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Paesaggio e patrimonio
culturale come risorse
per lo sviluppo locale
0
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
o Il focus è sulle aree interne, cioè i territori periferici rispetto alla struttura
del sistema insediativo. Il periodo analizzato è il quinquennio 2011-2016.
o Il percorso parte dall’individuazione dei territori che hanno dimostrato
buona capacità di attrazione dei flussi turistici. Fra questi, vengono
selezionati i più orientati alla valorizzazione del territorio rurale e/o
del patrimonio culturale, sulla base di segnali specifici (agriturismo,
prodotti agricoli di qualità, riconoscimenti di qualità, turismo culturale).
o I territori «orientati» sono quindi valutati alla luce degli indicatori Bes
sull’erosione dello spazio rurale, nell’ipotesi che quelli meno affetti
dalle principali forme di degrado del paesaggio (abbandono e urban
sprawl) possano rappresentare esempi di uno sviluppo locale rispettoso
delle vocazioni dei territori e basato sulla valorizzazione del patrimonio
culturale e paesistico.
o L’analisi incrocia fonti diverse: Rapporto Bes, indagini Istat su strutture
ricettive, musei, aziende agrituristiche e prodotti agricoli di qualità,
iniziative “Bandiere arancioni” (Tci) e “Borghi più belli d’Italia” (Anci).
Individuare i territori dove
paesaggio e patrimonio
culturale (con particolare
riguardo al paesaggio rurale
e al patrimonio “minore”)
sono oggetto di una
valorizzazione sostenibile,
che mette a frutto le
potenzialità di queste
risorse per lo sviluppo
locale senza
comprometterne l’integrità.
1
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
1
Obiettivo e percorso di analisi
2
Criterio
AREE INTERNE DEGURBA OCCORRENZE
Popolazione in
Aree interne
Superficie in
Aree interne
Popolazione in
Aree rurali
Superficie in
Aree rurali
1 2 3 Totale
A > 1/2 > 2/3   10 112 258 380
B > 2/3 > 1/2   1 102 258 361
C > 1/2 > 1/2 > 2/3 > 2/3 8 20 258 286
Totale 19 117 258 394
2
Classificazione delle aree interne
Le unità di analisi sono le 804 regioni agrarie già
utilizzate per gli indicatori Bes del paesaggio rurale.
Le «regioni agrarie interne», classificate secondo
criteri di prevalenza, sono 394.
- Agenzia per la Coesione territoriale, Strategia
nazionale per le Aree interne;
- Eurostat, Classification of Local Administrative
Units by Degree of Urbanisation
386 dove più di metà della popolazione e più di 2/3
della superficie (A) oppure più di 2/3 della popolazione
e più di metà della superficie (B) appartengono a
comuni classificati come “aree interne”
8 dove più di metà della superficie e della popolazione
appartengono a comuni classificati come “aree
interne” e più di 2/3 della superficie e della
popolazione appartengono a comuni classificati come
“aree rurali” secondo i criteri DEGURBA (C)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
3
o Nel 2016 le presenze turistiche nelle RA
interne sono ca. 113 milioni, pari al 28%
del totale. Rispetto al 2011, l’incremento è
stato del 2,4% (+4,2% a livello nazionale)
o Nel 2016 l’intensità delle presenze turistiche
nelle RA interne è pari a 10,9 pres./ab.
(Italia 6,7) e 751 pres./kmq (Italia 1.334).
o Sono considerate con buona attrattività
turistica le RA interne con:
• intensità turistica superiore alla
media Italia (in termini di presenze per
abitante o per kmq)
• presenze stabili (±10%) o in
crescita (>10%) nel quinquennio.
3
Presenze turistiche
2011-2016
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
RA interne con buona
attrattività turistica
Presenze in crescita (>10%)
intensità turistica>media Italia
Presenze stabili (10%)
intensità turistica>media Italia
RA interne con debole
attrattività turistica
(RA centrali)
4
o Per definire questo orientamento sono stati
considerati due indicatori:
• Densità delle aziende agrituristiche
(aziende per 100 kmq, 2016)
• Presenza di produzioni di qualità
(numerosità prodotti Dop/Igp, 2016).
o Sono considerate orientate alla
valorizzazione del territorio rurale le RA
interne con punteggio  0,75:
4
1,00
0,75
0,50
0,25
0,00
(RA centrali)
Orientamento alla valorizzazione
del territorio rurale
p33 p66
alta 0,50 0,75 1,00 p66
media 0,25 0,50 0,75 p33
bassa 0,00 0,25 0,50
bassa media alta
presenza di produzioni di qualità
densità
agritur.
(az/kmq)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
5
o Per definire questo orientamento sono stati
considerati due indicatori:
• Densità di strutture museali, corretta
per il n. dei visitatori (unità/kmq, 2015)
• Presenza di Bandiere arancioni o
Borghi più belli d’Italia (2017).
o Sono considerate orientate alla
valorizzazione del patrimonio culturale le
RA interne con punteggio  0,75:
5
1,00
0,75
0,50
0,25
0,00
(RA centrali)
Orientamento alla valorizzazione
del patrimonio culturale
(60,2%) (27,9%) (11,9%)
alta 0,50 0,75 1,00 p66
media 0,25 0,50 0,75 p33
bassa 0,00 0,25 0,50
nessuno uno due o più
borghi più belli / bandiere arancioni
densitàstr.
museali
(unità/kmq)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
6
o 90 RA interne con buona attrattività
turistica, di cui:
• 23 più orientate alla valorizzazione
del territorio rurale (Nord 6, Centro
6, Mezzogiorno 11)
• 8 più orientate alla valorizzazione
del patrimonio culturale (Nord 7,
Mezzogiorno 1)
• 16 con segnali di entrambi gli
orientamenti (Nord 6, Centro 8,
Mezzogiorno 2)
• 43 senza segnali di orientamento alla
valorizzazione (Nord 25, Centro 2,
Mezzogiorno 16)
6
RA interne con buona
attrattività turistica
PIù orientate alla valorizzazione
del territorio rurale
Più orientate alla valorizzazione
del patrimonio culturale
Segnali forti di entrambi gli
orientamenti
Nessun orientamento
prevalente
RA interne con debole
attrattività turistica
(RA centrali)
RA interne con buona attrattività
per tipo di orientamento
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
7
7
Albero di classificazione delle regioni agrarie
804
Regioni agrarie
23
orientate alla valorizzazione
del territorio rurale
8non affette da erosione dello spazio rurale
4affette da urban sprawl
11affette da abbandono
16
entrambi gli orientamenti
8non affette da erosione dello spazio rurale
8affette da abbandono
8
orientate alla valorizzazione
del patrimonio culturale
3non affette da erosione dello spazio rurale
5affette da abbandono
43
scarso orientamento alla
valorizzazione
90
buona attrattività
turistica
304
debole attrattività
turistica
394interne
410centrali
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
8
8
Gli indicatori di erosione dello spazio rurale
(BES/Paesaggio e patrimonio culturale)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
La qualità del paesaggio rurale dipende da una
molteplicità di fattori, difficili da catturare con analisi
quantitative, ma soprattutto dalla sussistenza di uno
spazio rurale dotato di sufficiente continuità e
autonomia, visiva e funzionale.
L’integrità di questo spazio è aggredita da due
principali forme di degrado, che formano ai suoi
margini zone di transizione dal rurale all’urbano
(invase dall’urban sprawl) e dal rurale all’incolto
(interessate da processi di dismissione e
rinaturalizzazione).
Questo fenomeno si può assimilare a un processo di
erosione, attivo su due fronti intorno a un nucleo di
aree relativamente stabili, non interessate o toccate
solo marginalmente dalla perdita di superficie agricola
e demograficamente poco dinamiche
9
9
Gli indicatori di erosione dello spazio rurale
(BES/Paesaggio e patrimonio culturale)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
Nelle aree affette da urban sprawl si verifica una
disgregazione dell’unità visiva e funzionale del
paesaggio rurale, che comporta la distruzione dei suoi
valori storico-documentali, ecologici ed estetici.
Per questo, nelle aree affette da erosione dello
spazio rurale, il paesaggio non può considerarsi
valorizzato:
- o perché consumato dalle dinamiche dell’economia
locale (urbanizzazione diffusa e/o evoluzione verso
la monocoltura industriale),
- o perché in tali dinamiche non gioca alcun ruolo,
essendo abbandonato al degrado e alla
rinaturalizzazione spontanea
Nelle aree affette da abbandono, la dismissione di
colture e pratiche agricole tradizionali comporta
perdita di biodiversità e di patrimonio culturale e, nelle
zone collinari e montane, rischio di dissesto
idrogeologico.
20012011
10
10
Gli indicatori di erosione dello spazio rurale
(BES/Paesaggio e patrimonio culturale)
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
I due indicatori sono calcolati a livello regionale
attraverso un’unica procedura di classificazione delle
regioni agrarie, sulla base di dati dei Censimenti della
popolazione e dell’agricoltura. In sintesi
- l’erosione da urban sprawl è misurata
dall’incidenza delle RA con forte crescita della
popolazione extraurbana e forte perdita di Sau o
comunque investite da forme di urbanizzazione
estensiva (elevato consumo di suolo)
- l’erosione da abbandono è misurata
dall’incidenza delle RA con forti decrementi sia
della popolazione extraurbana sia della Sau e non
investite da urbanizzazione estensiva.
Nel decennio 2001-2011 sono avanzate entrambe le
forme di erosione: più velocemente quella da
abbandono (dal 28,5 al 36,1% del territorio nazionale),
meno quella da urban sprawl (dal 19,9 al 22,2%).
11
Orientamento alla valorizzazione del
territorio rurale
Entrambi gli orientamenti Orientamento alla valorizzazione del
patrimonio culturale
Erosione da
urban sprawl
• Basso Piave (VE)
• Isole di Capri, Ischia e Procida (NA)
• Pianura di Gallipoli (LE)
• Pianura di Nardò (LE)
Non affette
da erosione
dello spazio
rurale
• Montagna dell‘Alto Lario (CO)
• Val Cavargna (CO)
• Lagunare di Caorle (VE)
• Colline del Greve e del Pesa (FI)
• Colline dell‘Ombrone (GR)
• Pianura di Otranto (LE)
• Colline litoranee di Orosei (NU)
• Colline litoranee di Iglesias (VS)
• Montagna del Benaco Orientale (VR)
• Montagna del Misa (AN)
• Colline di Val d‘Arbia (SI)
• Colline del Fiora (GR)
• Colline di Assisi (PG)
• Colline del Lago di Bolsena (VT)
• Colline litoranee di Taormina (ME)
• Colline litoranee di Castelsardo (SS)
• Alta Valsesia (VC)
• Alto Sarca (TN)
• Valli di Fiemme e di Fassa (TN)
Erosione da
abbandono
• Montagna del Lago d‘Iseo Orient. (BS)
• Val di Noce (TN)
• Arcipelago Toscano (LI)
• Versante Orientale dell’Amiata (SI)
• Montagna del Corno (PG)
• Colline di San Venanzo (TR)
• Colline litoranee di Amantea (CS)
• Isole Lipari (ME)
• Colline litoranee di Dorgali (NU)
• Colline litoranee della Gallura Or. (OT)
• Colline litoranee di Posada (OT)
• Alta Valle del Po e Val Varaita (CN)
• Colline litoranee di Levanto (SP)
• Montagna del Benaco Occid. (BS)
• Montagna del Benaco Settentr. (TN)
• Montagna del Savio e Montone (FC)
• Colline del Chianti (SI)
• Colline di Val d‘Orcia (SI)
• Colline del Paglia (PG)
• Valle Vigezzo (VB)
• Valle Gran S. Bernardo-Valpelline (AO)
• Valli di Gressoney e Camporcher (AO)
• Valli di Tures, Aurina e di Fundres (BZ)
• Colline litoranee di Erice (TP)
11
RA interne con buona attrattività turistica per tipo di orientamento
e condizione del paesaggio rurale (2011-2016)
• Nord
• Centro
• Mezzogiorno
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
12
12
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
RA interne con
buona attrattività
turistica per tipo di
orientamento e
condizione del
paesaggio rurale
(2011-2016)
o Si delinea un modello umbro-toscano per il turismo basato sulla
valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico: tra le aree interne
turisticamente «forti» restano fuori, per motivi diversi, quelle del turismo
balneare al Sud e sciistico al Nord.
o Da diversi luoghi-simbolo del paesaggio italiano arrivano segnali
preoccupanti per la tutela della loro integrità, minacciata dall’abbandono
delle pratiche agricole tradizionali (Cinque Terre, Chianti, Garda, Elba,
Eolie) o dal dilagare del consumo di suolo (Capri-Ischia-Procida)
o L’analisi considera turismo rurale e culturale: manca il terzo pilastro del
turismo sostenibile, quello naturalistico. Siamo in grado di mappare il
vasto e complesso universo delle aree protette, ma non abbiamo ancora
dati utili per analisi su larga scala del movimento turistico indotto.
o Un percorso per individuare buone pratiche di conciliazione fra
sviluppo turistico e tutela di paesaggio e patrimonio culturale: punto
di partenza per il (necessario) approfondimento attraverso studi di caso.
Questo studio esplora alcune
potenzialità dell’integrazione
tra fonti diverse per l’analisi
territoriale.
I dati utilizzati provengono da 4
indagini Istat più il Rapporto
BES, 2 fonti esterne, 2
classificazioni di unità
amministrative: comune
denominatore è il territorio.
13
LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA
Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
13
Conclusioni
Grazie per l’attenzione
lucostan@istat.it
ferrara@istat.it

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L.Costanzo, Paesaggio e patrimonio culturale come risorse per lo sviluppo locale

  • 1. Paesaggio e patrimonio culturale come risorse per lo sviluppo locale 0 LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 2. o Il focus è sulle aree interne, cioè i territori periferici rispetto alla struttura del sistema insediativo. Il periodo analizzato è il quinquennio 2011-2016. o Il percorso parte dall’individuazione dei territori che hanno dimostrato buona capacità di attrazione dei flussi turistici. Fra questi, vengono selezionati i più orientati alla valorizzazione del territorio rurale e/o del patrimonio culturale, sulla base di segnali specifici (agriturismo, prodotti agricoli di qualità, riconoscimenti di qualità, turismo culturale). o I territori «orientati» sono quindi valutati alla luce degli indicatori Bes sull’erosione dello spazio rurale, nell’ipotesi che quelli meno affetti dalle principali forme di degrado del paesaggio (abbandono e urban sprawl) possano rappresentare esempi di uno sviluppo locale rispettoso delle vocazioni dei territori e basato sulla valorizzazione del patrimonio culturale e paesistico. o L’analisi incrocia fonti diverse: Rapporto Bes, indagini Istat su strutture ricettive, musei, aziende agrituristiche e prodotti agricoli di qualità, iniziative “Bandiere arancioni” (Tci) e “Borghi più belli d’Italia” (Anci). Individuare i territori dove paesaggio e patrimonio culturale (con particolare riguardo al paesaggio rurale e al patrimonio “minore”) sono oggetto di una valorizzazione sostenibile, che mette a frutto le potenzialità di queste risorse per lo sviluppo locale senza comprometterne l’integrità. 1 LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali 1 Obiettivo e percorso di analisi
  • 3. 2 Criterio AREE INTERNE DEGURBA OCCORRENZE Popolazione in Aree interne Superficie in Aree interne Popolazione in Aree rurali Superficie in Aree rurali 1 2 3 Totale A > 1/2 > 2/3   10 112 258 380 B > 2/3 > 1/2   1 102 258 361 C > 1/2 > 1/2 > 2/3 > 2/3 8 20 258 286 Totale 19 117 258 394 2 Classificazione delle aree interne Le unità di analisi sono le 804 regioni agrarie già utilizzate per gli indicatori Bes del paesaggio rurale. Le «regioni agrarie interne», classificate secondo criteri di prevalenza, sono 394. - Agenzia per la Coesione territoriale, Strategia nazionale per le Aree interne; - Eurostat, Classification of Local Administrative Units by Degree of Urbanisation 386 dove più di metà della popolazione e più di 2/3 della superficie (A) oppure più di 2/3 della popolazione e più di metà della superficie (B) appartengono a comuni classificati come “aree interne” 8 dove più di metà della superficie e della popolazione appartengono a comuni classificati come “aree interne” e più di 2/3 della superficie e della popolazione appartengono a comuni classificati come “aree rurali” secondo i criteri DEGURBA (C) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 4. 3 o Nel 2016 le presenze turistiche nelle RA interne sono ca. 113 milioni, pari al 28% del totale. Rispetto al 2011, l’incremento è stato del 2,4% (+4,2% a livello nazionale) o Nel 2016 l’intensità delle presenze turistiche nelle RA interne è pari a 10,9 pres./ab. (Italia 6,7) e 751 pres./kmq (Italia 1.334). o Sono considerate con buona attrattività turistica le RA interne con: • intensità turistica superiore alla media Italia (in termini di presenze per abitante o per kmq) • presenze stabili (±10%) o in crescita (>10%) nel quinquennio. 3 Presenze turistiche 2011-2016 LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali RA interne con buona attrattività turistica Presenze in crescita (>10%) intensità turistica>media Italia Presenze stabili (10%) intensità turistica>media Italia RA interne con debole attrattività turistica (RA centrali)
  • 5. 4 o Per definire questo orientamento sono stati considerati due indicatori: • Densità delle aziende agrituristiche (aziende per 100 kmq, 2016) • Presenza di produzioni di qualità (numerosità prodotti Dop/Igp, 2016). o Sono considerate orientate alla valorizzazione del territorio rurale le RA interne con punteggio  0,75: 4 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00 (RA centrali) Orientamento alla valorizzazione del territorio rurale p33 p66 alta 0,50 0,75 1,00 p66 media 0,25 0,50 0,75 p33 bassa 0,00 0,25 0,50 bassa media alta presenza di produzioni di qualità densità agritur. (az/kmq) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 6. 5 o Per definire questo orientamento sono stati considerati due indicatori: • Densità di strutture museali, corretta per il n. dei visitatori (unità/kmq, 2015) • Presenza di Bandiere arancioni o Borghi più belli d’Italia (2017). o Sono considerate orientate alla valorizzazione del patrimonio culturale le RA interne con punteggio  0,75: 5 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00 (RA centrali) Orientamento alla valorizzazione del patrimonio culturale (60,2%) (27,9%) (11,9%) alta 0,50 0,75 1,00 p66 media 0,25 0,50 0,75 p33 bassa 0,00 0,25 0,50 nessuno uno due o più borghi più belli / bandiere arancioni densitàstr. museali (unità/kmq) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 7. 6 o 90 RA interne con buona attrattività turistica, di cui: • 23 più orientate alla valorizzazione del territorio rurale (Nord 6, Centro 6, Mezzogiorno 11) • 8 più orientate alla valorizzazione del patrimonio culturale (Nord 7, Mezzogiorno 1) • 16 con segnali di entrambi gli orientamenti (Nord 6, Centro 8, Mezzogiorno 2) • 43 senza segnali di orientamento alla valorizzazione (Nord 25, Centro 2, Mezzogiorno 16) 6 RA interne con buona attrattività turistica PIù orientate alla valorizzazione del territorio rurale Più orientate alla valorizzazione del patrimonio culturale Segnali forti di entrambi gli orientamenti Nessun orientamento prevalente RA interne con debole attrattività turistica (RA centrali) RA interne con buona attrattività per tipo di orientamento LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 8. 7 7 Albero di classificazione delle regioni agrarie 804 Regioni agrarie 23 orientate alla valorizzazione del territorio rurale 8non affette da erosione dello spazio rurale 4affette da urban sprawl 11affette da abbandono 16 entrambi gli orientamenti 8non affette da erosione dello spazio rurale 8affette da abbandono 8 orientate alla valorizzazione del patrimonio culturale 3non affette da erosione dello spazio rurale 5affette da abbandono 43 scarso orientamento alla valorizzazione 90 buona attrattività turistica 304 debole attrattività turistica 394interne 410centrali LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 9. 8 8 Gli indicatori di erosione dello spazio rurale (BES/Paesaggio e patrimonio culturale) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali La qualità del paesaggio rurale dipende da una molteplicità di fattori, difficili da catturare con analisi quantitative, ma soprattutto dalla sussistenza di uno spazio rurale dotato di sufficiente continuità e autonomia, visiva e funzionale. L’integrità di questo spazio è aggredita da due principali forme di degrado, che formano ai suoi margini zone di transizione dal rurale all’urbano (invase dall’urban sprawl) e dal rurale all’incolto (interessate da processi di dismissione e rinaturalizzazione). Questo fenomeno si può assimilare a un processo di erosione, attivo su due fronti intorno a un nucleo di aree relativamente stabili, non interessate o toccate solo marginalmente dalla perdita di superficie agricola e demograficamente poco dinamiche
  • 10. 9 9 Gli indicatori di erosione dello spazio rurale (BES/Paesaggio e patrimonio culturale) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali Nelle aree affette da urban sprawl si verifica una disgregazione dell’unità visiva e funzionale del paesaggio rurale, che comporta la distruzione dei suoi valori storico-documentali, ecologici ed estetici. Per questo, nelle aree affette da erosione dello spazio rurale, il paesaggio non può considerarsi valorizzato: - o perché consumato dalle dinamiche dell’economia locale (urbanizzazione diffusa e/o evoluzione verso la monocoltura industriale), - o perché in tali dinamiche non gioca alcun ruolo, essendo abbandonato al degrado e alla rinaturalizzazione spontanea Nelle aree affette da abbandono, la dismissione di colture e pratiche agricole tradizionali comporta perdita di biodiversità e di patrimonio culturale e, nelle zone collinari e montane, rischio di dissesto idrogeologico.
  • 11. 20012011 10 10 Gli indicatori di erosione dello spazio rurale (BES/Paesaggio e patrimonio culturale) LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali I due indicatori sono calcolati a livello regionale attraverso un’unica procedura di classificazione delle regioni agrarie, sulla base di dati dei Censimenti della popolazione e dell’agricoltura. In sintesi - l’erosione da urban sprawl è misurata dall’incidenza delle RA con forte crescita della popolazione extraurbana e forte perdita di Sau o comunque investite da forme di urbanizzazione estensiva (elevato consumo di suolo) - l’erosione da abbandono è misurata dall’incidenza delle RA con forti decrementi sia della popolazione extraurbana sia della Sau e non investite da urbanizzazione estensiva. Nel decennio 2001-2011 sono avanzate entrambe le forme di erosione: più velocemente quella da abbandono (dal 28,5 al 36,1% del territorio nazionale), meno quella da urban sprawl (dal 19,9 al 22,2%).
  • 12. 11 Orientamento alla valorizzazione del territorio rurale Entrambi gli orientamenti Orientamento alla valorizzazione del patrimonio culturale Erosione da urban sprawl • Basso Piave (VE) • Isole di Capri, Ischia e Procida (NA) • Pianura di Gallipoli (LE) • Pianura di Nardò (LE) Non affette da erosione dello spazio rurale • Montagna dell‘Alto Lario (CO) • Val Cavargna (CO) • Lagunare di Caorle (VE) • Colline del Greve e del Pesa (FI) • Colline dell‘Ombrone (GR) • Pianura di Otranto (LE) • Colline litoranee di Orosei (NU) • Colline litoranee di Iglesias (VS) • Montagna del Benaco Orientale (VR) • Montagna del Misa (AN) • Colline di Val d‘Arbia (SI) • Colline del Fiora (GR) • Colline di Assisi (PG) • Colline del Lago di Bolsena (VT) • Colline litoranee di Taormina (ME) • Colline litoranee di Castelsardo (SS) • Alta Valsesia (VC) • Alto Sarca (TN) • Valli di Fiemme e di Fassa (TN) Erosione da abbandono • Montagna del Lago d‘Iseo Orient. (BS) • Val di Noce (TN) • Arcipelago Toscano (LI) • Versante Orientale dell’Amiata (SI) • Montagna del Corno (PG) • Colline di San Venanzo (TR) • Colline litoranee di Amantea (CS) • Isole Lipari (ME) • Colline litoranee di Dorgali (NU) • Colline litoranee della Gallura Or. (OT) • Colline litoranee di Posada (OT) • Alta Valle del Po e Val Varaita (CN) • Colline litoranee di Levanto (SP) • Montagna del Benaco Occid. (BS) • Montagna del Benaco Settentr. (TN) • Montagna del Savio e Montone (FC) • Colline del Chianti (SI) • Colline di Val d‘Orcia (SI) • Colline del Paglia (PG) • Valle Vigezzo (VB) • Valle Gran S. Bernardo-Valpelline (AO) • Valli di Gressoney e Camporcher (AO) • Valli di Tures, Aurina e di Fundres (BZ) • Colline litoranee di Erice (TP) 11 RA interne con buona attrattività turistica per tipo di orientamento e condizione del paesaggio rurale (2011-2016) • Nord • Centro • Mezzogiorno LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali
  • 13. 12 12 LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali RA interne con buona attrattività turistica per tipo di orientamento e condizione del paesaggio rurale (2011-2016)
  • 14. o Si delinea un modello umbro-toscano per il turismo basato sulla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico: tra le aree interne turisticamente «forti» restano fuori, per motivi diversi, quelle del turismo balneare al Sud e sciistico al Nord. o Da diversi luoghi-simbolo del paesaggio italiano arrivano segnali preoccupanti per la tutela della loro integrità, minacciata dall’abbandono delle pratiche agricole tradizionali (Cinque Terre, Chianti, Garda, Elba, Eolie) o dal dilagare del consumo di suolo (Capri-Ischia-Procida) o L’analisi considera turismo rurale e culturale: manca il terzo pilastro del turismo sostenibile, quello naturalistico. Siamo in grado di mappare il vasto e complesso universo delle aree protette, ma non abbiamo ancora dati utili per analisi su larga scala del movimento turistico indotto. o Un percorso per individuare buone pratiche di conciliazione fra sviluppo turistico e tutela di paesaggio e patrimonio culturale: punto di partenza per il (necessario) approfondimento attraverso studi di caso. Questo studio esplora alcune potenzialità dell’integrazione tra fonti diverse per l’analisi territoriale. I dati utilizzati provengono da 4 indagini Istat più il Rapporto BES, 2 fonti esterne, 2 classificazioni di unità amministrative: comune denominatore è il territorio. 13 LUIGI COSTANZO | ALESSANDRA FERRARA Istat – DC statistiche ambientali e territoriali 13 Conclusioni