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1  sur  6
TECNOLOGIA: un curricolo per l’educazione
all’utenza e responsabilità del mondo costruito
Gabriele Righetto 1

La recente configurazione dei saperi (7 febbraio 20001) all’interno del riordino dei
cicli vede il riconoscimento della Tecnologia come uno dei saperi fondanti della
formazione di base.

Questo è motivo di soddisfazione, perché fino all’ultimo è librato il sospetto che tale
dimensione culturale non potesse rientrare esplicitamente nella rosa dei saperi
essenziali del curricolo nazionale. Non è accaduto per fortuna così, ma l’indecisione
proveniva da una non chiara definizione epistemologica della Tecnologia. Per cui è
bene richiamarla in modo molto succinto:
La Tecnologia riguarda l’insieme dei saperi che interpreta, organizza e gestisce il
mondo dell’artificiale e del costruito e in genere fa riferimento alla dimensione della
trasformazione.2 La trasformazione è mirata a soddisfare bisogni, esigenze e desideri
degli uomini e a trovare un equilibrio sostenibile tra ambiente modificato e ambiente
naturale3 .




1

Gabriele Righetto, architetto e filosofo di formazione, opera nel Centro di Ateneo di Ecologia Umana dell’Università di Padova
di cui è Segretario Generale, qui coordina il corso di Perfezionamento Master di Ecologia Umana e l’area tematica di Ecologia
Formativa.
Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di carattere ecoumano e di cultura tecnologica, ha avuto numerose partecipazioni,
relazioni e comunicazioni in convegni e seminari specialistici e commissioni ministeriali su tematica tecnologica ed ambientale;
come professionista si occupa inoltre di design e di urbanistica partecipata
2

Ceri P. Borgna P. (a cura di) (1998)
La tecnologia per il XXI secolo
Torino, G.Einaudi
3
 Manzini E. (1990)
Artefatti. Verso una nuova ecologia dell’ambiente artificiale
Milano, Domus Academy




                                                                                                                             1
La Tecnologia costituisce uno dei poli fondamentali della cultura e interagisce in
modo integrato assieme
•       alla cultura scientifica che interpreta, descrive e modellizza il mondo reale,
•       alla cultura umanistica che ricerca i sensi, le espressioni e gli orientamenti
        della condizione umana,
•       alla cultura epistemica che esplora ed interpreta il campo delle conoscenze e
        le modalità con cui il cognitivo si organizza e si autoriflette;
•       assieme ancora alla cultura dell’organizzazione che studia le forme, i modi,
        la progettazione e l’evoluzione con cui l’antropico dispone e attua i sistemi di
        socializzazione generale e specialistica. 4
La cultura è pertanto un sistema complesso e interrelato all’interno del quale la
Tecnologia svolge un ruolo cooperante, specifico e unico, di produrre e gestire
artefatti e contesti artificiali, materiali e immateriali, che non potrebbero esistere
spontaneamente in quanto i dinamismi naturali non sono in grado di autotrasformarsi
secondo processi di progettazione-produzione-gestione5 .

Il riconoscimento culturale della Tecnologia non basta se non diventa anche un
riconoscimento formativo6 .
Essa riguarda uno stile particolare di gestione dei processi immaginativi e progettuali dove si
incrocia un concorso ampio di cultura applicata.
Occorrono fondamentali conoscenze scientifiche per gestire le componenti di materia-
energia-informazione, occorrono componenti artistiche che interagiscono con il design, le
forme e sistemi di comunicazione razionali, ergonomici, ma anche emozionali-espressivi.
Nella Tecnologia sono coinvolte componenti antropologiche che risentono della cultura in cui
gli artefatti vengono prodotti, dei contesti ambientali, del clima, della temperie culturale che
li sostiene e dà loro senso e significato sociale.
E ancora: la Tecnologia introduce nei suoi artefatti linguaggi che non sono verbali, ma
linguaggi dell’utenza e dell’operatività, ossia linguaggi procedurali e comportamentali che si
avvalgono di segni e di simboli, ma soprattutto fanno degli artefatti stessi dei sistemi semiotici
di comunicazione a prevalente funzione comportamentale.7


4

Maldonado Th. (1987)
Il futuro della modernità
Milano Feltrinelli
Id.
Tecnica e cultura (1991)
Milano, Feltrinelli

e in
G.Righetto (2000) [Minist. della P.I.]
5
 Negrotti M. (1999)
The Theory of the Artificial
Exeter, Intellect
6

Damiano E. (a cura di) (1997)
La casa di Salomone.
Materiali per un catalogo curricolare dell’Educazione Tecnica
Ancona, Irrsae-Marche
7

Righetto G. (2000)
La Scimmia Aggiunta, Una specie dotata di oggetti
Torino, Paravia-Bruno Mondadori

                                                                                                2
La Tecnologia costituisce quindi un sistema complesso di cultura applicata in cui sono
inestricabilmente coinvolte componenti scientifiche, artistiche, antropologiche e
linguistiche. Ma un sistema complesso non può essere oggetto di formazione, e di formazione
di base, se non è adeguato ai soggetti a cui è rivolto e cioè a bambini di sei anni che in un
percorso settennale diventano ragazzi di 13 anni.
Un curricolo di Tecnologia deve sì presentare contenuti congrui, ma anche criteri di
gradualismo ed evoluzione cognitiva adeguata, per lo più tenendo presente che la Tecnologia
non deve solo attivare delle competenze, ma anche delle metacompetenze e quindi delle forme
di comportamento consapevole di sé e del contesto di vita 8 .

La Tecnologia nella scuola di base non è mirata alla formazione del professionista e del
tecnologo specialista (compito del triennio delle superiori e dell’università), ma ha come
finalità la formazione tecnologica del cittadino, ossia dell’utente di tecnologia, individuale e
socializzato. Va pertanto prestata attenzione per la condizione di utenti che presentano una
domanda formativa variata con l’età. Tutti, bambini e ragazzi, vivono in un ambiente
costruito, ossia tecnologico, ma l’enfasi tecnologica è diversa a seconda dell’evoluzione
cognitiva ed esperienziale.
Il bambino è più facile che si confronti con la tecnologia progettata, prodotta e gestita per lui.
La Tecnologia rivolta ai bambini è prevalentemente costituita dai giocattoli. Ogni generazione
si confronta con tipologie di giocattoli diversi che risentono dell’evoluzione tecnologica.
Certamente le tre grandi stagioni tecnologiche più vicine hanno prodotto tre tipologie molto
diversificate di giocattoli: 9
•         il mondo tecnologico di tipo agrario-artigianale era fatto di giocattoli di legno o di
          materiali poveri, afferenti per lo più al tessile, al ceramico e ai metalli tipo piombo e
          stagno, era distinto per i maschietti in costruzioni, oggettistica artigianale, manichini,
          modellini, microarneseria e per le femminucce in bambole, accessori simulanti la casa
          e le attività e l’artigianato domestici. La cultura tecnologica organizzativa era espressa
          emblematicamente dal gioco sequenziale dell’oca e delle carte che richiamavano
          attività contadine e mestieri e cicli stagionali.
•         Il mondo tecnologico di tipo industriale enfatizzava la produzione in serie, gli
          artefatti meccanici, le costruzioni dotate di ingranaggi, ruote dentate, manovelle, leve,
          spostamenti idraulici e aerodinamici e forme di movimento con energia azionata da
          molle o da minimotori elettrici. Anche qui vi era una distinzione tra giocattoli
          femminili e maschili, ma dentro un paradigma industriale che aveva come emblemi il
          meccano e la bambola caratterizzata da qualche movimento ad ingranaggio o con
          articolato di voce prodotto da un diaframma a stantuffo. La cultura tecnologica
          organizzativa era espressa soprattutto dal monòpoli, in una visione economico-
          contrattualistica della società industria le.
•         Il mondo tecnologico di tipo infoindustriale è costituito per lo più da info-oggetti10 ,
          ossia da tecnologie digitali conformate almeno nella triade chip-pulsantiera-display. I
          videogiochi, le playstation, i Cd Rom ricreativi e gli e-book sono giocattoli
          emblematici dell’infoindustriale. La distinzione di ruoli maschile e femminile si è

8

il gradualismo, oltre che di qualità cognitiva, può anche essere di spazialità tecnologica dal vicino al lontano:
-     il primo biennio, per lo più adisciplinare può rivolgersi alla tecnologia come protesi del corpo (cibo, vestiti,
      accessori) o come divertimento (giocattoli e tecnologie cinetelevisive)
-     nel secondo biennio può divenire luogo di indagine ed educazione al tecnologico: la casa e l’arredo degli
      edifici
-     poi successivamente si passerà ai rapporti edifici/isolati; isolati / /paese (quartiere) /città
-     per concludere con città / metropoli / territorio e reti
9

si veda la serie di articoli pubblicati e in via di pubblicazione da parte dello scrivente in Cultura
tecnologica Torino, Aniat, annata 2000-1
10

Bonsiepe G. (1993)
Dall’oggetto all’interfaccia. Mutazioni del design.
Milano. Feltrinelli

                                                                                                                   3
ridotta, perché anche fra i bambini si afferma un universo di pari opportunità,
          comunque si mantengono residuali distinzioni di ruolo con l’offerta di giocattoli
          appartenenti al mondo agrario-artigianale e industriale che vengono però aggiornati e
          reinterpretati in modo digitale. In realtà la società sta transitando dal digitale al
          bioelettrico e quindi non tarderanno a comparire giocattoli che saranno per un verso
          digitali e per altro appartenenti alle biotecnologie. La tecnologia dell’organizzazione è
          presente soprattutto in videogiochi che simulano città e contesti con giochi sociali di
          ruolo, ben diversi dai giochi delle carte e dell’oca e dal monopoli.
1–

Ma i bambini non afferiscono alla Tecnologia solo con i giocattoli, contattano la Tecnologia
ogni giorno attraverso artefatti presenti nella vita quotidiana. Tali artefatti possono essere
concentrati nella dimensione della Tecnologia per il corpo (vestiti, accessori, alimenti), per i
sensi e la mente ( strumenti, rappresentazioni, linguaggi, scritture, tecnologie calcolatorie e
mensuratorie) Tecnologia per l’abitare (edifici e isolati), Tecnologia per le risorse (acqua,
aria, energia, ossia impianti idrici, riscaldamento, impianti termici vari e ricadute sull’aria per
combustione e ventilazione) per il movimento (trasporti: bicicletta, auto, bus, treno, nave
aereo, ecc.), per la comunicazione (gli oggetti ‘tele’: televisore, telefono nelle varie tipologie,
computer on line).
Corpo-sensi/mente-edificio-risorse-movimento-comunicazione costituiscono gli ambiti
tecnologici fondamentali con cui il bambino e il ragazzo accedono progressivamente alla
Tecnologia dell’utenza11 .

2-
L’impianto educativo deve essere sensibile a dare precocemente una coscienza tecnologica
passando da un’enfasi dapprima mirata più sui giocattoli per poi passare ad un’attenzione
distribuita in modo più rilevante sulla Tecnologia dell’utenza nel suo complesso.

3–
Vi è un altro aspetto importante della Tecnologia: esso riguarda il mondo della trasformazione
e del mondo costruito. Ogni trasformazione comporta una modificazione dell’ecosistema e
non tutte le trasformazioni sono sostenibili sul piano ambientale, socioculturale ed etico.
Allora non basta educare ad un’utenza informata, ma anche responsabile e orientata ad una
lettura ecologica del tecnologico, rilevando il sostenibile, la valutazione di impatto
ambientale e l’ambientalmente riparativo.
Vi sono alcune tecnologie (acquedotto, rete elettrica, rete del metano, depuratori, discariche,
termorecupero, rete telematica e satellitare, radiofonia mobile, (per citare solo le più
importanti) che richiedono non solo la capacità di essere utenti, ma anche lo sviluppo di una
cittadinanza attiva e responsabile.
La dimensione delle ecotecnologie va gestita in progressione e gradualmente. Per i bambini
piccoli si può spiegare ed educare all’uso di aria, acqua, suolo, energia in un’ottica di non
spreco e valorizzazione delle risorse, per poi portarli via via alla conoscenza più approfondita
di impianti e di reti tecnologici mirati specificamente alle questioni delle ecotecnologie.

Ora possiamo sintetizzare, per i curricula di Tecnologia, quali possano essere i quattro filoni
irrinunciabili di tipo tematico :
•       il filone ingegneristico (oggetti [arnesi, strumenti] – macchine – impianti – reti
        materiali e immateriali)
•       il filone architettonico/urbanistico (edifici-isolati-città-metropoli-territorio insediato)
•       il filone agrario (boschi-foreste, coltivazioni, allevamenti, tecnologie alimentari,
        biotecnologie, governo del paesaggio)
11

per cogliere gli aspetti cognitivi e relazionali degli artefatti è utile il riferimento a
Norman D.A. (1993)
Le cose ci fanno intelligenti. Il posto della tecnologia nel mondo dell’uomo
Milano, Feltrinelli

                                                                                                 4
•        il filone ecologico (ecotecnologie dell’aria, del suolo, dell’acqua, dell’energia [filtri,
         riciclo/smaltimento residui, termorecupero, depuratori, centrali energetiche sostenibili,
         tutto dentro una configurazione di tecnologia dell’artificiale sostenibile])

La Tecnologia non è solo lo studio di artefatti contestualizzati in luoghi e ambienti, è anche
una cultura che ha propri linguaggi, procedure e strategie specifiche, per cui l’educazione al
tecnologico dovrà poter dotare progressivamente dello strumentario proprio di tale tipo di
cultura12 .

Le tematiche pertanto vanno arricchite con l’acquisizione evoluta e l’uso di linguaggi
tecnologici specifici:
•      linguaggi della rappresentazione (disegno nelle sue forme varie, computergrafica,
       fotografia, filmati, riprese tele e cinematografiche, progettazione e produzione di
       oggetti virtuali, il tutto in un orizzonte prevalentemente digitale)
•      linguaggi operativi (algoritmi di applicazioni tecnologiche, sistemi CAD/CAM,
       organizzazione dalla progettazione-produzione, diffusione, manutenzione, restauro,
       ripristino, riciclo, dismissione)
•      linguaggi comunicativi pluricodice ( multimedialità e ipermedialità, videoscrittura con
       orientamento grafico, modalità di comunicazione on line, ma anche procedure
       algoritmiche, diagrammi di flusso, rappresentazione di dati, organigrammi, strategie
       organizzative, il tutto trattato digitalmente)


Non si tratta soltanto di passare o peggio trasmettere contenuti, ma attivare stili di vita e di
pensiero a componente tecnologica (pensiero plastico 3D a scala ravvicinata e territoriale,
sviluppo di capacità progettuali e di interpretazione di prodotti progettuali, mappe integrate di
conoscenza, operatività idonea all’infoindustriale, didattica territoriale e di rete e non solo
d’aula, competenze reticolari, capacità interpretative degli artefatti e apertura alla loro
dimensione storica e socioambientale, utenza informata e abile, immaginario tecnico-
scientifico orientato alla progettazione, etica della responsabilità, cultura dell’integrazione tra
economia-ecologia-estetica-etica).

La Tecnologia non è un sapere descrittivo, ma un sapere trasformativo. Essa quindi agisce
lasciando i segni della sua azione. Non è un sapere neutro e p   ertanto non basta educare a
come si fa e si usa il tecnologico, ma occorre anche educare a riflettere sul senso e sui limiti
dell’operare tecnologico. Giustamente il documento sul riordino dei cicli scolastici richiama
alla ‘dimensione etica e al ripensamento critico della società e dei suoi valori’. Non si tratta
solo di educare ad alcune tecniche e ad alcuni generici modi di fare. Non si deve cadere nel
vecchio errore di educare ad un’acritica operatività; l’impegno è più alto, educare ad essere
cittadini eticamente e socioambientalmente responsabili del tecnologico in un contesto info-
industriale.

La Tecnologia deve pertanto partire con un alto profilo culturale ed educativo. Nell’edificare
il nuovo, non deve vincere la concezione che il sapere si chiami e si delimiti nell’ambito
riduttivo e applicativo della Tecnica, ma affermarsi come Tecnoumanesimo, ossia cultura
dell’uomo che trasforma l’ambiente per sviluppare i suoi bisogni/desideri e tutelare la terra.13
12

De Kerckhove D. (1993)
Brainframes. Mente, tecnologia, mercato
Bologna, Baskerville

Nacci M. (2000)
Pensare la Tecnica. Un secolo di incomprenzioni
Bari, Laterza
13

in Righetto G. (2000) [Ministero della P.I.]

                                                                                                 5
Il documento sul riordino dei cicli scolastici afferma che ‘sarà la scuola, a partire dalla
specifica realtà, a costruire il suo curricolo, integrando le indicazioni curricolari nazionali, con
la quota del curricolo ad essa riservata’.

Con questo breve scritto ho cercato di delineare i caratteri salienti di un curricolo di
Tecnologia per l’infoindustriale. Ma bisognerebbe specificare anche i caratteri prevalenti di un
curricolo idoneo all’educazione al tecnologico nel contesto infoindustriale del Nordest italiano
e veneto in particolare.
Questo ric hiede però spazi e riflessioni ulteriori per i quali spero sia data l’occasione di
elaborare ed illustrare meglio, ritornando in un successivo intervento.


BIBLIOGRAFIA
G.RIGHETTO (2000)
Per una puntuale configurazione culturale della tecnologia: quale ruolo per l’indirizzo tecnologico-scientifico nella nuova
scuola ?
In
Ministero della Pubblica Istruzione – DIRERZIONE GENERALE CLASSICA
La dimensione culturale e liceale della Tecnica e della Tecnologia
Quaderno 37 – Quaderni della Pubblica Istruzione – Roma, 2000

G.RIGHETTO (2000)
La scimmia aggiunta. Una specie dotata di oggetti.
Torino, Paravia – Bruno Mondadori

G.RIGHETTO (1997)
Eneide. Note su fondazione e legittimazione disciplinare, contenuti, finalità e metodi dell’Educazione Tecnologica.
Pg. 67 / 148
In
E.DAMIANO ( a cura di )
La casa di Salomone.
Materiali per un Catalogo Curricolare dell’Educazione Tecnica.
IRRSAE MARCHE – quaderni n. 27

G.RIGHETTO M.FAMIGLIETTI (1996)
Educazione tecnologica anni ’10
Bologna, Calderini

F. FOSCHINI (a c. di) (1994)
L’operatore tecnologico, la multimedialità, l’innovazione
Firenze, La Nuova Italia

G. RIGHETTO (1993)
Profilo didattico: multimedialità e trasversalità nella progettazione
IN
L. GALLIANI ( a cura di)
L’operatore tecnologico
Firenze, La Nuova Italia

G.RIGHETTO (1993)
Operatore tecnologico e multimedia
Torino, Aniat

G.RIGHETTO (1992 –2001 )
Relazioni ai convegni CONVET
Dall’anno 1992 ad oggi
Torino, Aniat

G.RIGHETTO (1992 –2001)
Articoli presenti mensilmente nella rivista
Cultura Tecniologica
Mensile di didattica dell’educazione tecnica e scienze dell’educazione
Torino, corso Bramante 14

G.RIGHETTO (1992)
Promuovere l’O.T. a figura territoriale per la cultura mediologica
In
R.RIUSCITTI (a cura di)
Mediateca e scuola
Irrsae Veneto, strumenti di lavoro


                                                                                                                         6

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Righetto.Tecnologia

  • 1. TECNOLOGIA: un curricolo per l’educazione all’utenza e responsabilità del mondo costruito Gabriele Righetto 1 La recente configurazione dei saperi (7 febbraio 20001) all’interno del riordino dei cicli vede il riconoscimento della Tecnologia come uno dei saperi fondanti della formazione di base. Questo è motivo di soddisfazione, perché fino all’ultimo è librato il sospetto che tale dimensione culturale non potesse rientrare esplicitamente nella rosa dei saperi essenziali del curricolo nazionale. Non è accaduto per fortuna così, ma l’indecisione proveniva da una non chiara definizione epistemologica della Tecnologia. Per cui è bene richiamarla in modo molto succinto: La Tecnologia riguarda l’insieme dei saperi che interpreta, organizza e gestisce il mondo dell’artificiale e del costruito e in genere fa riferimento alla dimensione della trasformazione.2 La trasformazione è mirata a soddisfare bisogni, esigenze e desideri degli uomini e a trovare un equilibrio sostenibile tra ambiente modificato e ambiente naturale3 . 1 Gabriele Righetto, architetto e filosofo di formazione, opera nel Centro di Ateneo di Ecologia Umana dell’Università di Padova di cui è Segretario Generale, qui coordina il corso di Perfezionamento Master di Ecologia Umana e l’area tematica di Ecologia Formativa. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di carattere ecoumano e di cultura tecnologica, ha avuto numerose partecipazioni, relazioni e comunicazioni in convegni e seminari specialistici e commissioni ministeriali su tematica tecnologica ed ambientale; come professionista si occupa inoltre di design e di urbanistica partecipata 2 Ceri P. Borgna P. (a cura di) (1998) La tecnologia per il XXI secolo Torino, G.Einaudi 3 Manzini E. (1990) Artefatti. Verso una nuova ecologia dell’ambiente artificiale Milano, Domus Academy 1
  • 2. La Tecnologia costituisce uno dei poli fondamentali della cultura e interagisce in modo integrato assieme • alla cultura scientifica che interpreta, descrive e modellizza il mondo reale, • alla cultura umanistica che ricerca i sensi, le espressioni e gli orientamenti della condizione umana, • alla cultura epistemica che esplora ed interpreta il campo delle conoscenze e le modalità con cui il cognitivo si organizza e si autoriflette; • assieme ancora alla cultura dell’organizzazione che studia le forme, i modi, la progettazione e l’evoluzione con cui l’antropico dispone e attua i sistemi di socializzazione generale e specialistica. 4 La cultura è pertanto un sistema complesso e interrelato all’interno del quale la Tecnologia svolge un ruolo cooperante, specifico e unico, di produrre e gestire artefatti e contesti artificiali, materiali e immateriali, che non potrebbero esistere spontaneamente in quanto i dinamismi naturali non sono in grado di autotrasformarsi secondo processi di progettazione-produzione-gestione5 . Il riconoscimento culturale della Tecnologia non basta se non diventa anche un riconoscimento formativo6 . Essa riguarda uno stile particolare di gestione dei processi immaginativi e progettuali dove si incrocia un concorso ampio di cultura applicata. Occorrono fondamentali conoscenze scientifiche per gestire le componenti di materia- energia-informazione, occorrono componenti artistiche che interagiscono con il design, le forme e sistemi di comunicazione razionali, ergonomici, ma anche emozionali-espressivi. Nella Tecnologia sono coinvolte componenti antropologiche che risentono della cultura in cui gli artefatti vengono prodotti, dei contesti ambientali, del clima, della temperie culturale che li sostiene e dà loro senso e significato sociale. E ancora: la Tecnologia introduce nei suoi artefatti linguaggi che non sono verbali, ma linguaggi dell’utenza e dell’operatività, ossia linguaggi procedurali e comportamentali che si avvalgono di segni e di simboli, ma soprattutto fanno degli artefatti stessi dei sistemi semiotici di comunicazione a prevalente funzione comportamentale.7 4 Maldonado Th. (1987) Il futuro della modernità Milano Feltrinelli Id. Tecnica e cultura (1991) Milano, Feltrinelli e in G.Righetto (2000) [Minist. della P.I.] 5 Negrotti M. (1999) The Theory of the Artificial Exeter, Intellect 6 Damiano E. (a cura di) (1997) La casa di Salomone. Materiali per un catalogo curricolare dell’Educazione Tecnica Ancona, Irrsae-Marche 7 Righetto G. (2000) La Scimmia Aggiunta, Una specie dotata di oggetti Torino, Paravia-Bruno Mondadori 2
  • 3. La Tecnologia costituisce quindi un sistema complesso di cultura applicata in cui sono inestricabilmente coinvolte componenti scientifiche, artistiche, antropologiche e linguistiche. Ma un sistema complesso non può essere oggetto di formazione, e di formazione di base, se non è adeguato ai soggetti a cui è rivolto e cioè a bambini di sei anni che in un percorso settennale diventano ragazzi di 13 anni. Un curricolo di Tecnologia deve sì presentare contenuti congrui, ma anche criteri di gradualismo ed evoluzione cognitiva adeguata, per lo più tenendo presente che la Tecnologia non deve solo attivare delle competenze, ma anche delle metacompetenze e quindi delle forme di comportamento consapevole di sé e del contesto di vita 8 . La Tecnologia nella scuola di base non è mirata alla formazione del professionista e del tecnologo specialista (compito del triennio delle superiori e dell’università), ma ha come finalità la formazione tecnologica del cittadino, ossia dell’utente di tecnologia, individuale e socializzato. Va pertanto prestata attenzione per la condizione di utenti che presentano una domanda formativa variata con l’età. Tutti, bambini e ragazzi, vivono in un ambiente costruito, ossia tecnologico, ma l’enfasi tecnologica è diversa a seconda dell’evoluzione cognitiva ed esperienziale. Il bambino è più facile che si confronti con la tecnologia progettata, prodotta e gestita per lui. La Tecnologia rivolta ai bambini è prevalentemente costituita dai giocattoli. Ogni generazione si confronta con tipologie di giocattoli diversi che risentono dell’evoluzione tecnologica. Certamente le tre grandi stagioni tecnologiche più vicine hanno prodotto tre tipologie molto diversificate di giocattoli: 9 • il mondo tecnologico di tipo agrario-artigianale era fatto di giocattoli di legno o di materiali poveri, afferenti per lo più al tessile, al ceramico e ai metalli tipo piombo e stagno, era distinto per i maschietti in costruzioni, oggettistica artigianale, manichini, modellini, microarneseria e per le femminucce in bambole, accessori simulanti la casa e le attività e l’artigianato domestici. La cultura tecnologica organizzativa era espressa emblematicamente dal gioco sequenziale dell’oca e delle carte che richiamavano attività contadine e mestieri e cicli stagionali. • Il mondo tecnologico di tipo industriale enfatizzava la produzione in serie, gli artefatti meccanici, le costruzioni dotate di ingranaggi, ruote dentate, manovelle, leve, spostamenti idraulici e aerodinamici e forme di movimento con energia azionata da molle o da minimotori elettrici. Anche qui vi era una distinzione tra giocattoli femminili e maschili, ma dentro un paradigma industriale che aveva come emblemi il meccano e la bambola caratterizzata da qualche movimento ad ingranaggio o con articolato di voce prodotto da un diaframma a stantuffo. La cultura tecnologica organizzativa era espressa soprattutto dal monòpoli, in una visione economico- contrattualistica della società industria le. • Il mondo tecnologico di tipo infoindustriale è costituito per lo più da info-oggetti10 , ossia da tecnologie digitali conformate almeno nella triade chip-pulsantiera-display. I videogiochi, le playstation, i Cd Rom ricreativi e gli e-book sono giocattoli emblematici dell’infoindustriale. La distinzione di ruoli maschile e femminile si è 8 il gradualismo, oltre che di qualità cognitiva, può anche essere di spazialità tecnologica dal vicino al lontano: - il primo biennio, per lo più adisciplinare può rivolgersi alla tecnologia come protesi del corpo (cibo, vestiti, accessori) o come divertimento (giocattoli e tecnologie cinetelevisive) - nel secondo biennio può divenire luogo di indagine ed educazione al tecnologico: la casa e l’arredo degli edifici - poi successivamente si passerà ai rapporti edifici/isolati; isolati / /paese (quartiere) /città - per concludere con città / metropoli / territorio e reti 9 si veda la serie di articoli pubblicati e in via di pubblicazione da parte dello scrivente in Cultura tecnologica Torino, Aniat, annata 2000-1 10 Bonsiepe G. (1993) Dall’oggetto all’interfaccia. Mutazioni del design. Milano. Feltrinelli 3
  • 4. ridotta, perché anche fra i bambini si afferma un universo di pari opportunità, comunque si mantengono residuali distinzioni di ruolo con l’offerta di giocattoli appartenenti al mondo agrario-artigianale e industriale che vengono però aggiornati e reinterpretati in modo digitale. In realtà la società sta transitando dal digitale al bioelettrico e quindi non tarderanno a comparire giocattoli che saranno per un verso digitali e per altro appartenenti alle biotecnologie. La tecnologia dell’organizzazione è presente soprattutto in videogiochi che simulano città e contesti con giochi sociali di ruolo, ben diversi dai giochi delle carte e dell’oca e dal monopoli. 1– Ma i bambini non afferiscono alla Tecnologia solo con i giocattoli, contattano la Tecnologia ogni giorno attraverso artefatti presenti nella vita quotidiana. Tali artefatti possono essere concentrati nella dimensione della Tecnologia per il corpo (vestiti, accessori, alimenti), per i sensi e la mente ( strumenti, rappresentazioni, linguaggi, scritture, tecnologie calcolatorie e mensuratorie) Tecnologia per l’abitare (edifici e isolati), Tecnologia per le risorse (acqua, aria, energia, ossia impianti idrici, riscaldamento, impianti termici vari e ricadute sull’aria per combustione e ventilazione) per il movimento (trasporti: bicicletta, auto, bus, treno, nave aereo, ecc.), per la comunicazione (gli oggetti ‘tele’: televisore, telefono nelle varie tipologie, computer on line). Corpo-sensi/mente-edificio-risorse-movimento-comunicazione costituiscono gli ambiti tecnologici fondamentali con cui il bambino e il ragazzo accedono progressivamente alla Tecnologia dell’utenza11 . 2- L’impianto educativo deve essere sensibile a dare precocemente una coscienza tecnologica passando da un’enfasi dapprima mirata più sui giocattoli per poi passare ad un’attenzione distribuita in modo più rilevante sulla Tecnologia dell’utenza nel suo complesso. 3– Vi è un altro aspetto importante della Tecnologia: esso riguarda il mondo della trasformazione e del mondo costruito. Ogni trasformazione comporta una modificazione dell’ecosistema e non tutte le trasformazioni sono sostenibili sul piano ambientale, socioculturale ed etico. Allora non basta educare ad un’utenza informata, ma anche responsabile e orientata ad una lettura ecologica del tecnologico, rilevando il sostenibile, la valutazione di impatto ambientale e l’ambientalmente riparativo. Vi sono alcune tecnologie (acquedotto, rete elettrica, rete del metano, depuratori, discariche, termorecupero, rete telematica e satellitare, radiofonia mobile, (per citare solo le più importanti) che richiedono non solo la capacità di essere utenti, ma anche lo sviluppo di una cittadinanza attiva e responsabile. La dimensione delle ecotecnologie va gestita in progressione e gradualmente. Per i bambini piccoli si può spiegare ed educare all’uso di aria, acqua, suolo, energia in un’ottica di non spreco e valorizzazione delle risorse, per poi portarli via via alla conoscenza più approfondita di impianti e di reti tecnologici mirati specificamente alle questioni delle ecotecnologie. Ora possiamo sintetizzare, per i curricula di Tecnologia, quali possano essere i quattro filoni irrinunciabili di tipo tematico : • il filone ingegneristico (oggetti [arnesi, strumenti] – macchine – impianti – reti materiali e immateriali) • il filone architettonico/urbanistico (edifici-isolati-città-metropoli-territorio insediato) • il filone agrario (boschi-foreste, coltivazioni, allevamenti, tecnologie alimentari, biotecnologie, governo del paesaggio) 11 per cogliere gli aspetti cognitivi e relazionali degli artefatti è utile il riferimento a Norman D.A. (1993) Le cose ci fanno intelligenti. Il posto della tecnologia nel mondo dell’uomo Milano, Feltrinelli 4
  • 5. il filone ecologico (ecotecnologie dell’aria, del suolo, dell’acqua, dell’energia [filtri, riciclo/smaltimento residui, termorecupero, depuratori, centrali energetiche sostenibili, tutto dentro una configurazione di tecnologia dell’artificiale sostenibile]) La Tecnologia non è solo lo studio di artefatti contestualizzati in luoghi e ambienti, è anche una cultura che ha propri linguaggi, procedure e strategie specifiche, per cui l’educazione al tecnologico dovrà poter dotare progressivamente dello strumentario proprio di tale tipo di cultura12 . Le tematiche pertanto vanno arricchite con l’acquisizione evoluta e l’uso di linguaggi tecnologici specifici: • linguaggi della rappresentazione (disegno nelle sue forme varie, computergrafica, fotografia, filmati, riprese tele e cinematografiche, progettazione e produzione di oggetti virtuali, il tutto in un orizzonte prevalentemente digitale) • linguaggi operativi (algoritmi di applicazioni tecnologiche, sistemi CAD/CAM, organizzazione dalla progettazione-produzione, diffusione, manutenzione, restauro, ripristino, riciclo, dismissione) • linguaggi comunicativi pluricodice ( multimedialità e ipermedialità, videoscrittura con orientamento grafico, modalità di comunicazione on line, ma anche procedure algoritmiche, diagrammi di flusso, rappresentazione di dati, organigrammi, strategie organizzative, il tutto trattato digitalmente) Non si tratta soltanto di passare o peggio trasmettere contenuti, ma attivare stili di vita e di pensiero a componente tecnologica (pensiero plastico 3D a scala ravvicinata e territoriale, sviluppo di capacità progettuali e di interpretazione di prodotti progettuali, mappe integrate di conoscenza, operatività idonea all’infoindustriale, didattica territoriale e di rete e non solo d’aula, competenze reticolari, capacità interpretative degli artefatti e apertura alla loro dimensione storica e socioambientale, utenza informata e abile, immaginario tecnico- scientifico orientato alla progettazione, etica della responsabilità, cultura dell’integrazione tra economia-ecologia-estetica-etica). La Tecnologia non è un sapere descrittivo, ma un sapere trasformativo. Essa quindi agisce lasciando i segni della sua azione. Non è un sapere neutro e p ertanto non basta educare a come si fa e si usa il tecnologico, ma occorre anche educare a riflettere sul senso e sui limiti dell’operare tecnologico. Giustamente il documento sul riordino dei cicli scolastici richiama alla ‘dimensione etica e al ripensamento critico della società e dei suoi valori’. Non si tratta solo di educare ad alcune tecniche e ad alcuni generici modi di fare. Non si deve cadere nel vecchio errore di educare ad un’acritica operatività; l’impegno è più alto, educare ad essere cittadini eticamente e socioambientalmente responsabili del tecnologico in un contesto info- industriale. La Tecnologia deve pertanto partire con un alto profilo culturale ed educativo. Nell’edificare il nuovo, non deve vincere la concezione che il sapere si chiami e si delimiti nell’ambito riduttivo e applicativo della Tecnica, ma affermarsi come Tecnoumanesimo, ossia cultura dell’uomo che trasforma l’ambiente per sviluppare i suoi bisogni/desideri e tutelare la terra.13 12 De Kerckhove D. (1993) Brainframes. Mente, tecnologia, mercato Bologna, Baskerville Nacci M. (2000) Pensare la Tecnica. Un secolo di incomprenzioni Bari, Laterza 13 in Righetto G. (2000) [Ministero della P.I.] 5
  • 6. Il documento sul riordino dei cicli scolastici afferma che ‘sarà la scuola, a partire dalla specifica realtà, a costruire il suo curricolo, integrando le indicazioni curricolari nazionali, con la quota del curricolo ad essa riservata’. Con questo breve scritto ho cercato di delineare i caratteri salienti di un curricolo di Tecnologia per l’infoindustriale. Ma bisognerebbe specificare anche i caratteri prevalenti di un curricolo idoneo all’educazione al tecnologico nel contesto infoindustriale del Nordest italiano e veneto in particolare. Questo ric hiede però spazi e riflessioni ulteriori per i quali spero sia data l’occasione di elaborare ed illustrare meglio, ritornando in un successivo intervento. BIBLIOGRAFIA G.RIGHETTO (2000) Per una puntuale configurazione culturale della tecnologia: quale ruolo per l’indirizzo tecnologico-scientifico nella nuova scuola ? In Ministero della Pubblica Istruzione – DIRERZIONE GENERALE CLASSICA La dimensione culturale e liceale della Tecnica e della Tecnologia Quaderno 37 – Quaderni della Pubblica Istruzione – Roma, 2000 G.RIGHETTO (2000) La scimmia aggiunta. Una specie dotata di oggetti. Torino, Paravia – Bruno Mondadori G.RIGHETTO (1997) Eneide. Note su fondazione e legittimazione disciplinare, contenuti, finalità e metodi dell’Educazione Tecnologica. Pg. 67 / 148 In E.DAMIANO ( a cura di ) La casa di Salomone. Materiali per un Catalogo Curricolare dell’Educazione Tecnica. IRRSAE MARCHE – quaderni n. 27 G.RIGHETTO M.FAMIGLIETTI (1996) Educazione tecnologica anni ’10 Bologna, Calderini F. FOSCHINI (a c. di) (1994) L’operatore tecnologico, la multimedialità, l’innovazione Firenze, La Nuova Italia G. RIGHETTO (1993) Profilo didattico: multimedialità e trasversalità nella progettazione IN L. GALLIANI ( a cura di) L’operatore tecnologico Firenze, La Nuova Italia G.RIGHETTO (1993) Operatore tecnologico e multimedia Torino, Aniat G.RIGHETTO (1992 –2001 ) Relazioni ai convegni CONVET Dall’anno 1992 ad oggi Torino, Aniat G.RIGHETTO (1992 –2001) Articoli presenti mensilmente nella rivista Cultura Tecniologica Mensile di didattica dell’educazione tecnica e scienze dell’educazione Torino, corso Bramante 14 G.RIGHETTO (1992) Promuovere l’O.T. a figura territoriale per la cultura mediologica In R.RIUSCITTI (a cura di) Mediateca e scuola Irrsae Veneto, strumenti di lavoro 6