MERIS - Corso di Perfezionamento in Metodologie di Ricerca Online ed Internet Studies, Università degli Studi di Urbino, 13-15 settembre 2011. Progetto di ricerca presentato nella'area Partecipazione & Civic Engagement
Democrazia virtuale, deliberazione reale? (Virtual democracy, real deliberation?)
1. MeRIS – Corso di Perfezionamento in Metodologie di Ricerca Online ed Internet Studies
Università di Urbino “Carlo Bo”
Urbino 13-15 setembre 2011
Democrazia virtuale, deliberazione reale?
Spinella Dell’Avanzato1
Area Partecipazione & Civic Engagement
KW: democrazia digitale, partecipazione online, rete, internet, social network, democrazia deliberativa
Il progetto di ricerca intende approfondire le caratteristiche della democrazia in rete e le sue
potenzialità in termini “deliberativi”: quanto la democrazia virtuale, supportata dall’uso delle nuove
tecnologie della comunicazione e dell’informazione, riproduce una politica deliberativa a doppio
binario, un potere comunicativo capace di deliberare su questioni di interesse comune fino ad
influenzare la stessa agenda politica? La democrazia in rete produce deliberazione reale?
L’utilizzo dell’ICT ha sviluppato strumenti utili agli stessi processi di democratizzazione: e-
government, e-democracy, e-participation, sono solo alcuni esempi di come la tecnologia, a
supporto della democrazia, migliori il rapporto tra i cittadini e le istituzioni pubbliche (Lévy 1999;
Castells 2002, 2008; Anheier, Glasius e Kaldor 2004; Rodotà 2004; Cavallo 2005; Di Maria e
Micelli 2005; De Kerckhove e Tursi 2006; OCSE 2001, Reddick, 2009). La democrazia digitale
può essere un luogo capace di aumentare la qualità complessiva della discussione e far circolare e
incontrare significati e punti di vista differenti. Nella società individualizzata e digitalizzata il
cittadino è sempre più in grado di pervenire da sé alla costruzione di un’informazione bilanciata,
sintesi di fonti plurime, così come è sempre più in grado, con lo sviluppo della tecnologia web 2.0,
di rilanciare immediatamente le sue opinioni nell’arena del dibattito collettivo, senza passare per i
filtri e le mediazioni degli attori collettivi tradizionali. Molte persone fanno uso della rete dato che
non richiede “alcuna” abilità o competenza specifica ed è proprio il modo specifico in cui gli utenti
la utilizzano che la rende più democratica e compatibile con i modelli deliberativi.
Per riuscire a comprendere questi interrogativi il progetto si basa su due aspetti che vanno
ulteriormente approfonditi teoricamente, in modo da sviluppare anche una ricerca empirica
successiva.
1) La prima indagine riguarda la valutazione dei processi partecipativi-deliberativi che si
sviluppano attraverso la rete e i suoi strumenti come i social network. Utilizzando i criteri
definiti da Bobbio (2001), si tratta di comprendere la natura, la qualità e il successo di una
pratica deliberativa in rete: inclusione, qualità, efficacia e influenza della deliberazione
(possono essere studiati a questo proposito i casi del popolo viola, di se non ora quando e di
battiquorum). La letteratura esistente permetterà di impostare un quadro teorico-empirico di
partenza per analizzare i casi particolari di nostro interesse. Il criterio dell’inclusività può
essere soddisfatto dalla nozione molto generale di sfera pubblica, ossia di un ambito in cui le
questioni sottoposte alla discussione sono di dominio pubblico e chiunque può contribuirvi.
La qualità della deliberazione dipende da numerosi fattori: completezza delle informazioni
presentate in modo chiaro e bilanciato in riferimento a una data questione, tipo di preferenze,
opinioni e competenze che entrano nel processo, consapevolezza e correttezza delle persone
coinvolte nel dibattito, “temperatura” della deliberazione (Hendriks 2005), completezza
dell’argomentazione e precisione delle motivazioni in relazione al tema trattato (Fishkin
2004), modo in cui è strutturato il processo, pluralismo delle posizioni presentate. Per
efficacia della deliberazione si intende il raggiungimento di una posizione condivisa
attraverso l’argomentazione e lo scambio d opinioni che modifica le iniziali preferenze e
orientamenti cognitivi verso un accordo. L’ultimo criterio su cui si basa la valutazione dei
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Presentazione del progetto di ricerca nell’area Partecipazione & Civic Eng.
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2. processi deliberativi è l’influenza che questi esercitano sulle decisioni di policy cui si
riferiscono. Esistono diversi gradi di coinvolgimento dei cittadini nel processo deliberativo
che determinano a loro volta un’influenza diversa sulle decisioni pubbliche: ai cittadini
possono essere semplicemente trasmesse informazioni in merito a problemi e soluzioni che si
intendono adottare (livello di informazione); l’obiettivo può essere quello di ottenere feedback
in merito a problemi e progetti (livello di consultazione); richieste e critiche del pubblico
vengono prese in considerazione nella decisione (livello di coinvolgimento); i cittadini
concorrono sia all’individuazione delle opzioni che alle scelte (livello di cooperazione); ai
cittadini viene affidato il potere di decidere (livello di empowerment). Questo ultimo livello di
coinvolgimento dei cittadini determina una maggiore influenza ed ovviamente risponde al
principio teorico di autolegislazione.
Si tratta quindi di valutare le specificità della mobilità in rete rispetto alle esperienze
deliberative reali, che nel loro complesso, sono definite come “spazi circolari chiusi”
(Habermas 1996). La rete invece si caratterizza per l’ampiezza dello spazio pubblico virtuale
che si crea, per l’assenza di un setting definito e strutturato (tipico invece delle arene
deliberative), per l’assenza di un capitale sociale fatto di relazionalità e contatto diretto con
l’altro.
Un aspetto su cui si è già riflettuto (cfr. Dell’Avanzato 2010), e che si aggiunge a questi
criteri, riguarda la produzione di comune cultura politica. Questo concetto procedurale, dal
forte valore euristico, è stato definito in seguito ad un approfondimento del modello
habermasiano di democrazia deliberativa (Habermas 1992a, 1992b, 1996, 1997, 1998) e
dell’approccio delle capabilities di Sen (1979, 1985, 1993, 2004). In breve, la comune cultura
politica è l’insieme di procedure, condizioni di libera discussione e competenze deliberative,
che permettono interazioni fondate sul riconoscimento reciproco, l’inclusione dell’altro e la
condivisione consapevole di norme, valori e contenuti anche culturali (proprio perché prodotti
intersoggettivamente). Tramite la pratica deliberativa i cittadini apprendono e sviluppano
competenze e procedure condivise espressione di una cittadinanza attiva.
I processi di mobilitazione in rete producono e sviluppano in chi partecipa una cultura
politica comune, un insieme di procedure comunicative e deliberative condivise? Mancando
la dimensione relazionale fisica, quale tipo di capitale sociale si genera? Quale set di risorse
simboliche e cultuale si produce?
2) La seconda indagine è proprio collegata a queste domande finali: la rete può essere
considerata un luogo di produzione e sviluppo di competenze e procedere di cittadinanza
attiva? L’idea alla base è che, secondo il modello habermasiano, la società civile e le sue sfere
pubbliche si qualificano, attraverso la deliberazione, come luoghi in cui si garantisce uno
scambio di ragioni e di argomenti all’interno della comunità dei cittadini, generando anche
nuove procedure e competenze comunicative e deliberative, determinando processi di
formazione istituzionalizzata della volontà e dell’opinione pubblica (Dell’avanzato 2010, p.
10). La rete può essere intesa come una “scuola di democrazia” che sviluppa le capacità e le
competenze di cittadinanza attiva di coloro che vi prendono parte (Fung e Wright 2003)?
Impostato il quadro teorico e le questioni teoriche, il passo successivo riguarderà lo studio dei
casi specifici già citati (popolo viola, se non ora quando, battiquorum), cercando di valutarne
l’inclusività, la qualità, l’efficacia, l’infleunza e la produzione di comune cultura politica. Si
lavorerà su un questionario semistrutturato in modo da individuare dimensioni e variabili per ogni
criterio (secondo la letteratura già esistente e provando a crearne di nuove). Sarà possibile
distribuire il questionario online alle persone che hanno aderito ai tre movimenti.
Il progetto di ricerca tenterà di valutare sia quanto la rete permetta di stimolare nuove forme di
partecipazione e di interazione politica, dando agli individui un nuovo strumento di espressione
delle loro opinioni, sia quanto permetta una consultazione più frequente, quasi permanente, dei
cittadini, rinforzando, rispetto alle attuali forme rappresentative, le espressioni di democrazia diretta
per agire concretamente nella gestione della vita pubblica (Coleman e Gotze 2002). La rete può
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3. fornire alla società civile un canale flessibile, a immediato e semplice accesso, capace di offrire in
ogni momento la possibilità di creare continuamente “contro potere comunicativo” anche rispetto a
quanto i media di massa diffondono nel sociale (Castells 2008). La questione è se la rete sia
davvero in grado si innescare un reale processo di cambiamento istituzionale tale da fare avanzare
ipotesi, come quella di Graham (2004), secondo la quale internet ci condurrà in una nuova forma di
democrazia senza precedenti.
In ogni caso, il presupposto di base è che la democrazia ha bisogno di luoghi (fisici o virtuali)
per deliberare, i quali creano le condizioni strutturali favorevoli a processi di apprendimento
collettivi, stimolando l’interesse ai problemi pubblici, tramite la stessa esperienza pratica della
partecipazione (Privitera 2001).
La ricerca che si intende presentare è una idea progettuale. E’ stata solo impostata la riflessione
iniziale a livello teorico sulle questioni da approfondire e gli eventuali sviluppi empirici.
Bibliografia
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