Progetto innovalascuola l'età augustea mosaici imperiali
1. Istituto Comprensivo Velletri Sud Est
via Accademia Italiana della Cucina, Velletri (Roma)
plesso «Aurelio Mariani»
Dal laboratorio didattico Velitrae, civitas Augusti
La vita al tempo dell’imperatore Augusto
Arte imperiale: i mosaici
2. Velitrae
c i v i t a s
Augusti
I.C. Velletri Sud Est
Plesso «Aurelio Mariani»
4. Ciò che rimane della villa
Rimangono
la testa
della statua
di Augusto
conservata
a Parigi e la
cisterna
dell’ acqua
che ha la
particolarità
dell’ arco a
sesto acuto.
Augusto di Velletri, Louvre
5. Presentazione progetto
Nell’anno 2014, in occasione della ricorrenza del bimillenario della morte dell’imperatore
Cesare Ottaviano Augusto, a Velletri è stato appositamente costituito un Comitato promotore
delle celebrazioni veliterne, riconosciuto formalmente dalla Giunta Comunale di Velletri con
delibera n. 266 del 13 dicembre 2012. L’Istituto Comprensivo Velletri Sud Est ha aderito a tale
Comitato impegnandosi a partecipare alle manifestazione cittadine e ad organizzare appositi
laboratori destinati agli alunni. Pertanto, le scuole, e in particolare le classi quinte che
affronteranno lo studio del periodo romano, non possono ignorare tale ricorrenza che troverà
spazio in tutte le manifestazioni cittadine (festa dell’uva a settembre-ottobre, festa delle Camelie
a marzo, ecc…) e sono invitate a partecipare con iniziative ed attività appositamente progettate e
realizzate.
Per l’IC Velletri Sud Est è stato iscritto al progetto «Innova la scuola» il gruppo di lavoro del
plesso «Aurelio Mariani» che sta approfondendo la conoscenza di alcuni aspetti della vita
quotidiana del periodo augusteo (abbigliamento, giochi dei bambini, modo di scrivere, cibo) e
produrrà materiali che potranno essere inseriti nelle manifestazioni cittadine nel corso delle quali
saranno presentate scenografie del periodo.
A tali attività si affianca quella del laboratorio sui mosaici del presente lavoro sia perché più
stimolante sia perché prevede la partecipazione di un gruppo di lavoro più esteso, comprendente
anche alcuni alunni che non si avvalgono dell’insegnamento dell’IRC.
La referente
Maria Rita De Conteris
6. Cosa sono i mosaici
Il MOSAICO è una composizione realizzata con tante
«tessere», cubetti colorati di pietra o di vetro, o conchiglie.
La parola mosaico deriva da «muse» poiché servivano a
decorare e impermeabilizzare grotte dedicate alle muse.
I primi a realizzare un mosaico furono i Sumeri. Le prime
testimonianze di mosaico risalgono alla fine del III secolo
a.C. Successivamente, con l’espansione in Grecia e in
Egitto, si sviluppò un interesse per la ricerca estetica e la
raffinatezza delle composizioni.
In base alla civiltà le tecniche cambiavano: i Greci
scavavano fino a 2 metri di terra e mettevano dentro
questa buca ciottoli o schegge di pietre poi uno strato di
calce, sabbia e cenere spesso 15 cm dove sul quale era
posto il mosaico.
7. I mosaici
I primi a realizzare i mosaici sono stati i Sumeri.
Un esempio è lo stendardo di Ur, un pannello di
legno intarsiato, inciso su entrambe le facce che
raffigurano la pace e la guerra.
A seguire i Greci che realizzavano i mosaici con
raffigurazioni di varie divinità.
(Andrey e Nykyta)
Lo stendardo di Ur ritrovato in una tomba della città
8. Lo stendardo di Ur: la pace
Una faccia rappresenta un banchetto; in mezzo a
loro ci sono anche degli onagri; in basso gli
schiavi che trasportano sulle spalle tutto ciò che
serve per il banchetto.
9. Lo stendardo di Ur: la guerra
• In basso ci sono i carri da guerra che stanno
combattendo contro i nemici, nella parte
centrale i prigionieri catturati e in alto i
prigionieri portati alla presenza del re.
10. Come si realizzavano i mosaici
In Grecia si scavava il suolo fino a 2 m di
profondità veniva gettato uno strato convesso,
quindi un impasto di calce, sabbia e cenere
spesso 15 cm, ben livellato; infine veniva posta il
mosaico. Questo sistema era molto stabile.
I Romani usavano livellare la superficie del
pavimento, comprimere il suolo per una maggiore
consistenza, quindi sistemare uno stato di ciottoli
e pozzolana e uno di pozzolana mescolata con
schegge di mattoni che venivano compressi: un
successivo strato di calce, pozzolana, polvere di
marmo e cocciopesto costituiva la base per il
mosaico, realizzato su un bagno di cemento.
Madalina
11. La tecnica
2 disegno della
figura sulla
malta
fresca, venivano
incisi i contorni
della
composizione
decorativa.
3. Inserimento
delle tessere
Le tessere colorate
erano posizionate
sulla malta
seguendo le linee
del disegno. Gli
artigiani più esperti
realizzavano la
parte interna, gli
apprendisti
realizzavano i
bordi.
4. rifinitura del
mosaico
La fine gli spazi
tra le tessere
erano riempite
con calce tutta la
superficie del
mosaico levigata
con pietre e
sabbia fine.
1. preparazione
del fondo
Sul pavimento
venivano pressati
frammenti di
pietre per avere
una base liscia e
su di essi uno
strato di malta.
12. Storia del mosaico
Per realizzare anche un solo
mosaico occorreva quasi un
milione di tessere per ogni metro
quadrato. Le rocce, dalle quali le
tessere venivano ritagliate
provenivano dalle zone vicine
oppure da posti lontanissimi se si
trattava di pietre rare e pregiate
I primi mosaici che abbellivano le
case dei nobili erano semplici e
geo metrici. In seguito saranno
arricchiti con figure di animale.
13. I mosaici a Roma
Le prime testimonianze di mosaico a tessere a
Roma e risalgono al III secolo a.C. per
impermeabilizzare i pavimenti di terra battuta.
Inizialmente le maestranze provenivano dalla Grecia e
portavano con loro tecniche di lavorazione e soggetti
del repertorio mitologico ed ellenistico.
Il mosaico romano diventerà poi indipendente
diffondendosi in tutto l’impero con temi raffigurativi,
motivi geometrici, arabeschi e vegetazione stilizzata.
Le tessere lapidee erano utilizzate prevalentemente
nei mosaici pavimentali per la loro resistenza all’uso e
perché possono essere levigate e lucidate. Tuttavia
erano usate anche nei mosaici parietali per la varietà
dei colori presenti in natura. I Romani fissavano le
tessere con la malta o con la cera.
14. Alcuni mosaici famosissimi
Davanti alla villa di Pompei ci stava
un disegno con disegnato un cane e
la scritta attenti al cane in latino
«cave canem»
Questo mosaico rappresenta ragazze sportive.
Le ragazze hanno alcuni attrezzi: la prima i pesi,
la seconda un disco, l’ultima la palla.
Il mosaico è un po’ rovinato e perciò non è
visibile la prima ragazza.
15. Mosaici romani
Negli scavi archeologici
di Pompei, sul pavimento
d'ingresso della Casa del
Poeta Tragico è stato
trovato questo mosaico
che raffigura un cane da
guardia con la scritta
«cave canem» cioè
«attenti al cane».
Il cane è stato realizzato
con tessere bianche e
nere, il collare con
tessere rosse.
19. La villa romana di Piazza Armerina
Nelle vicinanze della città di Piazza Armerina (in provincia di Enna) si
vedono i resti di una tra le più grandi ville di campagna del periodo
romano con i pavimenti in mosaico più belli del mondo in uno stato di
conservazione ottimale.
La villa risale al I secolo d.C. e fu costruita in una zona molto
frequentata dai viaggiatori si recavano da Catania ad Agrigento per la
presenza di una stazione di sosta e cambio cavalli: la Statio
Philosophiana citata negli Itineraria Antoninii.
La villa fu abitata dai romani fino al 440, quando i Vandali prima e i
Visigoti ed Ostrogoti poi invasero a ondate la Sicilia razziando e
distruggendo tutto quello incontrarono sulla loro strada. Le prime
notizie sul ritrovamento risalgono al 1640 e fino alla fine del
1800, molti scavatori clandestini sfruttarono e saccheggiarono la zona.
Nel 1881, il comune di Piazza Armerina avviò le prime campagne di
scavo a livello scientifico, ma solo a partire dagli anni ’50 fu riportata
alla luce tutta la parte nobile della villa e i pavimenti mosaicati.
20. il pavimento completo
Questo mosaico si trova in Sicilia e raffigura alcune atlete in bikini, il costume usato durante le
gare .
21. La villa romana di Piazza Armerina
In una stanza precedentemente utilizzata dalla servitù (come si deduce dal
preesistente pavimento mosaicato, di III secolo, con disegni geometrici) fu
successivamente realizzato il mosaico il più celebre di tutta la villa. La scena
mostra dieci fanciulle in bikini, impegnate in una gara ginnica. Nella parte
superiore, cinque atlete sono raffigurate mentre svolgono esercizi con i
pesi, lancio del disco e corsa campestre. In quella inferiore, partendo da
destra, il gioco della palla a mano, la ragazza con la palma della vittoria e
infine la scena della premiazione. La figura con il manto dorato fa da
arbitro e si prepara ad offrire la corona e la palma ad un’altra ragazza che
tiene, nella mano sinistra, la ruota di giochi circensi.
L’abbigliamento (subligar e stropkion) dimostra come il bikini sia
un’invenzione molto antica, naturalmente non si trattava di costumi da
bagno, ma dell’abbigliamento usato per gare sportive.
22. La villa romana di Piazza Armerina
La tecnica del mosaico è il risultato della creazione di immagini e
disegni geometrici realizzati con tessere di circa 1 cm. di lato. Nella
Villa del Casale, le maestranze utilizzarono due diversi tipi di tessere:
tutte le figure e gli animali sono stati eseguiti con tessere
piccolissime (opus verniculatum) che disposte in maniera
asimmetrica, seguono il contorno delle immagini, le tessere
impiegate, di forma e diversi colori, possono avere dimensioni che
variano dai 4 mm fino a 1 mm. I disegni geometrici sono invece stati
realizzati, con tessere poco più grandi (opus tesselatum),
assemblando piccoli frammenti multicolori di marmo, pietra e pasta
vitrea. Per il pavimento della Basilica sono state utilizzate lastrine di
marmo (opus sectile), ottenute sezionando preziosi tipi di marmo in
fogli molto sottili e tagliati a intarsio. Per i mosaici sono stati utilizzati
37 colori diversi, di cui 21 naturali ottenuti dal marmo, pietre ecc. e
16 dalla pasta vitrea.
23. Questo mosaico proviene dal
un triclinio di una sontuosa
casa privata di Thysidrus (El
Djem)
È costituito da pannelli
quadrangolari con figure di
xenia, cioè doni di
ospitalità, quali frutta, verdura
e selvaggina. Alcuni pannelli
raffigurano intrattenimenti per
gli ospiti, come ad esempio il
gioco dei dadi e i giochi
dell'anfiteatro (qui
rappresentati da animali
feroci).
24. I mosaici di Tres Tabernae
La zona archeologica di Tres Tabernae al km 58,100 della via Appia, dopo il bivio per Doganella di Ninfa
vicino all’area industriale di Cisterna, venne scoperta casualmente nel 1992 durante dei lavori agricoli.
Dagli scavi della Soprintendenza Archeologica sono emersi i resti di un nucleo urbano (dotato di edifici
termali e grandi palazzi) e reperti di età romana databili dal I al IX secolo d.C. che confermano l’importanza
che Tres Tabernae ha rivestito nell’antichità.
Il luogo, citato negli Atti degli Apostoli XXVIII, 15, ha ospitato San Paolo che qui, nel suo viaggio da Tarso a
Roma, incontrò i cristiani della zona, fu sede episcopale dal 313 al IX secolo e punto di sosta per l’infinito
fiume di fedeli che si recava in pellegrinaggio a Roma e a Gerusalemme. Distrutta nell’anno 868, durante
l’incursione dei Saraceni, si spopolò.
Sono stati finora individuati un tratto di strada diverticolo basolato dell’Appia, conservato per circa 35
metri e sul quale prospettano una serie di edifici pubblici e residenziali con, alle spalle, un piccolo impianto
termale; e numerose stanze disposte intorno ad un giardino interno con pavimentazioni musive bianco-
nere di tipo geometrico, quasi sempre arricchite dall'inserimento di lastrine di marmi policromi di diversa
provenienza (Africa, Grecia, Asia Minore).
25. I mosaici di Tres Tabernae
mosaici con testa di Medusa (in alto)
e con nastri ondulati che formano
spazi all'interno dei quali sono
inseriti elementi vegetali (gigli, serti
di foglie, rosette a petali frangiati) e
animali (uccelli di varie specie).
26. Mosaici geometrici.
Questo mosaico è un
motivo geometrico con all’
interno un quadrifoglio .
È formata da migliaia di
tesserine in bianco e nero
27. La villa-nave di Nemi
Le navi di Nemi erano due lussuosissime ville che l’imperatore
Caligola volle far costruire sul lago di Nemi. Avevano pavimenti
realizzati con i mosaici geometrici.
28. Ricerca: marmi e colori
Questi marmi sono quelli che rimangono delle
decorazioni delle navi romane di Nemi.
29. I mosaici delle navi
I pezzi di roccia (in alto)
venivano tagliati per formare
le tesserine che componevano
i mosaici (a sinistra)
30. XENIA
Xenia è una parola greca che riassume il concetto dell'ospitalità nel mondo greco antico.
Nella civiltà greca l’ospitalità era importantissima: il padrone di casa doveva offrire all'ospite
cibo e bevande, la possibilità di lavarsi e indossare vesti pulite. si pensava che gli dei potevano
assumere aspetto umano: se il padrone di casa avesse trattato male un ospite dietro le cui vesti
si celasse un dio, avrebbe potuto incorrere nella collera divina. Il dono d'addio dimostrava che
il padrone di casa era stato onorato di accogliere l'ospite. Vitruvio ci tramanda che gli artisti
dell'antica Grecia chiamavano "xenia" un genere pittorico che rappresentava galline, uova,
ortaggi, frutti e altri prodotti della campagna che venivano solitamente donati all'ospite.
L'ospite però doveva essere gentile e non invadente.
La xenia comportava anche il dovere di ricambiare l'ospitalità ricevuta.
il protettore dei viandanti e garante della xenia era Zeus, indicato anche con l'epiteto di Xenios.
Molti episodi nel mondo omerico, aiutano a comprendere il concetto di ospitalità presso gli
antichi Greci. Tra questi quello tratto dell'Odissea, riguardo alla maga Circe nell'isola di Eea che
offrì ai compagni di Odisseo una crema detta Ciceone, ed un vino molto buono, il Pramno.
Sempre nell'Odissea troviamo un altro episodio significativo: Antinoo insulta e colpisce
brutalmente quel viandante in misere vesti di mendico, sotto cui si nasconde Odisseo, ma il suo
comportamento è disapprovato dagli altri proci consapevoli di come dietro un viandante
potesse celarsi la presenza di un dio, in una di quelle frequenti teofanie volte ad osservare gli
uomini e i loro comportamenti.
31. Ospitalità nell’Odissea
Ulisse (Odisseo in greco) giunge all'isola di Eea: l'isola sembra
disabitata e Ulisse invia in ricognizione parte del suo
equipaggio al comando di Euriloco. Gli uomini scoprirono un
palazzo e sentirono una voce melodiosa. Tutti gli
uomini, entrano nel palazzo, e vennero accolti dalla maga
Circe che li invitò ad un banchetto ma, appena assaggiate le
vivande, vennero trasformati in animali che Circe spinge verso
le stalle e li rinchiude. Euriloco tornò da solo alla nave e
raccontò ad Ulisse quanto accaduto;
Ulisse decise di andare dalla maga per tentare di salvare i
compagni. Il dio Ermes, gli svelò il segreto per rimanere
immune agli incantesimi di Circe: un'erba magica.
Ulisse raggiunse la maga, accettò da bere ma non si trasformò
in animale. Circe accettò la propria sconfitta e ridiede forma
umana ai greci.
32. Collegamento con la storia
LekythosconraffigurazionediCircecheoffrelabevandaaOdisseo
Nell'Odissea di Omero, il ciceone è la bevanda
offerta dalla dea Circe, come dono di ospitalità, ai
compagni di Ulisse, che vengono trasformati in
porci. Ulisse, invece, quando beve il miscuglio da
una tazza d'oro, resta immune al sortilegio grazie al
moly, la pianta-antidoto fornitagli da Hermes, e
può così salvare i compagni.
La composizione del ciceone non è esattamente
nota, e fra gli ingredienti spesso citati figurano
orzo, miele, vino, acqua, formaggio, segale cornuta
e menta.
Nella commedia La pace di Aristofane, Hermes
raccomanda il ciceone al protagonista dell'opera, il
vignaiolo Trigeo, che ha mangiato troppa frutta
secca e noci. Per questo è stato congetturato che
potesse avere proprietà digestive.
In un’opera di Teofrasto si descrive un contadino
che, dopo aver bevuto il ciceone, si reca a una
seduta della Ecclesia con un alito insopportabile.
34. XENIA
In questo mosaico, di Ostia antica, sono
raffigurati due galli che stanno lottando.
Dietro di loro, su uno sgabello sono
poggiati un sacchetto di monete e un
caduceo, simbolo del dio Hermes
(Mercurio).
Piccolo pannello di un grande mosaico che
faceva parte del pavimento di un triclinium
di una casa di Thysdrus. È conservato al
Museo del Bardo ed è datato fra la fine del
II sec. e l'inizio del III sec. d. C.
Raffigura uno splendido fagiano fra due
roseti in fiore.
35. XENIA
mosaico che raffigura un cesto
pieno di frutta e pesci.
pavimento con grappoli d'uva nera e
bianca del triclinio di una casa romana a
circa 500 m dalle terme pubbliche di
Tysdrus, conservato al Museo del Bardo e
risale al II secolo d. C.
36. Questo mosaico (conservato a Roma, Palazzo Massimo) è stato diviso in 2 parti:
la prima raffigura un gatto che ha catturato un fagiano, la seconda parte raffigura
2 anatre.
37. Mosaico di un pesce
proveniente da Tysdrus,
Mosaico con due pesci dalla
villa del Casale
59. Mosaico raffigurante
Ulisse e Penelope
realizzato a mano da
Alessandro Romanet con
delle tesserine di das
dipinto con i colori della
maestra Mimma e rienpito
con il stucco .
60. Il mosaico con il pesce
Mosaico del pesce realizzato a mano con delicatezza e tanta tanta
pazienza