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LA SHOAH




27 GENNAIO …
CENNI STORICI - IDEOLOGIA
    Lo sterminio degli ebrei (Shoah), compiuto
durante la seconda guerra mondiale, rappresenta il
culmine raggiunto dalla violenza nazista.
    L’ideologia nazista si basava sull’affermazione
della presunta superiorità genetica della razza
ariana.
  Secondo Hitler una delle minacce più gravi alla
purezza della razza ariana era l’“infezione
ebraica”.
     Per Hitler gli ebrei non erano una comunità
religiosa, ma una razza che rovinava tutte le altre
mescolandosi con loro.
  Il razzismo nei confronti degli ebrei nascondeva
inoltre motivazioni di natura economica.
    Hitler indicò i cittadini di cultura e religione
ebraica come i responsabili delle ripetute crisi
economiche che continuavano ad affliggere la
Germania.
    L’eliminazione degli ebrei avrebbe favorito in
particolare due categorie: quella dei grandi
industriali, e molti proprietari terrieri.
La propaganda contro gli ebrei si rivelò un modo per unire ideologicamente
la società al regime nazista, e permise di trovare un capro espiatorio colpevole
di tutti i mali.
 Con le “leggi di Norimberga” del settembre 1935 gli ebrei furono esclusi dal
diritto di voto e dagli impieghi pubblici, dall’esercizio di professioni liberali,
dal commercio, dalle banche e dall’editoria. Furono inoltre proibiti i
matrimoni “misti” tra ebrei e tedeschi e si dichiararono nulli quelli già
celebrati. In pratica gli ebrei vennero privati di ogni diritto di cittadinanza.
Dal 1938 si diffuse la pratica della “arianizzazione ” dei beni ebraici, cioè il
sequestro dei patrimoni appartenenti a ebrei.




                                                               Vignette tratta dalla
                                                               rivista «La Difesa della
                                                               Razza», novembre 1938
I campi di concentramento fecero la loro
comparsa quasi contemporaneamente alla
presa del potere da parte dei nazisti.
I primi lager furono installati già nel 1933
per rinchiudervi i dissidenti politici.
Il primo campo di Dachau fu ampliato e ad
esso se ne aggiunsero numerosi altri, come
quelli di Buchenwald (in Germania dal
1937) e di Auschwitz (in Polonia dal
maggio 1940).

Sul cancello di quest’ultimo spiccava una
scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende
liberi). Durante l’intero arco del regime
nazista furono deportati nei lager da otto a
dieci milioni di individui e furono uccisi
circa 6 milioni di ebrei, sia di nazionalità
tedesca, sia deportati dai paesi occupati
dalla Germania.
Denutrizione, malattie dovuta alla totale
mancanza di igiene e di riscaldamento
nelle baracche, lavoro protratto fino ai
limiti fisiologici, umiliazione continua e
brutale dei prigionieri: era questo lo
scenario che connotava i lager nazisti.
Solo dopo lo scoppio della guerra fu
avviata la procedura chiamata
“soluzione finale”, attraverso la quale
venne ordinato lo sterminio sistematico
di tutti gli ebrei. Hitler diede corpo
all’idea dello sterminio fisico, di cui
inizialmente si incaricarono i “gruppi
operativi” delle SS.
Veri e propri campi di sterminio furono
poi allestiti dall’estate del 1942: essi
servivano solo esclusivamente
all’uccisione in serie attraverso le
camere a gas e i forni crematori. In
questo senso è possibile distinguere da
una parte i campi di concentramento e
di lavoro, dall’altra i campi di sterminio.
“VITA” DEL PRIGIONIERO
Al loro arrivo, i prigionieri dovevano spogliarsi, poi venivano rasati e
spinti nel bagno, in cui gli veniva versata addosso acqua bollente o
gelata; dopo la doccia si ritrovavano nel cortile, completamente nudi e
bagnati. A questo punto i prigionieri ricevevano le “divise”, uniformi a
righe che non erano mai pulite, nuove e della giusta misura.
Subito dopo la consegna delle uniformi si procedeva alla registrazione
dei prigionieri.
Nel campo di Auschwitz il tatuaggio veniva fatto sull’avambraccio
sinistro.

ESEMPI DI ESPERIMENTI SUI PRIGIONIERI:
- Esperimenti su dissenteria, malaria, febbre gialla e tubercolosi.
- Esperimenti di sterilizzazione.
- Esperimenti sul congelamento del corpo.
- Esperimenti sui gemelli e portatori di handicap.
IL MURO DELLA MORTE
In questo blocco si svolgevano i processi ai prigionieri, e a seconda dell’esito,
essi dovevano spogliarsi e dirigersi verso il “Muro Della Morte”, dove venivano
uccisi a fucilate. .
Lo sterminio degli ebrei finì nel 1945 quando l’esercito tedesco fu sconfitto;
Hitler si uccise nel suo bunker a Berlino, e i prigionieri dei campi di
concentramento furono liberati.
Il 20 novembre 1945 si aprì il Tribunale militare Internazionale per i crimini di
guerra a Norimberga e furono condannati i principali responsabili.
IL GHETTO EBRAICO DI VENEZIA
Prima che venisse designato
come parte della città riservata
agli ebrei, il ghetto era una
fonderia di ferro (dal veneziano
geto, pronunziato ghèto dai
locali ebrei Aschenaziti di
origine tedesca, inteso come
getto, cioè la gettata di metallo
fuso), da cui il nome.




    “Li Giudei debbano tutti abitar unidi in la Corte de Case, che sono in Ghetto
  apresso San Girolamo, ed acciocchè non vadino tutta la notte attorno: Sia preso
  che dalla banda del Ghetto Vecchio dov’è un Ponteselo piccolo, e similmente
  all’altra banda del Ponte siano fatte due Porte, qual Porte se debbino aprir la
  Mattina alla Marangona (campana di San Marco che scandiva il lavoro
  all’Arsenale), e la Sera siano serrate a ore 24 per quattro Custodi Cristiani a ciò
  deputati e pagati da loro Giudei a quel prezzo che parerà conveniente al Collegio
  Nostro… “
VITA NEL GHETTO
Il Ghetto ebraico di Venezia era una parte ricca
della città, abitata da mercanti e prestatori di
denaro.
Gli ebrei non potevano acquisire terreni al di
fuori del ghetto, e spesso nemmeno in quello.
Dovevano in ogni caso vivere confinati
all'interno dei ghetti, quindi durante i periodi di
crescita della popolazione le case, spesso ormai
piene, dovevano essere rialzate sempre di più.
I ghetti avevano quindi strade strette e case alte e
affollate.
Ma la cosa più terribile era che il recinto del
ghetto (proprio così veniva spesso chiamato) era
chiuso da una o più porte.
Queste venivano chiuse al calar del sole, per
essere riaperte solo all'alba.
Durante le ore buie gli ebrei non potevano per
nessuna ragione allontanarsi dal ghetto.
Spesso i residenti necessitavano di un visto per
poter uscire dai limiti del ghetto anche durante il
giorno.
I residenti del ghetto avevano il loro sistema
giudiziario indipendente, come se si trattasse di
una vera e propria piccola città nella città.
Con Napoleone finì la segregazione degli ebrei …
Negli anni dell’Ottocento molte famiglie abitavano ormai
fuori dal ghetto, che rimaneva però il fulcro della vita
comunitaria.
Con l’emanazione delle leggi razziali del settembre 1938
la comunità ebraica di Venezia visse un periodo difficile
tra esclusioni e discriminazioni.
Secondo le leggi di Norimberga del ’35 era considerato
ebreo:
  - Chi aveva almeno tre nonni ebrei;
  - Se aveva solo due nonni ma era iscritto alla comunità
      giudaica;
  - Chi avendo due nonni ebrei fosse sposato con un
      ebreo o ebrea;
L'istruzione pubblica fu preclusa agli ebrei e gli
insegnanti ed impiegati ebrei furono licenziati.
Nei primi mesi del 1940 venne effettuata la cancellazione
di medici, avvocati e ingegneri dagli albi professionali.
Le Assicurazioni Generali e la Cassa di Risparmio
licenziarono il personale non "ariano"; dagli elenchi
telefonici e dalla toponomastica cittadina scomparvero i
nomi ebraici; furono ritirati tutti gli apparecchi radio.
L'aspetto più odioso della campagna razziale riguardò
l'istruzione elementare e media con l'allontanamento
degli studenti dai loro compagni di classe, per mantenere
la "purezza del pensiero e della cultura“.
Gli eventi precipitarono anche a Venezia
                  dopo l’armistizio del 8 settembre 1943.
                  I decreti del novembre 1943 dichiararono gli
                  ebrei “stranieri di nazionalità nemica”,
                  prevedendo il loro arresto e la confisca dei
                  loro beni. Alcuni ebrei riuscirono
                  clandestinamente a rifugiarsi in Svizzera, a
                  raggiungere località del sud d’Italia o a
                  trovar scampo in case di campagna;
                  Gli arresti e le deportazioni avvennero
                  soprattutto tra i primi giorni di dicembre del
                  1943 (la razzia del 5 dicembre) e l’estate del
                  1944, ma proseguirono fino ai primi mesi del
                  1945.
                  Tutti vennero avviati in carri blindati per lo
                  più ad Auschwitz-Birkenau.
                  Diciotto mesi durò la persecuzione
                  nazifascista.
                  Furono 246 gli ebrei veneziani catturati e
                  deportati tra il 1943 e il 1944. Una lapide
                  ricorda per sempre i loro nomi in Campo del
                  Ghetto Nuovo




Sinagoga
Scuola spagnola
LIA FINZI
Elionella (Lia) Finzi Federici nasce a
Venezia il 19 agosto del 1928. Il padre
è di religione israelitica e dal 1938
subisce le persecuzioni razziali.
Nel 1943 fugge in Svizzera e ritorna a
Venezia nell’agosto del 1945.
Nel 1938 ha dieci anni e per l'anno
scolastico 1938-39 si era iscritta alla V
elementare della Scuola Oriani. Anche
se appartenente a famiglia mista,
venne espulsa dalla Scuola pochi
giorni dopo l'inizio dell'anno.
Frequentò quindi per un anno la
Scuola elementare ebraica e poi la
Scuola media.
Nel 1943 lei, la sorella Alba Finzi e la
loro famiglia fuggirono in Svizzera da
dove tornarono dopo la fine della
guerra. Lia Finzi è stata maestra
elementare e assessore alle politiche
sociali del Comune di Venezia.
Lia Finzi ricorda gli eventi storici delle
persecuzioni antisemite in Italia, iniziate nel
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     Dice di sé che prima di allora si sentiva
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la portava talvolta in sinagoga.
   Comincia a sentirsi diversa quando non può
più frequentare la scuola, e i suoi compagni
incontrandola la offendono.
  Nel 1943, al disagio si aggiunge la paura: il 5
dicembre,      a     Venezia,    cominciano     i
rastrellamenti di ebrei. Lia fugge in Svizzera
con la famiglia, ma alla frontiera una nuova
minaccia: suo padre e sua sorella sono respinti
perché maggiorenni.
     Alla fine vengono accolti e Lia e i suoi
torneranno a Venezia dopo la Liberazione.
TRATTO DALLA SUA
               TESTIMONIANZA
… ero stata cacciata dalla scuola pubblica. Avevo frequentato la scuola ebraica che
  la comunità aveva organizzato rapidamente per evitare a noi ragazzi che
  eravamo stati cacciati, di perdere degli anni scolastici …
… sapevamo che il 16 ottobre avevano portato via tutti gli ebrei dal ghetto di
  Roma, però non sapevamo dove, dicevano “a lavorare”.. “ma come anche i
  bambini?” ci chiedevamo, “anche i vecchi?”..
… qualcuno si nascose in campagna come sfollato, o in casa di amici, o anche
  rimanendo qualcuno a Venezia nascosto in magazzini o in soffitte. Qualche
  giovane tentò di raggiungere la montagna e entrare nelle brigate partigiane …
… furono portate via le prime 246 persone, persone che erano state imprudenti o
  che non avevano i soldi per fuggire, o che ingenuamente pensavano che non
  avendo fatto nulla di male non capivano perché dovessero scappare …
… noi siamo riusciti a fuggire in Svizzera, la Svizzera non ci voleva …
… quando sono tornata ho saputo che mia madre era morta dopo pochi giorni
  dalla nostra partenza, perché si muore anche di crepacuore …
CON LE CLASSI
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ATTUALITA’ – SKIN88
Skin88 si autodefiniscono gli skinhead di ideologia neonazista. Nel nome i
due 8 indicano una doppia H (l'ottava lettera dell'alfabeto latino), ovvero
Heil Hitler. Nel linguaggio comune sono conosciuti come Naziskin. La gran
parte degli Skin88 si rifanno principalmente ad un misto di ideologie fasciste
e naziste con contenuti razzisti. Il razzismo propugnato si basa sulla
credenza, adottata particolarmente dalla Germania nazista e
successivamente dall'Italia fascista (dopo la promulgazione delle cosiddette
"leggi razziali"), che biologicamente esistano delle razze umane dai tratti
distinguibili oggettivamente e scientificamente ("razzismo biologico"). Gli
Skin88 sono oggi numerosi in Italia, soprattutto al nord.
IL GIORNO DELLA MEMORIA
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza
internazionale celebrata il 27 gennaio di
ogni anno come giornata in
commemorazione delle vittime del
nazismo e del fascismo, dell'Olocausto e
in onore di coloro che a rischio della
propria vita hanno protetto i perseguitati.
Il testo dell'articolo 1 della legge italiana
definisce così le finalità del Giorno della
Memoria:
«La Repubblica italiana riconosce il
giorno 27 gennaio, data
dell'abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, "Giorno della Memoria", al
fine di ricordare la Shoah (sterminio del
popolo ebraico), le leggi razziali, la
persecuzione italiana dei cittadini ebrei,
gli italiani che hanno subìto la
deportazione, la prigionia, la morte,
nonché coloro che, anche in campi e
schieramenti diversi, si sono opposti al
progetto di sterminio, ed a rischio della
propria vita hanno salvato altre vite e
protetto i perseguitati. »
… VICINO A NOI …
… A MONIGO …
Treviso nel passato ospitò un lager "sotto
casa". Molti lo ignorano. Durante l’ultima
guerra (luglio 1942- settembre 1943), nell’area
della caserma "Cadorin", furono internate,
entro il filo spinato, migliaia di persone
slovene e croate. In quei mesi ne morirono
circa duecento: una cinquantina aveva meno
di dieci anni.
Sepolte nel cimiero di S. Lazzaro, in fosse di
cui è persa la traccia, non ebbero mai l’onore
di una lapide con il nome.




                                Fotografia dello studente
                                universitario Podgornik Savo
                                internato nel campo di
                                concentramento di Monigo.
… RICORDIAMOCI
             DI
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Grazie per l’attenzione …

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La shoah finale

  • 2. CENNI STORICI - IDEOLOGIA Lo sterminio degli ebrei (Shoah), compiuto durante la seconda guerra mondiale, rappresenta il culmine raggiunto dalla violenza nazista. L’ideologia nazista si basava sull’affermazione della presunta superiorità genetica della razza ariana. Secondo Hitler una delle minacce più gravi alla purezza della razza ariana era l’“infezione ebraica”. Per Hitler gli ebrei non erano una comunità religiosa, ma una razza che rovinava tutte le altre mescolandosi con loro. Il razzismo nei confronti degli ebrei nascondeva inoltre motivazioni di natura economica. Hitler indicò i cittadini di cultura e religione ebraica come i responsabili delle ripetute crisi economiche che continuavano ad affliggere la Germania. L’eliminazione degli ebrei avrebbe favorito in particolare due categorie: quella dei grandi industriali, e molti proprietari terrieri.
  • 3. La propaganda contro gli ebrei si rivelò un modo per unire ideologicamente la società al regime nazista, e permise di trovare un capro espiatorio colpevole di tutti i mali. Con le “leggi di Norimberga” del settembre 1935 gli ebrei furono esclusi dal diritto di voto e dagli impieghi pubblici, dall’esercizio di professioni liberali, dal commercio, dalle banche e dall’editoria. Furono inoltre proibiti i matrimoni “misti” tra ebrei e tedeschi e si dichiararono nulli quelli già celebrati. In pratica gli ebrei vennero privati di ogni diritto di cittadinanza. Dal 1938 si diffuse la pratica della “arianizzazione ” dei beni ebraici, cioè il sequestro dei patrimoni appartenenti a ebrei. Vignette tratta dalla rivista «La Difesa della Razza», novembre 1938
  • 4. I campi di concentramento fecero la loro comparsa quasi contemporaneamente alla presa del potere da parte dei nazisti. I primi lager furono installati già nel 1933 per rinchiudervi i dissidenti politici. Il primo campo di Dachau fu ampliato e ad esso se ne aggiunsero numerosi altri, come quelli di Buchenwald (in Germania dal 1937) e di Auschwitz (in Polonia dal maggio 1940). Sul cancello di quest’ultimo spiccava una scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi). Durante l’intero arco del regime nazista furono deportati nei lager da otto a dieci milioni di individui e furono uccisi circa 6 milioni di ebrei, sia di nazionalità tedesca, sia deportati dai paesi occupati dalla Germania.
  • 5. Denutrizione, malattie dovuta alla totale mancanza di igiene e di riscaldamento nelle baracche, lavoro protratto fino ai limiti fisiologici, umiliazione continua e brutale dei prigionieri: era questo lo scenario che connotava i lager nazisti. Solo dopo lo scoppio della guerra fu avviata la procedura chiamata “soluzione finale”, attraverso la quale venne ordinato lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei. Hitler diede corpo all’idea dello sterminio fisico, di cui inizialmente si incaricarono i “gruppi operativi” delle SS. Veri e propri campi di sterminio furono poi allestiti dall’estate del 1942: essi servivano solo esclusivamente all’uccisione in serie attraverso le camere a gas e i forni crematori. In questo senso è possibile distinguere da una parte i campi di concentramento e di lavoro, dall’altra i campi di sterminio.
  • 6. “VITA” DEL PRIGIONIERO Al loro arrivo, i prigionieri dovevano spogliarsi, poi venivano rasati e spinti nel bagno, in cui gli veniva versata addosso acqua bollente o gelata; dopo la doccia si ritrovavano nel cortile, completamente nudi e bagnati. A questo punto i prigionieri ricevevano le “divise”, uniformi a righe che non erano mai pulite, nuove e della giusta misura. Subito dopo la consegna delle uniformi si procedeva alla registrazione dei prigionieri. Nel campo di Auschwitz il tatuaggio veniva fatto sull’avambraccio sinistro. ESEMPI DI ESPERIMENTI SUI PRIGIONIERI: - Esperimenti su dissenteria, malaria, febbre gialla e tubercolosi. - Esperimenti di sterilizzazione. - Esperimenti sul congelamento del corpo. - Esperimenti sui gemelli e portatori di handicap.
  • 7. IL MURO DELLA MORTE In questo blocco si svolgevano i processi ai prigionieri, e a seconda dell’esito, essi dovevano spogliarsi e dirigersi verso il “Muro Della Morte”, dove venivano uccisi a fucilate. . Lo sterminio degli ebrei finì nel 1945 quando l’esercito tedesco fu sconfitto; Hitler si uccise nel suo bunker a Berlino, e i prigionieri dei campi di concentramento furono liberati. Il 20 novembre 1945 si aprì il Tribunale militare Internazionale per i crimini di guerra a Norimberga e furono condannati i principali responsabili.
  • 8.
  • 9. IL GHETTO EBRAICO DI VENEZIA Prima che venisse designato come parte della città riservata agli ebrei, il ghetto era una fonderia di ferro (dal veneziano geto, pronunziato ghèto dai locali ebrei Aschenaziti di origine tedesca, inteso come getto, cioè la gettata di metallo fuso), da cui il nome. “Li Giudei debbano tutti abitar unidi in la Corte de Case, che sono in Ghetto apresso San Girolamo, ed acciocchè non vadino tutta la notte attorno: Sia preso che dalla banda del Ghetto Vecchio dov’è un Ponteselo piccolo, e similmente all’altra banda del Ponte siano fatte due Porte, qual Porte se debbino aprir la Mattina alla Marangona (campana di San Marco che scandiva il lavoro all’Arsenale), e la Sera siano serrate a ore 24 per quattro Custodi Cristiani a ciò deputati e pagati da loro Giudei a quel prezzo che parerà conveniente al Collegio Nostro… “
  • 10. VITA NEL GHETTO Il Ghetto ebraico di Venezia era una parte ricca della città, abitata da mercanti e prestatori di denaro. Gli ebrei non potevano acquisire terreni al di fuori del ghetto, e spesso nemmeno in quello. Dovevano in ogni caso vivere confinati all'interno dei ghetti, quindi durante i periodi di crescita della popolazione le case, spesso ormai piene, dovevano essere rialzate sempre di più. I ghetti avevano quindi strade strette e case alte e affollate. Ma la cosa più terribile era che il recinto del ghetto (proprio così veniva spesso chiamato) era chiuso da una o più porte. Queste venivano chiuse al calar del sole, per essere riaperte solo all'alba. Durante le ore buie gli ebrei non potevano per nessuna ragione allontanarsi dal ghetto. Spesso i residenti necessitavano di un visto per poter uscire dai limiti del ghetto anche durante il giorno. I residenti del ghetto avevano il loro sistema giudiziario indipendente, come se si trattasse di una vera e propria piccola città nella città.
  • 11. Con Napoleone finì la segregazione degli ebrei … Negli anni dell’Ottocento molte famiglie abitavano ormai fuori dal ghetto, che rimaneva però il fulcro della vita comunitaria. Con l’emanazione delle leggi razziali del settembre 1938 la comunità ebraica di Venezia visse un periodo difficile tra esclusioni e discriminazioni. Secondo le leggi di Norimberga del ’35 era considerato ebreo: - Chi aveva almeno tre nonni ebrei; - Se aveva solo due nonni ma era iscritto alla comunità giudaica; - Chi avendo due nonni ebrei fosse sposato con un ebreo o ebrea; L'istruzione pubblica fu preclusa agli ebrei e gli insegnanti ed impiegati ebrei furono licenziati. Nei primi mesi del 1940 venne effettuata la cancellazione di medici, avvocati e ingegneri dagli albi professionali. Le Assicurazioni Generali e la Cassa di Risparmio licenziarono il personale non "ariano"; dagli elenchi telefonici e dalla toponomastica cittadina scomparvero i nomi ebraici; furono ritirati tutti gli apparecchi radio. L'aspetto più odioso della campagna razziale riguardò l'istruzione elementare e media con l'allontanamento degli studenti dai loro compagni di classe, per mantenere la "purezza del pensiero e della cultura“.
  • 12. Gli eventi precipitarono anche a Venezia dopo l’armistizio del 8 settembre 1943. I decreti del novembre 1943 dichiararono gli ebrei “stranieri di nazionalità nemica”, prevedendo il loro arresto e la confisca dei loro beni. Alcuni ebrei riuscirono clandestinamente a rifugiarsi in Svizzera, a raggiungere località del sud d’Italia o a trovar scampo in case di campagna; Gli arresti e le deportazioni avvennero soprattutto tra i primi giorni di dicembre del 1943 (la razzia del 5 dicembre) e l’estate del 1944, ma proseguirono fino ai primi mesi del 1945. Tutti vennero avviati in carri blindati per lo più ad Auschwitz-Birkenau. Diciotto mesi durò la persecuzione nazifascista. Furono 246 gli ebrei veneziani catturati e deportati tra il 1943 e il 1944. Una lapide ricorda per sempre i loro nomi in Campo del Ghetto Nuovo Sinagoga Scuola spagnola
  • 13. LIA FINZI Elionella (Lia) Finzi Federici nasce a Venezia il 19 agosto del 1928. Il padre è di religione israelitica e dal 1938 subisce le persecuzioni razziali. Nel 1943 fugge in Svizzera e ritorna a Venezia nell’agosto del 1945. Nel 1938 ha dieci anni e per l'anno scolastico 1938-39 si era iscritta alla V elementare della Scuola Oriani. Anche se appartenente a famiglia mista, venne espulsa dalla Scuola pochi giorni dopo l'inizio dell'anno. Frequentò quindi per un anno la Scuola elementare ebraica e poi la Scuola media. Nel 1943 lei, la sorella Alba Finzi e la loro famiglia fuggirono in Svizzera da dove tornarono dopo la fine della guerra. Lia Finzi è stata maestra elementare e assessore alle politiche sociali del Comune di Venezia.
  • 14. Lia Finzi ricorda gli eventi storici delle persecuzioni antisemite in Italia, iniziate nel 1938. Dice di sé che prima di allora si sentiva perfettamente integrata nella società veneziana e sapeva di essere ebrea solo perché sua madre la portava talvolta in sinagoga. Comincia a sentirsi diversa quando non può più frequentare la scuola, e i suoi compagni incontrandola la offendono. Nel 1943, al disagio si aggiunge la paura: il 5 dicembre, a Venezia, cominciano i rastrellamenti di ebrei. Lia fugge in Svizzera con la famiglia, ma alla frontiera una nuova minaccia: suo padre e sua sorella sono respinti perché maggiorenni. Alla fine vengono accolti e Lia e i suoi torneranno a Venezia dopo la Liberazione.
  • 15. TRATTO DALLA SUA TESTIMONIANZA … ero stata cacciata dalla scuola pubblica. Avevo frequentato la scuola ebraica che la comunità aveva organizzato rapidamente per evitare a noi ragazzi che eravamo stati cacciati, di perdere degli anni scolastici … … sapevamo che il 16 ottobre avevano portato via tutti gli ebrei dal ghetto di Roma, però non sapevamo dove, dicevano “a lavorare”.. “ma come anche i bambini?” ci chiedevamo, “anche i vecchi?”.. … qualcuno si nascose in campagna come sfollato, o in casa di amici, o anche rimanendo qualcuno a Venezia nascosto in magazzini o in soffitte. Qualche giovane tentò di raggiungere la montagna e entrare nelle brigate partigiane … … furono portate via le prime 246 persone, persone che erano state imprudenti o che non avevano i soldi per fuggire, o che ingenuamente pensavano che non avendo fatto nulla di male non capivano perché dovessero scappare … … noi siamo riusciti a fuggire in Svizzera, la Svizzera non ci voleva … … quando sono tornata ho saputo che mia madre era morta dopo pochi giorni dalla nostra partenza, perché si muore anche di crepacuore …
  • 16. CON LE CLASSI 3°A, B, D della scuola media Coletti di Treviso
  • 17. ATTUALITA’ – SKIN88 Skin88 si autodefiniscono gli skinhead di ideologia neonazista. Nel nome i due 8 indicano una doppia H (l'ottava lettera dell'alfabeto latino), ovvero Heil Hitler. Nel linguaggio comune sono conosciuti come Naziskin. La gran parte degli Skin88 si rifanno principalmente ad un misto di ideologie fasciste e naziste con contenuti razzisti. Il razzismo propugnato si basa sulla credenza, adottata particolarmente dalla Germania nazista e successivamente dall'Italia fascista (dopo la promulgazione delle cosiddette "leggi razziali"), che biologicamente esistano delle razze umane dai tratti distinguibili oggettivamente e scientificamente ("razzismo biologico"). Gli Skin88 sono oggi numerosi in Italia, soprattutto al nord.
  • 18. IL GIORNO DELLA MEMORIA Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. Il testo dell'articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »
  • 19. … VICINO A NOI … … A MONIGO … Treviso nel passato ospitò un lager "sotto casa". Molti lo ignorano. Durante l’ultima guerra (luglio 1942- settembre 1943), nell’area della caserma "Cadorin", furono internate, entro il filo spinato, migliaia di persone slovene e croate. In quei mesi ne morirono circa duecento: una cinquantina aveva meno di dieci anni. Sepolte nel cimiero di S. Lazzaro, in fosse di cui è persa la traccia, non ebbero mai l’onore di una lapide con il nome. Fotografia dello studente universitario Podgornik Savo internato nel campo di concentramento di Monigo.
  • 20. … RICORDIAMOCI DI RICORDARE … Grazie per l’attenzione … By Filippo, Luca e Nicolò - 3D