La libertà di stampa in Italia
I primi provvedimenti a favore della libertà di stampa in Italia si ebbero tra il
1847 e il 1848. Tali misure ebbero l'effetto di limitare la censura preventiva
sulla stampa. In particolare, lo Statuto Albertino e il successivo Editto sulla
stampa di Carlo Alberto di Savoia furono la base della legislazione sulla libertà
di stampa nel Regno d'Italia.
La libertà di stampa, conculcata dal regime fascista di Benito Mussolini, fu
progressivamente ripristinata ed è stata pienamente affermata nella
Costituzione repubblicana del 1948.
Un esempio di persona che ha sfruttato la libertá di
stampa
Roberto Saviano nei suoi scritti, articoli e nel suo scritto d'esordio, intitolato
“Gomorra”, utilizza la lettura e il reportage per raccontare la realtà economica,
di territorio e d'impresa della camorra e della criminalitá organizzata in senso
piú generale.
Dalle prime minacce di morte del 2006 da parte dei cartelli camorristici del
clan dei Casalesi, di cui denunció l’operato nel suo esposto e nelle piazza di
Casal di Principe, durante la manifestazione della legalitá, é sottoposto ad un
severo protocollo di protezione che dal 13 ottobre 2006 prevede che viva
sotto scorta.
La repressione della libertà di stampa
Ci furono poi anche esempi di repressione della libertà di stampa.
Nella Russia sovietica il regime comunista represse la libertà di stampa fin dalla sua nascita.
Immediatamente dopo la presa del potere dei bolscevichi furono requisite le biblioteche private con
più di 500 volumi. Il decreto sull'editoria statale, del 29 dicembre 1917, stabilì che la responsabilità
della pubblicazione delle opere letterarie sarebbe spettata unicamente all'Accademia delle Scienze.
Un passo ulteriore per rafforzare il monopolio statale fu fatto nel 1919, quando fu attribuito al
Gosizdat (la neonata casa editrice di stato) il diritto esclusivo alla pubblicazione dei classici, sia degli
autori contemporanei, sia di quelli del passato.
Successivamente si cominciò ad eliminare quello che era stato stampato prima dell'avvento al potere
dei soviet. Furono redatte liste nere degli autori dell'opposizione. Era sufficiente, per insospettire i
censori di regime, essere di nazionalità non russa. I censori andarono ad analizzare, nelle poesie, gli
acrostici fatti con le prime lettere di ogni verso, per verificare che non formassero slogan anti regime.
Nel 1929 vi era una lista nera composta da duemila titoli, nel 1938 si arrivò a cinquemila, per circa
dieci milioni di libri. Nel 1948 si ebbero seimila titoli. Fu organizzato il rogo di libri: nel luglio 1935 a
Leningrado si ha notizia di oltre 20.000 libri bruciati. Nel 1938 vennero distrutti 16.453 titoli, mentre
nel 1940 furono distrutte tutte le opere di 362 autori.
Reporter senza frontiere (un'organizzazione non governativa che
promuove e difende la libertà di stampa.)
Secondo Reporter Senza Frontiere, più di un terzo della popolazione mondiale vive in nazioni dove
non esiste libertà di stampa. Queste persone vivono in stati dove non esiste un sistema
democratico o dove esistono gravi carenze nel processo democratico.
La libertà di stampa è un concetto problematico per molti sistemi non democratici di governo in
quanto lo stretto controllo dell'accesso all'informazione è critico per l'esistenza della maggior parte
dei governi non democratici e dei sistemi di controllo e degli apparati di sicurezza a loro associati.
Per questo fine, molte società non democratiche impiegano agenzie di stampa a conduzione
statale per promuovere la propaganda che è essenziale per mantenere la base di potere politico
esistente e per sopprimere qualsiasi tentativo, da parte dei media o dei singoli giornalisti, di sfidare
la "linea governativa" approvata su questioni contese. In tali paesi, i giornalisti operano ai limiti di
ciò che viene ritenuto accettabile e si trovano soggetti ad intimidazioni da parte di rappresentanti
dello stato. Queste possono andare dalle semplici minacce alla loro carriera professionale alle
minacce di morte, rapimento, tortura e assassinio.