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Direzione scientifica: Mario Morcellini e Barbara Mazza
ii
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Rapporto di ricerca 2013-2014
Nota introduttiva……………………………………………………..……………………………. pg. 1
di Barbara Mazza
1. Lo stato dell’arte del terzo livello della formazione. Italia, Inghilterra e
Spagna: un confronto tra i dottorati in comunicazione……………………………. pg. 3
di Alessandra Massa
1.1 Metodi per lo studio dei Dottorati di ricerca in Italia, Regno Unito,
Spagna…………………………………………………………………………………………………... pg. 3
1.2 Identità e obiettivi formativi………………………………………………………..,,,,,,,,,, pg. 5
1.3 L’articolazione del percorso formative………………………………………………….. pg. 9
2. Una triangolazione sulle parole chiave…………………….………………………… pg. 11
di Raffaele Lombardi
3. L’internazionalizzazione dei dottorati in Europa. Una ricognizione dello stato
dell’arte............................................................................................... pg. 15
di Veronica Altamirano
4. L’internazionalizzazione… alla prova dei Dottorati. Spunti di riflessione, a
partire dal quadro normativo………………………………..…………………………… pg. 18
di Anna Angela Franchitto
Riferimenti bibliografici……………………………………..………………………………. pg. 21
1
Nota introduttiva
di Barbara Mazza1
Il riformismo universitario, che ha investito incessantemente per oltre un decennio gli ordinamenti
formativi dei corsi di studio, è negli ultimi tempi intervenuto anche sui dottorati di ricerca. Per questo
motivo e in linea con la mission dell’Osservatorio Scienze.com2
, che opera per conto della Conferenza
Nazionale dei Direttori e Responsabili di Strutture universitarie nelle Scienze della Comunicazione, le
attività di osservazione e analisi condotte quest’anno, si sono concentrate sulla disamina degli effetti delle
trasformazioni in atto sui dottorati in comunicazione in Italia, a partire da quanto indicato nel DM n. 45 del
7 febbraio 2013, “Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e
criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati” e dalle indicazioni fornite
dall’Anvur (Linee guida per l’avvio dei corsi di dottorato del 29-esimo ciclo. Documento approvato dal
Consiglio Direttivo dell’ANVUR nella seduta del 15/5/2013, Commenti alle osservazioni pervenute sul
documento provvisorio di accreditamento dei corsi di dottorato, 21 febbraio 2014)3
.
Si tratta di una ricognizione esplorativa, utile a tracciare l’impostazione di una ricerca più sistematica e
volta a fornire un quadro esaustivo dello stato dell’arte dei dottorati di ricerca in Europa. In questa prima
fase di studio, lo scopo è di acquisire un quadro di partenza delle informazioni utili a comprendere meglio
come potenziare i dottorati italiani in Comunicazione alla luce delle trasformazioni in atto e previste a
livello normativo italiano ed europeo.
Nel definire gli obiettivi dell’indagine, l’Osservatorio ha assunto come scontata la verifica dei requisiti
ministeriali - in quanto compito, appunto, già assolto dagli organi competenti – e ha deciso di concentrare
invece l’analisi su quelle dimensioni nelle quali si aprono maggiori spazi di autonomia e differenziazione,
ritenendole centrali in vista di un potenziamento in termini di funzionamento e attrattiva. Se, infatti, le
disposizioni prefigurano chiaramente lo scenario nel quale si inseriscono i progetti di formazione avanzata
1
Professore associato presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, è, insieme a Mario
Morcellini, direttore scientifico dell’Osservatorio Scienze.com.
2
Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti al Dottorato di Scienze della Comunicazione
della Sapienza, XXIX ciclo, con la direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza, il coordinamento scientifico
di Gaia Peruzzi e Rosanna Consolo e il coordinamento organizzativo di Anna Angela Franchitto e Raffaele Lombardi.
Componenti del gruppo di ricerca sono: Stefano Barricella, Elvia B. Briones Velez, Chiara Landi, Marco Laudonio,
Alessandra Massa, Virginia Melgarejo, Veronica Pastori, Orsolya Szabó, Andrej Vescovi e Veronica Altamarino,
dottoranda in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Santiago de Compostela.
3
Cfr: http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=279&Itemid=394&lang=it,
http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=category&id=67&Itemid=502&lang=it
2
nell’immediato futuro, si ritiene utile fornire spunti di riflessione per concepire i percorsi in una prospettiva
di miglioramento e di ottimizzazione dell’esistente.
In particolare, gli aspetti sui quali può risultare utile un approfondimento sono, a nostro avviso:
l’internazionalizzazione, la gestione dei rapporti con le imprese, la capacità di attrarre finanziamenti e
l’organizzazione dell’impianto formativo per rendere sempre più efficiente ed efficace il percorso offerto.
Per ciascuno di questi aspetti sono state raccolte le informazioni dai siti delle strutture di appartenenza ed
esaminate in maniera quali-quantitativa.
Al fine di leggere e interpretare meglio i risultati emersi dalla rilevazione, si è deciso di valutare quanto
emerso dalla rilevazione sui dottorati italiani, prendendo in considerazione i criteri definiti a livello europeo
e, nello specifico, si è fatto riferimento alle indicazioni dell’Enqa - l’Associazione europea per la garanzia
della qualità nella formazione universitaria - recepite dalle normative dei singoli Paesi membri4
.
Questo confronto mira a comprendere gli orientamenti complessivi all’interno dei quali si configurano i
cambiamenti in atto, in parte al fine di valutare lo stato dell’arte del caso italiano, ma soprattutto, per
ponderare in maniera critica e propositiva, sul modo più efficace per interpretare e applicare certe
disposizioni, nell’ottica di migliorare il grado di “competitività” della ricerca italiana nel contesto europeo e
internazionale.
A tal proposito, la ricerca si è estesa all’osservazione di alcuni casi stranieri (nello specifico, i dottorati
attivi in Inghilterra e in Spagna) per vedere come hanno adottato le indicazioni europee e come si sono
organizzati, a partire dall’analisi degli stessi elementi già oggetto di indagine per il caso italiano.
Nello specifico, l’Inghilterra è stata scelta in quanto luogo cardine dei Media Studies, nonché come
paese ispiratore dei processi europei del recente riformismo accademico, e la Spagna, quale nazione più
avanzata nel sud europeo in merito al rispetto degli standard di qualità della formazione e della ricerca, così
come indicati dall’Enqa.
4
Enqa, European Association for Quality Assurance in Higher Education, Standards and Guidelines for Quality
Assurance in the European Higher Education Area, 3° Edition, Helsinki, 2009, http://www.enqa.eu/
3
1. Lo stato dell’arte del terzo livello della formazione
Italia, Inghilterra e Spagna: un confronto tra i dottorati in comunicazione
di Alessandra Massa5
1.1. Metodi per lo studio dei Dottorati di ricerca in Italia, Regno Unito, Spagna
La ricerca condotta sui dottorati italiani, inglesi e spagnoli prende le mosse dalla necessità di verificare
quanto i percorsi proposti siano in linea con le disposizioni normative indicate dal DM n. 45 del 5 febbraio
20136
.
Tale regolamento indica come criteri fondamentali: la qualità della ricerca svolta dai membri del Collegio
dei docenti; l’internazionalizzazione; il grado di collaborazione con le imprese e le conseguenti ricadute sul
sistema socio-economico; gli sbocchi professionali dei dottori di ricerca; servizi, infrastrutture e
finanziamenti anche derivanti dalla fusione o federazione tra atenei e, infine, l’attrattività dei dottorati.
Per questo, sono state analizzate alcune dimensioni ritenute esemplificative della qualità del corso,
come l’organizzazione e la composizione dell’organico, la sostenibilità economica e strutturale dei corsi di
dottorato, le attività di formazione e di ricerca offerte agli studenti, i finanziamenti e
l’internazionalizzazione.
Anche nel Regno Unito e in Spagna è necessario adempiere ad alcuni requisiti per certificare la validità
del dottorato. Nel Regno Unito, l’80% della valutazione si basa sulla qualità e l’originalità della ricerca, il
10% è legato a questioni “economiche”, come il numero di borse, i contributi ricevuti grazie a progetti di
ricerca competitivi referati, il peso delle sovvenzioni ricevute dall’area scientifica. Il restante 10% accoglie
aspetti molteplici come premi, riconoscimenti, partecipazione a comitati scientifici, ruoli in società
professionali e di categoria, interventi di apertura a conferenze, membri di accademie internazionali,
referaggi, consulenze specialistiche, incarichi di ordine pubblico, fondi e donazioni per ricerche non
competitive, finanziamenti ottenuti da industrie, creazione di spin off, impatto della ricerca sulla politica e
sulla qualità della vita7
.
5
È dottoranda presso il Dottorato di Comunicazione, Ricerca, Innovazione, XXIX ciclo, del Dipartimento di
Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza.
6
DM n. 45 del 5 febbraio 2013, “Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e
criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati”.
7
QAA, The Quality Assurance Agency for Higher Education, Higher Education Review: A handbook for QAA subscribers
and providers with access to funding from HEFCE undergoing review in 2014-15, Southgate House, Southgate Street,
Gloucester GL1 1UB, June 2014.
4
I dottorati in Spagna sono regolati dal Real Decreto n. 99, 28/02/20118
. La valutazione dei corsi spetta
all’ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación)9
e si muove lungo tre linee
chiave: innovazione, ricerca e mobilità. In sintesi, un corso di dottorato si deve impegnare a garantire
l’acquisizione di competenze di base e capacità professionali, stabilite a livello normativo mediante la
valutazione qualitativa dei programmi formativi e della coerenza degli obiettivi. Inoltre, deve assicurare
l’interdisciplinarietà della formazione e della stesura della tesi, oltre che l’internazionalizzazione delle
scuole di dottorato. I criteri di accreditamento sono da ricondurre alla produzione scientifica e
composizione del corpo docente, alla sostenibilità economica e strutturale, al numero di dottori che
ottengono contratti post-dottorato.
In Italia, nell’A.A. 2013-2014, sono stati attivati 915 corsi di dottorato, di cui 135 specificatamente di
area sociale: di questi, 18 sono quelli che hanno la comunicazione fra le aree principali di attività. La
selezione è stata effettuata combinando due criteri: la presenza della parola “comunicazione” nel titolo,
e/o la centralità dell’area Sps/08 nella composizione del Collegio, e formano dunque il campione della
nostra ricerca.
Nel Regno Unito, i corsi “postgraduate” in Media Studies per l’A.A. sono 1140, erogati da 320 strutture
universitarie. I corsi si ripartiscono in un ampio ventaglio di aree tematiche ripartiti nei seguenti ambiti:
Courses N. Courses N.
Communication studies 269 Printing 21
Film studies 179 Media management 14
Journalism 144 Broadcasting 11
Media production 138 Radio studies 11
Photography 80 Communication skills 9
Television studies 71 Video studies 9
Audiovisual studies 26 Technical autorship 2
Publishing 25 Others 131
Nell’individuazione dei casi si è deciso di restringere il campo all’eccellenza, ovvero al 10% dei casi (114)
individuati tra quelli più in alto in graduatoria e, fra questi, è stata estrapolata una quota significativa
almeno dei principali ambiti tematici. Di conseguenza, sono stati individuati 61 corsi così ripartiti, come si
evince dalla tabella a seguire:
8
Real Decreto n. 99, 28/02/2011, “Regulación de Enseñanzas Oficiales de Doctorado”
9
ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación), Plàn estratègico 2013-2016,
http://www.aneca.es/Documentos-y-publicaciones/Plan-estrategico
5
Courses N.
Communication studies 19
Media management 11
Media studies (Film, Television, Broadcasting, Radio and Photography 9
Audiovisual and Video studies 4
Technical autorship 4
Journalism and Printing 3
Publishing 2
Media production 1
Others 8
In Spagna, 32 università su 77 offrono corsi di dottorato in comunicazione, per un totale di 39 corsi di
dottorato in discipline comunicative. Di questi, 22 sono monodisciplinari, mentre 17 sono multidisciplinari
(comunicazione più altre discipline). Si è scelto di condurre l’indagine sull’intera popolazione dei corsi di
dottorato in comunicazione (39 casi). Le principali linee di ricerca riguardano: il settore audiovisivo; il
giornalismo e l’editoria; i fenomeni sociali, specie a carattere globale, il ruolo delle reti e gli effetti della
crisi; i processi culturali e gli approcci sociologici; la comunicazione pubblica e politica; l’educomunicazione;
la comunicazione scientifica; il marketing e la pubblicità; la responsabilità sociale d’impresa; lo sport.
1.2 Identità e obiettivi formativi
Italia, Spagna e Regno Unito presentano la stessa durata standard dei corsi di dottorato: 3 anni,
estendibili a 4 (in Italia e Regno Unito), in casi eccezionali.
Spagna (31 casi) e Regno Unito (36 casi) prevedono la possibilità di frequentare il dottorato in modalità
part-time. Tale modalità è attivabile facoltativamente dallo studente, in virtù delle esigenze individuali, e
segnala un’attenzione all’organizzazione del dottorato come terzo step della formazione, ricalcando le
possibilità offerte agli studenti nei percorsi formativi precedenti.
Nei due paesi differisce la durata del dottorato part-time: se in Spagna è fissata 5 anni; in Inghilterra
questa è variabile. Le ore obbligatorie di frequenza, infatti, sono ripartite in un minimo di 4 anni, si
incontrano dottorati in cui si richiede un impegno per 6 oppure 7 anni, fino ad arrivare a un massimo di 8
anni.
Analizzando la composizione del corpo docenti, si può comprendere se e quanto gli adeguamenti
normativi siano stati adottati nei tre paesi. In Italia, la composizione media del Collegio è di 46 docenti. Il
numero minimo di docenti riscontrato è 19, rispettando dunque pienamente il criterio normativo che
6
prevede un limite inferiore di 16 componenti, mentre la composizione massima vede un Collegio composto
da 112 docenti.
In Spagna, il Collegio dei docenti è formato in media da 27 docenti (il numero massimo di componenti
incontrato è di 72), rispettando il minimo ministeriale di 14 docenti.
Nel Regno Unito non è stato possibile analizzare il Collegio dei Docenti, ma i docenti indicati come
predisposti a svolgere il ruolo di supervisore del lavoro di tesi. In media, questo compito può essere
adempiuto da 36 docenti per ogni dottorato, variando da un minimo di 3 per i corsi più settoriali, dove
spesso vengono indicati solo i ricercatori specializzati in quella disciplina (Creative Writing, ad esempio), a
un massimo di 140, riscontrato nei corsi più generici, dove il ruolo di tutor può essere svolto dall’intero staff
accademico del dipartimento, come quelli dell’area Marketing.
Sulla base degli obiettivi formativi dichiarati dai singoli atenei, si è proceduto a una ricodifica degli stessi
sulla base dei riferimenti alla ricerca, ai processi culturali e comunicativi e al perseguimento di una
formazione specialistica.
All’ambito della ricerca sono stati ricondotti i richiami alle competenze teoriche ed empiriche, alla
metodologia, all’originalità delle produzioni, al fundrising e alle capacità di networking, fino ad arrivare allo
sviluppo delle competenze nella presentazione dei risultati.
Gli espliciti riferimenti ai media, al loro ruolo nella società e allo studio delle industrie culturali nella loro
dimensione più generica sono stati sintetizzati nell’etichetta processi culturali e comunicativi.
I riferimenti a discipline e competenze specialistiche, sono state riassunte dalla dicitura formazione
specifica.
In Italia, stando alla lettura dei documenti ufficiali di presentazione dei dottorati, si presta maggiore
attenzione all’ambito della ricerca (16 casi su 33 rispondenti); in solo tre casi si è trovato esplicito
rifermento ai processi culturali e comunicativi; mentre la formazione e le competenze specialistiche sono
presenti in 14 casi.
In Spagna i richiami a formazione e competenze specialistiche superano quelli alla ricerca (10 casi contro
gli 8 riscontrati su 24 rispondenti); mentre gli accenni ai processi culturali e comunicativi sono presenti in sei
casi. La situazione è simile nel Regno Unito, dove i riferimenti alla formazione specialistica superano, seppur
di poco, quelli alla ricerca (19 casi i primi, 18 i secondi su 49 rispondenti). I rimandi ai processi culturali e
comunicativi sono minoritari (6 casi): la specializzazione disciplinare riscontrata a monte della definizione
del processo formativo incide sicuramente su questo aspetto.
7
Tabella 1. ITALIA. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi
RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENZE
SPECIFICHE
Ricerca psico-pedagogica e sociale.
Professionisti nella ricerca e nello
studio dei fenomeni sociali.
Competenze relative alla
progettazione, organizzazione,
coordinamento della ricerca e
disseminazione dei risultati.
Competenze relative al networking e
al fund raising della ricerca, in
ambito accademico e nelle
organizzazioni pubbliche e private.
Ricerca teorica e applicata sulle
lingue.
Analisi dei pubblici e dei consumi
culturali, interpretazione dei testi in
ambito scritto, audiovisivo e
performativo, analisi dei
cambiamenti indotti dalla
diffusione dei media elettronici.
Competenze nell’utilizzo delle
tecnologie digitali e dei social
media per la gestione della ricerca.
Approfondimento sulla
comunicazione nelle sue diramazioni
teoriche e metodologiche
Didattica, teoria della narrazione,
linguistica, storia contemporanea,
pensiero religioso, comunicazione
interculturale, studi innovativi
sull'apprendimento.
Storia del libro, della scrittura e dei
processi di lettura.
Comunicazione e cooperazione
internazionale.
Economia della conoscenza e della
comunicazione, delle industrie
culturali e creative, e del marketing,
soprattutto nella sua dimensione di
industria creativa.
Tabella 2. SPAGNA. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi
RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENZE
SPECIFICHE
Comprensión sistemática de un
campo de estudio y dominio de las
habilidades y métodos de
investigación relacionados con dicho
campo.
Poseer y comprender conocimientos
que aporten una base u oportunidad
de ser originales e innovadores en el
desarrollo y/o aplicación de ideas,
tanto en el contexto profesional
como de investigación.
Adquirir el conocimiento y la
capacidad de aplicación de las
metodologías de investigación de la
comunicación y de la información,
para su desarrollo en la futura
investigación universitaria.
Capacidad para contribuir a la
ampliación de las fronteras del
conocimiento a través de una
investigación original.
Adquirir el conocimiento y la
capacidad de aplicación de las
metodologías de investigación de la
comunicación y de la información,
para su desarrollo en la futura
investigación universitaria.
Consecuencias sociopolíticas de los
medios de comunicación,
incluyendo los nuevos modos de
producción y recepción de los
mismos, para el ejercicio cotidiano
de una comunicación democrática.
Capacidad para utilizar las
tecnologías de la información y
comunicaciones (TIC) con fines de
búsqueda de información, con
especial énfasis en la utilización de
bases de datos, revistas electrónicas
y aplicaciones estadísticas.
Capacidad de realizar un análisis
crítico y de evaluación y síntesis de
ideas nuevas y complejas en el
ámbito de la comunicación
audiovisual, publicidad y relaciones
públicas.
Comprender y aplicar a la
investigación universitaria, la
relación entre los cambios
tecnológicos, profesionales y
culturales vinculados a la
información y a la comunicación,
con el conjunto del actual proceso
de cambio social y de sus
desequilibrios.
Capacidad para mantener una
conducta ética, a través del
conocimiento teórico-práctico de los
códigos deontológicos vigentes en
los ámbitos de la publicidad, de la
comunicación audiovisual y del
periodismo, así como de la
autorregulación de la profesión, y
del desarrollo de una conciencia de
responsabilidad social y cultural..
Conocer los procesos de
convergencia existentes entre las
políticas de comunicación, las
políticas culturales, las políticas de
telecomunicaciones y las políticas
de la "Sociedad de la Información",
incluyendo en ello las condiciones
propias del sistema de comunicación
en Europa, España y el País Vasco,
con un especial análisis de la
descentralización.
8
Tabella 3. REGNO UNITO. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi
RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENTE
SPECIFICHE
Research across academic
disciplines.
Research techniques and
professional/key skills.
Interdisciplinary research.
High level research.
Conceptual and applied research.
Full understanding of previous
research literature
Media studies.
Design and media production.
Critical and empirical analysis of
media and communications.
New media and communications
technologies.
Role of the media in public health
and well-being.
Understanding how communities
are built through institutionalised
media channels.
The study of the media at an
international and comparative level
as well as nationally(…) political
economy of the media, media
history, media policy and audiences.
Research is pointed to the questions
of creativity, in flows of information
and populations globally, in the use
of new technologies and social
media and political and social
change.
Gender, sexuality, media and
culture.
Motherhood and parenting culture
and social reproduction, emotions
and the media.
Media technology, form and
experience.
Research into screen-based media.
Understanding of the pleasures of
media consumption.
Film and media studies.
Drama, theatre and performance.
Issues in art and design, film,
photography, moving image,
ceramics, cultural studies, art and
technology/science, and music.
Relationships between innovation,
enterprise and economy.
Urban studies.
Studies of community radio, social
media activism, hyperlocal media
and the role of media in projects in
developing nations
9
1.3 L’articolazione del percorso formativo
I dottorati analizzati presentano una qualche forma di specializzazione interna? Questa è la domanda
che guida l’analisi della suddivisione in curricula. In Italia i percorsi si organizzano formalmente in curricula,
in Spagna si organizzano intorno a linee di ricerca ben definite e inerenti agli ambiti della comunicazione,
nel Regno Unito sono previsti sia curricula strutturati, sia attività di ricerca non incardinate in logiche
settoriali, entro le quali lo studente può specializzarsi.
In Italia, l’articolazione in curricula è rintracciabile in 12 casi su 18. Questi, spesso, sono indicativi del
dipartimento a cui afferiscono.
In Spagna, le linee di ricerca (líneas de investigación) sono indicate in 37 casi sui 39 analizzati. In tali
tendenze di ricerca sono ricompresi sottosettori degli studi in comunicazione.
Nel Regno Unito, la tendenza si inverte: l’articolazione in curricula formalmente intesi e l’indicazione di
aree di ricerca (Research Areas) diventa minoritaria, manifestandosi solo in 17 casi su 61. Bisogna
evidenziare che, nel caso inglese, la specializzazione avviene ex-ante, con l’istituzione di corsi di dottorato
dedicati, che si concentrano in partenza su dimensioni peculiari degli studi comunicativi.
Un ulteriore aspetto importante da analizzare relativo alla strutturazione dell’impianto formativo dei
dottorati in esame attiene alla questione del perfezionamento linguistico, oramai ritenuto essenziale data
la prospettiva di internazionalizzazione che favorisce maggiore apertura e confronto con la comunità
scientifica internazionale. Lo studio condotto evidenzia differenze tra le politiche formative dei dottorati
italiani analizzati e quelli degli altri paesi europei. Infatti, il panorama italiano è spaccato a metà tra i corsi
che prevedono la possibilità di frequentare corsi o moduli di lingua straniera e quelli che non offrono
insegnamenti di questo tipo.
In Spagna e Regno Unito la situazione è differente: la maggior parte dei corsi prevede il
perfezionamento linguistico (28 casi su 39 nella Penisola Iberica; 46 casi su 61 in UK). Da segnalare è che lo
studio delle lingue straniere non serve solo per favorire la mobilità in uscita dei propri dottorandi, ma, anzi,
è spesso funzionale ad attrarre studenti da altre parti del mondo: così, in Spagna si offrono corsi di
spagnolo; nel Regno Unito, corsi di inglese finalizzati all’acquisizione delle competenze linguistiche
necessarie affinché gli studenti non madrelingua possano affrontare il percorso dottorale.
Allo stesso modo, anche le attività formative integrative (secondo l’accezione italiana) mostrano in
maniera evidente la differenza tra la strutturazione del percorso formativo in Italia e negli altri paesi
analizzati. In Italia, le attività integrative sono presenti in 13 casi, in Spagna in 28, nel Regno Unito in 38. Più
che il semplice dato quantitativo, a far riflettere è la varietà delle attività proposte al di fuori dell’Italia.
Seminari, conferenze, laboratori, corsi e programmi di studio individuali accompagnano i dottorandi
spagnoli e inglesi in forma più strutturata. Da segnalare nei due paesi la presenza, in più di un caso, di corsi
introduttivi alle normative europee riguardanti il dottorato e all’etica della ricerca.
10
Da ultimo, è necessario soffermarsi sull’investimento in ricerca e su quanto esso possa determinare
sostanziali differenze nella strutturazione stessa dei percorsi dottorali. È, in particolare, proprio la capacità
di attrarre forme di finanziamento - specie quanto più variegate – a incidere in maniera differente nella
gestione dei dottorati italiani e spagnoli e inglesi.
In Italia, la maggior parte dei finanziamenti è di natura pubblica (nazionali secondo la definizione
incontrata sulle schede MIUR): ben 15 dottorati sui 18 analizzati presentano tale modalità in forma
esclusiva. Due sono i dottorati finanziati dall’Università (cofinanziamento secondo la definizione MIUR) e
solo uno riceve finanziamenti di natura internazionale.
In Spagna e Regno Unito, invece, la natura dei finanziamenti è composita e segnala sia la capacità dei
dottorati di ottenere il coinvolgimento tra gli enti interessati a una formazione quanto più internazionale,
sia l’abilità (e il conseguente legame reciproco) di ottenere investimenti dai singoli istituti, istituzioni
pubbliche o privati, aziende, attratti dalla possibilità delle ricadute della ricerca dipartimentale per il più
ampio sistema economico e sociale. Quindi, seppure in Spagna le modalità di finanziamento pubblico e
universitario siano predominanti, si segnala una presenza significativa delle organizzazioni internazionali
(13 occorrenze su 78 rispondenti) e delle fondazioni e di enti di ricerca (12 occorrenze su 78 rispondenti).
Nel Regno Unito, accanto all’assenza di fondi pubblici dichiarati dai corsi di dottorato, colpisce la presenza
massiccia di numerose fondazioni (44 finanziamenti individuati hanno questa provenienza), che denotano
pure la partecipazione della comunità scientifica nazionale alla formazione dei futuri ricercatori:
associazioni “di settore” come Economic and Social Science Research Council e Arts and Humanities
Research Council incidono notevolmente sulle numero di borse erogate agli studenti. Un’ultima postilla
riguardo al caso inglese interessa i finanziamenti universitari: si deve segnalare come spesso questi siano
subordinati allo svolgimento di attività didattiche da parte del dottorando, oppure alla consonanza
tematica tra progetto di tesi individuale e ricerca dipartimentale. Tale tendenza si incardina nella logica di
convogliare le attività di ricerca nelle attività tipiche del dipartimento di appartenenza, anche in favore
della convergenza delle forze impegnate nella realizzazione di progetti di ricerca competitivi a livello
nazionale e internazionale.
11
2. Una triangolazione sulle parole chiave
di Raffaele Lombardi10
Il naming, come è facilmente intuibile, è il processo decisionale che porta ad assegnare ad un marchio il
nome più funzionale ed efficace possibile11
. Sebbene in questo caso non si tratti di dare un nome a cose,
persone o marchi aziendali, l’elevata competitività che investe oggi anche il mondo dell’alta formazione,
costringe gli atenei a fare i conti con alcuni dei medesimi problemi delle organizzazioni for business12
:
identificare la propria offerta formativa nel mare magnum delle istituzioni formalizzate (Facoltà,
Dipartimenti, Scuole, Aree didattiche etc.); differenziare, e quindi sottolineare il valore aggiunto o il
posizionamento distintivo rispetto alla concorrenza; personalizzare l’offerta e facilitarne la comunicazione
ai pubblici interessati. In effetti, di qualsiasi “oggetto” si tratti, il nome rappresenta sempre il primo passo
per comunicare una proposta, sia essa di formazione, culturale, commerciale etc. Ovviamente, specie per
quanto riguarda l’offerta formativa universitaria, la scelta del nome deve essere strettamente correlata alla
realtà concreta che identifica13
, in virtù di un patto formativo che ogni ateneo stipula con gli studenti e con
le parti sociali più in generale.
Nel caso dei dottorati di ricerca in Comunicazione, in Italia come all’estero, è interessante notare
anzitutto il rilievo delle discipline comunicative all’interno delle strutture di afferenza, siano esse
dipartimenti, come nel caso degli atenei italiani, o facoltà e centri di ricerca, come più spesso accade nelle
università estere. Durante la raccolta dei dati e la comparazione delle informazioni sui singoli corsi di
dottorato, una specifica sezione è stata dedicata alle parole chiave dei corsi, ovvero: sono stati schedati
tutti i nomi dei dipartimenti (o strutture simili) che erogano corsi di dottorato in Comunicazione, così come
tutte le epigrafi degli stessi corsi. Infine, si è tentato di catalogare anche l’offerta formativa, analizzando le
parole maggiormente ricorrenti all’interno degli insegnamenti o delle aree disciplinari di riferimento. In
prima battuta, quindi, si è cercato di capire quali fossero le strutture che erogano dottorati di ricerca in
Comunicazione nei tre paesi oggetto d’analisi14
e, pur tenendo conto di ingenti differenze quantitative15
, la
10
È dottore di ricerca in Comunicazione, Ricerca, Innovazione, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
sociale della Sapienza e ricercatore junior dell’Osservatorio Scienze.com.
11
B. Ferrari, L. Liguori, Brand Name Stories, Lupetti, Milano, 2005.
12
Sulle strategie di brand naming, si rinvia a: A. Cellotto, Brand naming. Il nome all’interno del sistema-marca, CLEUP,
Padova, 2005.
13
M. Davis, More Than A Name: An Introduction to Branding, AVA Publishing, London, 2006, p. 90.
14
Per conformità, si sceglie di adottare la dicitura “dipartimento” per identificare le strutture formative e di ricerca di
afferenza dei dottorati. Come già specificato, in realtà, le denominazioni delle strutture differiscono in base al paese di
afferenza.
15
In Italia sono infatti attivi 915 corsi di dottorato, di cui 135 di area sociale, all’interno dei quali si individuano 18
dottorati di ricerca attivi in Comunicazione. Nel Regno Unito, i corsi “postgraduate” in Media Studies per l’A.A. 2013-
2014 sono 1.140, ripartiti in un ampio ventaglio di aree tematiche: sono stati analizzati 61 corso di dottorato,
12
riconoscibilità degli studi di Comunicazione all’interno delle strutture dipartimentali è piuttosto carente in
Italia: sono solo 7 i dipartimenti italiani, infatti, che contengono la parola “comunicazione” nell’epigrafe,
contro i 24 dipartimenti spagnoli e gli 8 inglesi. È necessario però specificare, che lo scarso ricorso alla
parola communication in ambito anglosassone è ampiamente giustificato dall’utilizzo di altre parole
correlate, in maniera mirata e settoriale, alle discipline e alle professioni della comunicazione: un ampio
utilizzo si fa infatti delle parole art, media, journalism, film and TV studies, management etc. (cfr. Tab. 1). In
definitiva, in Italia si riscontra un solo dipartimento completamente dedicato agli studi di Comunicazione,
ben riconoscibili sia nell’epigrafe del dipartimento che del corso di dottorato, mentre le altre strutture sono
in genere di più ampio respiro rispetto alle scienze sociali e della formazione16
. In 8 casi su 18, infatti, l’area
scientifica di riferimento è quella socio-politica e in altri 6 casi quella linguistico-letteraria. Ciò non avviene
in Spagna, in cui i dipartimenti che erogano i corsi di dottorato in Comunicazione sono, nella maggior parte
dei casi e in via esclusiva, dedicati all’area dei processi culturali e comunicativi (24 casi su 32) e, solo in
seconda battuta, alle discipline socio-politiche, economiche e linguistico-letterarie.
Tabella 1. Le parole più ricorrenti nelle epigrafi dei dipartimenti che erogano corsi di dottorato in
Comunicazione (le parole evidenziate sono specificatamente relative al campo della “comunicazione”,
riportando per tutte il v.a. delle occorrenze)
ITALIA REGNO UNITO SPAGNA
comunicazione [7] art [16] comunicación [25]
lingue/letterature
società/sociale [5]
media [14] audiovisual; sociales [6]
politiche [4] social science [10] información; humanidades [5]
formazione; culture; sociali; psicologia [3] journalism [9] publicidad [4]
filosofia; sociologia; umane/umanistiche [2] communication; cultural studies
[8]
periodismo [3]
arti; cognitive; economia; ingegneria-
informazione; mercati; pedagogia; ricerca-
sociale; sviluppo; turismo [1]
management; film and TV
studies; humanities [<7]
informatica; empresa [<2]
Nell’ultimo paese in esame, forte della tradizione anglosassone ormai consolidata, circa la metà dei corsi
analizzati (33 su 61) afferiscono a strutture dipartimentali esclusivamente dedicate agli studi di
Comunicazione e, in 12 casi, le aree di afferenza sono invece quella economico-manageriale e quella
selezionati in maniera proporzionale agli ambiti disciplinari, così da mantenere una significativa rappresentatività di
ogni settore specifico di studi. Per quanto concerne la Spagna, 32 atenei su 77 presenti nel Paese, erogano dottorati di
ricerca in Comunicazione, per un totale di 39 corsi, oggetto quindi della presente indagine.
16
In particolare, le epigrafi dei dipartimenti riportano più spesso le parole lingue/letterature; società/sociale; scienze
politiche; formazione, cultura, psicologia.
13
linguistico-letteraria17
; una differenza rilevante, rispetto ai paesi del Sud Europa, è l’inserimento dei corsi di
dottorato in Comunicazione nell’area socio-politica, quasi del tutto assente nel Regno Unito, se non per
qualche corso specifico di comunicazione politica, e la totale assenza di questi corsi nell’area psico-
pedagogica.
Soffermandoci invece, sul naming del corso di dottorato (cfr. Tab. 2), è utile sottolineare la
fondamentale importanza di questa operazione per il riconoscimento, anche a livello internazionale, della
specificità degli studi. La situazione si discosta molto poco da quella già presentata per le epigrafi dei
dipartimenti e l’analisi delle parole-chiave e denota, anzitutto, un utilizzo generico della parola
“comunicazione” nei corsi di dottorato italiani. La genericità è dovuta soprattutto ad una totale assenza di
declinazione della parola in oggetto nelle molteplici sfumature che la disciplina (e ancora di più le
professioni che ne derivano) identifica. L’unica parola, infatti, che si alterna a “comunicazione” è “cultura”
(7 casi per entrambe), forte anche di un riconoscimento istituzionale ottenuto dai due termini anche a
livello ministeriale18
. Nell’epigrafe dei corsi di dottorato in Comunicazione, ampio spazio viene riservato alle
parole “sociologia/sociale/società” (6 casi su 18 per ciascuna delle parole) e poi alle parole
“politiche/umane/umanistiche/letterature” (3 casi su 18 per ciascuna). Emblematico è il caso anglosassone,
in cui tutti i corsi di dottorato in Comunicazione mantengono nell’epigrafe un riferimento chiaro e specifico
ad uno degli ambiti di riferimento, facendo largo utilizzo di parole quali: cultural (17); media (14), film
studies (9), arts (7); journalism (4).
Tabella 2. Le parole più ricorrenti nelle epigrafi dei corsi di dottorato in Comunicazione (le parole
evidenziate sono specificatamente relative al campo della “comunicazione”, riportando per tutte il v.a.
delle occorrenze)
ITALIA REGNO UNITO SPAGNA
comunicazione; cultura [7] cultural [17] comunicación [31]
sociale; sociologia [6] media [14] sociedad/social [9]
politiche; umanistiche; letterature [3] film studies [9] información; marketing; publicidad
[4]
educazione; ricerca; lingue [2] communication; arts[7] relaciones publicas; cultura;
conocimento[3]
---- journalism [4] educación; periodismo;
contemporaneo [2]
17
Specialmente per gli studi linguistici sul brand naming e per le professioni del giornalismo e della scrittura
professionale.
18
Il settore scientifico disciplinare, secondo le tabelle del MIUR, cui afferiscono gli studi di Comunicazione, è infatti
identificato con il codice SPS/08 e con l’etichetta Sociologia dei processi culturali e comunicativi.
14
Il caso spagnolo si pone, in un certo qual modo, a metà strada fra le due esperienze fin’ora citate: da un
lato, si equipara al Regno Unito per l’ampio utilizzo del termine “comunicazione” nelle epigrafi dei
dipartimenti (31 casi su 39), ricorrendo anche a parole specifiche che declinano gli studi di comunicazione
in informaciòn, publicidad (4 casi ciascuna); relaciones publicas, cultura (3 casi ciascuna); periodismo (2
casi); dall’altro, presenta elementi in comune con il caso italiano per quanto riguarda l’utilizzo di termini
che rimandano all’area socio-politica: sociedad/social (9 casi).
In ultima istanza, l’analisi delle parole chiave ha riguardato l’offerta formativa dei corsi di dottorato nei
tre paesi. È necessario sottolineare l’impossibilità di una comparazione funzionale tra le realtà, in
considerazione della presenza di un piano di studi, e quindi di una lista di insegnamenti, nei casi inglese e
spagnolo, a fronte invece di un’indicazione generica delle aree scientifico-disciplinari cui il corso di
dottorato afferisce nel caso italiano.
Si può comunque constatare che in Italia l’area scientifico-disciplinare di maggior investimento è la
linguistico-letteraria (60%), a seguire l’area storico-filosofica, psico-pedagogica (42%) e, solo al terzo posto,
l’area socio-politica (21%). Prestando attenzione, invece, all’offerta formativa dei corsi di dottorato inglesi e
spagnoli, non è difficile notare un piano di studi strutturato quasi completamente sulle discipline della
comunicazione: in Spagna, ad esempio, la parola più ricorrente è audiovisual (43 su 25119
); periodismo (38);
web y sociedad en la red (33). Allo stesso modo, nel Regno Unito, gli insegnamenti più ricorrenti sono:
cultural studies (18 su 8920
); management e communication studies (11); media (10).
19
Si fa riferimento alle 251 etichette riscontrate in tutti i casi spagnoli.
20
Si fa riferimento alle 89 etichette riscontrate in tutti i casi inglesi.
15
3. L’internazionalizzazione dei dottorati in Europa.
Una ricognizione dello stato dell’arte.
di Veronica Altamirano21
All’interno dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore che regola anche il terzo ciclo della formazione
in Europa, il tema dell’internazionalizzazione è valorizzato soprattutto in relazione all’offerta formativa dei
dottorati di ricerca.
Tale valorizzazione si basa, anzitutto, sull’incentivazione delle relazioni tra studenti, ricercatori e
professori sul piano internazionale, favorendo cotutele per le tesi di dottorato, pubblicazioni internazionali,
menzioni e progetti di ricerca europei, organizzazione di seminari, l’attivazione di scuole dottorali
internazionali e di altre attività interuniversitarie.
Nonostante il processo di Bologna abbia puntato alla facilitazione degli scambi tra i paesi membri, è
necessario constatare che ognuno dei tre paesi analizzati agisce, in questo ambito, in maniera indipendente
e particolare rispetto agli altri.
In Spagna, sulla base del Real Decreto 99/2011 del 28 gennaio, che regola le attività didattiche
all’interno dei corsi di dottorato, il carattere internazionale del percorso di formazione viene concesso in
base al compimento di una serie di requisiti minimi:
a) è necessario realizzare un periodo di almeno tre mesi di studio e ricerca fuori dalla Spagna, presso
università, istituzioni di alta formazione o centri di ricerca prestigiosi. L’istanza deve essere approvata dal
Direttore del Collegio docenti ed entrerà a far parte ufficialmente del percorso formativo del dottorando;
b) una parte della tesi di dottorato, per lo meno l’abstract e le conclusioni, devono essere scritte in una
lingua consona alla divulgazione scientifica internazionale, e comunque differente da quelle considerate
ufficiali in Spagna;
c) la tesi dovrà essere presentata a un minimo di due dottori di ricerca esperti del tema in questione e
appartenenti ad alcune delle istituzioni/università/centri di ricerca non spagnoli;
d) almeno uno degli esperti della commissione valutatrice deve appartenere a istituzioni o centri di
ricerca non spagnoli, deve aver conseguito il dottorato di ricerca e non può coincidere con il docente che ha
presentato l’istanza di soggiorno all’estero per il dottorando. Inoltre, tale figura, deve aver comprovata
esperienza pregressa nelle commissioni valutatrici di tesi di dottorato.
21
È dottoranda presso il Dottorato di Scienze della Comunicazione dell’Università di Santiago di Compostela e ha
svolto un’esperienza di ricerca di tre mesi presso l’Osservatorio.
16
La discussione della tesi deve essere effettuata nella propria università di origine o, nel caso di
programmi congiunti di dottorato, può essere effettuata in una qualsiasi delle sedi universitarie
partecipanti al progetto.
In Italia, simili parametri vengono utilizzati, anche se solo per il riconoscimento del titolo di dottore di
ricerca internazionale:
due revisori della tesi devono essere di università europee non italiane;
un membro della commissione deve appartenere a un’università europea non italiana;
la discussione della tesi deve avvenire (anche parzialmente) in una lingua europea che non sia
l’italiano;
durante il dottorato, lo studente deve aver trascorso almeno 3 mesi (anche in soggiorni multipli più
lunghi di 15 giorni ognuno) in un paese europeo al di fuori dell’Italia.
Con questi parametri si tenta di unificare i requisiti minimi per ottenere un titolo di studio con carattere
internazionale; nonostante ciò, ciascuno dei paesi analizzati presenta caratteristiche distintive e
adeguamenti alla norma non sempre coerenti tra i vari stati membri. Nello specifico, in Spagna si può
individuare il tentativo più compiuto di adeguamento rigido alla norma, nella prospettiva di sviluppare
politiche innovative che permettano la creazione di reti e spazi internazionali per favorire lo scambio di
dottorandi e ricercatori. In Italia, si applica la norma in maniera sostanzialmente parziale, soprattutto a
causa della mancanza di apposite politiche di implementazione e ridefinizione della normativa secondo le
esigenze specifiche del paese. In Gran Bretagna, la mobilità si concentra soprattutto sul corpo docente e
sugli studenti dei primi due cicli della formazione, essendo più impegnata nell’attrarre dottorandi e
ricercatori stranieri, piuttosto che nel favorire il soggiorno all’estero dei propri.
In questo contesto, le università dei tre paesi menzionati hanno dato vita a programmi di mobilità e reti
interuniversitarie di ricerca che hanno favorito lo sviluppo del terzo ciclo della formazione a livello europeo.
I dottorati italiani in Comunicazione, infatti, hanno stretto relazioni con 50 istituzioni europee e 31 extra
europee. D’altro canto, in Gran Bretagna, il 76% delle università analizzate nel campione mantengono
relazioni con organizzazioni internazionali, soprattutto con il centro e nord Europa (45 istituzioni su 79). Un
altro aspetto interessante, per il Regno Unito, è la tendenza a stabilire relazioni con aziende e imprese
private non direttamente connesse alle università, al punto che i gruppi di ricerca sono, in 12 casi, connessi
a prestigiose organizzazioni internazionali non propriamente dedicate alla formazione e all’istruzione.
Quanto a espansione internazionale, certamente la Spagna detiene un primato per quanto riguarda il
collegamento con il Sud America e l’Africa. Il 74% degli atenei analizzati in Spagna è costantemente
connesso a 36 organizzazioni europee e ben 145 extra europee. Un ultimo punto non trascurabile riguarda
17
la lingua ufficiale nella quale vengono offerti i corsi, seminari e le tutte le attività di formazione durante il
percorso di studio del dottorato e, in ultima istanza, la lingua utilizzata per la stesura della tesi e per la
discussione orale della stessa. Da questo punto di vista le università inglesi non prevedono altre lingue al di
fuori della propria, già di per sé considerata un’ottimo “lasciapassare” per la ricerca a livello internazionale
e per la divulgazione scientifica dei proprio lavori di ricerca. In Italia e in Spagna, prevale sempre l’ultizzo
delle lingue ufficiali del paese, lasciando poco spazio ad altre lingue europee, pur tenendo conto però del
valore assunto dai contributi – parziali o totali - in lingua inglese nella redazione di paper e nella stesura
finale della tesi.
18
4. L’internazionalizzazione… alla prova dei Dottorati
Spunti di riflessione, a partire dal quadro normativo
di Anna Angela Franchitto22
Questa sezione dell’analisi condotta dall’Osservatorio illustra un importante aspetto del monitoraggio
riguardante la verifica della congruenza tra i requisiti necessari all’internazionalizzazione dei programmi
dottorali definiti in ambito normativo e la loro realizzazione pratica. A tal proposito, è stato effettuato un
confronto tra realtà italiane, inglesi e spagnole, mirato ad approfondire le esperienze formative più
avanzate e a cogliere i trend in corso, al fine di rintracciare nel confronto accademico europeo elementi utili
per possibili perfezionamenti dei percorsi dottorali italiani in Comunicazione.
Ma quali sono i criteri che i programmi dottorali devono soddisfare per avere un carattere
internazionale?
Un dottorato, secondo quanto indicato dalla normativa europea sulla base degli standard individuati
dall’ENQA - Associazione Europea per la Garanzia della Qualità nell’Istruzione Superiore23
- assume una
connotazione internazionale nel momento in cui vengono rispettati alcuni requisiti:
durante il triennio il dottorando deve trascorrere almeno 3 mesi (anche in soggiorni multipli più
lunghi di 15 giorni ognuno) in un Paese europeo;
le valutazioni sul lavoro di tesi devono essere fatte da almeno due revisori provenienti da
Università Europee straniere; dunque, nel nostro caso, non italiane;
almeno un membro della commissione deve provenire da un’altra università europea;
la discussione della tesi deve avvenire (anche parzialmente) in una lingua europea che, nel nostro
caso, non sia l’italiano.
22
È dottore di ricerca in Comunicazione, Ricerca, Innovazione, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca
sociale della Sapienza e ricercatore junior dell’Osservatorio Scienze.com.
23
L’ENQA - Associazione Europea per la Garanzia della Qualità nell’Istruzione Superiore ha stabilito degli standard e
delle direttive per l’assicurazione di qualità nell’istruzione superiore in Europa che sono stati adottati alla Conferenza
dei Ministri responsabili dell’Istruzione Superiore a Bergen nel mese di maggio del 2005 (Fonte:
http://www.enqa.net).
19
Nel complesso, dall’analisi dei dati raccolti si evince che la gestione delle relazioni con Atenei e
organismi internazionali costituisce la strada principale che viene intrapresa a livello europeo.
La Gran Bretagna declina l’internazionalizzazione soprattutto nell’ottica di favorire l’ospitalità di studenti
stranieri nei suoi programmi dottorali, oltre che per favorire la mobilità all’estero dei suoi dottorandi. Più in
generale, il periodo di studio all’estero e le attività di networking internazionale sono finalizzate a fornire
una preparazione che punta all’eccellenza e valorizza al massimo le opportunità di sviluppare i progetti di
ricerca che vengono portati avanti dagli Istituti universitari, al fine di renderli competitivi, specie
nell’acquisizione di finanziamenti pubblici e privati, a livello nazionale e internazionale.
I programmi di dottorato spagnoli appaiono più rigorosi nel perseguimento degli standard europei che
applicano integralmente, anche grazie ad una serie di riforme che hanno sostenuto e favorito questo
processo negli anni. Nell’arco di un quindicennio, il percorso compiuto dal sistema universitario spagnolo si
è tradotto in un’intensa stagione di provvedimenti normativi. A partire dagli anni Novanta con il RD
778/1998 che, dopo 13 anni dal precedente provvedimento, esplicita la regolazione formale
dell’architettura accademica di un programma di dottorato. In particolare, in questo atto normativo si
focalizza l’attenzione sulla qualità dei programmi anticipando le iniziative relative alla qualità che avranno
avvio con la promulgazione della LOU nel 200124
. La qualità è intesa soprattutto in rapporto alle partnership
tra dipartimenti e università distinti per lo sviluppo di programmi di dottorato scientificamente avanzati ed
innovativi, ed in relazione alla promozione della mobilità tra gli studenti25
.
A ciò si aggiunge l’attivazione di convenzioni con enti e atenei internazionali, che rappresentano una
rilevante risorsa per l'internazionalizzazione dei programmi formativi. Al riguardo, la Spagna risulta
agevolata dal fatto che è riuscita a sviluppare una fitta rete di relazioni a partire dai Paesi con i quali ha
storicamente solidi rapporti, come ad esempio il sud America.
L’Italia, invece, appare ancora un po’ indietro nel processo di internazionalizzazione, non tanto per
l’impegno profuso nel potenziamento delle reti di relazioni europee ed extraeuropee, quanto per
l’assunzione di una prospettiva organica di internazionalizzazione. La stessa applicazione dei criteri europei,
ad esempio, risulta parziale, disomogenea e poco sistematica. Nello specifico, tutti i dottorati italiani
offrono la possibilità di effettuare soggiorni di ricerca in realtà italiane - al di fuori delle istituzioni coinvolte
(17 dottorati su 18) - estere - nell’ambito delle istituzioni coinvolte (18 dottorati su 18) - estere - al di fuori
delle istituzioni coinvolte (16 dottorati su 18). Tuttavia, non ci sono le condizioni per favorire la piena
mobilità dei dottorandi, specie per periodi lunghi. Inoltre, le relazioni non sempre si traducono in sinergie
che favoriscono la compartecipazione nei processi di tutorato e valutazione delle tesi di dottorato.
24
Ficco S., Il dottorato nel processo di adattamento dell’università spagnola allo Spazio europeo dell’Istruzione
Superiore, in internet all’url: http://rivista.scuolaiad.it/n06-2012/.
25 Cfr. R.D. 778/1998, Introduzione.
20
Guardando all’attribuzione dei posti riservati agli stranieri, vale la pena notare che su 18 dottorati
italiani, solo 2 ne prevedono fino a 9; 4 dottorati ne assegnano fino a 4. In tal senso, il numero dei posti
destinati nei corsi dottorali agli studenti europei ed extraeuropei, costituisce una risorsa da potenziare. Da
sottolineare che 12 dottorati non li prevedono.
Altro dato interessante è la stesura della tesi in lingua straniera. Mentre in Inghilterra prevale
nettamente – come ovvio - la stesura della tesi di dottorato in lingua inglese (59 dottorati su 59), in Spagna,
oltre allo spagnolo, trovano spazio altre lingue europee, in linea con i criteri indicati dalla vigente normativa
in materia.
In Italia, invece, solo una netta minoranza (6 dottorati su 18) prevede che la tesi sia redatta in lingua
inglese; ben 11 dottorati privilegiano la stesura di elaborati in lingua italiana; in un solo caso sono possibili
più lingue.
Gli standard definiti a livello europeo, sulla base dei principi ispiratori provenienti dal modello
britannico, offrono una serie di parametri ben precisi che, però al momento, vengono ancora applicati in
maniera non del tutto omogenea. Guardando con attenzione alle strutture formative dei tre programmi
dottorali esaminati, infatti, si possono riscontrare modalità differenti.
Mentre la Gran Bretagna trae evidenti benefici dal vantaggio linguistico e dalla capacità attrattiva che
questo comporta, l’attenzione della Spagna è focalizzata sulla traduzione rigorosa della normativa vigente.
Sulla base delle evidenze disponibili fin qui esaminate, si può concludere che l’esperienza dei dottorati
spagnoli è un esempio di rigore nell’applicazione dei requisiti che li collocano al passo con le recenti sfide
europee, sottolineando l’esigenza e la volontà di creare professionalità potenzialmente competitive a livello
mondiale.
L’Italia, invece, se confrontata con altre nazioni europee come la Spagna e la Gran Bretagna, resta un po’
indietro. In particolare, la criticità emersa in termini di coerenza e attinenza ai parametri
sull’internazionalizzazione, sebbene non preoccupante, può rinviare alla riflessione sulle logiche di azione
organizzativa delle realtà dottorali italiane. A tal proposito, sarebbe auspicabile un perfezionamento delle
strutture formative a partire dal rafforzamento della capacità di operare sul contesto internazionale. La
principale difficoltà da fronteggiare, al momento, sembra riguardare – specie dovuta a carenze economiche
- la realizzazione di un progetto formativo più chiaro, ampio e orientato alla creazione delle condizioni
logistiche, economiche e infrastrutturali per lo sviluppo di relazioni più salde con enti e atenei
internazionali. Queste opportunità contribuirebbero a mantenere un migliore standard qualitativo della
formazione dottorale in Comunicazione e a cogliere le recenti sfide di competitività e eccellenza.
21
Riferimenti bibliografici
ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación), Plàn estratègico 2013-2016,
http://www.aneca.es/Documentos-y-publicaciones/Plan-estrategico
Anvur, Linee guida per l’avvio dei corsi di dottorato del 29-esimo ciclo, Documento approvato dal
Consiglio Direttivo dell’ANVUR nella seduta del 15/5/2013, Commenti alle osservazioni pervenute sul
documento provvisorio di accreditamento dei corsi di dottorato, 21 febbraio 2014,
http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=279&Itemid=394&lang=it
Cellotto A., Brand naming. Il nome all’interno del sistema-marca, CLEUP, Padova, 2005
Davis M., More Than A Name: An Introduction to Branding, AVA Publishing, London, 2006, p. 90
DM n. 45 del 5 febbraio 2013, Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di
dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati
Enqa, European Association for Quality Assurance in Higher Education, Standards and Guidelines for
Quality Assurance in the European Higher Education Area, 3° Edition, Helsinki, 2009, http://www.enqa.eu/
Ferrari B., Liguori L., Brand Name Stories, Lupetti, Milano, 2005
Ficco S., Il dottorato nel processo di adattamento dell’università spagnola allo Spazio europeo dell’Istruzione
Superiore, in internet all’url: http://rivista.scuolaiad.it/n06-2012/
Hernández Pina, F., Díaz Martínez, E., La Formación de Doctores en el contexto del EEES. Una formación
basada en competencias, «Revista Fuentes», n°10, 2010, pp. 69-82
Ministerio de Educación y Ciencia, Real Decreto n. 99, 28/02/2011, Regulación de Enseñanzas Oficiales de
Doctorado
Ministerio de Educación y Ciencia, Real Decreto n.778, 30/04/1998, Por el que se regula el Tercer Ciclo de
Estudios Universitarios, la obtención y expedición del título de Doctor y otros Estudios de Postgrado, (BOE,
01.05.1998)
QAA, The Quality Assurance Agency for Higher Education, Higher Education Review: A handbook for QAA subscribers
and providers with access to funding from HEFCE undergoing review in 2014-15, Southgate House, Southgate Street,
Gloucester GL1 1UB, June 2014.

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Report scienze.com dottorati internazionalizzazione_2013_2014

  • 1. i Direzione scientifica: Mario Morcellini e Barbara Mazza
  • 2. ii DDootttt..CCoomm PPeerrccoorrssii ee oorriieennttaammeennttii ddeellllaa rriicceerrccaa.. UUnn ccoonnffrroonnttoo ffrraa IIttaalliiaa,, IInngghhiilltteerrrraa ee SSppaaggnnaa Rapporto di ricerca 2013-2014 Nota introduttiva……………………………………………………..……………………………. pg. 1 di Barbara Mazza 1. Lo stato dell’arte del terzo livello della formazione. Italia, Inghilterra e Spagna: un confronto tra i dottorati in comunicazione……………………………. pg. 3 di Alessandra Massa 1.1 Metodi per lo studio dei Dottorati di ricerca in Italia, Regno Unito, Spagna…………………………………………………………………………………………………... pg. 3 1.2 Identità e obiettivi formativi………………………………………………………..,,,,,,,,,, pg. 5 1.3 L’articolazione del percorso formative………………………………………………….. pg. 9 2. Una triangolazione sulle parole chiave…………………….………………………… pg. 11 di Raffaele Lombardi 3. L’internazionalizzazione dei dottorati in Europa. Una ricognizione dello stato dell’arte............................................................................................... pg. 15 di Veronica Altamirano 4. L’internazionalizzazione… alla prova dei Dottorati. Spunti di riflessione, a partire dal quadro normativo………………………………..…………………………… pg. 18 di Anna Angela Franchitto Riferimenti bibliografici……………………………………..………………………………. pg. 21
  • 3. 1 Nota introduttiva di Barbara Mazza1 Il riformismo universitario, che ha investito incessantemente per oltre un decennio gli ordinamenti formativi dei corsi di studio, è negli ultimi tempi intervenuto anche sui dottorati di ricerca. Per questo motivo e in linea con la mission dell’Osservatorio Scienze.com2 , che opera per conto della Conferenza Nazionale dei Direttori e Responsabili di Strutture universitarie nelle Scienze della Comunicazione, le attività di osservazione e analisi condotte quest’anno, si sono concentrate sulla disamina degli effetti delle trasformazioni in atto sui dottorati in comunicazione in Italia, a partire da quanto indicato nel DM n. 45 del 7 febbraio 2013, “Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati” e dalle indicazioni fornite dall’Anvur (Linee guida per l’avvio dei corsi di dottorato del 29-esimo ciclo. Documento approvato dal Consiglio Direttivo dell’ANVUR nella seduta del 15/5/2013, Commenti alle osservazioni pervenute sul documento provvisorio di accreditamento dei corsi di dottorato, 21 febbraio 2014)3 . Si tratta di una ricognizione esplorativa, utile a tracciare l’impostazione di una ricerca più sistematica e volta a fornire un quadro esaustivo dello stato dell’arte dei dottorati di ricerca in Europa. In questa prima fase di studio, lo scopo è di acquisire un quadro di partenza delle informazioni utili a comprendere meglio come potenziare i dottorati italiani in Comunicazione alla luce delle trasformazioni in atto e previste a livello normativo italiano ed europeo. Nel definire gli obiettivi dell’indagine, l’Osservatorio ha assunto come scontata la verifica dei requisiti ministeriali - in quanto compito, appunto, già assolto dagli organi competenti – e ha deciso di concentrare invece l’analisi su quelle dimensioni nelle quali si aprono maggiori spazi di autonomia e differenziazione, ritenendole centrali in vista di un potenziamento in termini di funzionamento e attrattiva. Se, infatti, le disposizioni prefigurano chiaramente lo scenario nel quale si inseriscono i progetti di formazione avanzata 1 Professore associato presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, è, insieme a Mario Morcellini, direttore scientifico dell’Osservatorio Scienze.com. 2 Quest’anno hanno partecipato al gruppo di ricerca i dottorandi afferenti al Dottorato di Scienze della Comunicazione della Sapienza, XXIX ciclo, con la direzione scientifica di Mario Morcellini e Barbara Mazza, il coordinamento scientifico di Gaia Peruzzi e Rosanna Consolo e il coordinamento organizzativo di Anna Angela Franchitto e Raffaele Lombardi. Componenti del gruppo di ricerca sono: Stefano Barricella, Elvia B. Briones Velez, Chiara Landi, Marco Laudonio, Alessandra Massa, Virginia Melgarejo, Veronica Pastori, Orsolya Szabó, Andrej Vescovi e Veronica Altamarino, dottoranda in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Santiago de Compostela. 3 Cfr: http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=279&Itemid=394&lang=it, http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=category&id=67&Itemid=502&lang=it
  • 4. 2 nell’immediato futuro, si ritiene utile fornire spunti di riflessione per concepire i percorsi in una prospettiva di miglioramento e di ottimizzazione dell’esistente. In particolare, gli aspetti sui quali può risultare utile un approfondimento sono, a nostro avviso: l’internazionalizzazione, la gestione dei rapporti con le imprese, la capacità di attrarre finanziamenti e l’organizzazione dell’impianto formativo per rendere sempre più efficiente ed efficace il percorso offerto. Per ciascuno di questi aspetti sono state raccolte le informazioni dai siti delle strutture di appartenenza ed esaminate in maniera quali-quantitativa. Al fine di leggere e interpretare meglio i risultati emersi dalla rilevazione, si è deciso di valutare quanto emerso dalla rilevazione sui dottorati italiani, prendendo in considerazione i criteri definiti a livello europeo e, nello specifico, si è fatto riferimento alle indicazioni dell’Enqa - l’Associazione europea per la garanzia della qualità nella formazione universitaria - recepite dalle normative dei singoli Paesi membri4 . Questo confronto mira a comprendere gli orientamenti complessivi all’interno dei quali si configurano i cambiamenti in atto, in parte al fine di valutare lo stato dell’arte del caso italiano, ma soprattutto, per ponderare in maniera critica e propositiva, sul modo più efficace per interpretare e applicare certe disposizioni, nell’ottica di migliorare il grado di “competitività” della ricerca italiana nel contesto europeo e internazionale. A tal proposito, la ricerca si è estesa all’osservazione di alcuni casi stranieri (nello specifico, i dottorati attivi in Inghilterra e in Spagna) per vedere come hanno adottato le indicazioni europee e come si sono organizzati, a partire dall’analisi degli stessi elementi già oggetto di indagine per il caso italiano. Nello specifico, l’Inghilterra è stata scelta in quanto luogo cardine dei Media Studies, nonché come paese ispiratore dei processi europei del recente riformismo accademico, e la Spagna, quale nazione più avanzata nel sud europeo in merito al rispetto degli standard di qualità della formazione e della ricerca, così come indicati dall’Enqa. 4 Enqa, European Association for Quality Assurance in Higher Education, Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area, 3° Edition, Helsinki, 2009, http://www.enqa.eu/
  • 5. 3 1. Lo stato dell’arte del terzo livello della formazione Italia, Inghilterra e Spagna: un confronto tra i dottorati in comunicazione di Alessandra Massa5 1.1. Metodi per lo studio dei Dottorati di ricerca in Italia, Regno Unito, Spagna La ricerca condotta sui dottorati italiani, inglesi e spagnoli prende le mosse dalla necessità di verificare quanto i percorsi proposti siano in linea con le disposizioni normative indicate dal DM n. 45 del 5 febbraio 20136 . Tale regolamento indica come criteri fondamentali: la qualità della ricerca svolta dai membri del Collegio dei docenti; l’internazionalizzazione; il grado di collaborazione con le imprese e le conseguenti ricadute sul sistema socio-economico; gli sbocchi professionali dei dottori di ricerca; servizi, infrastrutture e finanziamenti anche derivanti dalla fusione o federazione tra atenei e, infine, l’attrattività dei dottorati. Per questo, sono state analizzate alcune dimensioni ritenute esemplificative della qualità del corso, come l’organizzazione e la composizione dell’organico, la sostenibilità economica e strutturale dei corsi di dottorato, le attività di formazione e di ricerca offerte agli studenti, i finanziamenti e l’internazionalizzazione. Anche nel Regno Unito e in Spagna è necessario adempiere ad alcuni requisiti per certificare la validità del dottorato. Nel Regno Unito, l’80% della valutazione si basa sulla qualità e l’originalità della ricerca, il 10% è legato a questioni “economiche”, come il numero di borse, i contributi ricevuti grazie a progetti di ricerca competitivi referati, il peso delle sovvenzioni ricevute dall’area scientifica. Il restante 10% accoglie aspetti molteplici come premi, riconoscimenti, partecipazione a comitati scientifici, ruoli in società professionali e di categoria, interventi di apertura a conferenze, membri di accademie internazionali, referaggi, consulenze specialistiche, incarichi di ordine pubblico, fondi e donazioni per ricerche non competitive, finanziamenti ottenuti da industrie, creazione di spin off, impatto della ricerca sulla politica e sulla qualità della vita7 . 5 È dottoranda presso il Dottorato di Comunicazione, Ricerca, Innovazione, XXIX ciclo, del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza. 6 DM n. 45 del 5 febbraio 2013, “Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati”. 7 QAA, The Quality Assurance Agency for Higher Education, Higher Education Review: A handbook for QAA subscribers and providers with access to funding from HEFCE undergoing review in 2014-15, Southgate House, Southgate Street, Gloucester GL1 1UB, June 2014.
  • 6. 4 I dottorati in Spagna sono regolati dal Real Decreto n. 99, 28/02/20118 . La valutazione dei corsi spetta all’ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación)9 e si muove lungo tre linee chiave: innovazione, ricerca e mobilità. In sintesi, un corso di dottorato si deve impegnare a garantire l’acquisizione di competenze di base e capacità professionali, stabilite a livello normativo mediante la valutazione qualitativa dei programmi formativi e della coerenza degli obiettivi. Inoltre, deve assicurare l’interdisciplinarietà della formazione e della stesura della tesi, oltre che l’internazionalizzazione delle scuole di dottorato. I criteri di accreditamento sono da ricondurre alla produzione scientifica e composizione del corpo docente, alla sostenibilità economica e strutturale, al numero di dottori che ottengono contratti post-dottorato. In Italia, nell’A.A. 2013-2014, sono stati attivati 915 corsi di dottorato, di cui 135 specificatamente di area sociale: di questi, 18 sono quelli che hanno la comunicazione fra le aree principali di attività. La selezione è stata effettuata combinando due criteri: la presenza della parola “comunicazione” nel titolo, e/o la centralità dell’area Sps/08 nella composizione del Collegio, e formano dunque il campione della nostra ricerca. Nel Regno Unito, i corsi “postgraduate” in Media Studies per l’A.A. sono 1140, erogati da 320 strutture universitarie. I corsi si ripartiscono in un ampio ventaglio di aree tematiche ripartiti nei seguenti ambiti: Courses N. Courses N. Communication studies 269 Printing 21 Film studies 179 Media management 14 Journalism 144 Broadcasting 11 Media production 138 Radio studies 11 Photography 80 Communication skills 9 Television studies 71 Video studies 9 Audiovisual studies 26 Technical autorship 2 Publishing 25 Others 131 Nell’individuazione dei casi si è deciso di restringere il campo all’eccellenza, ovvero al 10% dei casi (114) individuati tra quelli più in alto in graduatoria e, fra questi, è stata estrapolata una quota significativa almeno dei principali ambiti tematici. Di conseguenza, sono stati individuati 61 corsi così ripartiti, come si evince dalla tabella a seguire: 8 Real Decreto n. 99, 28/02/2011, “Regulación de Enseñanzas Oficiales de Doctorado” 9 ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación), Plàn estratègico 2013-2016, http://www.aneca.es/Documentos-y-publicaciones/Plan-estrategico
  • 7. 5 Courses N. Communication studies 19 Media management 11 Media studies (Film, Television, Broadcasting, Radio and Photography 9 Audiovisual and Video studies 4 Technical autorship 4 Journalism and Printing 3 Publishing 2 Media production 1 Others 8 In Spagna, 32 università su 77 offrono corsi di dottorato in comunicazione, per un totale di 39 corsi di dottorato in discipline comunicative. Di questi, 22 sono monodisciplinari, mentre 17 sono multidisciplinari (comunicazione più altre discipline). Si è scelto di condurre l’indagine sull’intera popolazione dei corsi di dottorato in comunicazione (39 casi). Le principali linee di ricerca riguardano: il settore audiovisivo; il giornalismo e l’editoria; i fenomeni sociali, specie a carattere globale, il ruolo delle reti e gli effetti della crisi; i processi culturali e gli approcci sociologici; la comunicazione pubblica e politica; l’educomunicazione; la comunicazione scientifica; il marketing e la pubblicità; la responsabilità sociale d’impresa; lo sport. 1.2 Identità e obiettivi formativi Italia, Spagna e Regno Unito presentano la stessa durata standard dei corsi di dottorato: 3 anni, estendibili a 4 (in Italia e Regno Unito), in casi eccezionali. Spagna (31 casi) e Regno Unito (36 casi) prevedono la possibilità di frequentare il dottorato in modalità part-time. Tale modalità è attivabile facoltativamente dallo studente, in virtù delle esigenze individuali, e segnala un’attenzione all’organizzazione del dottorato come terzo step della formazione, ricalcando le possibilità offerte agli studenti nei percorsi formativi precedenti. Nei due paesi differisce la durata del dottorato part-time: se in Spagna è fissata 5 anni; in Inghilterra questa è variabile. Le ore obbligatorie di frequenza, infatti, sono ripartite in un minimo di 4 anni, si incontrano dottorati in cui si richiede un impegno per 6 oppure 7 anni, fino ad arrivare a un massimo di 8 anni. Analizzando la composizione del corpo docenti, si può comprendere se e quanto gli adeguamenti normativi siano stati adottati nei tre paesi. In Italia, la composizione media del Collegio è di 46 docenti. Il numero minimo di docenti riscontrato è 19, rispettando dunque pienamente il criterio normativo che
  • 8. 6 prevede un limite inferiore di 16 componenti, mentre la composizione massima vede un Collegio composto da 112 docenti. In Spagna, il Collegio dei docenti è formato in media da 27 docenti (il numero massimo di componenti incontrato è di 72), rispettando il minimo ministeriale di 14 docenti. Nel Regno Unito non è stato possibile analizzare il Collegio dei Docenti, ma i docenti indicati come predisposti a svolgere il ruolo di supervisore del lavoro di tesi. In media, questo compito può essere adempiuto da 36 docenti per ogni dottorato, variando da un minimo di 3 per i corsi più settoriali, dove spesso vengono indicati solo i ricercatori specializzati in quella disciplina (Creative Writing, ad esempio), a un massimo di 140, riscontrato nei corsi più generici, dove il ruolo di tutor può essere svolto dall’intero staff accademico del dipartimento, come quelli dell’area Marketing. Sulla base degli obiettivi formativi dichiarati dai singoli atenei, si è proceduto a una ricodifica degli stessi sulla base dei riferimenti alla ricerca, ai processi culturali e comunicativi e al perseguimento di una formazione specialistica. All’ambito della ricerca sono stati ricondotti i richiami alle competenze teoriche ed empiriche, alla metodologia, all’originalità delle produzioni, al fundrising e alle capacità di networking, fino ad arrivare allo sviluppo delle competenze nella presentazione dei risultati. Gli espliciti riferimenti ai media, al loro ruolo nella società e allo studio delle industrie culturali nella loro dimensione più generica sono stati sintetizzati nell’etichetta processi culturali e comunicativi. I riferimenti a discipline e competenze specialistiche, sono state riassunte dalla dicitura formazione specifica. In Italia, stando alla lettura dei documenti ufficiali di presentazione dei dottorati, si presta maggiore attenzione all’ambito della ricerca (16 casi su 33 rispondenti); in solo tre casi si è trovato esplicito rifermento ai processi culturali e comunicativi; mentre la formazione e le competenze specialistiche sono presenti in 14 casi. In Spagna i richiami a formazione e competenze specialistiche superano quelli alla ricerca (10 casi contro gli 8 riscontrati su 24 rispondenti); mentre gli accenni ai processi culturali e comunicativi sono presenti in sei casi. La situazione è simile nel Regno Unito, dove i riferimenti alla formazione specialistica superano, seppur di poco, quelli alla ricerca (19 casi i primi, 18 i secondi su 49 rispondenti). I rimandi ai processi culturali e comunicativi sono minoritari (6 casi): la specializzazione disciplinare riscontrata a monte della definizione del processo formativo incide sicuramente su questo aspetto.
  • 9. 7 Tabella 1. ITALIA. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENZE SPECIFICHE Ricerca psico-pedagogica e sociale. Professionisti nella ricerca e nello studio dei fenomeni sociali. Competenze relative alla progettazione, organizzazione, coordinamento della ricerca e disseminazione dei risultati. Competenze relative al networking e al fund raising della ricerca, in ambito accademico e nelle organizzazioni pubbliche e private. Ricerca teorica e applicata sulle lingue. Analisi dei pubblici e dei consumi culturali, interpretazione dei testi in ambito scritto, audiovisivo e performativo, analisi dei cambiamenti indotti dalla diffusione dei media elettronici. Competenze nell’utilizzo delle tecnologie digitali e dei social media per la gestione della ricerca. Approfondimento sulla comunicazione nelle sue diramazioni teoriche e metodologiche Didattica, teoria della narrazione, linguistica, storia contemporanea, pensiero religioso, comunicazione interculturale, studi innovativi sull'apprendimento. Storia del libro, della scrittura e dei processi di lettura. Comunicazione e cooperazione internazionale. Economia della conoscenza e della comunicazione, delle industrie culturali e creative, e del marketing, soprattutto nella sua dimensione di industria creativa. Tabella 2. SPAGNA. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENZE SPECIFICHE Comprensión sistemática de un campo de estudio y dominio de las habilidades y métodos de investigación relacionados con dicho campo. Poseer y comprender conocimientos que aporten una base u oportunidad de ser originales e innovadores en el desarrollo y/o aplicación de ideas, tanto en el contexto profesional como de investigación. Adquirir el conocimiento y la capacidad de aplicación de las metodologías de investigación de la comunicación y de la información, para su desarrollo en la futura investigación universitaria. Capacidad para contribuir a la ampliación de las fronteras del conocimiento a través de una investigación original. Adquirir el conocimiento y la capacidad de aplicación de las metodologías de investigación de la comunicación y de la información, para su desarrollo en la futura investigación universitaria. Consecuencias sociopolíticas de los medios de comunicación, incluyendo los nuevos modos de producción y recepción de los mismos, para el ejercicio cotidiano de una comunicación democrática. Capacidad para utilizar las tecnologías de la información y comunicaciones (TIC) con fines de búsqueda de información, con especial énfasis en la utilización de bases de datos, revistas electrónicas y aplicaciones estadísticas. Capacidad de realizar un análisis crítico y de evaluación y síntesis de ideas nuevas y complejas en el ámbito de la comunicación audiovisual, publicidad y relaciones públicas. Comprender y aplicar a la investigación universitaria, la relación entre los cambios tecnológicos, profesionales y culturales vinculados a la información y a la comunicación, con el conjunto del actual proceso de cambio social y de sus desequilibrios. Capacidad para mantener una conducta ética, a través del conocimiento teórico-práctico de los códigos deontológicos vigentes en los ámbitos de la publicidad, de la comunicación audiovisual y del periodismo, así como de la autorregulación de la profesión, y del desarrollo de una conciencia de responsabilidad social y cultural.. Conocer los procesos de convergencia existentes entre las políticas de comunicación, las políticas culturales, las políticas de telecomunicaciones y las políticas de la "Sociedad de la Información", incluyendo en ello las condiciones propias del sistema de comunicación en Europa, España y el País Vasco, con un especial análisis de la descentralización.
  • 10. 8 Tabella 3. REGNO UNITO. Obiettivi formativi indicati, alcuni esempi RICERCA PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI FORMAZIONE E COMPETENTE SPECIFICHE Research across academic disciplines. Research techniques and professional/key skills. Interdisciplinary research. High level research. Conceptual and applied research. Full understanding of previous research literature Media studies. Design and media production. Critical and empirical analysis of media and communications. New media and communications technologies. Role of the media in public health and well-being. Understanding how communities are built through institutionalised media channels. The study of the media at an international and comparative level as well as nationally(…) political economy of the media, media history, media policy and audiences. Research is pointed to the questions of creativity, in flows of information and populations globally, in the use of new technologies and social media and political and social change. Gender, sexuality, media and culture. Motherhood and parenting culture and social reproduction, emotions and the media. Media technology, form and experience. Research into screen-based media. Understanding of the pleasures of media consumption. Film and media studies. Drama, theatre and performance. Issues in art and design, film, photography, moving image, ceramics, cultural studies, art and technology/science, and music. Relationships between innovation, enterprise and economy. Urban studies. Studies of community radio, social media activism, hyperlocal media and the role of media in projects in developing nations
  • 11. 9 1.3 L’articolazione del percorso formativo I dottorati analizzati presentano una qualche forma di specializzazione interna? Questa è la domanda che guida l’analisi della suddivisione in curricula. In Italia i percorsi si organizzano formalmente in curricula, in Spagna si organizzano intorno a linee di ricerca ben definite e inerenti agli ambiti della comunicazione, nel Regno Unito sono previsti sia curricula strutturati, sia attività di ricerca non incardinate in logiche settoriali, entro le quali lo studente può specializzarsi. In Italia, l’articolazione in curricula è rintracciabile in 12 casi su 18. Questi, spesso, sono indicativi del dipartimento a cui afferiscono. In Spagna, le linee di ricerca (líneas de investigación) sono indicate in 37 casi sui 39 analizzati. In tali tendenze di ricerca sono ricompresi sottosettori degli studi in comunicazione. Nel Regno Unito, la tendenza si inverte: l’articolazione in curricula formalmente intesi e l’indicazione di aree di ricerca (Research Areas) diventa minoritaria, manifestandosi solo in 17 casi su 61. Bisogna evidenziare che, nel caso inglese, la specializzazione avviene ex-ante, con l’istituzione di corsi di dottorato dedicati, che si concentrano in partenza su dimensioni peculiari degli studi comunicativi. Un ulteriore aspetto importante da analizzare relativo alla strutturazione dell’impianto formativo dei dottorati in esame attiene alla questione del perfezionamento linguistico, oramai ritenuto essenziale data la prospettiva di internazionalizzazione che favorisce maggiore apertura e confronto con la comunità scientifica internazionale. Lo studio condotto evidenzia differenze tra le politiche formative dei dottorati italiani analizzati e quelli degli altri paesi europei. Infatti, il panorama italiano è spaccato a metà tra i corsi che prevedono la possibilità di frequentare corsi o moduli di lingua straniera e quelli che non offrono insegnamenti di questo tipo. In Spagna e Regno Unito la situazione è differente: la maggior parte dei corsi prevede il perfezionamento linguistico (28 casi su 39 nella Penisola Iberica; 46 casi su 61 in UK). Da segnalare è che lo studio delle lingue straniere non serve solo per favorire la mobilità in uscita dei propri dottorandi, ma, anzi, è spesso funzionale ad attrarre studenti da altre parti del mondo: così, in Spagna si offrono corsi di spagnolo; nel Regno Unito, corsi di inglese finalizzati all’acquisizione delle competenze linguistiche necessarie affinché gli studenti non madrelingua possano affrontare il percorso dottorale. Allo stesso modo, anche le attività formative integrative (secondo l’accezione italiana) mostrano in maniera evidente la differenza tra la strutturazione del percorso formativo in Italia e negli altri paesi analizzati. In Italia, le attività integrative sono presenti in 13 casi, in Spagna in 28, nel Regno Unito in 38. Più che il semplice dato quantitativo, a far riflettere è la varietà delle attività proposte al di fuori dell’Italia. Seminari, conferenze, laboratori, corsi e programmi di studio individuali accompagnano i dottorandi spagnoli e inglesi in forma più strutturata. Da segnalare nei due paesi la presenza, in più di un caso, di corsi introduttivi alle normative europee riguardanti il dottorato e all’etica della ricerca.
  • 12. 10 Da ultimo, è necessario soffermarsi sull’investimento in ricerca e su quanto esso possa determinare sostanziali differenze nella strutturazione stessa dei percorsi dottorali. È, in particolare, proprio la capacità di attrarre forme di finanziamento - specie quanto più variegate – a incidere in maniera differente nella gestione dei dottorati italiani e spagnoli e inglesi. In Italia, la maggior parte dei finanziamenti è di natura pubblica (nazionali secondo la definizione incontrata sulle schede MIUR): ben 15 dottorati sui 18 analizzati presentano tale modalità in forma esclusiva. Due sono i dottorati finanziati dall’Università (cofinanziamento secondo la definizione MIUR) e solo uno riceve finanziamenti di natura internazionale. In Spagna e Regno Unito, invece, la natura dei finanziamenti è composita e segnala sia la capacità dei dottorati di ottenere il coinvolgimento tra gli enti interessati a una formazione quanto più internazionale, sia l’abilità (e il conseguente legame reciproco) di ottenere investimenti dai singoli istituti, istituzioni pubbliche o privati, aziende, attratti dalla possibilità delle ricadute della ricerca dipartimentale per il più ampio sistema economico e sociale. Quindi, seppure in Spagna le modalità di finanziamento pubblico e universitario siano predominanti, si segnala una presenza significativa delle organizzazioni internazionali (13 occorrenze su 78 rispondenti) e delle fondazioni e di enti di ricerca (12 occorrenze su 78 rispondenti). Nel Regno Unito, accanto all’assenza di fondi pubblici dichiarati dai corsi di dottorato, colpisce la presenza massiccia di numerose fondazioni (44 finanziamenti individuati hanno questa provenienza), che denotano pure la partecipazione della comunità scientifica nazionale alla formazione dei futuri ricercatori: associazioni “di settore” come Economic and Social Science Research Council e Arts and Humanities Research Council incidono notevolmente sulle numero di borse erogate agli studenti. Un’ultima postilla riguardo al caso inglese interessa i finanziamenti universitari: si deve segnalare come spesso questi siano subordinati allo svolgimento di attività didattiche da parte del dottorando, oppure alla consonanza tematica tra progetto di tesi individuale e ricerca dipartimentale. Tale tendenza si incardina nella logica di convogliare le attività di ricerca nelle attività tipiche del dipartimento di appartenenza, anche in favore della convergenza delle forze impegnate nella realizzazione di progetti di ricerca competitivi a livello nazionale e internazionale.
  • 13. 11 2. Una triangolazione sulle parole chiave di Raffaele Lombardi10 Il naming, come è facilmente intuibile, è il processo decisionale che porta ad assegnare ad un marchio il nome più funzionale ed efficace possibile11 . Sebbene in questo caso non si tratti di dare un nome a cose, persone o marchi aziendali, l’elevata competitività che investe oggi anche il mondo dell’alta formazione, costringe gli atenei a fare i conti con alcuni dei medesimi problemi delle organizzazioni for business12 : identificare la propria offerta formativa nel mare magnum delle istituzioni formalizzate (Facoltà, Dipartimenti, Scuole, Aree didattiche etc.); differenziare, e quindi sottolineare il valore aggiunto o il posizionamento distintivo rispetto alla concorrenza; personalizzare l’offerta e facilitarne la comunicazione ai pubblici interessati. In effetti, di qualsiasi “oggetto” si tratti, il nome rappresenta sempre il primo passo per comunicare una proposta, sia essa di formazione, culturale, commerciale etc. Ovviamente, specie per quanto riguarda l’offerta formativa universitaria, la scelta del nome deve essere strettamente correlata alla realtà concreta che identifica13 , in virtù di un patto formativo che ogni ateneo stipula con gli studenti e con le parti sociali più in generale. Nel caso dei dottorati di ricerca in Comunicazione, in Italia come all’estero, è interessante notare anzitutto il rilievo delle discipline comunicative all’interno delle strutture di afferenza, siano esse dipartimenti, come nel caso degli atenei italiani, o facoltà e centri di ricerca, come più spesso accade nelle università estere. Durante la raccolta dei dati e la comparazione delle informazioni sui singoli corsi di dottorato, una specifica sezione è stata dedicata alle parole chiave dei corsi, ovvero: sono stati schedati tutti i nomi dei dipartimenti (o strutture simili) che erogano corsi di dottorato in Comunicazione, così come tutte le epigrafi degli stessi corsi. Infine, si è tentato di catalogare anche l’offerta formativa, analizzando le parole maggiormente ricorrenti all’interno degli insegnamenti o delle aree disciplinari di riferimento. In prima battuta, quindi, si è cercato di capire quali fossero le strutture che erogano dottorati di ricerca in Comunicazione nei tre paesi oggetto d’analisi14 e, pur tenendo conto di ingenti differenze quantitative15 , la 10 È dottore di ricerca in Comunicazione, Ricerca, Innovazione, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza e ricercatore junior dell’Osservatorio Scienze.com. 11 B. Ferrari, L. Liguori, Brand Name Stories, Lupetti, Milano, 2005. 12 Sulle strategie di brand naming, si rinvia a: A. Cellotto, Brand naming. Il nome all’interno del sistema-marca, CLEUP, Padova, 2005. 13 M. Davis, More Than A Name: An Introduction to Branding, AVA Publishing, London, 2006, p. 90. 14 Per conformità, si sceglie di adottare la dicitura “dipartimento” per identificare le strutture formative e di ricerca di afferenza dei dottorati. Come già specificato, in realtà, le denominazioni delle strutture differiscono in base al paese di afferenza. 15 In Italia sono infatti attivi 915 corsi di dottorato, di cui 135 di area sociale, all’interno dei quali si individuano 18 dottorati di ricerca attivi in Comunicazione. Nel Regno Unito, i corsi “postgraduate” in Media Studies per l’A.A. 2013- 2014 sono 1.140, ripartiti in un ampio ventaglio di aree tematiche: sono stati analizzati 61 corso di dottorato,
  • 14. 12 riconoscibilità degli studi di Comunicazione all’interno delle strutture dipartimentali è piuttosto carente in Italia: sono solo 7 i dipartimenti italiani, infatti, che contengono la parola “comunicazione” nell’epigrafe, contro i 24 dipartimenti spagnoli e gli 8 inglesi. È necessario però specificare, che lo scarso ricorso alla parola communication in ambito anglosassone è ampiamente giustificato dall’utilizzo di altre parole correlate, in maniera mirata e settoriale, alle discipline e alle professioni della comunicazione: un ampio utilizzo si fa infatti delle parole art, media, journalism, film and TV studies, management etc. (cfr. Tab. 1). In definitiva, in Italia si riscontra un solo dipartimento completamente dedicato agli studi di Comunicazione, ben riconoscibili sia nell’epigrafe del dipartimento che del corso di dottorato, mentre le altre strutture sono in genere di più ampio respiro rispetto alle scienze sociali e della formazione16 . In 8 casi su 18, infatti, l’area scientifica di riferimento è quella socio-politica e in altri 6 casi quella linguistico-letteraria. Ciò non avviene in Spagna, in cui i dipartimenti che erogano i corsi di dottorato in Comunicazione sono, nella maggior parte dei casi e in via esclusiva, dedicati all’area dei processi culturali e comunicativi (24 casi su 32) e, solo in seconda battuta, alle discipline socio-politiche, economiche e linguistico-letterarie. Tabella 1. Le parole più ricorrenti nelle epigrafi dei dipartimenti che erogano corsi di dottorato in Comunicazione (le parole evidenziate sono specificatamente relative al campo della “comunicazione”, riportando per tutte il v.a. delle occorrenze) ITALIA REGNO UNITO SPAGNA comunicazione [7] art [16] comunicación [25] lingue/letterature società/sociale [5] media [14] audiovisual; sociales [6] politiche [4] social science [10] información; humanidades [5] formazione; culture; sociali; psicologia [3] journalism [9] publicidad [4] filosofia; sociologia; umane/umanistiche [2] communication; cultural studies [8] periodismo [3] arti; cognitive; economia; ingegneria- informazione; mercati; pedagogia; ricerca- sociale; sviluppo; turismo [1] management; film and TV studies; humanities [<7] informatica; empresa [<2] Nell’ultimo paese in esame, forte della tradizione anglosassone ormai consolidata, circa la metà dei corsi analizzati (33 su 61) afferiscono a strutture dipartimentali esclusivamente dedicate agli studi di Comunicazione e, in 12 casi, le aree di afferenza sono invece quella economico-manageriale e quella selezionati in maniera proporzionale agli ambiti disciplinari, così da mantenere una significativa rappresentatività di ogni settore specifico di studi. Per quanto concerne la Spagna, 32 atenei su 77 presenti nel Paese, erogano dottorati di ricerca in Comunicazione, per un totale di 39 corsi, oggetto quindi della presente indagine. 16 In particolare, le epigrafi dei dipartimenti riportano più spesso le parole lingue/letterature; società/sociale; scienze politiche; formazione, cultura, psicologia.
  • 15. 13 linguistico-letteraria17 ; una differenza rilevante, rispetto ai paesi del Sud Europa, è l’inserimento dei corsi di dottorato in Comunicazione nell’area socio-politica, quasi del tutto assente nel Regno Unito, se non per qualche corso specifico di comunicazione politica, e la totale assenza di questi corsi nell’area psico- pedagogica. Soffermandoci invece, sul naming del corso di dottorato (cfr. Tab. 2), è utile sottolineare la fondamentale importanza di questa operazione per il riconoscimento, anche a livello internazionale, della specificità degli studi. La situazione si discosta molto poco da quella già presentata per le epigrafi dei dipartimenti e l’analisi delle parole-chiave e denota, anzitutto, un utilizzo generico della parola “comunicazione” nei corsi di dottorato italiani. La genericità è dovuta soprattutto ad una totale assenza di declinazione della parola in oggetto nelle molteplici sfumature che la disciplina (e ancora di più le professioni che ne derivano) identifica. L’unica parola, infatti, che si alterna a “comunicazione” è “cultura” (7 casi per entrambe), forte anche di un riconoscimento istituzionale ottenuto dai due termini anche a livello ministeriale18 . Nell’epigrafe dei corsi di dottorato in Comunicazione, ampio spazio viene riservato alle parole “sociologia/sociale/società” (6 casi su 18 per ciascuna delle parole) e poi alle parole “politiche/umane/umanistiche/letterature” (3 casi su 18 per ciascuna). Emblematico è il caso anglosassone, in cui tutti i corsi di dottorato in Comunicazione mantengono nell’epigrafe un riferimento chiaro e specifico ad uno degli ambiti di riferimento, facendo largo utilizzo di parole quali: cultural (17); media (14), film studies (9), arts (7); journalism (4). Tabella 2. Le parole più ricorrenti nelle epigrafi dei corsi di dottorato in Comunicazione (le parole evidenziate sono specificatamente relative al campo della “comunicazione”, riportando per tutte il v.a. delle occorrenze) ITALIA REGNO UNITO SPAGNA comunicazione; cultura [7] cultural [17] comunicación [31] sociale; sociologia [6] media [14] sociedad/social [9] politiche; umanistiche; letterature [3] film studies [9] información; marketing; publicidad [4] educazione; ricerca; lingue [2] communication; arts[7] relaciones publicas; cultura; conocimento[3] ---- journalism [4] educación; periodismo; contemporaneo [2] 17 Specialmente per gli studi linguistici sul brand naming e per le professioni del giornalismo e della scrittura professionale. 18 Il settore scientifico disciplinare, secondo le tabelle del MIUR, cui afferiscono gli studi di Comunicazione, è infatti identificato con il codice SPS/08 e con l’etichetta Sociologia dei processi culturali e comunicativi.
  • 16. 14 Il caso spagnolo si pone, in un certo qual modo, a metà strada fra le due esperienze fin’ora citate: da un lato, si equipara al Regno Unito per l’ampio utilizzo del termine “comunicazione” nelle epigrafi dei dipartimenti (31 casi su 39), ricorrendo anche a parole specifiche che declinano gli studi di comunicazione in informaciòn, publicidad (4 casi ciascuna); relaciones publicas, cultura (3 casi ciascuna); periodismo (2 casi); dall’altro, presenta elementi in comune con il caso italiano per quanto riguarda l’utilizzo di termini che rimandano all’area socio-politica: sociedad/social (9 casi). In ultima istanza, l’analisi delle parole chiave ha riguardato l’offerta formativa dei corsi di dottorato nei tre paesi. È necessario sottolineare l’impossibilità di una comparazione funzionale tra le realtà, in considerazione della presenza di un piano di studi, e quindi di una lista di insegnamenti, nei casi inglese e spagnolo, a fronte invece di un’indicazione generica delle aree scientifico-disciplinari cui il corso di dottorato afferisce nel caso italiano. Si può comunque constatare che in Italia l’area scientifico-disciplinare di maggior investimento è la linguistico-letteraria (60%), a seguire l’area storico-filosofica, psico-pedagogica (42%) e, solo al terzo posto, l’area socio-politica (21%). Prestando attenzione, invece, all’offerta formativa dei corsi di dottorato inglesi e spagnoli, non è difficile notare un piano di studi strutturato quasi completamente sulle discipline della comunicazione: in Spagna, ad esempio, la parola più ricorrente è audiovisual (43 su 25119 ); periodismo (38); web y sociedad en la red (33). Allo stesso modo, nel Regno Unito, gli insegnamenti più ricorrenti sono: cultural studies (18 su 8920 ); management e communication studies (11); media (10). 19 Si fa riferimento alle 251 etichette riscontrate in tutti i casi spagnoli. 20 Si fa riferimento alle 89 etichette riscontrate in tutti i casi inglesi.
  • 17. 15 3. L’internazionalizzazione dei dottorati in Europa. Una ricognizione dello stato dell’arte. di Veronica Altamirano21 All’interno dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore che regola anche il terzo ciclo della formazione in Europa, il tema dell’internazionalizzazione è valorizzato soprattutto in relazione all’offerta formativa dei dottorati di ricerca. Tale valorizzazione si basa, anzitutto, sull’incentivazione delle relazioni tra studenti, ricercatori e professori sul piano internazionale, favorendo cotutele per le tesi di dottorato, pubblicazioni internazionali, menzioni e progetti di ricerca europei, organizzazione di seminari, l’attivazione di scuole dottorali internazionali e di altre attività interuniversitarie. Nonostante il processo di Bologna abbia puntato alla facilitazione degli scambi tra i paesi membri, è necessario constatare che ognuno dei tre paesi analizzati agisce, in questo ambito, in maniera indipendente e particolare rispetto agli altri. In Spagna, sulla base del Real Decreto 99/2011 del 28 gennaio, che regola le attività didattiche all’interno dei corsi di dottorato, il carattere internazionale del percorso di formazione viene concesso in base al compimento di una serie di requisiti minimi: a) è necessario realizzare un periodo di almeno tre mesi di studio e ricerca fuori dalla Spagna, presso università, istituzioni di alta formazione o centri di ricerca prestigiosi. L’istanza deve essere approvata dal Direttore del Collegio docenti ed entrerà a far parte ufficialmente del percorso formativo del dottorando; b) una parte della tesi di dottorato, per lo meno l’abstract e le conclusioni, devono essere scritte in una lingua consona alla divulgazione scientifica internazionale, e comunque differente da quelle considerate ufficiali in Spagna; c) la tesi dovrà essere presentata a un minimo di due dottori di ricerca esperti del tema in questione e appartenenti ad alcune delle istituzioni/università/centri di ricerca non spagnoli; d) almeno uno degli esperti della commissione valutatrice deve appartenere a istituzioni o centri di ricerca non spagnoli, deve aver conseguito il dottorato di ricerca e non può coincidere con il docente che ha presentato l’istanza di soggiorno all’estero per il dottorando. Inoltre, tale figura, deve aver comprovata esperienza pregressa nelle commissioni valutatrici di tesi di dottorato. 21 È dottoranda presso il Dottorato di Scienze della Comunicazione dell’Università di Santiago di Compostela e ha svolto un’esperienza di ricerca di tre mesi presso l’Osservatorio.
  • 18. 16 La discussione della tesi deve essere effettuata nella propria università di origine o, nel caso di programmi congiunti di dottorato, può essere effettuata in una qualsiasi delle sedi universitarie partecipanti al progetto. In Italia, simili parametri vengono utilizzati, anche se solo per il riconoscimento del titolo di dottore di ricerca internazionale: due revisori della tesi devono essere di università europee non italiane; un membro della commissione deve appartenere a un’università europea non italiana; la discussione della tesi deve avvenire (anche parzialmente) in una lingua europea che non sia l’italiano; durante il dottorato, lo studente deve aver trascorso almeno 3 mesi (anche in soggiorni multipli più lunghi di 15 giorni ognuno) in un paese europeo al di fuori dell’Italia. Con questi parametri si tenta di unificare i requisiti minimi per ottenere un titolo di studio con carattere internazionale; nonostante ciò, ciascuno dei paesi analizzati presenta caratteristiche distintive e adeguamenti alla norma non sempre coerenti tra i vari stati membri. Nello specifico, in Spagna si può individuare il tentativo più compiuto di adeguamento rigido alla norma, nella prospettiva di sviluppare politiche innovative che permettano la creazione di reti e spazi internazionali per favorire lo scambio di dottorandi e ricercatori. In Italia, si applica la norma in maniera sostanzialmente parziale, soprattutto a causa della mancanza di apposite politiche di implementazione e ridefinizione della normativa secondo le esigenze specifiche del paese. In Gran Bretagna, la mobilità si concentra soprattutto sul corpo docente e sugli studenti dei primi due cicli della formazione, essendo più impegnata nell’attrarre dottorandi e ricercatori stranieri, piuttosto che nel favorire il soggiorno all’estero dei propri. In questo contesto, le università dei tre paesi menzionati hanno dato vita a programmi di mobilità e reti interuniversitarie di ricerca che hanno favorito lo sviluppo del terzo ciclo della formazione a livello europeo. I dottorati italiani in Comunicazione, infatti, hanno stretto relazioni con 50 istituzioni europee e 31 extra europee. D’altro canto, in Gran Bretagna, il 76% delle università analizzate nel campione mantengono relazioni con organizzazioni internazionali, soprattutto con il centro e nord Europa (45 istituzioni su 79). Un altro aspetto interessante, per il Regno Unito, è la tendenza a stabilire relazioni con aziende e imprese private non direttamente connesse alle università, al punto che i gruppi di ricerca sono, in 12 casi, connessi a prestigiose organizzazioni internazionali non propriamente dedicate alla formazione e all’istruzione. Quanto a espansione internazionale, certamente la Spagna detiene un primato per quanto riguarda il collegamento con il Sud America e l’Africa. Il 74% degli atenei analizzati in Spagna è costantemente connesso a 36 organizzazioni europee e ben 145 extra europee. Un ultimo punto non trascurabile riguarda
  • 19. 17 la lingua ufficiale nella quale vengono offerti i corsi, seminari e le tutte le attività di formazione durante il percorso di studio del dottorato e, in ultima istanza, la lingua utilizzata per la stesura della tesi e per la discussione orale della stessa. Da questo punto di vista le università inglesi non prevedono altre lingue al di fuori della propria, già di per sé considerata un’ottimo “lasciapassare” per la ricerca a livello internazionale e per la divulgazione scientifica dei proprio lavori di ricerca. In Italia e in Spagna, prevale sempre l’ultizzo delle lingue ufficiali del paese, lasciando poco spazio ad altre lingue europee, pur tenendo conto però del valore assunto dai contributi – parziali o totali - in lingua inglese nella redazione di paper e nella stesura finale della tesi.
  • 20. 18 4. L’internazionalizzazione… alla prova dei Dottorati Spunti di riflessione, a partire dal quadro normativo di Anna Angela Franchitto22 Questa sezione dell’analisi condotta dall’Osservatorio illustra un importante aspetto del monitoraggio riguardante la verifica della congruenza tra i requisiti necessari all’internazionalizzazione dei programmi dottorali definiti in ambito normativo e la loro realizzazione pratica. A tal proposito, è stato effettuato un confronto tra realtà italiane, inglesi e spagnole, mirato ad approfondire le esperienze formative più avanzate e a cogliere i trend in corso, al fine di rintracciare nel confronto accademico europeo elementi utili per possibili perfezionamenti dei percorsi dottorali italiani in Comunicazione. Ma quali sono i criteri che i programmi dottorali devono soddisfare per avere un carattere internazionale? Un dottorato, secondo quanto indicato dalla normativa europea sulla base degli standard individuati dall’ENQA - Associazione Europea per la Garanzia della Qualità nell’Istruzione Superiore23 - assume una connotazione internazionale nel momento in cui vengono rispettati alcuni requisiti: durante il triennio il dottorando deve trascorrere almeno 3 mesi (anche in soggiorni multipli più lunghi di 15 giorni ognuno) in un Paese europeo; le valutazioni sul lavoro di tesi devono essere fatte da almeno due revisori provenienti da Università Europee straniere; dunque, nel nostro caso, non italiane; almeno un membro della commissione deve provenire da un’altra università europea; la discussione della tesi deve avvenire (anche parzialmente) in una lingua europea che, nel nostro caso, non sia l’italiano. 22 È dottore di ricerca in Comunicazione, Ricerca, Innovazione, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza e ricercatore junior dell’Osservatorio Scienze.com. 23 L’ENQA - Associazione Europea per la Garanzia della Qualità nell’Istruzione Superiore ha stabilito degli standard e delle direttive per l’assicurazione di qualità nell’istruzione superiore in Europa che sono stati adottati alla Conferenza dei Ministri responsabili dell’Istruzione Superiore a Bergen nel mese di maggio del 2005 (Fonte: http://www.enqa.net).
  • 21. 19 Nel complesso, dall’analisi dei dati raccolti si evince che la gestione delle relazioni con Atenei e organismi internazionali costituisce la strada principale che viene intrapresa a livello europeo. La Gran Bretagna declina l’internazionalizzazione soprattutto nell’ottica di favorire l’ospitalità di studenti stranieri nei suoi programmi dottorali, oltre che per favorire la mobilità all’estero dei suoi dottorandi. Più in generale, il periodo di studio all’estero e le attività di networking internazionale sono finalizzate a fornire una preparazione che punta all’eccellenza e valorizza al massimo le opportunità di sviluppare i progetti di ricerca che vengono portati avanti dagli Istituti universitari, al fine di renderli competitivi, specie nell’acquisizione di finanziamenti pubblici e privati, a livello nazionale e internazionale. I programmi di dottorato spagnoli appaiono più rigorosi nel perseguimento degli standard europei che applicano integralmente, anche grazie ad una serie di riforme che hanno sostenuto e favorito questo processo negli anni. Nell’arco di un quindicennio, il percorso compiuto dal sistema universitario spagnolo si è tradotto in un’intensa stagione di provvedimenti normativi. A partire dagli anni Novanta con il RD 778/1998 che, dopo 13 anni dal precedente provvedimento, esplicita la regolazione formale dell’architettura accademica di un programma di dottorato. In particolare, in questo atto normativo si focalizza l’attenzione sulla qualità dei programmi anticipando le iniziative relative alla qualità che avranno avvio con la promulgazione della LOU nel 200124 . La qualità è intesa soprattutto in rapporto alle partnership tra dipartimenti e università distinti per lo sviluppo di programmi di dottorato scientificamente avanzati ed innovativi, ed in relazione alla promozione della mobilità tra gli studenti25 . A ciò si aggiunge l’attivazione di convenzioni con enti e atenei internazionali, che rappresentano una rilevante risorsa per l'internazionalizzazione dei programmi formativi. Al riguardo, la Spagna risulta agevolata dal fatto che è riuscita a sviluppare una fitta rete di relazioni a partire dai Paesi con i quali ha storicamente solidi rapporti, come ad esempio il sud America. L’Italia, invece, appare ancora un po’ indietro nel processo di internazionalizzazione, non tanto per l’impegno profuso nel potenziamento delle reti di relazioni europee ed extraeuropee, quanto per l’assunzione di una prospettiva organica di internazionalizzazione. La stessa applicazione dei criteri europei, ad esempio, risulta parziale, disomogenea e poco sistematica. Nello specifico, tutti i dottorati italiani offrono la possibilità di effettuare soggiorni di ricerca in realtà italiane - al di fuori delle istituzioni coinvolte (17 dottorati su 18) - estere - nell’ambito delle istituzioni coinvolte (18 dottorati su 18) - estere - al di fuori delle istituzioni coinvolte (16 dottorati su 18). Tuttavia, non ci sono le condizioni per favorire la piena mobilità dei dottorandi, specie per periodi lunghi. Inoltre, le relazioni non sempre si traducono in sinergie che favoriscono la compartecipazione nei processi di tutorato e valutazione delle tesi di dottorato. 24 Ficco S., Il dottorato nel processo di adattamento dell’università spagnola allo Spazio europeo dell’Istruzione Superiore, in internet all’url: http://rivista.scuolaiad.it/n06-2012/. 25 Cfr. R.D. 778/1998, Introduzione.
  • 22. 20 Guardando all’attribuzione dei posti riservati agli stranieri, vale la pena notare che su 18 dottorati italiani, solo 2 ne prevedono fino a 9; 4 dottorati ne assegnano fino a 4. In tal senso, il numero dei posti destinati nei corsi dottorali agli studenti europei ed extraeuropei, costituisce una risorsa da potenziare. Da sottolineare che 12 dottorati non li prevedono. Altro dato interessante è la stesura della tesi in lingua straniera. Mentre in Inghilterra prevale nettamente – come ovvio - la stesura della tesi di dottorato in lingua inglese (59 dottorati su 59), in Spagna, oltre allo spagnolo, trovano spazio altre lingue europee, in linea con i criteri indicati dalla vigente normativa in materia. In Italia, invece, solo una netta minoranza (6 dottorati su 18) prevede che la tesi sia redatta in lingua inglese; ben 11 dottorati privilegiano la stesura di elaborati in lingua italiana; in un solo caso sono possibili più lingue. Gli standard definiti a livello europeo, sulla base dei principi ispiratori provenienti dal modello britannico, offrono una serie di parametri ben precisi che, però al momento, vengono ancora applicati in maniera non del tutto omogenea. Guardando con attenzione alle strutture formative dei tre programmi dottorali esaminati, infatti, si possono riscontrare modalità differenti. Mentre la Gran Bretagna trae evidenti benefici dal vantaggio linguistico e dalla capacità attrattiva che questo comporta, l’attenzione della Spagna è focalizzata sulla traduzione rigorosa della normativa vigente. Sulla base delle evidenze disponibili fin qui esaminate, si può concludere che l’esperienza dei dottorati spagnoli è un esempio di rigore nell’applicazione dei requisiti che li collocano al passo con le recenti sfide europee, sottolineando l’esigenza e la volontà di creare professionalità potenzialmente competitive a livello mondiale. L’Italia, invece, se confrontata con altre nazioni europee come la Spagna e la Gran Bretagna, resta un po’ indietro. In particolare, la criticità emersa in termini di coerenza e attinenza ai parametri sull’internazionalizzazione, sebbene non preoccupante, può rinviare alla riflessione sulle logiche di azione organizzativa delle realtà dottorali italiane. A tal proposito, sarebbe auspicabile un perfezionamento delle strutture formative a partire dal rafforzamento della capacità di operare sul contesto internazionale. La principale difficoltà da fronteggiare, al momento, sembra riguardare – specie dovuta a carenze economiche - la realizzazione di un progetto formativo più chiaro, ampio e orientato alla creazione delle condizioni logistiche, economiche e infrastrutturali per lo sviluppo di relazioni più salde con enti e atenei internazionali. Queste opportunità contribuirebbero a mantenere un migliore standard qualitativo della formazione dottorale in Comunicazione e a cogliere le recenti sfide di competitività e eccellenza.
  • 23. 21 Riferimenti bibliografici ANECA (Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y la Acreditación), Plàn estratègico 2013-2016, http://www.aneca.es/Documentos-y-publicaciones/Plan-estrategico Anvur, Linee guida per l’avvio dei corsi di dottorato del 29-esimo ciclo, Documento approvato dal Consiglio Direttivo dell’ANVUR nella seduta del 15/5/2013, Commenti alle osservazioni pervenute sul documento provvisorio di accreditamento dei corsi di dottorato, 21 febbraio 2014, http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=279&Itemid=394&lang=it Cellotto A., Brand naming. Il nome all’interno del sistema-marca, CLEUP, Padova, 2005 Davis M., More Than A Name: An Introduction to Branding, AVA Publishing, London, 2006, p. 90 DM n. 45 del 5 febbraio 2013, Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati Enqa, European Association for Quality Assurance in Higher Education, Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area, 3° Edition, Helsinki, 2009, http://www.enqa.eu/ Ferrari B., Liguori L., Brand Name Stories, Lupetti, Milano, 2005 Ficco S., Il dottorato nel processo di adattamento dell’università spagnola allo Spazio europeo dell’Istruzione Superiore, in internet all’url: http://rivista.scuolaiad.it/n06-2012/ Hernández Pina, F., Díaz Martínez, E., La Formación de Doctores en el contexto del EEES. Una formación basada en competencias, «Revista Fuentes», n°10, 2010, pp. 69-82 Ministerio de Educación y Ciencia, Real Decreto n. 99, 28/02/2011, Regulación de Enseñanzas Oficiales de Doctorado Ministerio de Educación y Ciencia, Real Decreto n.778, 30/04/1998, Por el que se regula el Tercer Ciclo de Estudios Universitarios, la obtención y expedición del título de Doctor y otros Estudios de Postgrado, (BOE, 01.05.1998) QAA, The Quality Assurance Agency for Higher Education, Higher Education Review: A handbook for QAA subscribers and providers with access to funding from HEFCE undergoing review in 2014-15, Southgate House, Southgate Street, Gloucester GL1 1UB, June 2014.