Di Mario Rasetti
La tecnologia informatica è apparsa, sin dal suo sorgere, carica di promesse positive sulla qualità del lavoro e sulla democrazia nelle organizzazioni. Si sottolineava il fatto che i lavori ripetitivi e “materiali” sarebbero stati sostituti dalle tecnologie, che la capacità di interconnessione in rete avrebbe permesso di attribuire alle persone un forte potere decisionale sulla loro vita di lavoro e sociale. In realtà è stato riscontrato che le tecnologie digitali di rete portano con sé uno straordinario potenziale di controllo e di influenza sugli utenti, produttori o consumatori, che sembra tratteggiare un nuovo panopticon. È possibile pensare a una alternativa positiva per i cittadini?
Come ci ricorda Luciano Gallino nei suoi scritti, quando l’occupazione scarseggia e diventa precaria è inevitabile che si indebolisca la domanda di miglioramento del lavoro e sia favorita la disuguaglianza tra chi ha un “buon lavoro” e chi ha un “cattivo lavoro”. Il lavoro perde rilevanza sociale, quindi, dignità; la quota del reddito che va ai salari declina in rapporto ad altri redditi. È possibile un’inversione di tendenza e a quali condizioni?
Mario Rasetti ha creato a Torino nel 1983 la Fondazione ISI - Institute for Scientific Interchange di cui è Presidente. Ha svolto la sua attività scientifica a livello internazionale (Yale, Miami University, Institute for Advanced Studies a Princeton) ed è Professore emerito del Politecnico di Torino, dove è stato titolare della cattedra di Fisica Teorica. È autore o coautore di oltre 250 pubblicazioni su riviste scientifiche e di diversi libri. Fra le sue ultime pubblicazioni Spin Network Quantum Circuits con Annalisa Marzuoli e The ‘Life Machine’: a Quantum Metaphor for Living Matter.
L'industria della finanza, la digitalizzazione dei processi lavorativi e la b...
Democrazia e lavoro nell'era digitale: è possibile trasformare una 'catastrofe' in sogno?
1.
2. Il pianeta sta facendo crescere un suo cervello;
un progetto che determinerà il futuro dell’umanità;
un processo che sta accelerando a dismisura;
problema: riuscirà a far crescere la sua intelligenza?
3. Il Futuro – società e politica
(1 = 2015)
Una crescita tumultuosa e un cambiamento profondo e
radicale dei processi decisionali prima e di controllo poi, verso
un mondo di complessità inimmaginabile ma governabile.
4. Le scelte etiche/politiche saranno cruciali; sono in gioco tutti i
nostri valori – quelli che chiamiamo ‘democrazia’ –
affrontiamo una possibile ‘catastrofe’ (nel senso di René
Thom). Ma abbiamo gli strumenti per superarla.
5. Le più grandi corporation – spazio e telecom – hanno ormai
consolidato investimenti multi-miliardari per portare entro
dieci anni Internet a banda larga in ogni metro quadrato
del pianeta, e stanno costruendo – a velocità mozzafiato e
su scala globale – le autostrade della società
dell’informazione del 21o secolo.
Stanno per accedere alla rete oltre tre miliardi di nuovi
utenti, per lo più tramite smartphone sempre più
economici. E, contrariamente ai due miliardi che li hanno
preceduti, la loro prima esperienza con Internet non sarà
attraverso testi un po’ primitivi, ma tramite video ad alta
risoluzione e connessioni veloci a qualunque cosa solleciti
la loro immaginazione.
6. È un esperimento sociale che non ha precedenti nella storia,
dove il fatto che conta è che mentre la maggioranza di noi ha
costruito le proprie abitudini di Internet-nauta su anni di
esposizione a giornali, libri, radio e TV, il 30% dei nuovi
arrivati sono ora, in qualche modo, ‘analfabeti’. Chi riuscirà a
catturare la loro attenzione; come e con quali conseguenze?
È certo possibile immaginare uno scenario bellissimo, in
cui: per la prima volta nella storia ogni essere umano potrà
avere accesso gratuito ai più grandi maestri al mondo – e
nella propria lingua; ognuno disporrà di propri strumenti per
sfuggire a povertà e intolleranza; la crescente trasparenza
imporrà a governi e corporation un comportamento migliore;
il mondo beneficierà di miliardi di nuove menti connesse in
rete a creare insieme un futuro straordinario e condiviso; le
interconnessioni globali inizieranno a sconfiggere il nostro
modo di pensare tribale.
7. Ma affinché questo abbia una probabilità finita di accadere,
gli uomini – tutti – devono essere pronti ad affrontare la
madre di tutte le guerre di ‘impegno morale’: ogni company
globale, governo, ideologia metterà in gioco la sua esistenza e
gli esiti possono essere molti e diversi, alcuni molto brutti.
Ciò che è significativo e unico è che abbiamo un’ampia
‘roadmap’, che tocca le radici stesse della conoscenza: sta
prendendo vita uno sforzo per identificare i ‘princìpi’ – forse
le leggi – dell’intelligenza. Proprio come Newton scoprì
princìpi e leggi del moto, quando sembrava irragionevole che
ci fosse un legame – diciamo – fra il moto dei pianeti e la
turbolenza, oggi inizia una ricerca, ugualmente audace, dei
princìpi generali, forse le leggi, dell’intelligenza,
irragionevolmente condivisi da esseri umani e robot.
8. Tre sono le questioni chiave cui la Scienza deve dare una
risposta convincente per essere davvero di aiuto alla
Società globale :
I Big Data
10. L’Intelligenza Artificiale trasformerà radicalmente il
modo in cui la nostra società è organizzata. Dobbiamo
però saper prendere le decisioni giuste, ORA …
11. L’Imperativo Etico
Gli esseri umani occupano un
posto speciale nel mondo e la
moralità si può sintetizzare in
un unico imperativo etico,
comandamento ultimo da cui
derivano tutti i doveri e gli
obblighi.
Il libero arbitrio è la sorgente di
tutte le azioni razionali, ma
trattarlo come fine soggettivo è
negare la possibilità stessa della
libertà in generale.
12. C’è una rivoluzione in corso, la rivoluzione digitale che ci
coinvolge tutti.
Oggi la quantità di dati che produciamo raddoppia ogni anno:
nel 2017 abbiamo generato tanti dati quanti nell’intera storia
dell’umanità fino al 2016.
Ogni minuto si fanno centinaia di migliaia di ricerche su
Google, di ‘post’ su Facebook, ecc., che (attenzione!) fanno sì
acquisire nuova conoscenza, ma convogliano anche alla rete
infomazioni rivelatrici di che cosa facciamo, cosa proviamo,
come pensiamo. Con l’IoT entro 5÷7 anni avremo 150 mld di
sensori connessi in rete, 20 volte il numero di persone sulla
Terra. Allora la quantità di dati raddoppierà ogni 12 ore.
Tutto diventerà intelligente; presto avremo non solo smart
phones, ma smart cars, homes, factories, cities …. e noi ?
13. Anche l’intelligenza artificiale – che mira a
decodificare il codice dell’intelligenza umana (che impara e
si addestra da sé: ML, DL, TDA) – sta facendo progressi
mozzafiato, sopprattutto con l’automazione dell’analisi dei
dati, ed è ormai capace di automigliorarsi a ritmo frenetico.
Oggi sono standard algoritmi in grado di riconoscere la
scrittura manuale e i pattern, descrivere il contenuto di
fotografie e video, e completare compiti che richiedono
‘intelligenza’ – meglio degli uomini. Già oggi il 70% di tutte
le transazioni finanziarie è effettuato da algoritmi, e il 20 %
del contenuto delle News è generato automaticamente.
Dal 2020 in poi i supercomputer sorpasseranno le capacità
umane in moltissime applicazioni. Entro 5÷7 anni il lavoro
‘intellettuale’ sarà in buona parte sostituito dalla tecnologia
e oltre metà dei lavori di oggi saranno scomparsi.
14. 1. Siri
2. Gmail
3. Tesla
4. Amazon
5. Google Now
6. Netflix
7. Google Translate
8. Facebook
9. Google Maps
Chatbots
eCommerce & eMarketing
Workplace Communications
Human Resource Management
Healthcare
Intelligent Cybersecurity
Logistics and Supply Chain
Sports betting Industry
Streamlined Manufacturing
L’Intelligenza artificiale è già con noi:
Chi Che cosa
15. Tutto questo è la rivoluzione; in qualche modo al crocevia
fra una rivoluzione culturale e una rivoluzione industriale.
Una rivoluzione paragonabile da un lato a quella
dell’invenzione della stampa. Ma i bit faranno molto più di
quanto i caratteri mobili di Gutenberg abbiano fatto in 560
anni, in termini di spostamento degli equilibri del potere, di
accesso alla conoscenza e del suo trasferimento dalle mani
di pochi a comunità sempre più allargate, di cambiamento
profondo delle nostre vite.
Sarà un percorso analogo a quello che ha pavimentato la
strada che dal Medio Evo e dal Rinascimento ci ha portati
alla rivoluzione industriale e dall’Encyclopédie di Diderot e
d'Alembert ed è arrivato fino a Wikipedia.
Ma dall’altro è una rivoluzione simile all’invenzione della
macchina a vapore di Watt.
17. Barack Obama (2016):
“Driverless cars are
coming,… The technologies
are here and eventually all
regulatory barriers are
going to break down.”
“There are positives to driverless cars; the tech can provide a
safer, more fuel-efficient, and more convenient transportation
system than we currently have. However, this will likely come at
the expense of human workers. ”
“…in the United States alone, there are 3 or 4 million people who
make good livings just driving, … and where are they going to
work, if suddenly trucking and buses no longer need drivers? We
have to anticipate those things now, contrasting the impact of
technology on social inequalities.”
18. È una rivoluzione in cui l’innovazione digitale si trova alla
radice della più aggressiva delle diseguaglianze; quella che
spinge oggi parte del ceto medio (gli «scartati» di Papa
Francesco I) alla protesta, al populismo, all’intolleranza, tutte
alimentate dalla paura: globale e digitale sono irreversibili.
Occorreranno enormi investimenti globali in cultura ed
istruzione, incentivi alla creatività, riqualificazione degli
espulsi dal sistema produttivo; e nuove modalità di
formazione, estese a chi ha un patrimonio condivisibile di
esperienza professionale.
Non si tratta dunque solo di ridistribuire la ricchezza ma il
lavoro; di creare nuove fonti di conoscenza, per generare
nuovo ‘sapere’ e al contempo reinserire nella macchina
sociale chi è stato espulso dal mondo del lavoro di oggi:
creare nuovo lavoro con lavori nuovi.
19. Corriamo rischi con l’AI? NO NESSUNO!
Il cervello umano: 1.5 kg di materia biologica che contiene
90 mld di cellule [neuroni] che comunicano, attraverso
100.000 mld di interruttori molecolari [sinapsi], tramite
nervi [assoni] che trasmettono gli impulsi lunghi due mln di
chilometri (6 volte la distanza fra la Terra e la Luna); che usa
una potenza di 20 watt, ma ha un potere computazionale
enormemente maggiore di quello di qualsiasi super-
computer oggi immaginabile (oltre Turing); inoltre …
il cervello umano è ‘predittivo’; capace in ogni dato istante
di scegliere di utilizzare con efficienza i neuroni che gli
servono in quel momento per svolgere la funzione che sta
compiendo – in media il 10% di quelli disponibili – mentre
gli altri continuano a stimolarsi a vicenda per far sì che esso
sia anche predittivo e non solo reattivo.
20.
21. ‘Cervello Predittivo’ significa capace di miliardi di predizioni
su ciò che accadrà, apprendendo dall’esperienza di una vita
intera; predizioni a livello micro (il significato di piccoli bit di
informazioni dai sensi) e macro (tipicamente una danza di
predizioni e azione). E se le predizioni sono errate, il cervello
ha meccanismi per correggerle e farne altre.
Se il cervello non fosse predittivo, non esisterebbe lo sport e
attraverseremmo la vita in uno stato di constante sorpresa.
Le capacità predittive sono alla base di come il ‘cervello’ crea
la ‘mente’. Pensieri, sentimenti, percezioni, memorie,
decisioni, categorizzazioni, immaginazione – a lungo
considerati come processi mentali distinti - possono essere
unificati dal meccanismo predizione nella più affascinante
delle narrative: l’epica battaglia fra razionalità ed emozioni,
che controlla il comportamento.
22. Il cervello umano è davvero più grande del cielo; non c’è
nulla al mondo di paragonabile alla sua complessità e
potenziale portata. Già nelle sue funzioni più semplici –
come la semantica (la creazione di ‘simboli’ linguistici) – la
sua complessità combinatoria è inimmaginabile: il numero
delle configurazioni distinte potenziali ha oltre 700 cifre!!
Per di più, il cervello svolge funzioni ben più complesse della
semantica o della semiotica: l’estetica; l’etica; la capacità di
prendere i miliardi di miliardi di decisioni che prendiamo
senza accorgercene in tempi infinitesimi anche nei gesti più
banali. E, infine, la più alta di tutte: l’autocoscienza, il fatto
che in ogni istante della nostra vita, per ogni cosa noi
facciamo, anche insignificante, la facciamo essendo
consapevoli che esistiamo per farla e che siamo noi a farla.
23. Dunque, se qualcuno vi dice che sa simulare con un
computer un cervello umano, o che ci aspetta un futuro in
cui saremo governati da macchine più intelligenti di noi che
hanno preso il sopravvento, capaci di prendere decisioni
critiche al nostro posto o di privarci di tutti i nostri posti di
lavoro; e quel qualcuno sta mentendo, e mentirebbe anche
se fosse già disponibile un grande computer quantistico,
perché il cervello, se lo assimiliamo a una macchina da
calcolo, non è una macchina di Turing (mentre per quanto
efficiente, il computer quantistico è una macchina di
Turing), la macchina cervello è capace di esplorare regioni
che per quella di Turing sono proibite: l’incomputabile.
L’AI di fatto ci aiuterà a renderlo ancora più potente, questo
nostro cervello. Ma …
24. … i progressi indotti dall’AI daranno sì vita a una lunga epoca
di maggiore prosperità e benessere, di conoscenza senza
precedenti, ma il transitorio a questo stato può essere lungo
e brutale se non sapremo adattare ad esso, subito, economia,
politiche sociali, comportamenti collettivi.
L’alternativa è una nuova forma di luddismo di reazione al
digitale, che potrebbe portare – come quello seguito alla
rivoluzione industriale nell’Inghilterra del XVIII secolo – a
gravi tensioni, instabilità e scontri sociali; perché fra pochi
anni oltre la metà dei lavori di oggi non saranno più svolti da
uomini ma da macchine intelligenti; lavori che non generano
altro lavoro (come accade invece per i robot).
Sarà crisi, non dei ‘blue collars’ (la vecchia cara classe
operaia) ma dei ‘colletti bianchi’, per di più parallela, a livello
globale, alle crescenti diseguaglianze nell’accesso alla
tecnologia fra paesi sviluppati e non.
28. … ma oggi l’AI genera piuttosto questo:
« Is your job at risk? »
(dati Bloomberg)
29. Da un lato: a noi ‘umani’ (magari ‘aumentati’ – con le nostre
protesi elettroniche) toccherà di gestire e mantenere sotto
controllo questa nostra preziosa ineguagliabile macchina, per
usarla – collettivamente – a beneficio di tutti, per progredire,
evolvere e sopravvivere come specie.
Sarà l’AI ad aiutarci a far questo.
Dall’altro: stabilito che non saremo probabilmente mai in
grado di costruire una macchina capace di farlo, supponiamo
però di riuscire a costruirne una, che uguagli tutte le capacità
intellettuali di un uomo e in alcune magari lo superi:
come la tratteremo se non è capace di gioia e sofferenza – se
non ha autocoscienza?
Potrebbe avere gli stessi diritti di un essere umano? e doveri?