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Arte,Musica,Guerra e
Fotografia
La Musica & la Grande Guerra
Una delle tante eredità che una guerra
lascia ai posteri è quella delle canzoni.
Da sempre infatti la musica ha fatto parte
della vita dei soldati nei campi di
battaglia o nelle retrovie.
• Le canzoni della prima guerra mondiale
furono scritte e cantate nel periodo 1914-
1918 ed avevano in qualche modo attinenza
con gli eventi politici e militari della Grande
Guerra.
• Già prima che l'Italia partecipasse al conflitto, nei
mesi fra l'inizio della guerra (28 luglio 1914) e la
dichiarazione di guerra dell'Italia (24 maggio 1915)
la querelle fra "neutralisti" e "interventisti" aveva
invaso anche i café-chantant attraverso canzoni
leggere e oggi quasi dimenticate.
Prima dell'entrata in Guerra
• Esemplare del fronte neutralista è La ragazza neutrale, che
rappresenta l'Italia come una signorina che resite alle avances dei
corteggiatori francesi e tedeschi. Le canzoni della propaganda
interventista andavano, invece, dalle marcette patriottiche alle feroci
caricature di Cecco Beppe, Guglielmone e Maometto. Espressione
dell'interventismo di sinistra fu, infine, la Canzone garibaldina.
Prima dell'entrata in Guerra
Son tanti i giovanotti a me d’intorno
che ne potrei formare un reggimento
Son caldi tutti come il pan nel forno
E per avermi vengono a cimento
Chi vuol farmi ballar valzer viennesi
Chi a Nizza poi m’invita a Carnevale
Ed io rispondo a tutti, “Son neutrale!”
Rigo-din-don-dà
Finchè durerà
La neutralità.
L’un dice, “Bella, vien con me a Berlino!”
E l’altro, “Stella, io son parigino!”
Io faccio a tutti un bell’inchino
Preferisco già
Oh ouì, jes, ja, ja
La neutralità!
Lo so che sono bella come un fiore,
che vale sei milioni il mio amore,
che per avermi m'offron mari e monti
ed io che sto a sentir poi faccio i conti.
Sorrido a tutti e non rispondo male
ma tengo a tutti il “no” col mio stivale
e dico: T'amo sì, ma son neutrale!»
La Ragazza Neutrale Parole di Giovanni Corvetto (1887-
1932),Torinese, cronista de La
Stampa, autore di molte canzoni
per riviste ed operette, tra le quali
“Le campane di San Giusto” e
“Tripoli, bel suol d’amore”.
La Musica nelle Trincee
• Durante i lunghi anni della guerra di trincea le
canzoni ebbero ben altro tono. I soldati soffrivano
fisicamente e moralmente; e allora si diffuse un modo
di dire entrato poi nella lingua corrente: "canta che ti
passa".
• In questi anni gli Alpini elaborarono alcune delle canzoni
che oggi fanno parte del repertorio dei canti di montagna,
come Tapum, Monte Canino, La tradotta che parte da
Torino, Monte Rosso, Monte Nero e altre. La canzone più
cantata dagli alpini fu però un brano che non ha relazione
con la guerra, cioè “Quel mazzolin di fiori”, che divenne
allora famoso in tutta l’Italia.
La Musica nelle Trincee
Chi sono gli Alpini?
• Gli Alpini sono le truppe da montagna dell'Esercito Italiano.
Formatisi il 15 ottobre 1872, gli Alpini sono il più antico corpo di
fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato
per proteggere i confini montani settentrionali dell'Italia con
Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera. Nel 1888 gli Alpini
furono inviati alla loro prima missione all'estero, in Africa,
continente nel quale sono tornati più volte nella loro storia, per
combattere le guerre coloniali del Regno d'Italia.
• Si sono distinti durante la prima guerra mondiale, quando
furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con
l'Austria-Ungheria, dove per tre anni dovettero confrontarsi
con le truppe regolari e da montagna austriache e tedesche,
rispettivamente Kaiserschützen e Alpenkorps, lungo tutto il
fronte fronte italiano.
Tapum
Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per dismontà;
ta pum ta pum ta pum
Con la testa pien de peoci
senza rancio da consumar
ta pum ta pum ta pum
Quando poi ti discendi al piano
battaglione non hai più soldà;
ta pum ta pum ta pum
Dietro al ponte c'è un cimitero
cimitero di noi soldà;
ta pum ta pum ta pum
Quando sei dietro a quel muretto
soldatino non puoi più parlar
ta pum ta pum ta pum
Cimitero di noi soldati
forse un giorno ti vengo a trovà;
ta pum ta pum ta pum
• Tapum è una delle più note canzoni nata
nelle trincee italiane. Il ritornello è ispirato
al rumore degli spari della fucileria austro-
ungarica. L'attribuzione della paternità
della canzone è tuttora irrisolta. Alcuni
l'attribuiscono ai minatori durante il traforo
della galleria del San Gottardo, mentre
altri a Nino Piccinelli di Chiari.
Monte Canino
• Monte Canino è il titolo di un canto popolare che fa riferimento al
Monte Canin in provincia di Udine, teatro, durante la prima guerra
mondiale, di aspri combattimenti tra l'esercito italiano e quello
austriaco.
• Esso racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel
corso dell'estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti
contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a
combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota.
Monte Canino (Testo)
Non ti ricordi quel mese d’Aprile,
quel lungo treno che andava al confine.
Che trasportavano migliaia degli alpini:
sù, sù correte: è l’ora di partir!
Che trasportavano migliaia degli alpini:
sù, sù correte: è l’ora di partir!
Dopo tre giorni di strada ferrata,
ed altri due di lungo cammino,
siamo arrivati sul Monte Canino
e a ciel sereno ci tocca riposar...
siamo arrivati sul Monte Canino
e a ciel sereno ci tocca riposar..
Se avete fame guardate lontano,
se avete sete la tazza alla mano.
Se avete sete la tazza alla mano
che ci rinfresca la neve ci sarà.
Se avete sete la tazza alla mano
che ci rinfresca la neve ci sarà.
Non pù coperte lenzuola pulite.
Non più il sapore dei caldi tuoi baci.
Solo si sentono gli uccelli rapaci,
tra la tormenta e il rombo del
cannon.
Solo si sentono gli uccelli rapaci
ma la tormenta e il rombo del
cannoni
• Anche la canzone napoletana diede alla luce alcuni brani in cui il
protagonista è un soldato, ad esempio Sentinella e 'O primmo
reggimento. Il più famoso di essi è certamente 'O surdato
'nnammurato di Aniello Califano.
• Dopo l'interpretazione di Anna Magnani nel film per la televisione
La sciantosa del 1971 questa canzone è diventata una sorta di
inno dei pacifisti italiani.
Napoli,musica & 'O Surdato ‘Nnammurato
'O Surdato ‘Nnammurato
• 'O surdato 'nnammurato (in italiano: Il
soldato innamorato) è una delle più
famose canzoni in lingua napoletana,
scritta dal poeta santegidiano Aniello
Califano.
• Il testo fu scritto da Aniello Califano e
musicato da Enrico Cannio nel 1915. La
canzone descrive la tristezza di un
soldato che combatte al fronte durante la
Prima guerra mondiale e che soffre per
la lontananza dalla donna di cui è
innamorato.
Staje luntana da stu core,
a te volo cu 'o penziero
niente voglio e niente spero
ca tenerte sempe affianco a me!
Si' sicura 'e chist'ammore
comm'je so' sicuro 'e te...
Oje vita, oje vita mia
oje core 'e chistu core
si' stata 'o primmo ammore
e 'o primmo e ll'urdemo sarraje
pe' me!
Quanta notte nun te veco,
nun te sento 'int'a sti bbracce,
nun te vaso chesta faccia,
nun t'astregno forte 'mbraccio a
mme.
Ma scetannome 'a sti suonne,
mme faje chiagnere pe' te...
Scrive sempe e sta' cuntenta:
io nun penzo che a te sola
Nu penziero me cunzola,
ca tu pienze sulamente a mme.
'A cchiù bella 'e tutt'e bbelle,
nun è maje cchiù bella 'e te...
'O Surdato ‘Nnammurato
Ma la frustrazione andò più in là. La
durezza della guerra di trincea e
l'enorme numero di vittime cadute per
conquistare pochi metri di terreno
suscitarono nei soldati sentimenti di
rabbia che si espressero in canzoni
come O Gorizia tu sei maledetta e
La tradotta che parte da Novara.
Dall'altra parte anche i soldati trentini
mandati a combattere in Romania
cantavano testi antimilitaristi come
Sui monti Scarpazi. Alcune di queste
canzoni di protesta individuavano i
responsabili del conflitto, che
indicavano negli studenti (Ascoltate o
popolo ignorante) e nei signori (E quei
vigliacchi di quei signori).
La “Maledetta Guerra”
O Gorizia tu sei maledettaLa mattina del cinque d'agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l'acqua che cadeva al rovescio
grandinavan le palle nemiche
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letto di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l'avete voluta
Scannatori di carne venduta
E rovina della gioventù
“W la Guerra”
• Fra i pochi canti entusiasti, che esaltavano le
azioni militari, c'erano quelli cantati dagli arditi, i
quali elaborarono un proprio canzoniere (Fiamme
nere, Se non ci conoscete, e soprattutto
Giovinezza nella versione di Marcello Manni),
canzoniere che fu a sua volta la base del
repertorio fascista.
• Giovinezza fu una delle canzoni più
diffuse della prima metà del XX secolo
in Italia ed ebbe vasta eco anche
all'estero. Fu composta, inizialmente
come inno goliardico degli studenti
universitari, nel 1909, da Nino Oxilia e
Giuseppe Blanc, con il titolo Il
commiato. Fu poi inno degli Arditi
(1917, anonimo-Blanc), inno degli
Squadristi (1919, Manni-Blanc) e,
infine, inno trionfale del Partito
Nazionale Fascista (1925, Gotta-
Blanc).
Giovinezza
<< Col pugnale e con le bombe
ne la vita del terrore,
quando l'obice rimbomba
non ci trema in petto il cuore
Nostra unica bandiera
sei di un unico colore,
sei una fiamma tutta nera
che divampa in ogni cuor
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
nel dolore e nell'ebbrezza
il tuo canto esulterà!
Là sui campi di battaglia
con indomito valore
quando fischia la mitraglia
andre contro l'oppressore.
Col pugnale stretto ai denti
attacchiamo con furore
alla morte sorridenti
pria d'andar al disonor! >>
Giovinezza (testo)
Dopo Caporetto
• La rotta di Caporetto e il conseguente disordine hanno lasciato poche
tracce in musica. Si può ricordare Adio Venesia adio, cantata dai
profughi che fuggivano dalle zone occupate dagli Austriaci (o che si
temeva potessero esserlo, come appunto Venezia).
• Invece la successiva resistenza sulla linea del Piave e sul Monte
Grappa contro l'invasione austriaca di una parte del territorio
nazionale ispirarono canzoni patriottiche di successo come La
canzone del Piave (E. A. Mario) e la Canzone del Grappa (Emilio De
Bono). La leggenda del Piave, in particolare, fu così popolare che nel
difficile periodo successivo all'8 settembre fu scelta come inno
nazionale italiano, in cui tutti potessero riconoscersi al di sopra delle
divisioni politiche.
La canzone del Piave
La canzone del Piave, conosciuta anche
come La leggenda del Piave, è una delle più
celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano
fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete
Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di
E.A. Mario).
E. A. Mario
• E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni
Ermete Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 –
Napoli, 24 giugno 1961), è stato un
paroliere e compositore italiano, autore di
numerose canzoni di grande successo,
come La canzone del Piave. Alcuni brani
furono composti in lingua italiana, altri in
lingua napoletana; di essi, quasi sempre,
scriveva sia i testi che la musica.
• È sicuramente da annoverare, insieme a
Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e
Libero Bovio, tra i massimi esponenti
della canzone napoletana della prima
metà del Novecento ed uno dei
protagonisti indiscussi della canzone
italiana dal primo dopoguerra agli anni
cinquanta, sia per la grandissima
produzione - dovuta alla sua felice ed
Biografia
• Il futuro E. A. Mario nacque da una modesta e povera
famiglia di Pellezzano il 5 maggio 1884, in un basso
di Vico Tutti i Santi, in uno dei quartieri più popolari
della città, quartiere Vicaria. Il padre, Michele Gaeta,
era barbiere e la madre, Maria della Monica, una
casalinga. Il retrobottega della barberia del padre era
tutta la loro casa.
• In giovinezza frequentò un altro grande poeta e
commediografo napoletano, da cui fu assai
benvoluto, Eduardo Scarpetta, genitore dei fratelli
Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Collaborò
molto con il massimo editore napoletano dell'epoca;
Ferdinando Bideri, che fu editore anche di Gabriele
D'Annunzio.
• Non divenne mai ricco, poiché assai presto, per
esigenze familiari e soprattutto a causa di una grave
malattia della moglie, decise di vendere a una casa
editrice di Milano i diritti di tutte le sue canzoni, dei
quali ricevette, negli anni successivi, solo una
piccolissima percentuale.
La canzone del Piave
• Una delle canzoni più famose di E. A. Mario è La
Canzone del Piave.
Essa fu composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del
solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal
cantante Enrico Demma (Raffaele Gattordo). L'inno contribuì a
ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale
Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale
sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di
quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del
Piave al fronte è più di un generale!».
La canzone del Piave
• Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone
patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno
l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già
avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell'ambiente del
cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa
Lucia luntana, Balocchi e profumi.
• La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo
dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne
dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l'avevano
caratterizzata.
Testo-La leggenda del Piave
II Piavemormorava
calmo aplacido al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio:
l’esercito marciava
per raggiunger lafrontiera,
per far contro il nemico unabarriera…
Muti passaron quellanottei fanti:
tacerebisognava, eandareavanti…
S’udiva, intanto, dalleamatesponde,
sommesso elieve, il tripudiar dell’ onde.
Eraun presagio dolceelusinghiero.
Il Piavemormorò:
“Non passatestraniero!”
Main unanottetrista
si parlò di tradimento,
eil Piaveudival’iraalo sgomento.
Ah, quantagentehavista
venir giù, lasciareil tetto
per l’ontaconsumataaCaporetto…
Profughi.ovunquedai lontani monti
venivano agremir tutti i suoi ponti…
S’udiva, allor, dalleviolatesponde
sommesso etristeil mormorio dell’ onde:
comeun singhiozzo, in quell’autunno nero
il Piavemormorò:
“Ritornalo straniero!”
E ritornò il nemico
per l’orgoglio eper lafame,
voleasfogaretuttelesuebrame…
Vedevail piano aprico,
di lassù, volevaancora
sfamarsi etripudiarecomeallora.
“No! - disseil Piave– No! - dissero i fanti…-
Mai più il nemico facciaun passo avanti…”
Si videil Piaverigonfiar lesponde,
ecomei fanti combattevan leonde…
Rosso del sanguedel nemico altero,
il Piavecomandò:
“Indietro, va’, straniero!” Indietreggiò il nemico
fino aTrieste, fino aTrento…
E laVittoriasciolseleali al vento!
Fu sacro il patto antico:
traleschierefuron visti
risorgereOberdan, Sauro aBattisti…
Infranse, alfin, l’ italico valore
leforcheel’armi dell’ Impiccatore.
Sicurel’Alpi… Liberelesponde…
E tacqueil Piave: si placaron leonde
sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
laPacenon trovò
nèoppressi, nèstranieri!
• Le quattro strofe terminano tutte con la parola "straniero“e
hanno quattro specifici argomenti:
1. La marcia dei soldati verso il fronte (appare come una
marcia a difesa delle frontiere, mentre fu l'Italia ad
attaccare l'impero asburgico)
2. La ritirata di Caporetto
3. La difesa del fronte sulle sponde del Piave
4. L'attacco finale e la conseguente vittoria
Analisi “La Legenda del Piave”
• Nella prima strofa, il fiume Piave assiste al concentramento
silenzioso di truppe italiane, citando la data dell'inizio della
Prima guerra mondiale per il Regio Esercito italiano. Ciò
avvenne la notte tra il 23 e 24 maggio 1915, quando L'Italia
dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico e sferrò il primo
attacco contro l'Imperial regio. La strofa termina poi con
l'ammonizione: Non passa lo straniero, riferita, appunto,
agli austro-ungarici.
• Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della
disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo
provoca sfollati, profughi da ogni parte.
Analisi “La Legenda del Piave”
• La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il
seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che
pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola
gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici.
• Nell'ultima strofa si immagina che una volta respinto il
nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero
idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario
Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.
Analisi “La Legenda del Piave”
Fine

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La musica & la grande guerra.

  • 2. La Musica & la Grande Guerra Una delle tante eredità che una guerra lascia ai posteri è quella delle canzoni. Da sempre infatti la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia o nelle retrovie.
  • 3. • Le canzoni della prima guerra mondiale furono scritte e cantate nel periodo 1914- 1918 ed avevano in qualche modo attinenza con gli eventi politici e militari della Grande Guerra.
  • 4. • Già prima che l'Italia partecipasse al conflitto, nei mesi fra l'inizio della guerra (28 luglio 1914) e la dichiarazione di guerra dell'Italia (24 maggio 1915) la querelle fra "neutralisti" e "interventisti" aveva invaso anche i café-chantant attraverso canzoni leggere e oggi quasi dimenticate. Prima dell'entrata in Guerra
  • 5. • Esemplare del fronte neutralista è La ragazza neutrale, che rappresenta l'Italia come una signorina che resite alle avances dei corteggiatori francesi e tedeschi. Le canzoni della propaganda interventista andavano, invece, dalle marcette patriottiche alle feroci caricature di Cecco Beppe, Guglielmone e Maometto. Espressione dell'interventismo di sinistra fu, infine, la Canzone garibaldina. Prima dell'entrata in Guerra
  • 6. Son tanti i giovanotti a me d’intorno che ne potrei formare un reggimento Son caldi tutti come il pan nel forno E per avermi vengono a cimento Chi vuol farmi ballar valzer viennesi Chi a Nizza poi m’invita a Carnevale Ed io rispondo a tutti, “Son neutrale!” Rigo-din-don-dà Finchè durerà La neutralità. L’un dice, “Bella, vien con me a Berlino!” E l’altro, “Stella, io son parigino!” Io faccio a tutti un bell’inchino Preferisco già Oh ouì, jes, ja, ja La neutralità! Lo so che sono bella come un fiore, che vale sei milioni il mio amore, che per avermi m'offron mari e monti ed io che sto a sentir poi faccio i conti. Sorrido a tutti e non rispondo male ma tengo a tutti il “no” col mio stivale e dico: T'amo sì, ma son neutrale!» La Ragazza Neutrale Parole di Giovanni Corvetto (1887- 1932),Torinese, cronista de La Stampa, autore di molte canzoni per riviste ed operette, tra le quali “Le campane di San Giusto” e “Tripoli, bel suol d’amore”.
  • 7. La Musica nelle Trincee • Durante i lunghi anni della guerra di trincea le canzoni ebbero ben altro tono. I soldati soffrivano fisicamente e moralmente; e allora si diffuse un modo di dire entrato poi nella lingua corrente: "canta che ti passa".
  • 8. • In questi anni gli Alpini elaborarono alcune delle canzoni che oggi fanno parte del repertorio dei canti di montagna, come Tapum, Monte Canino, La tradotta che parte da Torino, Monte Rosso, Monte Nero e altre. La canzone più cantata dagli alpini fu però un brano che non ha relazione con la guerra, cioè “Quel mazzolin di fiori”, che divenne allora famoso in tutta l’Italia. La Musica nelle Trincee
  • 9. Chi sono gli Alpini? • Gli Alpini sono le truppe da montagna dell'Esercito Italiano. Formatisi il 15 ottobre 1872, gli Alpini sono il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i confini montani settentrionali dell'Italia con Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera. Nel 1888 gli Alpini furono inviati alla loro prima missione all'estero, in Africa, continente nel quale sono tornati più volte nella loro storia, per combattere le guerre coloniali del Regno d'Italia. • Si sono distinti durante la prima guerra mondiale, quando furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con l'Austria-Ungheria, dove per tre anni dovettero confrontarsi con le truppe regolari e da montagna austriache e tedesche, rispettivamente Kaiserschützen e Alpenkorps, lungo tutto il fronte fronte italiano.
  • 10. Tapum Venti giorni sull’Ortigara senza il cambio per dismontà; ta pum ta pum ta pum Con la testa pien de peoci senza rancio da consumar ta pum ta pum ta pum Quando poi ti discendi al piano battaglione non hai più soldà; ta pum ta pum ta pum Dietro al ponte c'è un cimitero cimitero di noi soldà; ta pum ta pum ta pum Quando sei dietro a quel muretto soldatino non puoi più parlar ta pum ta pum ta pum Cimitero di noi soldati forse un giorno ti vengo a trovà; ta pum ta pum ta pum • Tapum è una delle più note canzoni nata nelle trincee italiane. Il ritornello è ispirato al rumore degli spari della fucileria austro- ungarica. L'attribuzione della paternità della canzone è tuttora irrisolta. Alcuni l'attribuiscono ai minatori durante il traforo della galleria del San Gottardo, mentre altri a Nino Piccinelli di Chiari.
  • 11. Monte Canino • Monte Canino è il titolo di un canto popolare che fa riferimento al Monte Canin in provincia di Udine, teatro, durante la prima guerra mondiale, di aspri combattimenti tra l'esercito italiano e quello austriaco. • Esso racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel corso dell'estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota.
  • 12. Monte Canino (Testo) Non ti ricordi quel mese d’Aprile, quel lungo treno che andava al confine. Che trasportavano migliaia degli alpini: sù, sù correte: è l’ora di partir! Che trasportavano migliaia degli alpini: sù, sù correte: è l’ora di partir! Dopo tre giorni di strada ferrata, ed altri due di lungo cammino, siamo arrivati sul Monte Canino e a ciel sereno ci tocca riposar... siamo arrivati sul Monte Canino e a ciel sereno ci tocca riposar.. Se avete fame guardate lontano, se avete sete la tazza alla mano. Se avete sete la tazza alla mano che ci rinfresca la neve ci sarà. Se avete sete la tazza alla mano che ci rinfresca la neve ci sarà. Non pù coperte lenzuola pulite. Non più il sapore dei caldi tuoi baci. Solo si sentono gli uccelli rapaci, tra la tormenta e il rombo del cannon. Solo si sentono gli uccelli rapaci ma la tormenta e il rombo del cannoni
  • 13. • Anche la canzone napoletana diede alla luce alcuni brani in cui il protagonista è un soldato, ad esempio Sentinella e 'O primmo reggimento. Il più famoso di essi è certamente 'O surdato 'nnammurato di Aniello Califano. • Dopo l'interpretazione di Anna Magnani nel film per la televisione La sciantosa del 1971 questa canzone è diventata una sorta di inno dei pacifisti italiani. Napoli,musica & 'O Surdato ‘Nnammurato
  • 14. 'O Surdato ‘Nnammurato • 'O surdato 'nnammurato (in italiano: Il soldato innamorato) è una delle più famose canzoni in lingua napoletana, scritta dal poeta santegidiano Aniello Califano. • Il testo fu scritto da Aniello Califano e musicato da Enrico Cannio nel 1915. La canzone descrive la tristezza di un soldato che combatte al fronte durante la Prima guerra mondiale e che soffre per la lontananza dalla donna di cui è innamorato.
  • 15. Staje luntana da stu core, a te volo cu 'o penziero niente voglio e niente spero ca tenerte sempe affianco a me! Si' sicura 'e chist'ammore comm'je so' sicuro 'e te... Oje vita, oje vita mia oje core 'e chistu core si' stata 'o primmo ammore e 'o primmo e ll'urdemo sarraje pe' me! Quanta notte nun te veco, nun te sento 'int'a sti bbracce, nun te vaso chesta faccia, nun t'astregno forte 'mbraccio a mme. Ma scetannome 'a sti suonne, mme faje chiagnere pe' te... Scrive sempe e sta' cuntenta: io nun penzo che a te sola Nu penziero me cunzola, ca tu pienze sulamente a mme. 'A cchiù bella 'e tutt'e bbelle, nun è maje cchiù bella 'e te... 'O Surdato ‘Nnammurato
  • 16. Ma la frustrazione andò più in là. La durezza della guerra di trincea e l'enorme numero di vittime cadute per conquistare pochi metri di terreno suscitarono nei soldati sentimenti di rabbia che si espressero in canzoni come O Gorizia tu sei maledetta e La tradotta che parte da Novara. Dall'altra parte anche i soldati trentini mandati a combattere in Romania cantavano testi antimilitaristi come Sui monti Scarpazi. Alcune di queste canzoni di protesta individuavano i responsabili del conflitto, che indicavano negli studenti (Ascoltate o popolo ignorante) e nei signori (E quei vigliacchi di quei signori). La “Maledetta Guerra”
  • 17. O Gorizia tu sei maledettaLa mattina del cinque d'agosto si muovevan le truppe italiane per Gorizia, le terre lontane e dolente ognun si partì Sotto l'acqua che cadeva al rovescio grandinavan le palle nemiche su quei monti, colline e gran valli si moriva dicendo così: O Gorizia tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu O vigliacchi che voi ve ne state con le mogli sui letto di lana schernitori di noi carne umana questa guerra ci insegna a punir Cara moglie che tu non mi senti raccomando ai compagni vicini di tenermi da conto i bambini che io muoio col suo nome nel cuor Traditori signori ufficiali Che la guerra l'avete voluta Scannatori di carne venduta E rovina della gioventù
  • 18. “W la Guerra” • Fra i pochi canti entusiasti, che esaltavano le azioni militari, c'erano quelli cantati dagli arditi, i quali elaborarono un proprio canzoniere (Fiamme nere, Se non ci conoscete, e soprattutto Giovinezza nella versione di Marcello Manni), canzoniere che fu a sua volta la base del repertorio fascista.
  • 19. • Giovinezza fu una delle canzoni più diffuse della prima metà del XX secolo in Italia ed ebbe vasta eco anche all'estero. Fu composta, inizialmente come inno goliardico degli studenti universitari, nel 1909, da Nino Oxilia e Giuseppe Blanc, con il titolo Il commiato. Fu poi inno degli Arditi (1917, anonimo-Blanc), inno degli Squadristi (1919, Manni-Blanc) e, infine, inno trionfale del Partito Nazionale Fascista (1925, Gotta- Blanc). Giovinezza
  • 20. << Col pugnale e con le bombe ne la vita del terrore, quando l'obice rimbomba non ci trema in petto il cuore Nostra unica bandiera sei di un unico colore, sei una fiamma tutta nera che divampa in ogni cuor Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, nel dolore e nell'ebbrezza il tuo canto esulterà! Là sui campi di battaglia con indomito valore quando fischia la mitraglia andre contro l'oppressore. Col pugnale stretto ai denti attacchiamo con furore alla morte sorridenti pria d'andar al disonor! >> Giovinezza (testo)
  • 21. Dopo Caporetto • La rotta di Caporetto e il conseguente disordine hanno lasciato poche tracce in musica. Si può ricordare Adio Venesia adio, cantata dai profughi che fuggivano dalle zone occupate dagli Austriaci (o che si temeva potessero esserlo, come appunto Venezia). • Invece la successiva resistenza sulla linea del Piave e sul Monte Grappa contro l'invasione austriaca di una parte del territorio nazionale ispirarono canzoni patriottiche di successo come La canzone del Piave (E. A. Mario) e la Canzone del Grappa (Emilio De Bono). La leggenda del Piave, in particolare, fu così popolare che nel difficile periodo successivo all'8 settembre fu scelta come inno nazionale italiano, in cui tutti potessero riconoscersi al di sopra delle divisioni politiche.
  • 22. La canzone del Piave La canzone del Piave, conosciuta anche come La leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario).
  • 23. E. A. Mario • E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 – Napoli, 24 giugno 1961), è stato un paroliere e compositore italiano, autore di numerose canzoni di grande successo, come La canzone del Piave. Alcuni brani furono composti in lingua italiana, altri in lingua napoletana; di essi, quasi sempre, scriveva sia i testi che la musica. • È sicuramente da annoverare, insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Libero Bovio, tra i massimi esponenti della canzone napoletana della prima metà del Novecento ed uno dei protagonisti indiscussi della canzone italiana dal primo dopoguerra agli anni cinquanta, sia per la grandissima produzione - dovuta alla sua felice ed
  • 24. Biografia • Il futuro E. A. Mario nacque da una modesta e povera famiglia di Pellezzano il 5 maggio 1884, in un basso di Vico Tutti i Santi, in uno dei quartieri più popolari della città, quartiere Vicaria. Il padre, Michele Gaeta, era barbiere e la madre, Maria della Monica, una casalinga. Il retrobottega della barberia del padre era tutta la loro casa. • In giovinezza frequentò un altro grande poeta e commediografo napoletano, da cui fu assai benvoluto, Eduardo Scarpetta, genitore dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Collaborò molto con il massimo editore napoletano dell'epoca; Ferdinando Bideri, che fu editore anche di Gabriele D'Annunzio. • Non divenne mai ricco, poiché assai presto, per esigenze familiari e soprattutto a causa di una grave malattia della moglie, decise di vendere a una casa editrice di Milano i diritti di tutte le sue canzoni, dei quali ricevette, negli anni successivi, solo una piccolissima percentuale.
  • 25. La canzone del Piave • Una delle canzoni più famose di E. A. Mario è La Canzone del Piave. Essa fu composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma (Raffaele Gattordo). L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!».
  • 26. La canzone del Piave • Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell'ambiente del cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa Lucia luntana, Balocchi e profumi. • La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l'avevano caratterizzata.
  • 27. Testo-La leggenda del Piave II Piavemormorava calmo aplacido al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio: l’esercito marciava per raggiunger lafrontiera, per far contro il nemico unabarriera… Muti passaron quellanottei fanti: tacerebisognava, eandareavanti… S’udiva, intanto, dalleamatesponde, sommesso elieve, il tripudiar dell’ onde. Eraun presagio dolceelusinghiero. Il Piavemormorò: “Non passatestraniero!” Main unanottetrista si parlò di tradimento, eil Piaveudival’iraalo sgomento. Ah, quantagentehavista venir giù, lasciareil tetto per l’ontaconsumataaCaporetto… Profughi.ovunquedai lontani monti venivano agremir tutti i suoi ponti… S’udiva, allor, dalleviolatesponde sommesso etristeil mormorio dell’ onde: comeun singhiozzo, in quell’autunno nero il Piavemormorò: “Ritornalo straniero!”
  • 28. E ritornò il nemico per l’orgoglio eper lafame, voleasfogaretuttelesuebrame… Vedevail piano aprico, di lassù, volevaancora sfamarsi etripudiarecomeallora. “No! - disseil Piave– No! - dissero i fanti…- Mai più il nemico facciaun passo avanti…” Si videil Piaverigonfiar lesponde, ecomei fanti combattevan leonde… Rosso del sanguedel nemico altero, il Piavecomandò: “Indietro, va’, straniero!” Indietreggiò il nemico fino aTrieste, fino aTrento… E laVittoriasciolseleali al vento! Fu sacro il patto antico: traleschierefuron visti risorgereOberdan, Sauro aBattisti… Infranse, alfin, l’ italico valore leforcheel’armi dell’ Impiccatore. Sicurel’Alpi… Liberelesponde… E tacqueil Piave: si placaron leonde sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, laPacenon trovò nèoppressi, nèstranieri!
  • 29. • Le quattro strofe terminano tutte con la parola "straniero“e hanno quattro specifici argomenti: 1. La marcia dei soldati verso il fronte (appare come una marcia a difesa delle frontiere, mentre fu l'Italia ad attaccare l'impero asburgico) 2. La ritirata di Caporetto 3. La difesa del fronte sulle sponde del Piave 4. L'attacco finale e la conseguente vittoria Analisi “La Legenda del Piave”
  • 30. • Nella prima strofa, il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data dell'inizio della Prima guerra mondiale per il Regio Esercito italiano. Ciò avvenne la notte tra il 23 e 24 maggio 1915, quando L'Italia dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico e sferrò il primo attacco contro l'Imperial regio. La strofa termina poi con l'ammonizione: Non passa lo straniero, riferita, appunto, agli austro-ungarici. • Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo provoca sfollati, profughi da ogni parte. Analisi “La Legenda del Piave”
  • 31. • La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici. • Nell'ultima strofa si immagina che una volta respinto il nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci. Analisi “La Legenda del Piave”
  • 32. Fine