di morti all’anno in veloce aumento per questi motivi.
Potremmo continuare parlando della carenza di fosforo, del suolo che abbiamo consumato per
costruirci qualcosa e che quello restante si sta desertificando per tecniche colturali sbagliate ma
che ci garantivano grandi rese, di aria irrespirabile….
Perché non siamo riusciti a fermare quello che sapevamo sarebbe successo? Di sicuro non
abbiamo usato gli strumenti giusti per farlo. Abbiamo provato con le soluzioni tecnologiche,
abbiamo provato con la partecipazione: enormi tavoli con gli stakeholder per capire cosa ci
potevamo permettere di fare, abbiamo gli accordi internazionali non cogenti…. e non abbiamo
ottenuto praticamente nulla o quasi. Non è che abbiamo sbagliato qualcosa?
Vi racconto una storia.
Qualche hanno fa, grazie a una finanziamento UE, abbiamo portato in una città svedese una
delegazione di Sindaci della nostra regione per capire come avevano fatto là a fare così tante cose
in campo ambientale. Il Sindaco in carica ci ha ricevuti e ci ha spiegato: vedete quel signore lì? Lui è
il Sindaco che ho appena battuto alle elezioni: io sono di centro destra e lui di sinistra. Bene, io e
lui e i nostri partiti e coalizioni, insieme ai sindacati e alle imprese del territorio abbiamo deciso
anni fa che sull’ambiente avremmo sempre preso le decisioni insieme. Noi oggi litighiamo su tutto:
sulle tasse, sulla sanità, sui servizi sociali, ma quando c’è da decidere sull’ambiente andiamo avanti
insieme. E l’ex- sindaco che, aveva appena perso le elezioni, annuiva con la testa confermando.
3. Sterilizzare le politiche ambientali dal conflitto partitico. Ce la possiamo fare noi qui in Italia, a
Ferrara? Non lo so, ma provarci è obbligatorio, visto che fino ad ora non siamo riusciti a fare molto
con altri strumenti. Oggi sembra impossibile, ma se non ci proviamo mai? Di fronte all’emergenza
che è ormai condivisa da tutte le parti forse qualcosa riusciamo ad ottenere.
Un’altra storia.
Qualcuno di voi ha mai visitato la biblioteca malatestiana a Cesena? E’ la prima biblioteca civica del
mondo e si è conservata intatta fino ad oggi con tutti i libri originali al suo interno. E’ un’esperienza
unica visitarla: nulla è cambiato. Gli scranni e i libri sono ancora lì come più di 500 anni fa. Una
cosa unica al mondo. Come è potuto accadere? La biblioteca ha una porta di ingresso che è
particolare: ha due serrature con due chiavi diverse. Il Malatesta, dopo averla costruita, ha
consegnato una chiave al vescovo e una al Sindaco: “fate quello che volete su qualsiasi argomento,
ma su questa biblioteca dovrete trovare sempre un accordo”. E’ così che la biblioteca si è salvata
ed è sopravvissuta intatta come è stata pensata.
Dobbiamo imparare ad affiancare agli strumenti democratici che abbiamo definito (elezioni,
consigli comunali, commissioni….) nuovi strumenti di partecipazione attiva per definire decisioni
che con il sistema attuale non riusciamo a prendere. Tutti i comuni si stanno dando strumenti
nuovi di partecipazione: regolamenti dei beni comuni, urban center attivi, fondazioni per
l’innovazione urbana: serve crederci e puntarci strategicamente. Serve avere dentro la struttura
comunale persone preparate a gestire processi di partecipazione attiva e di co-decisione. Il
percorso può partire almeno condividendo con tutte le parti, politiche e sociali, la consapevolezza
sulla situazione attuale. Pensate che sia una follia quello che sto dicendo?
Sapete come è stato raggiunto l’accordo di Parigi? Mettendo in campo una squadra di facilitatori
(e per fortuna in Francia ce ne sono) che hanno usato un antico metodo in uso nell’africa
meridionale (Indaba). Poi raggiunto l’accordo abbiamo buttato via i facilitatori e ce ne siamo
dimenticati convinti che si potesse continuare come prima.
E’ un cambiamento profondo del nostro modo di pensare ed agire, e quando c’è il cambiamento di
mezzo per noi umani è un casino. E ve lo faccio provare: https://youtu.be/jm9vxWX-9qA
- E’ possibile
- E’ fastidioso e scomodo
- Si possono fare degli errori
O noi riusciamo a fare in modo che anche le controparti in consiglio comunale riescano a incrociare
le braccia al contrario, oppure il dibattito si fermerà sempre su: è meglio come le incrocio io, con la
destra sopra, che come le incroci tu, con la sinistra sopra. E rimarremo sempre fermi mentre il
degrado climatico e ambientale ci sottrae spazio vitale.