Visto che in questi tempi di coronavirus si parla molto di mascherine, forse sarebbe il caso di sentire cosa ne pensano maschere e mascherine e cosa vorrebbero dai politici
1. LE MASCHERE E IL CORONAVIRUS
sergio benassai
Una precisazione: con la parola “Maschera” ci si
riferisce ai personaggi tipici della Commedia
dell’Arte italiana; con la parola “maschera” ci si
riferisce alle maschere indossate dalle persone con
particolare riferimento a quelle carnevalesche; con la
parola “mascherina” ci si riferisce ai dispositivi di
protezione individuale delle vie respiratorie
1. L’assemblea delle Maschere
L’assemblea delle Maschere era stata convocata in un ampio magazzino nel sestiere di Dorsoduro,
vicino a Campo Santa Margherita. Era la tarda serata di domenica 23 febbraio 2020.
Come al solito fu chiamato Pantalone a presiedere l’assemblea. Anche se non era molto
amato, specialmente dalle Maschere donne che tentava in continuazione di insidiare, gli
era riconosciuta una certa autorevolezza, peraltro più legata alla sua anzianità che non alla
sua effettiva capacità di gestire una discussione
“Dunque” iniziò Pantalone “dobbiamo decidere cosa fare dopo l’ordinanza del Governatore Zaia che
ha bloccato con effetto immediato tutte le manifestazioni del Carnevale: il che significa che ci sarà
impedito di uscire, sfilare, ballare, giocare, folleggiare, divertirsi. Per non perdere tempo direi di
chiedere al Medico della Peste di cominciare, facendoci un quadro il più preciso possibile della
situazione.”
Il Medico della Peste si fece strada nel magazzino senza alcuna difficoltà. Nessuna delle
Maschere presenti aveva voglia di essere investita dal nauseabondo odore che emanava dal
lungo becco della sua maschera, un odore dovuto al fatto che il Medico della Peste, per
mantenere fede al personaggio originale, riempiva la sua maschera con la teriaca, un
composto di oltre 55 erbe e di altre sostanze come polvere di carne di vipera, cannella, mirra
e miele. Si sistemò dietro al tavolaccio che faceva da podio e iniziò:
“Dunque il tutto nasce dal diffondersi di un’epidemia causata da un virus, un coronavirus, che, dopo
essere stato chiamato provvisoriamente 2019-nCoV, è stato poi classificato ufficialmente come Sars-
CoV-2, mentre la malattia conseguente è stata denominata COVID-19. La serietà di questa epidemia
dipende dal fatto che questo virus è molto più virulento dei suoi simili in quanto si caratterizza per
una più forte azione di inibizione sull’interferone ...”
“No, per favore ! Non siamo a una lezione di biologia !”
2. “Chi si permette di interrompermi ?” chiese molto seccato il Medico della Peste.
“Io !” rispose, facendosi avanti, una Maschera con un costume da cameriera.
Era Colombina. E naturalmente c’era da aspettarselo visto il suo caratterino, senza peli
sulla lingua. Ce ne aveva sempre per tutte le Maschere, ma bisognava riconoscere che,
quando ce n’era bisogno, era sempre pronta ad aiutare, specialmente quando si trattava
di tresche amorose.
Intervenne Pantalone:
“Per favore, lasciamo finire Medico della Peste.”
“Grazie” riprese Medico della Peste “Quello che comunque volevo dire è che in una situazione così
difficile non sarà facile, anzi direi impossibile, far revocare l’ordinanza e permetterci di riappropriarci
delle calli, dei campielli, delle crosere, dei sotoporteghi di Venezia. Mentre invece Venezia sarà
sempre più invasa dalle mascherine antivirus.”
Un’altra Maschera chiese la parola. Era Meneghino,
Una Maschera benvoluta. Ritenuta onesta, sincera, affidabile.
E anche se di non nobili natali, era comunque apprezzata per la sua fedeltà a questi principi e
anche per i suoi sentimenti patriottici.
“Ecco, proprio di questo volevo parlare, di queste famose mascherine. In fondo sono maschere anche
loro, no ? E allora perché non parlare con loro ?”
“Giusto” intervenne Colombina “parliamoci. Se volete vado io a parlarci ….”
“No, Colombina no” la interruppe Pantalone, che aveva ben altri progetti per Colombina (mai peraltro
destinati a realizzarsi).
“Mandiamo Arlecchino” propose allora Meneghino
Ci fu un lungo bisibigliare fra le Maschere.
Di Arlecchino si mormorava da tempo che non fosse affidabile, sempre pronto per il
proprio interesse a servire contemporaneamente due padroni.
Però gli si riconosceva anche la capacità di interloquire con tutti, di saper improvvisare
anche nei momenti difficili quando si trattava di trarsi d’impaccio.
E alla fine fu quindi deciso di affidare proprio ad Arlecchino l’incarico di contattare le mascherine.
Stavano tutti per andarsene quando Pantalone richiamò tutte con voce roboante:
“Un momento. Ferme tutte. Non sarebbe il caso, prima di parlare con le mascherine, di confrontarsi
le maschere ? Anche loro sono costrette a stare chiuse negli scaffali e nei cassoni perché è proibito
indossarle”
“E’ vero” concordò Meneghino
“Allora” proseguì Pantalone “mandiamo Arlecchino dalle maschere e sentiamo cosa pensano della
situazione”
3. 2. Arlecchino dalle maschere
Dal momento che le Maschere stesse utilizzavano le maschere (che dovevano rinnovare
periodicamente) Arlecchino sapeva bene dove andare.
Lui stesso era stato più volte nel grande magazzino nel sestiere di S. Marco dove si riunivano le
maschere.
Per questo sapeva anche a chi doveva far riferimento: ad Aes, la maschera di bronzo.
Ricordava ancora la brutta figura che aveva fatto quando gli avevano spiegato che a capo delle
maschere c’era la maschera di bronzo, che però gradiva che ci si rivolgesse a lei utilizzando il suo
nome latino.
Arlecchino aveva allora chiesto a Medico della Peste quale fosse il vocabolo latino per “bronzo” e il
Medico gli aveva risposto “cuprum”, non rinunciando a fare sfoggio di erudizione, spiegando che tale
nome derivava dal fatto che il bronzo era costituito in gran parte dal rame proveniente dall’isola di
Cipro.
Ma quando era entrato per la prima volta nel magazzino delle maschere ed aveva chiesto di
“Cuprum”, gli era stato spiegato che quel nome non era il nome con cui rivolgersi alla maschera di
bronzo. “Cuprum” era un nome reso popolare da Plinio nel I secolo d.C., ma il vero nome era “Aes”.
E, se proprio aveva interesse alla filologia, doveva ricordare che “Aes” era un derivato, nel latino
parlato, del vocabolo “aramen”, dal quale a sua volta era derivato il vocabolo “rame”.
Il risultato di quella prima visita era stato un gran mal di testa, dal momento che le sue conoscenze in
materia di materiali si riducevano alla stoffa del suo costume e, quanto al “latinum latinorum” … era
roba da preti.
Arlecchino entrò dunque nel magazzino, pronto a chiedere di essere ricevuto da Aes, ma si trovò di
fronte una vociante babele di maschere
4. Ma cosa stava succedendo ?
Arlecchino si guardò intorno alla ricerca di informazioni. Poi pensò di rivolgersi a maschera Gattina,
sperando che, oltre ad essere carina, avesse anche l’intelligenza delle gatte (questa
credenza nell’intelligenza delle gatte gli derivava dall’aver verificato che la gatta
che stazionava a Campo San Zan Degola, nel sestiere Santa Croce, sapeva
decidere, non sapeva se perché consapevole dell’ora o cogliendo da lontano i
feronomi degli alimentari appena acquistati, se era o meno il caso di abbandonare
il tepore dei gradini riscaldati dal sole e andargli incontro).
“Scusi Gattina, ma io avrei bisogno di parlare con Aes. Sono il portavoce delle Maschere e ho una
richiesta da fare.”
“Guarda bell’Arlecchino” rispose Gattina “che ormai Aes non è più il capo di noi maschere. Stavamo
discutendo sulla nostra situazione, dopo quella maledetta ordinanza di Zaia, e molte di noi,
specialmente quelle fatte di carta pressata di qualità scadente, sostenevano che, se non si fa qualcosa,
saremo destinate ad un più o meno veloce disfacimento. Ebbene Aes, con quella faccia di bronzo che
tiene, ha cercato di convincerci che non era il caso di precipitare le cose, che magari il governo Conte
avrebbe preso una decisione diversa a livello nazionale, valida anche per Venezia, e, insomma,
aspettare l’evolversi della situazione. La abbiamo mandata a quel paese e abbiamo deciso che
bisognava comunque prendere qualche iniziativa urgente. Così è venuta fuori l’idea di prendere
contatto con le mascherine (sai … quelle che portano adesso un sacco di veneziani) per stipulare un
qualche accordo …”
“Anche noi Maschere abbiamo avuto la stessa idea. Allora potremo unire le forze e andare a parlare
insieme con le mascherine.”
“Va bene. Però devi parlarne con la nostra nuova rappresentante che abbiamo appena
eletto: Candida. La abbiamo eletta perché è una delle maschere più giovani e quindi
anche molto combattiva. La sua mancanza di segni particolari inoltre non desta alcun
invidia in ognuna di noi e in più, dovendo andare a trattare con le mascherine, è anche
la maschera che più si avvicina alle loro caratteristiche.”
“Benissimo e dove la trovo ?”
“Eccola là, in piedi sulla sedia”
E fu così che Arlecchino, dopo aver parlato con Candida, ed essersi messo d’accordo per chiedere
insieme un incontro alle mascherine, poté rientrare in Dorsoduro per portare la buona novella alle
Maschere.
5. 3. Maschere, maschere e mascherine
Le mascherine avevano accolto di buon grado l’idea di discutere la situazione con Maschere e
maschere.
Fu così concordato di organizzare un incontro fra una ristretta rappresentanza delle tre componenti.
Incontro che ebbe luogo il 3 marzo, alle ore 9.30, in un reparto di stoccaggio dell’Arsenale.
E alle 9.30 precise, di fronte ad Arlecchino e Colombina, rappresentanti delle Maschere, e a Candida
e Gattina, rappresentanti delle maschere, si aprì la porta ed entrarono tre mascherine, che così si
presentarono:
Mi chiamo Ego. Sono qui in rappresentanza delle mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 con
valvola, caratterizzate rispettivamente da una percentuale di filtraggio dell’80%, 94% e
99%. Ci chiamano le mascherine “egoiste”, perché proteggiamo chi le indossa, ma non
chi ci sta vicino, perché la valvola fa uscire il respiro senza protezione.
Mi chiamo Int. Sono qui in rappresentanza delle mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 senza
valvola, anche noi caratterizzate rispettivamente da una percentuale di filtraggio
dell’80%, 94% e 99%. Ci chiamano le mascherine “intelligenti” perché proteggiamo
sia chi le indossa, sia chi ci sta vicino
Mi chiamo Chir. Sono qui in rappresentanza delle mascherine chirurgiche. Ci chiamano
le mascherine “altruiste” perché non proteggiamo tanto chi le indossa, quanto chi ci sta
vicino. E rappresento anche le mascherine fatte in casa con pezzi di stoffa, carta da
forno, ecc.
Si fece subito sentire Colombina:
“Magari al nostro Medico della Peste interesseranno molto le vostre caratteristiche tecniche, ma a
tutte noi no. Quello che vorremmo sapere invece è capire se ci possiamo in qualche modo alleare per
far fronte a questa situazione.”
Prese la parola Chir:
“Parlo io perché rappresento miliardi di mascherine chirurgiche, a fronte delle centinaia di migliaia
delle altre (che peraltro intendo ugualmente rappresentare). Il nostro problema è forse opposto al
vostro: voi vi sentite private della possibilità di invadere Venezia, noi invece ci sentiamo costrette a
farci in quattro per essere continuamente presenti ovunque, e quindi anche a Venezia. E abbiamo
anche un altro problema: la nostra vita all’aperto è molto breve, in genere di poche ore; mentre voi
potete avere una vita molto molto più lunga.”
“Allora dunque non avete niente da proporci ?” intervenne Arlecchino
“Beh, neppure noi al momento abbiamo un granché da proporre“ disse Gattina ”Anzi, per mettere
ancora un po’ di sale sulle ferite, si dovrebbe tener conto anche di altre diversità. Ad esempio, mentre
alcune di noi maschere si posizionano su occhi e naso, le mascherine coprono naso e bocca …”
“Così non si va da nessuna parte “ rispose, un po’ inviperita Colombina
Per qualche secondo ci fu un silenzio quasi assoluto.
Poi:
6. “Sentite” disse Candida, interrompendo quel cupo silenzio “io avrei un’idea …”
“E quale ?” chiese Int
“Rivolgersi al Sacro Mascherone”
Dopo un attimo di sbalordimento generale, Candida riprese la parola:
“Me ne ha parlato Aes, quando mi ha passato le consegne. E’ un segreto che ci si tramanda di capo
in capo. Riguarda l’esistenza, fin dai tempi degli antichi romani, di un nostro Ente Protettore, il
Dominus Personae, il Signore delle Maschere.”
“E cosa dovremmo fare ? Metterci a pregare per una divinità che magari neanche esiste ?” chiese
Arlecchino
“Secondo quanto mi è stato riferito” rispose Candida “in passato ha funzionato. Ad esempio quando
nell’Alto Medioevo fu invocato dalle maschere popolari, minacciate di estinzione dalla chiesa
cattolica che le considerava come residui pagani. E il Sacro Mascherone indicò una via di uscita:
cercare l’appoggio dei nobili, convincendoli che i nobili mascherati avrebbero potuto partecipare,
senza essere riconosciuti, ai festeggiamenti carnevaleschi col loro contorno di comportament i
licenziosi.”
“E come ci si metterebbe in contatto con questo Sacro Mascherone?”
“Attraverso la sua più antica raffigurazione terrena: la cosiddetta Bocca della Verità adesso murata
nel pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma.”
7. 4. Dominus personae dixit
Dal momento che Candida non aveva ricevuto istruzioni precise sul come contattare il Dominus
personae attraverso la Bocca della Verità, la delegazione di Maschere, maschere e mascherine in
trasferta a Roma utilizzò il banale sistema di infilare nella bocca del mascherone un foglietto sul quale
era stata brevemente riassunta la situazione, concludendo con una richiesta di indicazioni sul come
procedere.
Meno male che la delegazione aveva deciso di recarsi nel pronao della chiesa di Santa Maria in
Cosmedin a tarda notte, quando non c’erano turisti, perché la risposta fu data con una voce tonante:
“Vedo che ogni qualche secolo vi ricordate di me. Non pretendo certo di essere
ricordato, invocato, adorato, ogni momento, ma almeno una coroncina di fiori
ogni tanto sarebbe stata gradita.
Ma noi divinità siamo abituate anche all’ingratitudine di chi dobbiamo
proteggere.
E quindi non rinuncio ad intervenire dandovi una soluzione
La soluzione, come sempre, sta nei fatti.
Gliumanidevono portare mascherine protettive ? Bene. Ma chivieta diaccoppiare
le mascherine antivirus con maschere colorate, fantasiose, artistiche, che
ingentiliscano l’insieme? E chi vieta, dopo quello che ho visto a certe sfilate di
moda, di indossare abiti un po’ stravaganti come quelli delle Maschere ?.
Adesso però non mi fate entrare nei dettagli:
“vocavit via, sequiti eam”
E non mi disturbate ancora per qualche centinaio di anni (se non per portarmi
una coroncina di fiori)
8. 5. In conclusione …
La riunione del tavolo di coordinamento unificato governo-regioni-opposizioni fu aperta dal
Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte:
“Naturalmente avete tutti ricevuto la proposta del coordinamento Maschere, maschere e mascherine.
Prima di discuterne però vorrei sottolineare un aspetto che ritengo importante. Stiamo uscendo da un
periodo difficile, costellato di lutti, di sacrifici, di sofferenze. Adesso, anche se ci aspetta ancora un
lungo cammino verso il ritorno alla normalità, è giusto dare un segnale positivo e mi sembra che la
proposta che abbiamo sul tavolo possa riportare un po’ di sorriso, di allegria, di spensieratezza, di cui
c’è tanto bisogno.”
Immediatamente chiese la parola il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana:
“Anch’io sono d’accordo con la proposta. Ma chiedo che ogni Regione possa stabilire regole
dettagliate per la sua applicazione, per tener conto delle proprie radici culturali, dei propri valori,
delle proprie esigenze in materia di rapporto fra pubblico e privato”
9. Chiese allora la parola il Ministro degli Affari Esteri, Luigi di Maio
“Credo che sia importante, da parte di noi politici, dare un messaggio alla popolazione di
responsabilità e partecipazione diretta. Propongo quindi che i nostri vestiti da Maschere, così come
le maschere e le mascherine che indosseremo, siano acquistati direttamente da noi senza gravare sul
bilancio dello Stato.”
Non poteva non intervenire il Segretario del PD, Nicola Zingaretti:
“Apprezzo questo clima di raggiunta concordia. E adesso avanti a tutta forza verso un futuro
sostenibile.”