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Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente
                      ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1
                                POR CALABRIA 2007/2013




     13, 14 e 15 luglio 2010 - Centro Studi Field - Via Pitagora - 88050 Tiriolo (CZ)


Dr. Salvatore Barresi
SEMINARIO FORMATIVO
                                                                         a cura del
                                                         Dr. Salvatore Barresi
                                                                   al
                                                         Gruppo di Lavoro FIELD
                                     Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente
                           ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1 - POR CALABRIA 2007/2013

                             13 luglio 2010                                 14 luglio 2010                                         15 luglio 2010
                              1° MODULO                                      2° MODULO                                              3° MODULO
                                        7 ore                                          7 ore                                            6 ore
            1.   SVILUPPO SOSTENIBILE                    1.   Le teorie dello sviluppo sostenibile - I           1.   La progettazione partecipata: condizione di
            2.   Certificazioni Ambientali                    concetti di sviluppo sostenibile e le                   efficacia
            3.   Registrazione EMAS                           dimensioni della sostenibilità                     2.   La progettazione partecipata: pregi e rischi
            4.   EMAS 2: Certificazione ambientale di            a.      Le tre dimensioni della sostenibilità   3.   La progettazione partecipata: questioni di
                 territorio                                      b.      Sostenibilità a livello ambientale           metodo
            5.   Certificazione di prodotto: ECOLABEL            c.      Lo sviluppo socialmente sostenibile     4.   La progettazione partecipata: competenze
            6.   Cos'è la contabilità ambientale                 d.      Lo sviluppo economicamente                   dei "registi"
            7.   Metodo CLEAR                                            sostenibile                             5.    I Laboratori di Progettazione Partecipata
                                                                 e.      I principi base dello "sviluppo
                                                                         sostenibile"
                                                         2.   LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013
                                                              - OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE -
                                                              L’intervento del FESR nelle politiche regionali
                                                              per lo sviluppo sostenibile




Dr. Salvatore Barresi
SVILUPPO SOSTENIBILE
    Lo sfruttamento incondizionato delle risorse ambientali, l'immissione di sostanze xenobiotiche in natura e
    l'inquinamento conseguente allo sviluppo delle attività umane, hanno determinato pesanti ripercussioni
    sull'ambiente.

    Gli effetti negativi, che si sono manifestati sempre più frequentemente con incidenza anche sullo sviluppo
    economico e sociale, e l'incremento delle calamità naturali, derivanti dall'impatto antropico, hanno portato
    alla necessità di affrontare le problematiche ambientali e il rapporto con lo sviluppo economico fin dagli anni
    60-70 attraverso una serie di conferenze e congressi internazionali, giungendo alla definizione del concetto
    di sviluppo sostenibile.

    Si intende per "sviluppo sostenibile quello in grado di soddisfare le esigenze del presente senza
                    sviluppo sostenibile"
    compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro esigenze.

    Lo sviluppo economico deve essere pertanto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale: nel
    primo caso si parla di SOSTENIBILITA' INTERGENERAZIONALE in quanto la sostenibilità ambientale è il
                                              INTERGENERAZIONALE,
    requisito per la libertà di scelte delle generazioni future che dipende dall'integrità ambientale; nel secondo
    caso si parla di SOSTENIBILITA' INTRAGENERAZIONALE i cui requisiti si basano sul principio di pari opportunità
    e libertà di accesso al mercato (è ovvio che la povertà costituisce un forte limite per la libertà di scelta).

    Lo sviluppo è sostenibile solo quando si tiene conto e si soddisfano le esigenze sia economiche, sociali ed
    ambientali.
    Negli altri casi si parla di sviluppo
                                 sviluppo:
    •realizzabile quando lo sviluppo economico è compatibile con le capacità dell'ambiente;
     realizzabile
    •vivibile quando sono rispettate le esigenze sociali e l'integrità ambientale;
     vivibile
    •equo quando lo sviluppo coinvolge equamente tutte le classi sociali.
     equo




Dr. Salvatore Barresi
Certificazioni Ambientali
      ISO 14000 ed EMAS
      La norma ISO 14001:2004 e il regolamento Emas II sono due standard di riferimento nelle
      certificazioni ambientali per le organizzazioni che intendono conseguire una migliore gestione ed
      efficienza ambientale.
      Sono entrambi strumenti volontari che rappresentano uno dei principali mezzi per contribuire tramite
      la responsabilizzazione delle imprese ed allo sviluppo sostenibile delle attività produttive.
      Tra le due norme, UNI EN ISO 14001:2004 ed il Regolamento CEE n. 761/2001 (EMAS II), le
      differenze sono soprattutto a livello "costituzionale": EMAS è più rigoroso nella gestione ambientale,
      prevede infatti


      Vantaggi delle certificazioni ambientali
      I principali vantaggi delle certificazioni ambientali non riguardano soltanto il miglioramento della
      gestione degli aspetti ambientali connessi all'attività ma anche i rapporti con le altre imprese:
      •ottimizzazione nell'uso delle risorse e del'energia
      •migliore immagine dell'azienda sul mercato
      •maggior valore dell'azienda




Dr. Salvatore Barresi
Registrazione EMAS

     L’applicazione del Regolamento EMAS n° 761/2001 viene attuato da tutte le Aziende
     che intendono migliorare le proprie prestazioni ambientali complessive. Il sistema EMAS
     consiste nel predisporre una dichiarazione ambientale dalla quale scaturisca in maniera
     chiara il miglioramento delle prestazioni ambientali raggiunte dall’Azienda, nonché il
     sistema di monitoraggio attraverso gli audit. La dichiarazione ambientale deve essere
     resa pubblica per il tramite di qualsivoglia sistema, poiché è una reale garanzia, per
     clienti, fornitori, dipendenti, enti pubblici, circa l’adozione da parte dell’impresa di una
     corretta politica ambientale.




Dr. Salvatore Barresi
EMAS 2: Certificazione ambientale di territorio

     EMAS 2 (Eco-Management and Audit Schema 2) è un sistema di certificazione per il territorio previsto dal Regolamento CEE
     n. 761/2001, che incentiva le imprese ad attuare volontariamente interventi di miglioramento delle proprie prestazioni ambientali,
     grazie ai quali si può ottenere una registrazione rilasciata dal Comitato EMAS nazionale.
     Nato nel 2001 dalla revisione di un precedente Regolamento, che si rivolgeva solo alle singole organizzazioni, EMAS 2 permette
     una registrazione per aree produttive omogenee (distretti industriali o porzioni di territorio definite).
     Sviluppare il sistema a livello di un'area industriale implica una condivisione di risorse ed esperienze pubbliche e private con cui
     affrontare in modo unitario i problemi ambientali.
     Le organizzazioni che operano nei territori certificabili possono scegliere di migliorare la propria efficienza ambientale, ridurre
     costi e sprechi, e aderire ad EMAS anche individualmente.
     La certificazione implica un impegnativo percorso di riorganizzazione interna, articolato in diverse fasi standard:
     •l'analisi ambientale iniziale
     •il programma ambientale
     •il sistema di gestione ambientale
     •l'auditing, la dichiarazione ambientale
     •la convalida del percorso svolto da parte di un verificatore accreditato
     •la registrazione.

     Vantaggi della certificazione
     EMAS 2 individua aree di eccellenza ambientale che divengono un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo.
     Le organizzazioni, e in particolar modo le imprese che si trovano su queste aree, hanno uno speciale supporto nel percorso da
     intraprendere per ottenere singolarmente la certificazione ambientale EMAS, e possono godere di una riduzione dei costi e degli
     adempimenti burocratici che la accompagnano.
     Le imprese che ottengono questa certificazione si giovano di:
     •una riduzione dei loro costi dovuta ad una più efficace gestione dell'energia e delle materie prime;
     •una migliore gestione dei rischi ambientali;
     •una riduzione delle polizze assicurative per danno ambientale;
     •la massima conformità con la normativa ambientale;
     •migliori rapporti con dipendenti, clienti, autorità locali, autorità di controllo;
     •maggiori garanzie di accesso ai finanziamenti per le piccole imprese;
     •un impiego del logo EMAS quale efficace strumento di marketing;
     •un miglioramento dell'immagine aziendale;
     •una maggiore competitività sui mercati.




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Dr. Salvatore Barresi
Certificazione di prodotto: ECOLABEL
      Marchio

      L'Ecolabel (Regolamento CE n. 1980/2000) è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e
      i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul
      mercato, mantenendo comunque elevati standard prestazionali. Infatti, l'etichetta attesta che il prodotto o
      il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita.

      Il marchio Ecolabel, il cui logo è rappresentato da un fiore (la margherita), è uno strumento volontario,
      selettivo e con diffusione a livello Europeo.

      Strumento volontario
      La richiesta del marchio Ecolabel è del tutto volontaria. I fabbricanti, gli importatori o i distributori possono
      richiedere l'Ecolabel, una volta verificato il rispetto dei criteri da parte dei prodotti.

      Strumento selettivo
      L'etichetta ecologica è un attestato di eccellenza, pertanto viene concessa solo a quei prodotti che hanno un
      ridotto impatto ambientale. I criteri ecologici e prestazionali sono messi a punto in modo tale da permettere
      l'ottenimento dell'Ecolabel solo da parte di quei prodotti che abbiano raggiunto l'eccellenza ambientale. I criteri
      vengono revisionati e resi più restrittivi, quando se ne verifichi la necessità, in modo da premiare sempre
      l'eccellenza e favorire il miglioramento continuo della qualità ambientale dei prodotti.

      Strumento con diffusione a livello europeo
      Forza dell'Ecolabel Europeo è proprio la sua dimensione europea. Il marchio può essere usato nei 25 Stati Membri
      dell'Unione Europea così come in Norvegia, Islanda e Liechtenstein.




Dr. Salvatore Barresi
Dr. Salvatore Barresi
Cos'è la contabilità ambientale

      La contabilità ambientale degli enti pubblici è un sistema contabile parallelo alla rendicontazione
      economica e finanziaria, riguardante nello specifico le tematiche ambientali di competenza diretta ed
      indiretta dell’Ente.

      Questa nuova procedura nasce dalla necessità di riformare i sistemi di definizione e controllo delle
      strategie pubbliche con procedimenti adeguati a misurare la sostenibilità dello sviluppo del territorio,
      ossia capaci di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche.

      La contabilità ambientale è infatti uno strumento sviluppato per rileggere e interpretare le attività
      ambientali dell’ente e migliorare le politiche in direzione della sostenibilità. La redazione del bilancio
      ambientale consente di monitorare lo stato dell’ambiente e di valutare concretamente le conseguenze
      ambientali (positive o negative) delle principali attività dei Comuni e delle Province.

      La contabilità ambientale rappresenta anche un mezzo di comunicazione con la comunità locale. Con il
      bilancio verde sono esplicitati i contenuti ambientali delle diverse politiche e, in questo modo, si
      comunicano alla collettività i risultati ottenuti dalla pubblica amministrazione in questo campo, a fronte
      degli impegni assunti e pattuiti con comunità stessa.

      La     contabilità   ambientale      comprende       una     parte   economica      ed    una    fisica.
      I conti economici valutano le risorse naturali e le interazioni uomo/ambiente utilizzando come unità di
      misura la moneta. Si basano sulla classificazione delle spese di un ente in relazione all'impatto
      sull'ambiente.

      La parte fisica definisce lo stato dell’ambiente, attraverso la quantificazione delle risorse naturali
      disponibili e il grado di utilizzo da parte dell'uomo. Richiede l’impiego di indicatori ambientali e di
      sostenibilità, quali, ad esempio, gli ICE (Indicatori Comuni Europei per la sostenibilità urbana) o i metodi
      di calcolo dei consumi umani di risorse naturali (per esempio l'impronta ecologica o analisi dei consumi
      energetici).




Dr. Salvatore Barresi
Metodo CLEAR

        Il Metodo CLEAR (City and Local Environmental Accounting and Reporting) è stato
        definito attraverso il lavoro coordinato di 18 partner (Comuni e Province del nostro
        Paese insieme alla Regione Emilia Romagna e all'associazione internazionale Les Eco
        Maires) nell’ambito del progetto CLEAR Life ed è stato studiato per attuare la contabilità
        ambientale a livello di Province e Comuni.

        Questo metodo propone una struttura contabile organizzata su due livelli di
        rendicontazione. Il primo livello è rappresentato dalle Aree di competenza, definite
        sulla base delle competenze ambientale che la legge attribuisce all’Ente. Esse
        rappresentano i grandi temi rispetto ai quali rendere conto attraverso il bilancio
        ambientale e si diversificano a seconda dell’ente di riferimento (Provincia o Comune)
        perché diverse sono le competenze stesse.




Dr. Salvatore Barresi
Per le amministrazioni comunali sono individuate otto Aree di Competenza:

        1.   VERDE URBANO E TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ
        2.   MOBILITÀ SOSTENIBILE
        3.   SVILUPPO URBANO
        4.   RISORSE IDRICHE
        5.   RIFIUTI
        6.   RISORSE ENERGETICHE
        7.   INFORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, INNOVAZIONE
        8.   ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI

        Le competenze delle Province definiscono invece 10 Macroaree:

        1. AMBIENTE NATURALE
        2. RISORSE IDRICHE
        3. ATMOSFERA, ENERGIA, RUMORE, ELETTROMAGNETISMO
        4. TERRITORIO E USO DEL SUOLO
        5. ATTIVITÀ PRODUTTIVE
        6. TRASPORTI E VIABILITÀ
        7. RIFIUTI
        8. INFORMAZIONE, EDUCAZIONE, FORMAZIONE E PARTECIPAZIONE
        9. GESTIONE AMBIENTALE INTERNA
        10. ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI




Dr. Salvatore Barresi
All’interno di ciascuna Area di competenza sono individuati gli Ambiti di rendicontazione. Questo
          secondo livello serve a specificare più nel dettaglio le attività dell’ente e rispecchiano le scelte in
          campo ambientale dell’Amministrazione in carica.

          Per ogni Ambito di rendicontazione sono riportati:
          1. le politiche ambientali, gli interventi e le attività dell’Ente;
          2. gli indicatori fisici, per misurare gli impatti ambientali di tali politiche, interventi e attività;
          3. le spese ambientali, ossia le spese sostenute per attività di prevenzione, riduzione,
             eliminazione e monitoraggio dell’inquinamento, ripristino ambientale e gestione sostenibile
             del territorio.

          Il Metodo CLEAR prevede la produzione di due report (“Bilancio Ambientale di Previsione” e “Conto
          Consuntivo Ambientale”), che devono seguire l’iter di approvazione dei bilanci preventivi e dei
          conti consuntivi economico-finanziari dell’Ente.

          Il Bilancio ambientale di previsione costituisce il punto di partenza per la redazione del
          consuntivo, che a sua rappresenta il punto di partenza per la redazione del Bilancio di previsione
          dell’anno successivo.

          Il Bilancio di previsione contiene l’esplicitazione degli impegni strategici (di medio-lungo termine),
          degli obiettivi dell’anno, indica le risorse finanziarie e i target quantitativi riguardanti gli aspetti
          ambientali.

          Il Bilancio consuntivo costituisce la verifica a posteriori dell’attuazione di quanto dichiarato, della
          spesa ambientale effettivamente realizzata e degli effetti conseguenti, misurati dagli indicatori.
          Inoltre contiene il confronto dei target indicati nel bilancio di previsione con i dati rilevati a
          consuntivo per verificare l’efficacia delle politiche.




Dr. Salvatore Barresi
Fine 1° Modulo




Dr. Salvatore Barresi
Le teorie dello sviluppo sostenibile
           I concetti di sviluppo sostenibile e le dimensioni della sostenibilità


           1.   Le tre dimensioni della sostenibilità
           2.   Sostenibilità a livello ambientale
           3.   Lo sviluppo socialmente sostenibile
           4.   Lo sviluppo economicamente sostenibile
           5.   I principi base dello "sviluppo sostenibile"




Dr. Salvatore Barresi
Descrizione
      Il concetto di sviluppo sostenibile è basato sul contenimento della crescita demografica, sulla sconfitta della
      povertà, sul recupero delle diseguaglianze nella ricchezza, sulla riduzione dei flussi materiali nell'agricoltura e
      nell'industria, sul ripristino della qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo, sul cambiamento del modello di produzione
      che produce rifiuti ed inquina, sul cambiamento delle abitudini dei consumatori, sulla valorizzazione delle diversità
      biologiche e culturali.

      Le più conosciute DEFINIZIONI di sviluppo sostenibile:
             •"mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità
             genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi" (World conservation strategy-1980);
             •"sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni
             future di soddisfare le proprie esigenze" (WCED-1987);
             •"miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base"
             (UNEP-1992);
             •"sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza
             minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi"
             (ICLEI 1994).

      Tra queste definizioni la più nota è quella definita nel 1987 dalla WCED. La prima parte della definizione (la
      soddisfazione dei bisogni della generazione attuale) include, in modo indissociabile, tanto esigenze di sviluppo
      economico (la produzione e la distribuzione di ricchezze, le opportunità di lavoro) quanto esigenze di ordine
      sociale, culturale, politico (da quelle relative all'abitazione e ai servizi, sino a quelle riguardanti l'istruzione e la
      partecipazione democratica).

      Al tempo stesso, la seconda parte (la garanzia della possibilità di soddisfare i bisogni di generazioni future")
      comporta l'avvio di interventi per la riduzione del consumo di risorse non riproducibili, e per la loro sostituzione con
      risorse riproducibili, come pure il controllo dell'inquinamento.

      Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, è un modo nuovo di pensare la
      vita e la politica, è un tipo di crescita economica durevole in armonia con la natura, è la ripresa dei concetti di
      giustizia, opportunità ed eguaglianza tra gli uomini.




Dr. Salvatore Barresi
Le tre dimensioni della sostenibilità
      •dimensione ecologica: riproducibilità delle risorse;
      •dimensione economica: efficienza, crescita;
      •dimensione sociale: equità.

      L'ecologia ha come paradigma principale la stabilità (la garanzia della conservazione della
      sopravvivenza degli ecosistemi).

      L'economia ha come paradigma la crescita (la stagnazione e il sottosviluppo non sono considerati
      compatibili con la sopravvivenza dei sistemi economici e con il benessere degli uomini).
      Le scienze sociali hanno come paradigma l'uguaglianza (combattere contro le iniquità e i conflitti
      causati dai privilegi e dai differenziali tra sessi, età, gruppi, razze e paesi).

      In definitiva, ognuno degli elementi del concetto di sviluppo sostenibile (attenzione per i bisogni
      presenti e attenzione per le future generazioni) può essere visto dai diversi tre aspetti: ambientali,
      sociali ed economici.




Dr. Salvatore Barresi
Sostenibilità a livello ambientale

      Significa conservare il capitale naturale.

      E’ importante riconoscere che l’ambiente pone limiti ad alcune attività umane, cioè che in alcuni casi non è
      possibile "barattare" risorse ambientali o danni arrecati all’ambiente in cambio di altri vantaggi o benefici potenziali.

      E’ di importanza fondamentale per il benessere umano che l’ambiente continui a fornire risorse, ad assorbire rifiuti
      e a provvedere alle funzioni di base di "supporto della vita", quali il mantenimento della temperatura e la protezione
      contro le radiazioni. Nessuna combinazione di benefici può compensare la perdita di un’aria sufficientemente pulita
      da respirare, di abbastanza acqua da bere, di suoli e climi che ci consentano di provvedere al nostro fabbisogno
      alimentare.

      Lo sviluppo socialmente sostenibile

      E' quello che mantiene la coesione di una società e la sua capacità di sostenere i suoi membri nel collaborare
      insieme per raggiungere obiettivi comuni, parallelamente al soddisfacimento dei bisogni individuali di salute e
      benessere, di un’adeguata nutrizione e riparo, di espressione e identità culturale e di impegno politico.

      Lo sviluppo economicamente sostenibile

      E' inteso come sviluppo per il quale il progresso verso la sostenibilità sociale e ambientale si realizza attraverso
      risorse economiche disponibili.




Dr. Salvatore Barresi
I principi base dello "sviluppo sostenibile"
       •Il principio di Equità : assicura la giusta ripartizione degli oneri e dei benefici di ogni politica ed in ogni settore nel
       tempo e nello spazio.

       •L'ambiente appartiene a tutti e tutti devono poter godere equamente delle sue risorse per una migliore qualità
       della vita. I problemi ambientali affliggono soprattutto i poveri, che sono meno in grado di affrontarli. Il benessere
       consente alle persone di consumare più beni, viaggiare di più, vivere in abitazioni più grandi,…con un
       conseguente maggiore consumo di energia e risorse naturali e un aumento della produzione di rifiuti; i ricchi
       inoltre possono permettersi di ignorare le implicazioni ambientali delle loro azioni oppure mettersi al riparo dalle
       loro conseguenze.

       •L'ingiusta distribuzione della ricchezza è quindi causa di comportamenti non sostenibili e rende più difficile il
       cambiamento.

       •Il principio Precauzionale: significa che le attività umane non devono oltrepassare i limiti imposti dall'ambiente
       naturale.

       •Occorrono quindi processi politici volti a gestire - cioè ridurre e riorientare - le esigenze, piuttosto che a
       soddisfarle, oppure a ricercare un compromesso ottimale tra esigenze opposto. Nell'ambito di uno sviluppo
       sostenibile, le aspirazioni delle società umane di evolversi, progredire e migliorare le condizioni di vita e il
       benessere devono essere conciliate con questi principi.

       •Il principio di Sussidiarietà : garantisce la cooperazione di tutte le autorità e delle strutture di governo in favore
       della sopravvivenza sociale ed ecologica e della difesa dei diritti umani e della salute. Esso impegna gli Stati a
       cooperare nella promozione dello sviluppo sostenibile, nell'interesse dei singoli Stati e dell'intera comunità
       internazionale, secondo l'approccio della "responsabilità" comune ma differenziata.




Dr. Salvatore Barresi
Questi principi comportano conseguenze significative per il nostro modello di sviluppo:

       1.per conciliare lo sviluppo con i limiti dell'ambiente dobbiamo scegliere determinati modelli di sviluppo a scapito di
       altri;

       2."efficienza" non significa solo ottimizzare la produzione economica di ciascun essere umano;

       3.il vantaggio umano non è necessariamente identico al profitto in termini di economia neoclassica;

       4.la quantità di beni va sostituita con la qualità della vita;

       5.la sostenibilità ambientale è strettamente legata all'equità sociale.

       Le caratteristiche fondamentali dello "sviluppo sostenibile" sono:

       1.responsabilità: ogni modello di sviluppo è frutto di una scelta fra diverse opzioni di cui siamo responsabili nei
       confronti della nostra e delle future generazioni;

       2.limiti: le risorse naturali non sono illimitate. Esistono equilibri che possono essere irrimediabilmente alterati da
       modelli inadeguati di produzione e di consumo e da una scorretta politica ambientale;

       3.Complessità: ogni scelta deve essere operata tenendo conto dei suoi effetti in una complessità di ambiti tra loro
       interrelati.

       In base a queste considerazioni, per realizzare uno sviluppo sostenibile occorre definire indici di sviluppo
       direttamente correlati alle aspirazioni e alle esigenze umane e alle capacità dell'ambiente, e in un secondo tempo
       progettare gli strumenti politici per intervenire oculatamente.




Dr. Salvatore Barresi
2007-
           LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013
              OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE


             L’intervento del FESR nelle politiche regionali
                       per lo sviluppo sostenibile




Dr. Salvatore Barresi
economy                          Nr       Ecosystem

                                                             Nnr
                                                                     Ecosystem
                        Goods and services
                                                                      services

                                Circular
                        Firms
                                 flow
                                           Households
                                                                   Natural
                                                        Wc
                                                                   resources
                                                                          Amenity
                          Factors of production         Wp          Deposit




Dr. Salvatore Barresi
Mondo vuoto
                                                          calore
           Sole
                         Ecosistema
                         Linear throughput

                           Beni e servizi
                                                     Wc

                  Nr
                        imprese        consumatori
                                                     Wp
               Nnr

                        Fattori di produzione



                                  recupero

                                                           N=W



Dr. Salvatore Barresi
Dr. Salvatore Barresi
La crescita economica sarà possibile solo se si avrà un aumento
             complessivo della efficienza ecologica-economica.
                                          ecologica-
             (Eee), ovvero del rapporto fra i servizi da capitale fabbricato
              Eee
             dall'uomo e perdita di servizi da capitale naturale.
             In altre parole occorre che il benessere generato dall’attività
             economica non comporti costi ambientali superiori.
             Tali costi sono la perdita di capacità di sostegno da parte
             dell’ambiente, sia per quanto riguarda l’attività economica sia,
             più in generale, la presenza dell’uomo sulla terra.




Dr. Salvatore Barresi
La crescita economica significherà maggiore benessere se non
           causerà un peggioramento delle condizioni sociali (ad esempio
           precarizzazione, minori garanzie o servizi sociali, minori
           opportunità, aumento delle ineguaglianze etc.)
           Cfr. Carta dei principi per lo sviluppo sostenibile




Dr. Salvatore Barresi
La proposta di disposizioni generali sull’utilizzo dei fondi
              strutturali conferma come l’azione condotta nell’ambito dei
              Fondi integra, a livello nazionale e regionale, le priorità
              comunitarie a favore di uno sviluppo sostenibile, rafforzando
              la crescita, la competitività e l'occupazione, l’inserimento
              sociale nonché la tutela e la qualità dell’ambiente.

              In tale contesto l’obiettivo “Competitività regionale e
              occupazione” punta, al di fuori delle regioni in convergenza,
              a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni
              nonché      l’occupazione     anticipando    i   cambiamenti
              socioeconomici, inclusi quelli connessi all’apertura degli
              scambi, mediante l'innovazione e la promozione della società
              basata sulla conoscenza, l’imprenditorialità, la tutela e il
              miglioramento dell’ambiente nonché il potenziamento
              dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle
              imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro che favoriscano
              l’inserimento.



Dr. Salvatore Barresi
1) Innovazione ed economia della conoscenza, tramite un
         sostegno alla progettazione e attuazione di strategie regionali
         innovative che favoriscano lo sviluppo di sistemi regionali di
         innovazione efficaci,


                        2) ambiente e prevenzione dei rischi


                            3) accesso, al di fuori dei grandi centri urbani, ai servizi
                            di trasporto e telecomunicazioni di interesse economico
                            generale




Dr. Salvatore Barresi
Quattro principali conclusioni

      Negli ultimi 50 anni, l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente ed
      estensivamente rispetto ogni altro periodo della storia dell’uomo Ciò è dovuto in gran
                                                                   dell’uomo..
      parte alla crescente domanda di cibo, acqua potabile, legno, fibre e combustibili. Il
      risultato è una sostanziale ed in parte irreversibile perdita di diversità della vita sulla terra.

      Tali modifiche agli ecosistemi hanno contribuito ad un sostanziale guadagno in termini di
      benessere e sviluppo economico ma tali guadagni sono stati raggiunti a costi crescenti
                              economico,
      sottola forma di degrado di molti servizi forniti dall’ecosistema, rischi crescenti di cambi
                                                        dall’ecosistema,
      non lineari, e l’esasperazione della povertà per determinate popolazioni. Tali problemi, se
           lineari,                                                                   problemi,
                             affrettati,
      non adeguatamente affrettati, diminuiranno sostanzialmente i benefici che le future
      generazioni potranno ottenere dagli ecosistemi.
                                           ecosistemi.

      Il degrado degli ecosistemi potrebbe crescere significativamente durante la prima metà di
      questo secolo ed è una barriera al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione del
      Millennio

      La sfida per invertire il processo del degrado degli ecosistemi riuscendo a soddisfare la
      crescente domanda di loro servizi può essere parzialmente raccolta ma queste comportano
      mutamenti significativi nelle politiche, istituzioni e pratiche, che al momento non si
      scorgono. Molte opzioni esistono per conservare o migliorare specifici servizi degli
      ecosistemi in modo da ridurre i trade-off negativi o offrano sinergie con altri servizi
      ecosistemici.




Dr. Salvatore Barresi
•i cambiamenti climatici e l'energia pulita

       •le minacce alla salute pubblica che continuano a crescere dal 2001,

       •la povertà e l'esclusione sociale che sono problemi crescenti nell'Unione europea,

       •l'invecchiamento della società che sfida i sistemi di protezione sociale,

       •la biodiversità e la gestione delle risorse naturali che continua ad essere un problema,

       •la crescita nel settore dei trasporti che indebolisce gli sforzi per il de-coupling della
       crescita dei trasporti da quella del Pil

       •la globalizzazione con i suoi impatti negativi sull'ambiente e la società,

       •gli obiettivi della dichiarazione del Millennio che sono ben lontani dall'essere
       raggiunti.




Dr. Salvatore Barresi
Dr. Salvatore Barresi
Regioni                                                  Aree della strategia
                                Cambiamenti        Natura e             Ambiente, salute     Uso e gestione   Totale (%)
                                climatici (%)      biodiversità (%)     e qualità della      delle riserve
                                                                        vita (%)             naturali e dei
                                                                                             rifiuti (%)

             Abruzzo                    0                11,45                 3,04               7,34             21,83
             Bolzano                    0                 0,74                 2,22                 0              2,96
             Emilia Romagna             0                 9,9                  1,5                11,2             22,6
             Friuli Venezia           5,39                6,80                 4,31                 0              16,5
             Giulia
             Lazio                    1,16               10,12                 2,96               11,49            25,73
             Liguria                   2,3                6,89                  0                 6,62             15,81
             Lombardia                3,59                3,09                 1,65               6,24             14,57
             Marche                   1,49                 0                   3,22               16,87            21,58
             Piemonte                   0                 2,04                  0                 14,8             16,12
             Toscana                  2,13                3,18                 1,39               9,87             16,57
             Trento                    9,0                4,55                 6,83                4,0             24,38
             Umbria                     0                 2,89                 0,63               6,77             10,29
             Val d’Aosta                0                 5,89                  0                   0              5,89
             Veneto                   3,20                3,26                 3,26               5,73             15,45


     *la percentuale si riferisce al totale della misura “Interventi di riqualificazione locale effettuata da soggetti pubblici”




Dr. Salvatore Barresi
Le percentuali più alte si riferiscono ad interventi sulla natura e la biodiversità e
          l’uso e gestione delle riserve naturali e dei rifiuti In particolare la Regione Marche
                                                         rifiuti:
          ha impiegato il 17% delle somme a disposizione per interventi di varia natura sul
          ciclo delle acque e dei rifiuti, mentre l’Abruzzo quasi il 12% per interventi di difesa
          suolo, recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale,
          promozione del marketing turistico-culturale e ai regimi di aiuto a sostegno della
          microimprenditorialità in aree protette. Nell’area dei cambiamenti climatici gli
          interventi regionali si sono concentrati sulla promozione delle risorse rinnovabili.




Dr. Salvatore Barresi
•non esiste un via generale un quadro di riferimento programmatico strategico,
        articolato nella dimensione regionale locale, per lo sviluppo sostenibile. I meccanismi
        di accesso alle risorse non sono quindi immediatamente riferibili ad un disegno di
        carattere generale e scontano livelli di attenzione ed efficacia che variano nei territori
        regionali interessati;

        •poche le risorse a disposizione nella governance per lo sviluppo sostenibile;
         poche                                                            sostenibile

        •le autorità ambientali risultano formalmente quasi sempre coinvolte, ma la mancanza
        di risorse umane e finanziarie rende non sempre efficace il proprio intervento;

        •i meccanismi di valutazione con riferimento agli indicatori strutturali non sembrano
        essere in grado di fornire appropriati meccanismi di feedback per orientare gli
        interventi;

        •mentre le risorse finanziarie direttamente destinate sul pilastro ambientale sono
        riconoscibili, anche se non particolarmente elevate, non sono sempre adeguatamente
        riconoscibili nella loro efficacia le procedure per garantire l’integrazione ambientale
                                  risorse.
        nell’utilizzo delle altre risorse.




Dr. Salvatore Barresi
La novità sostanziale che la strategia europea di sviluppo sostenibile ha
                introdotto nel sistema comunitario, assumendo il ruolo di riferimento
                complessivo, obiettivo sovra ordinato per tutte le politiche comunitarie – lo
                sviluppo sostenibile è un concetto sovraordinato che puntella tutte le
                politiche, azioni e strategie dell’Unione e richiede che le politiche
                economiche, ambientali e sociali siano definite ed attuate rinforzandosi
                reciprocamente [1], non è stata interamente colta. Essa necessita per
                affermarsi di nuove modalità di programmazione e gestione e di una
                profonda riconsiderazione degli esistenti strumenti di pianificazione
                               settoriale.
                territoriale e settoriale.

                [1] Communication from the Commission, The 2005 Review of the EU Sustainable Development
                Strategy: Initial Stocktaking and Future Orientations, Brussels, 2005, par. 1




Dr. Salvatore Barresi
Il quadro di riferimento strategico nazionale che gli Stati membri debbono
                presentare, secondo quanto previsto dalla proposta di regolamento [1], è il
                documento che garantisce la coerenza dell’aiuto strutturale della Comunità con
                gli orientamenti strategici comunitari e che identifica il collegamento delle
                priorità comunitarie con quelle nazionali e regionali (al fine di promuovere lo
                sviluppo sostenibile) nonché col piano nazionale per l’occupazione.

                Tale documento diventa quindi il riferimento per la programmazione regionale e
                nella sua definizione dovrà assicurare coerenza alla esistente pianificazione
                strategica nazionale. In assenza di ciò l’esercizio di programmazione riferibile ai
                           nazionale.
                fondi strutturali rischia di risultare estemporaneo e formale non cambiando
                l’esistente natura dei processi decisionali.

                Tale esercizio di razionalizzazione - riorganizzazione deve interessare anche la
                dimensione locale.

                [1] Proposta di Regolamento del Consiglio recante Disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo
                regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, 2004, Bruxelles, art. 25




Dr. Salvatore Barresi
In definitiva occorre mirare ad un sistema di pianificazione/ programmazione con
              gerarchie che partano dal livello nazionale e si proiettino verso gli enti locali
              avviando un processo interattivo e sussidiario. Va riconsiderato il rapporto fra le
                                                   sussidiario.
              esistenti politiche di pianificazione territoriale e settoriale e la sostenibilità, ove
              l’efficacia del sistema necessita della costruzione di un quadro generale a cui
              riferirsi.
                                                                                          territoriali,
              Strategie di sviluppo sostenibile definite coerentemente ai diversi livelli territoriali
              attraverso la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni, in
              rappresentanza delle diverse istanze presenti nella società, potranno garantire
              tale funzione di orientamento Modalità di controllo, attraverso meccanismi di
                                 orientamento.
              feedback, dovranno assicurare l’adattabilità degli scenari di riferimento alle
              evoluzioni in atto e l’aggiornamento, attraverso la discussione, di misure, azioni e
              priorità.
              Apposite strutture presso le autorità ambientali (ad esempio forum aperti ai
              soggetti interessati ed al pubblico) in collaborazione con i responsabili delle
              politiche economiche e sociali, potranno seguire il processo di attuazione delle
              strategie e la coerenza dei vari segmenti di pianificazione e programmazione.




Dr. Salvatore Barresi
La coerenza     ed il contributo gli obiettivi della
            strategia dovrà essere il requisito necessario per le
            decisioni pubbliche di intervento diretto o per
            accedere ai fondi pubblici, siano essi nazionali o
            comunitari.




Dr. Salvatore Barresi
La valutazione ambientale strategica e la valutazione d’impatto ambientale
           dovranno riferirsi al livello strategico pertinente. Motivo centrale dell’analisi sarà la
           valutazione della coerenza ed il contributo alla realizzazione degli obiettivi/azioni
           di livello superiore.
           Tale analisi potrà essere condotta attraverso l’utilizzo sistematico del c.d. Test di
           sostenibilità,    sia    per      quanto     riguarda        gli    strumenti      di
           pianificazione/programmazione, che i singoli progetti, garantendo in tali processi
           decisionali completa ed effettiva informazione e partecipazione del pubblico.


           La valutazione andrà così saldamente ancorata al quadro di riferimento
           complessivo, definito ai diversi livelli territoriali (nazionale, regionale, locale), a cui
           essere resa coerente e funzionale riducendo significativamente la discrezionalità
                                    funzionale,
           che oggi caratterizza l’applicazione con il conseguente contenzioso comunitario ed
           amministrativo.




Dr. Salvatore Barresi
Il processo di valutazione nella sua
                interezza dovrà anche assicurare che piani e
                progetti riducano il flusso di materia ed
                energia che attraversa il sistema economico
                e la connessa produzione di rifiuti.




Dr. Salvatore Barresi
Il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica,      la
                 salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei
                 requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità
                 individuali, presupposti necessari per la crescita della
                 competitività e dell’occupazione, non possono essere
                 considerati come la necessità di mantenere lo status-quo fra
                                                                status-
                 i tre settori, economico, sociale ed ambientale, ma debbono
                 riferirsi ad una realtà in movimento, che deve essere
                 compresa e ricondotta ove necessario, all’osservanza delle
                                ricondotta,
                 regole della sostenibilità.




Dr. Salvatore Barresi
la profonda revisione della governance delle politiche di
           sostenibilità richiede interventi sui processi decisionali sulle
                                                          decisionali,
           procedure di valutazione e gestione, l’apertura alla piena
                                               pubblico.
           informazione e partecipazione del pubblico Tutto ciò non sarà
           possibile in mancanza di un sostanziale rafforzamento delle
           istituzioni che per competenza ed esperienza sono più vicine ai
           temi della sostenibilità.




Dr. Salvatore Barresi
La    necessaria    riorganizzazione      deve    tenere   conto
               dell’opportunità di trasformazioni graduali e quindi
               nell’immediato      dell’utilizzo    dell’esistente,    con    il
               rafforzamento e il pieno coinvolgimento delle autorità
               ambientali nella programmazione 2007-2013 e puntare nel
                                                    2007-2013,
               medio periodo ad un’innovazione profonda degli assetti
               burocratico - istituzionali, assicurando che l'applicazione del
               principio di sussidiarietà, a tutti i livelli, garantisca reale
               coerenza gestionale, nel rispetto dell'autonomia di tutti gli
               attori, nella definizione ed attuazione delle politiche di
               sostenibilità.




Dr. Salvatore Barresi
Fine 2° Modulo




Dr. Salvatore Barresi
1. La progettazione partecipata: condizione di efficacia
         Uno dei principi caratterizzanti dello sviluppo sostenibile è l’idea di un vasto coinvolgimento di attori nel
         processo di progettazione. Sollecitando il coinvolgimento di un numero ampio di soggetti che operano
         nelle comunità locali - ente pubblico, Asl, scuola, tribunale, privato sociale, volontariato e così via - di
         fatto invita a creare gruppi di progettazione partecipata per la costruzione dei piani territoriali.

         La progettazione partecipata è da considerare una specifica modalità tecnica per la trattazione di
         problemi e la costruzione di progetti adeguata alle finalità della legge. Si tratta, infatti, di uno stile di
         intervento capace di coinvolgere attivamente un vasto numero di attori che, integrandosi
         reciprocamente, possono fornire una maggiore ricchezza e qualità alla progettazione.

         La progettazione partecipata è inoltre un viaggio comune attraverso i diversi aspetti di una situazione
         problematica di notevole complessità, fino alla convergenza su intendimenti e rappresentazioni condivise
         e vagliate attraverso i diversi apporti: altre esperienze, vissuto dei protagonisti, conoscenze tecnico-
         scientifiche (Balducci, 1995).

         Vale la pena sottolineare che lo stile della progettazione partecipata segna oggi una significativa
         differenza rispetto alle esperienze - pur importanti, ma datate - di carattere più ideologico: l’argomento
         principale che porta ad adottare uno stile connotato dal coinvolgimento nel processo di conoscenza e
         decisione di un ampio spettro di soggetti consiste nella sua maggiore efficacia (intesa come migliore
         adeguatezza al sistema complessivo dei bisogni) rispetto al tradizionale atteggiamento top down.

         Ovviamente per conseguire questo obiettivo la partecipazione non può essere formale o rituale, ma deve
         essere reale conferimento di potere decisionale, nelle attività di progettazione, ai soggetti coinvolti.



Dr. Salvatore Barresi
2. La progettazione partecipata: pregi e rischi

      La partecipazione serve dunque a migliorare le prestazioni del processo progettuale. I vantaggi della
      progettazione partecipata, rispetto ad altri approcci, si possono riassumere nell’effetto di miglioramento
      dell’efficacia dovuto a una maggiore vicinanza - tendente alla coincidenza - fra utenti delle politiche e
      decisori. Tale vicinanza aumenta le possibilità di costruire ipotesi di lavoro e percorsi progettuali più
      "veri", maggiormente adeguati alla domanda espressa dagli utenti.

      Alcuni elementi di valore di questo approccio sono messi in luce da Balducci (1995), secondo il quale la
      partecipazione:
      •è la strada opportuna per favorire l’innovazione attraverso l’interazione fra diverse competenze;
      •è una sfida al professionismo specialistico concepito in termini di separazione rigida fra chi progetta e
      chi è oggetto di intervento;
      •consente di trattare in modo integrato diverse dimensioni di analisi;
      •sviluppa nei partecipanti senso di appartenenza al percorso di progettazione.

      A tali pregi va aggiunto il fatto che la partecipazione consente di riconoscere il significato della valutazione
      all’interno di percorsi progettuali e pertanto consente di utilizzare efficacemente i risultati della
      valutazione per migliorare la qualità degli interventi.

      Un altro rilevante vantaggio è la propensione della progettazione partecipata a favorire l’integrazione di
      conoscenze e competenze diverse, laiche e professionali. Il coinvolgimento di soggetti portatori di
      capacità ed esperienze diversificate tende a costruire risposte originali e creative ai bisogni piuttosto che
      replicare modelli standardizzati (generalmente inefficaci nel trattamento di problemi complessi e delicati,
      sfuggenti a una definizione di routine).



Dr. Salvatore Barresi
Esistono però anche alcuni rischi, o trappole, che l’applicazione della
         partecipazione ai processi di progettazione può comportare.

         Due trappole di carattere generale sono illustrate da Fareri (1999):
         •la partecipazione "piace", ma non basta mettere i soggetti attorno a un tavolo
         perché si produca magicamente una buona progettazione;
         •la partecipazione può essere facilmente manipolata, e strumentalizzata, a
         favore degli interessi specifici e impliciti dei soggetti più potenti di un setting
         partecipativo.

         Un contesto partecipativo è normalmente caratterizzato dalla presenza di
         interessi specifici e da un’ineguale distribuzione di potere e di conoscenze. Se
         ben condotto, il processo che scaturisce da tale contesto può corrispondere a un
         percorso di costruzione positiva del consenso che rimette in gioco e ridiscute
         profondamente gli interessi e i valori portati da ciascun partecipante. In una
         situazione così fluida il rischio "tecnico" è quello di accettare una visione
         "neutrale" del processo, mentre il rischio "politico" è quello di enfatizzare la
         partecipazione per presentare come condivise decisioni in realtà già prese
         altrove.



Dr. Salvatore Barresi
3. La progettazione partecipata: questioni di metodo
                          partecipata:

      Poste queste premesse, appare evidente che un’efficace progettazione partecipata debba
      essere affrontata con molta attenzione sul piano metodologico per controllare i rischi di
      spontaneismo e manipolazione insiti nella partecipazione. In particolare, è importante
      mantenere vive alcune attenzioni.

      Identificare correttamente gli attori, avendo chiarito il campo e il livello d’azione. Il
      processo ha il suo fulcro in un gruppo di progettazione costituito da persone
      rappresentative delle diverse categorie di attori interessati al progetto. Individuare gli
      attori coinvolti significa soprattutto avere presente la posta in gioco per ciascuno di essi,
      le loro reti di relazione e la loro influenza reciproca.

      Predisporre uno schema concettuale del processo sufficientemente elastico, ma anche
      sufficientemente definito nel far comprendere a tutti i passaggi chiave.
      Verificare a ogni stadio l’efficacia delle tecniche utilizzate e progettare nel dettaglio
      l’organizzazione del lavoro nella fase successiva.

      Preordinare, prima e durante il lavoro, tutti i supporti informativi finalizzati a mettere gli
      attori in condizione di pari opportunità, cioè di condividere una base di conoscenze
      comuni.

      È quindi importante prestare tali attenzioni nell’istruire e nel condurre le diverse fasi nelle
      quali si può articolare un percorso di progettazione partecipata, fasi che sono
      schematizzabili in cinque passaggi fondamentali.




Dr. Salvatore Barresi
Definizione del problema: ciascuno dei membri di un gruppo di progettazione parte da
          una propria idea di risultato; lavorare collettivamente significa far interagire queste idee
          e immagini, scomporre i problemi slegandoli dalle soluzioni precostituite.

          Nel momento in cui si è collettivamente in grado di definire consensualmente un
          problema è già avvenuto molto del percorso progettuale.
          Definizione delle strategie alternative per trattare il problema: esplorazione delle
          alternative in campo per trattare i problemi in precedenza definiti; in questa fase del
          lavoro si valutano anche in modo strutturato le alternative in termini di costi e di benefici
          offerti.

          Costruzione di accordi su progetti: quali negoziazioni è opportuno compiere fra
          esigenze diverse? Qual è la fattibilità tecnica dell’alternativa sulla quale ci si sta
          orientando?

          Progettazione della fase di realizzazione sperimentale dei progetti: definizione della fase
          di realizzazione, individuazione del percorso che il progetto seguirà per giungere
          all’attuazione e degli attori che debbono essere mobilitati per renderlo realizzabile.

          Analisi dei risultati delle sperimentazioni e proposte di riorientamento o di estensione:
          messa a punto e applicazione di un sistema di valutazione della fase sperimentale del
          progetto e il suo riorientamento sulla scorta delle valutazioni realizzate.

          Naturalmente nella concreta realtà operativa questi passaggi non sempre si compiono
          secondo una sequenza temporale lineare, tuttavia è opportuno che rappresentino il
          riferimento concettuale dell’intero processo progettuale.




Dr. Salvatore Barresi
4. La progettazione partecipata: competenze dei "registi"
                             partecipata:

         In contesti di progettazione partecipata come quelli proposti dalla legge 285/97, si
         supera la definizione di "progettista" per qualificare il conduttore del processo
         "esperto di progettazione partecipata": tutti i soggetti coinvolti nel processo, pur con
         obiettivi e punti di attenzione diversi, sono in qualche modo "progettisti".

         In tale contesto il conduttore si trova quindi a dover mettere in campo competenze
         diverse ed essere:

         "garante della metodologia di progettazione" per realizzare materialmente le
         operazioni previste nei processi partecipati;

         "facilitatore" dei processi comunicativi fra i partecipanti al gruppo di progettazione;

         "mobilitatore" di competenze e "integratore" di risorse.

         Agire da garante della metodologia significa, come ha recentemente illustrato Bezzi
         (1998), avere una "cassetta degli attrezzi scientificamente e professionalmente
         rigorosa" che consenta di fornire al gruppo di progettazione la strumentazione
         corretta e necessaria a realizzare i propri obiettivi o di suggerire la riduzione delle
         proprie aspettative per le difficoltà metodologiche emerse.




Dr. Salvatore Barresi
Allo stesso tempo il conduttore deve mettere in campo competenze di facilitatore dei processi
       comunicativi tali da consentire al gruppo di realizzare i propri obiettivi e di superare gli ostacoli e le
       impasses che spesso emergono come dinamiche di un gruppo di lavoro. Il conduttore si trova
       pertanto a dover esercitare la propria leadership da un lato tenendo presente l’obiettivo "di prodotto"
       (dotare l’intervento di buoni contenuti), dall’altro il fondamentale obiettivo "di processo" costituito
       dall’efficace funzionamento delle relazioni fra i partecipanti (ridurre le conflittualità negative e
       stimolare i conflitti più produttivi, contenere le personalità più aggressive e dare rilievo ai contributi
       meno visibili, e così via).

       Essere mobilitatore di competenze e integratore di risorse implica la capacità di suscitare, produrre e
       mettere in circolazione conoscenze di diverso tipo, provenienti sia dall’ambiente scientifico che dal
       mondo delle pratiche quotidiane.

       Per evitare le trappole e i rischi di manipolazione insiti nei percorsi partecipativi è necessario che
       ipotesi e soluzioni emergano dal gruppo dei partecipanti: il regista deve quindi avere capacità di
       ascolto, essere aperto all’inatteso, disposto a mettere in gioco i propri punti di vista e le proprie attese
       (Schön, 1993), capace di utilizzare le proprie emozioni e il proprio vissuto come risorsa, come
       elementi di conoscenza di ciò che accade da restituire e discutere con il gruppo.

       Si tratta di un ruolo delicato, che richiede sensibilità plurime; non a caso Giusti e Ielasi (1998) lo
       descrivono "all’incrocio dei venti", esposto all’incertezza e alla turbolenza, ai rischi di manipolazione
       o, inconsapevolmente, di automanipolazione, finendo imbrigliato in dinamiche conflittuali fra i
       soggetti in campo.

       Si tratta però anche di un ruolo affascinante e gratificante poiché consente di perseguire
       simultaneamente obiettivi operativi (progettazione di politiche e interventi qualificati) e meta-obiettivi
       di apprendimento per sé e per gli altri attori coinvolti.




Dr. Salvatore Barresi
LABORATORI DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA

        I Laboratori di Progettazione Partecipata sono i “luoghi” nei quali i cittadini
        partecipano alla progettazione di interventi per la vita sociale e economica.

        La Progettazione Partecipata è una metodologia che ha come obiettivo                  il
        coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte legate al futuro dei territori.

        Questo approccio si basa sulla convinzione che la partecipazione attiva dei cittadini -
        - nei processi di pianificazione e progettazione ambientale è un presupposto
        essenziale per realizzare interventi rispondenti alle aspettative e ai bisogni degli
        abitanti.

        I percorsi di Progettazione Partecipata stimolano la capacità di osservare ed analizzare
        gli spazi e contribuiscono a rafforzare il “senso di appartenenza” inteso come
                                                                  appartenenza”,
        integrazione al contesto sociale, culturale ed ambientale del territorio in cui vivono.




Dr. Salvatore Barresi
Dr. Salvatore Barresi
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Fine 3° Modulo




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Formazione Gd L A21 Field Sviluppo Sostenibile

  • 1. Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1 POR CALABRIA 2007/2013 13, 14 e 15 luglio 2010 - Centro Studi Field - Via Pitagora - 88050 Tiriolo (CZ) Dr. Salvatore Barresi
  • 2. SEMINARIO FORMATIVO a cura del Dr. Salvatore Barresi al Gruppo di Lavoro FIELD Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente ASSE III AMBIENTE Linea di Intervento 3.5.1.1 - POR CALABRIA 2007/2013 13 luglio 2010 14 luglio 2010 15 luglio 2010 1° MODULO 2° MODULO 3° MODULO 7 ore 7 ore 6 ore 1. SVILUPPO SOSTENIBILE 1. Le teorie dello sviluppo sostenibile - I 1. La progettazione partecipata: condizione di 2. Certificazioni Ambientali concetti di sviluppo sostenibile e le efficacia 3. Registrazione EMAS dimensioni della sostenibilità 2. La progettazione partecipata: pregi e rischi 4. EMAS 2: Certificazione ambientale di a. Le tre dimensioni della sostenibilità 3. La progettazione partecipata: questioni di territorio b. Sostenibilità a livello ambientale metodo 5. Certificazione di prodotto: ECOLABEL c. Lo sviluppo socialmente sostenibile 4. La progettazione partecipata: competenze 6. Cos'è la contabilità ambientale d. Lo sviluppo economicamente dei "registi" 7. Metodo CLEAR sostenibile 5. I Laboratori di Progettazione Partecipata e. I principi base dello "sviluppo sostenibile" 2. LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013 - OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE - L’intervento del FESR nelle politiche regionali per lo sviluppo sostenibile Dr. Salvatore Barresi
  • 3. SVILUPPO SOSTENIBILE Lo sfruttamento incondizionato delle risorse ambientali, l'immissione di sostanze xenobiotiche in natura e l'inquinamento conseguente allo sviluppo delle attività umane, hanno determinato pesanti ripercussioni sull'ambiente. Gli effetti negativi, che si sono manifestati sempre più frequentemente con incidenza anche sullo sviluppo economico e sociale, e l'incremento delle calamità naturali, derivanti dall'impatto antropico, hanno portato alla necessità di affrontare le problematiche ambientali e il rapporto con lo sviluppo economico fin dagli anni 60-70 attraverso una serie di conferenze e congressi internazionali, giungendo alla definizione del concetto di sviluppo sostenibile. Si intende per "sviluppo sostenibile quello in grado di soddisfare le esigenze del presente senza sviluppo sostenibile" compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le loro esigenze. Lo sviluppo economico deve essere pertanto sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale: nel primo caso si parla di SOSTENIBILITA' INTERGENERAZIONALE in quanto la sostenibilità ambientale è il INTERGENERAZIONALE, requisito per la libertà di scelte delle generazioni future che dipende dall'integrità ambientale; nel secondo caso si parla di SOSTENIBILITA' INTRAGENERAZIONALE i cui requisiti si basano sul principio di pari opportunità e libertà di accesso al mercato (è ovvio che la povertà costituisce un forte limite per la libertà di scelta). Lo sviluppo è sostenibile solo quando si tiene conto e si soddisfano le esigenze sia economiche, sociali ed ambientali. Negli altri casi si parla di sviluppo sviluppo: •realizzabile quando lo sviluppo economico è compatibile con le capacità dell'ambiente; realizzabile •vivibile quando sono rispettate le esigenze sociali e l'integrità ambientale; vivibile •equo quando lo sviluppo coinvolge equamente tutte le classi sociali. equo Dr. Salvatore Barresi
  • 4. Certificazioni Ambientali ISO 14000 ed EMAS La norma ISO 14001:2004 e il regolamento Emas II sono due standard di riferimento nelle certificazioni ambientali per le organizzazioni che intendono conseguire una migliore gestione ed efficienza ambientale. Sono entrambi strumenti volontari che rappresentano uno dei principali mezzi per contribuire tramite la responsabilizzazione delle imprese ed allo sviluppo sostenibile delle attività produttive. Tra le due norme, UNI EN ISO 14001:2004 ed il Regolamento CEE n. 761/2001 (EMAS II), le differenze sono soprattutto a livello "costituzionale": EMAS è più rigoroso nella gestione ambientale, prevede infatti Vantaggi delle certificazioni ambientali I principali vantaggi delle certificazioni ambientali non riguardano soltanto il miglioramento della gestione degli aspetti ambientali connessi all'attività ma anche i rapporti con le altre imprese: •ottimizzazione nell'uso delle risorse e del'energia •migliore immagine dell'azienda sul mercato •maggior valore dell'azienda Dr. Salvatore Barresi
  • 5. Registrazione EMAS L’applicazione del Regolamento EMAS n° 761/2001 viene attuato da tutte le Aziende che intendono migliorare le proprie prestazioni ambientali complessive. Il sistema EMAS consiste nel predisporre una dichiarazione ambientale dalla quale scaturisca in maniera chiara il miglioramento delle prestazioni ambientali raggiunte dall’Azienda, nonché il sistema di monitoraggio attraverso gli audit. La dichiarazione ambientale deve essere resa pubblica per il tramite di qualsivoglia sistema, poiché è una reale garanzia, per clienti, fornitori, dipendenti, enti pubblici, circa l’adozione da parte dell’impresa di una corretta politica ambientale. Dr. Salvatore Barresi
  • 6. EMAS 2: Certificazione ambientale di territorio EMAS 2 (Eco-Management and Audit Schema 2) è un sistema di certificazione per il territorio previsto dal Regolamento CEE n. 761/2001, che incentiva le imprese ad attuare volontariamente interventi di miglioramento delle proprie prestazioni ambientali, grazie ai quali si può ottenere una registrazione rilasciata dal Comitato EMAS nazionale. Nato nel 2001 dalla revisione di un precedente Regolamento, che si rivolgeva solo alle singole organizzazioni, EMAS 2 permette una registrazione per aree produttive omogenee (distretti industriali o porzioni di territorio definite). Sviluppare il sistema a livello di un'area industriale implica una condivisione di risorse ed esperienze pubbliche e private con cui affrontare in modo unitario i problemi ambientali. Le organizzazioni che operano nei territori certificabili possono scegliere di migliorare la propria efficienza ambientale, ridurre costi e sprechi, e aderire ad EMAS anche individualmente. La certificazione implica un impegnativo percorso di riorganizzazione interna, articolato in diverse fasi standard: •l'analisi ambientale iniziale •il programma ambientale •il sistema di gestione ambientale •l'auditing, la dichiarazione ambientale •la convalida del percorso svolto da parte di un verificatore accreditato •la registrazione. Vantaggi della certificazione EMAS 2 individua aree di eccellenza ambientale che divengono un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo. Le organizzazioni, e in particolar modo le imprese che si trovano su queste aree, hanno uno speciale supporto nel percorso da intraprendere per ottenere singolarmente la certificazione ambientale EMAS, e possono godere di una riduzione dei costi e degli adempimenti burocratici che la accompagnano. Le imprese che ottengono questa certificazione si giovano di: •una riduzione dei loro costi dovuta ad una più efficace gestione dell'energia e delle materie prime; •una migliore gestione dei rischi ambientali; •una riduzione delle polizze assicurative per danno ambientale; •la massima conformità con la normativa ambientale; •migliori rapporti con dipendenti, clienti, autorità locali, autorità di controllo; •maggiori garanzie di accesso ai finanziamenti per le piccole imprese; •un impiego del logo EMAS quale efficace strumento di marketing; •un miglioramento dell'immagine aziendale; •una maggiore competitività sui mercati. Dr. Salvatore Barresi
  • 8. Certificazione di prodotto: ECOLABEL Marchio L'Ecolabel (Regolamento CE n. 1980/2000) è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul mercato, mantenendo comunque elevati standard prestazionali. Infatti, l'etichetta attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita. Il marchio Ecolabel, il cui logo è rappresentato da un fiore (la margherita), è uno strumento volontario, selettivo e con diffusione a livello Europeo. Strumento volontario La richiesta del marchio Ecolabel è del tutto volontaria. I fabbricanti, gli importatori o i distributori possono richiedere l'Ecolabel, una volta verificato il rispetto dei criteri da parte dei prodotti. Strumento selettivo L'etichetta ecologica è un attestato di eccellenza, pertanto viene concessa solo a quei prodotti che hanno un ridotto impatto ambientale. I criteri ecologici e prestazionali sono messi a punto in modo tale da permettere l'ottenimento dell'Ecolabel solo da parte di quei prodotti che abbiano raggiunto l'eccellenza ambientale. I criteri vengono revisionati e resi più restrittivi, quando se ne verifichi la necessità, in modo da premiare sempre l'eccellenza e favorire il miglioramento continuo della qualità ambientale dei prodotti. Strumento con diffusione a livello europeo Forza dell'Ecolabel Europeo è proprio la sua dimensione europea. Il marchio può essere usato nei 25 Stati Membri dell'Unione Europea così come in Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Dr. Salvatore Barresi
  • 10. Cos'è la contabilità ambientale La contabilità ambientale degli enti pubblici è un sistema contabile parallelo alla rendicontazione economica e finanziaria, riguardante nello specifico le tematiche ambientali di competenza diretta ed indiretta dell’Ente. Questa nuova procedura nasce dalla necessità di riformare i sistemi di definizione e controllo delle strategie pubbliche con procedimenti adeguati a misurare la sostenibilità dello sviluppo del territorio, ossia capaci di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni politiche. La contabilità ambientale è infatti uno strumento sviluppato per rileggere e interpretare le attività ambientali dell’ente e migliorare le politiche in direzione della sostenibilità. La redazione del bilancio ambientale consente di monitorare lo stato dell’ambiente e di valutare concretamente le conseguenze ambientali (positive o negative) delle principali attività dei Comuni e delle Province. La contabilità ambientale rappresenta anche un mezzo di comunicazione con la comunità locale. Con il bilancio verde sono esplicitati i contenuti ambientali delle diverse politiche e, in questo modo, si comunicano alla collettività i risultati ottenuti dalla pubblica amministrazione in questo campo, a fronte degli impegni assunti e pattuiti con comunità stessa. La contabilità ambientale comprende una parte economica ed una fisica. I conti economici valutano le risorse naturali e le interazioni uomo/ambiente utilizzando come unità di misura la moneta. Si basano sulla classificazione delle spese di un ente in relazione all'impatto sull'ambiente. La parte fisica definisce lo stato dell’ambiente, attraverso la quantificazione delle risorse naturali disponibili e il grado di utilizzo da parte dell'uomo. Richiede l’impiego di indicatori ambientali e di sostenibilità, quali, ad esempio, gli ICE (Indicatori Comuni Europei per la sostenibilità urbana) o i metodi di calcolo dei consumi umani di risorse naturali (per esempio l'impronta ecologica o analisi dei consumi energetici). Dr. Salvatore Barresi
  • 11. Metodo CLEAR Il Metodo CLEAR (City and Local Environmental Accounting and Reporting) è stato definito attraverso il lavoro coordinato di 18 partner (Comuni e Province del nostro Paese insieme alla Regione Emilia Romagna e all'associazione internazionale Les Eco Maires) nell’ambito del progetto CLEAR Life ed è stato studiato per attuare la contabilità ambientale a livello di Province e Comuni. Questo metodo propone una struttura contabile organizzata su due livelli di rendicontazione. Il primo livello è rappresentato dalle Aree di competenza, definite sulla base delle competenze ambientale che la legge attribuisce all’Ente. Esse rappresentano i grandi temi rispetto ai quali rendere conto attraverso il bilancio ambientale e si diversificano a seconda dell’ente di riferimento (Provincia o Comune) perché diverse sono le competenze stesse. Dr. Salvatore Barresi
  • 12. Per le amministrazioni comunali sono individuate otto Aree di Competenza: 1. VERDE URBANO E TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ 2. MOBILITÀ SOSTENIBILE 3. SVILUPPO URBANO 4. RISORSE IDRICHE 5. RIFIUTI 6. RISORSE ENERGETICHE 7. INFORMAZIONE, PARTECIPAZIONE, INNOVAZIONE 8. ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI Le competenze delle Province definiscono invece 10 Macroaree: 1. AMBIENTE NATURALE 2. RISORSE IDRICHE 3. ATMOSFERA, ENERGIA, RUMORE, ELETTROMAGNETISMO 4. TERRITORIO E USO DEL SUOLO 5. ATTIVITÀ PRODUTTIVE 6. TRASPORTI E VIABILITÀ 7. RIFIUTI 8. INFORMAZIONE, EDUCAZIONE, FORMAZIONE E PARTECIPAZIONE 9. GESTIONE AMBIENTALE INTERNA 10. ALTRI IMPEGNI AMBIENTALI Dr. Salvatore Barresi
  • 13. All’interno di ciascuna Area di competenza sono individuati gli Ambiti di rendicontazione. Questo secondo livello serve a specificare più nel dettaglio le attività dell’ente e rispecchiano le scelte in campo ambientale dell’Amministrazione in carica. Per ogni Ambito di rendicontazione sono riportati: 1. le politiche ambientali, gli interventi e le attività dell’Ente; 2. gli indicatori fisici, per misurare gli impatti ambientali di tali politiche, interventi e attività; 3. le spese ambientali, ossia le spese sostenute per attività di prevenzione, riduzione, eliminazione e monitoraggio dell’inquinamento, ripristino ambientale e gestione sostenibile del territorio. Il Metodo CLEAR prevede la produzione di due report (“Bilancio Ambientale di Previsione” e “Conto Consuntivo Ambientale”), che devono seguire l’iter di approvazione dei bilanci preventivi e dei conti consuntivi economico-finanziari dell’Ente. Il Bilancio ambientale di previsione costituisce il punto di partenza per la redazione del consuntivo, che a sua rappresenta il punto di partenza per la redazione del Bilancio di previsione dell’anno successivo. Il Bilancio di previsione contiene l’esplicitazione degli impegni strategici (di medio-lungo termine), degli obiettivi dell’anno, indica le risorse finanziarie e i target quantitativi riguardanti gli aspetti ambientali. Il Bilancio consuntivo costituisce la verifica a posteriori dell’attuazione di quanto dichiarato, della spesa ambientale effettivamente realizzata e degli effetti conseguenti, misurati dagli indicatori. Inoltre contiene il confronto dei target indicati nel bilancio di previsione con i dati rilevati a consuntivo per verificare l’efficacia delle politiche. Dr. Salvatore Barresi
  • 14. Fine 1° Modulo Dr. Salvatore Barresi
  • 15. Le teorie dello sviluppo sostenibile I concetti di sviluppo sostenibile e le dimensioni della sostenibilità 1. Le tre dimensioni della sostenibilità 2. Sostenibilità a livello ambientale 3. Lo sviluppo socialmente sostenibile 4. Lo sviluppo economicamente sostenibile 5. I principi base dello "sviluppo sostenibile" Dr. Salvatore Barresi
  • 16. Descrizione Il concetto di sviluppo sostenibile è basato sul contenimento della crescita demografica, sulla sconfitta della povertà, sul recupero delle diseguaglianze nella ricchezza, sulla riduzione dei flussi materiali nell'agricoltura e nell'industria, sul ripristino della qualità dell'aria, dell'acqua e del suolo, sul cambiamento del modello di produzione che produce rifiuti ed inquina, sul cambiamento delle abitudini dei consumatori, sulla valorizzazione delle diversità biologiche e culturali. Le più conosciute DEFINIZIONI di sviluppo sostenibile: •"mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi" (World conservation strategy-1980); •"sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze" (WCED-1987); •"miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base" (UNEP-1992); •"sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi" (ICLEI 1994). Tra queste definizioni la più nota è quella definita nel 1987 dalla WCED. La prima parte della definizione (la soddisfazione dei bisogni della generazione attuale) include, in modo indissociabile, tanto esigenze di sviluppo economico (la produzione e la distribuzione di ricchezze, le opportunità di lavoro) quanto esigenze di ordine sociale, culturale, politico (da quelle relative all'abitazione e ai servizi, sino a quelle riguardanti l'istruzione e la partecipazione democratica). Al tempo stesso, la seconda parte (la garanzia della possibilità di soddisfare i bisogni di generazioni future") comporta l'avvio di interventi per la riduzione del consumo di risorse non riproducibili, e per la loro sostituzione con risorse riproducibili, come pure il controllo dell'inquinamento. Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, è un modo nuovo di pensare la vita e la politica, è un tipo di crescita economica durevole in armonia con la natura, è la ripresa dei concetti di giustizia, opportunità ed eguaglianza tra gli uomini. Dr. Salvatore Barresi
  • 17. Le tre dimensioni della sostenibilità •dimensione ecologica: riproducibilità delle risorse; •dimensione economica: efficienza, crescita; •dimensione sociale: equità. L'ecologia ha come paradigma principale la stabilità (la garanzia della conservazione della sopravvivenza degli ecosistemi). L'economia ha come paradigma la crescita (la stagnazione e il sottosviluppo non sono considerati compatibili con la sopravvivenza dei sistemi economici e con il benessere degli uomini). Le scienze sociali hanno come paradigma l'uguaglianza (combattere contro le iniquità e i conflitti causati dai privilegi e dai differenziali tra sessi, età, gruppi, razze e paesi). In definitiva, ognuno degli elementi del concetto di sviluppo sostenibile (attenzione per i bisogni presenti e attenzione per le future generazioni) può essere visto dai diversi tre aspetti: ambientali, sociali ed economici. Dr. Salvatore Barresi
  • 18. Sostenibilità a livello ambientale Significa conservare il capitale naturale. E’ importante riconoscere che l’ambiente pone limiti ad alcune attività umane, cioè che in alcuni casi non è possibile "barattare" risorse ambientali o danni arrecati all’ambiente in cambio di altri vantaggi o benefici potenziali. E’ di importanza fondamentale per il benessere umano che l’ambiente continui a fornire risorse, ad assorbire rifiuti e a provvedere alle funzioni di base di "supporto della vita", quali il mantenimento della temperatura e la protezione contro le radiazioni. Nessuna combinazione di benefici può compensare la perdita di un’aria sufficientemente pulita da respirare, di abbastanza acqua da bere, di suoli e climi che ci consentano di provvedere al nostro fabbisogno alimentare. Lo sviluppo socialmente sostenibile E' quello che mantiene la coesione di una società e la sua capacità di sostenere i suoi membri nel collaborare insieme per raggiungere obiettivi comuni, parallelamente al soddisfacimento dei bisogni individuali di salute e benessere, di un’adeguata nutrizione e riparo, di espressione e identità culturale e di impegno politico. Lo sviluppo economicamente sostenibile E' inteso come sviluppo per il quale il progresso verso la sostenibilità sociale e ambientale si realizza attraverso risorse economiche disponibili. Dr. Salvatore Barresi
  • 19. I principi base dello "sviluppo sostenibile" •Il principio di Equità : assicura la giusta ripartizione degli oneri e dei benefici di ogni politica ed in ogni settore nel tempo e nello spazio. •L'ambiente appartiene a tutti e tutti devono poter godere equamente delle sue risorse per una migliore qualità della vita. I problemi ambientali affliggono soprattutto i poveri, che sono meno in grado di affrontarli. Il benessere consente alle persone di consumare più beni, viaggiare di più, vivere in abitazioni più grandi,…con un conseguente maggiore consumo di energia e risorse naturali e un aumento della produzione di rifiuti; i ricchi inoltre possono permettersi di ignorare le implicazioni ambientali delle loro azioni oppure mettersi al riparo dalle loro conseguenze. •L'ingiusta distribuzione della ricchezza è quindi causa di comportamenti non sostenibili e rende più difficile il cambiamento. •Il principio Precauzionale: significa che le attività umane non devono oltrepassare i limiti imposti dall'ambiente naturale. •Occorrono quindi processi politici volti a gestire - cioè ridurre e riorientare - le esigenze, piuttosto che a soddisfarle, oppure a ricercare un compromesso ottimale tra esigenze opposto. Nell'ambito di uno sviluppo sostenibile, le aspirazioni delle società umane di evolversi, progredire e migliorare le condizioni di vita e il benessere devono essere conciliate con questi principi. •Il principio di Sussidiarietà : garantisce la cooperazione di tutte le autorità e delle strutture di governo in favore della sopravvivenza sociale ed ecologica e della difesa dei diritti umani e della salute. Esso impegna gli Stati a cooperare nella promozione dello sviluppo sostenibile, nell'interesse dei singoli Stati e dell'intera comunità internazionale, secondo l'approccio della "responsabilità" comune ma differenziata. Dr. Salvatore Barresi
  • 20. Questi principi comportano conseguenze significative per il nostro modello di sviluppo: 1.per conciliare lo sviluppo con i limiti dell'ambiente dobbiamo scegliere determinati modelli di sviluppo a scapito di altri; 2."efficienza" non significa solo ottimizzare la produzione economica di ciascun essere umano; 3.il vantaggio umano non è necessariamente identico al profitto in termini di economia neoclassica; 4.la quantità di beni va sostituita con la qualità della vita; 5.la sostenibilità ambientale è strettamente legata all'equità sociale. Le caratteristiche fondamentali dello "sviluppo sostenibile" sono: 1.responsabilità: ogni modello di sviluppo è frutto di una scelta fra diverse opzioni di cui siamo responsabili nei confronti della nostra e delle future generazioni; 2.limiti: le risorse naturali non sono illimitate. Esistono equilibri che possono essere irrimediabilmente alterati da modelli inadeguati di produzione e di consumo e da una scorretta politica ambientale; 3.Complessità: ogni scelta deve essere operata tenendo conto dei suoi effetti in una complessità di ambiti tra loro interrelati. In base a queste considerazioni, per realizzare uno sviluppo sostenibile occorre definire indici di sviluppo direttamente correlati alle aspirazioni e alle esigenze umane e alle capacità dell'ambiente, e in un secondo tempo progettare gli strumenti politici per intervenire oculatamente. Dr. Salvatore Barresi
  • 21. 2007- LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013 OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE L’intervento del FESR nelle politiche regionali per lo sviluppo sostenibile Dr. Salvatore Barresi
  • 22. economy Nr Ecosystem Nnr Ecosystem Goods and services services Circular Firms flow Households Natural Wc resources Amenity Factors of production Wp Deposit Dr. Salvatore Barresi
  • 23. Mondo vuoto calore Sole Ecosistema Linear throughput Beni e servizi Wc Nr imprese consumatori Wp Nnr Fattori di produzione recupero N=W Dr. Salvatore Barresi
  • 25. La crescita economica sarà possibile solo se si avrà un aumento complessivo della efficienza ecologica-economica. ecologica- (Eee), ovvero del rapporto fra i servizi da capitale fabbricato Eee dall'uomo e perdita di servizi da capitale naturale. In altre parole occorre che il benessere generato dall’attività economica non comporti costi ambientali superiori. Tali costi sono la perdita di capacità di sostegno da parte dell’ambiente, sia per quanto riguarda l’attività economica sia, più in generale, la presenza dell’uomo sulla terra. Dr. Salvatore Barresi
  • 26. La crescita economica significherà maggiore benessere se non causerà un peggioramento delle condizioni sociali (ad esempio precarizzazione, minori garanzie o servizi sociali, minori opportunità, aumento delle ineguaglianze etc.) Cfr. Carta dei principi per lo sviluppo sostenibile Dr. Salvatore Barresi
  • 27. La proposta di disposizioni generali sull’utilizzo dei fondi strutturali conferma come l’azione condotta nell’ambito dei Fondi integra, a livello nazionale e regionale, le priorità comunitarie a favore di uno sviluppo sostenibile, rafforzando la crescita, la competitività e l'occupazione, l’inserimento sociale nonché la tutela e la qualità dell’ambiente. In tale contesto l’obiettivo “Competitività regionale e occupazione” punta, al di fuori delle regioni in convergenza, a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni nonché l’occupazione anticipando i cambiamenti socioeconomici, inclusi quelli connessi all’apertura degli scambi, mediante l'innovazione e la promozione della società basata sulla conoscenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente nonché il potenziamento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro che favoriscano l’inserimento. Dr. Salvatore Barresi
  • 28. 1) Innovazione ed economia della conoscenza, tramite un sostegno alla progettazione e attuazione di strategie regionali innovative che favoriscano lo sviluppo di sistemi regionali di innovazione efficaci, 2) ambiente e prevenzione dei rischi 3) accesso, al di fuori dei grandi centri urbani, ai servizi di trasporto e telecomunicazioni di interesse economico generale Dr. Salvatore Barresi
  • 29. Quattro principali conclusioni Negli ultimi 50 anni, l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente ed estensivamente rispetto ogni altro periodo della storia dell’uomo Ciò è dovuto in gran dell’uomo.. parte alla crescente domanda di cibo, acqua potabile, legno, fibre e combustibili. Il risultato è una sostanziale ed in parte irreversibile perdita di diversità della vita sulla terra. Tali modifiche agli ecosistemi hanno contribuito ad un sostanziale guadagno in termini di benessere e sviluppo economico ma tali guadagni sono stati raggiunti a costi crescenti economico, sottola forma di degrado di molti servizi forniti dall’ecosistema, rischi crescenti di cambi dall’ecosistema, non lineari, e l’esasperazione della povertà per determinate popolazioni. Tali problemi, se lineari, problemi, affrettati, non adeguatamente affrettati, diminuiranno sostanzialmente i benefici che le future generazioni potranno ottenere dagli ecosistemi. ecosistemi. Il degrado degli ecosistemi potrebbe crescere significativamente durante la prima metà di questo secolo ed è una barriera al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione del Millennio La sfida per invertire il processo del degrado degli ecosistemi riuscendo a soddisfare la crescente domanda di loro servizi può essere parzialmente raccolta ma queste comportano mutamenti significativi nelle politiche, istituzioni e pratiche, che al momento non si scorgono. Molte opzioni esistono per conservare o migliorare specifici servizi degli ecosistemi in modo da ridurre i trade-off negativi o offrano sinergie con altri servizi ecosistemici. Dr. Salvatore Barresi
  • 30. •i cambiamenti climatici e l'energia pulita •le minacce alla salute pubblica che continuano a crescere dal 2001, •la povertà e l'esclusione sociale che sono problemi crescenti nell'Unione europea, •l'invecchiamento della società che sfida i sistemi di protezione sociale, •la biodiversità e la gestione delle risorse naturali che continua ad essere un problema, •la crescita nel settore dei trasporti che indebolisce gli sforzi per il de-coupling della crescita dei trasporti da quella del Pil •la globalizzazione con i suoi impatti negativi sull'ambiente e la società, •gli obiettivi della dichiarazione del Millennio che sono ben lontani dall'essere raggiunti. Dr. Salvatore Barresi
  • 32. Regioni Aree della strategia Cambiamenti Natura e Ambiente, salute Uso e gestione Totale (%) climatici (%) biodiversità (%) e qualità della delle riserve vita (%) naturali e dei rifiuti (%) Abruzzo 0 11,45 3,04 7,34 21,83 Bolzano 0 0,74 2,22 0 2,96 Emilia Romagna 0 9,9 1,5 11,2 22,6 Friuli Venezia 5,39 6,80 4,31 0 16,5 Giulia Lazio 1,16 10,12 2,96 11,49 25,73 Liguria 2,3 6,89 0 6,62 15,81 Lombardia 3,59 3,09 1,65 6,24 14,57 Marche 1,49 0 3,22 16,87 21,58 Piemonte 0 2,04 0 14,8 16,12 Toscana 2,13 3,18 1,39 9,87 16,57 Trento 9,0 4,55 6,83 4,0 24,38 Umbria 0 2,89 0,63 6,77 10,29 Val d’Aosta 0 5,89 0 0 5,89 Veneto 3,20 3,26 3,26 5,73 15,45 *la percentuale si riferisce al totale della misura “Interventi di riqualificazione locale effettuata da soggetti pubblici” Dr. Salvatore Barresi
  • 33. Le percentuali più alte si riferiscono ad interventi sulla natura e la biodiversità e l’uso e gestione delle riserve naturali e dei rifiuti In particolare la Regione Marche rifiuti: ha impiegato il 17% delle somme a disposizione per interventi di varia natura sul ciclo delle acque e dei rifiuti, mentre l’Abruzzo quasi il 12% per interventi di difesa suolo, recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale, promozione del marketing turistico-culturale e ai regimi di aiuto a sostegno della microimprenditorialità in aree protette. Nell’area dei cambiamenti climatici gli interventi regionali si sono concentrati sulla promozione delle risorse rinnovabili. Dr. Salvatore Barresi
  • 34. •non esiste un via generale un quadro di riferimento programmatico strategico, articolato nella dimensione regionale locale, per lo sviluppo sostenibile. I meccanismi di accesso alle risorse non sono quindi immediatamente riferibili ad un disegno di carattere generale e scontano livelli di attenzione ed efficacia che variano nei territori regionali interessati; •poche le risorse a disposizione nella governance per lo sviluppo sostenibile; poche sostenibile •le autorità ambientali risultano formalmente quasi sempre coinvolte, ma la mancanza di risorse umane e finanziarie rende non sempre efficace il proprio intervento; •i meccanismi di valutazione con riferimento agli indicatori strutturali non sembrano essere in grado di fornire appropriati meccanismi di feedback per orientare gli interventi; •mentre le risorse finanziarie direttamente destinate sul pilastro ambientale sono riconoscibili, anche se non particolarmente elevate, non sono sempre adeguatamente riconoscibili nella loro efficacia le procedure per garantire l’integrazione ambientale risorse. nell’utilizzo delle altre risorse. Dr. Salvatore Barresi
  • 35. La novità sostanziale che la strategia europea di sviluppo sostenibile ha introdotto nel sistema comunitario, assumendo il ruolo di riferimento complessivo, obiettivo sovra ordinato per tutte le politiche comunitarie – lo sviluppo sostenibile è un concetto sovraordinato che puntella tutte le politiche, azioni e strategie dell’Unione e richiede che le politiche economiche, ambientali e sociali siano definite ed attuate rinforzandosi reciprocamente [1], non è stata interamente colta. Essa necessita per affermarsi di nuove modalità di programmazione e gestione e di una profonda riconsiderazione degli esistenti strumenti di pianificazione settoriale. territoriale e settoriale. [1] Communication from the Commission, The 2005 Review of the EU Sustainable Development Strategy: Initial Stocktaking and Future Orientations, Brussels, 2005, par. 1 Dr. Salvatore Barresi
  • 36. Il quadro di riferimento strategico nazionale che gli Stati membri debbono presentare, secondo quanto previsto dalla proposta di regolamento [1], è il documento che garantisce la coerenza dell’aiuto strutturale della Comunità con gli orientamenti strategici comunitari e che identifica il collegamento delle priorità comunitarie con quelle nazionali e regionali (al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile) nonché col piano nazionale per l’occupazione. Tale documento diventa quindi il riferimento per la programmazione regionale e nella sua definizione dovrà assicurare coerenza alla esistente pianificazione strategica nazionale. In assenza di ciò l’esercizio di programmazione riferibile ai nazionale. fondi strutturali rischia di risultare estemporaneo e formale non cambiando l’esistente natura dei processi decisionali. Tale esercizio di razionalizzazione - riorganizzazione deve interessare anche la dimensione locale. [1] Proposta di Regolamento del Consiglio recante Disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, 2004, Bruxelles, art. 25 Dr. Salvatore Barresi
  • 37. In definitiva occorre mirare ad un sistema di pianificazione/ programmazione con gerarchie che partano dal livello nazionale e si proiettino verso gli enti locali avviando un processo interattivo e sussidiario. Va riconsiderato il rapporto fra le sussidiario. esistenti politiche di pianificazione territoriale e settoriale e la sostenibilità, ove l’efficacia del sistema necessita della costruzione di un quadro generale a cui riferirsi. territoriali, Strategie di sviluppo sostenibile definite coerentemente ai diversi livelli territoriali attraverso la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni, in rappresentanza delle diverse istanze presenti nella società, potranno garantire tale funzione di orientamento Modalità di controllo, attraverso meccanismi di orientamento. feedback, dovranno assicurare l’adattabilità degli scenari di riferimento alle evoluzioni in atto e l’aggiornamento, attraverso la discussione, di misure, azioni e priorità. Apposite strutture presso le autorità ambientali (ad esempio forum aperti ai soggetti interessati ed al pubblico) in collaborazione con i responsabili delle politiche economiche e sociali, potranno seguire il processo di attuazione delle strategie e la coerenza dei vari segmenti di pianificazione e programmazione. Dr. Salvatore Barresi
  • 38. La coerenza ed il contributo gli obiettivi della strategia dovrà essere il requisito necessario per le decisioni pubbliche di intervento diretto o per accedere ai fondi pubblici, siano essi nazionali o comunitari. Dr. Salvatore Barresi
  • 39. La valutazione ambientale strategica e la valutazione d’impatto ambientale dovranno riferirsi al livello strategico pertinente. Motivo centrale dell’analisi sarà la valutazione della coerenza ed il contributo alla realizzazione degli obiettivi/azioni di livello superiore. Tale analisi potrà essere condotta attraverso l’utilizzo sistematico del c.d. Test di sostenibilità, sia per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione/programmazione, che i singoli progetti, garantendo in tali processi decisionali completa ed effettiva informazione e partecipazione del pubblico. La valutazione andrà così saldamente ancorata al quadro di riferimento complessivo, definito ai diversi livelli territoriali (nazionale, regionale, locale), a cui essere resa coerente e funzionale riducendo significativamente la discrezionalità funzionale, che oggi caratterizza l’applicazione con il conseguente contenzioso comunitario ed amministrativo. Dr. Salvatore Barresi
  • 40. Il processo di valutazione nella sua interezza dovrà anche assicurare che piani e progetti riducano il flusso di materia ed energia che attraversa il sistema economico e la connessa produzione di rifiuti. Dr. Salvatore Barresi
  • 41. Il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità individuali, presupposti necessari per la crescita della competitività e dell’occupazione, non possono essere considerati come la necessità di mantenere lo status-quo fra status- i tre settori, economico, sociale ed ambientale, ma debbono riferirsi ad una realtà in movimento, che deve essere compresa e ricondotta ove necessario, all’osservanza delle ricondotta, regole della sostenibilità. Dr. Salvatore Barresi
  • 42. la profonda revisione della governance delle politiche di sostenibilità richiede interventi sui processi decisionali sulle decisionali, procedure di valutazione e gestione, l’apertura alla piena pubblico. informazione e partecipazione del pubblico Tutto ciò non sarà possibile in mancanza di un sostanziale rafforzamento delle istituzioni che per competenza ed esperienza sono più vicine ai temi della sostenibilità. Dr. Salvatore Barresi
  • 43. La necessaria riorganizzazione deve tenere conto dell’opportunità di trasformazioni graduali e quindi nell’immediato dell’utilizzo dell’esistente, con il rafforzamento e il pieno coinvolgimento delle autorità ambientali nella programmazione 2007-2013 e puntare nel 2007-2013, medio periodo ad un’innovazione profonda degli assetti burocratico - istituzionali, assicurando che l'applicazione del principio di sussidiarietà, a tutti i livelli, garantisca reale coerenza gestionale, nel rispetto dell'autonomia di tutti gli attori, nella definizione ed attuazione delle politiche di sostenibilità. Dr. Salvatore Barresi
  • 44. Fine 2° Modulo Dr. Salvatore Barresi
  • 45. 1. La progettazione partecipata: condizione di efficacia Uno dei principi caratterizzanti dello sviluppo sostenibile è l’idea di un vasto coinvolgimento di attori nel processo di progettazione. Sollecitando il coinvolgimento di un numero ampio di soggetti che operano nelle comunità locali - ente pubblico, Asl, scuola, tribunale, privato sociale, volontariato e così via - di fatto invita a creare gruppi di progettazione partecipata per la costruzione dei piani territoriali. La progettazione partecipata è da considerare una specifica modalità tecnica per la trattazione di problemi e la costruzione di progetti adeguata alle finalità della legge. Si tratta, infatti, di uno stile di intervento capace di coinvolgere attivamente un vasto numero di attori che, integrandosi reciprocamente, possono fornire una maggiore ricchezza e qualità alla progettazione. La progettazione partecipata è inoltre un viaggio comune attraverso i diversi aspetti di una situazione problematica di notevole complessità, fino alla convergenza su intendimenti e rappresentazioni condivise e vagliate attraverso i diversi apporti: altre esperienze, vissuto dei protagonisti, conoscenze tecnico- scientifiche (Balducci, 1995). Vale la pena sottolineare che lo stile della progettazione partecipata segna oggi una significativa differenza rispetto alle esperienze - pur importanti, ma datate - di carattere più ideologico: l’argomento principale che porta ad adottare uno stile connotato dal coinvolgimento nel processo di conoscenza e decisione di un ampio spettro di soggetti consiste nella sua maggiore efficacia (intesa come migliore adeguatezza al sistema complessivo dei bisogni) rispetto al tradizionale atteggiamento top down. Ovviamente per conseguire questo obiettivo la partecipazione non può essere formale o rituale, ma deve essere reale conferimento di potere decisionale, nelle attività di progettazione, ai soggetti coinvolti. Dr. Salvatore Barresi
  • 46. 2. La progettazione partecipata: pregi e rischi La partecipazione serve dunque a migliorare le prestazioni del processo progettuale. I vantaggi della progettazione partecipata, rispetto ad altri approcci, si possono riassumere nell’effetto di miglioramento dell’efficacia dovuto a una maggiore vicinanza - tendente alla coincidenza - fra utenti delle politiche e decisori. Tale vicinanza aumenta le possibilità di costruire ipotesi di lavoro e percorsi progettuali più "veri", maggiormente adeguati alla domanda espressa dagli utenti. Alcuni elementi di valore di questo approccio sono messi in luce da Balducci (1995), secondo il quale la partecipazione: •è la strada opportuna per favorire l’innovazione attraverso l’interazione fra diverse competenze; •è una sfida al professionismo specialistico concepito in termini di separazione rigida fra chi progetta e chi è oggetto di intervento; •consente di trattare in modo integrato diverse dimensioni di analisi; •sviluppa nei partecipanti senso di appartenenza al percorso di progettazione. A tali pregi va aggiunto il fatto che la partecipazione consente di riconoscere il significato della valutazione all’interno di percorsi progettuali e pertanto consente di utilizzare efficacemente i risultati della valutazione per migliorare la qualità degli interventi. Un altro rilevante vantaggio è la propensione della progettazione partecipata a favorire l’integrazione di conoscenze e competenze diverse, laiche e professionali. Il coinvolgimento di soggetti portatori di capacità ed esperienze diversificate tende a costruire risposte originali e creative ai bisogni piuttosto che replicare modelli standardizzati (generalmente inefficaci nel trattamento di problemi complessi e delicati, sfuggenti a una definizione di routine). Dr. Salvatore Barresi
  • 47. Esistono però anche alcuni rischi, o trappole, che l’applicazione della partecipazione ai processi di progettazione può comportare. Due trappole di carattere generale sono illustrate da Fareri (1999): •la partecipazione "piace", ma non basta mettere i soggetti attorno a un tavolo perché si produca magicamente una buona progettazione; •la partecipazione può essere facilmente manipolata, e strumentalizzata, a favore degli interessi specifici e impliciti dei soggetti più potenti di un setting partecipativo. Un contesto partecipativo è normalmente caratterizzato dalla presenza di interessi specifici e da un’ineguale distribuzione di potere e di conoscenze. Se ben condotto, il processo che scaturisce da tale contesto può corrispondere a un percorso di costruzione positiva del consenso che rimette in gioco e ridiscute profondamente gli interessi e i valori portati da ciascun partecipante. In una situazione così fluida il rischio "tecnico" è quello di accettare una visione "neutrale" del processo, mentre il rischio "politico" è quello di enfatizzare la partecipazione per presentare come condivise decisioni in realtà già prese altrove. Dr. Salvatore Barresi
  • 48. 3. La progettazione partecipata: questioni di metodo partecipata: Poste queste premesse, appare evidente che un’efficace progettazione partecipata debba essere affrontata con molta attenzione sul piano metodologico per controllare i rischi di spontaneismo e manipolazione insiti nella partecipazione. In particolare, è importante mantenere vive alcune attenzioni. Identificare correttamente gli attori, avendo chiarito il campo e il livello d’azione. Il processo ha il suo fulcro in un gruppo di progettazione costituito da persone rappresentative delle diverse categorie di attori interessati al progetto. Individuare gli attori coinvolti significa soprattutto avere presente la posta in gioco per ciascuno di essi, le loro reti di relazione e la loro influenza reciproca. Predisporre uno schema concettuale del processo sufficientemente elastico, ma anche sufficientemente definito nel far comprendere a tutti i passaggi chiave. Verificare a ogni stadio l’efficacia delle tecniche utilizzate e progettare nel dettaglio l’organizzazione del lavoro nella fase successiva. Preordinare, prima e durante il lavoro, tutti i supporti informativi finalizzati a mettere gli attori in condizione di pari opportunità, cioè di condividere una base di conoscenze comuni. È quindi importante prestare tali attenzioni nell’istruire e nel condurre le diverse fasi nelle quali si può articolare un percorso di progettazione partecipata, fasi che sono schematizzabili in cinque passaggi fondamentali. Dr. Salvatore Barresi
  • 49. Definizione del problema: ciascuno dei membri di un gruppo di progettazione parte da una propria idea di risultato; lavorare collettivamente significa far interagire queste idee e immagini, scomporre i problemi slegandoli dalle soluzioni precostituite. Nel momento in cui si è collettivamente in grado di definire consensualmente un problema è già avvenuto molto del percorso progettuale. Definizione delle strategie alternative per trattare il problema: esplorazione delle alternative in campo per trattare i problemi in precedenza definiti; in questa fase del lavoro si valutano anche in modo strutturato le alternative in termini di costi e di benefici offerti. Costruzione di accordi su progetti: quali negoziazioni è opportuno compiere fra esigenze diverse? Qual è la fattibilità tecnica dell’alternativa sulla quale ci si sta orientando? Progettazione della fase di realizzazione sperimentale dei progetti: definizione della fase di realizzazione, individuazione del percorso che il progetto seguirà per giungere all’attuazione e degli attori che debbono essere mobilitati per renderlo realizzabile. Analisi dei risultati delle sperimentazioni e proposte di riorientamento o di estensione: messa a punto e applicazione di un sistema di valutazione della fase sperimentale del progetto e il suo riorientamento sulla scorta delle valutazioni realizzate. Naturalmente nella concreta realtà operativa questi passaggi non sempre si compiono secondo una sequenza temporale lineare, tuttavia è opportuno che rappresentino il riferimento concettuale dell’intero processo progettuale. Dr. Salvatore Barresi
  • 50. 4. La progettazione partecipata: competenze dei "registi" partecipata: In contesti di progettazione partecipata come quelli proposti dalla legge 285/97, si supera la definizione di "progettista" per qualificare il conduttore del processo "esperto di progettazione partecipata": tutti i soggetti coinvolti nel processo, pur con obiettivi e punti di attenzione diversi, sono in qualche modo "progettisti". In tale contesto il conduttore si trova quindi a dover mettere in campo competenze diverse ed essere: "garante della metodologia di progettazione" per realizzare materialmente le operazioni previste nei processi partecipati; "facilitatore" dei processi comunicativi fra i partecipanti al gruppo di progettazione; "mobilitatore" di competenze e "integratore" di risorse. Agire da garante della metodologia significa, come ha recentemente illustrato Bezzi (1998), avere una "cassetta degli attrezzi scientificamente e professionalmente rigorosa" che consenta di fornire al gruppo di progettazione la strumentazione corretta e necessaria a realizzare i propri obiettivi o di suggerire la riduzione delle proprie aspettative per le difficoltà metodologiche emerse. Dr. Salvatore Barresi
  • 51. Allo stesso tempo il conduttore deve mettere in campo competenze di facilitatore dei processi comunicativi tali da consentire al gruppo di realizzare i propri obiettivi e di superare gli ostacoli e le impasses che spesso emergono come dinamiche di un gruppo di lavoro. Il conduttore si trova pertanto a dover esercitare la propria leadership da un lato tenendo presente l’obiettivo "di prodotto" (dotare l’intervento di buoni contenuti), dall’altro il fondamentale obiettivo "di processo" costituito dall’efficace funzionamento delle relazioni fra i partecipanti (ridurre le conflittualità negative e stimolare i conflitti più produttivi, contenere le personalità più aggressive e dare rilievo ai contributi meno visibili, e così via). Essere mobilitatore di competenze e integratore di risorse implica la capacità di suscitare, produrre e mettere in circolazione conoscenze di diverso tipo, provenienti sia dall’ambiente scientifico che dal mondo delle pratiche quotidiane. Per evitare le trappole e i rischi di manipolazione insiti nei percorsi partecipativi è necessario che ipotesi e soluzioni emergano dal gruppo dei partecipanti: il regista deve quindi avere capacità di ascolto, essere aperto all’inatteso, disposto a mettere in gioco i propri punti di vista e le proprie attese (Schön, 1993), capace di utilizzare le proprie emozioni e il proprio vissuto come risorsa, come elementi di conoscenza di ciò che accade da restituire e discutere con il gruppo. Si tratta di un ruolo delicato, che richiede sensibilità plurime; non a caso Giusti e Ielasi (1998) lo descrivono "all’incrocio dei venti", esposto all’incertezza e alla turbolenza, ai rischi di manipolazione o, inconsapevolmente, di automanipolazione, finendo imbrigliato in dinamiche conflittuali fra i soggetti in campo. Si tratta però anche di un ruolo affascinante e gratificante poiché consente di perseguire simultaneamente obiettivi operativi (progettazione di politiche e interventi qualificati) e meta-obiettivi di apprendimento per sé e per gli altri attori coinvolti. Dr. Salvatore Barresi
  • 52. LABORATORI DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA I Laboratori di Progettazione Partecipata sono i “luoghi” nei quali i cittadini partecipano alla progettazione di interventi per la vita sociale e economica. La Progettazione Partecipata è una metodologia che ha come obiettivo il coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte legate al futuro dei territori. Questo approccio si basa sulla convinzione che la partecipazione attiva dei cittadini - - nei processi di pianificazione e progettazione ambientale è un presupposto essenziale per realizzare interventi rispondenti alle aspettative e ai bisogni degli abitanti. I percorsi di Progettazione Partecipata stimolano la capacità di osservare ed analizzare gli spazi e contribuiscono a rafforzare il “senso di appartenenza” inteso come appartenenza”, integrazione al contesto sociale, culturale ed ambientale del territorio in cui vivono. Dr. Salvatore Barresi
  • 55. Fine 3° Modulo Dr. Salvatore Barresi