1. Scuola di Politica
Lezione II
L’amministrazione dello stato (Monarchia,
Aristocrazia, Oligarchia, Democrazia)
Relatore: ing. Dario de Siena
2. OTANE Erodoto (Storie III, 80)
“Dopo che il tumulto si fu quietato e furono passati cinque giorni,
quelli che si erano ribellati ai Magi tenevano un consiglio su tutto il
complesso delle Faccende dello stato, e furono pronunciati discorsi
incredibili sì ad alcuni dei Greci, ma pure furono pronunciati. Otane
invitava a porre il potere nelle mani di tutti i Persiani dicendo questo:
"A me sembra opportuno che nessuno divenga più nostro monarca,
perché non è cosa né piacevole né conveniente. Voi sapete infatti
l’insolenza di Cambise a qual punto è giunta, e avete provata anche
l’arroganza del Mago. Come dunque potrebbe essere una cosa
perfetta la monarchia, cui è lecito far ciò che vuole senza doverne
render conto? Perché anche il migliore degli uomini, una volta salito
a tale autorità, il potere monarchico lo allontanerebbe dal suo solito
modo di pensare. Dai beni presenti gli viene infatti l’arroganza,
mentre sin dalle origini è innata in lui l’invidia. E quando ha questi
due vizi ha ogni malvagità, perché molte scelleratezze le compie
perché pieno di arroganza, altre per invidia. Eppure un sovrano
dovrebbe essere privo di invidia, dal momento che possiede tutti i
beni. Invece egli si comporta verso i cittadini in modo ben differente,
è invidioso che i migliori siano in vita, e si compiace dei cittadini
peggiori ed è prontissimo ad accogliere le calunnie. Ma la cosa più
sconveniente di tutte è questa: se qualcuno lo onora
moderatamente, si sdegna di non esser onorato abbastanza; se
invece uno lo onora molto si sdegna ritenendolo un adulatore. E la
cosa più grave vengo ora a dirla: egli sovverte le patrie usanze e
violenta donne e manda a morte senza giudizio. Il governo popolare
invece anzi tutto ha il nome più bello di tutti, l’uguaglianza dinanzi
alla legge, in secondo luogo niente fa di quanto fa il monarca,
perché a sorte esercita le magistrature ed ha un potere soggetto a
controllo e presenta tutti i decreti dell’assemblea generale. Io
dunque propongo di abbandonare la monarchia e di elevare il
popolo al potere, perché nella massa sta ogni potenza". Questo
parere esponeva Otane.
3. MEGABIZO Erodoto (Storie III, 81)
Megabizo invece esortava a volgersi
all’oligarchia dicendo così: "Quel che ha detto
Otane per por fine alla tirannide si intenda detto
anche da me; ma quanto al fatto che vi invitava a
conferire il potere al popolo, egli non ha colto il
parere migliore: niente infatti c’è di più privo di
intelligenza, né di più insolente del volgo buono
a nulla. E certo, che per fuggire l’insolenza di un
monarca gli uomini cadano nell’insolenza di una
plebaglia sfrenata, è cosa assolutamente
intollerabile. Quello infatti se fa qualcosa la fa a
ragion veduta, questa invece non ha neppure
capacità di discernimento: e come potrebbe aver
discernimento chi né ha imparato da altri né
conosce da sé niente di buono, e si getta alla
cieca senza senno nelle cose, simile a torrente
impetuoso? Della democrazia facciano dunque
uso quelli che vogliono male ai Persiani; noi
invece, scelto un gruppo degli uomini migliori, a
questi affidiamo il potere; ché fra questi ci
saremo anche noi, ed è giusto che dagli uomini
migliori derivino le migliori deliberazioni".
Megabizo esponeva dunque questo parere.
4. DARIO Erodoto (Storie III, 82)
E per terzo Dario rivelava il suo parere dicendo: "A me quel che
ha detto Megabizo riguardo al governo democratico mi pare l’abbia
detto giustamente; non giustamente invece quel che riguarda
l’oligarchia. Ché, offrendocisi tre forme di governo ed essendo tutte
a parole ottime, ottima la democrazia e l’oligarchia e la monarchia,
io affermo che quest’ultima è di molto migliore. Di un uomo solo
che sia ottimo niente potrebbe apparire migliore, e valendosi di tale
sua saggezza egli potrebbe guidare in modo perfetto il popolo, e
così soprattutto potrebbero esser tenuti segreti i provvedimenti
contro i nemici. Nell’oligarchia invece ai molti che impiegano le loro
qualità nell’amministrazione dello stato sogliono capitare gravi
inimicizie private, perché, volendo ciascuno essere il primo e
prevalere con i suoi pareri, vengono a grandi inimicizie fra loro, e
da queste nascono discordie, e dalle discordie stragi, e dalle stragi
si passa alla monarchia, e con ciò si dimostra di quanto questo
regime è il migliore. D’altra parte se il popolo è al potere è
impossibile che non sopravvenga la malvagità. E sopravvenuta
nello stato la malvagità sorgono fra i malvagi non inimicizie, ma
salde amicizie, poiché quelli che danneggiano gli interessi comuni
lo fanno cospirando fra loro. E questo succede fino a che uno del
popolo, postosi a capo degli altri, li fa cessare; in conseguenza di
ciò costui s’impone all’ammirazione del popolo, e così ammirato
viene proclamato monarca. E così anche questo dimostra che la
monarchia è la cosa migliore. E per dir tutto in una sola parola,
donde ci è venuta la libertà e chi ce l’ha data? forse dal popolo o
dall’oligarchia o non piuttosto da un monarca? Il mio parere è
dunque che noi, avendo ottenuta la libertà per opera di un sol
uomo, dobbiamo mantenere in vigore la stessa forma di governo, e
inoltre non dobbiamo abolire le istituzioni dei nostri padri, che sono
buone, perché non sarebbe certo la cosa migliore".
5. La Politica di Aristotele
La “Politica”, altrementi detto
trattato dei governi,
rappresenta una dettagliata
analisi dei sistemi di governo
esistenti nel mondo ellenico
nel quarto secolo a.c.
È opportuno precisare che:
tutte le analisi fatte da
Aristotele sono studiate in
rapporto a delle unità
amministrative
rappresentate da città di
circa 100000 abitanti.
La schiavitù era una prassi
diffusa e accettata in tutte le
città ed era considerata non
eliminabile
6. La Politica di Aristotele
la famiglia
All'origine della città vi è il rapporto tra uomo e donna, i quali, formando la
famiglia. Prima di studiare il tema della città, Aristotele trova giusto esaminare a
fondo il problema della famiglia, l'òikos, che significa casa, guardando in particolare a
quello che è il problema di fondo di tutte le case e la famiglie, quello di procurarsi il
necessario per vivere bene. Praticamente, questo ragionamento, oikonomia, o
governo della casa, rappresenta il luogo di nascita della scienza economica, anche
se il significato inteso da Aristotele è diverso da quello moderno, perché limitatato al
procurarsi il necessario per vivere bene e non all'accumulo di ricchezze.
Il primo punto indagato è quello dei vari rapporti esistenti nella famiglia. Ve
ne sono tre fondamentali:
quello tra marito e moglie, (Il rapporto tra uomo e donna è una relazione tra
liberi ed uguali, dove la donna manca di autorità ed è quindi comanda l'uomo).
quello tra genitori e figli, (i figli non solo mancano di autorità, ma anche della
necessaria esperienza del mondo)
quello tra padrone e schiavi. (Infine vi è il rapporto tra padrone e schiavi, dove il
padrone comanda ed il servo deve obbedire e dove è anche chiaro che il
comando ha per oggetto il solo interesse del padrone e dei suoi familiari)
Il padre-padrone, capofamiglia è la figura centrale della società e deve
provvedere al mantenimento della famiglia.
7. La Politica di Aristotele
La Crematistica
la crematistica (da chrèmata, che significa gli
averi). Questa sapienza particolare è
indispensabile per il buon vivere e regge
l'indispensabile attività dello scambio dei beni
che è uno dei motivi principali del costituirisi
delle città. Ma a questo tipo di sana
crematistica, si oppone la sua degenerazione
che è l'accumulazione di beni e denaro, che
Aristotele considera ingiusta e vergognosa,
indegna di uomini liberi ed equilibrati. E'
questa crematistica la vera economia
moderna, che tuttavia origina proprio dalle
città, dallo sviluppo dei mercati e dalla
nascita di un capitalismo mercantile antico.
8. La Politica di Aristotele
Il Cittadino
Il cittadino (polites) è colui che è in grado tanto di
governare quanto di essere governato. Aristotele
pone le due domande, "chi è il cittadino?", cioè in
che cosa consista l'essere cittadino, e "chi
dobbiamo chiamare cittadino?", cioè quali
individui abbiano titolo a essere considerati
cittadini.
Alla prima domanda risponde che essere cittadino
significa avere un potere pubblico permanente e
illimitato, o "cittadinanza politica", per mezzo del
quale partecipa alle decisioni collettive.
Alla seconda domanda risponde che per essere
cittadini non bastano né residenza né
discendenza, perché la cittadinanza dipende dalla
costituzione (la costituzione aristocratica assegna
la cittadinanza ai nobili, la costituzione oligarchica
ai ricchi proprietari, e così via), mentre in realtà è
cittadino colui che è capace di governare, ovvero
per essere capace di governare è necessario
saper obbedire; dunque solo l'uomo libero dotato
di ragione (logos) e soggetto al potere (arche)
può essere definito cittadino.
9. La Politica di Aristotele
La distribuzione dei poteri (giustizia distributiva)
Per Aristotele
esiste una
corretta
distribuzione dei
poteri, ovvero
una “giustizia
distributiva”
quando tutti i
cittadini
possono
accedere alle
cariche
pubbliche e
pagare le tasse
in egual misura
nell’interesse
delle città e non
per arricchire gli
oligarchi.
10. La Politica di Aristotele
I sistemi politici
I sistemi politici per Aristotele possono essere
distinti in due primari:
Monarchia (governo di un singolo)
Aristocrazia (governo dei migliori)
E tre derivati:
Tirannide (Comando dispotico del singolo
senza attenzione all’interesse della
collettività)
Oligarchia (Governo di pochi che detengono
il potere economico)
Democrazia (forza del popolo, populismo)
È chiaro che i derivati rappresentano
degenerazioni dei sistemi.
11. Aristocrazia
Governo dei migliori, ovvero di coloro che hanno
conoscenza e capacità.
Il potere del Senato Romano è il più classico
esempio di governo aristocratico che ci fornisce
la storia.
12. Monarchia
La Monarchia può essere classificata in
base all’origine:
Ereditaria;
Elettiva;
Derivata da poteri militari.
In base al potere:
Assoluta
Costituzionale (od oligarchica)
Militare
13. Monarchie assolute
Sono monarchie assolute quelle che
derivano il loro potere da Dio e non
per delega dei cittadini.
Lo sono quindi tutte quelle monarchie
dell’antichità asiatiche (Assiri,
Babilonesi, Persiani, Cinesi,
Giapponesi);
Le monarchie Islamiche (Arabia
Saudita, Emirati Arabi, ecc.);
Lo Stato Pontificio.
14. Monarchie Costituzionali
Intendiamo qui il termine costituzionale
in senso lato.
La monarchia macedone era da
cosiderare di questo tipo (problema
che limitò il potere di Alessandro
Magno).
L’Impero Romano (imperatore e Senato
formalmente indipendenti);
L’Inghilterra della Magna Charta;
Quasi tutte le monarchie occidentali del
XX secolo;
15. Monarchie Elettive
Tutte le monarchie degli stati barbarici
erano per acclamazione ed era
soprattutto la designazione di un capo
militare.
Monarchia elettiva era anche quella degli
Imperatori Romani (anche se
generalmente venivano scelti fra i
membri della famiglia dell’imperatore
precedente)
Il Sacro Romano Impero rimase elettivo
sino a Napoleone, anche se gli elettori
erano a loro volta sovrani o vescovi.
Il Papa è un monarca assoluto eletto.
16. Democrazia parlamentare nella
storia
La prima apparizione conosciuta di Parlamento
Democratico è di fatto l'assemblea Alþingi
(Alþingishúsið), istituita in Islanda nel 930 d.C., la
seconda è la confederazione delle cinque
nazioni. Si tratta dell'alleanza Haudenosaunee
che si strinse fra i cinque popoli Irochesi presenti
in quello che oggi è conosciuta come la regione
dei grandi laghi nel Nordamerica. Le
Nazioni/Popoli in questione sono i Cayuga, gli
Onondaga, gli Oneida, i Mohawk e i Seneca.
Con l'aggiunta alla confederazione della
nazione/popolo Tuscarora l'alleanza prenderà il
nome "delle sei nazioni". Non fu l'unica nel
Nordamerica, conosciute sono anche la lega
degli Huroni (appartenenti alla famiglia
linguistica/etnica Irochena) e l'unione del Creek.
17. Democrazia Moderna
Sulla concezione moderna di democrazia hanno
avuto grande influenza le idee illuministe, le
rivoluzioni dell'Ottocento, in particolare la
Rivoluzione francese con il suo motto di libertà,
uguaglianza e fratellanza. Sia la carta
costituzionale americana del 1787 che quella
francese del 1791 vertevano sul principio della
separazione dei poteri (legislativo, esecutivo,
giudiziario). Il suffragio universale, il primato della
costituzione e la separazione dei poteri sono le
basi della democrazia rappresentativa.
Un'altra caratteristica della democrazia moderna è
la separazione tra Stato e Chiesa, cioè
l'indipendenza da tutte le religioni. Questo
principio è strettamente connesso con quello
della laicità dello stato.
18. Paradosso di Sen
Ci sono due individui (chiamiamoli Andrea e Giorgio) e tre
possibilità (1: Andrea legge il libro, 2: Giorgio legge il libro,
3: nessuno legge il libro). Andrea è un puritano e
preferisce che nessuno legga il libro (possibilità 3) ma,
come seconda possibilità, preferisce leggere lui il libro
affinché Giorgio non possa leggerlo. Abbiamo dunque 3
preferito a 1 e 1 preferito a 2. Giorgio trova piacere ad
imporre la lettura a Andrea. Preferisce 1 a 2 e 2 a 3.
Secondo il principio dell’ottimo paretiano, se si deve
scegliere tra 1 e 2, bisogna scegliere 1 poiché per le due
persone 1 è preferito a 2.
Una società liberale non vuole imporre la lettura a Andrea
e perciò 3 è preferito a 1. Essa lascia inoltre che Giorgio
legga il libro (2 è preferito a 3). Abbiamo dunque 2
preferito a 3 e 3 preferito a 1. Questo risultato è contrario
al principio dell’ottimo paretiano poiché, come abbiamo
visto, 1 è preferito a 2. Sen intitola il suo articolo
"sull'impossibilità di un liberale paretiano".
19. Paradosso di Condorcet
aggregare stime casuali indipendenti di una
singola variabile aumenta la probabilità di
esattezza se e solo se la probabilità di errore
di ciascuna stima è meno della metà, e il
paradosso di Condorcet, che mostra che i
voti a maggioranza diventano intransitivi
quando vi siano tre o più scelte: è possibile
che vi sia una maggioranza favorevole a A
rispetto a B, un'altra maggioranza favorevole
a B rispetto a C, e un'altra maggioranza
favorevole a C rispetto a A, prese all'interno
dello stesso elettorato e durante la stessa
votazione
20. OLIGARCHIA
Come già si è detto l’oligarchia è una degenerazione naturale della Aristocrazia e della
Democrazia.
La differenza sostanziale tra la provenienza aristocratica e quella democratica consiste nel
fatto che:
nel primo caso la degenerazione avviene in forma aperta;
nel secondo caso avviene in forma più nascosta e spesso si evidenzia solo dopo che si è
consolidata a danno di qualcuno.
Non rappresenta una tendenza politica particolare, ma la tendenza a prendere il potere da
parte di gruppi che, per capacità economica e/o intellettuale, riescono ad avere il sopravvento su
altri a cui mancano dette caratteristiche.
Nella storia italiana recente, ad esempio, l’attuale sistema elettorale (elezione in base
all’ordine in una lista stabilita dalla segreteria centrale) rappresenta una spinta oligarchica
nascosta la cui deriva successiva potrebbe essere l’ereditarietà.
In passato possiamo riconoscere queste deviazioni nel percorso che porta dai liberi comuni
alle successive Signorie e principati.
Un movimento ideologico che si ispirò ad una “oligarchia democratica” fu l’ELITISMO, che vide
il suo nascere soprattutto in Italia e che, prendendo atto delle conclusioni di Condorcet, concluse
che a governare dovevano essere le persone capaci (elite).
Senza tema di essere smentiti si può ritenere l’elitismo un principio ispiratore della Camera dei
Fasci e delle Corporazioni.
In epoca recente si è invece preferito il sistema dei gruppi di pressione (lobby). In alcuni paesi
sono delle istituzioni perfettamente legittimi e alla luce del sole, anzi, a volte, sollecitati dal governo
centrale che tramite esse tasta il polso di elementi sensibili delle società. In altre nazioni invece
lavorano più nascostamente ma più pericolosamente perché non esiste un vero e proprio sistema
alla luce del sole per cui diventa molto difficile sapere se il nostro interlocutore fa parte di una
lobby.
21. ELITISMO
Nel ventesimo secolo la maggior critica alla democrazia arrivò
dai teorici dell'Elitismo: Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto,
poi Robert Michels e altri.
La teoria dell'élite fu ripresa dal fascismo. Difatti Mussolini
riteneva che la moderna democrazia parlamentare di origine
illuminista non fosse altro che una dittatura di circoli di
intellettuali. Come soluzione il fascismo attuò la dittatura, ma
quando anche questa rivelò tutte le sue falle, cercò all'ultimo
di presentare un'alternativa democratica, la democrazia
organica, mai effettivamente attuata.
22. Casta
Una casta è ciascuno dei gruppi sociali che
costituiscono una gerarchia rigida in alcune società.
In società di questo tipo, per un individuo
appartenente ad una casta è molto difficile o
impossibile entrare a far parte di una casta diversa,
in particolare se di rango più elevato. Il concetto di
casta si riferisce originariamente alla società
indiana, ma è utilizzato per estensione anche in altri
contesti ed in senso improprio anche per riferirsi a
qualsiasi gruppo sociale chiuso, anche in società
che non sono ufficialmente divise in caste.
La parola "casta" - che in portoghese significa
puro, non contaminato e si avvicina anche
all'italiano "casto" - raggruppa due concetti legati tra
loro, ma differenti e talvolta antagonisti, nella
società indiana.
23. Lobby
Il termine gruppo di pressione (o gruppo
d'interesse) ha, nella lingua italiana, un sinonimo
acquisito dalla tradizione anglosassone: lobby.
Il termine lobby viene usato correntemente anche per
indicare un certo numero di gruppi, organizzazioni,
individui, legati tra loro dal comune interesse di incidere
sulle istituzioni legislative: in Europa presso la
Commissione che ha sede a Bruxelles, negli Usa presso il
Congresso di Washington.
Il fenomeno lobbistico si inquadra in un contesto de-
ideologizzato, pertanto l'adesione o la presa di contatto
con un gruppo di interesse non implica di per sé
coincidenza a una generalizzata, o ideologica, visione del
mondo ma si concretizza in un supporto a singole e
specifiche negoziazioni con le istituzioni.