Vie di arrampicata sui Colli Euganei
Autore: Michele Chinello, Marco Simionato
Editore: Idea Montagna
Argomento: alpinismo
Pagine: 232 a colori
Formato: 15x21 cm
109 foto a colori
40 foto in bianco e nero
17 cartine generali e di settore
65 schizzi, disegni e tabelle
Con il patrocinio della Sezione di Padova, del Comune di Teolo e del Parco Regionale dei Colli Euganei, dedicata all’indimenticato alpinista e amico Sergio Billoro (“L’importante è fare un bel movimento”), questa terza versione della guida della storica Palestra dell’alpinismo padovano/veneto (e non solo), è uscita in coincidenza con il centenario della nota scalata di Antonio Berti e dei coniugi Maria e Gino Carugati assieme a Mariano Rossi della Rocca di Pendìce, prima da nord. Un evento ed una ricorrenza che è stata spettacolarmente commemorata a Teolo nel luglio del 2009.
È da dire che questa guida (editorialmente raffinata ed accattivante) di Chinello e Simionato segue un percorso multidisciplinare, individuando perfettamente sia le molte correlazioni naturalistiche della morfologia floridamente variegata dei Colli Euganei, sia riproponendo una rilettura critica dell’alpinismo esplorativo, classico, ludico, estetico e didattico che è stato splendidamente espresso da cinque generazioni di alpinisti non sulla sola Rocca, ma anche sulle pareti dei suoi comprimari il Monte Pirio, il Monte Grande, la Busa dell’Oro e via via.
Non si può non riconoscere l’amorevole corrispondenza degli AA. tra la tecnica e lo spirito dell’alpinismo nello stendere relazioni, fornire apprezzamenti, dettagli e puntualizzazioni ove occorra, sempre all’interno di una sobria, ma efficace resa letteraria. La ricchezza dei fattori costitutivi dell’ambiente e la suggestione delle linee aperte su queste strutture verticali sono rese dagli AA. come veri e propri “ritratti” di un microuniverso alpestre irrinunciabile per i cercatori di “avventura” (anche oggi, anche oggi!) degli alpinisti patavini.
Ottimo il coordinamento editoriale di Francesco Cappellari, che firma anche l’introduzione, mentre le prefazioni sono a cura di Lucio De Franceschi, direttore della Scuola di Alpinismo Franco Piovan, della Presidente del Parco Colli Euganei, Chiara Matteazzi e del Sindaco di Teolo Lino Ravazzolo.
www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=2
1. arrampicate
nei colli euganei
rock climbing
in the euganean hills
michele chinello
marco simionato
Rocca
Pendice
RoccaPendicearrampicateneicollieuganeichinello-simionato
IDEA
Montagna
EDITORIA E ALPINISMO
A 22,00
3. Prefazione ____________________________ 7
Introduzione __________________________ 11
Accesso e ambiente
Access and environment __________________ 12
Numeri utili - Useful numbers______________ 14
Il Parco Regionale dei Colli Euganei __________ 16
Note geologiche ________________________ 20
Escursioni nei dintorni
A piedi ___________________________ 26
In mountain Bike ___________________ 32
Storia alpinistica _______________________ 38
Note tecniche _________________________ 44
Guida alla lettura _______________________ 46
Technical notes ________________________ 48
How to read the guidebook _______________ 50
Rocca Pendice ________________________ 52
Punta Nord Parete Ovest
Numerate ________________________ 54
Parete Est, aree di arrampicata _________ 72
Punta Nord Parete Est
Cresta e Dinamiche _________________ 74
Palestrina e Cresta __________________ 78
Dinamiche Basse____________________ 80
Dinamiche Alte_____________________ 82
Diavolo __________________________ 86
Pilastro Maurizio ___________________ 90
Diavolo __________________________ 92
Parete Est ________________________ 100
Lavagne nere ______________________ 108
Checco e Granchio __________________ 110
Direttissima _______________________ 113
Attacchi _________________________ 116
Scudo centrale _____________________ 120
Cengia alta _______________________ 122
Bianchini e Dorna - Classiche _________ 128
Bianchini e Dorna - Sportive __________ 130
Carugati - Classiche ________________ 134
Carugati- Sportive _________________ 136
Pilastro Sud
Barbiero _________________________ 142
Kundalini _________________________ 154
Punta della Croce
Punta della Croce __________________ 162
Punta della Croce Nord - Sportive ______ 166
Punta della Croce Nord - Classiche _____ 170
Punta della Croce Sud _______________ 176
Castelnuovo
Sasso del prete _____________________ 184
Monte Pirio
Pirio _____________________________ 188
La Piccola ________________________ 192
La Grande ________________________ 194
La Lama __________________________ 196
La Gialla _________________________ 198
Monte Altore
Busa dell'Oro ______________________ 204
Monte Grande
Sasso delle Eriche ___________________212
Sicurezza in falesia ______________________ 222
Chiamate di soccorso ____________________ 224
Safety - Equipment _____________________ 226
Safety - Calling the emergency services ______ 228
INDICE INDEX
c/o ERCOLE, Via Tre Scalini, 1
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6 7
4. Parlare di Rocca Pendice, per me, è come parlare di uno di famiglia. Par-
lare di questa nuova guida è come rifare i documenti dopo che questo
parente ha cambiato casa e, con l’età, anche un po’ le sembianze.
Rocca Pendice (mi raccomando con l’accento sulla “i”, alla veneta) è dal
1909 la parete dei padovani che ne hanno fatto, giustamente, un sim-
bolo. Chi arriva dalle grandi montagne e naturalmente snobba le col-
line padane è sempre rimasto sorpreso da quest’appicco dei Colli Euganei.
Ma bisogna avventurarsi nel cuore della parete per scoprirne il valore, per
capire che non siamo soltanto nella solita falesia di valle, iperfrequentata
dai giovani e quindi alla moda. Siamo in una vera e propria montagna.
E non è un caso che la prima salita, quella del 1909 compiuta dai coniugi
Carugati, Mariano Rossi e Antonio Berti, ha richiesto, malgrado il mode-
sto dislivello, addirittura un bivacco in parete. Come nella vera montagna.
E non è neppure un caso che “Rocca” sia stata visitata da illustri alpinisti.
Pensiamo ad Emilio Comici, a Gino Soldà, a Reinhold Messner. Ma soprat-
tutto è stata, ed è tuttora, un buon banco di allenamento per gli alpini-
sti padovani e non.
Note le vicende degli anni della scoperta e dell’apertura delle molteplici
vie di roccia. Antonio Bettella, Aldo Bianchini, Romeo Morten, Franco
Dorna, Guerrino Barbiero, Gastone Scalco, Bruno Sandi sono alcuni dei
nomi legati alla grande esplorazione negli anni che precedono o addirit-
tura coincidono con la Seconda Guerra Mondiale.
E poi, in epoche recenti, la grande frequentazione di Rocca Pendice è
coincisa con l’apertura di moltissimi itinerari sportivi anche di alta diffi-
coltà e contemporaneamente al sempre più largo utilizzo da parte delle
scuole del Cai delle varie strutture di arrampicata che si sono via via sco-
perte e attrezzate.
Ora la parete si trova ad una svolta. Acquistata l’intera area da parte della
Regione Veneto nel 2009 e data in gestione al Parco Regionale dei Colli
Euganei, da anni è frequentata non solo dagli arrampicatori ma anche da
un altro ospite illustre. Il falco pellegrino, un rapace in via di estinzione,
ha deciso di stanziarsi proprio sulla parete est, quasi a monito, costrin-
gendo i poveri arrampicatori a limitare le loro incursioni verso l’alto. Una
fetta di parete, da un po’ di anni a questa parte, è chiusa all’esercizio
della scalata per circa due mesi nel periodo primaverile.
Il Cai e tutti gli appassionati hanno recepito la limitazione con un po’
di difficoltà rivolgendosi così anche verso altre strutture presenti negli
Euganei. Primo fra tutti il Monte Pirio, altra storica palestra dei padovani,
che con i suoi quattro speroni verticali consente uno stile arrampicatorio
ben diverso a quello del Pendice.
Più recentemente scoperte e valorizzate le pareti del Monte Grande e
della Busa dell’Oro che danno altre valide alternative per passare una
giornata di arrampicata nell’area dei Colli.
E quindi i curatori di questa guida, Michele Chinello e Marco Simio-
nato, oltre che forti climber, hanno saputo unire tutte le componenti fin
qui descritte, coniugando in modo sapiente e diligente, la dignità storica
della parete alle esigenze moderne che fanno dell’intera area euganea un
polo di attrattiva di quel turismo sano che fa della natura, e della monta-
gna in particolare, il proprio terreno d’azione.
Francesco Cappellari
INTRODUZIONE
8 9
Framenti di paura
5. L.1
L.2
L.3
L.1
L.1
L.1
L.2
L3
1A
1
3 4
2
5 6
7
8
11
12
13
9
10
5a
4c
5a
4b
5a
3+
3
Lo Spigolone termina vicino alla cima delle Numerate. La via di discesa è la stessa
della via della Cresta, oppure è possibile scendere a doppie dalla fine del terzo tiro.
Lo Spigolone finishes near the summit of Numerate. The descent route is the same as
for the Cresta route, or it is also possible to abseil from the end of the third pitch.
92 93
DIAVOLO -1DIAVOLO - 1B BPUNTA NORD PARETE EST
1 Lo Spigolone L1 4c, 4a 35 m S
L2 4a, 4c 30 m S
L3 4a, 4b 30 m S
L4 2, 3 30 m A
Bella classica che segue una logica ed evidente serie di diedri sulla sinistra della
“Parete del Diavolo”. Ben attrezzata a resinati. Caratteristico ed aereo il passag-
gio del tetto alla fine del secondo tiro. L’attacco, se bagnato, può diventare piut-
tosto ostico. Fare attenzione a qualche punto di roccia un po’ instabile nel se-
condo e terzo tiro. Dalla fine di L3 per facili roccette con vegetazione e tracce alla
cresta sommitale di Punta Nord. A. Bettella, A. Bianchini - 1940
1A Variante 4b, 4c 30 m A
Interessante ed esposta variante che segue uno stretto diedro in fil di spigolo.
Attrezzatura datata su chiodi normali, consigliabile qualche dado.
Sosta su vecchio chiodo cementato.
2 Rosa Confetto 6a, 6b 50 m S
Sale per due lunghezze restando in placca sulla faccia destra del diedro.
Spittatura datata e in alcuni punti distanziata. E. Cipriani
3 Universi paralleli 6b 35 m S
Bel traverso sul bordo del tetto. L. Venezian
4 Vecchia pista da elefanti - Supernova
L1 7b+ 35 m S
L2 6b+ 20 m S
Riprende, allungandolo e aggiungendo un tiro, “Vecchia pista da elefanti”,
di F. Piardi. L. Venezian
5 Il braccio destro del destino 7b 30 m S
Passo esplosivo in strapiombo. Una presa artificiale sul tetto. L. Venezian
6 L’angelo del bizzarro L1 7b+ 35 m S
L2 7a 25 m S
L3 6a+ 25 m S
Anche questa via riprende, allungandolo, un vecchio itinerario di F. Piardi.
Passo esplosivo in tetto, poi la placca verticale seguente finirà di segarvi
le braccia. L3 segue la vecchia classica Bettella. L. Venezian
Diavolo invernale
6. 1A
2
1
3
4 5 6 7
8
11
12
13
9
10
L1L1
L1
L1
L2
94 95
DIAVOLO - 2DIAVOLO - 2B BPUNTA NORD PARETE EST
7 Profondo blu 6c 32 m S
Bella, nonostante riprenda e raddrizzi, senza particolare logica e con una presa
artificiale, la prima parte della vecchia via Bettella (in verde nello schizzo).
L. Venezian
8 Supermilonga 7a+ 20 m
Variante più facile a “Il lato oscuro”. Da intuire il passaggio del tetto.
Abbandonata da tempo ha spit vetusti ed inaffidabili. Sosta vecchia. F. Piardi
9 Il lato oscuro 7c 20 m
La più difficile del settore, interessante nonostante alcuni scavati, al momento è
abbandonata e con chiodatura vecchia e inaffidabile. Molto atletico e un po’
forzato il passo del tetto. F. Piardi
10 Diedro Carron L1 A2 35 m A
L2 5a, A1 25 m A
L3 5b, 5c 25 m A
Praticamente l’unica via in artificiale rimasta, supera un diedro strapiombante ed
un tetto pronunciato. Viene saltuariamente ripetuto soltanto il primo tiro, inte-
ressante ma attrezzato con chiodi non sempre buoni. Le lunghezze superiori, con
vecchi chiodi, sono in gran parte invase dal muschio. Sembra sia stato superato
anche in arrampicata libera con corda dall’alto e difficoltà attorno al 7b+, 7c.
6b nel secondo tiro. La sosta, in comune con le due vie precedenti, è piuttosto
vecchia e richiede cautela. B. Carron, S. Degli Adalberti
11 Il drago della fortuna 6a+ 30 m S
Simpatica e non banale serie di fessure levigate. Il secondo tiro, molto sporco,
è stato completamente abbandonato. M. Gallo, L. De Biase
12 Adrenalina 6b+ 30 m S
Muretto non semplice con prese spesso levigate. Raddrizza parte di “Jan Solo”,
un tratto della quale ora corre leggermente più a destra. L. Venezian
13 Jan Solo 6a 30 m S
Tecnica e interessante, su prese a volte levigate. Runout finale, utile un cordino
per una clessidra. M. Gallo
7. Terreno di gioco...
...e di studio
Ho cominciato a frequen-
tare Rocca Pendice nel 1973
come allievo dell’allora Corso
di Formazione Alpinistica,
organizzato dalla Sezione del
CAI di Padova e ricordo come
fosse ieri l’impatto, non certo
semplice, con le “Numerate”.
L’anno successivo, complice il
Corso di Roccia, ho iniziato a
percorrere le varie vie storiche
sulla parete est e da allora
si può dire che continua il
mio personale rapporto con
la roccia di questa bellissima
“palestra”.
Per noi padovani, ma anche
per gli arrampicatori vicini
logisticamente a Rocca Pen-
dice, avere a portata di mano
una parete che si estende
per ben 140 metri in altezza
e che presenta innumerevoli
vie di più tiri, sia classiche
che sportive, ha permesso la
giusta crescita e la doverosa
preparazione per affrontare
salite più impegnative su tutto
l’arco alpino.
La roccia simile al granito per-
mette, se asciutta, un’aderenza
molto buona; ne consegue
un’arrampicata piuttosto
tecnica, prevalentemente su
placche e fessure, anche se
talvolta si presentano tratti di
forza pura.
In sostanza Rocca offre un
terreno sicuramente valido per
allenarsi sia dal punto di vista
fisico che tecnico.
Non bisogna inoltre dimen-
ticare che Rocca Pendice è
diventata nel tempo, oltre
che terreno di gioco, anche
validissimo luogo di lavoro e
di studio per la Commissione
Materiali e Tecniche del CAI. Il
mio particolare connubio fra
Commissione e Rocca Pendice
si può dire sia iniziato nel
1979 quando con un gruppo
di istruttori della Scuola “F.
Piovan” coordinati da Bebi
Secondo Grazian, fu instal-
lata sulla parete sovrastante
la Cengia delle Dinamiche
una struttura che permet-
teva cadute nel vuoto di oltre
trenta metri.
La struttura, successivamente
rimossa, fu utilizzata in ambito
internazionale durante la
riunione UIAA di Venezia ’79
per effettuare dimostrazioni
fondamentali di assicurazione
dinamica connesse all’impiego
del nodo mezzo barcaiolo.
Da allora, solo per eviden-
ziare l’evoluzione del rapporto
Commissione-Rocca nello stu-
dio dei problemi di sicurezza in
ambito UIAA, vanno ricordati
i test svolti nel 1983, sempre
sulla Cengia delle Dinamiche,
relativi alla normativa sui
moschettoni per via ferrata
e le prove di confronto fra
massa e uomo riguardanti
l’assorbimento di energia in
una caduta, eseguiti nel 1994
su uno strapiombo apposita-
mente attrezzato sulla parete
del Diavolo.
Dal 1995 la palestra è stata
spesso utilizzata per studiare
il confronto fra l’assicurazione
col freno collegato alla sosta
e col freno posto sull’imbraca-
tura, per commentare pregi e
difetti dei due sistemi e il loro
campo di applicazione.
Lo studio è proseguito nel
periodo 1999-2002, lavo-
rando sia a Rocca Pendice che
a Castelnuovo, rivisitando il
problema dal punto di vista dei
carichi indotti nella catena di
sicurezza con differenti metodi
e freni. Queste ricerche, e le
relative dimostrazioni pratiche,
hanno riscontrato un note-
vole successo nell’ambito del
convegno “La sosta in parete
- Metodi di assicurazione
dinamica” svoltosi a Padova
nel giugno 2002; l’incontro era
inserito nel meeting interna-
zionale organizzato dall’UIAA
Safety Commission.
Sinceramente posso affer-
mare che in questi trent’anni
Rocca ha permesso la raccolta
di dati molto importanti sul
comportamento dei materiali
d’arrampicata e sul confronto
fra le varie tecniche di assicu-
razione; non bisogna inoltre
dimenticare che la Cengia
delle Dinamiche ha svolto e
continua a svolgere un ruolo
importantissimo nell’ambito
dei vari corsi organizzati sia
dalla nostra Scuola che da
altre Sezioni.
In conclusione, da un punto di
vista affettivo, per me Rocca
Pendice resta sempre un luogo
magico dove, oltre a contri-
buire notevolmente alla mia
formazione alpinistica, ho sco-
perto molto di me stesso.
Onestamente anche se ho
perso il conto delle ripeti-
zioni ad oggi effettuate, nel
ripercorrere le vie classiche
a cui sono particolarmente
affezionato, ritrovo le stesse
sensazioni ed emozioni pro-
vate per la prima volta più di
trent’anni fa.
Resto sentimentalmente
legato, per la mia forma-
zione di stampo classico,
alle vecchie salite per cui se
dovessi consigliare qualche via
raccomanderei senza dubbio
la “Carugati”, la “Dorna” e la
“Direttissima”; a mio avviso
sono itinerari che se pur
brevi, per bellezza e varietà e
di arrampicata, non sfigu-
rano di certo se confrontati,
soprattutto con la chiodatura
originaria, a più celebrate vie
in Dolomiti.
Giuliano Bressan
96 97
PERSONE E STORIE
Spigolone