1.
(
500
)
Days
of
Summer
PAPER
2:
cinema
e
videoclip
Giulia Zappa, Arti Visive Contemporanee
2. (500) Days of Summer è un film che sembrerebbe appartenere al genere
romantico-commedia, ma, come avverte subito nella scena iniziale la voce
narrante, bisogna fare attenzione: questa non è una storia d’amore.
Il film del 2009 è scritto da Scott Neustadter and Michael H. Weber, ed è
diretto da Marc Webb, noto regista di video musicali.
La storia è molto semplice: lui, Tom Hansem, incontra, sul posto di lavoro,
lei, Summer Finn. Lui è uno scrittore per una compagnia di biglietti
d’auguri, lei è la nuova segretaria del capo. A tutti e due piaciono gli Smiths.
Lui è alla ricerca del vero amore, quello tanto decantato nei biglietti che
scrive, lei, semplicemente, no.
Con un montaggio non lineare il film narra i 500 giorni in cui Tom incontra,
s’innamora, viene lasciato e rincontra per un’ultima volta Summer.
In questo film la musica è un elemento fondamentale: Webb d’altro canto
viene direttamente dal mondo dei videoclip, e sono molte le sequenze
accompagnate incisivamente dalla musica.
Una delle più significative è la mattina sequente la prima notte che i due
protagonisti passano insieme: Tom esce di casa e si avvia verso il posto di
lavoro, ballando e coinvolgendo i passanti sulle note di “You make my
dreams” dei Hall&Oats. ( http://www.youtube.com/watch?v=8tJoIaXZ0rw
)
Tutti i suoi movimenti e le sue pause sono dettate dal ritmo della musica. I
primi passi di Tom fuori dalla porta d’ingresso sono a tempo con i primi
battiti della canzone, e le parole iniziano quando Tom s’incammina per
strada.
Se già i sorrisi dei passanti e l’immagine riflessa di Harrison Ford nella
portiera della macchina fanno insospettire, è con la fontana che diventa
fuoco d’artificio e il ballo seguente che danno conferma che questo è un
“sogno” di Tom, anzi è letteralmente il suo sogno che diventa realtà.
Tutti i passanti sono vestiti in varie gradazioni di azzurro e blu, richiamando
l’abito che Summer indossava la sera precedente, così come è blu l’uccellino
3. animato che interagisce con Tom. Il risultato finale è talmente disneyano da
ricordare Enchanted con la sua scena di ballo a Central Park.
Le inquadrature sono principalmente piani americani, sempre frontali
rispetto al protagonista, oppure totali quando l’attenzione è rivolta alla
coreografia d’insieme.
Molti movimenti del ballato seguono direttamente il testo della canzone,
come “twist and shout” o “and wrap yourself around me” dove una ragazza gira
attorno a Tom abbracciandolo.
Quello che salta subito all’occhio è che si potrebbe tagliare drasticamente
questa sequenza senza che il film subisca sostanziali cambiamenti. Essa è a
tutti gli effetti un videoclip fine a sé stesso, che non è in grado di miscelare
completamente il mezzo cinematografico ed il video musicale.
4. Lo stesso non si può dire per la sequenza che mostra Tom riprendere le
redini della propria vita dopo esser stato lasciato da Summer, ed aver
passato un periodo di apatia sia fisica che mentale.
La canzone che Webb decide di affiancare a questa sequenza è “Vagabond”
dei Wolfmother. ( http://www.youtube.com/watch?v=1md5zk0vmJY
)
Tom è sdraiato a pancia in giù sul letto e sta facendo rimbalzare
svogliatamente una pallina da tennis contro il pavimento; in sottofondo si
sentono i musicisti che si preparano a suonare, pizzicando le prime corde, e
battendo alcune note sul piano. Dopo qualche secondo la batteria inizia a
dare un tempo che dapprima Tom ignora, e successivamente segue facendo
rimbalzare la pallina allo stesso ritmo dello strumento.
Le inquadrature sono abbastanza statiche ed in certi casi si fa uso di zoom di
telecamera che concentrano l’attenzione su dei particolari, come ad esempio
i libri di architettura che Tom sfoglia al bar; oppure la cartella contenente i
progetti che Tom consegna nel palazzo. Inoltre sono molto brevi, saltando
da primi piani e piani americani per il protagonista a particolari come la
mano con il gessetto, il righello e lo sguardo.
5. E’ possibile dividere la musica della sequenza in tre parti distinte: nella
prima parte la canzone ha un ritmo più “contenuto”, ma va sempre più in
crescendo culminando con la parte strumentale, più veloce e frenetica. In
questa seconda parte le inquadrature sono velocizzate, ad esempio quando
Tom disegna sul taccuino o le macchine in corsa che diventano solo luci
colorate. Infine la canzone ritorna al ritmo precedente e il video mostra cosa
sta accadendo a Summer nello stesso momento, ovvero il suo matrimonio.
Qui il regista decide di fare uso dello split screen per mostrare come i due
protagonisti siano cambiati dall’inizio dei famosi 500 giorni: lei che
affermava di non credere nell’amore è sposata, e lui sembra avere capito che
la propria felicità non va necessariamente cercata in un’altra persona, ma
piuttosto nella propria integrità e realizzazione personale.
Nel complesso questa “clip” si potrebbe separare dal resto del film,
isolandola dal contesto, e tuttavia continuerebbe ad avere una propria
forma. D’altro canto il film ha bisogno di essa per raccontare velocemente e
efficacemente la svolta nel personaggio principale, ed è quindi insostituibile,
al contrario della sequenza descritta in precedenza.
E’ in questa sequenza che l’anima di Webb da regista di video musicali e il
mezzo cinematografico riescono finalmente a intrecciarsi alla perfezione.